Franco Tagliapietra | Accademia di Belle Arti di Brera (original) (raw)
Conference Presentations by Franco Tagliapietra
mostra a cura di F. Tagliapietra, D. Simoni, con la collaborazione di A. Ghilardotti.
In corso di pubblicazione, 2019
Giovanni Korompay tra slancio vitalistico e contemplazione La vicenda artistica del pittore venez... more Giovanni Korompay tra slancio vitalistico e contemplazione La vicenda artistica del pittore veneziano di origine ungherese Giovanni Korompay coincide, nei suoi primi sviluppi, con la fortuna del futurismo a Venezia. Città dileggiata da Marinetti e dai suoi adepti prima della Grande Guerra, è proprio perciò utilizzata come cassa di risonanza per alcune tra le più spettacolari manifestazioni collettive del gruppo, come le azioni propagandistiche dell'estate del 1910 in occasione della personale di Umberto Boccioni a Ca' Pesaro. Azioni che prevedevano il lancio di migliaia di manifestini Contro Venezia passatista da vari luoghi della città, il successivo Discorso futurista ai veneziani dello stesso Marinetti al Teatro La Fenice. Venezia è una città che sembra subire, nei suoi deteriori e tradizionali aspetti, gli affronti del futurismo; al tempo stesso, nelle sue componenti più avanzate, ne è affascinata per l'efficacia del messaggio dirompente. In questa contraddizione, tra volontà di sovvertimento dei canoni estetici e necessità di mantenimento della tradizione, si forma Giovanni Korompay che, certo, al tempo delle prime manifestazioni futuriste ha solo sei anni e che deve necessariamente attendere i primi anni del dopoguerra per esprimere consapevolmente le sue scelte di campo. I suoi primi indirizzi, tuttavia, sono nella direzione dell'arte tradizionale, essendosi formato alla scuola di Ettore Tito all'Accademia locale. Ai primissimi anni venti, infatti, data tutta una serie di disegni ed incisioni costituita da scorci veneziani-veri prototipi delle produzioni delle successive "Venezie", trasfigurate nelle linee verticali e negli appiattiti cromatismi-che il giovane artista porta innanzi prima e durante la personale scoperta del futurismo. Esempi chiari sono il piccolo olio qui presente: l'atemporale Venezia dei primi anni venti, da mettere a confronto con la china su carta di identico soggetto e titolo. Opere di apparente staticità e contemplative di una realtà-quella veneziana-costituita da un'armonia di accentuate linee verticali e orizzontali, appena sbilanciate da porzioni di cerchio, a descrivere un arco ogivale di un portale o la spalliera di un ponte, restituiscono una duplice componente, reale e immaginaria: quella del riflesso delle architetture sull'elemento acqueo. Uno schema, come detto, spesso ripreso e trasfigurato in seguito dall'artista, come si evince dalla piccola antologica presente nella nostra rassegna, costituita da oli dedicati e intitolati a Venezia degli anni trenta e quaranta. Le frequentazioni del giovane Korompay, a partire dagli anni venti, sono decisamente indirizzate al futurismo; egli stesso ci narra del fascino esercitato dalla conoscenza personale e dell'opera di Enrico Prampolini che proprio nell'estate del 1923 espone-presentato da Marinetti in persona-in una monografica di grande impatto al Lido. Da allora, attraverso il nuovo linguaggio acquisito, la produzione di Korompay diventa indiscutibilmente futurista: Rumore di Locomotiva, che l'artista riconosce essere stata la sua prima prova, ne è fulgido esempio e dimostra la raggiunta adesione all'"arte meccanica", già teorizzata nel recentissimo manifesto, firmato dallo stesso Prampolini con Pannaggi e Paladini. Rumore di Locomotiva (che qui si presenta in una replica eseguita dallo stesso artista) esprime, in più, un'evidente suggestione sinestetica, evocando il rumore delle macchine, elemento recentemente entrato a far parte dell'estetica futurista, grazie alle idee e alle realizzazioni strumentistico-musicali di Russolo, artista pure lui originario del veneziano, amato da Korompay quanto Prampolini.
Conferenza, Ascona (CH), Fondazione Monte Verità, Albergo Bauhaus, 21 novembre 2014
Papers by Franco Tagliapietra
FastEdit, 2023
Casa Museo e Centro studi Osvaldo Licini. Monte Vidon Corrado. A cura di F. Tagliapietra e D. Si... more Casa Museo e Centro studi Osvaldo Licini. Monte Vidon Corrado.
A cura di F. Tagliapietra e D. Simoni
Cleup, Padova, 2020
Il 1° maggio 1911 si apriva a Milano una mostra d’arte contemporanea dal titolo Esposizione d’Art... more Il 1° maggio 1911 si apriva a Milano una mostra d’arte contemporanea dal titolo Esposizione d’Arte libera. Essa ospitava, per la prima volta riuniti assieme, i tre alfieri del neonato futurismo pittorico, Boccioni, Carrà e Russolo, che facevano esordire alcuni loro capolavori: La città che sale, Il funerale dell’Anarchico Galli e La Musica.
In mancanza di catalogo, e perciò spesso dimenticata o sottovalutata dalla successiva storiografia, questa importantissima mostra è stata qui ricostruita attraverso articoli di autorevoli giornalisti o semplici inviati cronisti che ne hanno dato conto. Tali testimonianze costituiscono una parte di un ben più vasto album di ritagli stampa che Luigi Russolo ha raccolto ed incollato in più di quarant’anni di attività artistica. Un album preziosissimo riscoperto nel 2019 in un fondo d’archivio milanese.
Vita Nova, San Pietro in Cariano (VR), 2018
a cura di G. Anselmi e G. Perez
Editori Laterza, Bari-Roma, 2018
The present work analyses the last three years of Umberto Boccioni’s life and his theoretical, pi... more The present work analyses the last three years of Umberto Boccioni’s life and his theoretical, pictorial, and plastic production, beginning immediately after the publication of his volume, Futurist Painting Sculpture (Plastic Dynamism), published between February and March, 1914. The works completed during that year were mainly experimental and they do not reveal that, after his interventionist period and the experience as a front soldier in the Battaglione Lombardo’s cyclist and motorist voluntaries. This period ended in October 1915 with the occupation of Dosso Casina, in the uplands overlooking Riva del Garda, his production in the following Spring-Summer 1916 would return to a kind of painting which sees Cézanne as a precise model. This return is preceded by a number of articles on theory and reviews published weekly in the periodical «Gli Avvenimenti» during the first half of the 1916.
In particular, a couple of contributions dedicated to the work of his friend and fellow soldier Achille Funi, constitute an implicit declaration of his background choice which Boccioni, especially during his stay in Pallanza at the beginning of the following summer, will put into practice in his last paintings.
Some of them are portraits – among which the ones of the renowned musician, Ferruccio Busoni, of his wife and of some of his friends, stand out. Some others are landscapes and one still life. The extraordinary stay at Pallanza, even more appreciated because of an overwhelming love passion, was abruptly interrupted on the 25th July 1916 by a new army call as artilleryman in Chievo, in Verona’s suburbs. Here, a 33-year-old Boccioni accidentally died on the 17th August after a fall from a horse while he was off duty.
Macchione, Varese, 2018
A cura di A. Gasparotto, M. L. Gasparotto, F. Tagliapietra
Silvana, Milano , 2017
a cura di N. Colombo. Torino, Museo di Arti decorative Accorsi-Ometto (2 marzo-18 giugno 2017)
La Toletta Edizioni, Venezia, 2014
di Franco Tagliapietra
Skira, Milano, 2014
A cura di Mara Folini, Anna Gasparotto, Franco Tagliapietra - Museo comunale d'Arte di Ascona, 1... more A cura di Mara Folini, Anna Gasparotto, Franco Tagliapietra
- Museo comunale d'Arte di Ascona, 14 settembre - 7 dicembre 2014
Il Poligrafo, Padova, 2012
Franco Tagliapietra una stagione singolare L'arte contemporanea al Lido di Venezia nei primi dece... more Franco Tagliapietra una stagione singolare L'arte contemporanea al Lido di Venezia nei primi decenni del novecento * lo sviluppo degli eventi della storia dell'arte veneziana ha avuto, per tutto il XX secolo, una diffusione nei luoghi più diversi della città; se molti artisti hanno continuato a trarre ispirazione dalla sua singolare forma urbis, altri luoghi esterni alla città, come la terraferma o alcune preziose isole dell'estuario, si sono aggiunti come preferiti per la piacevolezza del sito o per l'incontaminato stato di natura. Questi ambienti non sono solo diventati fonti d'ispirazione ma spesso anche luoghi di elezione, di soggiorno o di residenza per un certo numero di artisti. Ben nota è l'attrazione che ebbe, per i primi decenni del secolo scorso, l'isola di Burano; meno noto, anzi quasi sconosciuto, il fatto, invece, che un altissimo numero di artisti abbia avuto, tra gli anni Venti e trenta, come luogo privilegiato di esposizione, non solo le opportunità che offriva Venezia ma anche alcuni luoghi della più grande isola dell'estuario, l'isola del lido. il lido di Venezia, ad inizio novecento, stava conoscendo il suo grande sviluppo turistico e residenziale, tale da assumere l'appellativo di "isola d'Oro": presto, come vedremo, sarebbe diventato anche luogo di frequentazione di artisti e di mostre d'avanguardia.
Olschki Editore, Firenze, 2011
A cura di Giuliano Bellorini, Anna Gasparotto, Franco Tagliapietra These eighteen texts by Rus... more A cura di Giuliano Bellorini, Anna Gasparotto, Franco Tagliapietra
These eighteen texts by Russolo on the art of noises, painting and architecture also include reflections on his occult and theosophical experiences. The origin of the writings is examined in relation to major events in the artist’s life and his intellectual and professional relationships, highlighting the continuity and evolution of his ideas on music, art, philosophy. The appendix provides a summary inventory of Fondo Russolo del Mart and a complete list of the artist’s writings.
Il Poligrafo, Padova, 2010
Il 2009 è stato l'anno dei festeggiamenti del centenario della nascita del futurismo. L'unica ava... more Il 2009 è stato l'anno dei festeggiamenti del centenario della nascita del futurismo. L'unica avanguardia globale che il nostro paese abbia saputo esprimere ha celebrato, in data del 20 febbraio, l'uscita del suo manifesto di fondazione concepito dal poeta e letterato Filippo Tommaso Marinetti e pubblicato nella prima pagina del prestigioso quotidiano parigino "Le Figaro". La preparazione agli eventi ufficiali dei festeggiamenti aveva avuto inizio diversi mesi prima ed aveva trovato, da subito, diverse difficoltà organizzative, dovute a mancati accordi, a livello politico e a livello di curatori e storici dell'arte coinvolti, per un programma precisamente definito. Si pensi che alcune mostre, annunciate sotto l'etichetta di Futurismo 100, che si dovevano svolgere a Venezia al Museo Correr e a Milano a Palazzo Reale, rispettivamente dalla tarda estate e dall'autunno 2009, non si sono state nemmeno effettuate. Il risultato ottenuto è stato una profusione e una confusione di mostre grandi e piccole, eventi culturali e pubblicazioni che, pur prive di una regia precisa, hanno avuto almeno il pregio di essere di notevole quantità; non sempre di notevole qualità. In questa rassegna ci limiteremo a citare alcune esposizioni, così come nomineremo rapidamente i maggiori autori delle pubblicazioni edite per l'occasione. Due mostre hanno battuto tutte le altre sul tempo, due vere e proprie anticipazioni svoltesi al di fuori dei confini nazionali. La prima di esse, di notevole spessore, Futurismo. Rivoluzione radicale Italia Russia, si è svolta al Pushkin di Mosca dal 17 giugno al 24 agosto 2008. Curata da Gabriella Belli, direttrice del Mart di Trento e Rovereto, la mostra non ha tuttavia distolto l'attenzione sui futuri festeggiamenti del centenario, perché svoltasi con un notevole anticipo temporale, in un abito culturale e soprattutto linguistico molto distante dall'Italia. La mostra che invece ha anticipato e, in qualche modo, "bruciato" gli eventi del 2009 ha avuto luogo a Parigi dal 15 ottobre 2008 al 26 gennaio 2009 e si intitolava Le Futurisme à Paris. Une avant-garde explosive. Diretta da Didier Ottinger, questa mostra ha inteso illustrare i rapporti internazionali del movimento grazie alla figura di Marinetti, poeta di formazione culturale francese, che scelse proprio Parigi per pubblicare il manifesto di fondazione del suo movimento. Le date di apertura della mostra parigina erano dunque puramente pretestuose visto che non giungevano nemmeno al fatidico 20 febbraio; per di più, il cuore della mostra -da qui il suo titolo -intendeva essere una rievocazione dell'esposizione che, solo nel 1912, lanciò i pittori futuristi in ambito internazionale: Les Peintres Futuristes Italiens, svoltasi alla galleria Bernheim-Jeune, diretta allora dal letterato e critico simbolista Félix Fénéon. Fu questo l'avvenimento che sconvolse la vita artistica parigina, allora tesa alla definitiva messa a punto del cubismo di Picasso e dei suoi compagni di strada. Era proprio questo l'evento centrale della mostra parigina al Pompidou. Ben ventisei delle trentaquattro opere esposte da Bernheim-Jeune nel 1912 erano state infatti riproposte nelle due sale centrali della rassegna. Purtroppo non è stata presentata alcuna scoperta di documenti inediti sulla mostra del 1912, né è stato proposto un allestimento più consono al gusto d'allora, a partire dalle poche fotografie giunte fino a noi; ci si è limitati a raccogliere, sulla base del ben conosciuto catalogo di allora, tutti i dipinti reperibili, oggi appartenenti ai maggiori musei e collezioni del mondo. In una parola si è tentato di ripresentare, pur con una modesta attenzione filologica, una mostra parigina del 1912 nel 2009. Un evento che invece avrebbe dovuto avere, caso mai, la sua naturale collocazione nel futuro 2012 ma che, data l'ansia del nostro tempo di voler consumare gli eventi in anteprima, è stato anticipato di tre anni. La mostra al Pompidou ha avuto tuttavia il pregio di presentare le opere pittoriche più importanti del primo futurismo fino al 1912, quelle che i cinque pittori firmatari dei manifesti della pittura futurista del 1910 -Boccioni, Carrà, Russolo, Severini e Balla -ritenevano degne di prendere parte al lancio internazionale del movimento. Si è assistito così ad un'abbondanza di dipinti difficilmente raggruppabili oggi: si pensi alla Città che sale, alla seconda versione del trittico degli Stati d'animo, a La risata di Boccioni; ai Funerali dell'anarchico Galli di Carrà; a La Rivolta di Russolo; alla Danza del Pan Pan a Monico di Severini, con l'aggiunta di straordinari dipinti che costituivano le
Edizioni Excelsior, Milano, 2009
Cavalcata delle Vertigini di Paolo Buzzi esce a puntate nel periodico «La Rivista di Milano. Poli... more Cavalcata delle Vertigini di Paolo Buzzi esce a puntate nel periodico «La Rivista di Milano. Politica e lettere», nel corso del 1922, per i tipi del Corbaccio. È solo nel 1924 che il romanzo di Buzzi ha una seconda e più diffusa edizione ad opera dell'editore Campitelli di Foligno, non nuovo ad imprese editoriali futuriste. Questa seconda edizione reca una Prefazione dello stesso autore, datata «Milano, autunno 1923», che appare assai significativa per iniziare a tracciare una linea interpretativa del romanzo. Buzzi afferma di voler proporre consapevolmente al suo pubblico un certo tipo di romanzo che si discosta dagli statuti della sua tradizionale definizione. Allo stesso tempo lo scritto riguarda un «[…] meraviglioso tipo regalatomi dalla guerra, fra i miei grandi amici d'arte […] -Luigi Russolo -ne ho fatto la crisalide d'un bozzolo imaginario [sic] che avrebbe voluto essere luminoso come un alone».
Muzej moderne i suvremene umjetnosti, 2008
Catalogo della mostra tenuta a Fiume, Pirano e Venezia nel 2008-2009. Venezia, Museo Correr/Magaz... more Catalogo della mostra tenuta a Fiume, Pirano e Venezia nel 2008-2009.
Venezia, Museo Correr/Magazzini del Sale: 30 gennaio - 6 marzo 2009
Edizioni Krasnaya Ploshchad, 2008
A cura di Irina Antonova e Gabriella Belli. Museo Pushkin, Mosca, 16 giugno - 31 agosto 2008
Mazzotta, Milano, 2008
fu uomo dal carattere schivo e silenzioso; non ebbe l'opportunità di giovarsi appieno, come molti... more fu uomo dal carattere schivo e silenzioso; non ebbe l'opportunità di giovarsi appieno, come molti artisti fecero, della grande ribalta pittorica che nel corso dei primi decenni del secolo scorso vide avvicendarsi diversi protagonisti del Futurismo e di Novecento. Eppure egli visse pienamente e attivamente gli avvenimenti più importanti di quella feconda stagione artistica, proprio nella città più ricca di stimoli e di novità culturali, la natia Milano. Ricordato più come fattivo collaboratore di Luigi Russolo nella costruzione e nell'utilizzo degli intonarumori, egli fu in verità anche un prolifico pittore. Oggi sconosciuto ai più, Piatti espose in vita in diverse e talora prestigiose mostre collettive; di lui si occupò, seppure in sporadiche occasioni, una critica attenta e sagace. Ben prima della sua morte, tuttavia, egli fu quasi del tutto dimenticato. Indagare il motivo di quest'insuccesso ci porterebbe fuori strada: le ragioni di questa damnatio memoriae sono difficili da individuare e non riguardano solo la qualità dell'artista, anzi. La presente mostra di Riva del Garda sembra poter aprire fortunatamente uno spiraglio di luce sul destino di Ugo Piatti: a circa settant'anni dalle sue ultime apparizioni pubbliche, si è grado di presentare più di una ventina di opere, eseguite tra il 1908 e il 1929, dai suoi venti ai suoi quarant'anni e un'opera più tarda, del 1950, a evidenziare la coerenza, nei decenni, della sua pittura. Una premessa appare necessaria, giacché una serie di piccole scoperte -casuali e propizieci ha portato sin qui: in occasione della preparazione di una mostra a Rovereto e Londra del 2006 su Luigi Russolo, un gruppo di studiosi (tra cui chi scrive) ha ritenuto necessario approfondire la figura di colui che, da sempre, si era schierato accanto al geniale teorizzatore e costruttore degli intonarumori. Di Piatti si sapeva ben poco: della sua partecipazione al Futurismo pre-bellico con l'entrata ufficiale nell'organigramma del movimento nel 1914 1 , della volontà di rendere concrete le sue idee interventiste con la partecipazione al Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti e delle sue gesta, unitamente a quelle dei commilitoni futuristi, nell'ormai leggendaria impresa di Dosso Casina, del ritorno alla militanza, nel dopoguerra, accanto a Russolo, con svariate tournée in Italia e all'estero a seguito di spettacoli musicali e teatrali nei quali si impiegavano gli intonarumori, di una sua incessante, ma pressoché ignota, attività pittorica. Con una certa difficoltà si è riusciti a rintracciare il nipote di Ugo Piatti: egli custodiva gelosamente alcuni documenti dello zio che hanno permesso non solo di approfondire il rapporto con Russolo, ma anche di poter ricostruire una più completa biografia dell'ancora quasi sconosciuto pittore milanese. La maggior sorpresa è stata, tuttavia, avere la possibilità ammirare alle pareti o in raccoglitori uno straordinario corpus di dipinti e disegni totalmente inediti: tutti in attesa di essere esaminati, censiti e, se privi di datazione, collocati nella giusta cronologia. Un lavoro appena iniziato. Di più: a Luigi Sansone, che da tempo si occupava degli artisti futuristi combattenti nella Grande Guerra, inquadrati nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti, va il merito di aver identificato ulteriori dipinti di Piatti in collezioni private e pubbliche milanesi riuscendo così a metterli a disposizione per la presente antologica.
Querini Stampalia, Venezia, 2008
Donazione Eugenio Da Venezia - Quaderno 17 Atti della Giornata di Studio che si è tenuta alla Fon... more Donazione Eugenio Da Venezia - Quaderno 17
Atti della Giornata di Studio che si è tenuta alla Fondazione Querini Stampalia il 14 dicembre 2007
Skira, Milano, 2006
Curated by Franco Tagliapietra, Anna Gasparotto - Londra, Estorick Collection of Modern Italian A... more Curated by Franco Tagliapietra, Anna Gasparotto
- Londra, Estorick Collection of Modern Italian Art: 4 October – 17 December 2006
mostra a cura di F. Tagliapietra, D. Simoni, con la collaborazione di A. Ghilardotti.
In corso di pubblicazione, 2019
Giovanni Korompay tra slancio vitalistico e contemplazione La vicenda artistica del pittore venez... more Giovanni Korompay tra slancio vitalistico e contemplazione La vicenda artistica del pittore veneziano di origine ungherese Giovanni Korompay coincide, nei suoi primi sviluppi, con la fortuna del futurismo a Venezia. Città dileggiata da Marinetti e dai suoi adepti prima della Grande Guerra, è proprio perciò utilizzata come cassa di risonanza per alcune tra le più spettacolari manifestazioni collettive del gruppo, come le azioni propagandistiche dell'estate del 1910 in occasione della personale di Umberto Boccioni a Ca' Pesaro. Azioni che prevedevano il lancio di migliaia di manifestini Contro Venezia passatista da vari luoghi della città, il successivo Discorso futurista ai veneziani dello stesso Marinetti al Teatro La Fenice. Venezia è una città che sembra subire, nei suoi deteriori e tradizionali aspetti, gli affronti del futurismo; al tempo stesso, nelle sue componenti più avanzate, ne è affascinata per l'efficacia del messaggio dirompente. In questa contraddizione, tra volontà di sovvertimento dei canoni estetici e necessità di mantenimento della tradizione, si forma Giovanni Korompay che, certo, al tempo delle prime manifestazioni futuriste ha solo sei anni e che deve necessariamente attendere i primi anni del dopoguerra per esprimere consapevolmente le sue scelte di campo. I suoi primi indirizzi, tuttavia, sono nella direzione dell'arte tradizionale, essendosi formato alla scuola di Ettore Tito all'Accademia locale. Ai primissimi anni venti, infatti, data tutta una serie di disegni ed incisioni costituita da scorci veneziani-veri prototipi delle produzioni delle successive "Venezie", trasfigurate nelle linee verticali e negli appiattiti cromatismi-che il giovane artista porta innanzi prima e durante la personale scoperta del futurismo. Esempi chiari sono il piccolo olio qui presente: l'atemporale Venezia dei primi anni venti, da mettere a confronto con la china su carta di identico soggetto e titolo. Opere di apparente staticità e contemplative di una realtà-quella veneziana-costituita da un'armonia di accentuate linee verticali e orizzontali, appena sbilanciate da porzioni di cerchio, a descrivere un arco ogivale di un portale o la spalliera di un ponte, restituiscono una duplice componente, reale e immaginaria: quella del riflesso delle architetture sull'elemento acqueo. Uno schema, come detto, spesso ripreso e trasfigurato in seguito dall'artista, come si evince dalla piccola antologica presente nella nostra rassegna, costituita da oli dedicati e intitolati a Venezia degli anni trenta e quaranta. Le frequentazioni del giovane Korompay, a partire dagli anni venti, sono decisamente indirizzate al futurismo; egli stesso ci narra del fascino esercitato dalla conoscenza personale e dell'opera di Enrico Prampolini che proprio nell'estate del 1923 espone-presentato da Marinetti in persona-in una monografica di grande impatto al Lido. Da allora, attraverso il nuovo linguaggio acquisito, la produzione di Korompay diventa indiscutibilmente futurista: Rumore di Locomotiva, che l'artista riconosce essere stata la sua prima prova, ne è fulgido esempio e dimostra la raggiunta adesione all'"arte meccanica", già teorizzata nel recentissimo manifesto, firmato dallo stesso Prampolini con Pannaggi e Paladini. Rumore di Locomotiva (che qui si presenta in una replica eseguita dallo stesso artista) esprime, in più, un'evidente suggestione sinestetica, evocando il rumore delle macchine, elemento recentemente entrato a far parte dell'estetica futurista, grazie alle idee e alle realizzazioni strumentistico-musicali di Russolo, artista pure lui originario del veneziano, amato da Korompay quanto Prampolini.
Conferenza, Ascona (CH), Fondazione Monte Verità, Albergo Bauhaus, 21 novembre 2014
FastEdit, 2023
Casa Museo e Centro studi Osvaldo Licini. Monte Vidon Corrado. A cura di F. Tagliapietra e D. Si... more Casa Museo e Centro studi Osvaldo Licini. Monte Vidon Corrado.
A cura di F. Tagliapietra e D. Simoni
Cleup, Padova, 2020
Il 1° maggio 1911 si apriva a Milano una mostra d’arte contemporanea dal titolo Esposizione d’Art... more Il 1° maggio 1911 si apriva a Milano una mostra d’arte contemporanea dal titolo Esposizione d’Arte libera. Essa ospitava, per la prima volta riuniti assieme, i tre alfieri del neonato futurismo pittorico, Boccioni, Carrà e Russolo, che facevano esordire alcuni loro capolavori: La città che sale, Il funerale dell’Anarchico Galli e La Musica.
In mancanza di catalogo, e perciò spesso dimenticata o sottovalutata dalla successiva storiografia, questa importantissima mostra è stata qui ricostruita attraverso articoli di autorevoli giornalisti o semplici inviati cronisti che ne hanno dato conto. Tali testimonianze costituiscono una parte di un ben più vasto album di ritagli stampa che Luigi Russolo ha raccolto ed incollato in più di quarant’anni di attività artistica. Un album preziosissimo riscoperto nel 2019 in un fondo d’archivio milanese.
Vita Nova, San Pietro in Cariano (VR), 2018
a cura di G. Anselmi e G. Perez
Editori Laterza, Bari-Roma, 2018
The present work analyses the last three years of Umberto Boccioni’s life and his theoretical, pi... more The present work analyses the last three years of Umberto Boccioni’s life and his theoretical, pictorial, and plastic production, beginning immediately after the publication of his volume, Futurist Painting Sculpture (Plastic Dynamism), published between February and March, 1914. The works completed during that year were mainly experimental and they do not reveal that, after his interventionist period and the experience as a front soldier in the Battaglione Lombardo’s cyclist and motorist voluntaries. This period ended in October 1915 with the occupation of Dosso Casina, in the uplands overlooking Riva del Garda, his production in the following Spring-Summer 1916 would return to a kind of painting which sees Cézanne as a precise model. This return is preceded by a number of articles on theory and reviews published weekly in the periodical «Gli Avvenimenti» during the first half of the 1916.
In particular, a couple of contributions dedicated to the work of his friend and fellow soldier Achille Funi, constitute an implicit declaration of his background choice which Boccioni, especially during his stay in Pallanza at the beginning of the following summer, will put into practice in his last paintings.
Some of them are portraits – among which the ones of the renowned musician, Ferruccio Busoni, of his wife and of some of his friends, stand out. Some others are landscapes and one still life. The extraordinary stay at Pallanza, even more appreciated because of an overwhelming love passion, was abruptly interrupted on the 25th July 1916 by a new army call as artilleryman in Chievo, in Verona’s suburbs. Here, a 33-year-old Boccioni accidentally died on the 17th August after a fall from a horse while he was off duty.
Macchione, Varese, 2018
A cura di A. Gasparotto, M. L. Gasparotto, F. Tagliapietra
Silvana, Milano , 2017
a cura di N. Colombo. Torino, Museo di Arti decorative Accorsi-Ometto (2 marzo-18 giugno 2017)
La Toletta Edizioni, Venezia, 2014
di Franco Tagliapietra
Skira, Milano, 2014
A cura di Mara Folini, Anna Gasparotto, Franco Tagliapietra - Museo comunale d'Arte di Ascona, 1... more A cura di Mara Folini, Anna Gasparotto, Franco Tagliapietra
- Museo comunale d'Arte di Ascona, 14 settembre - 7 dicembre 2014
Il Poligrafo, Padova, 2012
Franco Tagliapietra una stagione singolare L'arte contemporanea al Lido di Venezia nei primi dece... more Franco Tagliapietra una stagione singolare L'arte contemporanea al Lido di Venezia nei primi decenni del novecento * lo sviluppo degli eventi della storia dell'arte veneziana ha avuto, per tutto il XX secolo, una diffusione nei luoghi più diversi della città; se molti artisti hanno continuato a trarre ispirazione dalla sua singolare forma urbis, altri luoghi esterni alla città, come la terraferma o alcune preziose isole dell'estuario, si sono aggiunti come preferiti per la piacevolezza del sito o per l'incontaminato stato di natura. Questi ambienti non sono solo diventati fonti d'ispirazione ma spesso anche luoghi di elezione, di soggiorno o di residenza per un certo numero di artisti. Ben nota è l'attrazione che ebbe, per i primi decenni del secolo scorso, l'isola di Burano; meno noto, anzi quasi sconosciuto, il fatto, invece, che un altissimo numero di artisti abbia avuto, tra gli anni Venti e trenta, come luogo privilegiato di esposizione, non solo le opportunità che offriva Venezia ma anche alcuni luoghi della più grande isola dell'estuario, l'isola del lido. il lido di Venezia, ad inizio novecento, stava conoscendo il suo grande sviluppo turistico e residenziale, tale da assumere l'appellativo di "isola d'Oro": presto, come vedremo, sarebbe diventato anche luogo di frequentazione di artisti e di mostre d'avanguardia.
Olschki Editore, Firenze, 2011
A cura di Giuliano Bellorini, Anna Gasparotto, Franco Tagliapietra These eighteen texts by Rus... more A cura di Giuliano Bellorini, Anna Gasparotto, Franco Tagliapietra
These eighteen texts by Russolo on the art of noises, painting and architecture also include reflections on his occult and theosophical experiences. The origin of the writings is examined in relation to major events in the artist’s life and his intellectual and professional relationships, highlighting the continuity and evolution of his ideas on music, art, philosophy. The appendix provides a summary inventory of Fondo Russolo del Mart and a complete list of the artist’s writings.
Il Poligrafo, Padova, 2010
Il 2009 è stato l'anno dei festeggiamenti del centenario della nascita del futurismo. L'unica ava... more Il 2009 è stato l'anno dei festeggiamenti del centenario della nascita del futurismo. L'unica avanguardia globale che il nostro paese abbia saputo esprimere ha celebrato, in data del 20 febbraio, l'uscita del suo manifesto di fondazione concepito dal poeta e letterato Filippo Tommaso Marinetti e pubblicato nella prima pagina del prestigioso quotidiano parigino "Le Figaro". La preparazione agli eventi ufficiali dei festeggiamenti aveva avuto inizio diversi mesi prima ed aveva trovato, da subito, diverse difficoltà organizzative, dovute a mancati accordi, a livello politico e a livello di curatori e storici dell'arte coinvolti, per un programma precisamente definito. Si pensi che alcune mostre, annunciate sotto l'etichetta di Futurismo 100, che si dovevano svolgere a Venezia al Museo Correr e a Milano a Palazzo Reale, rispettivamente dalla tarda estate e dall'autunno 2009, non si sono state nemmeno effettuate. Il risultato ottenuto è stato una profusione e una confusione di mostre grandi e piccole, eventi culturali e pubblicazioni che, pur prive di una regia precisa, hanno avuto almeno il pregio di essere di notevole quantità; non sempre di notevole qualità. In questa rassegna ci limiteremo a citare alcune esposizioni, così come nomineremo rapidamente i maggiori autori delle pubblicazioni edite per l'occasione. Due mostre hanno battuto tutte le altre sul tempo, due vere e proprie anticipazioni svoltesi al di fuori dei confini nazionali. La prima di esse, di notevole spessore, Futurismo. Rivoluzione radicale Italia Russia, si è svolta al Pushkin di Mosca dal 17 giugno al 24 agosto 2008. Curata da Gabriella Belli, direttrice del Mart di Trento e Rovereto, la mostra non ha tuttavia distolto l'attenzione sui futuri festeggiamenti del centenario, perché svoltasi con un notevole anticipo temporale, in un abito culturale e soprattutto linguistico molto distante dall'Italia. La mostra che invece ha anticipato e, in qualche modo, "bruciato" gli eventi del 2009 ha avuto luogo a Parigi dal 15 ottobre 2008 al 26 gennaio 2009 e si intitolava Le Futurisme à Paris. Une avant-garde explosive. Diretta da Didier Ottinger, questa mostra ha inteso illustrare i rapporti internazionali del movimento grazie alla figura di Marinetti, poeta di formazione culturale francese, che scelse proprio Parigi per pubblicare il manifesto di fondazione del suo movimento. Le date di apertura della mostra parigina erano dunque puramente pretestuose visto che non giungevano nemmeno al fatidico 20 febbraio; per di più, il cuore della mostra -da qui il suo titolo -intendeva essere una rievocazione dell'esposizione che, solo nel 1912, lanciò i pittori futuristi in ambito internazionale: Les Peintres Futuristes Italiens, svoltasi alla galleria Bernheim-Jeune, diretta allora dal letterato e critico simbolista Félix Fénéon. Fu questo l'avvenimento che sconvolse la vita artistica parigina, allora tesa alla definitiva messa a punto del cubismo di Picasso e dei suoi compagni di strada. Era proprio questo l'evento centrale della mostra parigina al Pompidou. Ben ventisei delle trentaquattro opere esposte da Bernheim-Jeune nel 1912 erano state infatti riproposte nelle due sale centrali della rassegna. Purtroppo non è stata presentata alcuna scoperta di documenti inediti sulla mostra del 1912, né è stato proposto un allestimento più consono al gusto d'allora, a partire dalle poche fotografie giunte fino a noi; ci si è limitati a raccogliere, sulla base del ben conosciuto catalogo di allora, tutti i dipinti reperibili, oggi appartenenti ai maggiori musei e collezioni del mondo. In una parola si è tentato di ripresentare, pur con una modesta attenzione filologica, una mostra parigina del 1912 nel 2009. Un evento che invece avrebbe dovuto avere, caso mai, la sua naturale collocazione nel futuro 2012 ma che, data l'ansia del nostro tempo di voler consumare gli eventi in anteprima, è stato anticipato di tre anni. La mostra al Pompidou ha avuto tuttavia il pregio di presentare le opere pittoriche più importanti del primo futurismo fino al 1912, quelle che i cinque pittori firmatari dei manifesti della pittura futurista del 1910 -Boccioni, Carrà, Russolo, Severini e Balla -ritenevano degne di prendere parte al lancio internazionale del movimento. Si è assistito così ad un'abbondanza di dipinti difficilmente raggruppabili oggi: si pensi alla Città che sale, alla seconda versione del trittico degli Stati d'animo, a La risata di Boccioni; ai Funerali dell'anarchico Galli di Carrà; a La Rivolta di Russolo; alla Danza del Pan Pan a Monico di Severini, con l'aggiunta di straordinari dipinti che costituivano le
Edizioni Excelsior, Milano, 2009
Cavalcata delle Vertigini di Paolo Buzzi esce a puntate nel periodico «La Rivista di Milano. Poli... more Cavalcata delle Vertigini di Paolo Buzzi esce a puntate nel periodico «La Rivista di Milano. Politica e lettere», nel corso del 1922, per i tipi del Corbaccio. È solo nel 1924 che il romanzo di Buzzi ha una seconda e più diffusa edizione ad opera dell'editore Campitelli di Foligno, non nuovo ad imprese editoriali futuriste. Questa seconda edizione reca una Prefazione dello stesso autore, datata «Milano, autunno 1923», che appare assai significativa per iniziare a tracciare una linea interpretativa del romanzo. Buzzi afferma di voler proporre consapevolmente al suo pubblico un certo tipo di romanzo che si discosta dagli statuti della sua tradizionale definizione. Allo stesso tempo lo scritto riguarda un «[…] meraviglioso tipo regalatomi dalla guerra, fra i miei grandi amici d'arte […] -Luigi Russolo -ne ho fatto la crisalide d'un bozzolo imaginario [sic] che avrebbe voluto essere luminoso come un alone».
Muzej moderne i suvremene umjetnosti, 2008
Catalogo della mostra tenuta a Fiume, Pirano e Venezia nel 2008-2009. Venezia, Museo Correr/Magaz... more Catalogo della mostra tenuta a Fiume, Pirano e Venezia nel 2008-2009.
Venezia, Museo Correr/Magazzini del Sale: 30 gennaio - 6 marzo 2009
Edizioni Krasnaya Ploshchad, 2008
A cura di Irina Antonova e Gabriella Belli. Museo Pushkin, Mosca, 16 giugno - 31 agosto 2008
Mazzotta, Milano, 2008
fu uomo dal carattere schivo e silenzioso; non ebbe l'opportunità di giovarsi appieno, come molti... more fu uomo dal carattere schivo e silenzioso; non ebbe l'opportunità di giovarsi appieno, come molti artisti fecero, della grande ribalta pittorica che nel corso dei primi decenni del secolo scorso vide avvicendarsi diversi protagonisti del Futurismo e di Novecento. Eppure egli visse pienamente e attivamente gli avvenimenti più importanti di quella feconda stagione artistica, proprio nella città più ricca di stimoli e di novità culturali, la natia Milano. Ricordato più come fattivo collaboratore di Luigi Russolo nella costruzione e nell'utilizzo degli intonarumori, egli fu in verità anche un prolifico pittore. Oggi sconosciuto ai più, Piatti espose in vita in diverse e talora prestigiose mostre collettive; di lui si occupò, seppure in sporadiche occasioni, una critica attenta e sagace. Ben prima della sua morte, tuttavia, egli fu quasi del tutto dimenticato. Indagare il motivo di quest'insuccesso ci porterebbe fuori strada: le ragioni di questa damnatio memoriae sono difficili da individuare e non riguardano solo la qualità dell'artista, anzi. La presente mostra di Riva del Garda sembra poter aprire fortunatamente uno spiraglio di luce sul destino di Ugo Piatti: a circa settant'anni dalle sue ultime apparizioni pubbliche, si è grado di presentare più di una ventina di opere, eseguite tra il 1908 e il 1929, dai suoi venti ai suoi quarant'anni e un'opera più tarda, del 1950, a evidenziare la coerenza, nei decenni, della sua pittura. Una premessa appare necessaria, giacché una serie di piccole scoperte -casuali e propizieci ha portato sin qui: in occasione della preparazione di una mostra a Rovereto e Londra del 2006 su Luigi Russolo, un gruppo di studiosi (tra cui chi scrive) ha ritenuto necessario approfondire la figura di colui che, da sempre, si era schierato accanto al geniale teorizzatore e costruttore degli intonarumori. Di Piatti si sapeva ben poco: della sua partecipazione al Futurismo pre-bellico con l'entrata ufficiale nell'organigramma del movimento nel 1914 1 , della volontà di rendere concrete le sue idee interventiste con la partecipazione al Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti e delle sue gesta, unitamente a quelle dei commilitoni futuristi, nell'ormai leggendaria impresa di Dosso Casina, del ritorno alla militanza, nel dopoguerra, accanto a Russolo, con svariate tournée in Italia e all'estero a seguito di spettacoli musicali e teatrali nei quali si impiegavano gli intonarumori, di una sua incessante, ma pressoché ignota, attività pittorica. Con una certa difficoltà si è riusciti a rintracciare il nipote di Ugo Piatti: egli custodiva gelosamente alcuni documenti dello zio che hanno permesso non solo di approfondire il rapporto con Russolo, ma anche di poter ricostruire una più completa biografia dell'ancora quasi sconosciuto pittore milanese. La maggior sorpresa è stata, tuttavia, avere la possibilità ammirare alle pareti o in raccoglitori uno straordinario corpus di dipinti e disegni totalmente inediti: tutti in attesa di essere esaminati, censiti e, se privi di datazione, collocati nella giusta cronologia. Un lavoro appena iniziato. Di più: a Luigi Sansone, che da tempo si occupava degli artisti futuristi combattenti nella Grande Guerra, inquadrati nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti, va il merito di aver identificato ulteriori dipinti di Piatti in collezioni private e pubbliche milanesi riuscendo così a metterli a disposizione per la presente antologica.
Querini Stampalia, Venezia, 2008
Donazione Eugenio Da Venezia - Quaderno 17 Atti della Giornata di Studio che si è tenuta alla Fon... more Donazione Eugenio Da Venezia - Quaderno 17
Atti della Giornata di Studio che si è tenuta alla Fondazione Querini Stampalia il 14 dicembre 2007
Skira, Milano, 2006
Curated by Franco Tagliapietra, Anna Gasparotto - Londra, Estorick Collection of Modern Italian A... more Curated by Franco Tagliapietra, Anna Gasparotto
- Londra, Estorick Collection of Modern Italian Art: 4 October – 17 December 2006
Skira, Milano, 2006
A cura di Franco Tagliapietra e Anna Gasparotto - Rovereto, Museo di Arte Moderna e Contemporane... more A cura di Franco Tagliapietra e Anna Gasparotto
- Rovereto, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
27 maggio – 17 settembre 2006
n. 11, 2007
Viviamo in periodi di grandi rievocazioni storiche: fra poco più di un anno partirà una serie d'i... more Viviamo in periodi di grandi rievocazioni storiche: fra poco più di un anno partirà una serie d'importanti mostre celebrative della nascita del Futurismo che, come ormai universalmente noto, prese avvio nel 1909, grazie alla pubblicazione del manifesto Le Futurisme firmato da Filippo Tommaso Marinetti sulla prima pagina del quotidiano parigino "Le Figaro" del 20 febbraio. Quest'anno, inoltre, è il sessantesimo anniversario dalla morte di Luigi Russolo, uno dei maggiori protagonisti di quella prima, eroica stagione del movimento che, ben presto, da esclusivamente letterario, abbracciò anche la forma visiva della pittura, della scultura e dell'architettura per poi divenire un'arte totale, comprendente diverse espressioni della creatività umana, dalla musica, al teatro, al cinema. Giungono, a proposito di Russolo, assai opportune le celebrazioni a lui dedicate, tuttavia solo prevalentemente musicali, dal Comune di Portograuro, città che lo vide nascere nel 1885. È anche poco meno di un anno che si è conclusa la prima rassegna veramente completa sull'artista veneto (al Mart di Rovereto e all'Estorick Collection di Londra) che ha visto esaminate le sue diverse sfaccettature di artista figurativo, di teorico, di inventore di strumenti rumoristi e di pensatore, grazie ai contributi scientifici di studiosi (gli stessi che scrivono in questo numero di "Finnegans") che, in un catalogo da più parti indicato come esemplare per scientificità 1 , hanno approfondito la sua straordinaria e poliedrica cultura. A chi scrive fu assegnato il compito di approfondire gli aspetti storico-artistici, dalle sue origini, sviluppatesi nell'incisione, alla preferita pittura che l'artista praticò da tutti gli anni dieci fino alla morte avvenuta, appunto, nel 1947. La pittura fu per Russolo come un fiume carsico che in molti periodi della sua vita riemerse prepotentemente in superficie con interessantissimi risultati, spesso trascurati dalla critica più avveduta. Gli esordi figurativi di Russolo non furono, tuttavia, propriamente pittorici: egli, proveniente da una famiglia di musicisti e dovendo seguire in giovane età i fratelli iscritti al Conservatorio di Milano, iniziò l'attività artistica con una serie di interessanti incisioni che presero avvio nel 1906 con una produzione paesaggistica e ritrattistica influenzata dai corsi che irregolarmente il giovane seguiva a Brera, per spostarsi subito dopo su soggetti che facevano uso della sinuosa linea liberty. Questo stile fu sicuramente appreso dal giovane artista nel noto studio di réclame Taddio, dove egli era impiegato nell'ideazione di bozzetti di moda femminile, attività che gli valse un premio e la realizzazione degli stessi bozzetti per una compagnia teatrale parigina, da cui il suo primo viaggio a Parigi. Questo repentino transito attraverso il liberty e il simbolismo è certificato da un'incisione fino a quattro anni fa inedita, Donna
Réunion des Musées Nationaux, Paris/ Skira, Milano, 2006
Paris, Galeries nationales du Grand Palais, 5 avril-3 juillet 2006