Lucia Bencistà - Academia.edu (original) (raw)
Papers by Lucia Bencistà
Il restauro della tavola di Giovanni Antonio Sogliani, 2022
Sulla tavola di Giovanni Antonio Sogliani proveniente dalla chiesa di San Donato a Greti restaura... more Sulla tavola di Giovanni Antonio Sogliani proveniente dalla chiesa di San Donato a Greti restaurata da Sandra Pucci con il contributo del Rotary Club e del Comune di Vinci
Memorie Valdarnesi , 2020
Giornale dell'Accademia Casentinese, 2020
Una copia ritrovata dell’Annunciazione di Andrea del Sarto per San Godenzo, 2024
Una data per l’affresco di Luberto da Montevarchi e precisazioni sulle opere della chiesa di San Ludovico di Tolosa, 2024
Rivista Corrispondenza (Fiesole), 2019
Questo breve contributo sull'abbazia di San Godenzo nell'omonima località dell'alta Val di Sieve,... more Questo breve contributo sull'abbazia di San Godenzo nell'omonima località dell'alta Val di Sieve, non intende ripercorrere la storia com-plessiva dell'edificio a partire dalla sua fondazione avvenuta nel 1028 da parte del vescovo fiesolano Jacopo il Bavaro-argomento introdotto dalla riproduzione della pergamena con la Erectio et dotatio monaste-rii S. Gaudentii conservata nell'archivio vescovile di Fiesole (e che sarà oggetto di un intervento nel prossimo numero di questa rivista)-bensì approfondire alcuni aspetti meno noti relativi alla storia del com-plesso in epoca moderna, considerati alla luce dello sconvolgimento subito dalla chiesa con il restauro operato negli anni '20 del Novecento e sviluppati in singole schede dedicate ad una serie di opere che oggi, seppur decontestualizzate rispetto alla loro originaria collocazione, sono ancora presenti in chiesa. Come è risaputo, del resto, il dipinto più prestigioso che secondo tutta la critica era stato eseguito per l'abbazia, l'Annunciazione con i santi Michele arcangelo e Filippo Benizi di Andrea del Sarto, si trova oggi alla Galleria Palatina a Firenze. La tela lasciò molto presto San Go-denzo perchè venne acquistata nel 1627 dal Cardinal Carlo de' Medici per la sua collezione, per 25 scudi, dagli «homini e compagnia di San Michele Arcangelo del borgo a San Godenzo». L'abbazia di San Godenzo, come oggi la vediamo (fig. 1), è il frutto di una serie di interventi di restauro condotti tra il 1907 ed il 1921-29 che ha cancellato completamente le tracce della lunga fase (fine XV-inizi XIX) durante la quale la chiesa fu retta dai frati serviti (Servi di Maria) della Santissima Annunziata di Firenze cui l'edificio era stato conferito con bolla del 1482 da papa Sisto IV, pur rimanendo parroc-chia con cura d'anime. Alcune foto d'epoca ci restituiscono in maniera un po' più sensibile il senso di questa perdita e soltanto la lettura in successione delle visite pastorali e degli inventari ci aiuta a ricostruire l'aspetto della chiesa e l'entità del suo patrimonio prima dei restauri novecenteschi. Molto è stato scritto, anche se in modo piuttosto fram-mentario, su San Godenzo, a partire da antiche fonti edite incentrate sulle vicende dell'abbazia nei primi secoli della sua esistenza, pas-sando per la preziosa storiografia tra Otto e Novecento (Repetti 1843, Niccolai 1914, Domino 1929), per arrivare a recenti contributi, come quello di Sabrina Elisetti nelle pagine di questa stessa rivista (2005) e quello illuminante di Roberto del Monte sui restauri del primo No-vecento (2014). Del resto l'abbazia medesima, nella forma in cui ci appare oggi, è un ulteriore documento, essendo il frutto di un processo di manomissione, per molti aspetti arbitrario e ingenuo, che va letto, in buona parte, come il frutto dell'ideologismo storico-nazionalista di un regime che voleva esaltare i luoghi medievali nei quali era passato Dante Alighieri e insieme sottolineare la rinnovata concertazione tra Stato e Chiesa sancita dai Patti Lateranensi, come stanno ad indicare i due stemmi del Papato e del Regno d'Italia con il fascio littorio al centro del mosaico sull'arco della calotta absidale. Le pessime condizioni in cui versava la chiesa agli inizi del '900 erano state denunciate in un breve articolo sul Marzocco del 16 novembre 1902 dal bibliotecario fiorentino Giuseppe Lando Passerini in occasio-ne del secentesimo anniversario del convegno fra Dante e i ghibellini 1
La Pieve di Sant'Eleuterio a Salutio, 2018
Il pittore Tommaso di Alfonso Gorini è documentato nei registri dell Accademia Fiorentina del Dis... more Il pittore Tommaso di Alfonso Gorini è documentato nei registri dell Accademia Fiorentina del Disegno dal 1635 al 1662
Memorie Valdarnesi, IX, VI, 2016
Il nuovo monastero domenicano sorto in località San Donato nei pressi di Pratovecchio e intitolat... more Il nuovo monastero domenicano sorto in località San Donato
nei pressi di Pratovecchio e intitolato a Santa Maria della Neve
e San Domenico, oltre ai beni delle monache del monastero di
Santa Maria della Neve, ha inglobato il patrimonio
artistico del monastero di San Domenico a Querceto
(Sesto Fiorentino) dove si erano trasferite, a loro volta, le monache
del monastero di San Domenico del Maglio di Firenze in
seguito alla soppressione del 1866, quando nel loro monastero si
insediò la scuola di Sanità Militare. Opere di Antonio del Ceraiolo, Ridolfo del Ghirlandaio, Filippo Tarchiani, Benedetto Veli, Francesco Curradi
Una tela con Sant'Antonio da Padova databile al 1677 e attribuita al pittore fiorentino Pier Dand... more Una tela con Sant'Antonio da Padova databile al 1677 e attribuita al pittore fiorentino Pier Dandini è stata restaurata da Serena Cappelli, Natalia Materassi e Paola Mariotti. Il restauro è stata l'occasione di uno studio più approfondito sia della tela che dell'oratorio dove è custodita.
Studio storico-artistico e di restauro a cura di Lucia Bencistà e Stefania Bracci
Il progetto di Inventariazione dei Beni Ecclesiastici storici e artistici promosso dalla Conferen... more Il progetto di Inventariazione dei Beni Ecclesiastici storici e artistici promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 1996, è attivo ormai da diversi anni anche nella nostra diocesi. Richiesto anche dal codice di diritto canonico, il progetto è volto alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio mobile ecclesiastico oltre che a fare emergere il valore devozionale e la valenza pastorale dei beni stessi. Esso si affianca alla catalogazione operata dal Ministero dei Beni Culturali attraverso le Soprintendenze ai cui standard si attiene sia per la metodologia di intervento, sia per il riversamento dei dati nel sistema informativo dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD). Molte chiese della nostra diocesi non raggiunte ancora dalla catalogazione ministeriale, grazie all'inventariazione diocesana possono acquisire maggiore consapevolezza del patrimonio artistico posseduto e rivelare la presenza di opere ancora non sufficientemente valorizzate. E' questo il caso di alcune chiese dell'Alto Casentino nelle quali, proprio attraverso l'attività di inventariazione, sono stati rintracciati alcuni dipinti inediti opera di importanti artisti fiorentini.
La diocesi di Fiesole è particolarmente ricca di una singolare tipologia di manufatti -i paliotti... more La diocesi di Fiesole è particolarmente ricca di una singolare tipologia di manufatti -i paliotti d'altare in scagliola -in una zona abbastanza ristretta, circoscritta ad alcune chiese distribuite tra il Valdarno superiore ed il Chianti e in alcune chiese situate alle pendici della foresta vallombrosana; tali paliotti si attestano cronologicamente in un arco temporale ben definito, che va dalla fine del XVII secolo al primo quarto del secolo successivo. La ricerca, condotta nell'ambito dell'ufficio beni ecclesiastici della diocesi di Fiesole 1 , ha sconfinato anche nella diocesi aretina dove si è riscontrata, in alcune chiese ai confini della zona da noi indagata, la presenza di paliotti che appartengono allo stesso nucleo dei nostri manufatti ed vi ha poi collegato ulteriori opere rientranti nella nostra indagine ma conservate in collezioni private, come il paliotto con San Lorenzo della collezione Bianco Bianchi 2 .
La pieve di San Pietro a Pitiana ( ), nel comune di Reggello, si adagia con grazia ed eleganza, s... more La pieve di San Pietro a Pitiana ( ), nel comune di Reggello, si adagia con grazia ed eleganza, solitaria e maestosa, nell'ampio pianoro dell'altipiano valdarnese che si apre ai piedi di una propaggine del Pratomagno, nel tratto che da Cascia arriva sino a Donnini, lungo la cosiddetta strada dei Sette Ponti, l'antica Clodia (detta anche Cassia vetus) che riprendeva a sua volta un antico tracciato etrusco che collegava Fiesole con Arezzo.
Il restauro della tavola di Giovanni Antonio Sogliani, 2022
Sulla tavola di Giovanni Antonio Sogliani proveniente dalla chiesa di San Donato a Greti restaura... more Sulla tavola di Giovanni Antonio Sogliani proveniente dalla chiesa di San Donato a Greti restaurata da Sandra Pucci con il contributo del Rotary Club e del Comune di Vinci
Memorie Valdarnesi , 2020
Giornale dell'Accademia Casentinese, 2020
Una copia ritrovata dell’Annunciazione di Andrea del Sarto per San Godenzo, 2024
Una data per l’affresco di Luberto da Montevarchi e precisazioni sulle opere della chiesa di San Ludovico di Tolosa, 2024
Rivista Corrispondenza (Fiesole), 2019
Questo breve contributo sull'abbazia di San Godenzo nell'omonima località dell'alta Val di Sieve,... more Questo breve contributo sull'abbazia di San Godenzo nell'omonima località dell'alta Val di Sieve, non intende ripercorrere la storia com-plessiva dell'edificio a partire dalla sua fondazione avvenuta nel 1028 da parte del vescovo fiesolano Jacopo il Bavaro-argomento introdotto dalla riproduzione della pergamena con la Erectio et dotatio monaste-rii S. Gaudentii conservata nell'archivio vescovile di Fiesole (e che sarà oggetto di un intervento nel prossimo numero di questa rivista)-bensì approfondire alcuni aspetti meno noti relativi alla storia del com-plesso in epoca moderna, considerati alla luce dello sconvolgimento subito dalla chiesa con il restauro operato negli anni '20 del Novecento e sviluppati in singole schede dedicate ad una serie di opere che oggi, seppur decontestualizzate rispetto alla loro originaria collocazione, sono ancora presenti in chiesa. Come è risaputo, del resto, il dipinto più prestigioso che secondo tutta la critica era stato eseguito per l'abbazia, l'Annunciazione con i santi Michele arcangelo e Filippo Benizi di Andrea del Sarto, si trova oggi alla Galleria Palatina a Firenze. La tela lasciò molto presto San Go-denzo perchè venne acquistata nel 1627 dal Cardinal Carlo de' Medici per la sua collezione, per 25 scudi, dagli «homini e compagnia di San Michele Arcangelo del borgo a San Godenzo». L'abbazia di San Godenzo, come oggi la vediamo (fig. 1), è il frutto di una serie di interventi di restauro condotti tra il 1907 ed il 1921-29 che ha cancellato completamente le tracce della lunga fase (fine XV-inizi XIX) durante la quale la chiesa fu retta dai frati serviti (Servi di Maria) della Santissima Annunziata di Firenze cui l'edificio era stato conferito con bolla del 1482 da papa Sisto IV, pur rimanendo parroc-chia con cura d'anime. Alcune foto d'epoca ci restituiscono in maniera un po' più sensibile il senso di questa perdita e soltanto la lettura in successione delle visite pastorali e degli inventari ci aiuta a ricostruire l'aspetto della chiesa e l'entità del suo patrimonio prima dei restauri novecenteschi. Molto è stato scritto, anche se in modo piuttosto fram-mentario, su San Godenzo, a partire da antiche fonti edite incentrate sulle vicende dell'abbazia nei primi secoli della sua esistenza, pas-sando per la preziosa storiografia tra Otto e Novecento (Repetti 1843, Niccolai 1914, Domino 1929), per arrivare a recenti contributi, come quello di Sabrina Elisetti nelle pagine di questa stessa rivista (2005) e quello illuminante di Roberto del Monte sui restauri del primo No-vecento (2014). Del resto l'abbazia medesima, nella forma in cui ci appare oggi, è un ulteriore documento, essendo il frutto di un processo di manomissione, per molti aspetti arbitrario e ingenuo, che va letto, in buona parte, come il frutto dell'ideologismo storico-nazionalista di un regime che voleva esaltare i luoghi medievali nei quali era passato Dante Alighieri e insieme sottolineare la rinnovata concertazione tra Stato e Chiesa sancita dai Patti Lateranensi, come stanno ad indicare i due stemmi del Papato e del Regno d'Italia con il fascio littorio al centro del mosaico sull'arco della calotta absidale. Le pessime condizioni in cui versava la chiesa agli inizi del '900 erano state denunciate in un breve articolo sul Marzocco del 16 novembre 1902 dal bibliotecario fiorentino Giuseppe Lando Passerini in occasio-ne del secentesimo anniversario del convegno fra Dante e i ghibellini 1
La Pieve di Sant'Eleuterio a Salutio, 2018
Il pittore Tommaso di Alfonso Gorini è documentato nei registri dell Accademia Fiorentina del Dis... more Il pittore Tommaso di Alfonso Gorini è documentato nei registri dell Accademia Fiorentina del Disegno dal 1635 al 1662
Memorie Valdarnesi, IX, VI, 2016
Il nuovo monastero domenicano sorto in località San Donato nei pressi di Pratovecchio e intitolat... more Il nuovo monastero domenicano sorto in località San Donato
nei pressi di Pratovecchio e intitolato a Santa Maria della Neve
e San Domenico, oltre ai beni delle monache del monastero di
Santa Maria della Neve, ha inglobato il patrimonio
artistico del monastero di San Domenico a Querceto
(Sesto Fiorentino) dove si erano trasferite, a loro volta, le monache
del monastero di San Domenico del Maglio di Firenze in
seguito alla soppressione del 1866, quando nel loro monastero si
insediò la scuola di Sanità Militare. Opere di Antonio del Ceraiolo, Ridolfo del Ghirlandaio, Filippo Tarchiani, Benedetto Veli, Francesco Curradi
Una tela con Sant'Antonio da Padova databile al 1677 e attribuita al pittore fiorentino Pier Dand... more Una tela con Sant'Antonio da Padova databile al 1677 e attribuita al pittore fiorentino Pier Dandini è stata restaurata da Serena Cappelli, Natalia Materassi e Paola Mariotti. Il restauro è stata l'occasione di uno studio più approfondito sia della tela che dell'oratorio dove è custodita.
Studio storico-artistico e di restauro a cura di Lucia Bencistà e Stefania Bracci
Il progetto di Inventariazione dei Beni Ecclesiastici storici e artistici promosso dalla Conferen... more Il progetto di Inventariazione dei Beni Ecclesiastici storici e artistici promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 1996, è attivo ormai da diversi anni anche nella nostra diocesi. Richiesto anche dal codice di diritto canonico, il progetto è volto alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio mobile ecclesiastico oltre che a fare emergere il valore devozionale e la valenza pastorale dei beni stessi. Esso si affianca alla catalogazione operata dal Ministero dei Beni Culturali attraverso le Soprintendenze ai cui standard si attiene sia per la metodologia di intervento, sia per il riversamento dei dati nel sistema informativo dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD). Molte chiese della nostra diocesi non raggiunte ancora dalla catalogazione ministeriale, grazie all'inventariazione diocesana possono acquisire maggiore consapevolezza del patrimonio artistico posseduto e rivelare la presenza di opere ancora non sufficientemente valorizzate. E' questo il caso di alcune chiese dell'Alto Casentino nelle quali, proprio attraverso l'attività di inventariazione, sono stati rintracciati alcuni dipinti inediti opera di importanti artisti fiorentini.
La diocesi di Fiesole è particolarmente ricca di una singolare tipologia di manufatti -i paliotti... more La diocesi di Fiesole è particolarmente ricca di una singolare tipologia di manufatti -i paliotti d'altare in scagliola -in una zona abbastanza ristretta, circoscritta ad alcune chiese distribuite tra il Valdarno superiore ed il Chianti e in alcune chiese situate alle pendici della foresta vallombrosana; tali paliotti si attestano cronologicamente in un arco temporale ben definito, che va dalla fine del XVII secolo al primo quarto del secolo successivo. La ricerca, condotta nell'ambito dell'ufficio beni ecclesiastici della diocesi di Fiesole 1 , ha sconfinato anche nella diocesi aretina dove si è riscontrata, in alcune chiese ai confini della zona da noi indagata, la presenza di paliotti che appartengono allo stesso nucleo dei nostri manufatti ed vi ha poi collegato ulteriori opere rientranti nella nostra indagine ma conservate in collezioni private, come il paliotto con San Lorenzo della collezione Bianco Bianchi 2 .
La pieve di San Pietro a Pitiana ( ), nel comune di Reggello, si adagia con grazia ed eleganza, s... more La pieve di San Pietro a Pitiana ( ), nel comune di Reggello, si adagia con grazia ed eleganza, solitaria e maestosa, nell'ampio pianoro dell'altipiano valdarnese che si apre ai piedi di una propaggine del Pratomagno, nel tratto che da Cascia arriva sino a Donnini, lungo la cosiddetta strada dei Sette Ponti, l'antica Clodia (detta anche Cassia vetus) che riprendeva a sua volta un antico tracciato etrusco che collegava Fiesole con Arezzo.
Una tavoletta di scuola senese degli inizi del XV secolo restaurata
L'iconografia dell'Annunciazione nei dipinti del territorio di Reggello (FI)