Thomas Henry Huxley (original) (raw)

Salta al contenuto

Thomas Henry Huxley

  1. Home
  2. Autori
  3. Autori H
  4. Thomas Henry Huxley

Thomas Henry HuxleyLiber Liber2022-11-29T11:08:01+01:00

Thomas Henry HuxleyThomas Henry Huxley nacque il 4 maggio 1825 a Ealing, vicino a Londra, dove il padre George insegnava in una public school. Era il settimo di otto figli e pare che fosse attaccatissimo alla madre Rachel Whiters.

Il padre non aveva una gran considerazione sull’utilità dell’insegnamento impartito dalle scuole inglesi e il piccolo Thomas frequentò regolarmente la scuola solo per un paio d’anni, tra gli otto e i dieci anni. Lasciato intellettualmente del tutto autonomo si diede alla lettura di tutto quello che trovava nella biblioteca paterna, senza seguire alcun metodo particolare almeno fino ai quattordici anni, quando iniziò a tenere un diario nel quale segnava un piano di lavoro e la sua realizzazione. Questo gli consentì di leggere sia testi di filosofia che poesia, romanzi e scienza.

A quattordici anni intraprese con efficacia lo studio della lingua tedesca, in un periodo nel quale la maggior parte degli scienziati ignorava questa lingua. Questo apprendimento gli consentì in seguito di leggere e conoscere direttamente la produzione di scienziati come Von Baer, Johann Muller, Ratke. Questa sua capacità fu decisiva per poter portare in Inghilterra strumenti di conoscenza in un campo di ricerca che potessero superare le pur interessanti speculazioni di Owen od Oken.

Nel 1839, sposatasi la sorella Ellen con il medico dottor Cooke, prese un particolare interesse per l’anatomia. Nel 1941 trovò quindi occupazione come assistente del medico condotto in un quartiere povero dell’East di Londra, il dottor Chandler. Nel 1942 proseguì a impratichirsi sotto la guida di un altro cognato medico, marito della sorella Eliza, John Godwin Salt. Entrambi i cognati insegnavano nella scuola medica privata Sydenham College. Cooke era anche professore di tossicologia alla Medico-Botanical Society e questo contribuì a sviluppare nel giovane Thomas l’interesse per la botanica, materia per la quale ottenne il suo primo riconoscimento, una medaglia del Sydenham College. Entrambi i cognati conducevano però una vita alquanto disordinata: Cooke, dedito all’oppio e alla birra, dovette abbandonare l’insegnamento; Salt rimase coinvolto in uno scandalo, due volte incarcerato per debiti, e Thomas – che viveva con la sorella Eliza e il cognato – nel 1846 si adoperò per facilitare la loro fuga dall’Inghilterra. Nel 1942 aveva comunque vinto una borsa di studio al Charing Cross Hospital e potè immatricolarsi in Medicina.

Continuava a dedicare il tempo che il lavoro gli lasciava libero alle letture le più varie. Dice lui stesso:

«…sprecavo le mie energie in direzioni sbagliate. Leggevo tutto quello che mi veniva per mano, compresi i romanzi, e iniziavo ogni specie di ricerche per lasciarle andare poco dopo.»

Fu sotto l’insegnamento di Wharton Jones, docente di fisiologia alla Charing Cross School of Medicine, che Huxley iniziò a lavorare al microscopio e condusse la sua prima ricerca pubblicata sulla struttura istologica della radice del pelo oggi comunemente conosciuta come “strato o guaina di Huxley”. Fu l’inizio del suo percorso come uomo di scienza, come biologo generale. La sua considerazione su quella vocazione la scrisse più tardi:

«Ogni tanto mi capita ancora di pensare quanto poco sapessi e mi importasse della medicina come arte di curare. La sola parte dei miei corsi che veramente e profondamente mi interessava era la fisiologia, che si potrebbe chiamare l’ingegneria della macchina vivente.»

La sua personalità venne tuttavia foggiata anche dalla pratica medica nei quartieri poveri di Londra. Narra di una sua visita a una ragazza malata:

«Bastavano le mie poche conoscenze mediche per mostrarmi che la mia paziente aveva semplicemente bisogno di un cibo un po’ migliore… Cercai di dirlo il più gentilmente possibile, e allora una sorella mi si voltò con un tono di passione a stento repressa e, tirando fuori di tasca pochi soldi: “Questo è quel che guadagno in trentasei ore di lavoro, e voi mi venite a parlare di darle da mangiare quel che ha bisogno.”»

Nonostante questi pensieri, amari per un diciottenne, Huxley non sarà mai un ribelle ma sempre fondamentalmente un conservatore, pur conservando in fondo un senso di solidarietà per i poveri e per le classi meno agiate, nella convinzione che l’opportunità di istruirsi sarebbe stato strumento per elevarsi e per essere liberi. In questa direzione dedicò sempre una parte considerevole delle proprie energie per tenere corsi per gli operai, organizzando una sorta di università popolari e scuole professionali. Si prodigò anche per implementare l’insegnamento scientifico non solo nelle università, ma anche nelle scuole medie e persino nelle elementari. A questo scopo fu organizzatore di corsi di biologia per i maestri.

A vent’anni, nel 1845 ottenne presso l’Università di Londra l’M.B. (il primo grado di medicina) con medaglia d’oro per anatomia e fisiologia. Nel 1846 entrò come medico nella marina di guerra. Trovò come suo superiore Sir John Richardson, chirurgo scozzese già famoso per le sue esplorazioni artiche e valente naturalista. Richardson, evidentemente colpito dalle doti di Huxley, gli offrì la possibilità di imbarco sul Rattlesnake, fregata da 28 cannoni che stava per iniziare una crociera scientifica. Partirono dall’Inghilterra nel 1946 con destinazione principale la regione della Malesia. La spedizione, che durò quattro anni, era finalizzata a rilievi idrografici e non molto attrezzata per raccolta e studio di materiali biologici, ma Huxley, che come medico di bordo non era soverchiamente impegnato, seppe mettere a profitto quel periodo studiando gli organi di senso dei crostacei, l’anatomia della Sagitta, il sistema nervoso dei molluschi, l’anatomia e fisiologia di tunicati e celenterati. Il ritorno dalla crociera lo vide in pratica trasformato in uno zoologo esperto e in valente etnologo.

Ma non solo: a Sidney – dove il Rattlesnake aveva fissato la propria base di partenza per le spedizioni in Malesia – conobbe Henrietta Anne Heathorn con la quale si fidanzò. Quando dovette tornare in Europa, nel maggio 1850, si ripromisero di sposarsi appena Huxley avesse raggiunto una posizione e un reddito sicuri. Passarono cinque anni prima che potesse ottenere il posto di Naturalista al Geological Survey e un permanent lecturship alla School of Mines, dove sostituì Forbes, approdato alla cattedra di Edimburgo. Thomas ed Henrietta poterono quindi sposarsi nel luglio del 1855 dando vita a un matrimonio certamente felice. Ebbero otto figli: il primogenito Noel morì di scarlattina a soli quattro anni, ma era già nata una bambina e poco dopo la morte di Noel nacque un maschio. Bello ricordare le parole di Anton Dohrn che fece visita alla famiglia Huxley nella loro residenza di campagna a Swanage:

«dovessi dare una definizione della parola felicità direi: andate a trovare la famiglia Huxley a Swanage”.

A quel momento, nel 1867, la figlia più grande aveva dieci anni e il più piccolo pochi mesi. Contrariamente alle preoccupazioni di Darwin, che temeva che il matrimonio avrebbe reso ozioso Huxley, la regolarità della vita familiare lo indusse a disperdere meno le proprie energie e a intensificare il proprio rendimento distogliendolo forse da una vita segreta e dissoluta. C’è una memorabile pagina in Point counter point – una famosa novella del nipote Aldous – che fa intravedere questa possibilità…

C’è da dire che già al momento del suo rientro in Inghilterra, nel 1850, la notorietà di Huxley negli ambienti scientifici era buona. Alcuni suoi studi, scritti e spediti durante la spedizione del Rattlesnake, erano stati pubblicati dalla Royal Society nei Proceedings e nelle Transactions. Al momento dello sbarco ottenne subito una licenza dall’ammiragliato al fine di preparare e pubblicare il resoconto del materiale raccolto che la Royal Society avrebbe pubblicato. Nel consiglio della Royal Society vi erano Forbes, Bell, Sharpey e Owen che lo incoraggiarono e lo aiutarono. Con Owen in seguito le dure polemiche portarono alla completa rottura. Al termine dell’anno successivo erano già undici i lavori pubblicati su celenterati, molluschi, echinodermi, crostacei. Nel corso dello stesso 1851 a soli 26 anni, venne eletto membro della Royal Society e l’anno seguente ottenne la Royal Medal. Quindi dal 1850 al 1855 la sua attività fu estremamente intensa e finalizzata a farsi la posizione che gli avrebbe consentito il matrimonio. In quegli stessi anni strinse un’inossidabile amicizia con il botanico Hooker e il fisico Tyndall, amicizia che durò tutta la vita. Non mancarono momenti di sconforto e di disillusione; aveva puntato al raggiungimento di varie cattedre non solo a Londra, ma anche ad Aberdeen, in Canada, a Sidney. La delusione lo portò, nel 1853, a pensare di abbandonare la carriera scientifica.

«La Scienza in Inghilterra ti dà ogni cosa, tranne uno stipendio. Puoi ottenere delle lodi, ma non una fetta di torta» (da una lettera alla sorella).

Certamente fu determinante la fiducia inossidabile della fidanzata che lo spinse a perseverare nella strada intrapresa. Nel 1854 raggiunse quindi gli incarichi di cui abbiamo parlato e con questi la possibilità di dare le dimissioni dalla marina e di sposarsi.

Col matrimonio anche i suoi interessi iniziarono a dirigersi in altre direzioni. Pubblicò il suo ultimo lavoro sugli invertebrati nel 1860. Il suo lavoro e il suo impegno si spostò sulla paleontologia, soprattutto dei vertebrati. Nel 1858 pubblicò due lavori; il primo sulla teoria cellulare e il secondo, che fu un grande successo e aumentò enormemente la sua notorietà, The Theory of the Vertebrate Skull, ha per oggetto la dimostrazione che la teoria dei naturalisti dell’epoca, e Owen su tutti, secondo la quale le ossa del cranio non sono altro che vertebre modificate era falsa. A questa polemica seguì quella sull’encefalo dei primati e dell’uomo e per il resto della vita (Owen morì nel 1892) il contrasto tra i due fu serratissimo. Alla sua morte, Huxley in una lettera ad un amico affermò che il difetto fatale di Owen era stato “la totale slealtà”. Ma nel 1894, dopo essere stato anche favorevole all’erezione di una statua in memoria dello scomparso, scrisse La posizione di Owen nella scienza anatomica, mettendo in rilievo il grande lavoro del naturalista nella ricerca di dati obiettivi, ovviamente senza ritrattare nessuna delle pesanti critiche precedenti. Credo che la polemica Owen-Huxley sia da considerare nella storia della scienza uno dei momenti decisivi perchè la ricerca potesse andare oltre rispetto alla cosiddetta Filosofia della natura e indurre i nuovi ricercatori e studiosi a concentrarsi su fatti concreti. Lo stesso Huxley era consapevole, sul finire della sua vita, di come il suo dibattito con Owen appartenesse “all’antichità”; «sembra un’impertinenza seccare il mondo moderno con faccende da antiquari» (da una lettera a Hooker). Ma è un’antichità ancora oggi molto interessante per vedere come entrambi usassero argomenti di stampo razzista per sostenere le proprie convinzioni da punti di vista differenti. Le teorie di Owen però declinarono mentre quelle di Huxley prevalsero. Retrospettivamente e da un punto di vista etico sarebbe bello, come ebbe a scrivere Stephen Jay Gould, che fosse conservato il principio più sano e corretto di Owen («l’unità della famiglia umana») integrato dalla prospettiva evoluzionistica di Huxley. C’è anche da precisare che il mondo della scienza a metà ottocento era fondamentalmente razzista. Gli unici studi di matrice sicuramente egualitaria tra le razze vengono, a mia conoscenza, dal grande fisiologo di Heidelberg Friedrich Tiedemann.

Alla fine del 1859 avvenne la pubblicazione di Origine delle specie di Darwin – l’anno prima Darwin stesso e Wallace avevano dato comunicazione presso la Linnean Society delle loro teorie, indipendentemente elaborate e tuttavia con tanti punti in comune – e certamente il mondo della scienza ne ebbe uno scossone non indifferente (in questa stessa biblioteca Manuzio è possibile leggere sia le opere di Darwin che quelle di Wallace). Huxley fu tra i primi a comprendere a fondo l’importanza della teoria darwiniana e ad accettare nella maniera più costruttiva l’idea di evoluzione prospettata da Darwin e Wallace, cioè come ipotesi di lavoro fondata su una spiegazione razionale. Rimane famosissima la partecipazione di Huxley al dibattito a Oxford nel 1860 organizzato dalla Associazione per l’avanzamento delle scienze. Il primo giorno rispose nettamente a Owen in merito alle opinioni di quest’ultimo sul rapporto tra il cervello del gorilla e quello dell’uomo. L’argomento era stato molto studiato da Huxley, il quale infatti pubblicò due mesi dopo due articoli: Sulle relazioni zoologiche dell’uomo con gli animali più bassi e Sul cervello di Ateles Paniscus. Ma l’apice fu toccato quando prese la parola il vescovo Wilberforce che si era portato anche la “claque” composta prevalentemente da signore intellettuali che accolsero le parole del religioso con bianchi fazzoletti svolazzanti. Non è rimasto il testo dei due discorsi. Ma è certo che il vescovo, che da un punto di vista scientifico aveva certamente molto poco da dire, e rimasticava luoghi comuni, forse suggeriti da Owen, terminò il suo intervento rivolgendosi proprio ad Huxley:

«Posso chiedere, è dalla parte del nonno o della nonna che egli reclama i suoi diritti di discendenza da una scimmia?».

Ovviamente l’attacco personale e di pessimo gusto non mancò di suscitare la risposta di Huxley il quale dopo aver facilmente confutato gli argomenti più o meno scientifici del vescovo terminò con la ormai famosa frase:

«Non sento vergogna di avere una scimmia fra i miei antenati; se di un antenato dovessi vergognarmi sarebbe piuttosto di un uomo, un uomo di interesse versatile e mai ozioso, ma che usa i suoi grandi doni per oscurare la verità.»

Intervenne poi Hooker per dimostrare che Wilberforce non aveva neppure capito i principi base di L’origine della specie e che era del tutto ignorante in botanica. Il vescovo non poté neppure trovare il coraggio di una replica anche se la storia non ci dice con certezza che in tale sede ci sia stato un vinto e un vincitore, e la seduta si sciolse.

Le conferenze di Huxley si moltiplicarono e veniva invitato in varie sedi universitarie, trattando di embriologia dei vertebrati, anatomia comparata etc. Tutto questo nella seconda metà dell’800 provocava commenti scandalizzati che i giornali ospitavano con gusto: “bestemmie in contrasto con la narrazione biblica”, “pazzesco oltraggio contro la specie fatta a somiglianza di Dio”. Huxley era convinto che la discussione dovesse uscire dalla ristretta cerchia dei naturalisti per vincere la battaglia. Ed ebbe ragione. Nel 1894, un anno prima di morire, scrisse

«Non è passato molto tempo da quando il mio amico Sir W. Lawrence ebbe il più completo ostracismo per il suo libro Sull’uomo, che ora potrebbe essere letto ad una scuola parrocchiale senza che nessuno se ne sorprendesse».

L’ottimismo era forse eccessivo (le ridicole battaglie per la pari dignità nell’insegnamento scolastico tra creazionismo ed evoluzionismo proseguono ancora oggi, specialmente negli USA ma non solo…) ma la riflessione di Huxley era indicativa di come avesse lui stesso vissuto un cambio epocale di paradigma scientifico.

Nel 1863 comparve il suo primo libro, Evidences as to Man’s Place in Nature (di cui pubblichiamo adesso in edizione digitale la prima traduzione italiana). La pubblicazione di questo testo fu emblematica della grande determinazione di Huxley nella sua battaglia. Era ancora all’inizio della propria fama e il portare alle sue logiche conseguenze la teoria darwiniana – cioè «infrangere la barriera tra l’uomo ed il resto del mondo animale» – significava non solo suscitare le proteste del bigottismo delle chiese e il conservatorismo della vecchia scuola tradizionalista e della consolidata atmosfera benpensante dell’Inghilterra vittoriana, ma anche la ripugnanza di menti importanti e apertissime; pensiamo ad esempio a un personaggio di grande influenza come Lyell. È noto che lo stesso Wallace faticava molto a compiere questo passo ed elaborò idee al limite della stravaganza per aggirarlo.

Gli anni seguenti, e fino al 1870, sono occupati da un lavoro intenso e, forse, dispersivo. Scrive numerosi saggi – non solo di natura espressamente scientifica; Huxley aveva una cultura umanistica di prim’ordine – e si moltiplicano i riconoscimenti e le cariche accademiche. Tra i saggi ricordiamo i famosi A liberal education and where to find it e On the physical basis of life. Tra i riconoscimenti ricordiamo la laurea ad honorem dell’università di Edimburgo, ricevuta assieme a Tyndall e Carlyle.

Dal 1870, anno di svolta nella sua carriera secondo quanto afferma il figlio Leonard, il suo impegno viene assorbito dalle numerose partecipazioni a “Royal Commission” su vari temi, dalla vivisezione, alle leggi sulle malattie infettive, alla pesca. Uno dei suoi punti fermi era sempre la battaglia per la riforma dell’educazione e, in particolare, al metodo da seguire per introdurre efficacemente una preparazione scientifica in uno schema educativo generale. Nel 1870 uscì un suo libro che radunava diversi scritti a partire dal 1854. Il libro prese il titolo di Prediche laiche. Gli interventi raccolti in questo testo spaziano su vari argomenti, dalla sociologia alla filosofia della scienza. Dal 1870 al 1872 fu membro del Comitato per le scuole di Londra, dando prova di grande senso pratico e di volontà di evitare scontri inutili. Voleva certamente liberare la scienza dai vincoli dogmatici delle religioni rivelate, ma era ben consapevole che non si poteva eliminare la lettura del libro letto da secoli e pensò che la lettura biblica poteva essere un buon mezzo per introdurre nell’insegnamento elementare i principi di moralità. Nel 1872 la School of Mines trasferì in una nuova sede le sue attrezzature biologiche favorendo le idee di un insegnamento che oltre ad essere cattedratico prevedevano le ricerche pratiche da parte degli studenti. Nel 1871 succedette a W. Sharpey nella carica di segretario della Royal Society, incarico che mantenne fino al 1880.

Probabilmente il carico di lavoro lo condusse nel 1872 a una forma di dispepsia nervosa che lo costrinse ad abbandonare ogni attività. Fece un lungo viaggio nel Mediterraneo tra Egitto e Italia meridionale. Sembrava stesse meglio ma l’anno successivo ebbe una ricaduta e nell’estate del 1873 si recò insieme a Hooker in Auvergne e nella Foresta Nera. Al ritorno in Inghilterra riprese a lavorare a ritmo intenso e apparentemente sembrava del tutto guarito, ma in realtà per il resto della sua vita dovette periodicamente affrontare ricadute nei suoi problemi di tipo depressivo e neurologico.

Nel 1876 si recò in America per un ciclo di conferenze in occasione dell’apertura della John Hopkins University e per altri eventi, tra i quali una conferenza a New York sull’evoluzione dei cavalli, il tutto nel contesto del primo centenario dell’indipendenza americana. In questo viaggio potè superare “l’errore di Kovalevskij” che, esaminando i fossili europei non aveva potuto rendersi conto che i cavalli si erano evoluti in America e avevano migrato in Europa in periodi diversi. Infatti i tre “progenitori” nella sequenza di Kovalewskij – il Palaeotherium, l’Anchitherium e l’Hipparion europeo – sono rami collaterali che migrati in Europa si estinsero senza lasciare discendenti nella loro nuova collocazione geografica, non rappresentano quindi una sequenza diretta di filiazione. Huxley, facendo visita al paleontologo americano O.C. Marsh a Yale, potè osservare un buon numero di fossili di transizione sufficienti per comprendere che l’America era il luogo dove era possibile delineare l’evoluzione del cavallo (che ancora oggi viene utilizzata come esempio nei libri di divulgazione evoluzionistica) che mostra la linea genealogica diretta di un animale esistente. Dopo l’esame dei fossili mostratigli da Marsch, Huxley non esitò a cambiare le sue opinioni e a modificare il testo della conferenza, nella quale aveva programmato di illustrare la sequenza di Kovalevskij, che lui stesso aveva contribuito a sostenere e documentare. Dice Marsch: «Con la generosità della vera grandezza, rinunciò alle sue opinioni di fronte alla nuova verità e accettò le mie conclusioni».

Nel 1878 divenne Accademico dei Lincei. Nel 1881 assunse l’incarico all’Ispettorato della Pesca che mantenne fino al 1885, con sua soddisfazione perché l’incarico gli consentiva frequenti escursioni sulle zone costiere. Sempre nel 1881 in seguito alla fusione della School of Mines con la Normal School (divenne Royal College of Science) divenne professore di biologia e decano del Collegio. Nel 1883, alla morte di Spottiswoode venne eletto presidente della Royal Society. Ma subito dopo si manifestarono nuovi sintomi del suo male che tornò ad essere acuto nella seconda metà del 1884. Le pubblicazioni si diradarono, così come la ricerca di laboratorio. Nel 1883 pubblicò una memoria su anatomia comparata dell’apparato riproduttore dei pesci e infine un ultimo breve lavoro di paleontologia nel 1887.

Nell’ottobre 1884 su consiglio medico si recò a Venezia. Tornò in Inghilterra per le nozze della sua terza figlia ma contemporaneamente venne a sapere della grave malattia che aveva colpito la sua seconda figlia (che morì poi nel 1887). Dopo le nozze ripartì per l’Italia, questa volta in compagnia della moglie, per un viaggio di parecchi mesi costellato da alti e bassi, tra ipocondria e ottimismo. Di Napoli disse che «l’impressione generale della città è quella che potrebbe dare la vista di una bella donna che da un mese non si lavi e non si pettini». A Roma fu irritato dagli aspetti papalini, sia dall’architettura delle chiese che dalle cerimonie che vi si svolgevano, mentre fu attratto dalla Roma antica:

«da dopo Costantino in architettura non c’è stato altro che mediocrità e ostentazione; il cattivo gusto irrimediabile dei papisti certamente rinforza il mio sentimento di buon protestante. Ma fino ai tempi di Costantino Roma è infinitamente interessante…»

Nel febbraio del 1885 sempre a Roma, scrisse la prefazione alla nuova edizione delle Lezioni elementari di fisiologia. Si recò quindi a Siena, città sulla quale riportò commenti entusiastici:

«È la più antica singolare città che si possa immaginare costruita a strade strette su diversi colli a forte pendio».

Il ritorno a casa non lo vide guarito e in rapida successione diede le dimissioni dalla cattedra di biologia, dall’Ispettorato della Pesca e dalla Presidenza della Royal Society. Ma nel 1885, in seguito a un articolo di Gladstone su “Nineteenth Century” nel quale si affermava che l’ordine della creazione nella Genesi trova conferme nei dati obiettivi della scienza (nessuna meraviglia: c’è chi lo sostiene anche oggi, anzi l’opinione sembra trovare nei luoghi comuni a lungo ripetuti nuovo vigore), replicò, dalle colonne della stessa rivista con l’articolo Interpreti della Genesi e interpreti della Natura. La polemica si amplificò fino a raggiungere le colonne del “Times”. Seguirono altri testi, alcuni dei quali rimasti famosi, come L’evoluzione della teologia; uno studio antropologico (1887); Trilogia vescovile (1887) Agnosticismo (1889); La luce della chiesa e la luce della scienza (1890). In tutti questi saggi si avverte una forte vena polemica con tutto quello che appare “sacro”; non solo quindi vescovi anglicani e chiesa cattolica, ma anche Comte e il positivismo. Il suo agnosticismo, fondato filosoficamente su Hume, lo aveva portato a semplicemente ignorare il materialismo dialettico, che forse avrebbe potuto offrirgli qualche apertura per sfuggire dal dualismo tra il trascendentale e la libertà dell’uomo fondata sulla conoscenza (e, conseguentemente, dalla crescita dialettica di libertà e conoscenza).

La salute diveniva sempre più precaria: nel 1887 e nel 1888 fu colpito da pleurite. Non era più un malato immaginario. Trascorse le estati sulle alture svizzere, il cui clima gli giovava molto. E ne approfittò per studiare le forme ibride delle genziane. L’anno successivo in Engadina studiò la distribuzione di florule endemiche; lavoro genialmente precursore di temi cardine della genetica delle popolazioni. Nel 1888 ricevette la Copley Medal dalla Royal Society e il dottorato honoris causa dall’università di Bologna.

Dopo il matrimonio dell’ultima figlia, nel 1889, lasciò Londra per stabilirsi a Eastbourne dove aveva fatto edificare una villetta. La crescente sordità gli rendeva ormai difficoltoso parlare in pubblico. Proseguiva però attivissima la polemica teologica, questa volta verso il teologo Wace e il vescovo Magee, tramite nuovi saggi: Valore delle testimonianze dei miracoli, Una replica sull’agnosticismo, Agnosticismo e cristianesimo.

L’ultima sua conferenza nell’ambito delle Romanes Lectures fu letta a Oxford nel 1893, lungamente meditata e oggi ricordata come testo di grande importanza sull’argomento del contrasto del principio morale e quello egoistico della lotta per l’esistenza. Con il titolo di Evoluzione ed etica si può leggere adesso in edizione digitale del progetto Manuzio la prima traduzione italiana del testo di questa conferenza.

Nel 1892 fu nominato membro del Concilio privato che comportava il titolo di Sir. La descrizione della presentazione alla regina è divertentissima.

«Uno alla volta ci avviciniamo alla regina, ci inginocchiamo e si bacia la mano, ci si ritira senza voltare le spalle e si pronuncia un altro giuramento. Dio solo sa che cosa abbia promesso e giurato anche stavolta.[…] strette di mano e uscita a rinculoni […]».

Nell’agosto del 1894 presenziò a Oxford al congresso della British Association. La presentazione del presidente Marchese di Salisbury non gli era affatto piaciuta ma seppe contenersi e l’aperta critica la sviluppò nell’editoriale per “Nature” Passato e Presente nel quale puntigliosamente ribatte alle resistenze che ancora sviluppavano gli avversari della teoria dell’evoluzione. Nel novembre del 1894 pronunciò il suo ultimo discorso pubblico in occasione del conferimento da parte della Royal Society della Darwin Medal.

All’inizio del 1895 ebbe un attacco influenzale dal quale si riprese per iniziare a scrivere un articolo in polemica col libro di Arthur Balfour Foundations of Believe, ma non condusse a termine il lavoro. Ebbe un secondo attacco influenzale con complicanze a bronchi e polmoni. Nonostante un momentaneo miglioramento il cuore ormai stanco non resse e spirò il 29 giugno 1895. È sepolto a Finchley, accanto al figlioletto Noel, entrambi vicini alla quercia che Huxley aveva piantato trentacinque anni prima. Sulla lapide sono incisi, per sua volontà, tre versi di un poema scritto dalla moglie:

Be not afraid, ye waiting hearts that weep For still He giveth His beloved sleep, And if an endless sleep He wills, so best.

Fonti:

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

Page load link

Torna in cima