Mario Bonaviri - Academia.edu (original) (raw)

Papers by Mario Bonaviri

Research paper thumbnail of Tra alto e basso medioevo. Ceramiche, merci e scambi nelle valli dello Jato e del Belìce Destro dalle ricognizioni nel territorio (Palermo)

In the last years there has been a renewed interest in Medieval Sicily. With this contribution, w... more In the last years there has been a renewed interest in Medieval Sicily. With this contribution, we would like to introduce the preliminary data of the survey undertaken in the Valle of Jato, situated in Palermo's hinterland. The time frame here taken into considerations extends from the 6 th to the 13 th centuries A.D. In this paper we would like to contribute to the reconstruction of the medieval history of this archaeological landscape, through the study of written sources, mainly the giarīda of Monreale, and of its material culture. The comparison of the pottery recovered in the valley with that of Palermo, object of a recent chrono-typological revision, has been very important for this study. Thanks to this we are able to recognise that some settlements already existed during the Islamic period, probably dating from around the 10 th century A.D., in spite of the fact that our first written sources are dated from the end of the 11 th century. Moreover, analysis of the ceramic...

Research paper thumbnail of Il «Castellazzo» di Monte Iato in Sicilia occidentale (prov. di Palermo). Terza e quarta campagna di scavo. Ricognizioni nel territorio

From May 15th to 30th and 15th to 30th September 2015 took place the fifth and sixth excavation c... more From May 15th to 30th and 15th to 30th September 2015 took place the fifth and sixth excavation campaign at the Castellazzo of Monte Iato. The presence of 15 participants made it possible to deepen the research significantly and expand the surface area of investigation. It is completely emptied a room already identified in previous campaigns and provided new information about the relationship with the existing cemetery. Part of a burial in a supine position was destroyed by the installation of wall 20. Traces of another turret projecting from the walls have been discovered in the east and another section of the inner walls (15) was fully exposed. A gate, between two towers, is the first entry traced so far, on the northeastern side of the plateau. The archaeological materials found confirm the characteristics and type of construction. Being a military camp of ephemeral nature, although active at least 30 years, objects such as arrowheads and crossbow quarrels, knives, buckles and harnesses for horses have been found. One of the environments has been interpreted as an area where gaming took place because of the presence of four dice in ivory, glasses and different coins, in addition to the greater extent than the other environments found. Among the findings are reported a glass weight with a cufic inscription dated to the mid-twelfth century and two bronze coins dated in 15 th century.

Research paper thumbnail of Grotta Sticca Roccamena PA Un'ipotesi interpretativa

della di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia... more della di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia, il Prof. Alberto Scuderi, dal Gruppo Speleologico Ambientale di Trapani, (Dott.re Ninni Gallina, Dott.ssa Federica Tobia, Do occasione di un lavoro, intrapreso l'anno precedente, per il censimento, rilievo e accatastamento delle cavità carsiche della zona. all'estremità settentrionale di un grosso complesso di rocce carbonatiche affioranti conosciute come: Rocche di Maranfusa o Cozzo Sticca (fig 2). Lo sviluppo della cavità misura i sezione ovale con andamento curvilineo che si arresta dove la volta crollata lascia in parte a cielo aperto l'ultimo tratto, creando così un accesso dall'esterno sul lato sud occidentale delle Rocche di Maranfusa. L compatto, misto a pietre di medie dimensioni, ed è solo nella parte finale della cavità che affiora il suolo roccioso dove, e in alcuni punti, si in occasione degli scavi archeologici, condotti dalla Soprintendenza di Palermo negli an Dott.ssa Francesca I tesori della Sticca: una grotta Nel Dicembre 2014 veniva annunciata la scoperta di un gruppo di incisioni preistoriche all'interno della grotta Sticca sita nel territorio di Roccamena, un piccolo comune di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia, il Prof. Alberto Scuderi, dal Gruppo Speleologico Ambientale di Trapani, (Dott.re Ninni Gallina, Dott.ssa Federica Tobia, Dott.re Roberto Mazzeo e Dott.re Roberto Grammatico), e dalla Geologa, Dott.ssa Rossana Scuderi, in occasione di un lavoro, intrapreso l'anno precedente, per il censimento, rilievo e accatastamento delle cavità carsiche della zona. La Grotta "Sticca" (Fig 1 all'estremità settentrionale di un grosso complesso di rocce carbonatiche affioranti conosciute come: Rocche di Maranfusa o Cozzo Sticca (fig 2). Lo sviluppo della cavità misura i sezione ovale con andamento curvilineo che si arresta dove la volta crollata lascia in parte a cielo aperto l'ultimo tratto, creando così un accesso dall'esterno sul lato sud occidentale delle Rocche di Maranfusa. L'interno è interamente percorribile senza alcuna difficoltà, ed il talus si presenta con uno strato di letame compatto, misto a pietre di medie dimensioni, ed è solo nella parte finale della cavità che affiora il suolo roccioso dove, e in alcuni punti, si Fig. 1-Ingresso della grotta (ft. Fig. 2-Panoramica sulle Rocche di Maranfusa Già in precedenza furono effettuate delle indagini all'interno della in occasione degli scavi archeologici, condotti dalla Soprintendenza di Palermo negli an Dott.ssa Francesca Spatafora che, interessarono i pianori sommita I tesori della Sticca: una grotta-Un'ipotesi interpretativa Nel Dicembre 2014 veniva annunciata la scoperta di un gruppo di incisioni preistoriche all'interno grotta Sticca sita nel territorio di Roccamena, un piccolo comune di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia, il Prof. Alberto Scuderi, dal Gruppo Speleologico Ambientale di Trapani, (Dott.re Ninni Gallina, Dott.ssa Federica Tobia, tt.re Roberto Mazzeo e Dott.re Roberto Grammatico), e dalla Geologa, Dott.ssa Rossana Scuderi, in occasione di un lavoro, intrapreso l'anno precedente, per il censimento, rilievo e accatastamento delle cavità a" (Fig 1-1a) prende il nome dall'omonima contrada e Masseria, e si affaccia all'estremità settentrionale di un grosso complesso di rocce carbonatiche affioranti conosciute come: Rocche di Maranfusa o Cozzo Sticca (fig 2). Lo sviluppo della cavità misura i sezione ovale con andamento curvilineo che si arresta dove la volta crollata lascia in parte a cielo aperto l'ultimo tratto, creando così un accesso dall'esterno sul lato sud occidentale delle Rocche di Maranfusa. 'interno è interamente percorribile senza alcuna difficoltà, ed il talus si presenta con uno strato di letame compatto, misto a pietre di medie dimensioni, ed è solo nella parte finale della cavità che affiora il suolo roccioso dove, e in alcuni punti, si possono notare piccole porzioni concrezionate miste ad ossa fossili. (ft. M. Bonaviri) Fig. 1a Panoramica sulle Rocche di Maranfusa e ubicazione della Grotta Sticca Già in precedenza furono effettuate delle indagini all'interno della in occasione degli scavi archeologici, condotti dalla Soprintendenza di Palermo negli an Spatafora che, interessarono i pianori sommita-santuario ? n'ipotesi interpretativa Nel Dicembre 2014 veniva annunciata la scoperta di un gruppo di incisioni preistoriche all'interno grotta Sticca sita nel territorio di Roccamena, un piccolo comune di circa 2000 abitanti della Provincia di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia, il Prof. Alberto Scuderi, dal Gruppo Speleologico Ambientale di Trapani, (Dott.re Ninni Gallina, Dott.ssa Federica Tobia, tt.re Roberto Mazzeo e Dott.re Roberto Grammatico), e dalla Geologa, Dott.ssa Rossana Scuderi, in occasione di un lavoro, intrapreso l'anno precedente, per il censimento, rilievo e accatastamento delle cavità 1a) prende il nome dall'omonima contrada e Masseria, e si affaccia all'estremità settentrionale di un grosso complesso di rocce carbonatiche affioranti conosciute come: Rocche di Maranfusa o Cozzo Sticca (fig 2). Lo sviluppo della cavità misura in tutto 34 mt. e presenta un corridoio a sezione ovale con andamento curvilineo che si arresta dove la volta crollata lascia in parte a cielo aperto l'ultimo tratto, creando così un accesso dall'esterno sul lato sud occidentale delle Rocche di Maranfusa. 'interno è interamente percorribile senza alcuna difficoltà, ed il talus si presenta con uno strato di letame compatto, misto a pietre di medie dimensioni, ed è solo nella parte finale della cavità che affiora il suolo possono notare piccole porzioni concrezionate miste ad ossa fossili. Fig. 1a-Interno della grotta (ft. M. Bonaviri) e ubicazione della Grotta Sticca (ft. M. Bonaviri) Già in precedenza furono effettuate delle indagini all'interno della grotta dal Prof.re G. Mannino in occasione degli scavi archeologici, condotti dalla Soprintendenza di Palermo negli anni '90 e d Spatafora che, interessarono i pianori sommitali del vicino Monte Maranfusa Nel Dicembre 2014 veniva annunciata la scoperta di un gruppo di incisioni preistoriche all'interno di circa 2000 abitanti della Provincia di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia, il Prof. Alberto Scuderi, dal Gruppo Speleologico Ambientale di Trapani, (Dott.re Ninni Gallina, Dott.ssa Federica Tobia, tt.re Roberto Mazzeo e Dott.re Roberto Grammatico), e dalla Geologa, Dott.ssa Rossana Scuderi, in occasione di un lavoro, intrapreso l'anno precedente, per il censimento, rilievo e accatastamento delle cavità 1a) prende il nome dall'omonima contrada e Masseria, e si affaccia all'estremità settentrionale di un grosso complesso di rocce carbonatiche affioranti conosciute come: Rocche n tutto 34 mt. e presenta un corridoio a sezione ovale con andamento curvilineo che si arresta dove la volta crollata lascia in parte a cielo aperto l'ultimo tratto, creando così un accesso dall'esterno sul lato sud occidentale delle Rocche di Maranfusa. 'interno è interamente percorribile senza alcuna difficoltà, ed il talus si presenta con uno strato di letame compatto, misto a pietre di medie dimensioni, ed è solo nella parte finale della cavità che affiora il suolo possono notare piccole porzioni concrezionate miste ad ossa fossili. Bonaviri) (ft. M. Bonaviri) grotta dal Prof.re G. Mannino ⁽¹⁾, ni '90 e diretti dalla li del vicino Monte Maranfusa ⁽²⁾,

Research paper thumbnail of I BOLLI SU LATERIZI DELLA VALLE DEL CARBOJ

Ѐ ormai noto che i bolli laterizi attestano, in genere, la presenza di manufatti provenienti da g... more Ѐ ormai noto che i bolli laterizi attestano, in genere, la presenza di manufatti provenienti da grandi officine, la cui produzione a livello industriale era mirata a coprire la richiesta di consumo di un ampio territorio che le piccole produzioni degli impianti privati, legati ai singoli edifici rustici, non riuscivano a soddisfare. L'uso di imprimere iscrizioni sui laterizi, dopo la foggiatura e prima della cottura, è attestato, con maggiore o minore intensità, dalla fine del II secolo a. C. e gli inizi del I secolo d. C. con una diffusa produzione durante tutto il I secolo d. C. per poi lentamente scomparire verso il VI secolo. Lo studio delle migliaia di tipi di bolli noti, avviato già nell'Ottocento, costituisce un campo d'indagine di notevole importanza per comprendere l'organizzazione della produzione, che era basata su officine (figlinae) gestite da officinatores (imprenditori, per lo più di condizione libera) e da domini (proprietari delle cave di argilla o, secondo alcuni studiosi, anche degli impianti). Molte figlinae appartenevano al fisco imperiale o erano anche proprietà personale degli imperatori che molte volte figurano come domini nei bolli. Un esempio in Sicilia lo abbiamo dai bolli con nome GALBA provenienti dall'area archeologica di Piano Camera, un luogo nella piana di Gela a ca. 15 km a NE della città greca; tali bolli potrebbero riferirsi ad una gens di alto rango implicata nella produzione ceramica, dato che GaIba non è un nome servile ed è, inoltre, estremamente raro. Questi bolli, purtroppo sono stati finora trovati soltanto in superficie e la conferma dataci da Wilson per la datazione di questo bollo al I secolo d. C., è forse da ricercare nei futuri scavi dell'area. Altre attestazioni del marchio nella forma GALB-le abbiamo da due aree dell'agrigentino: Canicattì e Contrada San Michele. La funzione dei bolli sarebbe stata principalmente quella di distinguere i manufatti elaborati da vari nuclei artigiani operanti all'interno del complesso e non quella di distinguere gli stessi manufatti in fase di commercializzazione. Dalle preliminari ricognizioni, svolte con l'ausilio dei funzionari della Soprintendenza di Agrigento lungo la Valle del Fiume Carboj, sono stati raccolti superficialmente in alcune aree diversi frammenti di tegole che presentano bolli di fabbrica. Una cospicua quantità di questi frammenti recanti bolli, proviene dal probabile emporio portuale sito in c.da Maragani alla foce del fiume Carboj, che identificai come UT2, mentre altri provengono dall'insediamento rurale, scavato negli anni '90 dalla Soprintendenza di Agrigento, in c.da la Romana sull'ansa sinistra dello stesso fiume, che identificai come UT1 1. Questi frammenti, che recano il marchio di fabbrica (MT LVCO) FIG. 1, (M LVCONI) FIG. 2, (MT LVCONI) FIG. 3, (M L-) FIG. 4, sono costituiti da bolli rettangolari impressi al centro dell'estremità anteriore delle tegole, in prossimità dei bordi ad angolo retto, con le lettere lievemente rilevate e, in alcuni casi, poco leggibili. Il Garozzo ci informa scarsamente a riguardo in quanto suppone la compresenza di due fratelli operanti nel territorio oppure impegnati nella medesima officina, riportando come probabile analogia due matrici rispettivamente impresse su due anse di MGS di fine III-II secolo a. C., provenienti da Erice 2. 1 POLITO 2000. 2 GAROZZO 2011, pp. 488-490; 693-694.

Research paper thumbnail of ARCHEOLOGIA SUBACQUEA 2.0 IL PORTO E L'ENTROTERRA. LA FOCE DEL CARBOJ (SCIACCA) E L'INSEDIAMENTO COSTIERO NELLA SICILIA CENTRALE

Con il presente poster intendiamo divulgare le recentissime ricerche di superfi-cie condotte anco... more Con il presente poster intendiamo divulgare le recentissime ricerche di superfi-cie condotte ancora in forma preliminare presso la foce del fiume Carboj nelle immediate vicinanze di Sciacca in provincia di Agrigento. Proprio alla foce del fiume si trova un'area di dispersione di frammenti ceramici databili tra il primo ed il tardo impero che si estende fino al contatto con la battigia. Recenti ma-reggiate e l'analisi della fotografia aerea storica hanno inoltre portato alla luce le strutture portuali pertinenti ad un sistema di banchine di forma rettangolare realizzato in blocchi di calcarenite parallelepipedi poco al di sotto del livello dell'acqua (circa-1,60 m). Tutte le strutture sono state già mappate ed inserite in un sistema informativo territoriale per il continuo aggiornamento dei dati. Contestualmente a questo si è proceduto ad effettuare una ricognizione arche-ologica intensiva e sistematica lungo tutto il fiume Carboj realizzando carte del-la visibilità e carte tematiche per la fasi archeologiche e storiche rintracciate. L'esistenza di un insediamento già sottoposto a scavo stratigrafico da parte della Soprintendenza di Agrigento ed i numerosi altri ritrovamenti si inseriscono in un dibattitto in continua evoluzione sul ruolo della costa agrigentina in età ro-mana. La naturale vicinanza con l'Africa, la morfologia costiera e la presenza di una viabilità strutturata, avvicina la nostra ricerca a quanto emerso dagli stu-di sul fiume Verdura, sul fiume Carabollace e sull'emporion di San Leone. Inse-diamenti costieri che hanno costituito il ponte tra mare africano e terra di Sicilia per lo scambio di prodotti, merci e manufatti in un Mediterraneo privo di frontie-re. La presenza di ceramica africana ed anfore, già nota dal confronto con altri contesti citati e l'ulteriore esistenza di aree di dispersione con elementi di spic-co quali mosaici ed elementi architettonici, ci informa sul tenore di vita (almeno per alcuni secoli) degli "abitanti" lungo il fiume. Insieme ai dati sulla struttura portuale si presenterà al momento della stampa degli atti lo studio dei manufatti archeologici rinvenuti e già in deposito presso la Soprintendenza ai BB. CC. AA di Agrigento. Foto aerea del 2000 (Archivio IGM Firen-ze) in cui si nota immediatamente alla si-nistra idrografica della foce del Carboj la struttura rettangolare. Insieme alle risorse archeologiche alla foce del fiume Carboj si sono rintraccia-te diverse UT (Unità Topografiche) lungo gli 11 Km che uniscono il porto antico al Lago Arancio, uno degli invasi artificiali più grandi della Sicilia. Il territorio ai lati del fiume è stato percorso interamente a piedi considerando un'area di ri-spetto di circa 1 Km. Si sono così rinvenute ben 25 UT le cui cronologie spa-ziano dal Paleolitico Superiore fino alla prima metà del secolo XI. Insieme si è registrata l'estensione dell'areale di dispersione, la concentrazione al suolo dei frammenti e la visibilità del terreno. Il tutto è stato implementato in ambiente GIS con software open source. Le testimonianze sono distribuite in modo uni-forme in tre grandi aree. In prossimità della foce, al di sotto del Ponte Carboj e nella Gola della Tardara. Le prime due aree sono geograficamente legate a terrazzi marini pleistocenici ora occupati da estesi vigneti che hanno reso la prospezione più sistematica poiché i filari delle vigne sono stati esplorati singo-larmente. L'area della Gola è stata invece esplorata solo di recente a seguito di estesi incendi che hanno devastato la macchia mediterranea. Ciò ha favorito tuttavia la ricerca archeologica mostrando evidenze archeologiche assoluta-mente particolari nonché strutture di notevole impegno costruttivo. Tra queste una di forma rettangolare realizzata in grossi blocchi di calcarenite (UT 22-15x6 m) posta su uno sperone a controllo della Gola della Tardara certamente identificabile come un punto di vedetta di età arcaica vista la dispersione di frammenti al suolo. Notevoli le testimonianze di età preistorica come le Grotte UT 17, 18 e 23). Nell'ultima si è rinvenuta ceramica dello Stile San Cono-Piano Notaro-Conzo (Eneolitico) e tracce di una sepoltura. Le prime due han-no inoltre avuto una frequentazione durante il medioevo islamico (fine IX-me-tà XI) legata al controllo dell'unica via di accesso che percorreva la Gola della Tardara fino alle zone pianeggianti dell'attuale Sambuca di Sicilia. La difficoltà di accesso, che certamente non doveva essere diversa anche nell'antichità, non ha costituito un motivo ostativo per la nascita di questi insediamenti. La presenza delle strutture portuali, unica rispetto agli altri casi di insediamento costiero della costa agrigentina, pone ulteriore interesse per questo territorio. Sarebbe auspicabile intraprendere uno scavo congiunto "terra-mare" almeno nelle aree di dispersione più vicine alla foce per riuscire a delineare la rete di commerci e traffici cui era inserita la foce del Carboj. Ricordiamo inoltre che la banchina rintracciata dalle foto aeree nonché dalle mareggiate risulta l'unica struttura tra Sciacca e Selinunte, altro grande centro costiero con fasi di vita che coprono l'intero arco VII a.C.-XIII d.C. Aree di dispersione alla foce del Carboj Foto Agosto 2016 Uno dei bloc-chi di calcare-nite affioranti a seguito di recenti ma-reggiate-A-gosto 2015 Distribuzione dei rinvenimenti lungo il fiume Frammenti preistorici dalla UT 23 UT 22-Risulta evidente un lato della struttura rettangolare sulla sommità del rilievo UT 18 (a destra)-Grotta del Ragno.

Research paper thumbnail of Il Fiume e la sua Valle - 2019.pdf

Il presente lavoro vuole fornire un modesto contributo storico-archeologico riguardante un'area c... more Il presente lavoro vuole fornire un modesto contributo storico-archeologico riguardante un'area compresa tra i territori comunali della Provincia Agrigentina di Sciacca e Menfi che per secoli, soprattutto in età imperiale e tardoantica, hanno avuto un ruolo importante sotto l'aspetto strategico ed economico. Ѐ grazie alle ricerche effettuate sul campo che si è potuto procedere alla raccolta superficiale della ceramica, caratterizzata da cronologie differenti, che è stata depositata presso la Soprintendenza BB.CC.AA di Agrigento nella speranza futura di potere effettuare studi più approfonditi. Le fonti, solo in pochi casi eloquenti, ci tramandano qualche notizia ma, il più delle volte, soltanto a carattere geografico o etimologico al fine di poter delineare un quadro storico della Valle e del suo fiume, il Carboj. Fig. 1: Bacino idrografico del Carboj. Il Fiume Carboj ricade nel versante centro-meridionale della Sicilia, estendendosi per circa 208 Kmq dal centro abitato di S. Margherita Belìce sino al Mar Mediterraneo in Contrada Maragani, quest'ultima al confine tra il territorio

Research paper thumbnail of FOLDER-it-2014-317.pdf

The excavation revealed a surrounding wall characterized by outward towers at regular intervals. ... more The excavation revealed a surrounding wall characterized by outward towers at regular intervals. An entrance was found on the north side. Moreover, it is possible to conjecture a further doorway to the southwest. The archaeological layers lay immediately under topsoil which, since antiquity, has undergone few activities, mainly related to the installation of vineyards. Furthermore, a rectangular room leaning against the surrounding wall was entirely excavated. Adjacent to it was found a burial relating to a single soldier. In parallel, a field survey was carried out onto the valley areas of "Iato" and "Belìce Destro". The research identified and documented more than 200 sites with archaeological or structural evidence.

Research paper thumbnail of Tra alto e basso medioevo. Ceramiche, merci e scambi nelle valli dello Jato e del Belìce Destro dalle ricognizioni nel territorio (Palermo

In the last years there has been a renewed interest in Medieval Sicily. With this contribution, w... more In the last years there has been a renewed interest in Medieval Sicily. With this contribution, we would like to introduce the preliminary data of the survey undertaken in the Valle of Jato, situated in Palermo's hinterland. The time frame here taken into considerations extends from the 6 th to the 13 th centuries A.D. In this paper we would like to contribute to the reconstruction of the medieval history of this archaeological landscape, through the study of written sources, mainly the giarīda of Monreale, and of its material culture. The comparison of the pottery recovered in the valley with that of Palermo, object of a recent chrono-typological revision, has been very important for this study. Thanks to this we are able to recognise that some settlements already existed during the Islamic period, probably dating from around the 10 th century A.D., in spite of the fact that our first written sources are dated from the end of the 11 th century. Moreover, analysis of the ceramic fabrics recovered during the survey reveals that most of this pottery was produced in Palermo, reflecting the strong relationship of this territory to the Sicilian capital.

Research paper thumbnail of Il «Castellazzo» di Monte Iato in Sicilia occidentale (PA) Quinta e sesta campagna di scavo. Aggiornamenti dal territorio

From May 15th to 30th and 15th to 30th September 2015 took place the fifth and sixth excavation c... more From May 15th to 30th and 15th to 30th September 2015 took place the fifth and sixth excavation campaign at the Castellazzo of Monte Iato. The presence of 15 participants made it possible to deepen the research significantly and expand the surface area of investigation. It is completely emptied a room already identified in previous campaigns and provided new information about the relationship with the existing cemetery. Part of a burial in a supine position was destroyed by the installation of wall 20. Traces of another turret projecting from the walls have been discovered in the east and another section of the inner walls (15) was fully exposed. A gate, between two towers, is the first entry traced so far, on the northeastern side of the plateau. The archaeological materials found confirm the characteristics and type of construction. Being a military camp of ephemeral nature, although active at least 30 years, objects such as arrowheads and crossbow quarrels, knives, buckles and harnesses for horses have been found. One of the environments has been interpreted as an area where gaming took place because of the presence of four dice in ivory, glasses and different coins, in addition to the greater extent than the other environments found. Among the findings are reported a glass weight with a cufic inscription dated to the mid-twelfth century and two bronze coins dated in 15 th century.

Books by Mario Bonaviri

Research paper thumbnail of QUANDO GLI ELEFANTI VIVEVANO IN SICILIA

QUANDO GLI ELEFANTI VIVEVANO IN SICILIA di Ignazio Messana, 2018

Research paper thumbnail of Tra alto e basso medioevo. Ceramiche, merci e scambi nelle valli dello Jato e del Belìce Destro dalle ricognizioni nel territorio (Palermo)

In the last years there has been a renewed interest in Medieval Sicily. With this contribution, w... more In the last years there has been a renewed interest in Medieval Sicily. With this contribution, we would like to introduce the preliminary data of the survey undertaken in the Valle of Jato, situated in Palermo's hinterland. The time frame here taken into considerations extends from the 6 th to the 13 th centuries A.D. In this paper we would like to contribute to the reconstruction of the medieval history of this archaeological landscape, through the study of written sources, mainly the giarīda of Monreale, and of its material culture. The comparison of the pottery recovered in the valley with that of Palermo, object of a recent chrono-typological revision, has been very important for this study. Thanks to this we are able to recognise that some settlements already existed during the Islamic period, probably dating from around the 10 th century A.D., in spite of the fact that our first written sources are dated from the end of the 11 th century. Moreover, analysis of the ceramic...

Research paper thumbnail of Il «Castellazzo» di Monte Iato in Sicilia occidentale (prov. di Palermo). Terza e quarta campagna di scavo. Ricognizioni nel territorio

From May 15th to 30th and 15th to 30th September 2015 took place the fifth and sixth excavation c... more From May 15th to 30th and 15th to 30th September 2015 took place the fifth and sixth excavation campaign at the Castellazzo of Monte Iato. The presence of 15 participants made it possible to deepen the research significantly and expand the surface area of investigation. It is completely emptied a room already identified in previous campaigns and provided new information about the relationship with the existing cemetery. Part of a burial in a supine position was destroyed by the installation of wall 20. Traces of another turret projecting from the walls have been discovered in the east and another section of the inner walls (15) was fully exposed. A gate, between two towers, is the first entry traced so far, on the northeastern side of the plateau. The archaeological materials found confirm the characteristics and type of construction. Being a military camp of ephemeral nature, although active at least 30 years, objects such as arrowheads and crossbow quarrels, knives, buckles and harnesses for horses have been found. One of the environments has been interpreted as an area where gaming took place because of the presence of four dice in ivory, glasses and different coins, in addition to the greater extent than the other environments found. Among the findings are reported a glass weight with a cufic inscription dated to the mid-twelfth century and two bronze coins dated in 15 th century.

Research paper thumbnail of Grotta Sticca Roccamena PA Un'ipotesi interpretativa

della di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia... more della di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia, il Prof. Alberto Scuderi, dal Gruppo Speleologico Ambientale di Trapani, (Dott.re Ninni Gallina, Dott.ssa Federica Tobia, Do occasione di un lavoro, intrapreso l'anno precedente, per il censimento, rilievo e accatastamento delle cavità carsiche della zona. all'estremità settentrionale di un grosso complesso di rocce carbonatiche affioranti conosciute come: Rocche di Maranfusa o Cozzo Sticca (fig 2). Lo sviluppo della cavità misura i sezione ovale con andamento curvilineo che si arresta dove la volta crollata lascia in parte a cielo aperto l'ultimo tratto, creando così un accesso dall'esterno sul lato sud occidentale delle Rocche di Maranfusa. L compatto, misto a pietre di medie dimensioni, ed è solo nella parte finale della cavità che affiora il suolo roccioso dove, e in alcuni punti, si in occasione degli scavi archeologici, condotti dalla Soprintendenza di Palermo negli an Dott.ssa Francesca I tesori della Sticca: una grotta Nel Dicembre 2014 veniva annunciata la scoperta di un gruppo di incisioni preistoriche all'interno della grotta Sticca sita nel territorio di Roccamena, un piccolo comune di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia, il Prof. Alberto Scuderi, dal Gruppo Speleologico Ambientale di Trapani, (Dott.re Ninni Gallina, Dott.ssa Federica Tobia, Dott.re Roberto Mazzeo e Dott.re Roberto Grammatico), e dalla Geologa, Dott.ssa Rossana Scuderi, in occasione di un lavoro, intrapreso l'anno precedente, per il censimento, rilievo e accatastamento delle cavità carsiche della zona. La Grotta "Sticca" (Fig 1 all'estremità settentrionale di un grosso complesso di rocce carbonatiche affioranti conosciute come: Rocche di Maranfusa o Cozzo Sticca (fig 2). Lo sviluppo della cavità misura i sezione ovale con andamento curvilineo che si arresta dove la volta crollata lascia in parte a cielo aperto l'ultimo tratto, creando così un accesso dall'esterno sul lato sud occidentale delle Rocche di Maranfusa. L'interno è interamente percorribile senza alcuna difficoltà, ed il talus si presenta con uno strato di letame compatto, misto a pietre di medie dimensioni, ed è solo nella parte finale della cavità che affiora il suolo roccioso dove, e in alcuni punti, si Fig. 1-Ingresso della grotta (ft. Fig. 2-Panoramica sulle Rocche di Maranfusa Già in precedenza furono effettuate delle indagini all'interno della in occasione degli scavi archeologici, condotti dalla Soprintendenza di Palermo negli an Dott.ssa Francesca Spatafora che, interessarono i pianori sommita I tesori della Sticca: una grotta-Un'ipotesi interpretativa Nel Dicembre 2014 veniva annunciata la scoperta di un gruppo di incisioni preistoriche all'interno grotta Sticca sita nel territorio di Roccamena, un piccolo comune di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia, il Prof. Alberto Scuderi, dal Gruppo Speleologico Ambientale di Trapani, (Dott.re Ninni Gallina, Dott.ssa Federica Tobia, tt.re Roberto Mazzeo e Dott.re Roberto Grammatico), e dalla Geologa, Dott.ssa Rossana Scuderi, in occasione di un lavoro, intrapreso l'anno precedente, per il censimento, rilievo e accatastamento delle cavità a" (Fig 1-1a) prende il nome dall'omonima contrada e Masseria, e si affaccia all'estremità settentrionale di un grosso complesso di rocce carbonatiche affioranti conosciute come: Rocche di Maranfusa o Cozzo Sticca (fig 2). Lo sviluppo della cavità misura i sezione ovale con andamento curvilineo che si arresta dove la volta crollata lascia in parte a cielo aperto l'ultimo tratto, creando così un accesso dall'esterno sul lato sud occidentale delle Rocche di Maranfusa. 'interno è interamente percorribile senza alcuna difficoltà, ed il talus si presenta con uno strato di letame compatto, misto a pietre di medie dimensioni, ed è solo nella parte finale della cavità che affiora il suolo roccioso dove, e in alcuni punti, si possono notare piccole porzioni concrezionate miste ad ossa fossili. (ft. M. Bonaviri) Fig. 1a Panoramica sulle Rocche di Maranfusa e ubicazione della Grotta Sticca Già in precedenza furono effettuate delle indagini all'interno della in occasione degli scavi archeologici, condotti dalla Soprintendenza di Palermo negli an Spatafora che, interessarono i pianori sommita-santuario ? n'ipotesi interpretativa Nel Dicembre 2014 veniva annunciata la scoperta di un gruppo di incisioni preistoriche all'interno grotta Sticca sita nel territorio di Roccamena, un piccolo comune di circa 2000 abitanti della Provincia di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia, il Prof. Alberto Scuderi, dal Gruppo Speleologico Ambientale di Trapani, (Dott.re Ninni Gallina, Dott.ssa Federica Tobia, tt.re Roberto Mazzeo e Dott.re Roberto Grammatico), e dalla Geologa, Dott.ssa Rossana Scuderi, in occasione di un lavoro, intrapreso l'anno precedente, per il censimento, rilievo e accatastamento delle cavità 1a) prende il nome dall'omonima contrada e Masseria, e si affaccia all'estremità settentrionale di un grosso complesso di rocce carbonatiche affioranti conosciute come: Rocche di Maranfusa o Cozzo Sticca (fig 2). Lo sviluppo della cavità misura in tutto 34 mt. e presenta un corridoio a sezione ovale con andamento curvilineo che si arresta dove la volta crollata lascia in parte a cielo aperto l'ultimo tratto, creando così un accesso dall'esterno sul lato sud occidentale delle Rocche di Maranfusa. 'interno è interamente percorribile senza alcuna difficoltà, ed il talus si presenta con uno strato di letame compatto, misto a pietre di medie dimensioni, ed è solo nella parte finale della cavità che affiora il suolo possono notare piccole porzioni concrezionate miste ad ossa fossili. Fig. 1a-Interno della grotta (ft. M. Bonaviri) e ubicazione della Grotta Sticca (ft. M. Bonaviri) Già in precedenza furono effettuate delle indagini all'interno della grotta dal Prof.re G. Mannino in occasione degli scavi archeologici, condotti dalla Soprintendenza di Palermo negli anni '90 e d Spatafora che, interessarono i pianori sommitali del vicino Monte Maranfusa Nel Dicembre 2014 veniva annunciata la scoperta di un gruppo di incisioni preistoriche all'interno di circa 2000 abitanti della Provincia di Palermo. La scoperta venne effettuata dal Vicedirettore dei Gruppi Archeologici d'Italia, il Prof. Alberto Scuderi, dal Gruppo Speleologico Ambientale di Trapani, (Dott.re Ninni Gallina, Dott.ssa Federica Tobia, tt.re Roberto Mazzeo e Dott.re Roberto Grammatico), e dalla Geologa, Dott.ssa Rossana Scuderi, in occasione di un lavoro, intrapreso l'anno precedente, per il censimento, rilievo e accatastamento delle cavità 1a) prende il nome dall'omonima contrada e Masseria, e si affaccia all'estremità settentrionale di un grosso complesso di rocce carbonatiche affioranti conosciute come: Rocche n tutto 34 mt. e presenta un corridoio a sezione ovale con andamento curvilineo che si arresta dove la volta crollata lascia in parte a cielo aperto l'ultimo tratto, creando così un accesso dall'esterno sul lato sud occidentale delle Rocche di Maranfusa. 'interno è interamente percorribile senza alcuna difficoltà, ed il talus si presenta con uno strato di letame compatto, misto a pietre di medie dimensioni, ed è solo nella parte finale della cavità che affiora il suolo possono notare piccole porzioni concrezionate miste ad ossa fossili. Bonaviri) (ft. M. Bonaviri) grotta dal Prof.re G. Mannino ⁽¹⁾, ni '90 e diretti dalla li del vicino Monte Maranfusa ⁽²⁾,

Research paper thumbnail of I BOLLI SU LATERIZI DELLA VALLE DEL CARBOJ

Ѐ ormai noto che i bolli laterizi attestano, in genere, la presenza di manufatti provenienti da g... more Ѐ ormai noto che i bolli laterizi attestano, in genere, la presenza di manufatti provenienti da grandi officine, la cui produzione a livello industriale era mirata a coprire la richiesta di consumo di un ampio territorio che le piccole produzioni degli impianti privati, legati ai singoli edifici rustici, non riuscivano a soddisfare. L'uso di imprimere iscrizioni sui laterizi, dopo la foggiatura e prima della cottura, è attestato, con maggiore o minore intensità, dalla fine del II secolo a. C. e gli inizi del I secolo d. C. con una diffusa produzione durante tutto il I secolo d. C. per poi lentamente scomparire verso il VI secolo. Lo studio delle migliaia di tipi di bolli noti, avviato già nell'Ottocento, costituisce un campo d'indagine di notevole importanza per comprendere l'organizzazione della produzione, che era basata su officine (figlinae) gestite da officinatores (imprenditori, per lo più di condizione libera) e da domini (proprietari delle cave di argilla o, secondo alcuni studiosi, anche degli impianti). Molte figlinae appartenevano al fisco imperiale o erano anche proprietà personale degli imperatori che molte volte figurano come domini nei bolli. Un esempio in Sicilia lo abbiamo dai bolli con nome GALBA provenienti dall'area archeologica di Piano Camera, un luogo nella piana di Gela a ca. 15 km a NE della città greca; tali bolli potrebbero riferirsi ad una gens di alto rango implicata nella produzione ceramica, dato che GaIba non è un nome servile ed è, inoltre, estremamente raro. Questi bolli, purtroppo sono stati finora trovati soltanto in superficie e la conferma dataci da Wilson per la datazione di questo bollo al I secolo d. C., è forse da ricercare nei futuri scavi dell'area. Altre attestazioni del marchio nella forma GALB-le abbiamo da due aree dell'agrigentino: Canicattì e Contrada San Michele. La funzione dei bolli sarebbe stata principalmente quella di distinguere i manufatti elaborati da vari nuclei artigiani operanti all'interno del complesso e non quella di distinguere gli stessi manufatti in fase di commercializzazione. Dalle preliminari ricognizioni, svolte con l'ausilio dei funzionari della Soprintendenza di Agrigento lungo la Valle del Fiume Carboj, sono stati raccolti superficialmente in alcune aree diversi frammenti di tegole che presentano bolli di fabbrica. Una cospicua quantità di questi frammenti recanti bolli, proviene dal probabile emporio portuale sito in c.da Maragani alla foce del fiume Carboj, che identificai come UT2, mentre altri provengono dall'insediamento rurale, scavato negli anni '90 dalla Soprintendenza di Agrigento, in c.da la Romana sull'ansa sinistra dello stesso fiume, che identificai come UT1 1. Questi frammenti, che recano il marchio di fabbrica (MT LVCO) FIG. 1, (M LVCONI) FIG. 2, (MT LVCONI) FIG. 3, (M L-) FIG. 4, sono costituiti da bolli rettangolari impressi al centro dell'estremità anteriore delle tegole, in prossimità dei bordi ad angolo retto, con le lettere lievemente rilevate e, in alcuni casi, poco leggibili. Il Garozzo ci informa scarsamente a riguardo in quanto suppone la compresenza di due fratelli operanti nel territorio oppure impegnati nella medesima officina, riportando come probabile analogia due matrici rispettivamente impresse su due anse di MGS di fine III-II secolo a. C., provenienti da Erice 2. 1 POLITO 2000. 2 GAROZZO 2011, pp. 488-490; 693-694.

Research paper thumbnail of ARCHEOLOGIA SUBACQUEA 2.0 IL PORTO E L'ENTROTERRA. LA FOCE DEL CARBOJ (SCIACCA) E L'INSEDIAMENTO COSTIERO NELLA SICILIA CENTRALE

Con il presente poster intendiamo divulgare le recentissime ricerche di superfi-cie condotte anco... more Con il presente poster intendiamo divulgare le recentissime ricerche di superfi-cie condotte ancora in forma preliminare presso la foce del fiume Carboj nelle immediate vicinanze di Sciacca in provincia di Agrigento. Proprio alla foce del fiume si trova un'area di dispersione di frammenti ceramici databili tra il primo ed il tardo impero che si estende fino al contatto con la battigia. Recenti ma-reggiate e l'analisi della fotografia aerea storica hanno inoltre portato alla luce le strutture portuali pertinenti ad un sistema di banchine di forma rettangolare realizzato in blocchi di calcarenite parallelepipedi poco al di sotto del livello dell'acqua (circa-1,60 m). Tutte le strutture sono state già mappate ed inserite in un sistema informativo territoriale per il continuo aggiornamento dei dati. Contestualmente a questo si è proceduto ad effettuare una ricognizione arche-ologica intensiva e sistematica lungo tutto il fiume Carboj realizzando carte del-la visibilità e carte tematiche per la fasi archeologiche e storiche rintracciate. L'esistenza di un insediamento già sottoposto a scavo stratigrafico da parte della Soprintendenza di Agrigento ed i numerosi altri ritrovamenti si inseriscono in un dibattitto in continua evoluzione sul ruolo della costa agrigentina in età ro-mana. La naturale vicinanza con l'Africa, la morfologia costiera e la presenza di una viabilità strutturata, avvicina la nostra ricerca a quanto emerso dagli stu-di sul fiume Verdura, sul fiume Carabollace e sull'emporion di San Leone. Inse-diamenti costieri che hanno costituito il ponte tra mare africano e terra di Sicilia per lo scambio di prodotti, merci e manufatti in un Mediterraneo privo di frontie-re. La presenza di ceramica africana ed anfore, già nota dal confronto con altri contesti citati e l'ulteriore esistenza di aree di dispersione con elementi di spic-co quali mosaici ed elementi architettonici, ci informa sul tenore di vita (almeno per alcuni secoli) degli "abitanti" lungo il fiume. Insieme ai dati sulla struttura portuale si presenterà al momento della stampa degli atti lo studio dei manufatti archeologici rinvenuti e già in deposito presso la Soprintendenza ai BB. CC. AA di Agrigento. Foto aerea del 2000 (Archivio IGM Firen-ze) in cui si nota immediatamente alla si-nistra idrografica della foce del Carboj la struttura rettangolare. Insieme alle risorse archeologiche alla foce del fiume Carboj si sono rintraccia-te diverse UT (Unità Topografiche) lungo gli 11 Km che uniscono il porto antico al Lago Arancio, uno degli invasi artificiali più grandi della Sicilia. Il territorio ai lati del fiume è stato percorso interamente a piedi considerando un'area di ri-spetto di circa 1 Km. Si sono così rinvenute ben 25 UT le cui cronologie spa-ziano dal Paleolitico Superiore fino alla prima metà del secolo XI. Insieme si è registrata l'estensione dell'areale di dispersione, la concentrazione al suolo dei frammenti e la visibilità del terreno. Il tutto è stato implementato in ambiente GIS con software open source. Le testimonianze sono distribuite in modo uni-forme in tre grandi aree. In prossimità della foce, al di sotto del Ponte Carboj e nella Gola della Tardara. Le prime due aree sono geograficamente legate a terrazzi marini pleistocenici ora occupati da estesi vigneti che hanno reso la prospezione più sistematica poiché i filari delle vigne sono stati esplorati singo-larmente. L'area della Gola è stata invece esplorata solo di recente a seguito di estesi incendi che hanno devastato la macchia mediterranea. Ciò ha favorito tuttavia la ricerca archeologica mostrando evidenze archeologiche assoluta-mente particolari nonché strutture di notevole impegno costruttivo. Tra queste una di forma rettangolare realizzata in grossi blocchi di calcarenite (UT 22-15x6 m) posta su uno sperone a controllo della Gola della Tardara certamente identificabile come un punto di vedetta di età arcaica vista la dispersione di frammenti al suolo. Notevoli le testimonianze di età preistorica come le Grotte UT 17, 18 e 23). Nell'ultima si è rinvenuta ceramica dello Stile San Cono-Piano Notaro-Conzo (Eneolitico) e tracce di una sepoltura. Le prime due han-no inoltre avuto una frequentazione durante il medioevo islamico (fine IX-me-tà XI) legata al controllo dell'unica via di accesso che percorreva la Gola della Tardara fino alle zone pianeggianti dell'attuale Sambuca di Sicilia. La difficoltà di accesso, che certamente non doveva essere diversa anche nell'antichità, non ha costituito un motivo ostativo per la nascita di questi insediamenti. La presenza delle strutture portuali, unica rispetto agli altri casi di insediamento costiero della costa agrigentina, pone ulteriore interesse per questo territorio. Sarebbe auspicabile intraprendere uno scavo congiunto "terra-mare" almeno nelle aree di dispersione più vicine alla foce per riuscire a delineare la rete di commerci e traffici cui era inserita la foce del Carboj. Ricordiamo inoltre che la banchina rintracciata dalle foto aeree nonché dalle mareggiate risulta l'unica struttura tra Sciacca e Selinunte, altro grande centro costiero con fasi di vita che coprono l'intero arco VII a.C.-XIII d.C. Aree di dispersione alla foce del Carboj Foto Agosto 2016 Uno dei bloc-chi di calcare-nite affioranti a seguito di recenti ma-reggiate-A-gosto 2015 Distribuzione dei rinvenimenti lungo il fiume Frammenti preistorici dalla UT 23 UT 22-Risulta evidente un lato della struttura rettangolare sulla sommità del rilievo UT 18 (a destra)-Grotta del Ragno.

Research paper thumbnail of Il Fiume e la sua Valle - 2019.pdf

Il presente lavoro vuole fornire un modesto contributo storico-archeologico riguardante un'area c... more Il presente lavoro vuole fornire un modesto contributo storico-archeologico riguardante un'area compresa tra i territori comunali della Provincia Agrigentina di Sciacca e Menfi che per secoli, soprattutto in età imperiale e tardoantica, hanno avuto un ruolo importante sotto l'aspetto strategico ed economico. Ѐ grazie alle ricerche effettuate sul campo che si è potuto procedere alla raccolta superficiale della ceramica, caratterizzata da cronologie differenti, che è stata depositata presso la Soprintendenza BB.CC.AA di Agrigento nella speranza futura di potere effettuare studi più approfonditi. Le fonti, solo in pochi casi eloquenti, ci tramandano qualche notizia ma, il più delle volte, soltanto a carattere geografico o etimologico al fine di poter delineare un quadro storico della Valle e del suo fiume, il Carboj. Fig. 1: Bacino idrografico del Carboj. Il Fiume Carboj ricade nel versante centro-meridionale della Sicilia, estendendosi per circa 208 Kmq dal centro abitato di S. Margherita Belìce sino al Mar Mediterraneo in Contrada Maragani, quest'ultima al confine tra il territorio

Research paper thumbnail of FOLDER-it-2014-317.pdf

The excavation revealed a surrounding wall characterized by outward towers at regular intervals. ... more The excavation revealed a surrounding wall characterized by outward towers at regular intervals. An entrance was found on the north side. Moreover, it is possible to conjecture a further doorway to the southwest. The archaeological layers lay immediately under topsoil which, since antiquity, has undergone few activities, mainly related to the installation of vineyards. Furthermore, a rectangular room leaning against the surrounding wall was entirely excavated. Adjacent to it was found a burial relating to a single soldier. In parallel, a field survey was carried out onto the valley areas of "Iato" and "Belìce Destro". The research identified and documented more than 200 sites with archaeological or structural evidence.

Research paper thumbnail of Tra alto e basso medioevo. Ceramiche, merci e scambi nelle valli dello Jato e del Belìce Destro dalle ricognizioni nel territorio (Palermo

In the last years there has been a renewed interest in Medieval Sicily. With this contribution, w... more In the last years there has been a renewed interest in Medieval Sicily. With this contribution, we would like to introduce the preliminary data of the survey undertaken in the Valle of Jato, situated in Palermo's hinterland. The time frame here taken into considerations extends from the 6 th to the 13 th centuries A.D. In this paper we would like to contribute to the reconstruction of the medieval history of this archaeological landscape, through the study of written sources, mainly the giarīda of Monreale, and of its material culture. The comparison of the pottery recovered in the valley with that of Palermo, object of a recent chrono-typological revision, has been very important for this study. Thanks to this we are able to recognise that some settlements already existed during the Islamic period, probably dating from around the 10 th century A.D., in spite of the fact that our first written sources are dated from the end of the 11 th century. Moreover, analysis of the ceramic fabrics recovered during the survey reveals that most of this pottery was produced in Palermo, reflecting the strong relationship of this territory to the Sicilian capital.

Research paper thumbnail of Il «Castellazzo» di Monte Iato in Sicilia occidentale (PA) Quinta e sesta campagna di scavo. Aggiornamenti dal territorio

From May 15th to 30th and 15th to 30th September 2015 took place the fifth and sixth excavation c... more From May 15th to 30th and 15th to 30th September 2015 took place the fifth and sixth excavation campaign at the Castellazzo of Monte Iato. The presence of 15 participants made it possible to deepen the research significantly and expand the surface area of investigation. It is completely emptied a room already identified in previous campaigns and provided new information about the relationship with the existing cemetery. Part of a burial in a supine position was destroyed by the installation of wall 20. Traces of another turret projecting from the walls have been discovered in the east and another section of the inner walls (15) was fully exposed. A gate, between two towers, is the first entry traced so far, on the northeastern side of the plateau. The archaeological materials found confirm the characteristics and type of construction. Being a military camp of ephemeral nature, although active at least 30 years, objects such as arrowheads and crossbow quarrels, knives, buckles and harnesses for horses have been found. One of the environments has been interpreted as an area where gaming took place because of the presence of four dice in ivory, glasses and different coins, in addition to the greater extent than the other environments found. Among the findings are reported a glass weight with a cufic inscription dated to the mid-twelfth century and two bronze coins dated in 15 th century.

Research paper thumbnail of QUANDO GLI ELEFANTI VIVEVANO IN SICILIA

QUANDO GLI ELEFANTI VIVEVANO IN SICILIA di Ignazio Messana, 2018