Marco Maria Sancricca - Academia.edu (original) (raw)
Papers by Marco Maria Sancricca
Come creare in un territorio un progetto ambientale durevole attraverso il brand
Come creare in un territorio un progetto ambientale durevole attraverso il brand
Come creare in un territorio un progetto ambientale durevole attraverso il brand
Racconto di un area militare dismessa nel Comune di Macerata
A partire dagli anni Ottanta negli Stati Uniti, e dagli anni Novanta in Europa, molte città si so... more A partire dagli anni Ottanta negli Stati Uniti, e dagli anni Novanta in Europa, molte città si sono dotate di un nuovo strumento di pianificazione per lo sviluppo locale: il piano strategico.
Tale strumento flessibile, democratico e costruito con un’ottica di lungo periodo si rivela la migliore scelta metodologica per orientare lo sviluppo della città, a partire per lo più da una situazione di crisi economica e di degrado sociale e urbano.
Oggi la pianificazione strategica è divenuta un’ordinaria via da percorrere qualora si intenda “affrontare la sfida di un cambiamento duraturo”, in un momento storico in cui la disciplina pianificatoria deve ridefinire i propri paradigmi ed i propri strumenti, a fronte del profondo cambiamento socio-economico che caratterizza il passaggio dalla società industriale a quella post-industriale.
In questo lavoro ci si propone di capire i perché della nascita e dell’evoluzione della pianificazione strategica nelle sue varie declinazioni e nelle rispettive scuole: americana, anglosassone ed europea (intesa come UE).
Sono analizzati casi concreti che saranno esemplificativi per ogni periodo storico facendo emergere come le nuove tecniche di pianificazione stanno evolvendo in quest’ottica.
Percorrendo le Marche lungo la strada statale litoranea SS16 Adriatica, più o meno a metà ci si i... more Percorrendo le Marche lungo la strada statale litoranea SS16 Adriatica, più o meno a metà ci si imbatte in un'anomalia
architettonica: un fuoriscala di cemento di 16 piani di puro modernismo ed “etica pop” che si materializza
improvvisamente, in posizione periferica rispetto al centro urbano, interrompendo un susseguirsi di “campagna litoranea”
e basse costruzioni. Ci si trova a Porto Recanati, piccolo borgo marinaro con poco più di 12.000 abitanti, in provincia di
Macerata, e quel colosso in muratura figlio dell'eccitazione economica degli anni Settanta è comunemente chiamato
Hotel House (da ora in poi HH), il quale ha registrato picchi di popolazione addirittura superiori a 2.000 abitanti, regolari
e non, per un totale di circa 30 nazionalità.
Molteplici le dinamiche che si sono susseguite nel tempo e che hanno “trasformato” l'HH da grattacielo turistico per il
ceto medio italiano in espansione a spazio disturbante per gli immigrati e i meno abbienti, rifiutato e disprezzato da
coloro che vivono in una situazione di disagio come ovvia conseguenza anche di dettami del classismo; forse proprio
coloro per i quali l'HH era stato concepito.
Alle condizioni di iniziale indifferenza e successiva intolleranza da parte degli italiani nei confronti dei migranti ha fatto
seguito una condizione di sfida, ancora una volta da parte degli “oriundi” nei confronti degli “altri”. Una sfida della città
nei confronti della periferia. Ma anche una sfida intesa come auto-organizzazione da parte degli abitanti dell'HH nella
riconquista dei propri spazi, sia fisici che sociali, e nella riaffermazione proprio di quei valori di democrazia e giustizia
venuti meno. Giustizia intesa sia come armoniosa convivenza ed integrazione tra portorecanatesi e abitanti dell'HH, sia
come necessaria rivalsa della periferia sulla città.
Come creare in un territorio un progetto ambientale durevole attraverso il brand
Come creare in un territorio un progetto ambientale durevole attraverso il brand
Come creare in un territorio un progetto ambientale durevole attraverso il brand
Racconto di un area militare dismessa nel Comune di Macerata
A partire dagli anni Ottanta negli Stati Uniti, e dagli anni Novanta in Europa, molte città si so... more A partire dagli anni Ottanta negli Stati Uniti, e dagli anni Novanta in Europa, molte città si sono dotate di un nuovo strumento di pianificazione per lo sviluppo locale: il piano strategico.
Tale strumento flessibile, democratico e costruito con un’ottica di lungo periodo si rivela la migliore scelta metodologica per orientare lo sviluppo della città, a partire per lo più da una situazione di crisi economica e di degrado sociale e urbano.
Oggi la pianificazione strategica è divenuta un’ordinaria via da percorrere qualora si intenda “affrontare la sfida di un cambiamento duraturo”, in un momento storico in cui la disciplina pianificatoria deve ridefinire i propri paradigmi ed i propri strumenti, a fronte del profondo cambiamento socio-economico che caratterizza il passaggio dalla società industriale a quella post-industriale.
In questo lavoro ci si propone di capire i perché della nascita e dell’evoluzione della pianificazione strategica nelle sue varie declinazioni e nelle rispettive scuole: americana, anglosassone ed europea (intesa come UE).
Sono analizzati casi concreti che saranno esemplificativi per ogni periodo storico facendo emergere come le nuove tecniche di pianificazione stanno evolvendo in quest’ottica.
Percorrendo le Marche lungo la strada statale litoranea SS16 Adriatica, più o meno a metà ci si i... more Percorrendo le Marche lungo la strada statale litoranea SS16 Adriatica, più o meno a metà ci si imbatte in un'anomalia
architettonica: un fuoriscala di cemento di 16 piani di puro modernismo ed “etica pop” che si materializza
improvvisamente, in posizione periferica rispetto al centro urbano, interrompendo un susseguirsi di “campagna litoranea”
e basse costruzioni. Ci si trova a Porto Recanati, piccolo borgo marinaro con poco più di 12.000 abitanti, in provincia di
Macerata, e quel colosso in muratura figlio dell'eccitazione economica degli anni Settanta è comunemente chiamato
Hotel House (da ora in poi HH), il quale ha registrato picchi di popolazione addirittura superiori a 2.000 abitanti, regolari
e non, per un totale di circa 30 nazionalità.
Molteplici le dinamiche che si sono susseguite nel tempo e che hanno “trasformato” l'HH da grattacielo turistico per il
ceto medio italiano in espansione a spazio disturbante per gli immigrati e i meno abbienti, rifiutato e disprezzato da
coloro che vivono in una situazione di disagio come ovvia conseguenza anche di dettami del classismo; forse proprio
coloro per i quali l'HH era stato concepito.
Alle condizioni di iniziale indifferenza e successiva intolleranza da parte degli italiani nei confronti dei migranti ha fatto
seguito una condizione di sfida, ancora una volta da parte degli “oriundi” nei confronti degli “altri”. Una sfida della città
nei confronti della periferia. Ma anche una sfida intesa come auto-organizzazione da parte degli abitanti dell'HH nella
riconquista dei propri spazi, sia fisici che sociali, e nella riaffermazione proprio di quei valori di democrazia e giustizia
venuti meno. Giustizia intesa sia come armoniosa convivenza ed integrazione tra portorecanatesi e abitanti dell'HH, sia
come necessaria rivalsa della periferia sulla città.