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Papers by Giovanni Palmieri

Research paper thumbnail of Un'autodefinizione a due. Montale e la storia di una fotografia

Giovanni Palmieri, 2023

Riassunto: Questo saggio, che interpreta una fotografia di Irma Brandeis del 1934 e ne ricostruis... more Riassunto: Questo saggio, che interpreta una fotografia di Irma Brandeis del 1934 e ne ricostruisce la storia, chiarifica anche i complessi rapporti che intercorsero tra Montale e la donna amata. La foto infatti non si limita ad "autodefinire" il poeta ma getta anche luce sulla sua contraddittoria situazione sentimentale. Pur nel dramma di una crisi amorosa, emerge così tra i due un'ironica complicità che si rivela nei riferimenti letterari e musicali lasciando trasparire la speranza che tutto non fosse ancora perduto.

Research paper thumbnail of Contini lettore Proust

Research paper thumbnail of Saussure chiama, pascoli risponde. Nuove prospettive sulla ricerca anagrammatica

L'Analisi linguistica e letteraria, 2016

Dopo un'ampia e aggiornata ricostruzione storico-filologica della corrispondenza tra Saussure... more Dopo un'ampia e aggiornata ricostruzione storico-filologica della corrispondenza tra Saussure e Pascoli, l'articolo suggerisce nuove prospettive sulla ricerca ana-grammatica negando che esista uno iato insanabile tra il Saussure degli anagrammi e quello del Cours. Per dimostrare ciò, l'autore si avvale anche degli scritti saussuriani ritrovati nel 1996. In particolare, Saussure avrebbe 'scoperto' il significante (elemento linguistico individuato in contrapposizione alla figure vocale) e le serie paradigmatiche proprio a partire dalla sua ricerca sulle associazioni foniche presenti nelle strutture anagrammatiche del linguaggio (poetico). Inoltre, a partire da una riflessione sul principio di similarità fonica, il confronto tra le due ricerche saussuriane consente di limitare il preteso dogma dell'arbitrarietà del segno. Ciò in perfetto accordo con Jakobson. Sviluppando poi un'intuizione di Meillet, viene analizzato il rapporto che esiste tra anagrammi e mu...

Research paper thumbnail of Due sciacalli in chiaro? Montale e il VI mottetto

In a detailed analysis of the enigmatic Montale’s motet La speranza di pure rivederti, the author... more In a detailed analysis of the enigmatic Montale’s motet La speranza di pure rivederti, the author attains to a new interpretative proposal via the study of the bestiary, of the letters to Clizia and of a tail written by Irma Brandeis.

Research paper thumbnail of Una stella non identificata nella galassia tabucchiana

Research paper thumbnail of Due sciacalli in chiaro? Montale e il VI mottetto

In a detailed analysis of the enigmatic Montale's motet La speranza di pure rivederti, the author... more In a detailed analysis of the enigmatic Montale's motet La speranza di pure rivederti, the author attains to a new interpretative proposal via the study of the bestiary, of the letters to Clizia and of a tail written by Irma Brandeis. All'interno di un'analisi dettagliata dell'enigmatico VI mottetto di Montale La speranza di pure rivederti, l'autore perviene a una nuova proposta interpretativa attraverso lo studio del bestiario, delle lettere a Clizia e di un racconto di Irma Brandeis.

Research paper thumbnail of Il realismo segreto nelle forme di Alberto Colognato

Research paper thumbnail of Lo sperimentalismo e il 'cielo contemporaneo' di Elio Pagliarani

"NAZIONE INDIANA" 28 marzo 2021 www.nazioneindiana.com Elio Pagliarani e Guido Guglielmi, nell"an... more "NAZIONE INDIANA" 28 marzo 2021 www.nazioneindiana.com Elio Pagliarani e Guido Guglielmi, nell"antologia intitolata Manuale di poesia sperimentale da loro curata ed edita nel 1966 presso Mondadori, così scrivevano: Sperimentalismo […] in questo senso: di verifica e di ricostruzione critica delle effettive funzioni della lingua, oggi che, nelle moderne civiltà industriali, i modelli linguistici vengono realizzati, con varie e complesse conseguenze, dagli strumenti di comunicazione di massa.[1] Lo sperimentalismo poetico viene dunque inteso qui come necessaria reinvenzione critica di una nuova funzione poetica. Negli anni Sessanta, infatti, la funzione della poesia era bloccata da uno stato di lingua che tendeva ad imporre, attraverso la comunicazione di massa, modelli linguistici poveri e del tutto funzionali ad una visione del mondo basata sull"utilitarismo mercantile e sul consumismo. Non si volevano recuperare i modelli letterari del passato, né orientarsi verso un neo-crepuscolarismo nostalgico. Si cercava invece una proiezione, appunto sperimentale, verso un futuro che rinnovasse la fiducia nell"atto poetico. La poesia sperimentale doveva perciò confrontarsi con i nuovi modelli linguistici in voga per difendersene e per attaccarli. In una parola, per sopravvivere, mantenendo un senso che non fosse quello, perdente, di un isolamento eburneo dalla realtà e dalla comunità sociale. Parallelamente si doveva anche evitare un appiattimento sui modelli linguistici esistenti e massificati. Quello che poi è invece accaduto con la deriva del postmoderno poetico negli anni Ottanta-Novanta. Il problema non era, dunque, più soltanto quello di contestare gli istituti tradizionali della poesia e del sistema letterario, avanzando con la bandiera delle avanguardie storiche o del modernismo. Era invece quello di contestare dall"interno i nuovi modelli linguistici che legittimavano ed esprimevano quell"ideologia mercantile che l"organizzazione sociale dei discorsi e dei segni veicolava. Così ad alcuni dei poeti che formarono il gruppo dei Novissimi (1961)[2] sembrò necessario distruggere il codice linguistico ordinario per distruggere l"ideologia che vi era sottesa. L"abbaglio di tale posizione fu acutamente segnalato da Maria Corti già nel 1965: L"equivoco di base sta nel considerare che la permanenza nel sistema e la conseguente comunicabilità siano un limite alla libertà linguistica e non invece lo strumento, il mezzo, della libertà stessa. L"innovazione o creazione linguistica è prodotta da un mutarsi dei rapporti della parola o del sintagma entro il sistema; sottratta ad esso, la parola cade nel vuoto extra atmosferico del cosmo, ruota inerte senza possibilità di evocazione e di innovazione.[3] Inoltre, chi (come certe avanguardie) ha inteso distruggere il linguaggio a mezzo linguaggio è pervenuto ad un linguaggio molto più artificiale, meno libero e più convenzionale di quello contro cui aveva combattuto.

Research paper thumbnail of Per una volatile leggerezza: il "lato manco" di Antonio Tabucchi

Research paper thumbnail of La cultura europea s'interroga dopo la guerra: Gianfranco Contini tra cultura e politica

Interrogarsi sul rapporto tra cultura e politica in un momento storico in cui i valori della cult... more Interrogarsi sul rapporto tra cultura e politica in un momento storico in cui i valori della cultura non meno di quelli della politica sono scivolati nell"effimero più vaniloquente o si sono ridotti al grado zero della corruzione morale e penale, non è, credo, senza significato. La riflessione potrebbe cominciare da un libretto di Gianfranco Contini che s"intitola appunto Dove va la cultura europea?, edito nel 2012 da Quodlibet (Macerata) per le cure di Luca Baranelli e arricchito da un bel saggio di Daniele Giglioli. Si tratta della ristampa del brillante e profondo resoconto della prima delle Rencontres internationales di Ginevra che Contini scrisse nel 1946 per conto della «Fiera letteraria» dove sarà edito il 31 ottobre del 1947 (pp. 1-2). Questi incontri al vertice dei massimi intellettuali europei avevano cadenza biennale e duravano due settimane. Il tema scelto per la prima delle Rencontres fu, e non paia non a caso, L'ésprit européen. Tra i partecipanti più importanti segnalo Lukàcs, Jaspers, Spender, Bernanos, Benda, Merleau-Ponty, Starobinski ecc. Per l"Italia (e Contini se ne lamenta) erano presenti solo Flora, Vigorelli, Campagnolo, Silone e pochi giornalisti. Croce, informato dell"annunciata presenza di Sartre, aveva declinato l"invito. Non erano stati invitati Bobbio, Montale, Bacchelli, Vigolo, Alvaro, Calogero, Capitini ecc. Gide e Eliot avevano rifiutato e anche Sartre, alla fine, non era venuto. Silone era poi ripartito senza parlare. La cultura europea aveva i suoi buoni motivi per interrogarsi dopo la guerra: non solo non era stata in grado di prevedere ed impedire le dittature, il secondo conflitto mondiale e la Shoah, ma spesso per indifferenza, per tornaconto o per adesione ideologica, gli uomini di cultura europei non si erano opposti al fascismo e al nazismo e anzi in alcuni casi li avevano favoriti o ne erano diventati complici. Naturalmente, oltre ai martiri politici dell"antifascismo (Matteotti, i fratelli Rosselli, Gobetti, Gramsci ecc.) vi furono luminose eccezioni.

Research paper thumbnail of IL PUNTO FUORI DALLA PAGINA. AGIOGRAFIA SCIENTIFICA DI ANNETTA, PRIMA MUSA DI MONTALE

"Diacritica" fasc. 35, 2020

a.VI, fasc. 35, 25 ottobre 2020 https://diacritica.it/

Research paper thumbnail of L'invenzione-del-nemico-le- pratiche-discorsive-antisemite-nel-cimitero-di-praga-di-umberto-eco

Un bel giorno Perceval, smemorato di sé al punto da non ricordare più neanche Dio né i giorni del... more Un bel giorno Perceval, smemorato di sé al punto da non ricordare più neanche Dio né i giorni della settimana, se ne andava in giro armato di tutto punto nel giorno del venerdì santo. Incontrando una compagnia di tre cavalieri che scortavano dieci donne ed erano disarmati in segno di penitenza, viene rimproverato da costoro per aver indossato le armi nel giorno della morte di Cristo. Uno dei cavalieri gli dice tra l'altro: Molto santa fu quella morte che salvò i vivi e risuscitò da morte a vita i morti. I perfidi Giudei, che si dovrebbe uccidere come cani, fecero il loro male e il nostro gran bene quando lo innalzarono sulla Croce: perdettero se stessi e salvarono noi. […] ogni uomo che crede in Dio, oggi, non dovrebbe portar armi[1] Così nel Perceval di Chrétien de Troyes, scritto prima del 1190. A prima vista il brano sembra un omaggio di genere all'antisemitismo diffuso nella corte fiamminga del cattolicissimo conte Filippo d'Alsazia, committente e dedicatario del libro di Chrétien nonché suo protettore e fanatico crociato. A ben guardare però il sarcasmo implicito nel

Research paper thumbnail of Teratologia metropolitana. Cinque prodigia esperpenstosi di Giorgio Mascitelli

La Traversata della città in festa (scemo di guerra), cui allude l'omonimo titolo di un racconto ... more La Traversata della città in festa (scemo di guerra), cui allude l'omonimo titolo di un racconto di Giorgio Mascitelli 1 è quella che compie il protagonista attraversando cinque spazi metropolitani, cui corrispondono altrettanti episodi narrativi distinti graficamente. Se si esclude il primo di questi spazi, che tematizza un chiassoso e volgare ritrovo giovanile in un palazzetto dello sport, la festa a cui fa riferimento il titolo non riguarda direttamente la città, ma allude con antifrastico sarcasmo alle "festose" occasioni sociali che caratterizzano la vita cittadina contemporanea: l'edonismo facile ma delirante del "mordi la mela" ancorché geneticamente modificata. Superfluo dire che la "traversata" è anche quella compiuta dallo scrittore nello spazio narrativo.

Research paper thumbnail of Dalla parafrasi allo stile. Il Pizzuto di Epicedio

Research paper thumbnail of Il romanzo spezzato della patria. Il Castello di Udine di Gadda come ipermacrotesto

Research paper thumbnail of Scilicet! un esercizio di lettura per Claudia Ruggeri

11 febbraio 2015 da "Nazione Indiana" di Giovanni Palmieri Un poesia totalmente indecifrabile è u... more 11 febbraio 2015 da "Nazione Indiana" di Giovanni Palmieri Un poesia totalmente indecifrabile è una poesia sbagliata. Non è né bella né brutta. Semplicemente è sbagliata. Dove l"ermetismo del dettato e l"invalicabilità delle presupposizioni private siano totali si è in presenza di un testo che nega se stesso. Perciò poesie di tal fatta sono rarissime.

Research paper thumbnail of Il "Fine" di Carlo Emilio Gadda

In principio fu un'inchiesta di "Solaria" sulle tendenze degli scrittori contemporanei promossa d... more In principio fu un'inchiesta di "Solaria" sulle tendenze degli scrittori contemporanei promossa dalla rivista a partire dal numero di luglio-agosto 1931 con un intervento di Giansiro Ferrata intitolato A proposito di tendenze. In seguito, nel fascicolo di settembre-ottobre dello stesso anno, Elio Vittorini partecipava al referendum solariano con uno scritto dal titolo Tendo al diario intimo.

Research paper thumbnail of Una rosa incendiata alla fiamma della forma

Poesia d"apertura della raccolta Inferno minore, il Matto I (del buco in figura) Beatrice è un er... more Poesia d"apertura della raccolta Inferno minore, il Matto I (del buco in figura) Beatrice è un ermetico manifesto della nuova poetica inaugurata da Claudia Ruggeri proprio con questa poesia. Il nuovo stile si mostra qui per la prima volta celebrando se stesso e giustificandosi in forma di barocca apoteosi. Si tratta, però, di un "manifesto" in cui è obbligatorio leggere, sovrainciso e cifrato, anche il decisivo discorso del male e del dolore di chi scrive. Leggiamo infatti subito che è dalla "dispersione" di questo male profondo che nasce la nuova maniera poetica e solo il male, giunto al culmine, potrà rendere al poeta la sua "rosa"… Del resto se un poeta -come è occorso alla Ruggeri -si identifica (o è venuto identificandosi) totalmente nel suo scrivere, se tra sé e il tempo ha messo una barriera di libri e quaderni, parlare di se stessi e parlare della propria poesia nel testo poetico diventano la stessa cosa. Invocare allora sic et simpliciter la consueta nozione di metapoesia è certamente un errore.

Research paper thumbnail of Tra i bicchieri del Boccaccio. L'invenzione borghese del vino di qualità

Tra i bicchieri del Boccaccio. L'invenzione borghese del vino di qualità 7 maggio 2015 Pubblicato... more Tra i bicchieri del Boccaccio. L'invenzione borghese del vino di qualità 7 maggio 2015 Pubblicato da Giorgio Mascitelli di Giovanni Palmieri

Research paper thumbnail of Quel diligente "notaio" di via San Simpliciano. Le note di Gadda

Research paper thumbnail of Un'autodefinizione a due. Montale e la storia di una fotografia

Giovanni Palmieri, 2023

Riassunto: Questo saggio, che interpreta una fotografia di Irma Brandeis del 1934 e ne ricostruis... more Riassunto: Questo saggio, che interpreta una fotografia di Irma Brandeis del 1934 e ne ricostruisce la storia, chiarifica anche i complessi rapporti che intercorsero tra Montale e la donna amata. La foto infatti non si limita ad "autodefinire" il poeta ma getta anche luce sulla sua contraddittoria situazione sentimentale. Pur nel dramma di una crisi amorosa, emerge così tra i due un'ironica complicità che si rivela nei riferimenti letterari e musicali lasciando trasparire la speranza che tutto non fosse ancora perduto.

Research paper thumbnail of Contini lettore Proust

Research paper thumbnail of Saussure chiama, pascoli risponde. Nuove prospettive sulla ricerca anagrammatica

L'Analisi linguistica e letteraria, 2016

Dopo un'ampia e aggiornata ricostruzione storico-filologica della corrispondenza tra Saussure... more Dopo un'ampia e aggiornata ricostruzione storico-filologica della corrispondenza tra Saussure e Pascoli, l'articolo suggerisce nuove prospettive sulla ricerca ana-grammatica negando che esista uno iato insanabile tra il Saussure degli anagrammi e quello del Cours. Per dimostrare ciò, l'autore si avvale anche degli scritti saussuriani ritrovati nel 1996. In particolare, Saussure avrebbe 'scoperto' il significante (elemento linguistico individuato in contrapposizione alla figure vocale) e le serie paradigmatiche proprio a partire dalla sua ricerca sulle associazioni foniche presenti nelle strutture anagrammatiche del linguaggio (poetico). Inoltre, a partire da una riflessione sul principio di similarità fonica, il confronto tra le due ricerche saussuriane consente di limitare il preteso dogma dell'arbitrarietà del segno. Ciò in perfetto accordo con Jakobson. Sviluppando poi un'intuizione di Meillet, viene analizzato il rapporto che esiste tra anagrammi e mu...

Research paper thumbnail of Due sciacalli in chiaro? Montale e il VI mottetto

In a detailed analysis of the enigmatic Montale’s motet La speranza di pure rivederti, the author... more In a detailed analysis of the enigmatic Montale’s motet La speranza di pure rivederti, the author attains to a new interpretative proposal via the study of the bestiary, of the letters to Clizia and of a tail written by Irma Brandeis.

Research paper thumbnail of Una stella non identificata nella galassia tabucchiana

Research paper thumbnail of Due sciacalli in chiaro? Montale e il VI mottetto

In a detailed analysis of the enigmatic Montale's motet La speranza di pure rivederti, the author... more In a detailed analysis of the enigmatic Montale's motet La speranza di pure rivederti, the author attains to a new interpretative proposal via the study of the bestiary, of the letters to Clizia and of a tail written by Irma Brandeis. All'interno di un'analisi dettagliata dell'enigmatico VI mottetto di Montale La speranza di pure rivederti, l'autore perviene a una nuova proposta interpretativa attraverso lo studio del bestiario, delle lettere a Clizia e di un racconto di Irma Brandeis.

Research paper thumbnail of Il realismo segreto nelle forme di Alberto Colognato

Research paper thumbnail of Lo sperimentalismo e il 'cielo contemporaneo' di Elio Pagliarani

"NAZIONE INDIANA" 28 marzo 2021 www.nazioneindiana.com Elio Pagliarani e Guido Guglielmi, nell"an... more "NAZIONE INDIANA" 28 marzo 2021 www.nazioneindiana.com Elio Pagliarani e Guido Guglielmi, nell"antologia intitolata Manuale di poesia sperimentale da loro curata ed edita nel 1966 presso Mondadori, così scrivevano: Sperimentalismo […] in questo senso: di verifica e di ricostruzione critica delle effettive funzioni della lingua, oggi che, nelle moderne civiltà industriali, i modelli linguistici vengono realizzati, con varie e complesse conseguenze, dagli strumenti di comunicazione di massa.[1] Lo sperimentalismo poetico viene dunque inteso qui come necessaria reinvenzione critica di una nuova funzione poetica. Negli anni Sessanta, infatti, la funzione della poesia era bloccata da uno stato di lingua che tendeva ad imporre, attraverso la comunicazione di massa, modelli linguistici poveri e del tutto funzionali ad una visione del mondo basata sull"utilitarismo mercantile e sul consumismo. Non si volevano recuperare i modelli letterari del passato, né orientarsi verso un neo-crepuscolarismo nostalgico. Si cercava invece una proiezione, appunto sperimentale, verso un futuro che rinnovasse la fiducia nell"atto poetico. La poesia sperimentale doveva perciò confrontarsi con i nuovi modelli linguistici in voga per difendersene e per attaccarli. In una parola, per sopravvivere, mantenendo un senso che non fosse quello, perdente, di un isolamento eburneo dalla realtà e dalla comunità sociale. Parallelamente si doveva anche evitare un appiattimento sui modelli linguistici esistenti e massificati. Quello che poi è invece accaduto con la deriva del postmoderno poetico negli anni Ottanta-Novanta. Il problema non era, dunque, più soltanto quello di contestare gli istituti tradizionali della poesia e del sistema letterario, avanzando con la bandiera delle avanguardie storiche o del modernismo. Era invece quello di contestare dall"interno i nuovi modelli linguistici che legittimavano ed esprimevano quell"ideologia mercantile che l"organizzazione sociale dei discorsi e dei segni veicolava. Così ad alcuni dei poeti che formarono il gruppo dei Novissimi (1961)[2] sembrò necessario distruggere il codice linguistico ordinario per distruggere l"ideologia che vi era sottesa. L"abbaglio di tale posizione fu acutamente segnalato da Maria Corti già nel 1965: L"equivoco di base sta nel considerare che la permanenza nel sistema e la conseguente comunicabilità siano un limite alla libertà linguistica e non invece lo strumento, il mezzo, della libertà stessa. L"innovazione o creazione linguistica è prodotta da un mutarsi dei rapporti della parola o del sintagma entro il sistema; sottratta ad esso, la parola cade nel vuoto extra atmosferico del cosmo, ruota inerte senza possibilità di evocazione e di innovazione.[3] Inoltre, chi (come certe avanguardie) ha inteso distruggere il linguaggio a mezzo linguaggio è pervenuto ad un linguaggio molto più artificiale, meno libero e più convenzionale di quello contro cui aveva combattuto.

Research paper thumbnail of Per una volatile leggerezza: il "lato manco" di Antonio Tabucchi

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Interrogarsi sul rapporto tra cultura e politica in un momento storico in cui i valori della cult... more Interrogarsi sul rapporto tra cultura e politica in un momento storico in cui i valori della cultura non meno di quelli della politica sono scivolati nell"effimero più vaniloquente o si sono ridotti al grado zero della corruzione morale e penale, non è, credo, senza significato. La riflessione potrebbe cominciare da un libretto di Gianfranco Contini che s"intitola appunto Dove va la cultura europea?, edito nel 2012 da Quodlibet (Macerata) per le cure di Luca Baranelli e arricchito da un bel saggio di Daniele Giglioli. Si tratta della ristampa del brillante e profondo resoconto della prima delle Rencontres internationales di Ginevra che Contini scrisse nel 1946 per conto della «Fiera letteraria» dove sarà edito il 31 ottobre del 1947 (pp. 1-2). Questi incontri al vertice dei massimi intellettuali europei avevano cadenza biennale e duravano due settimane. Il tema scelto per la prima delle Rencontres fu, e non paia non a caso, L'ésprit européen. Tra i partecipanti più importanti segnalo Lukàcs, Jaspers, Spender, Bernanos, Benda, Merleau-Ponty, Starobinski ecc. Per l"Italia (e Contini se ne lamenta) erano presenti solo Flora, Vigorelli, Campagnolo, Silone e pochi giornalisti. Croce, informato dell"annunciata presenza di Sartre, aveva declinato l"invito. Non erano stati invitati Bobbio, Montale, Bacchelli, Vigolo, Alvaro, Calogero, Capitini ecc. Gide e Eliot avevano rifiutato e anche Sartre, alla fine, non era venuto. Silone era poi ripartito senza parlare. La cultura europea aveva i suoi buoni motivi per interrogarsi dopo la guerra: non solo non era stata in grado di prevedere ed impedire le dittature, il secondo conflitto mondiale e la Shoah, ma spesso per indifferenza, per tornaconto o per adesione ideologica, gli uomini di cultura europei non si erano opposti al fascismo e al nazismo e anzi in alcuni casi li avevano favoriti o ne erano diventati complici. Naturalmente, oltre ai martiri politici dell"antifascismo (Matteotti, i fratelli Rosselli, Gobetti, Gramsci ecc.) vi furono luminose eccezioni.

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"Diacritica" fasc. 35, 2020

a.VI, fasc. 35, 25 ottobre 2020 https://diacritica.it/

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Un bel giorno Perceval, smemorato di sé al punto da non ricordare più neanche Dio né i giorni del... more Un bel giorno Perceval, smemorato di sé al punto da non ricordare più neanche Dio né i giorni della settimana, se ne andava in giro armato di tutto punto nel giorno del venerdì santo. Incontrando una compagnia di tre cavalieri che scortavano dieci donne ed erano disarmati in segno di penitenza, viene rimproverato da costoro per aver indossato le armi nel giorno della morte di Cristo. Uno dei cavalieri gli dice tra l'altro: Molto santa fu quella morte che salvò i vivi e risuscitò da morte a vita i morti. I perfidi Giudei, che si dovrebbe uccidere come cani, fecero il loro male e il nostro gran bene quando lo innalzarono sulla Croce: perdettero se stessi e salvarono noi. […] ogni uomo che crede in Dio, oggi, non dovrebbe portar armi[1] Così nel Perceval di Chrétien de Troyes, scritto prima del 1190. A prima vista il brano sembra un omaggio di genere all'antisemitismo diffuso nella corte fiamminga del cattolicissimo conte Filippo d'Alsazia, committente e dedicatario del libro di Chrétien nonché suo protettore e fanatico crociato. A ben guardare però il sarcasmo implicito nel

Research paper thumbnail of Teratologia metropolitana. Cinque prodigia esperpenstosi di Giorgio Mascitelli

La Traversata della città in festa (scemo di guerra), cui allude l'omonimo titolo di un racconto ... more La Traversata della città in festa (scemo di guerra), cui allude l'omonimo titolo di un racconto di Giorgio Mascitelli 1 è quella che compie il protagonista attraversando cinque spazi metropolitani, cui corrispondono altrettanti episodi narrativi distinti graficamente. Se si esclude il primo di questi spazi, che tematizza un chiassoso e volgare ritrovo giovanile in un palazzetto dello sport, la festa a cui fa riferimento il titolo non riguarda direttamente la città, ma allude con antifrastico sarcasmo alle "festose" occasioni sociali che caratterizzano la vita cittadina contemporanea: l'edonismo facile ma delirante del "mordi la mela" ancorché geneticamente modificata. Superfluo dire che la "traversata" è anche quella compiuta dallo scrittore nello spazio narrativo.

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Research paper thumbnail of Scilicet! un esercizio di lettura per Claudia Ruggeri

11 febbraio 2015 da "Nazione Indiana" di Giovanni Palmieri Un poesia totalmente indecifrabile è u... more 11 febbraio 2015 da "Nazione Indiana" di Giovanni Palmieri Un poesia totalmente indecifrabile è una poesia sbagliata. Non è né bella né brutta. Semplicemente è sbagliata. Dove l"ermetismo del dettato e l"invalicabilità delle presupposizioni private siano totali si è in presenza di un testo che nega se stesso. Perciò poesie di tal fatta sono rarissime.

Research paper thumbnail of Il "Fine" di Carlo Emilio Gadda

In principio fu un'inchiesta di "Solaria" sulle tendenze degli scrittori contemporanei promossa d... more In principio fu un'inchiesta di "Solaria" sulle tendenze degli scrittori contemporanei promossa dalla rivista a partire dal numero di luglio-agosto 1931 con un intervento di Giansiro Ferrata intitolato A proposito di tendenze. In seguito, nel fascicolo di settembre-ottobre dello stesso anno, Elio Vittorini partecipava al referendum solariano con uno scritto dal titolo Tendo al diario intimo.

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Poesia d"apertura della raccolta Inferno minore, il Matto I (del buco in figura) Beatrice è un er... more Poesia d"apertura della raccolta Inferno minore, il Matto I (del buco in figura) Beatrice è un ermetico manifesto della nuova poetica inaugurata da Claudia Ruggeri proprio con questa poesia. Il nuovo stile si mostra qui per la prima volta celebrando se stesso e giustificandosi in forma di barocca apoteosi. Si tratta, però, di un "manifesto" in cui è obbligatorio leggere, sovrainciso e cifrato, anche il decisivo discorso del male e del dolore di chi scrive. Leggiamo infatti subito che è dalla "dispersione" di questo male profondo che nasce la nuova maniera poetica e solo il male, giunto al culmine, potrà rendere al poeta la sua "rosa"… Del resto se un poeta -come è occorso alla Ruggeri -si identifica (o è venuto identificandosi) totalmente nel suo scrivere, se tra sé e il tempo ha messo una barriera di libri e quaderni, parlare di se stessi e parlare della propria poesia nel testo poetico diventano la stessa cosa. Invocare allora sic et simpliciter la consueta nozione di metapoesia è certamente un errore.

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Tra i bicchieri del Boccaccio. L'invenzione borghese del vino di qualità 7 maggio 2015 Pubblicato... more Tra i bicchieri del Boccaccio. L'invenzione borghese del vino di qualità 7 maggio 2015 Pubblicato da Giorgio Mascitelli di Giovanni Palmieri

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Research paper thumbnail of Svevo modernista e filosofo. Incontro con Giovanni Palmieri e Riccardo Cepach

Galway, 20 febbraio 2013. Il problema dell'autoriflessività dell'opera che in Svevo, anche prima ... more Galway, 20 febbraio 2013. Il problema dell'autoriflessività dell'opera che in Svevo, anche prima della Coscienza di Zeno (1923), si traduce nella scrittura del protagonista, decreta la doppia presenza del personaggio narrato, che diventa così non solo un autore di secondo grado ma anche un lettore e un interprete di se stesso. La sua inattendibilità di narratore e le sue falsificazioni non sono però quasi mai menzogne in senso tradizionale ma rivelano piuttosto la crisi di fiducia nella rappresentabilità del soggetto e del reale (Nietzsche, Freud, Lacan). Lo scrivere del protagonista obbliga i lettori di Svevo, non meno di quelli di Proust, a rivedere nel mondo delle merci il concetto di autore nonché l'opposizione romantica tra arte e vita. Che questi tratti modernisti di Svevo siano da ricondurre anche agli interessi filosofici dell'autore triestino? Il sapere narrativo che Svevo dimostra nei suoi scritti si nutre di un rapporto antico con i saperi filosofici, scientifici e tecnologici del suo tempo. A mano a mano che si prosegue nell'esplorazione della miniera della sua encyclopiédie-straordinariamente estesa e ricca di ramificazioni che corrono superficialmente, sì, ma in ogni direzione e dotata di pozzi vertiginosamente profondi solo in parte esplorati-ci si accorge che il dilettante triestino aveva nei confronti di tali saperi l'atteggiamento del dotto rinascimentale: non essendoci specializzazione né professionalità nei suoi percorsi di lettura non c'è nessuna disciplina guida, nessun indirizzo privilegiato. Philosophe viene quindi a essere la definizione più calzante, proprio per la varietà di significati del termine: "filosofo" secondo l'accezione antica di ricercatore della verità (c'è un afflato metafisico nella Coscienza di Zeno che si rivela più e più evidente), secondo quella rinascimentale di esploratore della natura in tutte le sue forme, secondo quella illuminista di smascheratore di ipocrisie e secondo quella "popolare" di saggio, di conoscitore della vita. Riccardo Cepach: lavora per la Biblioteca Civica di Trieste, al cui interno, dal 2005, si occupa del Museo Sveviano e del Museo Joyce e realizza mostre, pubblicazioni, manifestazioni e audiovisivi di promozione della cultura letteraria. Ha curato i volumi Guarire dalla cura. Italo Svevo e la medicina (2008), Lastricato di buoni propositi. Il centocinquantenario della nascita di Italo Svevo 1861-2011 (2012). È in uscita il volume scritto a quattro mani con Simone Volpato Alla peggio andrò in biblioteca. I libri ritrovati di Italo Svevo. Giovanni Palmieri: italianista di formazione filologica, si è occupato molto di Svevo a cui, tra l'altro, ha dedicato una monografia (Schmitz, Svevo, e Zeno. Storia di due biblioteche, Bompiani 1994) e l'edizione Giunti della Coscienza di Zeno. Recentemente sul n.7/2010 di "Filologia italiana" è uscita la sua edizione critica della sveviana Novella del buon vecchio e della bella fanciulla.