renata carloni | New York University (original) (raw)

Papers by renata carloni

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 Lingua, identità di genere e politiche accademiche, Lingua in Azione,, FAOS Editions, No1 6/201... more  Lingua, identità di genere e politiche accademiche, Lingua in Azione,, FAOS Editions, No1 6/2018 1 Lingua, identità di genere e politiche accademiche di Renata Carloni, New York University Florence 1. Quale pronome personale? Un paio di mesi fa un mio collega di New York University Florence (d'ora in poi NYU), di ritorno da un convegno a Toronto mi ha detto, cito a memoria: «Ma lo sai che la prima cosa che mi hanno chiesto al momento dell'iscrizione è stata con quale pronome volevo essere chiamato? Ormai è una prassi in tutti convegni a cui vado in Nord America». Questo commento non mi ha meravigliato, ma ha aggiunto un ulteriore elemento alla riflessione che sto conducendo su linguaggio e genere, e specificamente sulla didattica della lingua italiana e l'identità di genere. Devo confessare, per cominciare, la mia difficoltà a scrivere queste note utilizzando la lingua italiana. Molti vocaboli, comuni in lingua inglese, quando si traducono in italiano risultano al mio orecchio strani e qualche volta non accettabili. Questa esperienza linguistica e psicologica è significativa perché riecheggia la stessa ostilità che si registra-come si vedrà poi-nel dibattito italiano sulla questione della femminilizzazione di una parte del lessico. Il fatto che alcune parole "suonino male" o non siano accettabili alle nostre orecchie di parlanti quanto dipende da una loro presunta agrammaticalità e quanto invece da una difficoltà ad accettare una novità culturale? In ambito anglosassone, dove la caratterizzazione dei generi non esiste per i nomi animati, la questione del rapporto fra lingua e genere si è focalizzata sull'uso del pronome personale. Nell'autunno 2017 a NYU si è tenuto un incontro organizzato dagli studenti dal titolo «Picking A Pronoun Deconstructing Gendered Language» 1. L'iniziativa era stata promossa da uno/una studente che esplicitamente non si identifica con uno dei due generi: maschile o femminile. Lo/la studente voleva capire e confrontarsi con la questione dell'uso della lingua italiana rispetto al genere nel suo aspetto culturale e grammaticale. A parlare erano stati invitati Jeffrey Marsh, un attivista americano «non-binary», autore e consulente per la municipalità di New York per i rapporti con la comunità LGBTQ (Lesbian, Gay, Bisexual, Transesxual, Queer), Fiorenza Quercioli, insegnante di italiano L2, autrice e Language Resource Coordinator per Stanford University Florence ed Enrie Scelzo modella italiana transgender, editor del sito «Ladyboy», il primo blog dedicato alla bellezza e moda transgender. L'introduzione all'incontro, a cui ha partecipato una folta platea di studenti, recitava: Tonight, we will be discussing the issue of gender fluidity and non-binary identities in language with a focus on English and Italian just to clarify [that] the gender binary is the idea that only two genders exist. Non-binary refers to gender identities outside of male and female although there's a long-standing historical precedence and people identifying outside the gender binary. Il tema centrale era quindi quello di come trattare ed esprimere la fluidità del genere e l'identità non binaria in un contesto linguistico come quello italiano in cui-come in altre lingue romanze-c'è una opposizione binaria fra genere grammaticale maschile e femminile.

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Affiliation: New York University in Florence Renata Carloni, laureata in Filosofia, ha proseguito... more Affiliation: New York University in Florence Renata Carloni, laureata in Filosofia, ha proseguito gli studi con specializzazioni post-laurea in Didattica della Lingua e Comunicazione e Media. Ha diretto una scuola privata di lingua, un'agenzia di media e comunicazione, ha coordinato progetti europei sull'apprendimento linguistico e ha insegnato presso il CLA dell'Università di Firenze. Da circa dieci anni lavora per New York University in Florence come Language Coordinator. Si occupa dei contenuti del programma di lingua italiana e delle iniziative collegate. Supervisiona i curricula, coordina i professori e conduce workshops a Firenze e New York. Insegna Italian Language Through Cinema e Creative Writing in Italian. Ha scritto e scrive sulla didattica della lingua per vari editori e riviste. Ha progettato e coordinato il libro di testo "Allora" di NYU, New York University Press, vol. 1 e vol. 2, 2013-2014 per cui ha inoltre scritto alcuni capitoli. Recentemente ha cominciato ad interessarsi alla questione del genere e al suo ruolo grammaticale e semantico nella lingua italiana. Foto Abstract L'articolo si propone di mettere in luce gli aspetti salienti della questione del "genere" nella lingua italiana e di suggerire una strategia di politica linguistica in grado di controbilanciare gli effetti discriminatori che alcune caratteristiche lessicali e grammaticali della lingua hanno nella percezione ed espressione dei parlanti. La lingua italiana-come altre lingue indoeuropee-classifica il genere dei nomi in maschile e femminile e da questa classificazione dipende l'accordo con una serie di elementi linguistici interni ed esterni al sintagma. Molti sono i punti di discussione e ricerca che si collegano alla classificazione in maschile e femminile, fra gli altri alcuni che si tenterà di illustrare nell'articolo. L'obiettivo non è di rispondere a tutte le domande che possono sorgere intorno al tema, ma di mettere a fuoco gli interrogativi: in che modo in ambito linguistico si è sviluppata l'opposizione fra genere maschile e genere femminile? La differenza è una differenza puramente morfologica o anche semantica? Se c'è una differenza come si manifesta? E infine, ci sono evidenze della prevaricazione di un genere su un altro e strategie per attenuarla?

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 Lingua, identità di genere e politiche accademiche, Lingua in Azione,, FAOS Editions, No1 6/201... more  Lingua, identità di genere e politiche accademiche, Lingua in Azione,, FAOS Editions, No1 6/2018 1 Lingua, identità di genere e politiche accademiche di Renata Carloni, New York University Florence 1. Quale pronome personale? Un paio di mesi fa un mio collega di New York University Florence (d'ora in poi NYU), di ritorno da un convegno a Toronto mi ha detto, cito a memoria: «Ma lo sai che la prima cosa che mi hanno chiesto al momento dell'iscrizione è stata con quale pronome volevo essere chiamato? Ormai è una prassi in tutti convegni a cui vado in Nord America». Questo commento non mi ha meravigliato, ma ha aggiunto un ulteriore elemento alla riflessione che sto conducendo su linguaggio e genere, e specificamente sulla didattica della lingua italiana e l'identità di genere. Devo confessare, per cominciare, la mia difficoltà a scrivere queste note utilizzando la lingua italiana. Molti vocaboli, comuni in lingua inglese, quando si traducono in italiano risultano al mio orecchio strani e qualche volta non accettabili. Questa esperienza linguistica e psicologica è significativa perché riecheggia la stessa ostilità che si registra-come si vedrà poi-nel dibattito italiano sulla questione della femminilizzazione di una parte del lessico. Il fatto che alcune parole "suonino male" o non siano accettabili alle nostre orecchie di parlanti quanto dipende da una loro presunta agrammaticalità e quanto invece da una difficoltà ad accettare una novità culturale? In ambito anglosassone, dove la caratterizzazione dei generi non esiste per i nomi animati, la questione del rapporto fra lingua e genere si è focalizzata sull'uso del pronome personale. Nell'autunno 2017 a NYU si è tenuto un incontro organizzato dagli studenti dal titolo «Picking A Pronoun Deconstructing Gendered Language» 1. L'iniziativa era stata promossa da uno/una studente che esplicitamente non si identifica con uno dei due generi: maschile o femminile. Lo/la studente voleva capire e confrontarsi con la questione dell'uso della lingua italiana rispetto al genere nel suo aspetto culturale e grammaticale. A parlare erano stati invitati Jeffrey Marsh, un attivista americano «non-binary», autore e consulente per la municipalità di New York per i rapporti con la comunità LGBTQ (Lesbian, Gay, Bisexual, Transesxual, Queer), Fiorenza Quercioli, insegnante di italiano L2, autrice e Language Resource Coordinator per Stanford University Florence ed Enrie Scelzo modella italiana transgender, editor del sito «Ladyboy», il primo blog dedicato alla bellezza e moda transgender. L'introduzione all'incontro, a cui ha partecipato una folta platea di studenti, recitava: Tonight, we will be discussing the issue of gender fluidity and non-binary identities in language with a focus on English and Italian just to clarify [that] the gender binary is the idea that only two genders exist. Non-binary refers to gender identities outside of male and female although there's a long-standing historical precedence and people identifying outside the gender binary. Il tema centrale era quindi quello di come trattare ed esprimere la fluidità del genere e l'identità non binaria in un contesto linguistico come quello italiano in cui-come in altre lingue romanze-c'è una opposizione binaria fra genere grammaticale maschile e femminile.

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Affiliation: New York University in Florence Renata Carloni, laureata in Filosofia, ha proseguito... more Affiliation: New York University in Florence Renata Carloni, laureata in Filosofia, ha proseguito gli studi con specializzazioni post-laurea in Didattica della Lingua e Comunicazione e Media. Ha diretto una scuola privata di lingua, un'agenzia di media e comunicazione, ha coordinato progetti europei sull'apprendimento linguistico e ha insegnato presso il CLA dell'Università di Firenze. Da circa dieci anni lavora per New York University in Florence come Language Coordinator. Si occupa dei contenuti del programma di lingua italiana e delle iniziative collegate. Supervisiona i curricula, coordina i professori e conduce workshops a Firenze e New York. Insegna Italian Language Through Cinema e Creative Writing in Italian. Ha scritto e scrive sulla didattica della lingua per vari editori e riviste. Ha progettato e coordinato il libro di testo "Allora" di NYU, New York University Press, vol. 1 e vol. 2, 2013-2014 per cui ha inoltre scritto alcuni capitoli. Recentemente ha cominciato ad interessarsi alla questione del genere e al suo ruolo grammaticale e semantico nella lingua italiana. Foto Abstract L'articolo si propone di mettere in luce gli aspetti salienti della questione del "genere" nella lingua italiana e di suggerire una strategia di politica linguistica in grado di controbilanciare gli effetti discriminatori che alcune caratteristiche lessicali e grammaticali della lingua hanno nella percezione ed espressione dei parlanti. La lingua italiana-come altre lingue indoeuropee-classifica il genere dei nomi in maschile e femminile e da questa classificazione dipende l'accordo con una serie di elementi linguistici interni ed esterni al sintagma. Molti sono i punti di discussione e ricerca che si collegano alla classificazione in maschile e femminile, fra gli altri alcuni che si tenterà di illustrare nell'articolo. L'obiettivo non è di rispondere a tutte le domande che possono sorgere intorno al tema, ma di mettere a fuoco gli interrogativi: in che modo in ambito linguistico si è sviluppata l'opposizione fra genere maschile e genere femminile? La differenza è una differenza puramente morfologica o anche semantica? Se c'è una differenza come si manifesta? E infine, ci sono evidenze della prevaricazione di un genere su un altro e strategie per attenuarla?