Giulia Ferri | Università degli Studi di Ferrara (original) (raw)
Uploads
Papers by Giulia Ferri
Fig.2-3:http://en.wikipedia.org/wiki/Selam\_Australopithecus, scheletro e ricostruzione.
Il termine campignano deriva dal sito Campigny (Blangy-sur-Bresle/Senna Marittima, fra Normandia ... more Il termine campignano deriva dal sito Campigny (Blangy-sur-Bresle/Senna Marittima, fra Normandia Picardia/F) dove, in scavi di fine XIX secolo, sono stati ritrovati dei grossi bifacciali e i caratteristici pics e tranchet, cioè picconi (zappette) e asce (e/o accette) tipici di questa tecnologia. Lo Zorzi definì quest'industria come "cultura campignana" ma, di fatto, non si può parlare, almeno per quanto concerne questo territorio di una vera e propria cultura. Studi successivi hanno cercato di riferire o porre quest'industria all'interno di una specifica facies culturale ma senza successo; i manufatti venivano sempre ritrovati in contesti culturalmente diversi, quasi sempre in superficie e raramente accompagnati da ceramiche. Per tutte queste ragioni si è preferito definire il campignano come una tradizione tecno-culturale, nel dettaglio si può parlare di una particolare tecnologia che è condizionata da specifici ambienti. Quindi, la ragione della presenza del campignano in Lessinia e della sua totale assenza nelle zone limitrofe, pare connessa al rapporto materia prima/funzionalità dello stesso: il territorio lessinico, infatti, è ricco di affioramenti silicei, condizione condivisa dalle altre aree italiane in cui (es. Gargano) si sono finora ritrovati manufatti campignani altrettanto abbondanti. La distribuzione dei manufatti campignani nel bacino della Valpantena si presenta però in modalità piuttosto varie, poiché si concentra principalmente alle quote medio-basse (con siti dai 100 agli 800 m), mentre si fa più rada a quote più alte (come Malga Pidocchio, 1600m); inoltre è presente anche in siti di fondovalle prossimi alla pianura, come attestato nel sito di Bongiovanna. La stessa tecnologia campignana è legata a zone ricche di selce, poiché la fabbricazione di pics e tranchet era da considerarsi conveniente solo in aree in cui la selce abbondava, poiché erano strumenti facili da realizzare ma altrettanto facilmente usurabili: ciò ci permette di comprendere il perché in questo territorio scarseggino le asce in pietra levigata, più difficili e lunghe da realizzare, sebbene più resistenti e durevoli. In sostanza, comunque, si pensa che questa industria fosse riferibile a gruppi dediti ad attività agro-pastorali. La presenza di manufatti campignani inizia a partire dal Neolitico medio-tardo e si protrae sino al Bronzo medio, contesto in cui questa incomincia ad esaurirsi, anche se alcuni tipi di manufatti sopravvissero, non solo come produzione locale ma anche come "export" in tutto il mondo terramaricolo e palafitticolo (dell'area morenico/trentina). In particolare i cosiddetti "raschiatoi quadrangolari a ritocco bifacciale foliato" e, probabilmente, anche gli "elementi di falcetto" (con lo stesso tipo di ritocco) sono presenti in quasi tutti i siti del Bronzo medio atesino e padano e forse anche un po' più tardi. In corrispondenza al nascere di questa tecnologia si assiste ad una progressiva e sempre più capillare diffusione di manufatti in selce che può essere correlata ad una particolare densità insediativa: questa densa antropizzazione, già avviatasi presumibilmente dal V millennio, è probabilmente connessa a varie modalità di sfruttamento della selce e alla sua "commercializzazione".
My thesis is about the lytic industries in the zone of Central Lessina (Verona, Italy) during the... more My thesis is about the lytic industries in the zone of Central Lessina (Verona, Italy) during the prehistory and protohistory. In particularly it is about the relationship between human beings and a typical local stone: the flintstone. The upland of the Lessinia abounds in this kind of stone which is very easy to find. For this reason its utilization has been possible for a long time, giving to this land for eight millenniums the "value of mine" and becoming the productive area of lytic artifacts, which were fundamental for the rural population of the entire Pianura Padano-Veneta.
Indice MORFOLOGIA DEL TERRITORIO ………………………………………………………………… pag. 5 SCHEDE ………………………………………………………………... more Indice MORFOLOGIA DEL TERRITORIO ………………………………………………………………… pag. 5 SCHEDE …………………………………………………………………………………………………….. pag. 9 INTRODUZIONE ALLE INDUSTRIE LITICHE ……………………………………………….. pag. 37 TAVOLE ……………………………………………………………………………………………………. pag. 47 BIBLIOGRAFIA ………………………………………………………………………………………….. pag. 59 RINGRAZIAMENTI ……………………………………………………………………………………. pag. 63
L'industria litica dell'US 358 di Riparo Tagliente by Giulia Ferri
Teaching Documents by Giulia Ferri
Fig.2-3:http://en.wikipedia.org/wiki/Selam\_Australopithecus, scheletro e ricostruzione.
Il termine campignano deriva dal sito Campigny (Blangy-sur-Bresle/Senna Marittima, fra Normandia ... more Il termine campignano deriva dal sito Campigny (Blangy-sur-Bresle/Senna Marittima, fra Normandia Picardia/F) dove, in scavi di fine XIX secolo, sono stati ritrovati dei grossi bifacciali e i caratteristici pics e tranchet, cioè picconi (zappette) e asce (e/o accette) tipici di questa tecnologia. Lo Zorzi definì quest'industria come "cultura campignana" ma, di fatto, non si può parlare, almeno per quanto concerne questo territorio di una vera e propria cultura. Studi successivi hanno cercato di riferire o porre quest'industria all'interno di una specifica facies culturale ma senza successo; i manufatti venivano sempre ritrovati in contesti culturalmente diversi, quasi sempre in superficie e raramente accompagnati da ceramiche. Per tutte queste ragioni si è preferito definire il campignano come una tradizione tecno-culturale, nel dettaglio si può parlare di una particolare tecnologia che è condizionata da specifici ambienti. Quindi, la ragione della presenza del campignano in Lessinia e della sua totale assenza nelle zone limitrofe, pare connessa al rapporto materia prima/funzionalità dello stesso: il territorio lessinico, infatti, è ricco di affioramenti silicei, condizione condivisa dalle altre aree italiane in cui (es. Gargano) si sono finora ritrovati manufatti campignani altrettanto abbondanti. La distribuzione dei manufatti campignani nel bacino della Valpantena si presenta però in modalità piuttosto varie, poiché si concentra principalmente alle quote medio-basse (con siti dai 100 agli 800 m), mentre si fa più rada a quote più alte (come Malga Pidocchio, 1600m); inoltre è presente anche in siti di fondovalle prossimi alla pianura, come attestato nel sito di Bongiovanna. La stessa tecnologia campignana è legata a zone ricche di selce, poiché la fabbricazione di pics e tranchet era da considerarsi conveniente solo in aree in cui la selce abbondava, poiché erano strumenti facili da realizzare ma altrettanto facilmente usurabili: ciò ci permette di comprendere il perché in questo territorio scarseggino le asce in pietra levigata, più difficili e lunghe da realizzare, sebbene più resistenti e durevoli. In sostanza, comunque, si pensa che questa industria fosse riferibile a gruppi dediti ad attività agro-pastorali. La presenza di manufatti campignani inizia a partire dal Neolitico medio-tardo e si protrae sino al Bronzo medio, contesto in cui questa incomincia ad esaurirsi, anche se alcuni tipi di manufatti sopravvissero, non solo come produzione locale ma anche come "export" in tutto il mondo terramaricolo e palafitticolo (dell'area morenico/trentina). In particolare i cosiddetti "raschiatoi quadrangolari a ritocco bifacciale foliato" e, probabilmente, anche gli "elementi di falcetto" (con lo stesso tipo di ritocco) sono presenti in quasi tutti i siti del Bronzo medio atesino e padano e forse anche un po' più tardi. In corrispondenza al nascere di questa tecnologia si assiste ad una progressiva e sempre più capillare diffusione di manufatti in selce che può essere correlata ad una particolare densità insediativa: questa densa antropizzazione, già avviatasi presumibilmente dal V millennio, è probabilmente connessa a varie modalità di sfruttamento della selce e alla sua "commercializzazione".
My thesis is about the lytic industries in the zone of Central Lessina (Verona, Italy) during the... more My thesis is about the lytic industries in the zone of Central Lessina (Verona, Italy) during the prehistory and protohistory. In particularly it is about the relationship between human beings and a typical local stone: the flintstone. The upland of the Lessinia abounds in this kind of stone which is very easy to find. For this reason its utilization has been possible for a long time, giving to this land for eight millenniums the "value of mine" and becoming the productive area of lytic artifacts, which were fundamental for the rural population of the entire Pianura Padano-Veneta.
Indice MORFOLOGIA DEL TERRITORIO ………………………………………………………………… pag. 5 SCHEDE ………………………………………………………………... more Indice MORFOLOGIA DEL TERRITORIO ………………………………………………………………… pag. 5 SCHEDE …………………………………………………………………………………………………….. pag. 9 INTRODUZIONE ALLE INDUSTRIE LITICHE ……………………………………………….. pag. 37 TAVOLE ……………………………………………………………………………………………………. pag. 47 BIBLIOGRAFIA ………………………………………………………………………………………….. pag. 59 RINGRAZIAMENTI ……………………………………………………………………………………. pag. 63