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Papers by Alessandro Balzerani
Segnali in codice : l'analisi del comportamento non verbale
Il Met odo PME (Project Manageme nt & Empowerment)
Il Project Manager, Aug 1, 2013
Il metodo PME si focalizza sulla 'Gestione dei Processi di Cambiamento' e sulla &... more Il metodo PME si focalizza sulla 'Gestione dei Processi di Cambiamento' e sulla 'Gestione delle Comunicazioni' e propone un'integrazione fra la cultura classica del project management e le Neuroscienze Cognitive, Comportamentali ed Emotive. Questa 'contaminazione' permette al moderno project manager di 'evolvere' le sue capacità di influenza ed efficacia, per esempio nella comunicazione e nel change management.
Abstract La ricerca condotta sui comportamenti aggressivi ha approfondito il ruolo del disgusto c... more Abstract
La ricerca condotta sui comportamenti aggressivi ha approfondito il ruolo del disgusto come emozione centrale a livello dei gruppi. Il disgusto trasforma l’aggressività in ostilità e la rabbia in odio attraverso una conversione dall’attribuzione situazionale ad un'attribuzione disposizionale della persona. Questo processo è spesso alla base delle strategie di radicalizzazione degli individui, attraverso un’azione di “story-telling” da parte dei leader carismatici.
Method
E’ stato condotto un test sulle le emozioni espresse da leader all’interno di discorsi che contenevano riferimenti a gruppi oggetto di disprezzo. I discorsi sono stati correlati all’effettivo accadere di un atto di aggressione, secondo cinque specifici intervalli temporali. I discorsi sono stati analizzati nel loro contenuto emotivo e sono state misurate le differenze di contenuto, separando quelle relative a gruppi che hanno commesso un atto di aggressione da quelle che non hanno dato luogo a comportamenti aggressivi, (definite “atti di resistenza”). E’ stato ipotizzato che gli atti di aggressione sarebbero stati caratterizzati da un incremento della rabbia, del disprezzo e del disgusto verso gli “altri” man mano che si avvicinava l'evento, mentre negli “atti di resistenza” non ci sarebbe stato alcun aumento di queste emozioni.
Results
Gli atti di aggressione sono stati effettivamente associati a aumenti della rabbia, del disprezzo e del disgusto nei periodi immediatamente precedenti: negli “atti di resistenza” esaminati si sono evidenziate diminuzioni di queste emozioni nello stesso periodo di tempo. I risultati non sono stati influenzati dalla cronologia degli eventi.
Conclusions
E’ ipotizzabile un processo di de-radicalizzazione che dissoci le emozioni dai triggers elicitanti indotti riportandole alla loro originale funzione adattiva; in ambito di prevenzione, si possono realizzare strumenti volti all’identificazione di “soggetti pericolosi” in contesti critici.
Keywords
Disgust; Contempt, Anger; Radicalization; Story-telling;
Il metodo PME si focalizza sulla 'Gestione dei Processi di Cambiamento' e sulla 'Gestione delle C... more Il metodo PME si focalizza sulla 'Gestione dei Processi di Cambiamento' e sulla 'Gestione delle Comunicazioni' e propone un'integrazione fra la cultura classica del project management e le Neuroscienze Cognitive, Comportamentali ed Emotive.
Questa 'contaminazione' permette al moderno project manager di 'evolvere' le sue capacità di influenza ed efficacia, per esempio nella comunicazione e nel change management.
L'analisi delle espressioni facciali delle emozioni nelle attività di ricerca di mercato: un appr... more L'analisi delle espressioni facciali delle emozioni nelle attività di ricerca di mercato: un approccio integrato per la comprensione delle dinamiche di acquisto del consumatore Premessa Sempre maggiore impiego hanno trovato nelle più recenti applicazioni di marketing le misure di tipo comunicativo e, in particolare, quelle relative alla comunicazione non verbale. Ne costituiscono un esempio le rilevazioni delle componenti mimiche osservate sul campo, in qualità di risposta agli stimoli e alle variabili di contesto. In particolare, la mimica facciale è stata analizzata in funzione delle proprietà emotive che le sono connaturate: tali proprietà consentono di considerare gli effetti di feedback che caratterizzano lo scambio comunicativo nei processi di acquisto, in quanto misura diretta dei correlati emotivi e delle attitudini del consumatore. Questo indice appare direttamente legato alle componenti di arousal (attivazione emotiva alta o bassa) e della valenza (positiva o negativa) dello stato del soggetto, rilevando al contempo possibili mutamenti dello stato emotivo del soggetto nel corso del processo. Il vantaggio di tale misura è infatti definito dalla sua natura dinamica e altamente permeabile ai cambiamenti che contraddistinguono il processo di scelta. ((Scegliere, comprare. Dinamiche di acquisto in psicologia e neuroscienze – M. Balconi e A. Antonetti 2009 – pag. 14-15) La ricerca scientifica sulle emozioni umane e la capacità delle espressioni facciali di esprimere gli stati emozionali è universalmente comprovata ed accettata. Le espressioni facciali classificano obiettivamente ed univocamente le reazioni emozionali dei consumatori e trascendono le diversità di linguaggio, cultura e differenze socioculturali ed economiche.
Book Reviews by Alessandro Balzerani
- Prof. Alessandro Balzerani, Lei è autore del libro Il codice dell'odio. Segnali non verbali di... more 1) Prof. Alessandro Balzerani, Lei è autore del libro Il codice dell'odio. Segnali non verbali di aggressività e odio nelle relazioni tra i gruppi edito da Armando: quanto influisce il comportamento non verbale nei processi di generazione dell'odio di gruppo? Secondo le evidenze scientifiche, le emozioni costituiscono un elemento fondamentale del comportamento umano e rivestono un ruolo primario nella comprensione di qualsiasi comportamento individuale o di gruppo. Per l'individuo, le emozioni sono sistemi evoluti di elaborazione delle informazioni necessarie alla sopravvivenza in grado di attivare risposte comportamentali immediate. Le emozioni hanno un'unica matrice psicologica e neurofisiologica e realizzano connessioni tra ricordi e cognizione, fungendo da motivazioni del comportamento umano. Le emozioni collettive si manifestano quando una parte preponderante dei membri di un gruppo condividono la stessa reazione emotiva per un dato fenomeno o condividono l'emozione degli altri; come gli individui, i gruppi hanno reazioni emotive agli eventi che impattano sulla percezione di benessere collettivo e sulla sopravvivenza del gruppo stesso, innescando motivazioni alla base del comportamento generale. Le emozioni costituiscono anche il tessuto connettivo della cronologia della vita dei gruppi e forniscono le linee guida per la valutazione di "chi è dentro e chi è fuori dal gruppo": riconoscere l'importanza delle emozioni come elemento chiave della motivazione, è fondamentale nella valutazione predittiva di atti di ostilità o di violenza da parte degli individui e/o dei gruppi di individui. I leader carismatici sono in grado di influenzare/condizionare i gruppi a reinterpretare gli eventi secondo modalità che determinano la formazione delle emozioni di gruppo. Questo meccanismo di influenza è fondato su storie basate su valutazioni o rivalutazioni di eventi e situazioni critiche e sulla condivisione di emozioni associate espresse dai leader. La comunicazione incrementa la sua efficacia attraverso l'integrazione del canale verbale (utilizzo di parole specifiche, metafore, immagini e analogie cariche di emozioni) e non verbale (espressioni facciali, tono di voce, gesti e linguaggio del corpo). Le emozioni non vengono condivise direttamente (per esempio, "abbiamo percepito un ostacolo, quindi dobbiamo essere arrabbiati"); ma comunicate indirettamente attraverso le associazioni tra gruppi di parole, metafore, analogie e comportamenti non verbali a forte contenuto emozionale. Attraverso l'uso attento e integrato del linguaggio verbale e dei comportamenti non verbali, i leader sono in grado di motivare, intensificare o disinnescare le situazioni e incitare i gruppi all'azione o meno, attraverso l'attivazione emotiva. Le espressioni emotive non verbali espresse dai leader facilitano la condivisione delle emozioni e la valutazione degli eventi da parte dei componenti del gruppo ("contagio emotivo"); gli eventi possono essere percepiti come atti di ingiustizia o di benevolenza, e gli autori di questi atti possono essere visti alternativamente come "cani infedeli" o "combattenti per la libertà". La condivisione delle emozioni consente ai leader di motivare i seguaci a intraprendere determinate azioni perché le emozioni costituiscono il fondamento della motivazione ad agire. Questo modello di comunicazione mirata all'influenza dei gruppi è stato definito in ambito scientifico "ipotesi ANCODI": questa ipotesi sostiene che la combinazione delle emozioni di rabbia, disprezzo e disgusto abbia un effetto sinergico più potente degli effetti indipendenti di ciascuna emozione data. Pensate ai componenti della polvere da sparo: carbone, zolfo e nitrato di potassio hanno singole proprietà caustiche, ma non sono esplosivi: tuttavia, quando sono compressi insieme, diventano un mix pericoloso che è instabile e quindi combustibile. Un processo simile è quello effettuato dai leader carismatici attraverso le emozioni di rabbia, disprezzo e disgusto, utilizzati come elementi potenzianti ed integranti del messaggio verbale.
Albert Mehrabian, famoso antropologo e linguista, è stato tra i primi ad effettuare studi scienti... more Albert Mehrabian, famoso antropologo e linguista, è stato tra i primi ad effettuare studi scientifici sul "peso percentuale" della CNV all'interno della comunicazione complessiva: nella sua nota ripartizione, al linguaggio del corpo è stato assegnato il 55% del contenuto comunicativo, alla voce (o meglio al para-verbale) il 38% e il 7% è la quota relativa alla comunicazione verbale. Pertanto, secondo Mehrabian, la CNV rappresenta il 93% della comunicazione totale. Questi studi risultano ormai datati e le quote assegnate da Mehrabian sono state oggetto di dibattito scientifico e di revisione da più parti: il dato ancora attuale è che in ogni caso la comunicazione veicolata attraverso il canale verbale risulta di gran lunga limitata sia nella quantità che nella qualità dei contenuti rispetto a quanto espresso dai vari canali non verbali. Le moderne neuroscienze e gli studi effettuati sulla neurofisiologia della comunicazione, hanno progressivamente evidenziato un concetto di comunicazione e apprendimento denominato "embodied cognition". Numerosi esperimenti scientifici condotti sull'apprendimento in ambiente scolastico hanno chiaramente mostrato che, in assenza di gesti, movimenti del corpo, uso del para-verbale ed espressioni facciali da parte del docente, la quota di comprensione dei concetti condivisi era del 58% inferiore a quella espressa in modalità integrata "verbale e non verbale". Uno studio di Margaret Wilson ("Six views of embodied cognition" Università della California, Santa Cruz, California -2002) espone il punto di vista emergente della cognizione incarnata o Embodied cognition, sostenendo che i processi cognitivi sono profondamente radicati nelle interazioni del corpo con l'ambiente circostante. C'è un crescente interesse in ambiente scientifico sul concetto per cui le attività cognitive debbano essere inquadrate nel contesto della loro relazione con un corpo fisico che interagisce con il mondo. Molti scienziati sostengono che disponiamo di un cervello che si è evoluto da creature le cui risorse neurali erano dedicate principalmente all'elaborazione percettiva e motoria, e la cui attività cognitiva consisteva in gran parte nell'interazione immediata con l'ambiente, piuttosto che essere centralizzato, astratto e distinto dai moduli periferici di input e output. Questo approccio generale sta godendo sempre di più ampio sostegno, non solo in ambito neuropsicologico ma dai risultati derivanti dallo studio delle funzioni primarie delle strutture specchio (mirror neurons) e dalle evidenze emerse dagli studi di neurobiologia della cognizione umana (vedi Damasio, Edelman e Kingsbourne, per esempio). In sintesi, sia da un punto di vista psicologico e antropologico, sia sul piano neurobiologico, l'insieme di gesti, emblemi, gestione della prossemica e dello spazio, qualità del para-verbale ed espressioni facciali sono il sostrato che integra e talvolta sostituisce la comunicazione verbale per finalizzare la comprensione e i processi cognitivi più complessi come la motivazione all'azione e l'apprendimento.
Segnali in codice : l'analisi del comportamento non verbale
Il Met odo PME (Project Manageme nt & Empowerment)
Il Project Manager, Aug 1, 2013
Il metodo PME si focalizza sulla 'Gestione dei Processi di Cambiamento' e sulla &... more Il metodo PME si focalizza sulla 'Gestione dei Processi di Cambiamento' e sulla 'Gestione delle Comunicazioni' e propone un'integrazione fra la cultura classica del project management e le Neuroscienze Cognitive, Comportamentali ed Emotive. Questa 'contaminazione' permette al moderno project manager di 'evolvere' le sue capacità di influenza ed efficacia, per esempio nella comunicazione e nel change management.
Abstract La ricerca condotta sui comportamenti aggressivi ha approfondito il ruolo del disgusto c... more Abstract
La ricerca condotta sui comportamenti aggressivi ha approfondito il ruolo del disgusto come emozione centrale a livello dei gruppi. Il disgusto trasforma l’aggressività in ostilità e la rabbia in odio attraverso una conversione dall’attribuzione situazionale ad un'attribuzione disposizionale della persona. Questo processo è spesso alla base delle strategie di radicalizzazione degli individui, attraverso un’azione di “story-telling” da parte dei leader carismatici.
Method
E’ stato condotto un test sulle le emozioni espresse da leader all’interno di discorsi che contenevano riferimenti a gruppi oggetto di disprezzo. I discorsi sono stati correlati all’effettivo accadere di un atto di aggressione, secondo cinque specifici intervalli temporali. I discorsi sono stati analizzati nel loro contenuto emotivo e sono state misurate le differenze di contenuto, separando quelle relative a gruppi che hanno commesso un atto di aggressione da quelle che non hanno dato luogo a comportamenti aggressivi, (definite “atti di resistenza”). E’ stato ipotizzato che gli atti di aggressione sarebbero stati caratterizzati da un incremento della rabbia, del disprezzo e del disgusto verso gli “altri” man mano che si avvicinava l'evento, mentre negli “atti di resistenza” non ci sarebbe stato alcun aumento di queste emozioni.
Results
Gli atti di aggressione sono stati effettivamente associati a aumenti della rabbia, del disprezzo e del disgusto nei periodi immediatamente precedenti: negli “atti di resistenza” esaminati si sono evidenziate diminuzioni di queste emozioni nello stesso periodo di tempo. I risultati non sono stati influenzati dalla cronologia degli eventi.
Conclusions
E’ ipotizzabile un processo di de-radicalizzazione che dissoci le emozioni dai triggers elicitanti indotti riportandole alla loro originale funzione adattiva; in ambito di prevenzione, si possono realizzare strumenti volti all’identificazione di “soggetti pericolosi” in contesti critici.
Keywords
Disgust; Contempt, Anger; Radicalization; Story-telling;
Il metodo PME si focalizza sulla 'Gestione dei Processi di Cambiamento' e sulla 'Gestione delle C... more Il metodo PME si focalizza sulla 'Gestione dei Processi di Cambiamento' e sulla 'Gestione delle Comunicazioni' e propone un'integrazione fra la cultura classica del project management e le Neuroscienze Cognitive, Comportamentali ed Emotive.
Questa 'contaminazione' permette al moderno project manager di 'evolvere' le sue capacità di influenza ed efficacia, per esempio nella comunicazione e nel change management.
L'analisi delle espressioni facciali delle emozioni nelle attività di ricerca di mercato: un appr... more L'analisi delle espressioni facciali delle emozioni nelle attività di ricerca di mercato: un approccio integrato per la comprensione delle dinamiche di acquisto del consumatore Premessa Sempre maggiore impiego hanno trovato nelle più recenti applicazioni di marketing le misure di tipo comunicativo e, in particolare, quelle relative alla comunicazione non verbale. Ne costituiscono un esempio le rilevazioni delle componenti mimiche osservate sul campo, in qualità di risposta agli stimoli e alle variabili di contesto. In particolare, la mimica facciale è stata analizzata in funzione delle proprietà emotive che le sono connaturate: tali proprietà consentono di considerare gli effetti di feedback che caratterizzano lo scambio comunicativo nei processi di acquisto, in quanto misura diretta dei correlati emotivi e delle attitudini del consumatore. Questo indice appare direttamente legato alle componenti di arousal (attivazione emotiva alta o bassa) e della valenza (positiva o negativa) dello stato del soggetto, rilevando al contempo possibili mutamenti dello stato emotivo del soggetto nel corso del processo. Il vantaggio di tale misura è infatti definito dalla sua natura dinamica e altamente permeabile ai cambiamenti che contraddistinguono il processo di scelta. ((Scegliere, comprare. Dinamiche di acquisto in psicologia e neuroscienze – M. Balconi e A. Antonetti 2009 – pag. 14-15) La ricerca scientifica sulle emozioni umane e la capacità delle espressioni facciali di esprimere gli stati emozionali è universalmente comprovata ed accettata. Le espressioni facciali classificano obiettivamente ed univocamente le reazioni emozionali dei consumatori e trascendono le diversità di linguaggio, cultura e differenze socioculturali ed economiche.
- Prof. Alessandro Balzerani, Lei è autore del libro Il codice dell'odio. Segnali non verbali di... more 1) Prof. Alessandro Balzerani, Lei è autore del libro Il codice dell'odio. Segnali non verbali di aggressività e odio nelle relazioni tra i gruppi edito da Armando: quanto influisce il comportamento non verbale nei processi di generazione dell'odio di gruppo? Secondo le evidenze scientifiche, le emozioni costituiscono un elemento fondamentale del comportamento umano e rivestono un ruolo primario nella comprensione di qualsiasi comportamento individuale o di gruppo. Per l'individuo, le emozioni sono sistemi evoluti di elaborazione delle informazioni necessarie alla sopravvivenza in grado di attivare risposte comportamentali immediate. Le emozioni hanno un'unica matrice psicologica e neurofisiologica e realizzano connessioni tra ricordi e cognizione, fungendo da motivazioni del comportamento umano. Le emozioni collettive si manifestano quando una parte preponderante dei membri di un gruppo condividono la stessa reazione emotiva per un dato fenomeno o condividono l'emozione degli altri; come gli individui, i gruppi hanno reazioni emotive agli eventi che impattano sulla percezione di benessere collettivo e sulla sopravvivenza del gruppo stesso, innescando motivazioni alla base del comportamento generale. Le emozioni costituiscono anche il tessuto connettivo della cronologia della vita dei gruppi e forniscono le linee guida per la valutazione di "chi è dentro e chi è fuori dal gruppo": riconoscere l'importanza delle emozioni come elemento chiave della motivazione, è fondamentale nella valutazione predittiva di atti di ostilità o di violenza da parte degli individui e/o dei gruppi di individui. I leader carismatici sono in grado di influenzare/condizionare i gruppi a reinterpretare gli eventi secondo modalità che determinano la formazione delle emozioni di gruppo. Questo meccanismo di influenza è fondato su storie basate su valutazioni o rivalutazioni di eventi e situazioni critiche e sulla condivisione di emozioni associate espresse dai leader. La comunicazione incrementa la sua efficacia attraverso l'integrazione del canale verbale (utilizzo di parole specifiche, metafore, immagini e analogie cariche di emozioni) e non verbale (espressioni facciali, tono di voce, gesti e linguaggio del corpo). Le emozioni non vengono condivise direttamente (per esempio, "abbiamo percepito un ostacolo, quindi dobbiamo essere arrabbiati"); ma comunicate indirettamente attraverso le associazioni tra gruppi di parole, metafore, analogie e comportamenti non verbali a forte contenuto emozionale. Attraverso l'uso attento e integrato del linguaggio verbale e dei comportamenti non verbali, i leader sono in grado di motivare, intensificare o disinnescare le situazioni e incitare i gruppi all'azione o meno, attraverso l'attivazione emotiva. Le espressioni emotive non verbali espresse dai leader facilitano la condivisione delle emozioni e la valutazione degli eventi da parte dei componenti del gruppo ("contagio emotivo"); gli eventi possono essere percepiti come atti di ingiustizia o di benevolenza, e gli autori di questi atti possono essere visti alternativamente come "cani infedeli" o "combattenti per la libertà". La condivisione delle emozioni consente ai leader di motivare i seguaci a intraprendere determinate azioni perché le emozioni costituiscono il fondamento della motivazione ad agire. Questo modello di comunicazione mirata all'influenza dei gruppi è stato definito in ambito scientifico "ipotesi ANCODI": questa ipotesi sostiene che la combinazione delle emozioni di rabbia, disprezzo e disgusto abbia un effetto sinergico più potente degli effetti indipendenti di ciascuna emozione data. Pensate ai componenti della polvere da sparo: carbone, zolfo e nitrato di potassio hanno singole proprietà caustiche, ma non sono esplosivi: tuttavia, quando sono compressi insieme, diventano un mix pericoloso che è instabile e quindi combustibile. Un processo simile è quello effettuato dai leader carismatici attraverso le emozioni di rabbia, disprezzo e disgusto, utilizzati come elementi potenzianti ed integranti del messaggio verbale.
Albert Mehrabian, famoso antropologo e linguista, è stato tra i primi ad effettuare studi scienti... more Albert Mehrabian, famoso antropologo e linguista, è stato tra i primi ad effettuare studi scientifici sul "peso percentuale" della CNV all'interno della comunicazione complessiva: nella sua nota ripartizione, al linguaggio del corpo è stato assegnato il 55% del contenuto comunicativo, alla voce (o meglio al para-verbale) il 38% e il 7% è la quota relativa alla comunicazione verbale. Pertanto, secondo Mehrabian, la CNV rappresenta il 93% della comunicazione totale. Questi studi risultano ormai datati e le quote assegnate da Mehrabian sono state oggetto di dibattito scientifico e di revisione da più parti: il dato ancora attuale è che in ogni caso la comunicazione veicolata attraverso il canale verbale risulta di gran lunga limitata sia nella quantità che nella qualità dei contenuti rispetto a quanto espresso dai vari canali non verbali. Le moderne neuroscienze e gli studi effettuati sulla neurofisiologia della comunicazione, hanno progressivamente evidenziato un concetto di comunicazione e apprendimento denominato "embodied cognition". Numerosi esperimenti scientifici condotti sull'apprendimento in ambiente scolastico hanno chiaramente mostrato che, in assenza di gesti, movimenti del corpo, uso del para-verbale ed espressioni facciali da parte del docente, la quota di comprensione dei concetti condivisi era del 58% inferiore a quella espressa in modalità integrata "verbale e non verbale". Uno studio di Margaret Wilson ("Six views of embodied cognition" Università della California, Santa Cruz, California -2002) espone il punto di vista emergente della cognizione incarnata o Embodied cognition, sostenendo che i processi cognitivi sono profondamente radicati nelle interazioni del corpo con l'ambiente circostante. C'è un crescente interesse in ambiente scientifico sul concetto per cui le attività cognitive debbano essere inquadrate nel contesto della loro relazione con un corpo fisico che interagisce con il mondo. Molti scienziati sostengono che disponiamo di un cervello che si è evoluto da creature le cui risorse neurali erano dedicate principalmente all'elaborazione percettiva e motoria, e la cui attività cognitiva consisteva in gran parte nell'interazione immediata con l'ambiente, piuttosto che essere centralizzato, astratto e distinto dai moduli periferici di input e output. Questo approccio generale sta godendo sempre di più ampio sostegno, non solo in ambito neuropsicologico ma dai risultati derivanti dallo studio delle funzioni primarie delle strutture specchio (mirror neurons) e dalle evidenze emerse dagli studi di neurobiologia della cognizione umana (vedi Damasio, Edelman e Kingsbourne, per esempio). In sintesi, sia da un punto di vista psicologico e antropologico, sia sul piano neurobiologico, l'insieme di gesti, emblemi, gestione della prossemica e dello spazio, qualità del para-verbale ed espressioni facciali sono il sostrato che integra e talvolta sostituisce la comunicazione verbale per finalizzare la comprensione e i processi cognitivi più complessi come la motivazione all'azione e l'apprendimento.