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articoli su riviste by sonia sabelli
in Gaia Giuliani (a cura di), La sottile linea bianca. Intersezioni di razza, genere e classe nell’Italia postcoloniale, «Studi culturali», n. 2, agosto 2013, pp. 286-293, 2013
in «DWF – donnawomanfemme», n. 99, Confini (in)valicabili, 2013, 3, pp. 4-6, 2013
in «DWFdonnawomanfemme », n. 99, Confini (in)valicabili, 2013, 3, pp. 4-6 Questo numero di DWF ra... more in «DWFdonnawomanfemme », n. 99, Confini (in)valicabili, 2013, 3, pp. 4-6 Questo numero di DWF raccoglie alcuni degli interventi presentati nel corso della giornata di studi Confini (in)valicabili, che si è tenuta il 24 maggio 2013 nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'università La Sapienza (Roma), organizzata dal Laboratorio di studi femministi Anna Rita Simeone «Sguardi sulle Differenze». L'evento costituiva l'ultimo appuntamento del ciclo di seminari Gli spazi delle donne, una questione privata?, nell'ambito del corso di Studi delle donne e di genere. Durante l'anno accademico 2012/13, infatti, abbiamo scelto di occuparci del dualismo tra spazio pubblico e privato, nelle esperienze e nelle pratiche politiche delle donne. Attraverso la giornata conclusiva, abbiamo voluto creare un'occasione di confronto sul senso dei confini e sulla possibilità di attraversarli da una prospettiva femminista e di genere: un'opportunità per discutere sul significato delle frontiere e della marginalità, intesa non solo come luogo di oppressione macome sostiene bell hooks -come spazio radicale e creativo di apertura e di resistenza. Proprio per questo abbiamo deciso di invitare studiose/i e artiste/i con formazioni molto diverse tra loro, convinte che la ricchezza di un'occasione come questa potesse risiedere proprio nel rispetto delle reciproche differenze e nella ricerca di eventuali punti di contatto. Gli interventi inclusi in questo fascicolo, pur ruotando tutti attorno ai temi dei confini e delle frontiere, sono dunque caratterizzati da una prospettiva interdisciplinare, in cui gli studi femministi, di genere e queer si intersecano con la critica letteraria, la psicoanalisi, gli studi culturali, visuali e postcoloniali. La sezione Materia si apre con un contributo di Francesca Bernardini sulle scritture autonarrative di alcune autrici italiane, come ad esempio Gianna Manzini e Paola Masino: se negli archivi degli scrittori si rileva una precisa distinzione tra vita intellettuale/professionale e vita privata, negli appunti delle scrittrici compaiono materiali eterogenei, in cui la dimensione intima, privata e l'attività intellettuale risultano strettamente connesse e complementari tra loro. Sebbene l'autrice non abbia partecipato direttamente alla giornata di studi, ci è sembrata un'opportunità quella di inserire nel nostro discorso anche la traduzione di un saggio in cui Edvige Giunta analizza la reinterpretazione del mito di Persefone nelle scritture narrative di alcune autrici italo americane contemporanee: la loro esplorazione delle radici greche e siciliane non è un viaggio nostalgico, ma una ricerca femminista in cui esperienza personale, mito e storia si intrecciano. Siamo particolarmente contente di presentare, a seguire, i contributi di tre giovani ricercatrici del Laboratorio «Sguardi sulle Differenze» che vivono e studiano/lavorano all'estero. Domitilla Olivieri esplora i confini da un duplice punto di vista, come spazi geopolitici materiali e come luoghi metaforici di produzione di un pensiero critico: a partire dal video-saggio di Ursula Biemann, Europlex, sviluppa un'analisi che si serve degli studi di genere, visuali e postcoloniali, per verificare come questi spazi liminali siano costruiti e inscritti sui corpi dei soggetti che li attraversano. Tiziana Mancinelli, invece, utilizza il concetto di omonazionalismo per analizzare le tensioni emerse nel processo di costruzione dell'identità europea: l'immagine dominante di un'Europa liberale -in cui il riconoscimento dei diritti di gay e lesbiche assurge a simbolo della modernità e della presunta superiorità dell'intera civiltà occidentale, contrapposta a un'idea del mondo musulmano come barbaro e arretrato -finisce per tradursi nella chiusura delle frontiere, in particolare con politiche assimilazioniste e xenofobe che riproducono nuove forme di esclusione basate sulla sessualità e sul privilegio bianco. L'articolo di Sara Gvero si concentra sui confini come luoghi di investimento emotivo e sul ruolo delle esperienze traumatiche nel dare forma al concetto di "nazionalità" per i soggetti marginalizzati. Servendosi della teoria degli affetti, l'autrice riflette su come l'identità nazionale si
in «Revista Sans Soleil – Estudios de la imagen», n. 4, 2012, pp. 122-131. Traduzione in spagnolo di Ander Gondra Aguirre (ed. or. in «Zapruder», n. 23, 2010, pp. 106-15), 2012
En la condición postcolonial que estamos viviendo -cuando el encuentro entre los hombres y mujere... more En la condición postcolonial que estamos viviendo -cuando el encuentro entre los hombres y mujeres provenientes de las naciones colonizadoras y colonizadas ya no se lleva a cabo en el territorio de las colonias, sino en las metrópolis multiculturales de occidente-las representaciones de la raza y de la sexualidad sobreviven a los procesos de descolonización. En particular -como ha observado Nicoletta Poidimani-"vecchi e sperimentati dispositivi razzisti e de-umanizzanti che si formarono proprio nei cinquant'anni dell'esperienza coloniale in Africa" (viejos y experimentados dispositivos racistas y deshumanizantes que se formaron en los cincuenta años de la experiencia colonial en África) se reactivan hoy "sulla pelle di donne e uomini migranti, in nome della sicurezza" (sobre la piel de mujeres y hombres inmigrantes, en nombre de la seguridad) 1 . El análisis de las representaciones pasadas y presentes del cuerpo femenino negro es por tanto una herramienta útil para comprender la intersección entre el sexismo y el racismo, en un intento por contribuir al proceso de relaboración de la historia colonial italiana, iniciado tan solo recientemente. Las metáforas sexuales y de género han sido utilizadas para representar las relaciones de poder entre colonizadores y colonizados: mientras que las tierras por conquistar sufrían un proceso de exotización y de feminización, las mujeres africanas aparecían como un botín de guerra para los soldados italianos. En 1937 Filippo Tommaso Marinetti describía África como un territorio "ricco di ondulazioni femminili" (rico de ondulaciones femeninas) y las cuevas y los tucul rastreados por los soldados como "affumicati uteri montani da visitare ginecológicamente" (montañosos úteros ahumados por visitar ginecológicamente) 2 . La posesión del cuerpo de las mujeres negras coincidía con la conquista del territorio colonial -un territorio "virgen" a "penetrar"-y la satisfacción del deseo masculino coincidía con la victoria militar del fascismo. Como ha ilustrado Giulietta Stefani: 1 Nicoletta Poidimani, Difendere la 'razza'. Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini, Sensibili alle foglie, 2009, pp. 7-8. 2 Filippo Tommaso Marinetti, Poema Africano della divisione 28 Ottobre, Mondadori, 1937, p. 141 Sonia Sabelli http://sonia.noblogs.org
in «Social Identities. Journal for the Study of Race, Nation and Culture», special issue on Postcolonial Europe: Transcultural and Multidisciplinary Perspectives, vol. 17, n. 1, 2011, pp. 137-152, 2011
European countries have always used gendered concepts and stereotypes to legitimize and perpetuat... more European countries have always used gendered concepts and stereotypes to legitimize and perpetuate their colonial governance and their exercise of command and subordination. Metaphors of masculinity and femininity have often been used (by the colonizers and the colonized) to underscore relations of authority/obedience, or of strength/weakness, on the basis of the equation between racist supremacy and the loss of black masculinity. This article explores how reggae performers and audiences responded to this colonial strategy. Whether identifying black liberation with virility, and male control on women's bodies, therefore coming to perpetuate sexist images and concepts, and homophobic attitudes; or, re-visioning their struggle for freedom in forms which do not support or perpetuate phallocentrism and patriarchal control.This article analyzes gender representations in reggae music within postcolonial Europe, in the context of the process of global consumption of reggae music and the international appropriation, by white musicians, of a musical genre which was usually identified with black identity. The author considers reggae music produced in the UK as a result of the encounter between white youth subcultures and the massive black immigrant community from Jamaica and compares it with reggae music spread through sound systems in Italian social centers by white youth countercultures. In both contexts, the postcolonial encounter between black and white youths has given rise to complex reactions grounded in the diverse historical, cultural, religious, social and political backgrounds.
in Zero Violenza Donne, 22 marzo 2011. Poi anche in Quaderno 7 allegato a Scarceranda 2012, autoproduzione, Roma 2011, pp. 65-70 , 2010
La violenza contro le detenute: nelle caserme, nelle carceri e nei Cie Sonia Sabelli, 2011 Abbiam... more La violenza contro le detenute: nelle caserme, nelle carceri e nei Cie Sonia Sabelli, 2011 Abbiamo sempre detto che per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa . Ma cosa cambia se chi subisce una violenza sessuale è una donna o una transessuale? se è bianca o nera? migrante o cittadina? imprenditrice, operaia o disoccupata? libera o detenuta? santa o puttana ? Vorrei suggerire qui alcuni spunti di riflessione sulla necessita` di utilizzare le categorie di genere, razza e classe, per reagire alla violenza sessuale oggi in Italia.
in «Zapruder. Storie in movimento», Brava gente. Memoria e rappresentazioni del colonialismo, a cura di Elena Petricola e Andrea Tappi, n. 23, settembre-dicembre 2010, pp. 106-15, 2010
in «DWF – donnawomanfemme», Modelli femminili, n. 3-4 (87-88), 2010, pp. 3-10, 2010
in «Dialectical Anthropology», special issue on Trading Cultures: Migration and Multiculturalism in Contemporary Europe, edited by Gerald Pirog and Caterina Romeo, vol. 29, n. 3-4, September 2005, pp. 439-51, 2005
In this article I analyze literary works written in the Italian language by three women authors: ... more In this article I analyze literary works written in the Italian language by three women authors: Geneviève Makaping (who migrated to Italy from Cameroon), Christiana de Caldas Brito (from Brazil) and Jarmila Očkayová (from Slovakia). In these texts migration is not only a biographical experience, it is an existential condition: a kind of critical consciousness where knowledge and behaviour are not taken for granted. The article focuses on the different strategies adopted by the three migrant writers to subvert the normativity of language in order to represent their experience of crossing different physical and/or metaphorical borders. According to them, this experience transforms their subjectivity in a space open to multiple belongings, turning the fragmentation of their identity into a source of empowerment.
in «Quaderni del ‘900», numero monografico su La letteratura postcoloniale italiana: dalla letteratura d’immigrazione all’incontro con l’altro, a cura di Tiziana Morosetti, Anno IV, 2004, n. 4, pp. 55-66, 2004
in «Genesis», n. II/2, 2003, pp. 233-238, 2003
in «Genesis», n. I/1, 2002, pp. 283-290, 2002
Genesis, I / 1, 2002 283 del sé attraverso testi narrativi, storie di vita, raccolte di memorie e... more Genesis, I / 1, 2002 283 del sé attraverso testi narrativi, storie di vita, raccolte di memorie e sono comparse anche in questo contesto le prime fonti visuali con alcuni videodiari interpretati come auto-ethnographies. Non potevano mancare i temi "forti" degli studi culturali, come le analisi delle rappresentazioni e dei discorsi costruiti nella società dello spettacolo. Sono quindi state discusse le immagini prodotte dal cinema, dalla televisione, dalla fotografia in relazione alla costruzione e performance del gender, della scelta sessuale, della razza, e criticando la stessa idea tradizionale di spettacolo. Nel workshop numero 3 gli interventi hanno invece discusso di soggetti e spazio virtuale, di soggetti e differenti culture, di desiderio e sessualità, di potere e politica. In parte connesso, ma con una più specifica attenzione ai modelli epistemologici scientifici, è stato il workshop numero 4, che ha dato spazio ad una delle discussioni più appassionanti del dibattito contemporaneo definita negli Stati Uniti the Science War: la critica dei paradigmi scientifici che finora sono stati usati come baluardi in difesa della pretesa superiorità della tradizione scientifica occidentale. Il tipico approccio della storia e degli studi culturali viene applicato anche alla scienza per svelare il carattere non universale delle stesse categorie scientifiche e i meccanismi di potere che (in)formano l'idea occidentale di oggettività e scientificità.
in «Linguistica e letteratura», Anno XXVI/1-2, 2001, pp. 143-93, 2001
capitoli di libri by sonia sabelli
in Stefania De Lucia (a cura di), Scrittrici Nomadi. Passare i confini tra lingue e culture, Sapienza Università, Roma 2017, pp. 57-64, 2017
Nel romanzo di Gabriella Kuruvilla Milano, fin qui tutto bene (2012) 1 , la città appare come un ... more Nel romanzo di Gabriella Kuruvilla Milano, fin qui tutto bene (2012) 1 , la città appare come un crocevia di persone che passano continuamente i confini tra lingue e culture. La narrazionecaratterizzata da una struttura multifocale e da un uso intenso del plurilinguismo -scaturisce da un fatto di cronaca: è il 13 febbraio 2010 quando un trentenne dominicano accoltella un diciannovenne egiziano ed esplode la rivolta dei magrebini in via Padova. Milano è attraversata da marce razziste e la risposta dell'amministrazione locale si traduce in rastrellamenti, strade militarizzate, telecamere di sorveglianza, chiusura anticipata dei negozi. Nel dibattito pubblico si contrappongono le posizioni di chi legge la presenza migrante come una minaccia per la sicurezza urbana e di chi la interpreta come una possibilità per costruire nuovi modelli di convivenza interculturale. Il romanzo di Gabriella Kuruvilla e le foto di Silvia Azzari, che introducono ogni capitolo, si propongono di documentare le trasformazioni in corso nella città.
in Maria Serena Sapegno (a cura di), La differenza insegna. La didattica delle discipline in una prospettiva di genere, Carocci, 2014, pp. 29-36, 2014
L’esigenza di coniugare pedagogia femminista e antirazzista è cruciale per l’Italia che, nella re... more L’esigenza di coniugare pedagogia femminista e antirazzista è cruciale per l’Italia che, nella relazione annuale di Amnesty International del 2011, è descritta come un Paese ancora alle prese con intolleranza e discriminazioni fondate sul genere e l’etnicità. In quest’ottica, ci proponiamo di esplorare lo scarto esistente tra un corpus emergente di opere critiche che analizzano il persistente impatto del colonialismo sulle forme di razzismo e sessismo attuali, e la pratica quotidiana di insegnare alle nuove generazioni. A partire dalla necessità di colmare questo divario tra approcci teorici e pratiche educative, nelle pagine seguenti vorremmo offrire strumenti utili per stimolare nella didattica scolastica una maggiore consapevolezza delle intersezioni tra sessismo e razzismo, ponendo l’attenzione sui discorsi attraverso i quali si costruiscono le differenze di genere e razza, e smantellando la presunta “naturalezza” e inoffensività di atteggiamenti sessisti e razzisti. Utilizziamo infatti il termine “razza” nella consapevolezza che essa non esiste in quanto categoria materiale, fondata su una differenza biologica, ma solo come una costruzione culturale che – al pari delle categorie di sesso e genere – deve essere compresa alla luce delle relazioni sociali: ci riferiamo dunque a un’«invenzione» che, nel senso comune, è stata presentata come una differenza “naturale” proprio per legittimare il razzismo (cfr. Ribeiro Corossacz, 2013).
in Margarete Durst, Sonia Sabelli (a cura di), Questioni di genere: tra vecchi e nuovi pregiudizi e nuove o presunte libertà, ETS, Pisa 2013, pp. 185-208, 2013
A partire da una prospettiva femminista e postcoloniale, il saggio offre una lettura critica di d... more A partire da una prospettiva femminista e postcoloniale, il saggio offre una lettura critica di due opere letterarie: Amanda Olinda Azzurra e le altre, la raccolta di racconti di Christiana de Caldas Brito, scrittrice e psicoterapeuta brasiliana che vive e lavora a Roma, e Princesa, l’autobiografia di Fernanda Farias de Albuquerque, transessuale in fuga dal Brasile all’Europa, scritta in collaborazione con Maurizio Jannelli durante la reclusione nel carcere di Rebibbia. Entrambi i testi introducono un punto di vista “inedito” nei discorsi pubblici sulla libertà femminile e sulla mercificazione dei corpi delle donne nella società italiana, proprio perché le autrici scrivono a partire dall’esperienza delle migrazioni transnazionali, mostrando una profonda consapevolezza delle intersezioni di sessismo e razzismo. Paradossalmente, la sovraesposizione dei corpi delle donne e delle transessuali immigrate, imprigionate negli stereotipi della colf, della badante e della prostituta, si traduce spesso in un processo di invisibilizzazione e di riduzione al silenzio, che queste autrici contribuiscono però a mettere in discussione, intervenendo in prima persona su temi che sono al centro del dibattito femminista in corso.
in Sabrina Marchetti, Jamila M.H. Mascat, Vincenza Perilli (a cura di), Femministe a parole. Grovigli da districare, Ediesse, Roma 2012, pp. 279-286, 2012
in Fortunato M. Cacciatore, Giuliana Mocchi, Sandra Plastina (a cura di), Percorsi di genere. Letteratura, Filosofia, Studi postcoloniali, Mimesis, Milano-Udine 2012, pp. 139-156, 2012
Pubblicato con un contributo dei fondi MIUR ex 60% (Dipartimento di Filosofi a -Università della ... more Pubblicato con un contributo dei fondi MIUR ex 60% (Dipartimento di Filosofi a -Università della Calabria) © 2012 -Mimesis Edizioni (Milano -Udine)
in Teaching “Race” with a Gendered Edge, edited by Brigitte Hipfl and Kristín Loftsdóttir, AtGender, Utrecht & Central European University Press, Budapest 2012, pp. 143-159, 2012
in «Social Identities. Journal for the Study of Race, Nation and Culture», special issue on Postcolonial Europe: Transcultural and Multidisciplinary Perspectives, edited by Sandra Ponzanesi and Bolette Blaagaard, vol. 17, n. 1, 2011, pp. 137-152. , 2011
in Maria Serena Sapegno (a cura di), Identità e differenze. Introduzione agli studi delle donne e di genere, Mondadori Università, Roma 2011, pp. 189-93, 2011
in Gaia Giuliani (a cura di), La sottile linea bianca. Intersezioni di razza, genere e classe nell’Italia postcoloniale, «Studi culturali», n. 2, agosto 2013, pp. 286-293, 2013
in «DWF – donnawomanfemme», n. 99, Confini (in)valicabili, 2013, 3, pp. 4-6, 2013
in «DWFdonnawomanfemme », n. 99, Confini (in)valicabili, 2013, 3, pp. 4-6 Questo numero di DWF ra... more in «DWFdonnawomanfemme », n. 99, Confini (in)valicabili, 2013, 3, pp. 4-6 Questo numero di DWF raccoglie alcuni degli interventi presentati nel corso della giornata di studi Confini (in)valicabili, che si è tenuta il 24 maggio 2013 nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'università La Sapienza (Roma), organizzata dal Laboratorio di studi femministi Anna Rita Simeone «Sguardi sulle Differenze». L'evento costituiva l'ultimo appuntamento del ciclo di seminari Gli spazi delle donne, una questione privata?, nell'ambito del corso di Studi delle donne e di genere. Durante l'anno accademico 2012/13, infatti, abbiamo scelto di occuparci del dualismo tra spazio pubblico e privato, nelle esperienze e nelle pratiche politiche delle donne. Attraverso la giornata conclusiva, abbiamo voluto creare un'occasione di confronto sul senso dei confini e sulla possibilità di attraversarli da una prospettiva femminista e di genere: un'opportunità per discutere sul significato delle frontiere e della marginalità, intesa non solo come luogo di oppressione macome sostiene bell hooks -come spazio radicale e creativo di apertura e di resistenza. Proprio per questo abbiamo deciso di invitare studiose/i e artiste/i con formazioni molto diverse tra loro, convinte che la ricchezza di un'occasione come questa potesse risiedere proprio nel rispetto delle reciproche differenze e nella ricerca di eventuali punti di contatto. Gli interventi inclusi in questo fascicolo, pur ruotando tutti attorno ai temi dei confini e delle frontiere, sono dunque caratterizzati da una prospettiva interdisciplinare, in cui gli studi femministi, di genere e queer si intersecano con la critica letteraria, la psicoanalisi, gli studi culturali, visuali e postcoloniali. La sezione Materia si apre con un contributo di Francesca Bernardini sulle scritture autonarrative di alcune autrici italiane, come ad esempio Gianna Manzini e Paola Masino: se negli archivi degli scrittori si rileva una precisa distinzione tra vita intellettuale/professionale e vita privata, negli appunti delle scrittrici compaiono materiali eterogenei, in cui la dimensione intima, privata e l'attività intellettuale risultano strettamente connesse e complementari tra loro. Sebbene l'autrice non abbia partecipato direttamente alla giornata di studi, ci è sembrata un'opportunità quella di inserire nel nostro discorso anche la traduzione di un saggio in cui Edvige Giunta analizza la reinterpretazione del mito di Persefone nelle scritture narrative di alcune autrici italo americane contemporanee: la loro esplorazione delle radici greche e siciliane non è un viaggio nostalgico, ma una ricerca femminista in cui esperienza personale, mito e storia si intrecciano. Siamo particolarmente contente di presentare, a seguire, i contributi di tre giovani ricercatrici del Laboratorio «Sguardi sulle Differenze» che vivono e studiano/lavorano all'estero. Domitilla Olivieri esplora i confini da un duplice punto di vista, come spazi geopolitici materiali e come luoghi metaforici di produzione di un pensiero critico: a partire dal video-saggio di Ursula Biemann, Europlex, sviluppa un'analisi che si serve degli studi di genere, visuali e postcoloniali, per verificare come questi spazi liminali siano costruiti e inscritti sui corpi dei soggetti che li attraversano. Tiziana Mancinelli, invece, utilizza il concetto di omonazionalismo per analizzare le tensioni emerse nel processo di costruzione dell'identità europea: l'immagine dominante di un'Europa liberale -in cui il riconoscimento dei diritti di gay e lesbiche assurge a simbolo della modernità e della presunta superiorità dell'intera civiltà occidentale, contrapposta a un'idea del mondo musulmano come barbaro e arretrato -finisce per tradursi nella chiusura delle frontiere, in particolare con politiche assimilazioniste e xenofobe che riproducono nuove forme di esclusione basate sulla sessualità e sul privilegio bianco. L'articolo di Sara Gvero si concentra sui confini come luoghi di investimento emotivo e sul ruolo delle esperienze traumatiche nel dare forma al concetto di "nazionalità" per i soggetti marginalizzati. Servendosi della teoria degli affetti, l'autrice riflette su come l'identità nazionale si
in «Revista Sans Soleil – Estudios de la imagen», n. 4, 2012, pp. 122-131. Traduzione in spagnolo di Ander Gondra Aguirre (ed. or. in «Zapruder», n. 23, 2010, pp. 106-15), 2012
En la condición postcolonial que estamos viviendo -cuando el encuentro entre los hombres y mujere... more En la condición postcolonial que estamos viviendo -cuando el encuentro entre los hombres y mujeres provenientes de las naciones colonizadoras y colonizadas ya no se lleva a cabo en el territorio de las colonias, sino en las metrópolis multiculturales de occidente-las representaciones de la raza y de la sexualidad sobreviven a los procesos de descolonización. En particular -como ha observado Nicoletta Poidimani-"vecchi e sperimentati dispositivi razzisti e de-umanizzanti che si formarono proprio nei cinquant'anni dell'esperienza coloniale in Africa" (viejos y experimentados dispositivos racistas y deshumanizantes que se formaron en los cincuenta años de la experiencia colonial en África) se reactivan hoy "sulla pelle di donne e uomini migranti, in nome della sicurezza" (sobre la piel de mujeres y hombres inmigrantes, en nombre de la seguridad) 1 . El análisis de las representaciones pasadas y presentes del cuerpo femenino negro es por tanto una herramienta útil para comprender la intersección entre el sexismo y el racismo, en un intento por contribuir al proceso de relaboración de la historia colonial italiana, iniciado tan solo recientemente. Las metáforas sexuales y de género han sido utilizadas para representar las relaciones de poder entre colonizadores y colonizados: mientras que las tierras por conquistar sufrían un proceso de exotización y de feminización, las mujeres africanas aparecían como un botín de guerra para los soldados italianos. En 1937 Filippo Tommaso Marinetti describía África como un territorio "ricco di ondulazioni femminili" (rico de ondulaciones femeninas) y las cuevas y los tucul rastreados por los soldados como "affumicati uteri montani da visitare ginecológicamente" (montañosos úteros ahumados por visitar ginecológicamente) 2 . La posesión del cuerpo de las mujeres negras coincidía con la conquista del territorio colonial -un territorio "virgen" a "penetrar"-y la satisfacción del deseo masculino coincidía con la victoria militar del fascismo. Como ha ilustrado Giulietta Stefani: 1 Nicoletta Poidimani, Difendere la 'razza'. Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini, Sensibili alle foglie, 2009, pp. 7-8. 2 Filippo Tommaso Marinetti, Poema Africano della divisione 28 Ottobre, Mondadori, 1937, p. 141 Sonia Sabelli http://sonia.noblogs.org
in «Social Identities. Journal for the Study of Race, Nation and Culture», special issue on Postcolonial Europe: Transcultural and Multidisciplinary Perspectives, vol. 17, n. 1, 2011, pp. 137-152, 2011
European countries have always used gendered concepts and stereotypes to legitimize and perpetuat... more European countries have always used gendered concepts and stereotypes to legitimize and perpetuate their colonial governance and their exercise of command and subordination. Metaphors of masculinity and femininity have often been used (by the colonizers and the colonized) to underscore relations of authority/obedience, or of strength/weakness, on the basis of the equation between racist supremacy and the loss of black masculinity. This article explores how reggae performers and audiences responded to this colonial strategy. Whether identifying black liberation with virility, and male control on women's bodies, therefore coming to perpetuate sexist images and concepts, and homophobic attitudes; or, re-visioning their struggle for freedom in forms which do not support or perpetuate phallocentrism and patriarchal control.This article analyzes gender representations in reggae music within postcolonial Europe, in the context of the process of global consumption of reggae music and the international appropriation, by white musicians, of a musical genre which was usually identified with black identity. The author considers reggae music produced in the UK as a result of the encounter between white youth subcultures and the massive black immigrant community from Jamaica and compares it with reggae music spread through sound systems in Italian social centers by white youth countercultures. In both contexts, the postcolonial encounter between black and white youths has given rise to complex reactions grounded in the diverse historical, cultural, religious, social and political backgrounds.
in Zero Violenza Donne, 22 marzo 2011. Poi anche in Quaderno 7 allegato a Scarceranda 2012, autoproduzione, Roma 2011, pp. 65-70 , 2010
La violenza contro le detenute: nelle caserme, nelle carceri e nei Cie Sonia Sabelli, 2011 Abbiam... more La violenza contro le detenute: nelle caserme, nelle carceri e nei Cie Sonia Sabelli, 2011 Abbiamo sempre detto che per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa . Ma cosa cambia se chi subisce una violenza sessuale è una donna o una transessuale? se è bianca o nera? migrante o cittadina? imprenditrice, operaia o disoccupata? libera o detenuta? santa o puttana ? Vorrei suggerire qui alcuni spunti di riflessione sulla necessita` di utilizzare le categorie di genere, razza e classe, per reagire alla violenza sessuale oggi in Italia.
in «Zapruder. Storie in movimento», Brava gente. Memoria e rappresentazioni del colonialismo, a cura di Elena Petricola e Andrea Tappi, n. 23, settembre-dicembre 2010, pp. 106-15, 2010
in «DWF – donnawomanfemme», Modelli femminili, n. 3-4 (87-88), 2010, pp. 3-10, 2010
in «Dialectical Anthropology», special issue on Trading Cultures: Migration and Multiculturalism in Contemporary Europe, edited by Gerald Pirog and Caterina Romeo, vol. 29, n. 3-4, September 2005, pp. 439-51, 2005
In this article I analyze literary works written in the Italian language by three women authors: ... more In this article I analyze literary works written in the Italian language by three women authors: Geneviève Makaping (who migrated to Italy from Cameroon), Christiana de Caldas Brito (from Brazil) and Jarmila Očkayová (from Slovakia). In these texts migration is not only a biographical experience, it is an existential condition: a kind of critical consciousness where knowledge and behaviour are not taken for granted. The article focuses on the different strategies adopted by the three migrant writers to subvert the normativity of language in order to represent their experience of crossing different physical and/or metaphorical borders. According to them, this experience transforms their subjectivity in a space open to multiple belongings, turning the fragmentation of their identity into a source of empowerment.
in «Quaderni del ‘900», numero monografico su La letteratura postcoloniale italiana: dalla letteratura d’immigrazione all’incontro con l’altro, a cura di Tiziana Morosetti, Anno IV, 2004, n. 4, pp. 55-66, 2004
in «Genesis», n. II/2, 2003, pp. 233-238, 2003
in «Genesis», n. I/1, 2002, pp. 283-290, 2002
Genesis, I / 1, 2002 283 del sé attraverso testi narrativi, storie di vita, raccolte di memorie e... more Genesis, I / 1, 2002 283 del sé attraverso testi narrativi, storie di vita, raccolte di memorie e sono comparse anche in questo contesto le prime fonti visuali con alcuni videodiari interpretati come auto-ethnographies. Non potevano mancare i temi "forti" degli studi culturali, come le analisi delle rappresentazioni e dei discorsi costruiti nella società dello spettacolo. Sono quindi state discusse le immagini prodotte dal cinema, dalla televisione, dalla fotografia in relazione alla costruzione e performance del gender, della scelta sessuale, della razza, e criticando la stessa idea tradizionale di spettacolo. Nel workshop numero 3 gli interventi hanno invece discusso di soggetti e spazio virtuale, di soggetti e differenti culture, di desiderio e sessualità, di potere e politica. In parte connesso, ma con una più specifica attenzione ai modelli epistemologici scientifici, è stato il workshop numero 4, che ha dato spazio ad una delle discussioni più appassionanti del dibattito contemporaneo definita negli Stati Uniti the Science War: la critica dei paradigmi scientifici che finora sono stati usati come baluardi in difesa della pretesa superiorità della tradizione scientifica occidentale. Il tipico approccio della storia e degli studi culturali viene applicato anche alla scienza per svelare il carattere non universale delle stesse categorie scientifiche e i meccanismi di potere che (in)formano l'idea occidentale di oggettività e scientificità.
in «Linguistica e letteratura», Anno XXVI/1-2, 2001, pp. 143-93, 2001
in Stefania De Lucia (a cura di), Scrittrici Nomadi. Passare i confini tra lingue e culture, Sapienza Università, Roma 2017, pp. 57-64, 2017
Nel romanzo di Gabriella Kuruvilla Milano, fin qui tutto bene (2012) 1 , la città appare come un ... more Nel romanzo di Gabriella Kuruvilla Milano, fin qui tutto bene (2012) 1 , la città appare come un crocevia di persone che passano continuamente i confini tra lingue e culture. La narrazionecaratterizzata da una struttura multifocale e da un uso intenso del plurilinguismo -scaturisce da un fatto di cronaca: è il 13 febbraio 2010 quando un trentenne dominicano accoltella un diciannovenne egiziano ed esplode la rivolta dei magrebini in via Padova. Milano è attraversata da marce razziste e la risposta dell'amministrazione locale si traduce in rastrellamenti, strade militarizzate, telecamere di sorveglianza, chiusura anticipata dei negozi. Nel dibattito pubblico si contrappongono le posizioni di chi legge la presenza migrante come una minaccia per la sicurezza urbana e di chi la interpreta come una possibilità per costruire nuovi modelli di convivenza interculturale. Il romanzo di Gabriella Kuruvilla e le foto di Silvia Azzari, che introducono ogni capitolo, si propongono di documentare le trasformazioni in corso nella città.
in Maria Serena Sapegno (a cura di), La differenza insegna. La didattica delle discipline in una prospettiva di genere, Carocci, 2014, pp. 29-36, 2014
L’esigenza di coniugare pedagogia femminista e antirazzista è cruciale per l’Italia che, nella re... more L’esigenza di coniugare pedagogia femminista e antirazzista è cruciale per l’Italia che, nella relazione annuale di Amnesty International del 2011, è descritta come un Paese ancora alle prese con intolleranza e discriminazioni fondate sul genere e l’etnicità. In quest’ottica, ci proponiamo di esplorare lo scarto esistente tra un corpus emergente di opere critiche che analizzano il persistente impatto del colonialismo sulle forme di razzismo e sessismo attuali, e la pratica quotidiana di insegnare alle nuove generazioni. A partire dalla necessità di colmare questo divario tra approcci teorici e pratiche educative, nelle pagine seguenti vorremmo offrire strumenti utili per stimolare nella didattica scolastica una maggiore consapevolezza delle intersezioni tra sessismo e razzismo, ponendo l’attenzione sui discorsi attraverso i quali si costruiscono le differenze di genere e razza, e smantellando la presunta “naturalezza” e inoffensività di atteggiamenti sessisti e razzisti. Utilizziamo infatti il termine “razza” nella consapevolezza che essa non esiste in quanto categoria materiale, fondata su una differenza biologica, ma solo come una costruzione culturale che – al pari delle categorie di sesso e genere – deve essere compresa alla luce delle relazioni sociali: ci riferiamo dunque a un’«invenzione» che, nel senso comune, è stata presentata come una differenza “naturale” proprio per legittimare il razzismo (cfr. Ribeiro Corossacz, 2013).
in Margarete Durst, Sonia Sabelli (a cura di), Questioni di genere: tra vecchi e nuovi pregiudizi e nuove o presunte libertà, ETS, Pisa 2013, pp. 185-208, 2013
A partire da una prospettiva femminista e postcoloniale, il saggio offre una lettura critica di d... more A partire da una prospettiva femminista e postcoloniale, il saggio offre una lettura critica di due opere letterarie: Amanda Olinda Azzurra e le altre, la raccolta di racconti di Christiana de Caldas Brito, scrittrice e psicoterapeuta brasiliana che vive e lavora a Roma, e Princesa, l’autobiografia di Fernanda Farias de Albuquerque, transessuale in fuga dal Brasile all’Europa, scritta in collaborazione con Maurizio Jannelli durante la reclusione nel carcere di Rebibbia. Entrambi i testi introducono un punto di vista “inedito” nei discorsi pubblici sulla libertà femminile e sulla mercificazione dei corpi delle donne nella società italiana, proprio perché le autrici scrivono a partire dall’esperienza delle migrazioni transnazionali, mostrando una profonda consapevolezza delle intersezioni di sessismo e razzismo. Paradossalmente, la sovraesposizione dei corpi delle donne e delle transessuali immigrate, imprigionate negli stereotipi della colf, della badante e della prostituta, si traduce spesso in un processo di invisibilizzazione e di riduzione al silenzio, che queste autrici contribuiscono però a mettere in discussione, intervenendo in prima persona su temi che sono al centro del dibattito femminista in corso.
in Sabrina Marchetti, Jamila M.H. Mascat, Vincenza Perilli (a cura di), Femministe a parole. Grovigli da districare, Ediesse, Roma 2012, pp. 279-286, 2012
in Fortunato M. Cacciatore, Giuliana Mocchi, Sandra Plastina (a cura di), Percorsi di genere. Letteratura, Filosofia, Studi postcoloniali, Mimesis, Milano-Udine 2012, pp. 139-156, 2012
Pubblicato con un contributo dei fondi MIUR ex 60% (Dipartimento di Filosofi a -Università della ... more Pubblicato con un contributo dei fondi MIUR ex 60% (Dipartimento di Filosofi a -Università della Calabria) © 2012 -Mimesis Edizioni (Milano -Udine)
in Teaching “Race” with a Gendered Edge, edited by Brigitte Hipfl and Kristín Loftsdóttir, AtGender, Utrecht & Central European University Press, Budapest 2012, pp. 143-159, 2012
in «Social Identities. Journal for the Study of Race, Nation and Culture», special issue on Postcolonial Europe: Transcultural and Multidisciplinary Perspectives, edited by Sandra Ponzanesi and Bolette Blaagaard, vol. 17, n. 1, 2011, pp. 137-152. , 2011
in Maria Serena Sapegno (a cura di), Identità e differenze. Introduzione agli studi delle donne e di genere, Mondadori Università, Roma 2011, pp. 189-93, 2011
in Zero Violenza Donne, 22 marzo 2011. Poi anche in Quaderno 7 allegato a Scarceranda 2012, autoproduzione, Roma 2011, pp. 65-70 , 2011
La violenza contro le detenute: nelle caserme, nelle carceri e nei Cie Sonia Sabelli, 2011 Abbiam... more La violenza contro le detenute: nelle caserme, nelle carceri e nei Cie Sonia Sabelli, 2011 Abbiamo sempre detto che per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa . Ma cosa cambia se chi subisce una violenza sessuale è una donna o una transessuale? se è bianca o nera? migrante o cittadina? imprenditrice, operaia o disoccupata? libera o detenuta? santa o puttana ? Vorrei suggerire qui alcuni spunti di riflessione sulla necessita` di utilizzare le categorie di genere, razza e classe, per reagire alla violenza sessuale oggi in Italia.
in Roberto de Robertis (a cura di), Fuori centro. Percorsi postcoloniali nella letteratura italiana, Aracne, Roma 2010, pp. 131-48, 2010
Quando Makaping dice: «Guardo me che guarda loro che da sempre mi guardano», il suo sguardo ci co... more Quando Makaping dice: «Guardo me che guarda loro che da sempre mi guardano», il suo sguardo ci costringe a porci quelle domande che la cultura occidentale ha sempre negato ed evitato. Gli “altri” sono già stati osservati e catalogati in secoli di resoconti di viaggio e di ricerche etnografiche. Le riflessioni sull’identità e sull’alterità sembrano non riguardarci mai direttamente: se ne parla sempre riferendosi ad altri popoli o ad altre culture, senza chiedersi cosa significhi oggi essere italiani. Ad esempio, pur essendo cittadina italiana dal 2000, a causa del colore della sua pelle, Makaping continua a essere percepita come una “straniera”: come se l’italianità e la nerezza fossero due attributi che automaticamente si escludono a vicenda.
in Alessia Ronchetti, Serena Sapegno (a cura di), Dentro/Fuori – Sopra/Sotto. Critica femminista e canone letterario negli studi di italianistica, Longo, Ravenna 2007, pp. 171-9, 2007
La letteratura italiana contemporanea non è solo quella dei classici – rigorosamente maschili – c... more La letteratura italiana contemporanea non è solo quella dei classici – rigorosamente maschili – consacrati dal canone, ma è anche opera di autori e autrici migranti che hanno scelto di scrivere in lingua italiana, contaminandola con altre culture e con altre lingue, decostruendo i confini dell’appartenenza nazionale, linguistica e di genere, mettendo in discussione le nozioni codificate di identità e sistema letterario, e contribuendo a trasformare la lingua italiana in uno spazio aperto al confronto delle differenze (etniche, di genere, di classe, di razza e di preferenze sessuali). Questo intervento è dedicato all’analisi delle opere di Geneviève Makaping (immigrata in Italia dal Camerun), Jarmila Oĉkayová (dalla Slovacchia) e Christiana de Caldas Brito (dal Brasile): qui la diversità non viene rappresentata nei termini di un’opposizione dualistica e gerarchica, ma come un antidoto contro l’omologazione.
A parte poche eccezioni(1), la critica letteraria italiana finora non ha dedicato attenzione alla letteratura migrante, forse perché essa ci induce a ripensare il modello compatto della nostra letteratura, mettendo in discussione i criteri in base ai quali si definisce e si valuta la letterarietà. Esiste un profondo gap tra la critica letteraria e la teoria della letteratura da una parte, e la proliferazione delle molteplici pratiche letterarie dall’altra. Ma questo riconoscimento può essere il punto di partenza per una ridefinizione dei nostri criteri metodologici. Questa nuova produzione letteraria fa vacillare infatti una serie di assunti – come i regimi disciplinari, i generi letterari, le periodizzazioni – che spesso vengono dati per scontati. Inoltre l’emergere della letteratura migrante costringe chi si occupa di critica letteraria ad allargare lo sguardo verso altri paesi, dove l’esperienza storica del colonialismo e delle migrazioni di massa ha costretto il mondo intellettuale a confrontarsi da tempo coi temi della diaspora, della differenza e dell’alterità. Nella letteratura italiana contemporanea è in corso una radicale trasformazione, sotto la spinta delle nuove soggettività migranti che delineano l’immagine multiculturale dell’Italia di oggi: da qui scaturisce l’esigenza di produrre modelli educativi ed epistemologici che non siano basati su pratiche di esclusione o discriminazione, nonché la possibilità di aprire nuovi spazi creativi e alternativi per la rappresentazione della soggettività.
in Alfabetica: la parola come luogo d’incontro, a cura di Tullio Bugari, Gei, Jesi 2007, pp. 13-23, 2007
Già a partire dai primi anni '90, i migranti e le migranti che vivono nel nostro paese hanno scel... more Già a partire dai primi anni '90, i migranti e le migranti che vivono nel nostro paese hanno scelto l'italiano come lingua della loro espressione letteraria. 1 Sono coloro che non hanno mai avuto voce -le minoranze, i popoli oppressi, i subalterni, i «dannati della terra» -che finalmente si appropriano del potere della parola per restituirci la loro visione del mondo.
in Alessandro Amenta e Laura Quercioli Mincer (a cura di), Omosessualità e Europa. Culture, istituzioni, società a confronto, Lithos, Roma 2006, pp. 71-84, 2006
"Questo intervento è dedicato all’opera di Jarmila Očkayová, scrittrice nata in Slovacchia nel 19... more "Questo intervento è dedicato all’opera di Jarmila Očkayová, scrittrice nata in Slovacchia nel 1955 e trasferitasi in Italia nel 1974. Očkayová ha pubblicato tre romanzi in lingua italiana: Verrà la vita e avrà i tuoi occhi (Baldini e Castoldi, 1995), L’essenziale è invisibile agli occhi (Baldini e Castoldi, 1997) e Requiem per tre padri (Baldini e Castoldi, 1998). Nella sua scrittura – densa di riferimenti intertestuali, metafore e analogie – la frammentazione della soggettività si riflette a livello narrativo attraverso l’esibizione di un transito costante tra i confini culturali e linguistici, tra i ruoli di genere tradizionali e i generi letterari.
La mia analisi fa parte di una ricerca più ampia sulla letteratura italiana della migrazione, in cui mi sono avvalsa degli strumenti teorici e metodologici introdotti dalla critica femminista, per analizzare l’intersezione tra la differenza culturale e di genere. Si tratta di questioni ancora poco studiate in Italia, diversamente da altri paesi europei dove l’esperienza storica del colonialismo e delle migrazioni di massa – accanto all’istituzionalizzazione degli studi femministi e postcoloniali – ha costretto il mondo intellettuale a confrontarsi da tempo coi temi della diaspora, della diversità e dell’alterità.
Si tratta anche di un lavoro che deve essere fatto oggi, in un momento storico in cui la globalizzazione del denaro e delle merci si accompagna alla chiusura delle frontiere e alla restrizione delle leggi sull’immigrazione. In un momento in cui il sogno dell’europa unita si trasforma sempre più nella realtà della “Fortezza Europa”, il conflitto ideologico tra oriente e occidente serve a mascherare la stessa volontà di potenza e la stessa pretesa di unicità che caratterizza da sempre il pensiero filosofico occidentale."
in Armando Gnisci (a cura di), Nuovo Planetario Italiano. Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e in Europa, Città aperta, Troina 2006, pp. 519-37, 2006
ETS, Pisa 2013, 2013
A partire dalla chiave di lettura offerta dagli studi di genere, il volume affronta temi compless... more A partire dalla chiave di lettura offerta dagli studi di genere, il volume affronta temi complessi ed eterogenei: femminismo e omosessualità, ecologismo e bioetica, aborto, violenza di genere e migrazioni transnazionali. Il genere è inteso qui come una categoria analitica che rivela la costruzione culturale della femminilità e della maschilità, aprendo nuove prospettive metodologiche ed epistemologiche, fino a trasformare radicalmente tutte le discipline che attraversano il volume. I saggi sono caratterizzati infatti da un approccio interdisciplinare – che intreccia lo sguardo di genere con i diversi campi del sapere – mentre il posizionamento di autrici e autori spazia dal pensiero della differenza sessuale all’intersezionalità, fino a i più recenti sviluppi delle teorie queer e dei femminismi postcoloniali. Il volume raccoglie alcuni degli interventi presentati al convegno Donne, carnalità e ricerca femminista, organizzato dall’Unità di ricerca dell'Università di Tor Vergata nell'ambito del Prin nazionale I diritti incarnati. Vita delle donne e costruzione dell’identità di genere.
in «DWF – donnawomanfemme», n. 99, Confini (in)valicabili, 2013, 3, pp. 73-77, 2013
in «pagine», Quadrimestrale di poesia internazionale, Anno XVI, numero 49, novembre-dicembre 2006, p. 45, 2006
in «l’Abaco», Anno II, n. 2-3, 2003-4, pp. 256-8, 2003
in «l’Abaco», Anno II, n. 2-3, 2003-4, pp. 237-41, 2003
in «l’Abaco», Anno I, n. 1, 2002, pp. 237-9, 2002
in «l’Abaco», Anno I, n. 1, 2002, pp. 235-6, 2002
in «l’Abaco», Anno I, n. 1, 2002, pp. 229-30, 2002
in «l’Abaco», Anno I, n. 1, 2002, pp. 223-8, 2002
in «l’Abaco», Anno I, n. 1, 2002, pp. 221-3, 2002
in «DWF – donnawomanfemme», n. 99, Confini (in)valicabili, 2013, 3, pp. 16-25 , 2013
in «DWF – donnawomanfemme», Modelli femminili, n. 3-4(87-88), 2010, pp. 64-76, 2010
Vorrei tracciare una cartografia critica dei dibattiti femministi attualmente in corso in Italia ... more Vorrei tracciare una cartografia critica dei dibattiti femministi attualmente in corso in Italia da una prospettiva intersezionale e antirazzista. Alcuni recenti interventi femminili e femministi si sono concentrati sulla mercificazione dei corpi femminili e sul sessismo diffuso nella politica e nei media italiani contemporanei. Eppure, come vorrei mostrare nella prima sezione, questi interventi – che sono stati enunciati principalmente dalle posizioni di soggetti bianchi, di classe media ed eterosessuali – non hanno preso in considerazione il fatto che i corpi sono simultaneamente razzializzati e genderizzati, e che la violenza di genere sussiste nelle intersezioni con altri assi naturalizzati del potere e del privilegio.
Perciò, nella seconda sezione, esamino il modo in cui le immagini di genere e i corpi femminili sono divenuti un significante chiave degli attuali discorsi razzisti ed essenzialisti, in un contesto caratterizzato dallo sfruttamento neo-liberista del lavoro e dalla violenza neo-fascista, razzista ed etero-normativa contro coloro che differiscono dalla norma.
Nell’ultima sezione, che esamina la difficile articolazione delle lotte femministe antirazziste, tento di offrire una mappatura dei movimenti dal basso e dei soggetti che lottano contro le intersezioni endemiche del potere e dell’oppressione. Questi “altri femminismi” sono i luoghi in cui si produce una consapevolezza critica nell’uso dei media e in cui le intuizioni del femminismo postcoloniale si traducono nel contesto italiano.
in http://www.sguardisulledifferenze.org, 2009, 2009
Questo saggio pone l'attenzione sul nesso fra traffico del sesso e cittadinanza europea, esaminan... more Questo saggio pone l'attenzione sul nesso fra traffico del sesso e cittadinanza europea, esaminando le diverse campagne contro la tratta lanciate nell'Europa post-socialista. Dimostrerò, attraverso uno studio delle tecniche utilizzate nella produzione di immagini, quali siano le costruzioni simboliche e stereotipate della femminilità (vittime) e della mascolinità (criminali) delle cittadine e dei cittadini dell'Europa dell'Est. Un'analisi serrata dei corpi delle donne rappresentati nelle campagne indica che l'uso dell'immagine vittimizzata procede mano nella mano con l'erotizzazione dei corpi delle donne. I corpi delle donne mutilati e morti vengono letti come un tentativo di stabilizzare le attuali trasformazioni politiche e sociali in Europa, chiudendo le donne stesse all'interno dei rigidi confini del segno "Donna". Questo saggio suggerisce come la rappresentazione della violenza sia violenta di per sé, dal momento che conferma gli stereotipi sulle donne dell'Europa orientale, riduce le donne a un oggetto passivo; separa il corpo dalla sua materialità e dal contesto storico in cui si svolge la tratta e, infine, confina le donne all'interno del registro simbolico fortemente limitante della "Donna", per mantenere un immaginario ordine sociale in Europa.
in «Sagarana» n. 18, gennaio 2005 , 2005
in «Sagarana», n. 10, gennaio 2003, 2003
Brava gente. Memoria e rappresentazioni del colonialismo italiano, Sep 2010
Come nostro solito, a un anno dalla pubblicazione, i numeri della rivista «Zapruder» vengono resi... more Come nostro solito, a un anno dalla pubblicazione, i numeri della rivista «Zapruder» vengono resi disponibili in download gratuito sul nostro sito!