lidia decandia - Academia.edu (original) (raw)
Books by lidia decandia
manifestolibri, Roma, 2017
L’accoglienza dei profughi è una delle sfide principali delle città contemporanee europee, in ess... more L’accoglienza dei profughi è una delle sfide principali delle città contemporanee europee, in essa si gioca il destino stesso della civiltà europea: «ho un sogno», ha detto Francesco, «che l’Europa torni madre».
L’Europa nasce, infatti, come spazio geoculturale della civitas e la ricchezza dell’Italia, come degli altri paesi, si fonda sul pluralismo dei municipi, veri e propri aggregati di ibridazione multiculturale, culle del cosmopolitismo.
Contro il fondamentalismo e il verticismo di un unico Occidente, la storia della nascita delle prime città dimostra come siano esistiti più “Occidenti” prodotti da incessanti transiti, traduzioni e narrazioni.
L’ethos delle città si fondava proprio sugli incroci tra locali e stranieri che, nel corso dei loro transiti, innescavano mutamenti nelle mentalità dei “locali” e nelle forme fisiche della città.
La ricerca, oggi, di esperienze concrete di solidarietà non è, dunque, dolce utopia o buonismo da anime belle, ma il “ritorno” a quella gloriosa tradizione che ha caratterizzato il contesto italiano ed europeo.
Papers by lidia decandia
Città e Territorio Virtuale - CITTÀ MEMORIA GENTE, Dec 19, 2016
Il saggio intende problematizzare e argomentare l’idea che le sopravvivenze del passato presenti ... more Il saggio intende problematizzare e argomentare l’idea che le sopravvivenze del passato presenti nei territori contemporanei non debbano essere trattate come immagini e simulacri di un tempo che non e piu, ma piuttosto come dei sintomi, dei segnali, degli inciampi di tempo che possono aiutarci a comprendere e ad avere cura del nostro presente. Un presente che non e una terra desolata e priva di qualita, ma piuttosto un mare che contiene abissi, grovigli vortici in cui si mescolano diverse temporalita. In questo senso il passato, contenuto nel territorio, puo essere inteso come una sorta di grande inconscio con cui fare i conti per avviare un lavoro di smontaggio, attraverso cui sciogliere quei grovigli che bloccano il nostro presente, ma anche come un lavoro di scavo che potrebbe aiutarci a portare alla luce perle inabissate, liberare energie sepolte, profezie di futuro dimenticate che potrebbero contribuire a ripensare il nostro presente. E’ partendo da questo presupposto che si vuole introdurre il tema della cura. L’idea attorno a cui si intende lavorare e quella di esplorare questo concetto partendo dal presupposto che sia proprio attraverso questo lavoro complesso di erosione e di scavo in profondita che occorra ripartire per stabilire relazioni profonde e significanti con il territorio. Un territorio che non puo piu essere inteso come una superficie a cui sovrapporre qualsiasi contenuto, ma piuttosto semmai come un “campo di energie” che contiene placente d’ombra, latenze, memorie che entrano in collisione col presente.
Semestrale di studi e ricerche di geografia, 2018
9° Congresso Città e Territorio Virtuale, Roma, 2, 3 e 4 ottobre 2013, Sep 1, 2014
Il saggio intende problematizzare e argomentare l'idea che le sopravvivenze del passato presenti ... more Il saggio intende problematizzare e argomentare l'idea che le sopravvivenze del passato presenti nei territori contemporanei non debbano essere trattate come immagini e simulacri di un tempo che non è più, ma piuttosto come dei sintomi, dei segnali, degli inciampi di tempo che possono aiutarci a comprendere e ad avere cura del nostro presente. Un presente che non è una terra desolata e priva di qualità, ma piuttosto un mare che contiene abissi, grovigli vortici in cui si mescolano diverse temporalità. In questo senso il passato, contenuto nel territorio, può essere inteso come una sorta di grande inconscio con cui fare i conti per avviare un lavoro di smontaggio, attraverso cui sciogliere quei grovigli che bloccano il nostro presente, ma anche come un lavoro di scavo che potrebbe aiutarci a portare alla luce perle inabissate, liberare energie sepolte, profezie di futuro dimenticate che potrebbero contribuire a ripensare il nostro presente. E' partendo da questo presupposto che si vuole introdurre il tema della cura. L'idea attorno a cui si intende lavorare è quella di esplorare questo concetto partendo dal presupposto che sia proprio attraverso questo lavoro complesso di erosione e di scavo in profondità che occorra ripartire per stabilire relazioni profonde e significanti con il territorio. Un territorio che non può più essere inteso come una superficie a cui sovrapporre qualsiasi contenuto, ma piuttosto semmai come un "campo di energie" che contiene placente d'ombra, latenze, memorie che entrano in collisione col presente. Parole chiave: territorio, tempo, memoria, cura 3. Impronte "Ogni forma conserva una vita. Il fossile non è più semplicemente un essere che ha vissuto, è un essere che vive ancora addormentato nella sua forma" G. Bachelard Trame superstiti di antichi paesaggi, vecchi manufatti, brani di città antiche, rovine, si disseminano nelle pieghe dei territori della post metropoli contemporanea. Testimonianze infinitamente preziose anche se frammentate. Come dei lapsus, degli stracci lasciati a caso, o come dei vecchi liuti abbandonati che nessuno suona più, queste impronte di tempo sbalzano nello spessore del presente. Lettere superstiti di antiche scritture interrotte, difficili da decifrare,
A partire da una critica alle pratiche discorsive che caratterizzano molti degli attuali modi del... more A partire da una critica alle pratiche discorsive che caratterizzano molti degli attuali modi del "fare ricerca", tradotti spesso in procedimenti iperspecializzati e omologanti, l'autrice, nel raccontare la propria personale esperienza di "eretica transdisciplinare", invita a non farsi sopraffare dai codici standardizzati e a rimettere in campo la propria soggettività. Per costruire percorsi personali di conoscenza mossi da un'idea che muove dal profondo, da una ispirazione concreta, dal sentire di cercare qualcosa, che non si riesce a dire. Nel riprendere la metafora del labirinto, che implica un percorso aggrovigliato e non un cammino spianato e lineare, prova ad individuare in quella forma di sapere che i greci chiamavano Metis, caratterizzata da un atteggiamento polimorfo, flessibile, fluttuante in grado di procedere per vie traverse, di utilizzare strumenti e saperi diversificati presi a prestito da diverse discipline, lo strumento per raggiungere il centro del labirinto e sciogliere quell'enigma che ogni domanda di ricerca pone. Starting from a criticism of the discursive practices that characterise many of the current ways of "doing research", often translated into hyperspecialised, standardising procedures, the writer invites us, as she tells of her personal experience of "transdisciplinary heretic", to not be overwhelmed by standardised codes and to bring our own subjectivity back into the field. So as to develop personal courses of knowledge prompted by thoughts stirring deep-down, tangible inspiration, the sensation of seeking something we are unable to express. In taking up the labyrinth metaphor again, which entails an intertwined pathway and not a smooth, straightforward route, she seeks to pinpoint-in that form of knowledge the Greeks called Metis, with its polymorphic, flexible, fluctuating approach, able to proceed in an indirect way using diversified tools and knowledge borrowed from various disciplines-the instrument to reach the centre of the labyrinth and solve the enigma every research question poses.
Scienze del Territorio, 2013
Per quanto intanati ci si possa trovare, nel mezzo di una città fumosa, al primo mattino la terra... more Per quanto intanati ci si possa trovare, nel mezzo di una città fumosa, al primo mattino la terra trova sempre la strada per arrivare sino a noi. Non si sa come faccia, forse s'apre il cammino fra correnti di vento misteriose, forse si scava gallerie azzurre d'aria; fatto è che vi giunge, con un vago sentore d' erbe e di fieni e di terriccio smosso. Vi guardate attorno e non vedete che tegole, ma il vostro olfatto sente la terra-A. Zarri Nella storia nulla di ciò che è avvenuto deve essere dato per perso. Certo solo a una umanità redenta tocca in eredità il suo pieno passato-W. Benjamin 1. Trasformazioni: la fine della civiltà contadina e pastorale Mamoiada: un piccolo centro della Sardegna situato a pochi chilometri da Nuoro. A Sud la catena del Gennargentu. A Est il Supramonte. A Ovest la collina del Marghine che segna il limite tra il bacino del Cedrino e quello del Tirso. Siamo in una valle da cui passavano antichissime direttrici territoriali che sin dal Neolitico costituivano percorsi obbligati per attraversare le aree interne della Sardegna. Una valle ricca di acque, terra antica di pastori e di contadini. A poche decine di chilometri le ciminiere di Ottana. Emblemi, ormai in dismissione, di quel processo di modernizzazione che, a partire dagli anni sessanta, nel giro di poco più di un cinquantennio, ha potentemente trasformato il volto di questo territorio, scompaginando le relazioni che, in un tempo lentissimo, gli uomini avevano stabilito con i loro contesti. A seguito dell'avvio di questo processo, come rilevava C. Gallini già nel 1971, molti degli abitanti di Mamoiada che praticavano l'agricoltura e la pastorizia, avevano abbandonato la terra per trovare occupazione nei grandi cantieri di lavoro delle città dell'isola e della, allora nascente, Costa Smeralda: "mentre una quindicina di anni fa le famiglie di coltivatori diretti erano 160, ora si sono ridotte a 15; la stessa pastorizia, che occupa un centinaio di persone su un numero di circa 16.000 capi ovini, è esercitata per lo più da uomini al di sopra dei cinquant'anni. Pastori giovani ce n'è pochissimi: cinque, sei al di sotto dei vent'anni, sette otto tra i venti e i trenta" (Gallini 1971, 68). Un vero e proprio esodo dalla terra che, anche qui come altrove, ha prodotto una rottura dei rapporti che tenevano insieme saldamente la società alla natura e spez
Scienze del Territorio, 2016
Riassunto. A partire da una evocazione del ruolo che i luoghi del silenzio hanno avuto in altri p... more Riassunto. A partire da una evocazione del ruolo che i luoghi del silenzio hanno avuto in altri periodi di crisi nella storia dell'uomo, il saggio si interroga sul ruolo che le montagne e i luoghi interni, 'scartati' dalla modernità, potrebbero avere oggi, in un momento in cui anche il nostro modello di sviluppo sembra mostrare crepe profonde, nel riconfigurare la stessa idea di città. Nell'analizzare una serie di indizi che rivelano come già uno sciame di nomadi, in esodo dalla città consolidata, si muova verso la montagna alla ricerca di luoghi nuovi, capaci di offrire una geografia alternativa ai velocissimi densi e rumorosi spazi metropolitani, l'autrice sostiene che, come in tempi lontanissimi, questi territori ' di scarto' potrebbero acquisire un significato nuovo all'interno di una più ampia dimensione territoriale. E diventare le pietre angolari da cui partire per costruire una città rinnovata capace di ridare spazio alle dimensioni più profonde dell'umano. Una città intesa non più come agglomerato delimitato e circoscritto, ma come una partitura complessa di situazioni diversificate in cui, in un accostarsi di pieni e di vuoti, di addensamenti e di pause, di adagi e di veloci, di luoghi deserti e di nodi a forte intensità, anche il silenzio possa essere finalmente ascoltato. Parole-chiave. Crisi; montagna; aree interne; partitura urbana; spazio sacro.
9° Congresso Città e Territorio Virtuale, Roma, 2, 3 e 4 ottobre 2013, Sep 1, 2014
Il saggio intende raccontare l'esperienza svolta insieme a Studio Azzurro nella progettazione del... more Il saggio intende raccontare l'esperienza svolta insieme a Studio Azzurro nella progettazione del Museo di archeologia e del territorio di Mamoiada. In questa esperienza attraverso l'uso di strumenti multimediali e interattivi si è lavorato per costruire non un luogo contemplativo, ma una vera e propria centrale "centrale di produzione di conoscenza memoriale e immaginativa". Nel raccontare alcuni aspetti della storia di questo territorio, per individuare una possibile chiave interpretativa, siamo partiti dalle peculiarità di questo contesto e in particolare dal suo essere terra di confine e di frontiera, e in quanto tale, anche luogo di incontro e di scambio. Questa particolare identità di confine è diventata la chiave per rileggere la presenza di particolari luoghi "sacri" preistorici e contemporanei che popolano questo contesto. Si è scelto di narrare questo peculiare aspetto della storia del territorio utilizzando fonti documentarie e orali, messe insieme non con un andamento lineare e continuo, ma lavorando piuttosto, attraverso immagini poetiche e metaforiche per frammenti, montaggi, accostamenti delicati che, nel rompere ogni associazione sistematica, si richiamano l'un l'altro, più attraverso analogie che sequenze logiche. Abbiamo pensato di costruire un percorso che diventasse capace di mostrare più che di dire, di far lavorare l'immaginazione attraverso l'accostamento inusuale tra epoche differenti, tra l'arcaico e il contemporaneo; di aprire domande e di mettere sul tavolo questioni insolute anziché costruire teorie da difendere.
Springer eBooks, 2013
There is no single way to define the concept of public space but many ways of materialising, in f... more There is no single way to define the concept of public space but many ways of materialising, in forms, a place of encounter between people. The idea of public space actually changes from one culture to another. It develops and alters constantly during the life of the forms themselves. None of the methods by which the idea of public space has materialised in a form have ever crystallised into something fixed and unchangeable, supported by eternal laws, but, on the contrary, were always subjected to the influx of time and had to count on it and live in it. Looking at the history of the city, we might say that each public space form that emerged was destined to disappear and make space, in a movement that continuously, dynamically transformed, for the emergence of new forms. Always and constantly at the mercy of chaos, of the precarious, fragile nature of time and death which devours, corrupts and consumes, man is constantly required to ‘refound’ his way of giving shape to the space of encounter between people, in the awareness that no form may ever be definitive. This chapter departs from these preliminary remarks to inquire into the sense of the project for public space in the contemporary city. While acknowledging the continuous ‘becoming’ of the forms through which the idea of public space has been expressed throughout time, the author invites the reader not to feel bewildered by the changes underway.
Quodlibet eBooks, Jul 20, 2022
Archivio di studi urbani e regionali, 2017
L'invenzione della Costa Smeralda: la costruzione di un simulacro come embrione di un'inedita rea... more L'invenzione della Costa Smeralda: la costruzione di un simulacro come embrione di un'inedita realtà urbana 1 di Lidia Decandia L'ipotesi sostenuta è che l'invenzione della Costa Smeralda, un particolare insediamento turistico, fondato in Sardegna all'inizio degli anni '60, abbia contribuito, nell'ambito di un più ampio processo di riorganizzazione economica e territoriale planetaria, determinato dal passaggio dall'economia industriale a quella del consumo, a far entrare il territorio della Gallura, in cui non era presente alcuna città intesa nell'accezione classica del termine, all'interno di un inedito orizzonte urbano. Parole chiave: territorio, città della vacanza, simulacro, urbanizzazione planetaria, economia del consumo The Costa Smeralda (Emerald Coast) invention: the construction of a simulacrum as an embryo of an unprecedented urban reality The aim of this essay is to support the hypothesis that the invention of the Costa Smeralda, a special tourist settlement founded in Sardinia at the beginning of the Sixties, contributed to a wider process of planetary economic and territorial reorganization determined by the transition from an industrial to a consumer economy, with the result that the Gallura region, devoid of any city in the classical sense of the word, became part of an original urban horizon.
Territorio, Mar 1, 2016
Il saggio, nel prendere in esame il territorio della provincia di Olbia-Tempio, rilegge i process... more Il saggio, nel prendere in esame il territorio della provincia di Olbia-Tempio, rilegge i processi di trasformazione che stanno caratterizzando questo territorio, collocandoli all’interno di un orizzonte di riflessione sulle forme dell’urbano contemporaneo. A partire da una riflessione sull’idea di citta, ormai non piu identificabile in un insediamento agglomerato e circoscritto, ma piuttosto in una matassa aggrovigliata di reti transcalari che collegano diversi segmenti spaziali, esito di una vera e propria ristrutturazione economica-socio-spaziale di scala planetaria osserva da questo punto di vista il contesto esaminato. Si intende cosi mettere in luce, come questo territorio, proprio per i suoi caratteri arcaici e selvaggi, grazie all’invenzione un una particolarissima citta della vacanza, non solo venga sussunto all’interno di questo inedito mondo urbano, ma addirittura strumentalizzato sino a diventare esso stesso parte integrale dei processi di produzione del capitale
City, Territory and Architecture, Oct 11, 2014
Background: By drawing on literature from various disciplinary fields, in particular branches of ... more Background: By drawing on literature from various disciplinary fields, in particular branches of geography, philosophy, urban design and planning, the article investigates the deep spatial transformations affecting cities and territories. As this variety of reading seems to point out, we increasingly encounter space that is replacing the sharpness of figures of definite boundaries, the hierarchies and regularity, the oneness and coherence with a tangled, vibrant territoriality that is continuously shifting and difficult to map out following the criteria by which we have been used to giving order to the world. Space made up of different situations in which the old dichotomies centre/edge, city/country, local/global, nearness/distance, inside/out, public/private and real/virtual disappear and disintegrate, and in which the invisible and the immaterial return to populate the world. Methods: Starting with an acknowledgement of these deep changes and the sense of bewilderment they arouse in us, the article invites us not to take refuge in horizons already known or to try to recompose by creating simulacra the members of a dead body of a city and territory that no longer exist. It proposes instead new explorative methods with which to investigate and above all give expression to the materials, needs, the urgency and qualities that characterise this new widespread urban condition belonging to us. It invites us not to consider the territory like a white board upon which to impose forms, but to pay attention to memories, strengths and energies that cannot be seen but which work uninterruptedly to produce change. Results: It is indeed by starting from an acknowledgement of these qualities that produce different kinds of territoriality and cannot be standardised on a single plane, that the article suggests it is possible to give shape to an original composition, able to "artistically" express a new urban culture. Conclusions: By taking inspiration from the concept of polyphony, borrowed from music, it invites us not to standardise these diversities in a single time or on a single plane, but to use them to give life, through "weaving" and "mending" tasks, to an original composition: a polyphonic composition, in which the different qualities of the parts, though developing autonomously, can play simultaneously, so as to produce an unprecedented urban sound. A sound in which it is the contraction and expansion of spaces, the alternation of full and empty elements, the flights and refrains, deserted places and high intensity nodes that will determine the rhythmic course of the form.
manifestolibri, Roma, 2017
L’accoglienza dei profughi è una delle sfide principali delle città contemporanee europee, in ess... more L’accoglienza dei profughi è una delle sfide principali delle città contemporanee europee, in essa si gioca il destino stesso della civiltà europea: «ho un sogno», ha detto Francesco, «che l’Europa torni madre».
L’Europa nasce, infatti, come spazio geoculturale della civitas e la ricchezza dell’Italia, come degli altri paesi, si fonda sul pluralismo dei municipi, veri e propri aggregati di ibridazione multiculturale, culle del cosmopolitismo.
Contro il fondamentalismo e il verticismo di un unico Occidente, la storia della nascita delle prime città dimostra come siano esistiti più “Occidenti” prodotti da incessanti transiti, traduzioni e narrazioni.
L’ethos delle città si fondava proprio sugli incroci tra locali e stranieri che, nel corso dei loro transiti, innescavano mutamenti nelle mentalità dei “locali” e nelle forme fisiche della città.
La ricerca, oggi, di esperienze concrete di solidarietà non è, dunque, dolce utopia o buonismo da anime belle, ma il “ritorno” a quella gloriosa tradizione che ha caratterizzato il contesto italiano ed europeo.
Città e Territorio Virtuale - CITTÀ MEMORIA GENTE, Dec 19, 2016
Il saggio intende problematizzare e argomentare l’idea che le sopravvivenze del passato presenti ... more Il saggio intende problematizzare e argomentare l’idea che le sopravvivenze del passato presenti nei territori contemporanei non debbano essere trattate come immagini e simulacri di un tempo che non e piu, ma piuttosto come dei sintomi, dei segnali, degli inciampi di tempo che possono aiutarci a comprendere e ad avere cura del nostro presente. Un presente che non e una terra desolata e priva di qualita, ma piuttosto un mare che contiene abissi, grovigli vortici in cui si mescolano diverse temporalita. In questo senso il passato, contenuto nel territorio, puo essere inteso come una sorta di grande inconscio con cui fare i conti per avviare un lavoro di smontaggio, attraverso cui sciogliere quei grovigli che bloccano il nostro presente, ma anche come un lavoro di scavo che potrebbe aiutarci a portare alla luce perle inabissate, liberare energie sepolte, profezie di futuro dimenticate che potrebbero contribuire a ripensare il nostro presente. E’ partendo da questo presupposto che si vuole introdurre il tema della cura. L’idea attorno a cui si intende lavorare e quella di esplorare questo concetto partendo dal presupposto che sia proprio attraverso questo lavoro complesso di erosione e di scavo in profondita che occorra ripartire per stabilire relazioni profonde e significanti con il territorio. Un territorio che non puo piu essere inteso come una superficie a cui sovrapporre qualsiasi contenuto, ma piuttosto semmai come un “campo di energie” che contiene placente d’ombra, latenze, memorie che entrano in collisione col presente.
Semestrale di studi e ricerche di geografia, 2018
9° Congresso Città e Territorio Virtuale, Roma, 2, 3 e 4 ottobre 2013, Sep 1, 2014
Il saggio intende problematizzare e argomentare l'idea che le sopravvivenze del passato presenti ... more Il saggio intende problematizzare e argomentare l'idea che le sopravvivenze del passato presenti nei territori contemporanei non debbano essere trattate come immagini e simulacri di un tempo che non è più, ma piuttosto come dei sintomi, dei segnali, degli inciampi di tempo che possono aiutarci a comprendere e ad avere cura del nostro presente. Un presente che non è una terra desolata e priva di qualità, ma piuttosto un mare che contiene abissi, grovigli vortici in cui si mescolano diverse temporalità. In questo senso il passato, contenuto nel territorio, può essere inteso come una sorta di grande inconscio con cui fare i conti per avviare un lavoro di smontaggio, attraverso cui sciogliere quei grovigli che bloccano il nostro presente, ma anche come un lavoro di scavo che potrebbe aiutarci a portare alla luce perle inabissate, liberare energie sepolte, profezie di futuro dimenticate che potrebbero contribuire a ripensare il nostro presente. E' partendo da questo presupposto che si vuole introdurre il tema della cura. L'idea attorno a cui si intende lavorare è quella di esplorare questo concetto partendo dal presupposto che sia proprio attraverso questo lavoro complesso di erosione e di scavo in profondità che occorra ripartire per stabilire relazioni profonde e significanti con il territorio. Un territorio che non può più essere inteso come una superficie a cui sovrapporre qualsiasi contenuto, ma piuttosto semmai come un "campo di energie" che contiene placente d'ombra, latenze, memorie che entrano in collisione col presente. Parole chiave: territorio, tempo, memoria, cura 3. Impronte "Ogni forma conserva una vita. Il fossile non è più semplicemente un essere che ha vissuto, è un essere che vive ancora addormentato nella sua forma" G. Bachelard Trame superstiti di antichi paesaggi, vecchi manufatti, brani di città antiche, rovine, si disseminano nelle pieghe dei territori della post metropoli contemporanea. Testimonianze infinitamente preziose anche se frammentate. Come dei lapsus, degli stracci lasciati a caso, o come dei vecchi liuti abbandonati che nessuno suona più, queste impronte di tempo sbalzano nello spessore del presente. Lettere superstiti di antiche scritture interrotte, difficili da decifrare,
A partire da una critica alle pratiche discorsive che caratterizzano molti degli attuali modi del... more A partire da una critica alle pratiche discorsive che caratterizzano molti degli attuali modi del "fare ricerca", tradotti spesso in procedimenti iperspecializzati e omologanti, l'autrice, nel raccontare la propria personale esperienza di "eretica transdisciplinare", invita a non farsi sopraffare dai codici standardizzati e a rimettere in campo la propria soggettività. Per costruire percorsi personali di conoscenza mossi da un'idea che muove dal profondo, da una ispirazione concreta, dal sentire di cercare qualcosa, che non si riesce a dire. Nel riprendere la metafora del labirinto, che implica un percorso aggrovigliato e non un cammino spianato e lineare, prova ad individuare in quella forma di sapere che i greci chiamavano Metis, caratterizzata da un atteggiamento polimorfo, flessibile, fluttuante in grado di procedere per vie traverse, di utilizzare strumenti e saperi diversificati presi a prestito da diverse discipline, lo strumento per raggiungere il centro del labirinto e sciogliere quell'enigma che ogni domanda di ricerca pone. Starting from a criticism of the discursive practices that characterise many of the current ways of "doing research", often translated into hyperspecialised, standardising procedures, the writer invites us, as she tells of her personal experience of "transdisciplinary heretic", to not be overwhelmed by standardised codes and to bring our own subjectivity back into the field. So as to develop personal courses of knowledge prompted by thoughts stirring deep-down, tangible inspiration, the sensation of seeking something we are unable to express. In taking up the labyrinth metaphor again, which entails an intertwined pathway and not a smooth, straightforward route, she seeks to pinpoint-in that form of knowledge the Greeks called Metis, with its polymorphic, flexible, fluctuating approach, able to proceed in an indirect way using diversified tools and knowledge borrowed from various disciplines-the instrument to reach the centre of the labyrinth and solve the enigma every research question poses.
Scienze del Territorio, 2013
Per quanto intanati ci si possa trovare, nel mezzo di una città fumosa, al primo mattino la terra... more Per quanto intanati ci si possa trovare, nel mezzo di una città fumosa, al primo mattino la terra trova sempre la strada per arrivare sino a noi. Non si sa come faccia, forse s'apre il cammino fra correnti di vento misteriose, forse si scava gallerie azzurre d'aria; fatto è che vi giunge, con un vago sentore d' erbe e di fieni e di terriccio smosso. Vi guardate attorno e non vedete che tegole, ma il vostro olfatto sente la terra-A. Zarri Nella storia nulla di ciò che è avvenuto deve essere dato per perso. Certo solo a una umanità redenta tocca in eredità il suo pieno passato-W. Benjamin 1. Trasformazioni: la fine della civiltà contadina e pastorale Mamoiada: un piccolo centro della Sardegna situato a pochi chilometri da Nuoro. A Sud la catena del Gennargentu. A Est il Supramonte. A Ovest la collina del Marghine che segna il limite tra il bacino del Cedrino e quello del Tirso. Siamo in una valle da cui passavano antichissime direttrici territoriali che sin dal Neolitico costituivano percorsi obbligati per attraversare le aree interne della Sardegna. Una valle ricca di acque, terra antica di pastori e di contadini. A poche decine di chilometri le ciminiere di Ottana. Emblemi, ormai in dismissione, di quel processo di modernizzazione che, a partire dagli anni sessanta, nel giro di poco più di un cinquantennio, ha potentemente trasformato il volto di questo territorio, scompaginando le relazioni che, in un tempo lentissimo, gli uomini avevano stabilito con i loro contesti. A seguito dell'avvio di questo processo, come rilevava C. Gallini già nel 1971, molti degli abitanti di Mamoiada che praticavano l'agricoltura e la pastorizia, avevano abbandonato la terra per trovare occupazione nei grandi cantieri di lavoro delle città dell'isola e della, allora nascente, Costa Smeralda: "mentre una quindicina di anni fa le famiglie di coltivatori diretti erano 160, ora si sono ridotte a 15; la stessa pastorizia, che occupa un centinaio di persone su un numero di circa 16.000 capi ovini, è esercitata per lo più da uomini al di sopra dei cinquant'anni. Pastori giovani ce n'è pochissimi: cinque, sei al di sotto dei vent'anni, sette otto tra i venti e i trenta" (Gallini 1971, 68). Un vero e proprio esodo dalla terra che, anche qui come altrove, ha prodotto una rottura dei rapporti che tenevano insieme saldamente la società alla natura e spez
Scienze del Territorio, 2016
Riassunto. A partire da una evocazione del ruolo che i luoghi del silenzio hanno avuto in altri p... more Riassunto. A partire da una evocazione del ruolo che i luoghi del silenzio hanno avuto in altri periodi di crisi nella storia dell'uomo, il saggio si interroga sul ruolo che le montagne e i luoghi interni, 'scartati' dalla modernità, potrebbero avere oggi, in un momento in cui anche il nostro modello di sviluppo sembra mostrare crepe profonde, nel riconfigurare la stessa idea di città. Nell'analizzare una serie di indizi che rivelano come già uno sciame di nomadi, in esodo dalla città consolidata, si muova verso la montagna alla ricerca di luoghi nuovi, capaci di offrire una geografia alternativa ai velocissimi densi e rumorosi spazi metropolitani, l'autrice sostiene che, come in tempi lontanissimi, questi territori ' di scarto' potrebbero acquisire un significato nuovo all'interno di una più ampia dimensione territoriale. E diventare le pietre angolari da cui partire per costruire una città rinnovata capace di ridare spazio alle dimensioni più profonde dell'umano. Una città intesa non più come agglomerato delimitato e circoscritto, ma come una partitura complessa di situazioni diversificate in cui, in un accostarsi di pieni e di vuoti, di addensamenti e di pause, di adagi e di veloci, di luoghi deserti e di nodi a forte intensità, anche il silenzio possa essere finalmente ascoltato. Parole-chiave. Crisi; montagna; aree interne; partitura urbana; spazio sacro.
9° Congresso Città e Territorio Virtuale, Roma, 2, 3 e 4 ottobre 2013, Sep 1, 2014
Il saggio intende raccontare l'esperienza svolta insieme a Studio Azzurro nella progettazione del... more Il saggio intende raccontare l'esperienza svolta insieme a Studio Azzurro nella progettazione del Museo di archeologia e del territorio di Mamoiada. In questa esperienza attraverso l'uso di strumenti multimediali e interattivi si è lavorato per costruire non un luogo contemplativo, ma una vera e propria centrale "centrale di produzione di conoscenza memoriale e immaginativa". Nel raccontare alcuni aspetti della storia di questo territorio, per individuare una possibile chiave interpretativa, siamo partiti dalle peculiarità di questo contesto e in particolare dal suo essere terra di confine e di frontiera, e in quanto tale, anche luogo di incontro e di scambio. Questa particolare identità di confine è diventata la chiave per rileggere la presenza di particolari luoghi "sacri" preistorici e contemporanei che popolano questo contesto. Si è scelto di narrare questo peculiare aspetto della storia del territorio utilizzando fonti documentarie e orali, messe insieme non con un andamento lineare e continuo, ma lavorando piuttosto, attraverso immagini poetiche e metaforiche per frammenti, montaggi, accostamenti delicati che, nel rompere ogni associazione sistematica, si richiamano l'un l'altro, più attraverso analogie che sequenze logiche. Abbiamo pensato di costruire un percorso che diventasse capace di mostrare più che di dire, di far lavorare l'immaginazione attraverso l'accostamento inusuale tra epoche differenti, tra l'arcaico e il contemporaneo; di aprire domande e di mettere sul tavolo questioni insolute anziché costruire teorie da difendere.
Springer eBooks, 2013
There is no single way to define the concept of public space but many ways of materialising, in f... more There is no single way to define the concept of public space but many ways of materialising, in forms, a place of encounter between people. The idea of public space actually changes from one culture to another. It develops and alters constantly during the life of the forms themselves. None of the methods by which the idea of public space has materialised in a form have ever crystallised into something fixed and unchangeable, supported by eternal laws, but, on the contrary, were always subjected to the influx of time and had to count on it and live in it. Looking at the history of the city, we might say that each public space form that emerged was destined to disappear and make space, in a movement that continuously, dynamically transformed, for the emergence of new forms. Always and constantly at the mercy of chaos, of the precarious, fragile nature of time and death which devours, corrupts and consumes, man is constantly required to ‘refound’ his way of giving shape to the space of encounter between people, in the awareness that no form may ever be definitive. This chapter departs from these preliminary remarks to inquire into the sense of the project for public space in the contemporary city. While acknowledging the continuous ‘becoming’ of the forms through which the idea of public space has been expressed throughout time, the author invites the reader not to feel bewildered by the changes underway.
Quodlibet eBooks, Jul 20, 2022
Archivio di studi urbani e regionali, 2017
L'invenzione della Costa Smeralda: la costruzione di un simulacro come embrione di un'inedita rea... more L'invenzione della Costa Smeralda: la costruzione di un simulacro come embrione di un'inedita realtà urbana 1 di Lidia Decandia L'ipotesi sostenuta è che l'invenzione della Costa Smeralda, un particolare insediamento turistico, fondato in Sardegna all'inizio degli anni '60, abbia contribuito, nell'ambito di un più ampio processo di riorganizzazione economica e territoriale planetaria, determinato dal passaggio dall'economia industriale a quella del consumo, a far entrare il territorio della Gallura, in cui non era presente alcuna città intesa nell'accezione classica del termine, all'interno di un inedito orizzonte urbano. Parole chiave: territorio, città della vacanza, simulacro, urbanizzazione planetaria, economia del consumo The Costa Smeralda (Emerald Coast) invention: the construction of a simulacrum as an embryo of an unprecedented urban reality The aim of this essay is to support the hypothesis that the invention of the Costa Smeralda, a special tourist settlement founded in Sardinia at the beginning of the Sixties, contributed to a wider process of planetary economic and territorial reorganization determined by the transition from an industrial to a consumer economy, with the result that the Gallura region, devoid of any city in the classical sense of the word, became part of an original urban horizon.
Territorio, Mar 1, 2016
Il saggio, nel prendere in esame il territorio della provincia di Olbia-Tempio, rilegge i process... more Il saggio, nel prendere in esame il territorio della provincia di Olbia-Tempio, rilegge i processi di trasformazione che stanno caratterizzando questo territorio, collocandoli all’interno di un orizzonte di riflessione sulle forme dell’urbano contemporaneo. A partire da una riflessione sull’idea di citta, ormai non piu identificabile in un insediamento agglomerato e circoscritto, ma piuttosto in una matassa aggrovigliata di reti transcalari che collegano diversi segmenti spaziali, esito di una vera e propria ristrutturazione economica-socio-spaziale di scala planetaria osserva da questo punto di vista il contesto esaminato. Si intende cosi mettere in luce, come questo territorio, proprio per i suoi caratteri arcaici e selvaggi, grazie all’invenzione un una particolarissima citta della vacanza, non solo venga sussunto all’interno di questo inedito mondo urbano, ma addirittura strumentalizzato sino a diventare esso stesso parte integrale dei processi di produzione del capitale
City, Territory and Architecture, Oct 11, 2014
Background: By drawing on literature from various disciplinary fields, in particular branches of ... more Background: By drawing on literature from various disciplinary fields, in particular branches of geography, philosophy, urban design and planning, the article investigates the deep spatial transformations affecting cities and territories. As this variety of reading seems to point out, we increasingly encounter space that is replacing the sharpness of figures of definite boundaries, the hierarchies and regularity, the oneness and coherence with a tangled, vibrant territoriality that is continuously shifting and difficult to map out following the criteria by which we have been used to giving order to the world. Space made up of different situations in which the old dichotomies centre/edge, city/country, local/global, nearness/distance, inside/out, public/private and real/virtual disappear and disintegrate, and in which the invisible and the immaterial return to populate the world. Methods: Starting with an acknowledgement of these deep changes and the sense of bewilderment they arouse in us, the article invites us not to take refuge in horizons already known or to try to recompose by creating simulacra the members of a dead body of a city and territory that no longer exist. It proposes instead new explorative methods with which to investigate and above all give expression to the materials, needs, the urgency and qualities that characterise this new widespread urban condition belonging to us. It invites us not to consider the territory like a white board upon which to impose forms, but to pay attention to memories, strengths and energies that cannot be seen but which work uninterruptedly to produce change. Results: It is indeed by starting from an acknowledgement of these qualities that produce different kinds of territoriality and cannot be standardised on a single plane, that the article suggests it is possible to give shape to an original composition, able to "artistically" express a new urban culture. Conclusions: By taking inspiration from the concept of polyphony, borrowed from music, it invites us not to standardise these diversities in a single time or on a single plane, but to use them to give life, through "weaving" and "mending" tasks, to an original composition: a polyphonic composition, in which the different qualities of the parts, though developing autonomously, can play simultaneously, so as to produce an unprecedented urban sound. A sound in which it is the contraction and expansion of spaces, the alternation of full and empty elements, the flights and refrains, deserted places and high intensity nodes that will determine the rhythmic course of the form.
Attraversare lo smarrimento, 2021