Stella Dagna - Academia.edu (original) (raw)

Papers by Stella Dagna

Research paper thumbnail of Tre parole sugli archivi: digitalizzazione, restauro, valorizzazione

in D. Cavallotti, D. Lotti, A. Mariani (a cura di), "Scrivere la storia, costruire l’archivio. Note per una storiografia del cinema e dei media", Meltemi, S. San Giovanni (MI), pp. 239-254, 2021

Gli archivi film stanno attraversando un momento di trasformazione profonda. In particolare, la d... more Gli archivi film stanno attraversando un momento di trasformazione profonda. In particolare, la diffusione capillare del web, lo sviluppo delle tecniche di restauro digitale e soprattutto l’avvento del DCP come formato standard di proiezione, hanno rimesso in discussione pratiche consolidate di conservazione e promozione dei film. Gli archivi cinematografici, ammesso che continueranno a esistere con questo nome, si avviano a trasformarsi in qualcosa di molto diverso da quello che sono stati finora: sarà diversa la materia di cui si comporranno, le competenze che saranno richieste a chi ci lavora, l’orizzonte temporale in cui opereranno. Ma saranno diverse anche le loro finalità?
La riflessione pubblica che il mondo archivistico ha sviluppato su questi temi è ad oggi, con le solite lodevoli eccezioni, piuttosto limitata. L’ipotesi di chi scrive è che uno dei freni al pubblico dibattito sia la mancanza nella comunità degli archivi di un lessico condiviso. Si usano le stesse parole, ma dando a queste ultime significati diversi. Questa confusione terminologica è dovuta in parte alla rapida divaricazione delle competenze imposta dalla pratica digitale, ma anche da una più generale mancanza di accordo sui principi di riferimento che dovrebbero guidare le politiche d’archivio.
A partire da queste considerazioni si propone una riflessione critica sull’utilizzo di tre “parole chiave”, che oggi regolano la vita (e la programmazione) degli archivi cinematografici: digitalizzazione, restauro, valorizzazione. Attraverso un’analisi della loro etimologia, della loro storia e soprattutto della sovrapposizione dei differenti significati con cui oggi vengono adoperate, ci si propone di mettere in luce alcuni nodi problematici della pratica e della teoria degli archivi nella neonata era digitale.

Research paper thumbnail of Sull’utilità di suonare il violino. Diana Karenne e la rappresentazione del pensiero sullo schermo muto

in E. Mareschi, G. Simi (a cura di), "Le sperimentali. Cinema, videoarte e nuovi media nella prospettiva internazionale dagli anni Venti a oggi", ETS, Pisa, 2021

Research paper thumbnail of Dangerous Liasons: 'Quo Vadis?' (1913, dir. Enrico Guazzoni) and the Previous Theatrical Adaptations of Sienkiewicz’s Novel

in M. Wozniak, M. Wyke (a cura di), The Novel of Neronian Rome and Its Multimedial Transformation. Sienkiewicz’s 'Quo vadis', Oxford Univesrity Press, Oxford (GB), 2020

Quo vadis? directed by Enrico Guazzoni in 1913 is still one of the most faithful film adaptations... more Quo vadis? directed by Enrico Guazzoni in 1913 is still one of the most faithful film adaptations of the novel by Sienkiewicz. When the silent feature came to cinemas around the world, the story was already familiar to the majority of the audience, due to the popular success of the book and proliferation of many derivative works, especially theatrical. In various ways, these adaptations developed audiences’ previous knowledge of the plot and the characters. Some of them were set in an openly illustrative relationship; others focus on a single narrative thread of the novel. The most complex examples, especially the 1909 opera by Jean Nougues, offered a skilled concentration of the plot in a few scenes that were complex both in terms of narrative and staging.
The director Guazzoni was quite familiar with the ‘horizons of expectation’ that adaptations of such a popular novel created, but he decided to use them differently. In his film, faithfulness to the original text became the most important trait of a new, ambitious staging strategy: the protection of the plot’s complexity and its spatial fragmentation. Performing a comparative analysis of the narrative spaces in Guazzoni’s film and in a few theatrical adaptations, this chapter delves into two different examples of interaction between the original novel, the adaptation and viewer expectations: the centripetal model, in which the most important quality is the ability to synthesize, and the centrifugal one, based precisely on fidelity to the original text and to historical accuracy.

Research paper thumbnail of Diana Karenne: cineasta sperimentale?

Arabeschi, n. 16 (web), 2020

LINK: http://www.arabeschi.it/32-diana-karenne-cineasta-sperimentale/

Research paper thumbnail of Attrazione, narrazione e rimozione. La rappresentazione onirica nel primo cinema italiano

Immagine, n. 18, pp.145-178, 2019

IT: Spesso, sugli schermo del primo cinema italiano, nei momenti strategici dell’arco narrativo s... more IT: Spesso, sugli schermo del primo cinema italiano, nei momenti strategici dell’arco narrativo si sogna. L’ipotesi è che questa frizzante vita onirica sia riconducibile ad alcune precise necessità che il “modo di rappresentazione” di quel cinema ambizioso, intertestuale e moralista aveva bisogno di soddisfare. Attraverso l’analisi di sequenze campione tratte da 'Cabiria' (1914), 'Più forte che Sherlock Holmes' (1913), 'La guerra e il sogno di Momi' (1917) e altri film rappresentativi, il saggio si propone di indagare gli stili di messa in scena dell’atto del sognare e le loro implicazioni simboliche.

EN: On the screen of the Italian Silent Cinema, in the strategic moments of the narration, the characters often dream. The hypothesis is that this sparkling oniric life is ascribable to some precise necessities that the “way of representation” of this ambitious, intertextual, and moralistic cinema, needed to satisfy. Through the analysis of some sample scenes from the film 'Cabiria' (1914), 'Più forte che Sherlock Holmes' (1913), 'La guerra e il sogno di Momi' (1917) and other representative films, the essay intends to examine the styles of the mise-en-scene of the act of dreaming and its symbolic implications.

Research paper thumbnail of La realtà non conta. Gli scritti autobiografici di Francesca Bertini

Research paper thumbnail of L'infanzia digitale

Fata Morgana, n.35, pp. 133-148, 2019

Le grandi svolte tecnologiche del cinema hanno sempre imposto alla produzione una sorta di ritorn... more Le grandi svolte tecnologiche del cinema hanno sempre imposto alla produzione una sorta di ritorno all’infanzia espressiva, intesa come riscoperta meravigliata del proprio potenziale comunicativo. È accaduto con l’avvento del sonoro, del colore e accade oggi, a maggior ragione, con la più strutturale delle rivoluzioni: quella digitale.

La mutata relazione tra immagine e realtà (dall’impronta di baziniana memoria alla traduzione in cifre binarie) ha sconvolto anche l’orizzonte di attesa che il pubblico mette in gioco all’atto di visione dei film, imponendo, almeno alla produzione mainstream statunitense, una nuova fase attrazionale. Come accadeva nei primi del Novecento, oggi la priorità del cinema hollywoodiano appare quella di mostrare le frontiere di un “trucco ottico” atto a stupire e stordire. Come il bambino che impara a conoscere, a parlare e a disegnare, mostra orgoglioso al mondo i propri successi, così il cinema ridisegna narrazioni in cui la priorità appare quella di celebrare le nuove potenzialità del proprio dispositivo (mentre l’istanza narrativa ritrova una propria centralità nella produzione seriale televisiva).

In questa chiave, la saga cinematografica di Harry Potter appare un terreno di analisi particolarmente suggestivo. Prodotta dal 2001 al 2011, dieci anni chiave nell’imposizione dei nuovi standard elettronici al cinema, mette in scena due mondi paralleli a confronto. Da una parte il mondo “babbano” di Privet Drive, una sorta di rappresentazione impietosa della produzione analogica in cui la realtà è quella che conosciamo. A farle da contraltare, la graduale scoperta del mondo magico da parte del protagonista procede in parallelo con l’appropriazione da parte del pubblico di nuovo contesto visuale realizzato in gran parte grazie alla post-produzione digitale. Contesto nuovo, ma basato su espedienti (invisibilità, riflessi, apparizioni e moltiplicazione degli elementi in campo) di antica memoria, che evocano in primis le fantasmagorie di Georges Méliès, non a caso celebrato proprio in un film del 2011 con un uso particolarmente efficace del 3D digitale (Hugo Cabret di Martin Scorsese).

La nuova infanzia del cinema, tuttavia, ha anche il suo lato oscuro. Impegnati nella scoperta e assimilazione costante di nuove conoscenze, i bambini non possiedono innato senso della storia ed elaborano solo con il tempo la consapevolezza di appartenere a un flusso in trasformazione che costruisce una memoria individuale e collettiva. Allo stesso modo il cinema digitale si promuove, dal punto di vista ontologico, come eterno, immutabile e immateriale. Questa sorta di “brand” astorico ha grande presa sull’immagine pubblica del nuovo corso tecnologico.
Tuttavia, così come nella saga di Harry Potter il malvagio Voldemort, per garantirsi la sopravvivenza, cela dei pezzi della sua anima negli “horcrux”, oggetti preziosi accuratamente nascosti, allo stesso modo anche oggi le immagini in movimento non possono vivere prive di un supporto materico, per quanto occultato. Così, dal punto di vista archivistico, il Digital Cinema appare più fragile dell’analogico e il suo mito immateriale non contribuisce all’evoluzione del dibattito sui suoi standard di conservazione. «L’infanzia non ha tempo» scrisse Emmanuel Mounier, ma forse è proprio recuperando il senso del tempo e della materia che si potrà gestire al meglio la nuova era visuale in corso.

Research paper thumbnail of L’immagine traccia. I “campionari” di lavorazione nel cinema muto italiano

Quaderni del CSCI, n. 13, 2017

Research paper thumbnail of Maciste alpino. Un malinteso di censura

Research paper thumbnail of Professor Camillo Negro's Neuropathological Films

Coauthors: Adriano Chiò, Claudia Gianetto Publication Date: 2016 Publication Name: "JHN Journal... more Coauthors: Adriano Chiò, Claudia Gianetto

Publication Date: 2016

Publication Name: "JHN Journal of the History of Neuroscience ", 25(1), pp. 39-50.

Camillo Negro, Professor in Neurology at the University of Torino, was a pioneer of scientific film. From 1906 to 1908, with the help of his assistant Giuseppe Roasenda and in collaboration with Roberto Omegna, one of the most experienced cinematographers in Italy, he filmed some of his patients for scientific and educational purposes. During the war years, he continued his scientific film project at the Military Hospital in Torino, filming shell-shocked soldiers. In autumn 2011, the Museo Nazionale del Cinema, in partnership with the Faculty of Neurosciences of the University of Torino, presented a new critical edition of the neuropathological films directed by Negro. The Museum's collection also includes 16 mm footage probably filmed in 1930 by Doctor Fedele Negro, Camillo's son. One of these films is devoted to celebrating the effects of the so-called "Bulgarian cure" on Parkinson's disease.

Research paper thumbnail of A Tribute to Her Creativity: Maria Gasparini in The Stage

"Researching Women in Silent Cinema. New Findings and Perspectives" , ed. Monica Dall’Asta, Victoria Duckett, Lucia Tralli, pp. 353-361,, 2013

Research paper thumbnail of The Neuropathologist Films in the Collection of the Museo Nazionale del Cinema (Turin, Italy) (con Claudia Gianetto)

"TMG (Tijdschrift voor Mediageschiedenis)", pp. 117-120., 2013

Research paper thumbnail of Il restauro di Cabiria

"Strategie e programmazione della conservazione e trasmissibilità del patrimonio culturale", a cura di A. Filipovic, pp. 394-403, 2013

Research paper thumbnail of La diva in cammino. La sfilata divistica come figura della messa in scena nel cinema di Mario Caserini

"Immagine. Note di Storia del Cinema", IV serie, n. 5, 2013

La diva in cammino. La sfilata divistica come figura della messa in scena nel cinema di Mario Cas... more La diva in cammino. La sfilata divistica come figura della messa in scena nel cinema di Mario Caserini STELLA DAGNA Voi che passate, voi siete l'Eccelsa. E passate così, per vie terrene! Gabriele D'Annunzio 1 Un modo di guardare L'istinto a guardare ciò che piace più da vicino, più a lungo, più intensamente, può riassumersi in un costante desiderio di 'vedere meglio' che ha sempre caratterizzato lo spettatore cinematografico. 'Vedere meglio', però, non è un concetto o compositiva basata sulle leggi della simmetria, del contrasto, della dinamica 3 .

Research paper thumbnail of Volti senza maschera. Una nuova edizione dei filmati neuropatologici di Camillo Negro

"Immagine. Note di Storia del Cinema", IV serie, n. 6, 2012

Research paper thumbnail of La musa creatrice. Maria Gasparini e "La ribalta" (2012)

"Bianco e nero", fascicolo 570, Nov 2011

Research paper thumbnail of La lente opaca. I condizionamenti dello sguardo contemporaneo nel restauro  del film

"Qu'est-ce que le contemporain". Vol. I, ed. Catherine Naugrette, 2011

Research paper thumbnail of A vita nova: "Dante e Beatrice" di Mario Caserini

"Immagine. Note di Storia del Cinema", IV serie, n. 2, 2011

Research paper thumbnail of Tutto Maciste, uomo forte / All Maciste, Strong Man

"Il Cinema Ritrovato 2008", Catalogo, a cura di Roberto Chiesi e Guy Borlée, 2009

Research paper thumbnail of La luce che scolpisce: Belluno nel cinema muto

"Luci sulla città. Belluno e il cinema", a cura di Alessandro Faccioli, 2009

Research paper thumbnail of Tre parole sugli archivi: digitalizzazione, restauro, valorizzazione

in D. Cavallotti, D. Lotti, A. Mariani (a cura di), "Scrivere la storia, costruire l’archivio. Note per una storiografia del cinema e dei media", Meltemi, S. San Giovanni (MI), pp. 239-254, 2021

Gli archivi film stanno attraversando un momento di trasformazione profonda. In particolare, la d... more Gli archivi film stanno attraversando un momento di trasformazione profonda. In particolare, la diffusione capillare del web, lo sviluppo delle tecniche di restauro digitale e soprattutto l’avvento del DCP come formato standard di proiezione, hanno rimesso in discussione pratiche consolidate di conservazione e promozione dei film. Gli archivi cinematografici, ammesso che continueranno a esistere con questo nome, si avviano a trasformarsi in qualcosa di molto diverso da quello che sono stati finora: sarà diversa la materia di cui si comporranno, le competenze che saranno richieste a chi ci lavora, l’orizzonte temporale in cui opereranno. Ma saranno diverse anche le loro finalità?
La riflessione pubblica che il mondo archivistico ha sviluppato su questi temi è ad oggi, con le solite lodevoli eccezioni, piuttosto limitata. L’ipotesi di chi scrive è che uno dei freni al pubblico dibattito sia la mancanza nella comunità degli archivi di un lessico condiviso. Si usano le stesse parole, ma dando a queste ultime significati diversi. Questa confusione terminologica è dovuta in parte alla rapida divaricazione delle competenze imposta dalla pratica digitale, ma anche da una più generale mancanza di accordo sui principi di riferimento che dovrebbero guidare le politiche d’archivio.
A partire da queste considerazioni si propone una riflessione critica sull’utilizzo di tre “parole chiave”, che oggi regolano la vita (e la programmazione) degli archivi cinematografici: digitalizzazione, restauro, valorizzazione. Attraverso un’analisi della loro etimologia, della loro storia e soprattutto della sovrapposizione dei differenti significati con cui oggi vengono adoperate, ci si propone di mettere in luce alcuni nodi problematici della pratica e della teoria degli archivi nella neonata era digitale.

Research paper thumbnail of Sull’utilità di suonare il violino. Diana Karenne e la rappresentazione del pensiero sullo schermo muto

in E. Mareschi, G. Simi (a cura di), "Le sperimentali. Cinema, videoarte e nuovi media nella prospettiva internazionale dagli anni Venti a oggi", ETS, Pisa, 2021

Research paper thumbnail of Dangerous Liasons: 'Quo Vadis?' (1913, dir. Enrico Guazzoni) and the Previous Theatrical Adaptations of Sienkiewicz’s Novel

in M. Wozniak, M. Wyke (a cura di), The Novel of Neronian Rome and Its Multimedial Transformation. Sienkiewicz’s 'Quo vadis', Oxford Univesrity Press, Oxford (GB), 2020

Quo vadis? directed by Enrico Guazzoni in 1913 is still one of the most faithful film adaptations... more Quo vadis? directed by Enrico Guazzoni in 1913 is still one of the most faithful film adaptations of the novel by Sienkiewicz. When the silent feature came to cinemas around the world, the story was already familiar to the majority of the audience, due to the popular success of the book and proliferation of many derivative works, especially theatrical. In various ways, these adaptations developed audiences’ previous knowledge of the plot and the characters. Some of them were set in an openly illustrative relationship; others focus on a single narrative thread of the novel. The most complex examples, especially the 1909 opera by Jean Nougues, offered a skilled concentration of the plot in a few scenes that were complex both in terms of narrative and staging.
The director Guazzoni was quite familiar with the ‘horizons of expectation’ that adaptations of such a popular novel created, but he decided to use them differently. In his film, faithfulness to the original text became the most important trait of a new, ambitious staging strategy: the protection of the plot’s complexity and its spatial fragmentation. Performing a comparative analysis of the narrative spaces in Guazzoni’s film and in a few theatrical adaptations, this chapter delves into two different examples of interaction between the original novel, the adaptation and viewer expectations: the centripetal model, in which the most important quality is the ability to synthesize, and the centrifugal one, based precisely on fidelity to the original text and to historical accuracy.

Research paper thumbnail of Diana Karenne: cineasta sperimentale?

Arabeschi, n. 16 (web), 2020

LINK: http://www.arabeschi.it/32-diana-karenne-cineasta-sperimentale/

Research paper thumbnail of Attrazione, narrazione e rimozione. La rappresentazione onirica nel primo cinema italiano

Immagine, n. 18, pp.145-178, 2019

IT: Spesso, sugli schermo del primo cinema italiano, nei momenti strategici dell’arco narrativo s... more IT: Spesso, sugli schermo del primo cinema italiano, nei momenti strategici dell’arco narrativo si sogna. L’ipotesi è che questa frizzante vita onirica sia riconducibile ad alcune precise necessità che il “modo di rappresentazione” di quel cinema ambizioso, intertestuale e moralista aveva bisogno di soddisfare. Attraverso l’analisi di sequenze campione tratte da 'Cabiria' (1914), 'Più forte che Sherlock Holmes' (1913), 'La guerra e il sogno di Momi' (1917) e altri film rappresentativi, il saggio si propone di indagare gli stili di messa in scena dell’atto del sognare e le loro implicazioni simboliche.

EN: On the screen of the Italian Silent Cinema, in the strategic moments of the narration, the characters often dream. The hypothesis is that this sparkling oniric life is ascribable to some precise necessities that the “way of representation” of this ambitious, intertextual, and moralistic cinema, needed to satisfy. Through the analysis of some sample scenes from the film 'Cabiria' (1914), 'Più forte che Sherlock Holmes' (1913), 'La guerra e il sogno di Momi' (1917) and other representative films, the essay intends to examine the styles of the mise-en-scene of the act of dreaming and its symbolic implications.

Research paper thumbnail of La realtà non conta. Gli scritti autobiografici di Francesca Bertini

Research paper thumbnail of L'infanzia digitale

Fata Morgana, n.35, pp. 133-148, 2019

Le grandi svolte tecnologiche del cinema hanno sempre imposto alla produzione una sorta di ritorn... more Le grandi svolte tecnologiche del cinema hanno sempre imposto alla produzione una sorta di ritorno all’infanzia espressiva, intesa come riscoperta meravigliata del proprio potenziale comunicativo. È accaduto con l’avvento del sonoro, del colore e accade oggi, a maggior ragione, con la più strutturale delle rivoluzioni: quella digitale.

La mutata relazione tra immagine e realtà (dall’impronta di baziniana memoria alla traduzione in cifre binarie) ha sconvolto anche l’orizzonte di attesa che il pubblico mette in gioco all’atto di visione dei film, imponendo, almeno alla produzione mainstream statunitense, una nuova fase attrazionale. Come accadeva nei primi del Novecento, oggi la priorità del cinema hollywoodiano appare quella di mostrare le frontiere di un “trucco ottico” atto a stupire e stordire. Come il bambino che impara a conoscere, a parlare e a disegnare, mostra orgoglioso al mondo i propri successi, così il cinema ridisegna narrazioni in cui la priorità appare quella di celebrare le nuove potenzialità del proprio dispositivo (mentre l’istanza narrativa ritrova una propria centralità nella produzione seriale televisiva).

In questa chiave, la saga cinematografica di Harry Potter appare un terreno di analisi particolarmente suggestivo. Prodotta dal 2001 al 2011, dieci anni chiave nell’imposizione dei nuovi standard elettronici al cinema, mette in scena due mondi paralleli a confronto. Da una parte il mondo “babbano” di Privet Drive, una sorta di rappresentazione impietosa della produzione analogica in cui la realtà è quella che conosciamo. A farle da contraltare, la graduale scoperta del mondo magico da parte del protagonista procede in parallelo con l’appropriazione da parte del pubblico di nuovo contesto visuale realizzato in gran parte grazie alla post-produzione digitale. Contesto nuovo, ma basato su espedienti (invisibilità, riflessi, apparizioni e moltiplicazione degli elementi in campo) di antica memoria, che evocano in primis le fantasmagorie di Georges Méliès, non a caso celebrato proprio in un film del 2011 con un uso particolarmente efficace del 3D digitale (Hugo Cabret di Martin Scorsese).

La nuova infanzia del cinema, tuttavia, ha anche il suo lato oscuro. Impegnati nella scoperta e assimilazione costante di nuove conoscenze, i bambini non possiedono innato senso della storia ed elaborano solo con il tempo la consapevolezza di appartenere a un flusso in trasformazione che costruisce una memoria individuale e collettiva. Allo stesso modo il cinema digitale si promuove, dal punto di vista ontologico, come eterno, immutabile e immateriale. Questa sorta di “brand” astorico ha grande presa sull’immagine pubblica del nuovo corso tecnologico.
Tuttavia, così come nella saga di Harry Potter il malvagio Voldemort, per garantirsi la sopravvivenza, cela dei pezzi della sua anima negli “horcrux”, oggetti preziosi accuratamente nascosti, allo stesso modo anche oggi le immagini in movimento non possono vivere prive di un supporto materico, per quanto occultato. Così, dal punto di vista archivistico, il Digital Cinema appare più fragile dell’analogico e il suo mito immateriale non contribuisce all’evoluzione del dibattito sui suoi standard di conservazione. «L’infanzia non ha tempo» scrisse Emmanuel Mounier, ma forse è proprio recuperando il senso del tempo e della materia che si potrà gestire al meglio la nuova era visuale in corso.

Research paper thumbnail of L’immagine traccia. I “campionari” di lavorazione nel cinema muto italiano

Quaderni del CSCI, n. 13, 2017

Research paper thumbnail of Maciste alpino. Un malinteso di censura

Research paper thumbnail of Professor Camillo Negro's Neuropathological Films

Coauthors: Adriano Chiò, Claudia Gianetto Publication Date: 2016 Publication Name: "JHN Journal... more Coauthors: Adriano Chiò, Claudia Gianetto

Publication Date: 2016

Publication Name: "JHN Journal of the History of Neuroscience ", 25(1), pp. 39-50.

Camillo Negro, Professor in Neurology at the University of Torino, was a pioneer of scientific film. From 1906 to 1908, with the help of his assistant Giuseppe Roasenda and in collaboration with Roberto Omegna, one of the most experienced cinematographers in Italy, he filmed some of his patients for scientific and educational purposes. During the war years, he continued his scientific film project at the Military Hospital in Torino, filming shell-shocked soldiers. In autumn 2011, the Museo Nazionale del Cinema, in partnership with the Faculty of Neurosciences of the University of Torino, presented a new critical edition of the neuropathological films directed by Negro. The Museum's collection also includes 16 mm footage probably filmed in 1930 by Doctor Fedele Negro, Camillo's son. One of these films is devoted to celebrating the effects of the so-called "Bulgarian cure" on Parkinson's disease.

Research paper thumbnail of A Tribute to Her Creativity: Maria Gasparini in The Stage

"Researching Women in Silent Cinema. New Findings and Perspectives" , ed. Monica Dall’Asta, Victoria Duckett, Lucia Tralli, pp. 353-361,, 2013

Research paper thumbnail of The Neuropathologist Films in the Collection of the Museo Nazionale del Cinema (Turin, Italy) (con Claudia Gianetto)

"TMG (Tijdschrift voor Mediageschiedenis)", pp. 117-120., 2013

Research paper thumbnail of Il restauro di Cabiria

"Strategie e programmazione della conservazione e trasmissibilità del patrimonio culturale", a cura di A. Filipovic, pp. 394-403, 2013

Research paper thumbnail of La diva in cammino. La sfilata divistica come figura della messa in scena nel cinema di Mario Caserini

"Immagine. Note di Storia del Cinema", IV serie, n. 5, 2013

La diva in cammino. La sfilata divistica come figura della messa in scena nel cinema di Mario Cas... more La diva in cammino. La sfilata divistica come figura della messa in scena nel cinema di Mario Caserini STELLA DAGNA Voi che passate, voi siete l'Eccelsa. E passate così, per vie terrene! Gabriele D'Annunzio 1 Un modo di guardare L'istinto a guardare ciò che piace più da vicino, più a lungo, più intensamente, può riassumersi in un costante desiderio di 'vedere meglio' che ha sempre caratterizzato lo spettatore cinematografico. 'Vedere meglio', però, non è un concetto o compositiva basata sulle leggi della simmetria, del contrasto, della dinamica 3 .

Research paper thumbnail of Volti senza maschera. Una nuova edizione dei filmati neuropatologici di Camillo Negro

"Immagine. Note di Storia del Cinema", IV serie, n. 6, 2012

Research paper thumbnail of La musa creatrice. Maria Gasparini e "La ribalta" (2012)

"Bianco e nero", fascicolo 570, Nov 2011

Research paper thumbnail of La lente opaca. I condizionamenti dello sguardo contemporaneo nel restauro  del film

"Qu'est-ce que le contemporain". Vol. I, ed. Catherine Naugrette, 2011

Research paper thumbnail of A vita nova: "Dante e Beatrice" di Mario Caserini

"Immagine. Note di Storia del Cinema", IV serie, n. 2, 2011

Research paper thumbnail of Tutto Maciste, uomo forte / All Maciste, Strong Man

"Il Cinema Ritrovato 2008", Catalogo, a cura di Roberto Chiesi e Guy Borlée, 2009

Research paper thumbnail of La luce che scolpisce: Belluno nel cinema muto

"Luci sulla città. Belluno e il cinema", a cura di Alessandro Faccioli, 2009

Research paper thumbnail of Perchè restaurare i film?

Il restauro cinematografico è un’attività che sembra esercitare un notevole fascino sul pubblico ... more Il restauro cinematografico è un’attività che sembra esercitare un notevole fascino sul pubblico contemporaneo: film “restaurati” vengono proposti nei circuiti di prima visione, pubblicizzati sui quotidiani, commercializzati come prodotti di eccellenza. A fronte di questo successo di popolarità, i principi, la storia e la prassi della disciplina rimangono spesso per il pubblico dei non addetti ai lavori un territorio misterioso, inesplorato e segreto.
Capire cosa significa davvero restaurare un film vuol dire anche (soprattutto) interrogarsi sul senso di una pratica che richiede grossi investimenti di denaro, tempo e risorse. Perché restaurare i film? Può considerarsi una priorità di politica culturale?
La risposta che si sceglie di dare a queste domande è destinata a influenzare il futuro dei film e il loro rapporto con gli spettatori di oggi e di domani, specie in un’epoca in cui la transizione al digitale pone il cinema di fronte a una delle più grandi trasformazioni della sua storia. Proprio nei momenti di rivoluzione l’entusiasmo del nuovo deve sposare la consapevolezza di quanto sia importante mantenere sulle azioni e sulle produzioni dell’uomo una prospettiva storica. Una prospettiva che il restauro del film pone come indispensabile, utopico, orizzonte di riferimento.

Research paper thumbnail of Ma l'amor mio non muore! (Mario Caserini, 1913). La diva e l'arte di comporre lo spazio

Ma l’amor mio non muore! è uno dei film più rappresentativi del cinema muto italiano. Girato nel ... more Ma l’amor mio non muore! è uno dei film più rappresentativi del cinema muto italiano. Girato nel 1913 da Mario Caserini e interpretato dalla celebre attrice teatrale Lyda Borelli, segnò un’autentica svolta nella produzione cinematografica nazionale. In un momento eccezionale per l’evoluzione della settima arte – tra mutazioni del contesto produttivo, avvento del lungometraggio e uscita coeva di alcuni film destinati a diventare capisaldi della storia del cinema – il film di Caserini fu il primo esempio compiuto di “diva film” e ottenne un successo tale da diventare un vero e proprio fenomeno di costume. Il modello della diva sofferente, divisa tra eros e sacrificio, la messa in scena in profondità di campo, il “centramento alternativo” dello spettatore, la parola scritta come elemento narrativo, il ruolo del suono e della musica diegetica, sono solo alcuni degli elementi di un film che ha segnato in modo indelebile l’arte italiana su grande schermo.

Research paper thumbnail of Corso introduttivo allo studio della storia del cinema

Questo manuale, come indicato dal suo titolo, intende offrire nozioni ed elementi pensati per int... more Questo manuale, come indicato dal suo titolo, intende offrire nozioni ed elementi pensati per introdurre gli studenti del triennio allo studio della storia del cinema. Non si tratta, pertanto, di una storia del cinema in senso tradizionale. A una trattazione cursoria di tutti i periodi storici, le cinematografie e le figure di rilievo, si è preferita una selezione di approfondimenti didattici su alcuni momenti tra i più significativi della storia dei film, in modo da offrire agli studenti strumenti più solidi degli altrimenti inevitabili elenchi di titoli e nomi, destinati a immediato oblio.

Research paper thumbnail of Maciste. L'uomo forte

Coauthors: Claudia Gianetto Nell’edizione restaurata dal Museo Nazionale del Cinema di Torino ... more Coauthors: Claudia Gianetto

Nell’edizione restaurata dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e dalla Cineteca di Bologna, "Maciste" (Vincenzo Dénizot e Romano Luigi Borgnetto, 1915), il primo dei film che hanno per protagonista assoluto Maciste, l’ ‘uomo forte’ e buono interpretato da di Bartolomeo Pagano. La sintonia che il personaggio trovò da subito con gli spettatori fu enorme e convinse Giovanni Pastrone a lanciare una serie di lungometraggi imperniati sulle sue avventure: tra anni Dieci e Venti Maciste fu alpino, medium, poliziotto, imperatore, innamorato. I suoi film ci parlano della società dell’epoca, della politica di regime, dei rapporti tra i sessi e di come il cinema italiano abbia saputo costruire nuovi generi amati dalle platee di tutto il mondo (negli anni Sessanta del peplum il personaggio godrà di nuova fortuna come icona camp delle pellicole di genere). Tra i contenuti del libro l’introduzione al progetto di restauro dell’intera serie dei film di Maciste, antologia critica, documenti di produzione inediti e materiali d’epoca.

Research paper thumbnail of L’inferno silenzioso. I film ‘danteschi’ nel cinema muto italiano

convegno “L’ombra sua torna”: 2021: Dante, il Novecento e oltre, Universidad Complutense de Madrid, 19-21 aprile (on line), 2021

LINK: https://www.youtube.com/watch?v=9cZjLMcNC3s (Time code: 7:06:30)

Research paper thumbnail of Diana karenne: cineasta sperimentale?

FAScina 2020, Sperimentali. Cinema, videoarte e nuovi media, Università di Sassari., 2020

LINK: https://fascinaforum.org/2020/12/02/diana-karenne-cineasta-sperimentale/

Research paper thumbnail of The ‘Working Samples’. Functions and ‘Accidental Beauty’ from Silent Italian Film Manufacturing Machine

Research paper thumbnail of Conversazione sul restauro

Quinlan (rivista on line), 2016

LINK: https://quinlan.it/2016/07/21/conversazione-sul-restauro/

Research paper thumbnail of CFP - Convegno "Schermi Oscuri"

Schermi oscuri. L'inferno dantesco nel cinema e nei media audiovisivi, 2021

Dal 16 al 18 dicembre 2021 si svolgerà presso l'Università di Torino il convegno "Schermi oscuri.... more Dal 16 al 18 dicembre 2021 si svolgerà presso l'Università di Torino il convegno "Schermi oscuri. L'inferno dantesco nel cinema e nei media audiovisivi".
In allegato la CFP in italiano e inglese con le indicazioni per proporre una relazione da presentare nel corso dell'evento. La data ultima per l'invio delle proposte è il 30 giugno 2021. Le proposte vanno inviate all'indirizzo schermi.oscuri@unito.it.