Angelo Schwarz - Academia.edu (original) (raw)
invaso i settimanali è in un modo, direi quasi, inutile. Forse, solo L'Europeo usa la fotografia,... more invaso i settimanali è in un modo, direi quasi, inutile. Forse, solo L'Europeo usa la fotografia, oggi, correttamente, lasciando spazio all'immagine. Quando c'è u n s ervizio su un a v v e n i m e n to d a to c on le i m m a g i n i e c o n p ochissimo testo, mi p i a ce. L ' i m m a g ine d eve p r o p o rsi di p e r sé , d ev e a v ere u n suo spazio. Per quanto riguarda l'analisi critica dell'immagine fotografica, ci troviamo di fronte a un fatto che mi sembra non casuale I.semiologi, per lo più, ci ogrono esempi di lettura di imma gini fotografiche pubblicitarie: si veda, ad esempio, il capitolo su «Lo sguardo indiscreto» nel libro La struttura assente di Umberto Eco, o il saggio «Rhétorique de l'image» di I(oland Barthes nel numero quattro della rivista Commu n i c ations, anche se nel caso dell'uno e dell'altro non mancano el zeviri sulla fotografia intesa in una accezione più ampia Gl.i altri, invece, usano gli strumenti della tradi zionale critica d'arte, cioè guardando alla fotografia come ad un non ben precisato strumento per l'artista Tu.tto ciò non le sembra un po' strano? Perché mai nessuno ha analiqqato invece seriamente il ruolo che ha giocato o che gioca l iran' maginefotografica nel giornale illustrato, nel libro, nell'uso che ne fiat la televisione, nel l'insegnamento ad esempio, ed è il più macroscopico, nella stona dell'arte, ecc.. Un conto è adeguare, ripetere delle teorizzazioni che sono nell'aria, quindi fare un po' di fumo, altro conto è qu e llo di un l a v o ro che richiede molto t empo da impieg are in ricerche, in studi severi. Ciò che nella sua dom anda lei i m p l i c i t am ente richiede è u n lavoro di g r o s so imp e gno, che non p uò e s a urirsi nello spazio di u n a recensione. Sulla base della sua esperienqa, quali sono i più grossi problemi che un editore deve supe rare, per a ffrontare un discorso editoriale nel quale trovi una sua gi usta colloca zione l'immagine fòtograPca? È un problema di costi redazionali, di distribu zione, ái un pub blico che non c'è! G uardi, la risposta che le posso dare mi fa r i salire a delle do m a nde che già mi h a fatto prima e alle quali in p a rte ho r i sposto. C'è la mancanza di un giu d i zio sicuro nella scelta dei libri da pubb licare. Anche noi, soprattutto noi, abbian~o pubblicato libri di storia della fotografia, purt r op po. Dico p u r t r o p po, p er ché con la storia va t utto bene, possiamo essere soddisfatti, osservare qu anto e d i t o r i a l in ente si am o bravi. In realtà quello che dovremmo f are è di i n d i v i d u a re e segnalare fotografi di g rosso talento, anche inediti, anche giovani e no n i l s o l o S e l la. V i t t o ri o Sella v a benissimo, ma è f acile: anche un b a m b i no si a ccorge del suo valore. Il p r o b l e m a e invece quello di saper giudicare i f o t o grafi di o g gi. A l c un i d i q u e sti si p e r d o n o nell'estetismo e di conseguenza lavorano come dei dilettanti. Ci sono poi i cronisti, come Uliano Lucas del quale stiamo per p u b b l i care un f o t o l i bro su l l ' e m i grazione, i quali danno una versione critica dei fatti. M a n cano dei fotografi i q u al i siano dei narratori, che non ab bisognino dell'accidente oggettivo e no n e s iste un p a r agone tra gli altri e q u esti ul t i mi , ch e si p e r d ono n e l l ' estetismo. Allora, se questi benedetti libri di fotografia non si fanno, non è perché ci sono problemi di pubblico? No, no, per noi è s o lo p r o b l e ma r e d a z ionale, il p r o b l e ma di s t a b i l i re d ei c r i t e r i di scelta. Intanto, però, si continua ad affermare che il mercato del libro non esiste e, a conferma di ciò, le stesse case editrici puntano su titoli sicuri Il mercato esiste, anche se per un certo t r a d i zionalismo, o per un a p r u d e nza consueta ad ogni operazione economica, si cerca di viaggiare più sul sicuro che sull'inc erto. D'altra parte, poi, bisogna farsi le o ssa. E dopo essercele fatte su Pr i m o l i , su Nadar, su Sella, dopo aver marciato sul sicuro, ci auguriamo di po ter in t r a p r endere anche l'avventura. Un'avventura però, nel senso di cui si diceva prima, dando vita a iniziative le q u ali d a u n l a t o r i s p o n d ano a u n b i s o gno d i d o c u m e n t azione critica e dall'altro di c r e atività. Un'ultima domanda: secondo lei, quale funzione possono avere le riviste di fotografia? conosce questo genere di riviste? Ogni tanto me n e c a p it a so tto gl i o c ch i q u a l c u na: la g u a r do, l a s f o g lio. Onestam ente, devo dire che da q u este riviste traggo poche indicazioni di st i m ol o pe r i l mio lavoro, perché o è pr i v i l egiato il m o m e n to t e c n ico o que llo estetico. Ecco, ho davanti un n u n sero m o n o g r afico di I l D i aframma Fotografia Italiana sulla ill u s trazione delle favole, è già interessante, ma è anomalo rispetto alla tendenza generale. Secondo te c?te cosa è la fotografia? 0 si?suo de finire qualcosafotografia? La fotografia è sempre il discorso di un occhio, di una presa personale che coinvolge nel gesto, a livello cosciente o inconscio, molti m o m e nt i di g i u d i z i o. Questo mezzo meccanico ti dà la possibilità di una infinita serie di manipolazioni. Proprio in forza di questo aggancio tra te e l ' o b i ettivo, qui ab b i amo un a in fi n it a g a m n>a di operazioni, da spiegare e da spiegarci, volta a vo l ta. L ' or a d e lla v e r i tà, il segnale che è implicito in questo modo di f are i m m a g i ni, in q u e sta presa di in' ?i~,>gini, in queste prese nella globalità del reale, ha una cosi articolata dimension i ila implicare i più complessi problemi della sociologia della forma: di qu i a n c he, i i m m e d i a t a m e n t e, la facile degenerazione nella interpretazione stessa di questo n>ezzo. I più, questo mezzo, questa tecnica, l'hanno complessata, giudicandola secondo un'ottica meccanicistica, in una formalistica di interpretazione, confrontandola alla pitt ura secondo vecchi schimi. Tu tt o s o m m at o c r edo che, a q u e sto pu n to, sia necessario sconvolgere questo tipo di rou t ine e ri p r o p o rre una serie di fatti, analisi, agganci, completamente diversi. Come hai scoperto o sei venuto a contatto con la fotografia? Ecco, qui dovrei ricordare alcune esperienze: i gigantomontaggi fotografici del tp6 o per la prima del l 'opera di L u ig i N o no, In t o lleranqa, presentata al Festival Internazionale Teatro Contemporaneo a Venezia, proiettati su tu tto i l s i p ario antincendio del Teatro La Fenice; i miei ma n ifesti del tg68; le litocollages ic?6g, con inserti, dove il materiale luce s'incontra con il contenuto-cronaca; le mie gigantografie, collages pellicola tg6g; le mie dimostrazioni happening , didattico-informative, «g Jahre Schule Vedova, Internationale Sommerakademie Salzburg», lo spaqio plurim-o luce ne-l padiglione italiano dell'Expo di 1VIontréal, Canada, tg6y (spazio asimmetrico, m gt >< z4, a ltezza da m 8 a t 6). Il materiale fotografia è per m e s e m pr e e spressività. Il mi o sofTermarn>i nei libri di fotoreportages, ad esempio, è su b i to s p o s tato s ul l ' espressività-segni-luce in sé, s ulla struttura, tessitura stessa della im m a g ine o t t i ca. Leggo m e g lio l ' e v ento n e l suo dramma, e il m e ssaggio, se... rovescio la fotografia. Cosi come, rovesciato, a testa in giù, a scavalcare il fatto, leggo meglio Rembrandt (con scandalo dei custodi). I l più delle volte, questo materiale-fotografia, non è recuperato da me nella lettur a della espressività fotografica e basta, ma per un m o n t aggio, in un co llage del materiale, oltre il dato comunicazione-cronaca in un rivisitato, riscoperto, con altri accor