Sara Rossi - Academia.edu (original) (raw)
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Books by Sara Rossi
It showcases the archaeological researches conducted by Sara Rossi about the history of the lucet... more It showcases the archaeological researches conducted by Sara Rossi about the history of the lucet and different lucetting techniques developed by Daniel C. Phelps, the author of “The Lucette Book“.
Papers by Sara Rossi
Living Medieval, Jul 2023
There's a tool you can see during Medieval reenactments in Europe: the lucet. Usually a lyre-shap... more There's a tool you can see during Medieval reenactments in Europe: the lucet. Usually a lyre-shaped wooden fork for making braided cords for many uses, from drawstrings to shoelaces, from clothing trims to decorations. It's easy to use and quick to learn, requiring little to no crafting background. It can provide a basic skill for any reenactor wanting to show a not-too-hard craftsmanship. One could think at first it was inspired by some extant find now preserved in a museum. Well, it's not so easy. The history of the lucet is still unclear, the archaeologists debating about artifacts, shapes and sizes.
Sperimentazioni, compenetrazioni, interscambi. Sono queste le cifre distintive delle ultime mostr... more Sperimentazioni, compenetrazioni, interscambi. Sono queste le cifre distintive delle ultime mostre organizzate dal Museo d'arte contemporanea "Giuseppe e Titina dal Verme" nelle sale del Castello di Zavattarello. Ricordiamo ad esempio l'allestimento della personale di Pino di Gennaro, le cui sculture hanno portato una vera e propria selva all'interno delle stanze per richiamare (anche sonoramente) quella che circonda il maniero; l'intreccio di antico e moderno, di personale e universale, dato dalla mostra "Tempi" di Luciana Matalon, che ha coniugato l'opera decennale dell'artista con la storia millenaria della fortezza medievale; il dialogo tra gli iceberg di Matteo Berra, con tutto il loro carico metaforico, e un edificio molto ben caratterizzato dal punto di vista funzionale e visivo che li ha saputi accogliere e valorizzare, arricchendone i significati con le proprie storie. Ma potremmo citare moltissimi altri esempi. Ospitiamo ora il "Ritorno alle origini" di Matteo Volpati. Un titolo che, ancora prima di osservare le opere esposte e conoscere la poetica dell'artista, richiama una miriade di immagini. Associarlo, poi, a un castello che ha dieci secoli di vita, lo carica di altri numerosi significati. Ci richiama alla memoria le origini di queste possenti mura, quando furono costruite per ospitare soldati e guarnigioni, prima che opere d'arte e visitatori. In questo castello è come se, osservando le sculture sovrapposte alle sale che le ospitano, si sovrapponessero i racconti di due storie, mescolando le suggestioni offerte dall'arte con quelle delle pietre millenarie. Il rapporto tra castello e museo, tra contenitore e contenuto, è sempre stato molto stretto nel maniero di Zavattarello. Anche con la mostra "Ritorno alle origini" si verifica una stretta compenetrazione tra opere e luogo. Il rapporto tra uomo e animale analizzato da Matteo Volpati richiama profondamente, a mio parere, questa compenetrazione. È l'uomo che diventa animale, o l'animale che conquista la posizione eretta trasformandosi sempre più in homo sapiens? È il castello che viene rifunzionalizzato per diventare museo, oppure il museo è sempre stato un aspetto presente nel castello, che stava soltanto aspettando il giusto momento per venire alla luce in maniera evidente benché mai invadente? Domande come quest'ultima si mescolano a quelle che le opere in sé sollevano, quesiti che alimentano quesiti, che li arricchiscono e li completano. Le emozioni suscitate dalle opere di Matteo Volpati portano a un dialogo tra l'uomo e l'animale che li contestualizzi come protagonisti del nostro tempo; l'ambientazione all'interno delle sale del millenario Castello di Zavattarello è un modo non di annullare le opere con la massiccia presenza della rocca, ma di esaltarne i più profondi significati, portandoci a scavare più a fondo. Nell'arte di Matteo Volpati, ma anche in noi stessi.
in "Luciana Matalon, Tempi", Maingraf, Milano, 2014, pp. 11-12
Mabedo Magazine, Apr 2014
Il paesaggio agrario italiano medievale, storia e didattica. Summer School Emilio Sereni II edizione 24-29 agosto 2010, 2011
Exhibitions by Sara Rossi
"Siamo di Zava" è un progetto collettivo a cura di chi ama Zavattarello. Con il contributo degli ... more "Siamo di Zava" è un progetto collettivo a cura di chi ama Zavattarello.
Con il contributo degli Zavattarellesi, saranno realizzati una mostra e un libro che raccontino la storia di questo borgo così come vista, vissuta e raccontata dai diretti protagonisti.
Talks by Sara Rossi
Fiction by Sara Rossi
I racconti segreti della Lombardia - Historica edizioni, 2017
It showcases the archaeological researches conducted by Sara Rossi about the history of the lucet... more It showcases the archaeological researches conducted by Sara Rossi about the history of the lucet and different lucetting techniques developed by Daniel C. Phelps, the author of “The Lucette Book“.
Living Medieval, Jul 2023
There's a tool you can see during Medieval reenactments in Europe: the lucet. Usually a lyre-shap... more There's a tool you can see during Medieval reenactments in Europe: the lucet. Usually a lyre-shaped wooden fork for making braided cords for many uses, from drawstrings to shoelaces, from clothing trims to decorations. It's easy to use and quick to learn, requiring little to no crafting background. It can provide a basic skill for any reenactor wanting to show a not-too-hard craftsmanship. One could think at first it was inspired by some extant find now preserved in a museum. Well, it's not so easy. The history of the lucet is still unclear, the archaeologists debating about artifacts, shapes and sizes.
Sperimentazioni, compenetrazioni, interscambi. Sono queste le cifre distintive delle ultime mostr... more Sperimentazioni, compenetrazioni, interscambi. Sono queste le cifre distintive delle ultime mostre organizzate dal Museo d'arte contemporanea "Giuseppe e Titina dal Verme" nelle sale del Castello di Zavattarello. Ricordiamo ad esempio l'allestimento della personale di Pino di Gennaro, le cui sculture hanno portato una vera e propria selva all'interno delle stanze per richiamare (anche sonoramente) quella che circonda il maniero; l'intreccio di antico e moderno, di personale e universale, dato dalla mostra "Tempi" di Luciana Matalon, che ha coniugato l'opera decennale dell'artista con la storia millenaria della fortezza medievale; il dialogo tra gli iceberg di Matteo Berra, con tutto il loro carico metaforico, e un edificio molto ben caratterizzato dal punto di vista funzionale e visivo che li ha saputi accogliere e valorizzare, arricchendone i significati con le proprie storie. Ma potremmo citare moltissimi altri esempi. Ospitiamo ora il "Ritorno alle origini" di Matteo Volpati. Un titolo che, ancora prima di osservare le opere esposte e conoscere la poetica dell'artista, richiama una miriade di immagini. Associarlo, poi, a un castello che ha dieci secoli di vita, lo carica di altri numerosi significati. Ci richiama alla memoria le origini di queste possenti mura, quando furono costruite per ospitare soldati e guarnigioni, prima che opere d'arte e visitatori. In questo castello è come se, osservando le sculture sovrapposte alle sale che le ospitano, si sovrapponessero i racconti di due storie, mescolando le suggestioni offerte dall'arte con quelle delle pietre millenarie. Il rapporto tra castello e museo, tra contenitore e contenuto, è sempre stato molto stretto nel maniero di Zavattarello. Anche con la mostra "Ritorno alle origini" si verifica una stretta compenetrazione tra opere e luogo. Il rapporto tra uomo e animale analizzato da Matteo Volpati richiama profondamente, a mio parere, questa compenetrazione. È l'uomo che diventa animale, o l'animale che conquista la posizione eretta trasformandosi sempre più in homo sapiens? È il castello che viene rifunzionalizzato per diventare museo, oppure il museo è sempre stato un aspetto presente nel castello, che stava soltanto aspettando il giusto momento per venire alla luce in maniera evidente benché mai invadente? Domande come quest'ultima si mescolano a quelle che le opere in sé sollevano, quesiti che alimentano quesiti, che li arricchiscono e li completano. Le emozioni suscitate dalle opere di Matteo Volpati portano a un dialogo tra l'uomo e l'animale che li contestualizzi come protagonisti del nostro tempo; l'ambientazione all'interno delle sale del millenario Castello di Zavattarello è un modo non di annullare le opere con la massiccia presenza della rocca, ma di esaltarne i più profondi significati, portandoci a scavare più a fondo. Nell'arte di Matteo Volpati, ma anche in noi stessi.
in "Luciana Matalon, Tempi", Maingraf, Milano, 2014, pp. 11-12
Mabedo Magazine, Apr 2014
Il paesaggio agrario italiano medievale, storia e didattica. Summer School Emilio Sereni II edizione 24-29 agosto 2010, 2011
"Siamo di Zava" è un progetto collettivo a cura di chi ama Zavattarello. Con il contributo degli ... more "Siamo di Zava" è un progetto collettivo a cura di chi ama Zavattarello.
Con il contributo degli Zavattarellesi, saranno realizzati una mostra e un libro che raccontino la storia di questo borgo così come vista, vissuta e raccontata dai diretti protagonisti.
I racconti segreti della Lombardia - Historica edizioni, 2017