AndAri BT - Academia.edu (original) (raw)
Papers by AndAri BT
PREFAZIONE Che gli scrittori, i romanzieri, i poeti si occupino di criti-ca letteraria e cultural... more PREFAZIONE Che gli scrittori, i romanzieri, i poeti si occupino di criti-ca letteraria e culturale non è un fatto nuovo. Il Vittorini de Le due tensioni, il Calvino dei saggi sul Menabò o il Pasolini di Empirismo eretico non ci stupiscono, ma-immaginate l'effetto, lo scalpore che farebbero oggi un romanzo inedito di Gramsci o una raccolta di poesie di Croce? Probabilmente non meno di quello suscitato dalla pubblicazione del molto atteso romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa (Bompiani, 1980), vincitore del Premio Strega 1981, clamoroso successo di pubblico e di critica, e attualmente in corso di traduzione nelle maggiori lingue straniere. Eppure uno studioso di scienze umane, estetologo e critico del costume qual è Eco che si fa romanziere non è più un caso isolato, anche a prescindere da Roland Barthes; in questo inizio dì tardo novecento stiamo assi-stendo a un'inversione di marcia dal discorso teorico critì co verso quello detto « creativo », ossia in direzione della fiction, poetica e narrativa e delle pratiche di scrittura che ne sono, per così dire, la coscienza linguistica. Tale presa di coscienza linguistica, vale a dire la consapevolezza teorica o metadiscorsiva delle ragioni che premono dall'interno del linguaggio e delle operazioni di scrittura, è frutto di almeno mezzo secolo di ricerche formali sulla comunicazione estetica che dal Formalismo russo degli anni venti, attraverso i lavori del Circolo Linguistico dì Praga negli anni trenta, il New Critìcism americano, la linguistica strutturale e la Psicoanalìsi neo-freudiana sono confluite nella semiotica degli anni sessanta e settanta. Dunque non c'è da stupirsi se di questa nuova coscienza letteraria, di questo ritorno alla fiction e alla pratica narrativa si fa testimone uno dei maggiori teorici della semiotica internazionale e il suo massimo promotore in Italia.
PREFAZIONE Che gli scrittori, i romanzieri, i poeti si occupino di criti-ca letteraria e cultural... more PREFAZIONE Che gli scrittori, i romanzieri, i poeti si occupino di criti-ca letteraria e culturale non è un fatto nuovo. Il Vittorini de Le due tensioni, il Calvino dei saggi sul Menabò o il Pasolini di Empirismo eretico non ci stupiscono, ma-immaginate l'effetto, lo scalpore che farebbero oggi un romanzo inedito di Gramsci o una raccolta di poesie di Croce? Probabilmente non meno di quello suscitato dalla pubblicazione del molto atteso romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa (Bompiani, 1980), vincitore del Premio Strega 1981, clamoroso successo di pubblico e di critica, e attualmente in corso di traduzione nelle maggiori lingue straniere. Eppure uno studioso di scienze umane, estetologo e critico del costume qual è Eco che si fa romanziere non è più un caso isolato, anche a prescindere da Roland Barthes; in questo inizio dì tardo novecento stiamo assi-stendo a un'inversione di marcia dal discorso teorico critì co verso quello detto « creativo », ossia in direzione della fiction, poetica e narrativa e delle pratiche di scrittura che ne sono, per così dire, la coscienza linguistica. Tale presa di coscienza linguistica, vale a dire la consapevolezza teorica o metadiscorsiva delle ragioni che premono dall'interno del linguaggio e delle operazioni di scrittura, è frutto di almeno mezzo secolo di ricerche formali sulla comunicazione estetica che dal Formalismo russo degli anni venti, attraverso i lavori del Circolo Linguistico dì Praga negli anni trenta, il New Critìcism americano, la linguistica strutturale e la Psicoanalìsi neo-freudiana sono confluite nella semiotica degli anni sessanta e settanta. Dunque non c'è da stupirsi se di questa nuova coscienza letteraria, di questo ritorno alla fiction e alla pratica narrativa si fa testimone uno dei maggiori teorici della semiotica internazionale e il suo massimo promotore in Italia.