Elisa Liberatori Prati - Academia.edu (original) (raw)

Papers by Elisa Liberatori Prati

Research paper thumbnail of Allegory of Language, History, and Literature in Dante's Paradiso 18^

This essay proposes a reading of the second part of Paradiso 18 (70-117), in which the writing pe... more This essay proposes a reading of the second part of Paradiso 18 (70-117), in which the writing performance by the blessed souls of the just cuhninates in the metamorphosis of the M of the fifth word ("l'emme del vocabol quinto," 94) into the image of an eagle. The complexity of this allegory warrants an analysis based on twentieth-century linguistic and literary theorization - Saussure, Benjamin, McLuhan, Steiner - a theorization on which Dante's text, in turn, sheds hght. We also suggest that the well-known meditation on language in St. Augustine's Confessions 4.10 was, either consciously or unconsciously, present to Dante when he conceived the celestial pageant of the Heaven of Jupiter. While pointing to this dependence on St. Augustine, we intend to show how the dynamics of Dante's allegory inParadiso 18 decidedly points to his departure from the source. Indeed, Dimte adapts St. Augustine's passage to fit into a celebration ofhuman language, of the I...

Research paper thumbnail of Italian Women Poets of the Twentieth Century (review)

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Carte Italiane

Per saperne di più su Volponi partiamo da Urbino: Urbino non solo come punto di partenza biografi... more Per saperne di più su Volponi partiamo da Urbino: Urbino non solo come punto di partenza biografico e affettivo ma anche come città modello, progetto di vita, mirabile ed indovinata scelta intellettuale, che nasce quale risultato della collaborazione tra artigiani, idraulici, ingegni, intellettuali, ed è subito una « città visibile». Ci parli di questa affezione e di questa idea di Urbino come città « importante », da contrapporsi invece al suo discorso contro l'unità d'Italia. Volponi: Importante, non molto. Bella, emblematica dell'Italia. E' un punto «vero» della storia italiana. E' una delle sedi del Rinascimento: è la città dove, alla metà del XV secolo, per la prima volta si costruisce un palazzo, mentre fino a quel momento si costruivano ancora castelli, cioè merli, torri, torrioni di difesa, trabocchetti. Era importante allora; tant'è vero che all'inizio del '500, quando il Valentino comincia a conquistare l'Italia con l'idea di unificarla e di diventare lui il « re » d'Italia-e magari fosse riuscito, perché almeno avremmo avuto una unità fatta nel '500-, viene a conquistare. Camerino e Urbino, perché appunto era un punto decisivo, anche por come posto geograficamente, tra il nord e il sud. Urbino ha avuto una grande civiltà nella seconda metà del '400: da questa grande civiltà, che è fatta da Laurana, da Piero della Francesca, dal duca Federico, da Francesco di Giogio Martini, nasce Raffaello addirittura, che è figlio di uno dei pittori della corte di Federico, Giovanni Santi, un onesto pittore.. . .E nasce Bramante nel territorio di Urbino, quello che rinnoverà l'architettura classica, in sostanza. Poi, dal '600, Urbino comincia a decadere: decade tanto che ci nasco io insomma, qualche secolo dopo. SantoVETTI: E la Biblioteca di Urbino? Volponi: La Biblioteca di Urbino è la più bella del mondo, è stata messa insieme come da Paul Getty questo stupendo museo di Malibu. A Urbino il duca era un umanista oltre che un guerriero. Era un capitano di ventura che aveva un grande soldo, un forte stipendio, e lo investì appunto costruendo questo palazzo e facendo queste collezioni; avendo questi grandi artisti al suo servizio e facendo questa collezione di grandi libri: per cui aveva manoscritti preziosi, libri illustrati e miniature favolose che oggi sono la parte centrale della Vaticana. CONVERSAZIONE CON PAOLO VOLPONI Santovetti: Perché? Volponi: Perché verso il 1640 un grande prete tedesco ha visto questi libri e ha detto: « Ma perbacco, sono i più belli del mondo! ».... Forse li ha salvati perché non so che fine avrebbero fatto in Urbino, seguendo la decadenza di Urbino nel '700. In Urbino è rimasto poco. E' rimasto intatto il palazzo; sono rimaste intatte le porte del palazzo, che sono bellissime tarsie su disegni di Signorelli e anche di Botticelli....Così io, nato a Urbino, questo clima l'ho sentito, questo palazzo l'ho visto. Una città viva, una città in qualche modo fi:equentabile; una città che ancora da' uno spazio, cioè la possibilità di un intervento anche sul piano sociale, sul piano delle relazioni, dei rapporti.... Una città in decadenza ma con ancora un suo ordine anche morale, e un suo ordine anche riflessivo, mentale. Santovetti: Urbino così da luogo d'affezione diventa modello e poi oggetto di nostalgia e rimpianto. E così la persona-Volponi viene condizionata-e sarà sempre condizionataspazialmente e geograficamente da questa esperianza. Volponi: Certamente. ROMA Santovetti: Mi pare interessante il confronto, anche antagonistico e lacerante, di Urbino con Roma. Roma sembra un esempio semmai da fuggire, quando Moravia, il più «grande» scrittore italiano vivente, viene da lei definito una persona un po' chiusa nell'ambiente e dall'ambiente romano. Volponi: Io non so se questa distinzione che lei sta facendo sia vera. Forse in questi discorsi mi lascio andare. Con Moravia ho avuto sempre un rapporto amichevole e aperto, affettuoso. E così con gli altri che erano intorno a lui, e così con Pasolini. La Roma che si rifiuta, la Roma dell'antagonismo, la Roma che crea polemiche è casomai la Roma della politica, la Roma di un certo potere politico. Santovetti: Potere per il potere? Volponi: Potere autocratico, che è piuttosto fastidioso e pesante. E' la Roma delle indulgenze, del tutto uguale a tutto, dove ogni cosa, in

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This essay proposes a reading of the second part of Paradiso 18 (70-117), in which the writing pe... more This essay proposes a reading of the second part of Paradiso 18 (70-117), in which the writing performance by the blessed souls of the just cuhninates in the metamorphosis of the M of the fifth word ("l'emme del vocabol quinto," 94) into the image of an eagle. The complexity of this allegory warrants an analysis based on twentieth-century linguistic and literary theorization - Saussure, Benjamin, McLuhan, Steiner - a theorization on which Dante's text, in turn, sheds hght. We also suggest that the well-known meditation on language in St. Augustine's Confessions 4.10 was, either consciously or unconsciously, present to Dante when he conceived the celestial pageant of the Heaven of Jupiter. While pointing to this dependence on St. Augustine, we intend to show how the dynamics of Dante's allegory inParadiso 18 decidedly points to his departure from the source. Indeed, Dimte adapts St. Augustine's passage to fit into a celebration ofhuman language, of the I...

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Per saperne di più su Volponi partiamo da Urbino: Urbino non solo come punto di partenza biografi... more Per saperne di più su Volponi partiamo da Urbino: Urbino non solo come punto di partenza biografico e affettivo ma anche come città modello, progetto di vita, mirabile ed indovinata scelta intellettuale, che nasce quale risultato della collaborazione tra artigiani, idraulici, ingegni, intellettuali, ed è subito una « città visibile». Ci parli di questa affezione e di questa idea di Urbino come città « importante », da contrapporsi invece al suo discorso contro l'unità d'Italia. Volponi: Importante, non molto. Bella, emblematica dell'Italia. E' un punto «vero» della storia italiana. E' una delle sedi del Rinascimento: è la città dove, alla metà del XV secolo, per la prima volta si costruisce un palazzo, mentre fino a quel momento si costruivano ancora castelli, cioè merli, torri, torrioni di difesa, trabocchetti. Era importante allora; tant'è vero che all'inizio del '500, quando il Valentino comincia a conquistare l'Italia con l'idea di unificarla e di diventare lui il « re » d'Italia-e magari fosse riuscito, perché almeno avremmo avuto una unità fatta nel '500-, viene a conquistare. Camerino e Urbino, perché appunto era un punto decisivo, anche por come posto geograficamente, tra il nord e il sud. Urbino ha avuto una grande civiltà nella seconda metà del '400: da questa grande civiltà, che è fatta da Laurana, da Piero della Francesca, dal duca Federico, da Francesco di Giogio Martini, nasce Raffaello addirittura, che è figlio di uno dei pittori della corte di Federico, Giovanni Santi, un onesto pittore.. . .E nasce Bramante nel territorio di Urbino, quello che rinnoverà l'architettura classica, in sostanza. Poi, dal '600, Urbino comincia a decadere: decade tanto che ci nasco io insomma, qualche secolo dopo. SantoVETTI: E la Biblioteca di Urbino? Volponi: La Biblioteca di Urbino è la più bella del mondo, è stata messa insieme come da Paul Getty questo stupendo museo di Malibu. A Urbino il duca era un umanista oltre che un guerriero. Era un capitano di ventura che aveva un grande soldo, un forte stipendio, e lo investì appunto costruendo questo palazzo e facendo queste collezioni; avendo questi grandi artisti al suo servizio e facendo questa collezione di grandi libri: per cui aveva manoscritti preziosi, libri illustrati e miniature favolose che oggi sono la parte centrale della Vaticana. CONVERSAZIONE CON PAOLO VOLPONI Santovetti: Perché? Volponi: Perché verso il 1640 un grande prete tedesco ha visto questi libri e ha detto: « Ma perbacco, sono i più belli del mondo! ».... Forse li ha salvati perché non so che fine avrebbero fatto in Urbino, seguendo la decadenza di Urbino nel '700. In Urbino è rimasto poco. E' rimasto intatto il palazzo; sono rimaste intatte le porte del palazzo, che sono bellissime tarsie su disegni di Signorelli e anche di Botticelli....Così io, nato a Urbino, questo clima l'ho sentito, questo palazzo l'ho visto. Una città viva, una città in qualche modo fi:equentabile; una città che ancora da' uno spazio, cioè la possibilità di un intervento anche sul piano sociale, sul piano delle relazioni, dei rapporti.... Una città in decadenza ma con ancora un suo ordine anche morale, e un suo ordine anche riflessivo, mentale. Santovetti: Urbino così da luogo d'affezione diventa modello e poi oggetto di nostalgia e rimpianto. E così la persona-Volponi viene condizionata-e sarà sempre condizionataspazialmente e geograficamente da questa esperianza. Volponi: Certamente. ROMA Santovetti: Mi pare interessante il confronto, anche antagonistico e lacerante, di Urbino con Roma. Roma sembra un esempio semmai da fuggire, quando Moravia, il più «grande» scrittore italiano vivente, viene da lei definito una persona un po' chiusa nell'ambiente e dall'ambiente romano. Volponi: Io non so se questa distinzione che lei sta facendo sia vera. Forse in questi discorsi mi lascio andare. Con Moravia ho avuto sempre un rapporto amichevole e aperto, affettuoso. E così con gli altri che erano intorno a lui, e così con Pasolini. La Roma che si rifiuta, la Roma dell'antagonismo, la Roma che crea polemiche è casomai la Roma della politica, la Roma di un certo potere politico. Santovetti: Potere per il potere? Volponi: Potere autocratico, che è piuttosto fastidioso e pesante. E' la Roma delle indulgenze, del tutto uguale a tutto, dove ogni cosa, in

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