Monti Stella Cesarina (Rina) — Scienza a due voci (original) (raw)
Rina Monti fu la prima donna del Regno d’Italia a salire su una cattedra universitaria. Durante la sua carriera pubblicò 99 lavori scientifici. Già nel 1892, ancora studentessa, si fece un nome nei circoli zoologici italiani e stranieri per le sue eccellenti indagini microscopiche sull’istologia del sistema nervoso degli insetti. La neuroistologia era un campo nel quale l’Italia, specialmente Pavia, vantava una lunga tradizione e, a partire dagli studi di Camillo Golgi (1843-1926), che vinse il Premio Nobel nel 1906, anche un certo primato. Nel 1897 ottenne il premio Cagnola del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano per la sua monografia sull’anatomia comparata dell’innervazione degli organi trofici nei cranioti inferiori. Nel 1899 fu nominata membro corrispondente di quell’Istituto, come pure, nell’anno successivo, dell’Anatomische Gesellschaft e dell’Association des Anatomistes, entrambe le società internazionali più prestigiose nel campo dell’anatomia e dell’anatomia comparata.
Pur non abbandonando mai del tutto gli studi microscopici ed istologico-citologici, Rina Monti non proseguì sulla strada della neuroistologia. Dopo un breve intermezzo di studi di protistologia, cominciati sotto la guida di Leopoldo Maggi, i suoi interessi si intensificarono sempre più nel campo dell’idrobiologia. Ed è qui che lasciò la maggior impronta sia istituzionale che scientifica, quantunque inizialmente in Italia fossero in pochi a comprendere l’importanza di questa inedita disciplina biologica.Suo venerato maestro fu Pietro Pavesi (1844-1907), professore di Zoologia a Pavia, il quale fornì per primo in Italia un approccio sistematico e analitico a questo tipo di studio. Seguendo le sue orme Rina sviluppò una visione globale nei confronti della vita di un lago, un approccio nel quale poteva far valere la sua ampia formazione mineralogica, zoologica, sistematica, comparativa, microbiologica, anatomica, fisiologica e chimica.
Data la novità, le ricerche richiedevano una solida formazione tanto teorica quanto metodologica e un’apertura mentale verso la formulazione di concetti e metodi innovativi: analisi fisico-chimica dell’acqua, misurazione della pressione osmotica all’interno degli organismi acquatici, descrizione, spesso originale, delle specie presenti, l’interazione tra fattori ambientali, lo sviluppo quantitativo e le migrazioni di date popolazioni, ecc.In un periodo in cui le infrastrutture turistiche erano ancora assai poco sviluppate e le attrezzature scientifiche specifiche poco sofisticate, Rina Monti non si fece scoraggiare né dall’immensità del compito né da pericoli o disagi. Si lanciò in imprese alpinistiche impegnative, per poi accamparsi sulle rive dei laghi alpini, percorrendo le acque con una barca smontabile, la Pavesia, appositamente ideata e costruita per lei, immergendo nelle acque strumenti di propria invenzione come il “Monti net tube” per estrarre campioni da analizzare in laboratorio.La sua attenzione era diretta in particolare sui laghi ossolani e valdostani (1903), sui valli Vigezzo ed Onsernone (1905) e sul lago del massiccio del Ruitor (1906). Particolarmente significativi furono gli studi sui laghi ad alta quota. Nel 1930, l’estinzione della vita nel lago d’Orta per l’inquinamento delle acque da scarichi industriali attirò l’attenzione generale sulla rilevanza dell’indirizzo ecologico della Monti. Gli ultimi anni li dedicò, in collaborazione con sua figlia Emilia, ai laghi trentini, nella fattispecie al lago del Molveno (1934).
Benché di alto valore scientifico, i suoi lavori miravano sempre anche a scopi pratici come la piscicoltura e la conservazione ambientale. Tenne stretti rapporti con il Club Alpino Italiano e molte associazioni naturalistiche locali. Due grandi monografie, Introduzione alla limnologia del Lario e L’alimentazione dei pesci nel Lario, compilate nel 1924 su ordine del Ministero dell’economia nazionale, raccolsero cinque anni di intensa attività da parte sua e dei suoi collaboratori, fra i quali molte donne. Tra le due guerre Rina Monti fu al centro di quasi tutti i progetti limnologici italiani, estesi anche ai laghi delle colonie.La limnologia italiana ottenne il suo maggior riconoscimento istituzionale con la fondazione dell’Istituto di idrobiologia italiano nel 1938 a Pallanza. Rina era morta l’anno precedente, ma l’istituto lavorò esplicitamente, per almeno 50 anni, nel suo spirito. L’istituto fu fondato da Rosa De Marchi Curioni (1865-1951) in memoria di suo marito Marco De Marchi (1873-1936), collaboratore della Monti; i primi tre direttori furono i suoi allievi: Edgardo Baldi (dal 1938 al 1951), Vittorio Tonolli (dal 1951 al 1967) e Livia Pirocchi Tonolli (dal 1967 al 1985) .