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Papers by ivano lanzini
RIVISTA ITALIANA DI IPNOSI E PSICOTERAPIA IPNOTICA, 2023
Abbiamo già avuto modo di documentare come la concezione/costruzione ericksoniana del 'rapport' r... more Abbiamo già avuto modo di documentare come la concezione/costruzione ericksoniana del 'rapport' rappresenti, al tempo stesso, il momento più avanzato della tradizione ipnotica 'classica' e il punto di inzio (inconsapevole) di una svolta paradigmatica dentro quella tradizione. Una svolta, se vogliamo un punto di forza e di svolta verso un ampliamento 'compiutamente' psicoterapico della concezione e pratica della ipnoterapia. Così che ci pare legittimo il nostro attuale parlare di psicoterapia ipnotica e non di applicazioni tecniche dell'ipnosi.
ivano lanzini, 2018
Relazioni per crescere.© Alcune osservazioni a margine su comunicazione, ascolto e comprensione n... more Relazioni per crescere.© Alcune osservazioni a margine su comunicazione, ascolto e comprensione nel contesto delle interazioni formative (genitoriali, educativo-didattiche, clinicoterapeutiche) dell'infanzia e dell'adolescenza. (prima parte)
ipnosi in fumo, 2010
Il presente lavoro è la riproduzione, con lievi modificazioni, del lavoro presentato al XIII cong... more Il presente lavoro è la riproduzione, con lievi modificazioni, del lavoro presentato al XIII congreso nazionale AMISI del 2004. Riteniamo particolarmente utili e pertinenti con le tematiche del presente Seminario sia le parti introduttive che, soprattutto, le modalità di gestione psicoterapica, qui decisamente breve, del quadro sintomatologico e personologico del paziente. "L'ipnosi in fumo". Breve storia di un fallimento sintomatologico dagli esiti interessanti E' cosa risaputa che uno dei maggiori ostacoli alla comprensione del rilevante ed "irrevocabile", contributo ericksoniano allo sviluppo creativo di una "nuova ipnosi" (1), o meglio, di una ipnosi compiutamente psicoterapica: ancora, e con più precisione clinica ed epistemologica, di una psicoterapia "coerentemente"ipnotica, (2) sia stato e, ancora, in larga misura sia la pre-comprensione-ampiamente diffusa in ampi settori della psicoterapia contemporanea-dell'ipnosi come mera tecnica sintomatologia: come strumento di intervento, sì magari mirato, funzionale ed efficace, ma solo su urgenti situazioni sintomatiche: fobie circoscritte, attacchi di panico, "cattive abitudini" alimentari e salutistiche ecc. (3) Va riconosciuto, ad onor del vero, che a tale precomprensione, vero e proprio dannoso pre-giudizio riduzionistico, contribuiscono non poco da un lato una disinformazione o non aggiornamento nella stessa professione medica e psicologica, dall'altro una presentazione, di matrice essenzialmente pubblicitaria, di miracolistici risultati conseguenti all'uso di metodiche ipnotiche di brevissima durata (anche una o due sedute soltanto) in situazioni anche croniche di disturbi (molto probabilmente) psicosomatici, allergie, alcuni tipi di asma idiopatica, dermatosi, alopecia o, per tornare alle cattive abitudini, tabagismo e sovrappeso, sconfinante con l'obesità. Ora, non si vuole qui misconoscere né l'importanza anche teorica di simili usi e risultati diciamo "tecnologici" dell'ipnosi, né la loro, sia pur limitata, efficacia. Ci preme osservare soltanto che tali usi e risultati molto poco hanno a che fare con la sostanza strategica, ci verrebbe da dire, con l'essenza della moderna psicoterapia ipnotica: con la sua capacità triplice: a) di cogliere la complessità sempre personologica della richiesta di aiuto generalmente contenuta anche nella più semplice e, appunto, "puro sintomatologica" delle richieste dei nostri pazienti; b) di rispondere adeguatamente, ecologicamente e non direttivamente a tale complessa richiesta; c) così da promuovere nel paziente processi di modificazione emotivo-affettiva e cognitivo-relazionale di qualità non dissimile da quella reperibile nella maggior parte degli altri "più comuni" orientamenti psicoterapici, ivi inclusi quelli di orientamento psicodinamico. E' allo scopo di dare documentazione clinica di questa (a+b+c) complessa specificità della psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana (4 e 5), che mi è parso utile riportare qui, pur con gli inevitabili schematismi connessi al luogo e al tempo della presente relazione, gli snodi essenziali di una caso clinico che a me pare paradigmatico sia per caratteristiche contenutistiche e modali della richiesta di aiuto, sia per le strategie utilizzate nella decodificazione e restituzione della richiesta. (Procederò intervallando brevi descrizioni cliniche, ampiamente riproducenti le transazioni comunicative col paziente, a commenti utili a evidenziare proprio quegli aspetti comunicazionali e relazionali che mi paiono più rilevanti per meglio documentare i punti indicati sopra). 1[1] Il caso clinico. 1[1] Le descrizioni cliniche riportate sono trascrizioni da registrazioni delle sedute, fatte con il consenso del paziente. Per ovvi motivi concernenti la privacy, ho dovuto escludere passaggi significativi ma troppo personali. I puntini di sospensione e le parole in corsivo vogliono essere indicatori (approssimativi) delle pause, della loro durata e dell'accentuazione tonica delle parole.
DOVE NASCONO LE METAFORE, 2010
Dott. Ivano Lanzini Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista Docente AMISI Là dove nascono le met... more Dott. Ivano Lanzini Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista Docente AMISI Là dove nascono le metafore. Prima parte. Capita spesso-e non solo all'interno della attività didattica e di supervisione, ma anche consultando la letteratura ormai abbondante sull'argomento-di vedere presentare, descrivere, proporre e raccomandare la metafora come strumento decisivo, essenziale della comunicazione ipnotica, specie nel contesto teorico e clinico della prospettiva ericksoniana (e post) 1. Tale è la centralità del costrutto metaforico, e tali sono le virtù ad esso attribuite che la capacità di produrre metafore viene ormai ad essere considerata come la prova della definitiva acquisizione dell'essenza delle strategie comunicazionali in ipnosi e in psicoterapia ipnotica-e quindi come prova della bravura, efficacia e competenza terapeutica dell'ipnotista. Dimmi che metafore fai, mostrami come le produci e le comunichi e…ti dirò che terapeuta sei e se sei un "vero" terapeuta ericksoniano. Ovviamente, non è qui il luogo per una analisi approfondita e completa della metafora: delle sue origini, funzioni, adattamenti retorico-letterari, sviluppi anche filosofici e recuperi cognitivistici e, persino, psicoanalitici 2. Del resto, su questo specifico orizzonte storico-problematico sono oggi disponibili, anche in italiano, buoni testi 3. Più limitatamente, ma pensiamo produttivamente, desideriamo soffermarci da un lato su alcune chiarificazioni circa alcuni aspetti "compositivi" del costrutto metaforico, dall'altro e soprattutto, sul senso, le condizioni d'uso e, prima ancora, di "generazione" delle metafore nel contesto specifico della clinica psicoterapica di matrice neoericksoniana (così come la Scuola Europea di Psicoterapia Ipnotica è venuta delineandola, anche tramite i suoi Manifesti). PAGE 16 1 2 3
Il lavoro che qui presentiamo è, per certi versi, un documento "storico", di una storicità "esper... more Il lavoro che qui presentiamo è, per certi versi, un documento "storico", di una storicità "esperienziale", legata cioè alla pratica della psicoterapia ipnotica, così come è venuta e si viene modificando alla luce di ciò che, spesso involontariamente, apprendiamo nel contesto della relazione con i nostri pazienti. In questo caso specifico, il contesto è quello particolare di una seduta interamente racchiusa in una lunga induzione ipnotica, avvenuta nella fase centrale di una terapia, durata circa sei mesi, con un paziente, di 29 anni, profondamente segnato da alti livelli di ansia relazionale, da difficoltà nei rapporti con l'altro sesso e da una ancora significativa dipendenza dal nucleo famigliare e dalla madre in particolare. La seduta si svelò, per riconoscimento del paziente stesso, decisiva sia sul piano dell'apprezzabile diminuzione dello stato tensivo che "mi avvolgeva, come una fascia elastica, muscoli e pelle", e che "mi impediva di sentirmi rilassato nelle situazioni informali"; sia sul versante del "coraggio di prendere le distanze da mia madre: dal suo affetto e dal suo controllo avvolgente". Ovviamente -e pare qui pleonastico rammentarlo -la "storia" di questa esperienza psicoterapica richiederebbe commenti e "analisi" più articolate e decisamente attente alla dimensione relazionale (specie nelle sue scansioni più profonde e transferali). Riteniamo comunque utile riportare qui e ora questo caso, perché ci pare dotato di un duplice valore aggiunto: a) anzitutto, perché, per una non frequente disponibilità del paziente, si tratta della sbobinatura integrale di una seduta (che peraltro fu anche oggetto di analisi e dibattito durante "lezioni di scuola" nel lontano 2001); b) perché la seduta riportata è "intercalata" dai commenti che un allora giovane allievo e oggi ottimo collega, il dott. Boin ha sviluppato, su mio consiglio, in totale libertà interpretativo-illustrativa. Questi commenti sono qui lasciati in forma integrale -a partire dal primo strategico suggerimento a leggere la seduta una prima volta, saltando i commenti stessi, per poi riprenderli. In questo modo il lettore avrà la possibilità di un apprendimento multilivello. Forse anche più "divertente". Alla fine -è questa la novità rispetto a quanto avvenne durante la suddetta lezione "a scuola" -abbiamo ritenuto opportuno svolgere qualche breve e attualizzante considerazione, spendibile per ulteriori utilizzi di questa esperienza clinica. 2 1)"Consiglio innanzitutto di leggere tutta l'induzione senza i commenti in neretto, in modo da coglierne il senso di unità, completezza e gli effetti inconsci che vengono stimolati e poi rileggerla con la mia analisi."
IVANO LANZINI, 2011
Dott. Ivano Lanzini Psicologo, epistemologo, psicoanalista Docente AMISI On rapport&transfert: ip... more Dott. Ivano Lanzini Psicologo, epistemologo, psicoanalista Docente AMISI On rapport&transfert: ipotesi e prospettive per un' ipnosi compiutamente psicoterapica Il presente contributo si muove come continuazione e provvisorio completamento di quanto da noi esposto nell'ultimo Convegno del 2008 tenuto presso l'Università Cattolica, ancora sotto la presidenza di GP Mosconi, che proprio in quel Convegno mi aveva assegnato il compito della prima relazione introduttiva dedicata all'"ordine di ' compiutezza'" della psicoterapia ipnotica (1). Proprio in rapporto al tema strategico della compiutezza o meno della psicoterapia ipnotica e delle sue condizioni per essere tale ruoterà dunque il discorso che mi accingo a sviluppare. Discorso che: a. muove sostanzialmente da tre premesse che dovrò, per forza necessitata di cose, dare almeno in buona parte per scontate-e che trovano, del resto, in numerosi precedenti lavori ampia documentazione (2, 3, 4, 5); b. e che, da quelle premesse, deriva un'ipotesi complessiva, qui tracciata nelle sue linee essenziali nella loro struttura concettuale e però ovviamente presentate come contributo legato a un'originale esperienza clinica, che, inevitabilmente, risente dei modi particolari e, in parte, idiosincratici con cui mi sono trovato, in compagnia di validi colleghi, a "salire sulle spalle di Erickson"(6). Ecco allora, sinteticamente, le tre premesse: 1. con l'opera di Milton H. Erickson-e segnatamente con i suoi lavori del periodo '50-'70-si determina nella storia dell'ipnosi una svolta profonda, molto vicino a un cambio di paradigma, che porta alla configurazione di un nuovo approccio alla fenomenologia e all'uso clinico dell'ipnosi, in forza del quale il momento tecnico-procedurale dell'induzione/gestione della trance viene potentemente ridimensionato e ricollocato all'interno di una nuova e originale attenzione alla dimensione comunicativa e relazione insita nel rapport; 2. tale svolta, pure ricca, come si è accennato, di stimolanti e ricche intuizioni e strategie comunicativo-relazionali (tra cui si evidenziano le modalità indirette nell'induzione della trance, l'uso creativo e sistematico della comunicazione retorico-metaforica, la scansione empatico-partecipativa della relazione col paziente) viene tuttavia ad arrestarsi al livello di un'ipnosi psicoterapica (7) che se, da un lato, già si muove oltre la prospettiva puro-sintomatologica di quella che Mosconi chiamava paleo-ipnosi, ancora fatica a collocarsi entro un orizzonte compiutamente personologico e quindi tale da incidere sulla 1
Considerazioni sulla reale produttività genoseologico-terapeutica, 1985
1. il processo terapeutico psicoanalitico e i suoi utenti. 2. Osservazioni sui risultati terapeut... more 1. il processo terapeutico psicoanalitico e i suoi utenti. 2. Osservazioni sui risultati terapeutici del trattamento psicoanalitico 3. La "guarigione psicoanalitica": la persuasione paradossale 4. Il paziente sofisticato (e autosuggestionato) della psicoanalisi Il presente lavoro fa parte di una nostra ricerca più ampia ed articolata, che è già stata in parte pubblicata (46, 47, 48, 52" 53, 54), tesa ad evidenziare, con taglio critico-problematico, tanto i termini della produttività gnoseologico-terapeutica, quanto i limiti epistemologici ed esplicativi' della dottrina psicoanalitica. E' noto che nello sviluppo delle sue indagini psicodinamiche metapsicologiche, Freud è venuto gradualmente a ridimensionare l'originaria centralità del momento psicoterapeutico della psicoanalisi in base al quale questa ultima non si caratterizzava tanti; come pura "indagine scientifica", bensì come strategia e tecnica di "modificazione" del quadro sintomatologico del paziente (25); e a potenziare il lato più propriamente gnoseologico, ossia la sua capacità di produrre conoscenza "intorno a tutto ciò che maggiormente tocca l'uomo e il suo proprio essere" (29, ma si veda anche 37, 43, 51). Non a caso, infatti, l'esposizione freudiana dei casi clinici andò sempre più incentrandosi sull'analisi dei dati fenomenici che parrebbero provare le ipotesi psicodinamiche, tralasciando progressivamente il controllo dei termini e della qualità del miglioramento complessivo dei pazienti (21, 37, 52, 53). Verso questo privilegiamento teoretico, enfatizzante più il "contenuto di verità" (cfr. 29, 30) che l'efficacia curativa della psicoanalisi, si è mossa e si muove la netta maggioranza della ricerca psicoanalitica post-freudiana che, infatti, tiene a distinguersi e, implicitamente, a contrapporsi all'universo dei vari indirizzi psicoterapeutici in nome di un più adeguato e credibile rigore analitico-esplicativo delle strutture e delle funzioni psichiche più profonde ed inconsce (8, 18, 37, 58, 62). Pur non volendo assolutamente negare la differenza e la relativa autonomia (epistemologica, metodologica e tecnica) che intercorre tra attività conoscitiva e attività trasformativa (o terapeutica stricto sensu) (10, 17), per cui spiegare il come e il perché del disturbo psicologico non è tutt'uno con il suo superamento, riteniamo tuttavia che un esame delle effettive qualità terapeutiche della psicoanalisi sia estremamente utile, in quanto consentirebbe da un Iato di chiarire il problema-anch'esso teorico e gnoseologico-del nesso che legherebbe i suoi modelli teorici e i suoi procedimenti analitici allo "stile" e alle modalità terapeutiche da essi conseguenti; dall'altro, di risolvere, mediante comparazione con altri sistemi terapeutici, il problema più empirico-pratico, della qualità e superiorità del risultati clinici di un approccio psicodinamico (lungo e costoso) rispetto a quelli ottenibili in contesti meno elaborati e più brevi o, come dicono alcuni autori psicoanalisti (61), con un tocco di deprezzamento, "meramente terapeutici". A tal fine, cercheremo, nel presente paragrafo, di esaminare: 1) come la psicoanalisi ritiene avvenga il processo curativo; 2) quali sono i soggetti o i quadri psicologici cui mediamente la psicoanalisi si rivolge; 3) che tipo di risultati realmente consegue. 1. il processo terapeutico psicoanalitico e i suoi utenti. Il reale superamento dei disturbi psicologici non può essere ottenuto, secondo la psicoanalisi, agendo direttamente su di essi (ciò potrebbe condurre ad una loro riduzione o scomparsa soltanto temporanea), bensì esige che si tenti di riportare avvalendosi con rigore dei procedimenti esposti e suggeriti da Freud alla consapevolezza del paziente, il complesso intreccio di pensieri, fantasie, desideri e traumi
Short Therapy: a really possible therapy?, 2014
Breve: una psicoterapia possibile? 1 Quelle che seguono vogliono essere solo brevi note introdutt... more Breve: una psicoterapia possibile? 1 Quelle che seguono vogliono essere solo brevi note introduttive ad una riflessione e chiarimento circa una qualificazione della moderna psicoterapia: quella concernente la sua "brevità", la sua "short-term orientation". Si sa, per lo meno, si dovrebbe sapere, da parte di "specialisti della parola" (quali dovremmo tentare di essere o divenire) che spesso le parole non solo sono pietre, ma intervengono potentemente nella costruzione di schemi di apprensione concettuale della realtà (i.e. formazione di idee-concetti) capaci di creare realtà…illusorie o di conferire di soppiatto e con l'eleganza del gioco di prestigio (appunto, linguistico) una "realtà" o un "significato" nuovo, diverso a ciò che prima era dato per ovvio e scontato-con la conseguenza di dare l'illusione, la parvenza di parlare della stessa cosa quando, in realtà, si stanno usando parole di diversa accezione per parlare della stessa cosa. Che, in questo modo, non è più però la stessa cosa. In filosofia, simili trucchi linguistici, si chiamano paralogismi. Bene. Penso che la qualificazione di "breve" alla psicoterapia sia o rischi di essere una modalità paralogistica per cambiare di significato, per introdurre discontinuità concettuali nel modo di intendere la psicoterapia-senza però dar parvenza e conto di ciò. Anzi, lasciando che tutto resti formalmente come prima. Proverò a render conto di questa premessa, attraverso un percorso argomentativo che si snoderà come tentativo di evidenziare la rilevanza di quegli interrogativi (che i cultori, anzi gli "ideologi" della brevità psicoterapeutica, i "brevisti" o "corti" paiono non vedere od occultare). Eccone alcuni tra i tanti: 1. una psicoterapia breve, quando è da considerarsi breve? 2. una psicoterapia breve è semplicemente una psicoterapia più breve, di minor durata? E', quindi una sorta di abbreviazione di una psicoterapia (più) lunga? 3. una psicoterapia breve è (concepibile) come focale? Ovvero mirata ad obiettivi (più) circoscritti? 1 1 Riportiamo in forma più formalizzata la Relazione introduttiva al Seminario su "La terapia neoerickosniana nei disturbi d'ansia edepressivi nel contesto delle esperienze della vergogna e della colpa", organizzato dallAISDA a Modena il 20 maggio 2007. Le informazioni bibliografiche sono disponibili presso l'Autore.
Relation and/as a cure., 2011
Understanding role and meaning of what takes places within the relations system of any kind of ps... more Understanding role and meaning of what takes places within the relations system of any kind of psychotherpeutic setting is of relevance in order to go deeper into the 'nature' or 'essence' of what we generally call 'change' or psychological developement in psychotherapies. Together with a more sophisticated and empirically founded understanding of the peculiar process which make it possible for a 'body' to become a 'mind' and for a 'member of a family group' to become a virtually autonomus subject or individual.
Fear of flying: three different situations, 2010
Here three different kinds of fear of flying approached from a new hypnotic - and yet psychodyna... more Here three different kinds of fear of flying approached from a new hypnotic - and yet psychodynamic - psychotherapeutical perspective. They a sort of 'how to think&do' in order to reach the complexity of what at first sight may seem a simple symptomatic case. The A. doesn.t want to demonstarte, just to show and underline new ways of seeing.
Sull'ordine di completezza della psicoterapia ipnotica, 2018
Hypnotic psychotherapy it's in its beginning as a new approach to human suffering taken in its st... more Hypnotic psychotherapy it's in its beginning as a new approach to human suffering taken in its structural&personlogical origins. Therefore it's not a complete theory of mind neither is it a complete theory of psychotherapy. Nevertheless it's something of clear relevance in order to get toether thes best of psychodinamc and hypnotic tradition, in spite of their misunderstandings. This work is a step forwards in this direction
Un percorso di filosofia.© La ragione incontra i suoi limiti. E, dopo improvviso stupore, se ne r... more Un percorso di filosofia.© La ragione incontra i suoi limiti. E, dopo improvviso stupore, se ne rallegra.
Conference Presentations by ivano lanzini
la teoria clinica, specie nel campo della psicoterapia ipnotica, non dovrebbe procedere da deduca... more la teoria clinica, specie nel campo della psicoterapia ipnotica, non dovrebbe procedere da deducazioni di astratti principi modellistici, ma muovere dalla concretezza delle forme dell'umano soffrire, così come vengono oggi a presentarsi nel contesto, altamente mediatizzato, della società contemporanea. Prendendo le mosse da questa avvertenza metodologica l'A. avanza l'ipotesi della necessità di ripensare il tradizionale contributo ericksoniano alla gestione del setting terapeutico, in pro' di un recupero, criticamente orientato, di alcune importanti eredità dell'esperienza psicodinamica, così da espandere il setting ericksoniano, arricchendolo delle indicazioni all'ascolto del paziente e di sé. Ascolto oggi più importante e decisivo, anche clinicamente, quale risposta alla progressiva afasia delle modalità attuali di espressione della sofferenza (panico, fobie, alessitimia ecc). Abstract: Clinical theory, especially in the field of hypnotic psychotherapy, shouldn't and can't intrinsically be the result of a sort of logical deduction from abstracts principles to the variety of cases of human suffering. On the contrary it must be the outcome of a deep recognition on the phaenomenology of that suffering as it appears showing its new peculiarities within the cultural frame of modern mass-mediatically permeated society. Starting from this methodological premise, the A. points out the need of rethinking the traditional ericksonian way of managing communication styles between therapist and patient in order to build a new theoretical and pratical concept of rapport able to include and adapt to hypnotic psychotherapy some of the best of psychodynamic legacy, e.g. the methodological relevance of listening compared to observing the patient. The A. deem it essential, in order to make it possible for neo-ericksonian hypnotic psychotherapy to better respond to dramatically new shapes of suffering in our contemporary and progressively " aphasic " .society
Threefold, basically, is the goal we are aiming at through our present work: a. on the one hand, ... more Threefold, basically, is the goal we are aiming at through our present work: a. on the one hand, it concerns the urge – no longer restrainable – to develope a theoretical awarness, within the actual field of "applied Hypnosis", of the necessity of a new and definite foundation of Hypnosis as an original, though (as we'll see later)"classical"(1) form of Psychotherapy; b. on the other hand, it is about the strategic (though not esclusive) psychodinamic nature of Hypnotic Psychotherapy; c. last but not least, it involves the overcoming of the traditional and radical opposition between psycho-analisis and the realm of psychotherapies, at least in the theoretical representation included in the famous freudian difference between the purity and nobility and rarity of Gold as compared to the triviality, the common placeness and abundance of Copper. E.G.: in the theoretical opposition between analysis, taken as a scientific way of investigation and non-analytical therapies whose therapeutical effictiveness is assumed as a (side) effect of suggestion(2). We deem it, therefore, usefull in order to better understand (and even criticize) our effort, to divide it into three parts, each of them connected to the specific foldings of the aim above mentioned. 1. Beyond "techni-quality" to Psychotherapy. We like words,don't we? They are essential to our understanding, to our framing of the world around us and within us. Putting something into words means making it actually exist. Sometimes, a word grows within our mind and comes up out of it unexpectedly, giving us a new way of looking at things. That is what happened to me, while musing upon the feeling of uneasyness I have any time I think of the way many psychologists, therapists and hypnotists who pratice professionally hypnosis consider its specificity. I came across the idea of "techni-quality", that is the assumption, still widespread in our field, that what makes of a hypnotic therapy a good, reliable, valid, powerfull, succesfull strategy of relieving mental distress and suffering is its technical quality, mainly based on the knowledge of what and how and when to do (to say, to suggest, to be silent, to choose a metaphor, to make sink in deep trance or to keep it light, or to make levitate a hand or a foot, or to push the patient back to his/her infantile past, to make him/her re-experience some of it…) something to/with the patient.(3)
RIVISTA ITALIANA DI IPNOSI E PSICOTERAPIA IPNOTICA, 2023
Abbiamo già avuto modo di documentare come la concezione/costruzione ericksoniana del 'rapport' r... more Abbiamo già avuto modo di documentare come la concezione/costruzione ericksoniana del 'rapport' rappresenti, al tempo stesso, il momento più avanzato della tradizione ipnotica 'classica' e il punto di inzio (inconsapevole) di una svolta paradigmatica dentro quella tradizione. Una svolta, se vogliamo un punto di forza e di svolta verso un ampliamento 'compiutamente' psicoterapico della concezione e pratica della ipnoterapia. Così che ci pare legittimo il nostro attuale parlare di psicoterapia ipnotica e non di applicazioni tecniche dell'ipnosi.
ivano lanzini, 2018
Relazioni per crescere.© Alcune osservazioni a margine su comunicazione, ascolto e comprensione n... more Relazioni per crescere.© Alcune osservazioni a margine su comunicazione, ascolto e comprensione nel contesto delle interazioni formative (genitoriali, educativo-didattiche, clinicoterapeutiche) dell'infanzia e dell'adolescenza. (prima parte)
ipnosi in fumo, 2010
Il presente lavoro è la riproduzione, con lievi modificazioni, del lavoro presentato al XIII cong... more Il presente lavoro è la riproduzione, con lievi modificazioni, del lavoro presentato al XIII congreso nazionale AMISI del 2004. Riteniamo particolarmente utili e pertinenti con le tematiche del presente Seminario sia le parti introduttive che, soprattutto, le modalità di gestione psicoterapica, qui decisamente breve, del quadro sintomatologico e personologico del paziente. "L'ipnosi in fumo". Breve storia di un fallimento sintomatologico dagli esiti interessanti E' cosa risaputa che uno dei maggiori ostacoli alla comprensione del rilevante ed "irrevocabile", contributo ericksoniano allo sviluppo creativo di una "nuova ipnosi" (1), o meglio, di una ipnosi compiutamente psicoterapica: ancora, e con più precisione clinica ed epistemologica, di una psicoterapia "coerentemente"ipnotica, (2) sia stato e, ancora, in larga misura sia la pre-comprensione-ampiamente diffusa in ampi settori della psicoterapia contemporanea-dell'ipnosi come mera tecnica sintomatologia: come strumento di intervento, sì magari mirato, funzionale ed efficace, ma solo su urgenti situazioni sintomatiche: fobie circoscritte, attacchi di panico, "cattive abitudini" alimentari e salutistiche ecc. (3) Va riconosciuto, ad onor del vero, che a tale precomprensione, vero e proprio dannoso pre-giudizio riduzionistico, contribuiscono non poco da un lato una disinformazione o non aggiornamento nella stessa professione medica e psicologica, dall'altro una presentazione, di matrice essenzialmente pubblicitaria, di miracolistici risultati conseguenti all'uso di metodiche ipnotiche di brevissima durata (anche una o due sedute soltanto) in situazioni anche croniche di disturbi (molto probabilmente) psicosomatici, allergie, alcuni tipi di asma idiopatica, dermatosi, alopecia o, per tornare alle cattive abitudini, tabagismo e sovrappeso, sconfinante con l'obesità. Ora, non si vuole qui misconoscere né l'importanza anche teorica di simili usi e risultati diciamo "tecnologici" dell'ipnosi, né la loro, sia pur limitata, efficacia. Ci preme osservare soltanto che tali usi e risultati molto poco hanno a che fare con la sostanza strategica, ci verrebbe da dire, con l'essenza della moderna psicoterapia ipnotica: con la sua capacità triplice: a) di cogliere la complessità sempre personologica della richiesta di aiuto generalmente contenuta anche nella più semplice e, appunto, "puro sintomatologica" delle richieste dei nostri pazienti; b) di rispondere adeguatamente, ecologicamente e non direttivamente a tale complessa richiesta; c) così da promuovere nel paziente processi di modificazione emotivo-affettiva e cognitivo-relazionale di qualità non dissimile da quella reperibile nella maggior parte degli altri "più comuni" orientamenti psicoterapici, ivi inclusi quelli di orientamento psicodinamico. E' allo scopo di dare documentazione clinica di questa (a+b+c) complessa specificità della psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana (4 e 5), che mi è parso utile riportare qui, pur con gli inevitabili schematismi connessi al luogo e al tempo della presente relazione, gli snodi essenziali di una caso clinico che a me pare paradigmatico sia per caratteristiche contenutistiche e modali della richiesta di aiuto, sia per le strategie utilizzate nella decodificazione e restituzione della richiesta. (Procederò intervallando brevi descrizioni cliniche, ampiamente riproducenti le transazioni comunicative col paziente, a commenti utili a evidenziare proprio quegli aspetti comunicazionali e relazionali che mi paiono più rilevanti per meglio documentare i punti indicati sopra). 1[1] Il caso clinico. 1[1] Le descrizioni cliniche riportate sono trascrizioni da registrazioni delle sedute, fatte con il consenso del paziente. Per ovvi motivi concernenti la privacy, ho dovuto escludere passaggi significativi ma troppo personali. I puntini di sospensione e le parole in corsivo vogliono essere indicatori (approssimativi) delle pause, della loro durata e dell'accentuazione tonica delle parole.
DOVE NASCONO LE METAFORE, 2010
Dott. Ivano Lanzini Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista Docente AMISI Là dove nascono le met... more Dott. Ivano Lanzini Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista Docente AMISI Là dove nascono le metafore. Prima parte. Capita spesso-e non solo all'interno della attività didattica e di supervisione, ma anche consultando la letteratura ormai abbondante sull'argomento-di vedere presentare, descrivere, proporre e raccomandare la metafora come strumento decisivo, essenziale della comunicazione ipnotica, specie nel contesto teorico e clinico della prospettiva ericksoniana (e post) 1. Tale è la centralità del costrutto metaforico, e tali sono le virtù ad esso attribuite che la capacità di produrre metafore viene ormai ad essere considerata come la prova della definitiva acquisizione dell'essenza delle strategie comunicazionali in ipnosi e in psicoterapia ipnotica-e quindi come prova della bravura, efficacia e competenza terapeutica dell'ipnotista. Dimmi che metafore fai, mostrami come le produci e le comunichi e…ti dirò che terapeuta sei e se sei un "vero" terapeuta ericksoniano. Ovviamente, non è qui il luogo per una analisi approfondita e completa della metafora: delle sue origini, funzioni, adattamenti retorico-letterari, sviluppi anche filosofici e recuperi cognitivistici e, persino, psicoanalitici 2. Del resto, su questo specifico orizzonte storico-problematico sono oggi disponibili, anche in italiano, buoni testi 3. Più limitatamente, ma pensiamo produttivamente, desideriamo soffermarci da un lato su alcune chiarificazioni circa alcuni aspetti "compositivi" del costrutto metaforico, dall'altro e soprattutto, sul senso, le condizioni d'uso e, prima ancora, di "generazione" delle metafore nel contesto specifico della clinica psicoterapica di matrice neoericksoniana (così come la Scuola Europea di Psicoterapia Ipnotica è venuta delineandola, anche tramite i suoi Manifesti). PAGE 16 1 2 3
Il lavoro che qui presentiamo è, per certi versi, un documento "storico", di una storicità "esper... more Il lavoro che qui presentiamo è, per certi versi, un documento "storico", di una storicità "esperienziale", legata cioè alla pratica della psicoterapia ipnotica, così come è venuta e si viene modificando alla luce di ciò che, spesso involontariamente, apprendiamo nel contesto della relazione con i nostri pazienti. In questo caso specifico, il contesto è quello particolare di una seduta interamente racchiusa in una lunga induzione ipnotica, avvenuta nella fase centrale di una terapia, durata circa sei mesi, con un paziente, di 29 anni, profondamente segnato da alti livelli di ansia relazionale, da difficoltà nei rapporti con l'altro sesso e da una ancora significativa dipendenza dal nucleo famigliare e dalla madre in particolare. La seduta si svelò, per riconoscimento del paziente stesso, decisiva sia sul piano dell'apprezzabile diminuzione dello stato tensivo che "mi avvolgeva, come una fascia elastica, muscoli e pelle", e che "mi impediva di sentirmi rilassato nelle situazioni informali"; sia sul versante del "coraggio di prendere le distanze da mia madre: dal suo affetto e dal suo controllo avvolgente". Ovviamente -e pare qui pleonastico rammentarlo -la "storia" di questa esperienza psicoterapica richiederebbe commenti e "analisi" più articolate e decisamente attente alla dimensione relazionale (specie nelle sue scansioni più profonde e transferali). Riteniamo comunque utile riportare qui e ora questo caso, perché ci pare dotato di un duplice valore aggiunto: a) anzitutto, perché, per una non frequente disponibilità del paziente, si tratta della sbobinatura integrale di una seduta (che peraltro fu anche oggetto di analisi e dibattito durante "lezioni di scuola" nel lontano 2001); b) perché la seduta riportata è "intercalata" dai commenti che un allora giovane allievo e oggi ottimo collega, il dott. Boin ha sviluppato, su mio consiglio, in totale libertà interpretativo-illustrativa. Questi commenti sono qui lasciati in forma integrale -a partire dal primo strategico suggerimento a leggere la seduta una prima volta, saltando i commenti stessi, per poi riprenderli. In questo modo il lettore avrà la possibilità di un apprendimento multilivello. Forse anche più "divertente". Alla fine -è questa la novità rispetto a quanto avvenne durante la suddetta lezione "a scuola" -abbiamo ritenuto opportuno svolgere qualche breve e attualizzante considerazione, spendibile per ulteriori utilizzi di questa esperienza clinica. 2 1)"Consiglio innanzitutto di leggere tutta l'induzione senza i commenti in neretto, in modo da coglierne il senso di unità, completezza e gli effetti inconsci che vengono stimolati e poi rileggerla con la mia analisi."
IVANO LANZINI, 2011
Dott. Ivano Lanzini Psicologo, epistemologo, psicoanalista Docente AMISI On rapport&transfert: ip... more Dott. Ivano Lanzini Psicologo, epistemologo, psicoanalista Docente AMISI On rapport&transfert: ipotesi e prospettive per un' ipnosi compiutamente psicoterapica Il presente contributo si muove come continuazione e provvisorio completamento di quanto da noi esposto nell'ultimo Convegno del 2008 tenuto presso l'Università Cattolica, ancora sotto la presidenza di GP Mosconi, che proprio in quel Convegno mi aveva assegnato il compito della prima relazione introduttiva dedicata all'"ordine di ' compiutezza'" della psicoterapia ipnotica (1). Proprio in rapporto al tema strategico della compiutezza o meno della psicoterapia ipnotica e delle sue condizioni per essere tale ruoterà dunque il discorso che mi accingo a sviluppare. Discorso che: a. muove sostanzialmente da tre premesse che dovrò, per forza necessitata di cose, dare almeno in buona parte per scontate-e che trovano, del resto, in numerosi precedenti lavori ampia documentazione (2, 3, 4, 5); b. e che, da quelle premesse, deriva un'ipotesi complessiva, qui tracciata nelle sue linee essenziali nella loro struttura concettuale e però ovviamente presentate come contributo legato a un'originale esperienza clinica, che, inevitabilmente, risente dei modi particolari e, in parte, idiosincratici con cui mi sono trovato, in compagnia di validi colleghi, a "salire sulle spalle di Erickson"(6). Ecco allora, sinteticamente, le tre premesse: 1. con l'opera di Milton H. Erickson-e segnatamente con i suoi lavori del periodo '50-'70-si determina nella storia dell'ipnosi una svolta profonda, molto vicino a un cambio di paradigma, che porta alla configurazione di un nuovo approccio alla fenomenologia e all'uso clinico dell'ipnosi, in forza del quale il momento tecnico-procedurale dell'induzione/gestione della trance viene potentemente ridimensionato e ricollocato all'interno di una nuova e originale attenzione alla dimensione comunicativa e relazione insita nel rapport; 2. tale svolta, pure ricca, come si è accennato, di stimolanti e ricche intuizioni e strategie comunicativo-relazionali (tra cui si evidenziano le modalità indirette nell'induzione della trance, l'uso creativo e sistematico della comunicazione retorico-metaforica, la scansione empatico-partecipativa della relazione col paziente) viene tuttavia ad arrestarsi al livello di un'ipnosi psicoterapica (7) che se, da un lato, già si muove oltre la prospettiva puro-sintomatologica di quella che Mosconi chiamava paleo-ipnosi, ancora fatica a collocarsi entro un orizzonte compiutamente personologico e quindi tale da incidere sulla 1
Considerazioni sulla reale produttività genoseologico-terapeutica, 1985
1. il processo terapeutico psicoanalitico e i suoi utenti. 2. Osservazioni sui risultati terapeut... more 1. il processo terapeutico psicoanalitico e i suoi utenti. 2. Osservazioni sui risultati terapeutici del trattamento psicoanalitico 3. La "guarigione psicoanalitica": la persuasione paradossale 4. Il paziente sofisticato (e autosuggestionato) della psicoanalisi Il presente lavoro fa parte di una nostra ricerca più ampia ed articolata, che è già stata in parte pubblicata (46, 47, 48, 52" 53, 54), tesa ad evidenziare, con taglio critico-problematico, tanto i termini della produttività gnoseologico-terapeutica, quanto i limiti epistemologici ed esplicativi' della dottrina psicoanalitica. E' noto che nello sviluppo delle sue indagini psicodinamiche metapsicologiche, Freud è venuto gradualmente a ridimensionare l'originaria centralità del momento psicoterapeutico della psicoanalisi in base al quale questa ultima non si caratterizzava tanti; come pura "indagine scientifica", bensì come strategia e tecnica di "modificazione" del quadro sintomatologico del paziente (25); e a potenziare il lato più propriamente gnoseologico, ossia la sua capacità di produrre conoscenza "intorno a tutto ciò che maggiormente tocca l'uomo e il suo proprio essere" (29, ma si veda anche 37, 43, 51). Non a caso, infatti, l'esposizione freudiana dei casi clinici andò sempre più incentrandosi sull'analisi dei dati fenomenici che parrebbero provare le ipotesi psicodinamiche, tralasciando progressivamente il controllo dei termini e della qualità del miglioramento complessivo dei pazienti (21, 37, 52, 53). Verso questo privilegiamento teoretico, enfatizzante più il "contenuto di verità" (cfr. 29, 30) che l'efficacia curativa della psicoanalisi, si è mossa e si muove la netta maggioranza della ricerca psicoanalitica post-freudiana che, infatti, tiene a distinguersi e, implicitamente, a contrapporsi all'universo dei vari indirizzi psicoterapeutici in nome di un più adeguato e credibile rigore analitico-esplicativo delle strutture e delle funzioni psichiche più profonde ed inconsce (8, 18, 37, 58, 62). Pur non volendo assolutamente negare la differenza e la relativa autonomia (epistemologica, metodologica e tecnica) che intercorre tra attività conoscitiva e attività trasformativa (o terapeutica stricto sensu) (10, 17), per cui spiegare il come e il perché del disturbo psicologico non è tutt'uno con il suo superamento, riteniamo tuttavia che un esame delle effettive qualità terapeutiche della psicoanalisi sia estremamente utile, in quanto consentirebbe da un Iato di chiarire il problema-anch'esso teorico e gnoseologico-del nesso che legherebbe i suoi modelli teorici e i suoi procedimenti analitici allo "stile" e alle modalità terapeutiche da essi conseguenti; dall'altro, di risolvere, mediante comparazione con altri sistemi terapeutici, il problema più empirico-pratico, della qualità e superiorità del risultati clinici di un approccio psicodinamico (lungo e costoso) rispetto a quelli ottenibili in contesti meno elaborati e più brevi o, come dicono alcuni autori psicoanalisti (61), con un tocco di deprezzamento, "meramente terapeutici". A tal fine, cercheremo, nel presente paragrafo, di esaminare: 1) come la psicoanalisi ritiene avvenga il processo curativo; 2) quali sono i soggetti o i quadri psicologici cui mediamente la psicoanalisi si rivolge; 3) che tipo di risultati realmente consegue. 1. il processo terapeutico psicoanalitico e i suoi utenti. Il reale superamento dei disturbi psicologici non può essere ottenuto, secondo la psicoanalisi, agendo direttamente su di essi (ciò potrebbe condurre ad una loro riduzione o scomparsa soltanto temporanea), bensì esige che si tenti di riportare avvalendosi con rigore dei procedimenti esposti e suggeriti da Freud alla consapevolezza del paziente, il complesso intreccio di pensieri, fantasie, desideri e traumi
Short Therapy: a really possible therapy?, 2014
Breve: una psicoterapia possibile? 1 Quelle che seguono vogliono essere solo brevi note introdutt... more Breve: una psicoterapia possibile? 1 Quelle che seguono vogliono essere solo brevi note introduttive ad una riflessione e chiarimento circa una qualificazione della moderna psicoterapia: quella concernente la sua "brevità", la sua "short-term orientation". Si sa, per lo meno, si dovrebbe sapere, da parte di "specialisti della parola" (quali dovremmo tentare di essere o divenire) che spesso le parole non solo sono pietre, ma intervengono potentemente nella costruzione di schemi di apprensione concettuale della realtà (i.e. formazione di idee-concetti) capaci di creare realtà…illusorie o di conferire di soppiatto e con l'eleganza del gioco di prestigio (appunto, linguistico) una "realtà" o un "significato" nuovo, diverso a ciò che prima era dato per ovvio e scontato-con la conseguenza di dare l'illusione, la parvenza di parlare della stessa cosa quando, in realtà, si stanno usando parole di diversa accezione per parlare della stessa cosa. Che, in questo modo, non è più però la stessa cosa. In filosofia, simili trucchi linguistici, si chiamano paralogismi. Bene. Penso che la qualificazione di "breve" alla psicoterapia sia o rischi di essere una modalità paralogistica per cambiare di significato, per introdurre discontinuità concettuali nel modo di intendere la psicoterapia-senza però dar parvenza e conto di ciò. Anzi, lasciando che tutto resti formalmente come prima. Proverò a render conto di questa premessa, attraverso un percorso argomentativo che si snoderà come tentativo di evidenziare la rilevanza di quegli interrogativi (che i cultori, anzi gli "ideologi" della brevità psicoterapeutica, i "brevisti" o "corti" paiono non vedere od occultare). Eccone alcuni tra i tanti: 1. una psicoterapia breve, quando è da considerarsi breve? 2. una psicoterapia breve è semplicemente una psicoterapia più breve, di minor durata? E', quindi una sorta di abbreviazione di una psicoterapia (più) lunga? 3. una psicoterapia breve è (concepibile) come focale? Ovvero mirata ad obiettivi (più) circoscritti? 1 1 Riportiamo in forma più formalizzata la Relazione introduttiva al Seminario su "La terapia neoerickosniana nei disturbi d'ansia edepressivi nel contesto delle esperienze della vergogna e della colpa", organizzato dallAISDA a Modena il 20 maggio 2007. Le informazioni bibliografiche sono disponibili presso l'Autore.
Relation and/as a cure., 2011
Understanding role and meaning of what takes places within the relations system of any kind of ps... more Understanding role and meaning of what takes places within the relations system of any kind of psychotherpeutic setting is of relevance in order to go deeper into the 'nature' or 'essence' of what we generally call 'change' or psychological developement in psychotherapies. Together with a more sophisticated and empirically founded understanding of the peculiar process which make it possible for a 'body' to become a 'mind' and for a 'member of a family group' to become a virtually autonomus subject or individual.
Fear of flying: three different situations, 2010
Here three different kinds of fear of flying approached from a new hypnotic - and yet psychodyna... more Here three different kinds of fear of flying approached from a new hypnotic - and yet psychodynamic - psychotherapeutical perspective. They a sort of 'how to think&do' in order to reach the complexity of what at first sight may seem a simple symptomatic case. The A. doesn.t want to demonstarte, just to show and underline new ways of seeing.
Sull'ordine di completezza della psicoterapia ipnotica, 2018
Hypnotic psychotherapy it's in its beginning as a new approach to human suffering taken in its st... more Hypnotic psychotherapy it's in its beginning as a new approach to human suffering taken in its structural&personlogical origins. Therefore it's not a complete theory of mind neither is it a complete theory of psychotherapy. Nevertheless it's something of clear relevance in order to get toether thes best of psychodinamc and hypnotic tradition, in spite of their misunderstandings. This work is a step forwards in this direction
Un percorso di filosofia.© La ragione incontra i suoi limiti. E, dopo improvviso stupore, se ne r... more Un percorso di filosofia.© La ragione incontra i suoi limiti. E, dopo improvviso stupore, se ne rallegra.
la teoria clinica, specie nel campo della psicoterapia ipnotica, non dovrebbe procedere da deduca... more la teoria clinica, specie nel campo della psicoterapia ipnotica, non dovrebbe procedere da deducazioni di astratti principi modellistici, ma muovere dalla concretezza delle forme dell'umano soffrire, così come vengono oggi a presentarsi nel contesto, altamente mediatizzato, della società contemporanea. Prendendo le mosse da questa avvertenza metodologica l'A. avanza l'ipotesi della necessità di ripensare il tradizionale contributo ericksoniano alla gestione del setting terapeutico, in pro' di un recupero, criticamente orientato, di alcune importanti eredità dell'esperienza psicodinamica, così da espandere il setting ericksoniano, arricchendolo delle indicazioni all'ascolto del paziente e di sé. Ascolto oggi più importante e decisivo, anche clinicamente, quale risposta alla progressiva afasia delle modalità attuali di espressione della sofferenza (panico, fobie, alessitimia ecc). Abstract: Clinical theory, especially in the field of hypnotic psychotherapy, shouldn't and can't intrinsically be the result of a sort of logical deduction from abstracts principles to the variety of cases of human suffering. On the contrary it must be the outcome of a deep recognition on the phaenomenology of that suffering as it appears showing its new peculiarities within the cultural frame of modern mass-mediatically permeated society. Starting from this methodological premise, the A. points out the need of rethinking the traditional ericksonian way of managing communication styles between therapist and patient in order to build a new theoretical and pratical concept of rapport able to include and adapt to hypnotic psychotherapy some of the best of psychodynamic legacy, e.g. the methodological relevance of listening compared to observing the patient. The A. deem it essential, in order to make it possible for neo-ericksonian hypnotic psychotherapy to better respond to dramatically new shapes of suffering in our contemporary and progressively " aphasic " .society
Threefold, basically, is the goal we are aiming at through our present work: a. on the one hand, ... more Threefold, basically, is the goal we are aiming at through our present work: a. on the one hand, it concerns the urge – no longer restrainable – to develope a theoretical awarness, within the actual field of "applied Hypnosis", of the necessity of a new and definite foundation of Hypnosis as an original, though (as we'll see later)"classical"(1) form of Psychotherapy; b. on the other hand, it is about the strategic (though not esclusive) psychodinamic nature of Hypnotic Psychotherapy; c. last but not least, it involves the overcoming of the traditional and radical opposition between psycho-analisis and the realm of psychotherapies, at least in the theoretical representation included in the famous freudian difference between the purity and nobility and rarity of Gold as compared to the triviality, the common placeness and abundance of Copper. E.G.: in the theoretical opposition between analysis, taken as a scientific way of investigation and non-analytical therapies whose therapeutical effictiveness is assumed as a (side) effect of suggestion(2). We deem it, therefore, usefull in order to better understand (and even criticize) our effort, to divide it into three parts, each of them connected to the specific foldings of the aim above mentioned. 1. Beyond "techni-quality" to Psychotherapy. We like words,don't we? They are essential to our understanding, to our framing of the world around us and within us. Putting something into words means making it actually exist. Sometimes, a word grows within our mind and comes up out of it unexpectedly, giving us a new way of looking at things. That is what happened to me, while musing upon the feeling of uneasyness I have any time I think of the way many psychologists, therapists and hypnotists who pratice professionally hypnosis consider its specificity. I came across the idea of "techni-quality", that is the assumption, still widespread in our field, that what makes of a hypnotic therapy a good, reliable, valid, powerfull, succesfull strategy of relieving mental distress and suffering is its technical quality, mainly based on the knowledge of what and how and when to do (to say, to suggest, to be silent, to choose a metaphor, to make sink in deep trance or to keep it light, or to make levitate a hand or a foot, or to push the patient back to his/her infantile past, to make him/her re-experience some of it…) something to/with the patient.(3)