Daniela Castagna - Academia.edu (original) (raw)

Papers by Daniela Castagna

Research paper thumbnail of Mantova prima dei Romani fra archeologia, geomorfologia ed evoluzione paleoambientale - Mantua before the Romans, between archaeology, geomorphology and the evolution of a paleoenvironment

Transcranial photobiomodulation (tPBM) is the application of low levels of red or near-infrared (... more Transcranial photobiomodulation (tPBM) is the application of low levels of red or near-infrared (NIR) light to stimulate neural tissues. Here, we administer tPBM in the form of NIR light (810 nm wavelength) pulsed at 40 Hz to the default mode network (DMN), and examine its effects on human neural oscillations, in a randomized, sham-controlled, double-blinded trial. Using electroencephalography (EEG), we found that a single session of tPBM significantly increases the power of the higher oscillatory frequencies of alpha, beta and gamma and reduces the power of the slower frequencies of delta and theta in subjects in resting state. Furthermore, the analysis of network properties using interregional synchrony via weighted phase lag index (wPLI) and graph theory measures, indicate the effect of tPBM on the integration and segregation of brain networks. These changes were significantly different when compared to sham stimulation. Our preliminary findings demonstrate for the first time that tPBM can be used to non-invasively modulate neural oscillations, and encourage further confirmatory clinical investigations. Photobiomodulation (PBM) refers to the application of low levels of red or near-infrared (NIR) light to either stimulate or inhibit biological cells and tissues involving photochemical mechanisms 1. It was first discovered in 1967 when Endre Mester observed that low powered laser treatment promoted hair regrowth and wound healing in rats 2,3. This inspired numerous investigations into the use of low level lasers and light emitting diodes (LEDs) for therapeutic purposes, collectively termed 'low level light therapy' (LLLT). In 2015, a global initiative was taken by researchers in this field to standardize the term to 'photobiomodulation'. Transcranial PBM (tPBM), targeting delivery of light energy to the brain, is associated with increased cerebral blood flow, oxygen availability and consumption, adenoside triphophosphate (ATP) production, and improved mitochondrial activity 4. More recently, tPBM has demonstrated its value as a treatment for neurological 5-10 and neurodegenerative conditions, including Alzheimer's disease 11,12. Thus, tPBM is a form of non-invasive brain stimulation (NIBS). However, compared to the more established forms of NIBS, such as transcranial magnetic stimulation (TMS) and transcranial direct current stimulation (tDCS), the concept of the brain being responsive to light stimulation is unfamiliar to many. In recent years, research on the potential efficacy of tPBM has gained momentum 13. Research on the effect of PBM on brain cell recovery has shown that, under laboratory conditions, damaged neurons can regrow their neurites with direct exposure to visible red low level lasers 14. In an animal study, PBM has been found capable of promoting neurogenesis after ischemic stroke through the proliferation and differentiation of internal neuroprogenitor cells 15. The effect of PBM on mitochondrial function is the most well investigated mechanism of its potential therapeutic effects 4. PBM has been demonstrated to increase the activity of complexes in the electron transport chain of mitochondria, including complexes I, II, III, IV and succinate dehydrogenase 16. In particular, increased activity of the transmembrane protein complex IV, also known as the enzyme cytochrome c oxidase, during PBM results

Research paper thumbnail of Evidenze archeologiche di Oderzo tardoantica ed altomedievale: i risultati preliminari di recenti indagini

GP Brogiolo (a cura di), Città, castelli, campagne nei …, 1995

Research paper thumbnail of Studio preliminare sulle sepolture neolitiche del territorio mantovano: i casi di Mantova, Bagnolo San Vito e San Giorgio

Research paper thumbnail of Mantova fra la tarda antichità e la dominazione longobarda: una città in trasformazione

Città e campagna. Culture. Insediamenti. Economia (secc. VI-IX). II incontro per l'archeologia barbarica (Milano, 15 maggio 2017), a cura di Caterina Giostra, Mantova (Archeologia barbarica, 2), 2018

La collana viene sottoposta a peer review. La pubblicazione del presente volume è stata resa poss... more La collana viene sottoposta a peer review. La pubblicazione del presente volume è stata resa possibile anche grazie al sostegno finanziario offerto dal Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli. Potenzialità di un approccio multidisciplinare per lo studio del popolamento antico: il territorio di Bergamo tra tarda antichità e alto medioevo Maurizio Marinato I beni pubblici della corona dall'Impero romano ai Longobardi: il caso di Roselle (Grosseto) 235 267 293 351 Paolo Piva (università degli Studi di Milano), Daniela Castagna e Alberto Manicardi. I numerosi problemi suscitati dai contesti e dai materiali saranno affrontati con il coinvolgimento di altri specialisti in un'ottica interdisciplinare. 3 I primi risultati sono stati presentati al convegno La dualitat de baptisteris en les ciutats episcopals del cristianisme tardoantic (Barcellona, 26-27 maggio 2016): CASTAGnA, fACChIneTTI, PoSSenTI 2017. 4 Mart. Epigr. XIV, 195: Tantum magna suo debet Verona Catullo, / quantum parva suo Mantua Vergilio.

Research paper thumbnail of Mantova, Seminario vescovile, complesso battesimale

Longobardi. Un popolo che cambia la storia (Catalogo della mostra, Pavia 2017), a cura di G.P. Brogiolo, F. Marazzi, C. Giostra, 2017

Research paper thumbnail of Mantova, battistero di via Rubens

Longobardi. Un popolo che cambia la storia (Catalogo della mostra, Pavia 2017), a cura di G.P. Brogiolo, F. Marazzi, C. Giostra, 2017

Research paper thumbnail of Edifici ottagonali nella civitas vetus di Mantova: novità da recenti indagini

La dualitat de baptisteris en les ciutats episcopals del cristianisme tardoantic (Actes del I Simposi d’Arqueologia Cristiana, Barcelona, FHEAG-AUSP, 26-27 de maig de 2016), eds. Julia Beltrán de Heredia Bercero, Cristina Godoy Fernández , 2017

Research paper thumbnail of La ceramica grezza dallo scavo dell'edificio II di Oderzo: una proposta tipologica

A. Guglielmetti, La ceramica comune fra fine VI e X sec. a Brescia, nei siti di casa Pallaveri, p... more A. Guglielmetti, La ceramica comune fra fine VI e X sec. a Brescia, nei siti di casa Pallaveri, palazzo Martinengo Cesaresco e piazza Labus. G.P. Brogiolo, S. Massa, B. Portulano, M. Vitali, Associazioni ceramiche nei contesti della prima fase longobarda di Brescia -S. Giulia. V. Ardizzon, M. Bortoletto, Recipienti in ceramica grezza dalla laguna di Venezia. S. Spagnol, La ceramica grezza da Cittanova (Civitas Nova Heracliana). D. Castagna, S. Spagnol, La ceramica grezza dallo scavo dell'Edificio II di Oderzo: una proposta tipologica. G. Pantò, La ceramica in Piemonte tra la fine del VI e il X secolo. M.M. Negro Ponzi Mancini, Il contributo dell'analisi "impasto/forma" allo studio della ceramica di uso comune tra tardo antico e medioevo. Trino S. Michele (VC). M. Valenti, La ceramica comune nel territorio settentrionale senese tra V -inizi X secolo. A. R. Staffa, R. Odoardi, Le produzioni ceramiche in Abruzzo fra V e XII secolo. G. Olcese, Problemi metodologici e indirizzi di ricerca nello studio delle ceramiche archeologiche in Italia settentrionale: alcune considerazioni. G.P. Brogiolo, S. Gelichi, Conclusioni.

Research paper thumbnail of Evidenze archeologiche di Oderzo tardoantica ed altomedievale: i risultati preliminari di recenti indagini

Research paper thumbnail of Il Neolitico nel territorio mantovano: i casi di Bagnolo San Vito e  San Giorgio

Research paper thumbnail of Studio preliminare sulle sepolture neolitiche del territorio mantovano

Talks by Daniela Castagna

Research paper thumbnail of Mantova prima dei Romani fra archeologia, geomorfologia ed evoluzione paleoambientale

L’abitato preromano di Mantova, sviluppato su una serie di alti topografici a sud di un meandro d... more L’abitato preromano di Mantova, sviluppato su una serie di alti topografici a sud di un meandro del Mincio, è di complessa indagine a causa della profondità a cui giace la porzione stratigrafica più antica nella civitas vetus e per la presenza della soprastante edilizia storica. Per tali ragioni le fasi più antiche sono sempre state indagate su superfici molto limitate con una conseguente difficoltà a raccordare le informazioni.
Rinvenimenti sporadici di materiali preistorici, uniti ai più consistenti dati provenienti dal territorio circostante la città, lasciano intravedere forme di frequentazione a partire dall’età neolitica. Più consistenti appaiono i dati a partire dal V secolo a.C. quando sui rilievi relitti più prossimi all’ansa del Mincio si sviluppa un abitato indagato finora in modo puntiforme ma per il quale è possibile formulare alcune ipotesi di lavori sulla distribuzione di aree con specifica funzionalità al suo interno e sulla posizione delle aree di necropoli. All’analisi archeologica si affiancano ricerche geomorfologiche e sull’evoluzione paleoambientale, utili a definire le ragioni della scelta insediativa e le forme di trasformazione del territorio conseguenti all’insediamento umano. Informazioni sull’andamento del substrato naturale e sulle sue modificazioni possono essere ricavate dalle quote di affioramento dello sterile antropico e dalla presenza di riporti in diversi punti della città indagati archeologicamente. Inoltre, i carotaggi effettuati per interventi di ristruttuzione edilizia consentono un riesame delle caratteristiche stratigrafiche di interesse per la storia dell’ambiente e del centro abitato. In particolare, alcune tecniche multistratigrafiche di costo limitato possono fornire informazioni importanti.
Tutto ciò consente di individuare alcune tappe principali dell’evoluzione dei fattori naturali (dinamica fluviale, aree palustri, evoluzione pedogenetica negli ambienti terrestri) e l’interazione con le attività dell’uomo già al tempo dei primi insediamenti, ma in particolare al tempo della fondazione del centro urbano in età protostorica.

Mantua’s pre-Roman settlement sprang up on a series of raised land bars on the southern side of a bend in the River Mincio. Any investigation proves difficult thanks to the depth of the civitas vetus’ earliest stratigraphy and the presence of overlying buildings. This has meant that any archaeological excavations have been very limited in size with difficulties in piecing together the information obtained.
Chance prehistoric finds inside the town, confronted with the richer archaeological record from the territory around Mantua, appear to confirm that the site was frequented in some way from Neolithic times. There is more data from the fifth century BPE onwards. The scattered pinprick evidence in hand reveals that the settlement developed on land bars closest to the bend in the River Mincio. It’s also been possible to map together distinct functional areas as well as the settlement’s burial grounds. The archaeological record continues to be read alongside geomorphological research and a study of the evolution of the paleoenvironment. This has proved useful in an interpretation of the reasoning behind the choice of settlement site and the subsequent transformation of the landscape following man’s arrival. The original lie of the land can be gleaned from the depth (or what was then the height) of the surface of the natural subsoil, and the excavation of various land recovery dump layers throughout town. By logging boreholes, whose prime purpose is to linked to construction work, further evidence continues to come to light to help reconstruct the stratigraphic characteristics of the site, unveiling the evolution of both the natural environment and the settlement. Certain multistratigraphical techniques in particular have provided important data at a low cost.
All of this goes towards a reconstruction of various fundamental steps in the evolution of the site, be it its river beds, swamps or the general pedogenetic evolution of the area. All of this information can be read alongside the very first archaeological traces of human activity, especially the evidence of the foundation of the Protohistoric settlement.

Bibliografia
MENOTTI E.M. (2011), Gli Etruschi a Mantova, Mantova: SAP.
MENOTTI E.M., MARAS D.F. (2012), Un’area sacra in Mantova etrusca, in L’Etruria dal Paleolitico al Primo Ferro. Lo stato delle ricerche. Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del X incontro di studi, vol. II, Milano: Centro Studi di Preistoria e Archeologia, 875-887.
MENOTTI E.M., PAU L., TIRABASSI J. (2012), Primi elementi del Bronzo Finale sull’isola di Mantova, in L’Etruria dal Paleolitico al Primo Ferro. Lo stato delle ricerche. Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del X incontro di studi, vol. II, Milano: Centro Studi di Preistoria e Archeologia, 839-855.
RAVAZZI C. et alii (2013), Lake evolution and landscape history in the lower Mincio River valley, unravelling drainage changes in the central Po Plain (N-Italy) since the Bronze Age, in Quaternary international, 288, 195-205

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Transcranial photobiomodulation (tPBM) is the application of low levels of red or near-infrared (... more Transcranial photobiomodulation (tPBM) is the application of low levels of red or near-infrared (NIR) light to stimulate neural tissues. Here, we administer tPBM in the form of NIR light (810 nm wavelength) pulsed at 40 Hz to the default mode network (DMN), and examine its effects on human neural oscillations, in a randomized, sham-controlled, double-blinded trial. Using electroencephalography (EEG), we found that a single session of tPBM significantly increases the power of the higher oscillatory frequencies of alpha, beta and gamma and reduces the power of the slower frequencies of delta and theta in subjects in resting state. Furthermore, the analysis of network properties using interregional synchrony via weighted phase lag index (wPLI) and graph theory measures, indicate the effect of tPBM on the integration and segregation of brain networks. These changes were significantly different when compared to sham stimulation. Our preliminary findings demonstrate for the first time that tPBM can be used to non-invasively modulate neural oscillations, and encourage further confirmatory clinical investigations. Photobiomodulation (PBM) refers to the application of low levels of red or near-infrared (NIR) light to either stimulate or inhibit biological cells and tissues involving photochemical mechanisms 1. It was first discovered in 1967 when Endre Mester observed that low powered laser treatment promoted hair regrowth and wound healing in rats 2,3. This inspired numerous investigations into the use of low level lasers and light emitting diodes (LEDs) for therapeutic purposes, collectively termed 'low level light therapy' (LLLT). In 2015, a global initiative was taken by researchers in this field to standardize the term to 'photobiomodulation'. Transcranial PBM (tPBM), targeting delivery of light energy to the brain, is associated with increased cerebral blood flow, oxygen availability and consumption, adenoside triphophosphate (ATP) production, and improved mitochondrial activity 4. More recently, tPBM has demonstrated its value as a treatment for neurological 5-10 and neurodegenerative conditions, including Alzheimer's disease 11,12. Thus, tPBM is a form of non-invasive brain stimulation (NIBS). However, compared to the more established forms of NIBS, such as transcranial magnetic stimulation (TMS) and transcranial direct current stimulation (tDCS), the concept of the brain being responsive to light stimulation is unfamiliar to many. In recent years, research on the potential efficacy of tPBM has gained momentum 13. Research on the effect of PBM on brain cell recovery has shown that, under laboratory conditions, damaged neurons can regrow their neurites with direct exposure to visible red low level lasers 14. In an animal study, PBM has been found capable of promoting neurogenesis after ischemic stroke through the proliferation and differentiation of internal neuroprogenitor cells 15. The effect of PBM on mitochondrial function is the most well investigated mechanism of its potential therapeutic effects 4. PBM has been demonstrated to increase the activity of complexes in the electron transport chain of mitochondria, including complexes I, II, III, IV and succinate dehydrogenase 16. In particular, increased activity of the transmembrane protein complex IV, also known as the enzyme cytochrome c oxidase, during PBM results

Research paper thumbnail of Evidenze archeologiche di Oderzo tardoantica ed altomedievale: i risultati preliminari di recenti indagini

GP Brogiolo (a cura di), Città, castelli, campagne nei …, 1995

Research paper thumbnail of Studio preliminare sulle sepolture neolitiche del territorio mantovano: i casi di Mantova, Bagnolo San Vito e San Giorgio

Research paper thumbnail of Mantova fra la tarda antichità e la dominazione longobarda: una città in trasformazione

Città e campagna. Culture. Insediamenti. Economia (secc. VI-IX). II incontro per l'archeologia barbarica (Milano, 15 maggio 2017), a cura di Caterina Giostra, Mantova (Archeologia barbarica, 2), 2018

La collana viene sottoposta a peer review. La pubblicazione del presente volume è stata resa poss... more La collana viene sottoposta a peer review. La pubblicazione del presente volume è stata resa possibile anche grazie al sostegno finanziario offerto dal Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli. Potenzialità di un approccio multidisciplinare per lo studio del popolamento antico: il territorio di Bergamo tra tarda antichità e alto medioevo Maurizio Marinato I beni pubblici della corona dall'Impero romano ai Longobardi: il caso di Roselle (Grosseto) 235 267 293 351 Paolo Piva (università degli Studi di Milano), Daniela Castagna e Alberto Manicardi. I numerosi problemi suscitati dai contesti e dai materiali saranno affrontati con il coinvolgimento di altri specialisti in un'ottica interdisciplinare. 3 I primi risultati sono stati presentati al convegno La dualitat de baptisteris en les ciutats episcopals del cristianisme tardoantic (Barcellona, 26-27 maggio 2016): CASTAGnA, fACChIneTTI, PoSSenTI 2017. 4 Mart. Epigr. XIV, 195: Tantum magna suo debet Verona Catullo, / quantum parva suo Mantua Vergilio.

Research paper thumbnail of Mantova, Seminario vescovile, complesso battesimale

Longobardi. Un popolo che cambia la storia (Catalogo della mostra, Pavia 2017), a cura di G.P. Brogiolo, F. Marazzi, C. Giostra, 2017

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Longobardi. Un popolo che cambia la storia (Catalogo della mostra, Pavia 2017), a cura di G.P. Brogiolo, F. Marazzi, C. Giostra, 2017

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La dualitat de baptisteris en les ciutats episcopals del cristianisme tardoantic (Actes del I Simposi d’Arqueologia Cristiana, Barcelona, FHEAG-AUSP, 26-27 de maig de 2016), eds. Julia Beltrán de Heredia Bercero, Cristina Godoy Fernández , 2017

Research paper thumbnail of La ceramica grezza dallo scavo dell'edificio II di Oderzo: una proposta tipologica

A. Guglielmetti, La ceramica comune fra fine VI e X sec. a Brescia, nei siti di casa Pallaveri, p... more A. Guglielmetti, La ceramica comune fra fine VI e X sec. a Brescia, nei siti di casa Pallaveri, palazzo Martinengo Cesaresco e piazza Labus. G.P. Brogiolo, S. Massa, B. Portulano, M. Vitali, Associazioni ceramiche nei contesti della prima fase longobarda di Brescia -S. Giulia. V. Ardizzon, M. Bortoletto, Recipienti in ceramica grezza dalla laguna di Venezia. S. Spagnol, La ceramica grezza da Cittanova (Civitas Nova Heracliana). D. Castagna, S. Spagnol, La ceramica grezza dallo scavo dell'Edificio II di Oderzo: una proposta tipologica. G. Pantò, La ceramica in Piemonte tra la fine del VI e il X secolo. M.M. Negro Ponzi Mancini, Il contributo dell'analisi "impasto/forma" allo studio della ceramica di uso comune tra tardo antico e medioevo. Trino S. Michele (VC). M. Valenti, La ceramica comune nel territorio settentrionale senese tra V -inizi X secolo. A. R. Staffa, R. Odoardi, Le produzioni ceramiche in Abruzzo fra V e XII secolo. G. Olcese, Problemi metodologici e indirizzi di ricerca nello studio delle ceramiche archeologiche in Italia settentrionale: alcune considerazioni. G.P. Brogiolo, S. Gelichi, Conclusioni.

Research paper thumbnail of Evidenze archeologiche di Oderzo tardoantica ed altomedievale: i risultati preliminari di recenti indagini

Research paper thumbnail of Il Neolitico nel territorio mantovano: i casi di Bagnolo San Vito e  San Giorgio

Research paper thumbnail of Studio preliminare sulle sepolture neolitiche del territorio mantovano

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L’abitato preromano di Mantova, sviluppato su una serie di alti topografici a sud di un meandro d... more L’abitato preromano di Mantova, sviluppato su una serie di alti topografici a sud di un meandro del Mincio, è di complessa indagine a causa della profondità a cui giace la porzione stratigrafica più antica nella civitas vetus e per la presenza della soprastante edilizia storica. Per tali ragioni le fasi più antiche sono sempre state indagate su superfici molto limitate con una conseguente difficoltà a raccordare le informazioni.
Rinvenimenti sporadici di materiali preistorici, uniti ai più consistenti dati provenienti dal territorio circostante la città, lasciano intravedere forme di frequentazione a partire dall’età neolitica. Più consistenti appaiono i dati a partire dal V secolo a.C. quando sui rilievi relitti più prossimi all’ansa del Mincio si sviluppa un abitato indagato finora in modo puntiforme ma per il quale è possibile formulare alcune ipotesi di lavori sulla distribuzione di aree con specifica funzionalità al suo interno e sulla posizione delle aree di necropoli. All’analisi archeologica si affiancano ricerche geomorfologiche e sull’evoluzione paleoambientale, utili a definire le ragioni della scelta insediativa e le forme di trasformazione del territorio conseguenti all’insediamento umano. Informazioni sull’andamento del substrato naturale e sulle sue modificazioni possono essere ricavate dalle quote di affioramento dello sterile antropico e dalla presenza di riporti in diversi punti della città indagati archeologicamente. Inoltre, i carotaggi effettuati per interventi di ristruttuzione edilizia consentono un riesame delle caratteristiche stratigrafiche di interesse per la storia dell’ambiente e del centro abitato. In particolare, alcune tecniche multistratigrafiche di costo limitato possono fornire informazioni importanti.
Tutto ciò consente di individuare alcune tappe principali dell’evoluzione dei fattori naturali (dinamica fluviale, aree palustri, evoluzione pedogenetica negli ambienti terrestri) e l’interazione con le attività dell’uomo già al tempo dei primi insediamenti, ma in particolare al tempo della fondazione del centro urbano in età protostorica.

Mantua’s pre-Roman settlement sprang up on a series of raised land bars on the southern side of a bend in the River Mincio. Any investigation proves difficult thanks to the depth of the civitas vetus’ earliest stratigraphy and the presence of overlying buildings. This has meant that any archaeological excavations have been very limited in size with difficulties in piecing together the information obtained.
Chance prehistoric finds inside the town, confronted with the richer archaeological record from the territory around Mantua, appear to confirm that the site was frequented in some way from Neolithic times. There is more data from the fifth century BPE onwards. The scattered pinprick evidence in hand reveals that the settlement developed on land bars closest to the bend in the River Mincio. It’s also been possible to map together distinct functional areas as well as the settlement’s burial grounds. The archaeological record continues to be read alongside geomorphological research and a study of the evolution of the paleoenvironment. This has proved useful in an interpretation of the reasoning behind the choice of settlement site and the subsequent transformation of the landscape following man’s arrival. The original lie of the land can be gleaned from the depth (or what was then the height) of the surface of the natural subsoil, and the excavation of various land recovery dump layers throughout town. By logging boreholes, whose prime purpose is to linked to construction work, further evidence continues to come to light to help reconstruct the stratigraphic characteristics of the site, unveiling the evolution of both the natural environment and the settlement. Certain multistratigraphical techniques in particular have provided important data at a low cost.
All of this goes towards a reconstruction of various fundamental steps in the evolution of the site, be it its river beds, swamps or the general pedogenetic evolution of the area. All of this information can be read alongside the very first archaeological traces of human activity, especially the evidence of the foundation of the Protohistoric settlement.

Bibliografia
MENOTTI E.M. (2011), Gli Etruschi a Mantova, Mantova: SAP.
MENOTTI E.M., MARAS D.F. (2012), Un’area sacra in Mantova etrusca, in L’Etruria dal Paleolitico al Primo Ferro. Lo stato delle ricerche. Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del X incontro di studi, vol. II, Milano: Centro Studi di Preistoria e Archeologia, 875-887.
MENOTTI E.M., PAU L., TIRABASSI J. (2012), Primi elementi del Bronzo Finale sull’isola di Mantova, in L’Etruria dal Paleolitico al Primo Ferro. Lo stato delle ricerche. Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti del X incontro di studi, vol. II, Milano: Centro Studi di Preistoria e Archeologia, 839-855.
RAVAZZI C. et alii (2013), Lake evolution and landscape history in the lower Mincio River valley, unravelling drainage changes in the central Po Plain (N-Italy) since the Bronze Age, in Quaternary international, 288, 195-205