Giovanni Campailla | Université Paris Nanterre (original) (raw)
Books by Giovanni Campailla
L'intervento critico di Rancière: democrazia, riconoscimento, emancipazione ottocentesca, 2019
Jacques Rancière è noto per le sue riflessioni sulla democra-zia, ma nei suoi studi sull'emancipa... more Jacques Rancière è noto per le sue riflessioni sulla democra-zia, ma nei suoi studi sull'emancipazione operaia ottocentesca in Francia ha avanzato rilevanti considerazioni sul riconoscimento. Partendo dalla sua idea di post-democrazia e andando a ritroso nelle fasi in cui si è sviluppata, il volume osserva come l'opera rancièriana non proponga una teoria della democrazia o del riconoscimento che spieghi cosa significano questi concetti. Entrambi costituiscono piuttosto gli oggetti di un intervento critico a favore dei senza-parte. Quello di Rancière è un pensiero pienamente informato dalle esperienze d'emancipazione e che suggerisce una concezione sospensiva del riconoscimento. Confrontandolo con autori (Balibar e Agamben, Habermas e Mouffe, Honneth, Spivak e Fricker) e tradizioni (la Scuola di Francoforte e la Social History britannica) del pensiero critico, il volume intende mostrare i limiti e le potenzialità di un pensatore la cui originalità suscita sempre più interesse.
Joseph Jacotot, "Insegnamento Universale: lingua materna" (1823), a cura di G. Campailla, pref. di J. Rancière, Eutimia - La scuola di Pitagora, 2019 , 2019
Nel 1818, Joseph Jacotot fugge in esilio in Belgio. Qui, a Lovanio, fa l'esperienza di insegnare ... more Nel 1818, Joseph Jacotot fugge in esilio in Belgio. Qui, a Lovanio, fa l'esperienza di insegnare ciò che egli stesso non sa. Ne ricava un metodo, di cui questo volume, pubblicato per la prima volta nel 1823, costituisce la prima e fondamentale parte. La prefazione di Jacques Rancière, cui va il merito di averlo riportato all'attenzione, chiarisce come la non-pedagogizzata lingua materna che è oggetto di questo libro non sia altro che la lingua dell'emancipazione. L'introduzione del curatore cerca di aprire qualche possibile pista di ricerca per il lettore che può finalmente confrontarsi con una traduzione italiana dell'opera di Jacotot.
Papers by Giovanni Campailla
La via del «maestro ignorante» Critica della pedagogia e prassi democratica nella prospettiva di ... more La via del «maestro ignorante» Critica della pedagogia e prassi democratica nella prospettiva di Joseph Jacotot Negli ultimi anni, parecchi docenti, facendo un qualsiasi corso di formazione o di aggiornamento, si sono imbattuti in un tipo di pedagogia costruttivista che si propone come alternativa alla cosiddetta pedagogia tradizionale, cattedratica. Alla base di una simile pedagogia, vi è l'idea secondo cui la conoscenza sia una dinamica costruita attivamente da colui che apprende. Gert Biesta, in Riscoprire l'insegnamento, recentemente tradotto in italiano, suggerisce che intendere l'insegnante, in maniera tradizionale, come il detentore di conoscenze disciplinari o, in maniera costruttivista, come un facilitatore degli studenti che costruiscono il loro sapere, delinea due atteggiamenti tanti opposti quanto speculari. Infatti, nonostante la seconda opzione sembri convincente, essa condivide con la prima l'idea per cui la conoscenza sia l'atto di un singolo, secondo un'ottica moderna del sapere come mio dominio del mondo esterno (Biesta 2022). Tra le due, Biesta cerca una terza via in vari autori e concetti, tra cui, in particolare, l'idea, proposta da Jacques Rancière, di «maestro ignorante» (Rancière 2008). Questi ha coniato un simile concetto, a prima vista singolare, per presentare la prospettiva del pensatore ottocentesco Joseph Jacotot in un contesto, quello francese degli anni Ottanta del Novecento, in
La verifica dell'uguaglianza: l'emancipazione da Jacotot a Rancière, 2022
Rancière looks at the conditions of an emancipation that he means, in a Kantian way, as emergence... more Rancière looks at the conditions of an emancipation that he means, in a Kantian way, as emergence from nonage; and he considers such an emergence starting from a notion of formal equality to be verified in the field in which a natural inequality is presumed, as the social field. However, instead of thinking such a field as a place from which the claim of emancipation is spread, Rancière focuses on the critique of social sciences which epistemologically constituted it. This setting of his reflection depends on how the author, in a certain phase of his theoretical path, had made use of Jacotot. In the first half of the 19th century Jacotot envisioned, by practicing it, a concept of emancipation of which the article proposes a historical-theoretical mapping. The latterwill show that Jacotot was critically dealing with the evolution of 18th century French materialist thought which, from a certain perspective, is the source of 19th century positivism. Rancière took up and even embedded Jacotot’s thought in order to address the stakes of his present and to develop an idea of equality as a «method» of emancipation.
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Rancière riflette sulle condizioni di un’emancipazione intesa, kantianamente, come uscita dallo stato di minorità; e pensa tale uscita a partire da una nozione di uguaglianza formale da verificare nell’ambito in cui si presume ci sia una disuguaglianza naturale, come quello del sociale. Tuttavia, anziché ragionare su quest’ambito come luogo da cui si sviluppa l’istanza dell’emancipazione, Rancière si concentra piuttosto sulla critica alle scienze sociali che lo hanno costituito epistemologicamente. Tale impostazione della sua riflessione dipende dalla maniera in cui l’autore, in una certa fase della sua traiettoria teorica, si è appropriato del pensiero di Jacotot. Questi, nella prima metà dell’Ottocento, ha ideato, praticandolo, un concetto di emancipazione di cui l’articolo propone una mappatura storico-teorica. Da questa emergerà come Jacotot facesse i conti criticamente con l’evoluzione del pensiero materialista francese settecentesco che, da una certa prospettiva, è il germe del positivismo ottocentesco. Rancière ha ripreso e perfino incorporato il pensiero di Jacotot per rispondere a delle poste in gioco del suo presente e sviluppare un’idea di uguaglianza come «metodo» dell’emancipazione.
L'umanesimo socialista di E.P. Thompson: note su un dibattito marxista, 2022
The article explores Edward Palmer Thompson’s «Socialist Humanism», in which it singles out the p... more The article explores Edward Palmer Thompson’s «Socialist Humanism», in which it singles out the problematic relationship that he has with «modernity». Thompson thought the making of the working class consciousness by stressing its connection to millenarian and utopian traditions. This view, in addition to a historiographical interest, had an impact on the debates of the period of the making of Thompson’s ideas. And these debates regarded – as for Goldmann and Fortini on whom this issue focuses – the attempt to shed light on the humanist and utopian tradition in the Marxist debate.
***
L’articolo esplora l’«umanesimo socialista» di Edward Palmer Thompson individuandovi la relazione problematica che egli intrattiene con la «modernità». Thompson ha pensato infatti il «farsi» della coscienza della classe lavoratrice sottolineando il legame che questa ha con le tradizioni millenaristiche e utopiche. Tale prospettiva, oltre a un interesse storiografico, ha avuto un impatto sui dibattiti del periodo del «farsi» delle idee di Thompson. E questi dibatti hanno riguardato – come per Goldmann e Fortini sui quali questo numero si concentra – il tentativo di fare luce sulla tradizione umanista e utopica all’interno del dibattito marxista.
Edward Palmer Thompson was a historian who had a remarkable notoriety in the historiography on th... more Edward Palmer Thompson was a historian who had a remarkable notoriety in the historiography on the working class movement. However, he had not been distant from political-philosophical discussions. Notably, in 'Whigs and Hunters' Thompson dealt with the Marxist debate on the State which took place during the Seventies and proposed significant observations on ideology as well as on epistemology, and social and political subjectivity. The article shows that Thompson conceived the State legislation as a space of mediation and conflict. In line with his history from below aimed at «rescue» the below «from the enormous condescension of posterity», he suggests that the below presents a normative instance – the rights from below – which, though coded and made historically illegible, does not exhaust itself in the dominant ideology.
The article examines the concept of emancipation provided by contemporary critical thinking. To t... more The article examines the concept of emancipation provided by contemporary critical thinking. To this end, it starts by analyzing the recently published book on a "critical encounter" between Axel Honneth and Jacques Rancière that took place in 2009. In reference to politico-philosophical debates of the 1990s, it points out that they have a common starting point in negative and emancipatory experiences. Nonetheless, one gives priority to the domain of the social and the other to political expression. By analyzing the relation of each author to E.P. Thompson, the article stresses that contemporary critical theory needs to overcome such one-sided perspectives.
La cittadinanza nella fase «post-marxista» di Étienne Balibar, 2020
L’articolo esplora il concetto di cittadinanza sviluppato da Étienne Balibar considerandolo all’i... more L’articolo esplora il concetto di cittadinanza sviluppato da Étienne Balibar considerandolo all’interno della fase «post-marxista» del suo pensiero. Il testo cerca allora innanzitutto di situare il senso di questa fase. Quest'ultima non costituisce un abbandono, ma piuttosto una riflessione nuova sul marxismo, che riprende in particolare il concetto althusseriano di «surdeterminazione» per leggere i rapporti tra la classe, la razza e la nazione. È da questa riflessione, nonché dalla congiuntura socio-politica in cui Balibar si è trovato a intervenire, che emerge il concetto di «diritto di città». Questo è un atto di verifica del principio dell’«egalibertà», che l’autore rintraccia nella Dichiarazione dei diritti del 1789. Ma tale principio è correlato nell’opera balibariana a una dimensione antropologico-politica che gli permette di analizzare il divenire-soggetto del cittadino nella modernità considerando quest’ultimo come un individuo «transindividuale».
The essay starts from the worker's speech appeared in France during the 1830s by reading a Parisi... more The essay starts from the worker's speech appeared in France during the 1830s by reading a Parisian printer's «response» to an article on Canuts revolt in Lyon. The aim is that of using this speech in order to suggest an epistemology which reflects on the way in which critical thought should be informed by socio-political experiences. The reference of such an epistemology is E. P. Thompson. In fact, the essay considers the British historian's perspective as an overcoming of the unilateral accent that the contemporary critical thought, notably Honneth's emphasis on the socio-cultural characteristics and Rancière's reflections on the political-enunciative aspects.
Il libro qui tradotto ha ormai quasi due secoli di vita. Pubblicato per la prima volta nel 1823, ... more Il libro qui tradotto ha ormai quasi due secoli di vita. Pubblicato per la prima volta nel 1823, Insegnamento universale: lingua materna, non è che il primo e più importante dei testi che costituiscono il "metodo" dell'emancipazione intellettuale ideato da Joseph Jacotot. In Italia non esistono ancora studi specifici su questa figura. Ma il suo nome suona sicuramente familiare ai lettori del, ben più noto, pensatore francese Jacques Rancière, cui va il merito di averlo scoperto fino a farne una bandiera della propria stessa opera. La prefazione di Rancière ha già chiarito molto lucidamente la posta in gioco del pensiero di Jacotot. Quel che cercherò di fare sarà allora, innanzitutto, tentare di offrire, ripercorrendo qualche tappa del suo itinera-rio, un breve affresco di chi sia stato Jacotot, di cosa lo abbia condotto a diventare un «maestro ignorante» e di come i suoi stessi contemporanei abbiano recepito le sue idee. Solo a questo punto mi avvierò verso una riflessione tesa a capire quali piste di ricerca può aprire il "metodo Jacotot".
The term communism appeared to be discredited. However, for more than a decade now, it has surpri... more The term communism appeared to be discredited. However, for more than a decade now, it has surprisingly come back. This is detectable, in the academic field, through a series of conferences that has taken place in recent years. The present article examines some of the contributions from the first of these conferences (which took place in London on 2009): those of Badiou, Rancière, Negri, and Žižek. Each section analyses the way in which the author, in his own way, proposes an answer to the question of the relationship between the idea of communism and its concrete or historical experience. The article will conclude that this is the true legacy of this debate. It is a theoretical knot that lies at the very heart of the traditional methodology of critical thinking: the relationship between theory and praxis. In light of this knot, we will remark the antinomies of this debate, but also the broader perspective opened by it, regarding, more than the term communism in itself, the subjective experience that can be named communist.
First published just over twenty years ago, La Mésentente is an important text in Jacques Rancièr... more First published just over twenty years ago, La Mésentente is an important text in Jacques Rancière's oeuvre. This paper examines a few of its complexities: the logic of the 'mésentente', the relationship between philosophy and politics, and post-democracy. In this way, the author's thought will be evaluated in light of its critics and the debate into which it was inserted. Further, emphasis will be placed on the way his discourse suggests a 'suspensive' dynamic of recognition which, despite some problematic knots, presents itself as an experience that twists the wrong to which someone has been subjected. Therefore, attempting an assessment of the book, this paper states that there may be found, in the reflection on the notion of 'la politique', both the result of his theoretical itinerary and the most enduring legacy of his work.
Il compito che il titolo dell'intervento suggerisce può ingannare. Non si tratta di presentare, t... more Il compito che il titolo dell'intervento suggerisce può ingannare. Non si tratta di presentare, tramite le fonti, come la città francese nel XIX secolo divenga il luogo del conflitto. Piuttosto, mi accontenterò di indicare alcuni indizi storici intrecciati alla riflessione filosofica novecentesca, che mostrino come pensare la città sia stato, in quella congiuntura, un processo in cui sono venute formandosi le parti sociali e il conflitto fra di esse. L'obiettivo inoltre non sarà di provare che quel tipo di urbanizzazione sia un modello tramite cui leggerne altri o che la città sia sempre e comunque il luogo del conflitto. Mi limiterò invece a chiarire come un certo modo di pensare la città determini conflitto fra le parti che la abitano, per il semplice motivo che queste stesse, vivendola, reclamino il diritto alla città, cioè la pretesa di conformare la città alle proprie esigenze ed aspirazioni. Come cercherò di spiegare, tale diritto alla città, nonostante il tramonto del vocabolario politico emerso in quel tornante storico, rimane ancora attuale. RANCIÈRE 1983. Vedi il primo capitolo intitolato L'ordre de la cité alle pp. 17-52. 2 «[...] Platone non fonda soltanto una città, egli inventa anche una scienza dell'avvenire: la sociologia. Il nostro XIX secolo gliene sarà grato» in RANCIÈRE 1983, p. 17. 3 Cfr. CHEVALIER 1958.
Analizzare la relazione tra verità e politica è un compito vasto, le cui molteplici implicazioni ... more Analizzare la relazione tra verità e politica è un compito vasto, le cui molteplici implicazioni un numero di rivista non potrebbe certamente esaurire. Ciò perché la rivendicazione della verità è sempre stata in politica un'arma potente, a tal punto da interessare in maniera, si potrebbe dire, fondativa la riflessione filosofico-politica. Accanto alla domanda su cosa sia autenticamente la verità, si pone infatti il quesito su chi detenga la verità o su come si produca la verità. È questo il motivo per cui la veritànel senso della sua attribuzione e della sua pretesa -ha incessantemente costituito il nodo attraverso cui articolare tanto una politica che attesti un ordinamento della verità, quanto una politica che invece ne formuli la sua critica. La questione generale che, a partire dal rapporto verità-politica, la maggior parte dei saggi presenti nel numero cerca di tracciare è la seconda, e cioè: come articolare una critica all'esistente nel tempo presente? Ma simile questione apre un ampio ventaglio di problemi: quali strumenti, riorientamenti metodologici e categorie di riferimento ci servono; cosa una tale critica deve mettere in campo; cosa essa può e non può fare; quali errori non deve ripetere? Il tema a cui cerca di rispondere il numero è dunque la maniera in cui la critica incontra il rapporto tra verità e politica. O, se vogliamo: con quale fondatezza, la verità della critica può opporsi alla verità fattuale della politica, ossia ciò che si definisce generalmente con il nome di realtà? L'incontro/scontro tra i due poli, a sua volta, si può declinare in questi termini: quale verità/realtà sarà opportuno indagare per mettere in campo una critica effettiva del potere; in che modo essa dovrà essere indagata; quali strumenti cognitivi del passato sono ancora fecondi; e che tipo di rivendicazione della verità sarà necessario mettere in campo? Così, passando in rassegna problematiche e concetti intrinsecamente connessi a questo rapporto, cercheremo di mostrare, lungo le righe del presente editoriale, come, fra le altre, la questione della critica si ponga in qualche modo come l'interstizio tra la verità e la politica, ridefinendo ogni volta in maniera diversa il significato stesso di entrambi i termini. E dunque come da questa strada si entri da una porta principale dentro dibattiti ancora oggi vivi e infiammati. Talmente attuali e discussi che sarebbe presuntuoso immaginare di aver rappresentato l'intera costellazione delle posizioni contemporanee con il presente numero. Ma abbiamo l'ambizione di dire che l'insieme dei saggi qui presentati non soltanto esprimano bene la vastità del tema (senza chiuderla), ma riescano anche a costruire due o tre percorsi diversi per provare a dare risposte effettive alle questioni.
This paper examines the reflection that Jacques Rancière developed, particularly, during the Sixt... more This paper examines the reflection that Jacques Rancière developed, particularly, during the Sixties and Seventies. In this period, he contributed, at first, at the drawing up of the Lire le Capital, but, in the aftermath of May 1968, he criticized the structuralist reading of the Marx's works carried out by Althusser. Rancière, through the critique to the positions of his ex master, created an original thought that investigates the contradictions of the critical theories. Finally, the paper suggests that the important proposal of rancièrian thought is the analysis of the "scenes of the emancipation". *** L'interesse nei confronti di Jacques Rancière oggi è considerevolmente cresciuto: in Francia soprattutto, ma anche in Sud America, dove la sua tematizzazione politica è al centro di un vivo dibattito, e perfino nei paesi anglosassoni. Pure in Italia, particolarmente per la rilevanza data da alcuni studiosi al suo pensiero estetico, egli gode di una certa diffusione 1 .
L'immanenza e la trascendenza hanno storicamente costituito le due linee di demarcazione fondamen... more L'immanenza e la trascendenza hanno storicamente costituito le due linee di demarcazione fondamentali per intendere la filosofia. Si può dire che la trascendenza abbia di fatto determinato l'eteronomia della filosofia, ossia che questa l'abbia sostenuta a livello teorico per giustificare a livello pratico le religioni e gli Imperi. E che, viceversa, -come hanno sostenuto G. Deleuze e F. Guattari -l'autonomia della filosofia sia consistita nella capacità di distinguersi dai Saggi, «che sono dei personaggi religiosi, dei preti» 1 , cioè nel presupporre un piano di immanenza.
loro messa in comune ai rischi derivanti dalle "nuove recinzioni" a cui è sottoposta la conoscenz... more loro messa in comune ai rischi derivanti dalle "nuove recinzioni" a cui è sottoposta la conoscenza. Ma l'aspetto preliminare a cui ci conduce una tale riflessione è il fatto che il sapere sia qualcosa che si fa insieme, sia qualcosa cioè che caratterizza il "comune" della comunità. Per questo motivo, quel che tenteremo di suggerire in questo saggio sarà un esame del "sapere" in quanto elemento centrale dei due nodi fondamentali di qualsiasi comunità politica: il potere e l'emancipazione. Esso infatti è entrambe le cose, è il presupposto "dividendo" o "condividendo" il quale è possibile pensare sia l'uno che l'altra.
PhD Thesis by Giovanni Campailla
L'intervento critico di Rancière: democrazia, riconoscimento, emancipazione ottocentesca, 2019
Jacques Rancière è noto per le sue riflessioni sulla democra-zia, ma nei suoi studi sull'emancipa... more Jacques Rancière è noto per le sue riflessioni sulla democra-zia, ma nei suoi studi sull'emancipazione operaia ottocentesca in Francia ha avanzato rilevanti considerazioni sul riconoscimento. Partendo dalla sua idea di post-democrazia e andando a ritroso nelle fasi in cui si è sviluppata, il volume osserva come l'opera rancièriana non proponga una teoria della democrazia o del riconoscimento che spieghi cosa significano questi concetti. Entrambi costituiscono piuttosto gli oggetti di un intervento critico a favore dei senza-parte. Quello di Rancière è un pensiero pienamente informato dalle esperienze d'emancipazione e che suggerisce una concezione sospensiva del riconoscimento. Confrontandolo con autori (Balibar e Agamben, Habermas e Mouffe, Honneth, Spivak e Fricker) e tradizioni (la Scuola di Francoforte e la Social History britannica) del pensiero critico, il volume intende mostrare i limiti e le potenzialità di un pensatore la cui originalità suscita sempre più interesse.
Joseph Jacotot, "Insegnamento Universale: lingua materna" (1823), a cura di G. Campailla, pref. di J. Rancière, Eutimia - La scuola di Pitagora, 2019 , 2019
Nel 1818, Joseph Jacotot fugge in esilio in Belgio. Qui, a Lovanio, fa l'esperienza di insegnare ... more Nel 1818, Joseph Jacotot fugge in esilio in Belgio. Qui, a Lovanio, fa l'esperienza di insegnare ciò che egli stesso non sa. Ne ricava un metodo, di cui questo volume, pubblicato per la prima volta nel 1823, costituisce la prima e fondamentale parte. La prefazione di Jacques Rancière, cui va il merito di averlo riportato all'attenzione, chiarisce come la non-pedagogizzata lingua materna che è oggetto di questo libro non sia altro che la lingua dell'emancipazione. L'introduzione del curatore cerca di aprire qualche possibile pista di ricerca per il lettore che può finalmente confrontarsi con una traduzione italiana dell'opera di Jacotot.
La via del «maestro ignorante» Critica della pedagogia e prassi democratica nella prospettiva di ... more La via del «maestro ignorante» Critica della pedagogia e prassi democratica nella prospettiva di Joseph Jacotot Negli ultimi anni, parecchi docenti, facendo un qualsiasi corso di formazione o di aggiornamento, si sono imbattuti in un tipo di pedagogia costruttivista che si propone come alternativa alla cosiddetta pedagogia tradizionale, cattedratica. Alla base di una simile pedagogia, vi è l'idea secondo cui la conoscenza sia una dinamica costruita attivamente da colui che apprende. Gert Biesta, in Riscoprire l'insegnamento, recentemente tradotto in italiano, suggerisce che intendere l'insegnante, in maniera tradizionale, come il detentore di conoscenze disciplinari o, in maniera costruttivista, come un facilitatore degli studenti che costruiscono il loro sapere, delinea due atteggiamenti tanti opposti quanto speculari. Infatti, nonostante la seconda opzione sembri convincente, essa condivide con la prima l'idea per cui la conoscenza sia l'atto di un singolo, secondo un'ottica moderna del sapere come mio dominio del mondo esterno (Biesta 2022). Tra le due, Biesta cerca una terza via in vari autori e concetti, tra cui, in particolare, l'idea, proposta da Jacques Rancière, di «maestro ignorante» (Rancière 2008). Questi ha coniato un simile concetto, a prima vista singolare, per presentare la prospettiva del pensatore ottocentesco Joseph Jacotot in un contesto, quello francese degli anni Ottanta del Novecento, in
La verifica dell'uguaglianza: l'emancipazione da Jacotot a Rancière, 2022
Rancière looks at the conditions of an emancipation that he means, in a Kantian way, as emergence... more Rancière looks at the conditions of an emancipation that he means, in a Kantian way, as emergence from nonage; and he considers such an emergence starting from a notion of formal equality to be verified in the field in which a natural inequality is presumed, as the social field. However, instead of thinking such a field as a place from which the claim of emancipation is spread, Rancière focuses on the critique of social sciences which epistemologically constituted it. This setting of his reflection depends on how the author, in a certain phase of his theoretical path, had made use of Jacotot. In the first half of the 19th century Jacotot envisioned, by practicing it, a concept of emancipation of which the article proposes a historical-theoretical mapping. The latterwill show that Jacotot was critically dealing with the evolution of 18th century French materialist thought which, from a certain perspective, is the source of 19th century positivism. Rancière took up and even embedded Jacotot’s thought in order to address the stakes of his present and to develop an idea of equality as a «method» of emancipation.
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Rancière riflette sulle condizioni di un’emancipazione intesa, kantianamente, come uscita dallo stato di minorità; e pensa tale uscita a partire da una nozione di uguaglianza formale da verificare nell’ambito in cui si presume ci sia una disuguaglianza naturale, come quello del sociale. Tuttavia, anziché ragionare su quest’ambito come luogo da cui si sviluppa l’istanza dell’emancipazione, Rancière si concentra piuttosto sulla critica alle scienze sociali che lo hanno costituito epistemologicamente. Tale impostazione della sua riflessione dipende dalla maniera in cui l’autore, in una certa fase della sua traiettoria teorica, si è appropriato del pensiero di Jacotot. Questi, nella prima metà dell’Ottocento, ha ideato, praticandolo, un concetto di emancipazione di cui l’articolo propone una mappatura storico-teorica. Da questa emergerà come Jacotot facesse i conti criticamente con l’evoluzione del pensiero materialista francese settecentesco che, da una certa prospettiva, è il germe del positivismo ottocentesco. Rancière ha ripreso e perfino incorporato il pensiero di Jacotot per rispondere a delle poste in gioco del suo presente e sviluppare un’idea di uguaglianza come «metodo» dell’emancipazione.
L'umanesimo socialista di E.P. Thompson: note su un dibattito marxista, 2022
The article explores Edward Palmer Thompson’s «Socialist Humanism», in which it singles out the p... more The article explores Edward Palmer Thompson’s «Socialist Humanism», in which it singles out the problematic relationship that he has with «modernity». Thompson thought the making of the working class consciousness by stressing its connection to millenarian and utopian traditions. This view, in addition to a historiographical interest, had an impact on the debates of the period of the making of Thompson’s ideas. And these debates regarded – as for Goldmann and Fortini on whom this issue focuses – the attempt to shed light on the humanist and utopian tradition in the Marxist debate.
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L’articolo esplora l’«umanesimo socialista» di Edward Palmer Thompson individuandovi la relazione problematica che egli intrattiene con la «modernità». Thompson ha pensato infatti il «farsi» della coscienza della classe lavoratrice sottolineando il legame che questa ha con le tradizioni millenaristiche e utopiche. Tale prospettiva, oltre a un interesse storiografico, ha avuto un impatto sui dibattiti del periodo del «farsi» delle idee di Thompson. E questi dibatti hanno riguardato – come per Goldmann e Fortini sui quali questo numero si concentra – il tentativo di fare luce sulla tradizione umanista e utopica all’interno del dibattito marxista.
Edward Palmer Thompson was a historian who had a remarkable notoriety in the historiography on th... more Edward Palmer Thompson was a historian who had a remarkable notoriety in the historiography on the working class movement. However, he had not been distant from political-philosophical discussions. Notably, in 'Whigs and Hunters' Thompson dealt with the Marxist debate on the State which took place during the Seventies and proposed significant observations on ideology as well as on epistemology, and social and political subjectivity. The article shows that Thompson conceived the State legislation as a space of mediation and conflict. In line with his history from below aimed at «rescue» the below «from the enormous condescension of posterity», he suggests that the below presents a normative instance – the rights from below – which, though coded and made historically illegible, does not exhaust itself in the dominant ideology.
The article examines the concept of emancipation provided by contemporary critical thinking. To t... more The article examines the concept of emancipation provided by contemporary critical thinking. To this end, it starts by analyzing the recently published book on a "critical encounter" between Axel Honneth and Jacques Rancière that took place in 2009. In reference to politico-philosophical debates of the 1990s, it points out that they have a common starting point in negative and emancipatory experiences. Nonetheless, one gives priority to the domain of the social and the other to political expression. By analyzing the relation of each author to E.P. Thompson, the article stresses that contemporary critical theory needs to overcome such one-sided perspectives.
La cittadinanza nella fase «post-marxista» di Étienne Balibar, 2020
L’articolo esplora il concetto di cittadinanza sviluppato da Étienne Balibar considerandolo all’i... more L’articolo esplora il concetto di cittadinanza sviluppato da Étienne Balibar considerandolo all’interno della fase «post-marxista» del suo pensiero. Il testo cerca allora innanzitutto di situare il senso di questa fase. Quest'ultima non costituisce un abbandono, ma piuttosto una riflessione nuova sul marxismo, che riprende in particolare il concetto althusseriano di «surdeterminazione» per leggere i rapporti tra la classe, la razza e la nazione. È da questa riflessione, nonché dalla congiuntura socio-politica in cui Balibar si è trovato a intervenire, che emerge il concetto di «diritto di città». Questo è un atto di verifica del principio dell’«egalibertà», che l’autore rintraccia nella Dichiarazione dei diritti del 1789. Ma tale principio è correlato nell’opera balibariana a una dimensione antropologico-politica che gli permette di analizzare il divenire-soggetto del cittadino nella modernità considerando quest’ultimo come un individuo «transindividuale».
The essay starts from the worker's speech appeared in France during the 1830s by reading a Parisi... more The essay starts from the worker's speech appeared in France during the 1830s by reading a Parisian printer's «response» to an article on Canuts revolt in Lyon. The aim is that of using this speech in order to suggest an epistemology which reflects on the way in which critical thought should be informed by socio-political experiences. The reference of such an epistemology is E. P. Thompson. In fact, the essay considers the British historian's perspective as an overcoming of the unilateral accent that the contemporary critical thought, notably Honneth's emphasis on the socio-cultural characteristics and Rancière's reflections on the political-enunciative aspects.
Il libro qui tradotto ha ormai quasi due secoli di vita. Pubblicato per la prima volta nel 1823, ... more Il libro qui tradotto ha ormai quasi due secoli di vita. Pubblicato per la prima volta nel 1823, Insegnamento universale: lingua materna, non è che il primo e più importante dei testi che costituiscono il "metodo" dell'emancipazione intellettuale ideato da Joseph Jacotot. In Italia non esistono ancora studi specifici su questa figura. Ma il suo nome suona sicuramente familiare ai lettori del, ben più noto, pensatore francese Jacques Rancière, cui va il merito di averlo scoperto fino a farne una bandiera della propria stessa opera. La prefazione di Rancière ha già chiarito molto lucidamente la posta in gioco del pensiero di Jacotot. Quel che cercherò di fare sarà allora, innanzitutto, tentare di offrire, ripercorrendo qualche tappa del suo itinera-rio, un breve affresco di chi sia stato Jacotot, di cosa lo abbia condotto a diventare un «maestro ignorante» e di come i suoi stessi contemporanei abbiano recepito le sue idee. Solo a questo punto mi avvierò verso una riflessione tesa a capire quali piste di ricerca può aprire il "metodo Jacotot".
The term communism appeared to be discredited. However, for more than a decade now, it has surpri... more The term communism appeared to be discredited. However, for more than a decade now, it has surprisingly come back. This is detectable, in the academic field, through a series of conferences that has taken place in recent years. The present article examines some of the contributions from the first of these conferences (which took place in London on 2009): those of Badiou, Rancière, Negri, and Žižek. Each section analyses the way in which the author, in his own way, proposes an answer to the question of the relationship between the idea of communism and its concrete or historical experience. The article will conclude that this is the true legacy of this debate. It is a theoretical knot that lies at the very heart of the traditional methodology of critical thinking: the relationship between theory and praxis. In light of this knot, we will remark the antinomies of this debate, but also the broader perspective opened by it, regarding, more than the term communism in itself, the subjective experience that can be named communist.
First published just over twenty years ago, La Mésentente is an important text in Jacques Rancièr... more First published just over twenty years ago, La Mésentente is an important text in Jacques Rancière's oeuvre. This paper examines a few of its complexities: the logic of the 'mésentente', the relationship between philosophy and politics, and post-democracy. In this way, the author's thought will be evaluated in light of its critics and the debate into which it was inserted. Further, emphasis will be placed on the way his discourse suggests a 'suspensive' dynamic of recognition which, despite some problematic knots, presents itself as an experience that twists the wrong to which someone has been subjected. Therefore, attempting an assessment of the book, this paper states that there may be found, in the reflection on the notion of 'la politique', both the result of his theoretical itinerary and the most enduring legacy of his work.
Il compito che il titolo dell'intervento suggerisce può ingannare. Non si tratta di presentare, t... more Il compito che il titolo dell'intervento suggerisce può ingannare. Non si tratta di presentare, tramite le fonti, come la città francese nel XIX secolo divenga il luogo del conflitto. Piuttosto, mi accontenterò di indicare alcuni indizi storici intrecciati alla riflessione filosofica novecentesca, che mostrino come pensare la città sia stato, in quella congiuntura, un processo in cui sono venute formandosi le parti sociali e il conflitto fra di esse. L'obiettivo inoltre non sarà di provare che quel tipo di urbanizzazione sia un modello tramite cui leggerne altri o che la città sia sempre e comunque il luogo del conflitto. Mi limiterò invece a chiarire come un certo modo di pensare la città determini conflitto fra le parti che la abitano, per il semplice motivo che queste stesse, vivendola, reclamino il diritto alla città, cioè la pretesa di conformare la città alle proprie esigenze ed aspirazioni. Come cercherò di spiegare, tale diritto alla città, nonostante il tramonto del vocabolario politico emerso in quel tornante storico, rimane ancora attuale. RANCIÈRE 1983. Vedi il primo capitolo intitolato L'ordre de la cité alle pp. 17-52. 2 «[...] Platone non fonda soltanto una città, egli inventa anche una scienza dell'avvenire: la sociologia. Il nostro XIX secolo gliene sarà grato» in RANCIÈRE 1983, p. 17. 3 Cfr. CHEVALIER 1958.
Analizzare la relazione tra verità e politica è un compito vasto, le cui molteplici implicazioni ... more Analizzare la relazione tra verità e politica è un compito vasto, le cui molteplici implicazioni un numero di rivista non potrebbe certamente esaurire. Ciò perché la rivendicazione della verità è sempre stata in politica un'arma potente, a tal punto da interessare in maniera, si potrebbe dire, fondativa la riflessione filosofico-politica. Accanto alla domanda su cosa sia autenticamente la verità, si pone infatti il quesito su chi detenga la verità o su come si produca la verità. È questo il motivo per cui la veritànel senso della sua attribuzione e della sua pretesa -ha incessantemente costituito il nodo attraverso cui articolare tanto una politica che attesti un ordinamento della verità, quanto una politica che invece ne formuli la sua critica. La questione generale che, a partire dal rapporto verità-politica, la maggior parte dei saggi presenti nel numero cerca di tracciare è la seconda, e cioè: come articolare una critica all'esistente nel tempo presente? Ma simile questione apre un ampio ventaglio di problemi: quali strumenti, riorientamenti metodologici e categorie di riferimento ci servono; cosa una tale critica deve mettere in campo; cosa essa può e non può fare; quali errori non deve ripetere? Il tema a cui cerca di rispondere il numero è dunque la maniera in cui la critica incontra il rapporto tra verità e politica. O, se vogliamo: con quale fondatezza, la verità della critica può opporsi alla verità fattuale della politica, ossia ciò che si definisce generalmente con il nome di realtà? L'incontro/scontro tra i due poli, a sua volta, si può declinare in questi termini: quale verità/realtà sarà opportuno indagare per mettere in campo una critica effettiva del potere; in che modo essa dovrà essere indagata; quali strumenti cognitivi del passato sono ancora fecondi; e che tipo di rivendicazione della verità sarà necessario mettere in campo? Così, passando in rassegna problematiche e concetti intrinsecamente connessi a questo rapporto, cercheremo di mostrare, lungo le righe del presente editoriale, come, fra le altre, la questione della critica si ponga in qualche modo come l'interstizio tra la verità e la politica, ridefinendo ogni volta in maniera diversa il significato stesso di entrambi i termini. E dunque come da questa strada si entri da una porta principale dentro dibattiti ancora oggi vivi e infiammati. Talmente attuali e discussi che sarebbe presuntuoso immaginare di aver rappresentato l'intera costellazione delle posizioni contemporanee con il presente numero. Ma abbiamo l'ambizione di dire che l'insieme dei saggi qui presentati non soltanto esprimano bene la vastità del tema (senza chiuderla), ma riescano anche a costruire due o tre percorsi diversi per provare a dare risposte effettive alle questioni.
This paper examines the reflection that Jacques Rancière developed, particularly, during the Sixt... more This paper examines the reflection that Jacques Rancière developed, particularly, during the Sixties and Seventies. In this period, he contributed, at first, at the drawing up of the Lire le Capital, but, in the aftermath of May 1968, he criticized the structuralist reading of the Marx's works carried out by Althusser. Rancière, through the critique to the positions of his ex master, created an original thought that investigates the contradictions of the critical theories. Finally, the paper suggests that the important proposal of rancièrian thought is the analysis of the "scenes of the emancipation". *** L'interesse nei confronti di Jacques Rancière oggi è considerevolmente cresciuto: in Francia soprattutto, ma anche in Sud America, dove la sua tematizzazione politica è al centro di un vivo dibattito, e perfino nei paesi anglosassoni. Pure in Italia, particolarmente per la rilevanza data da alcuni studiosi al suo pensiero estetico, egli gode di una certa diffusione 1 .
L'immanenza e la trascendenza hanno storicamente costituito le due linee di demarcazione fondamen... more L'immanenza e la trascendenza hanno storicamente costituito le due linee di demarcazione fondamentali per intendere la filosofia. Si può dire che la trascendenza abbia di fatto determinato l'eteronomia della filosofia, ossia che questa l'abbia sostenuta a livello teorico per giustificare a livello pratico le religioni e gli Imperi. E che, viceversa, -come hanno sostenuto G. Deleuze e F. Guattari -l'autonomia della filosofia sia consistita nella capacità di distinguersi dai Saggi, «che sono dei personaggi religiosi, dei preti» 1 , cioè nel presupporre un piano di immanenza.
loro messa in comune ai rischi derivanti dalle "nuove recinzioni" a cui è sottoposta la conoscenz... more loro messa in comune ai rischi derivanti dalle "nuove recinzioni" a cui è sottoposta la conoscenza. Ma l'aspetto preliminare a cui ci conduce una tale riflessione è il fatto che il sapere sia qualcosa che si fa insieme, sia qualcosa cioè che caratterizza il "comune" della comunità. Per questo motivo, quel che tenteremo di suggerire in questo saggio sarà un esame del "sapere" in quanto elemento centrale dei due nodi fondamentali di qualsiasi comunità politica: il potere e l'emancipazione. Esso infatti è entrambe le cose, è il presupposto "dividendo" o "condividendo" il quale è possibile pensare sia l'uno che l'altra.
Il volume esce nel 2013 presso Youcanprint Self-Publishing con il sostegno della Commissione Euro... more Il volume esce nel 2013 presso Youcanprint Self-Publishing con il sostegno della Commissione Europea, nell'ambito del progetto Europa Bene Comune inserito nel Programma Gioventù in Azione. L'opera è dedicata al tema del sapere come bene comune e raccoglie gli esiti del seminario animato da giovani studiosi provenienti da tutta Italia, svoltosi durante la IV edizione della Scuola Estiva. Il contributo di apertura è di Ugo Mattei, giurista dell'Università di Torino e professore di diritto
internazionale comparato all’Hastings College of the Law in California. Mattei, che ha coordinato i lavori del seminario. Qui di seguito proponiamo la nota di Alessandra Mallamo e Angelo Nizza, i curatori dell'opera.