Michele Solitario | Eberhard Karls Universität Tübingen (original) (raw)
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Antäus zwischen antiker Mythologie und westlicher Kunstgeschichte Es ist nicht möglich, die Quell... more Antäus zwischen antiker Mythologie und westlicher Kunstgeschichte Es ist nicht möglich, die Quellen Bonhoeffers bezüglich des Antäus-Mythos zu eruieren, 1 weil diese unbekannt sind. Jedoch können die Modalitäten der Rezeption dieser Figur und deren spezifische Deutung innerhalb von Bonhoeffers gesamtem theologischem Werk nicht ohne einen kurzen Überblick über die antiken Quellen auskommen. Die Antäus-Sage ist im alten Epos nicht bezeugt, da sie überwiegend zu dem mythologischen Gedankengut gehört, das insbesondere im Rahmen der griechischen Kolonisation der nordafrikanischen Küste entstanden ist. 2 In der Tat wird Antäus als libyscher König bezeichnet, der mit sorgfältiger Aufmerksamkeit sein Gebiet verwaltet und wohlwollend mit Fremden umgeht. 3 Durch die allmähliche Verschärfung der Verhältnisse zwischen dem autochthonen Volk und den griechischen Ansiedlern vollzog sich auch im Charakter des Antäus ein radikaler Wandel. Dadurch wurde er von einem freundlichen Gegenüber zu einem verachteten Gegner, 4 und zwar als Vertreter der libyschen Einheimischen gegen die griechischen Eindringlinge. Darüber hinaus wird in den griechischen Quellen vornehmlich darüber berichtet, dass Antäus alle Fremden seines Landes zum Ringkampf zwang, den er regelmäßig gewann. Aus den Schädeln seiner Opfer pflegte Antäus einen Tempel für seinen Vater Poseidon zu bauen, der als Zeichen seiner außerordentlichen Kraft und grausamen Natur galt. 5 Denn er war einer von den Riesen, Sohn von Poseidon und Gaia, 6 weshalb er fortwährend Kräfte aus der Erde erhielt, solange er diese mit seinen Füßen berührte. Die Figur des Antäus ist jedoch vor allem durch die Auseinandersetzung mit Herakles berühmt geworden, eine Episode, die zusammen mit anderen Aspekten des * Alle Texte Bonhoeffers sind der im Chr. Kaiser Verlag erschienenen Gesamtausgabe entnommen (Kurzbezeichnung: DBW).
Jelena Radojev (Università di Parma) † Direttore responsabile: Rinaldo Rinaldi Autorizzazione Tri... more Jelena Radojev (Università di Parma) † Direttore responsabile: Rinaldo Rinaldi Autorizzazione Tribunale di Parma n. 14 del 27 maggio 2010
Le orazioni di Massimo di Tiro sono contraddistinte da un mélange di retorica e filosofia 1 , in ... more Le orazioni di Massimo di Tiro sono contraddistinte da un mélange di retorica e filosofia 1 , in cui trova riflesso una caratteristica propria del clima culturale del suo tempo 2 . retore di formazione, Massimo non offre con la sua opera un contributo filosofico originale, ma costituisce una fonte imprescindibile per la ricostruzione del dibattito tra i vari indirizzi di pensiero nel secondo secolo dell'età imperiale 3 . a questo proposito, il retore rende conto della molteplicità di argomenti e di concetti elaborati dalle singole scuole filosofiche, che, lungi dal comporsi in un insieme armonico, appaiono schierate su posizioni fortemente contrastanti. Tuttavia, Massimo non approfondisce i rispettivi contenuti, né intende vagliarne le specificità teoriche. Piuttosto, egli insiste a più riprese sulla polufwniv a generata da queste scuole, che infrangono l'unità del logos filosofico, conferendogli un'articolazione composita 4 . L'analisi di questo argomento terrà conto della resistenza della produzione di Massimo a una ricostruzione sistematica e coerente dei suoi contenuti. ogni singo-1 sullo stile e i procedimenti retorici ricorrenti nelle orazioni di Massimo si veda J. Puiggali, Étude sur les dialexeis de Maxime de Tyr, conférencier platonicien du i i ème siècle, Lille 1983, pp. 35-42 -che si fonda largamente su K. dürr, Sprachliche Untersuchungen zu den dialexeis des Maximos von Tyrus, «Philologus» suppl. 8 (1899) -e M. Trapp, Philosophical Sermons. The "Dialexeis" of Maximus of Tyre, in ANRW ii.34.3 (1997), pp. 1960-1970. sui rapporti tra retorica e filosofia nella produzione di Massimo si veda da ultimo J. Lauwers, Philosophy, Rhetoric, and Sophistry in the High Roman Empire. Maximus of Tyre and Twelve Other Intellectuals, Leiden-Boston-Köln 2015, pp. 125 ss. 2 si tratta della cosiddetta seconda sofistica, per cui si veda almeno B.P. reardon, Courants littéraires grecs des ii e et iii e siècles après J.-C., Paris 1971; G. anderson, The Second Sophistic. A Cultural Phenomenon in the Roman Empire, London-new York 1993, pp. 133-143 e T. Whitmarsh, The Second Sophistic, oxford 2005. 3 sotto il nome di Massimo di Tiro sono state tramandate 41 orazioni (dette filov sofa zhthv mata nella Suda, filosofouv mena in r e dialev xei~ nell'index del Parisinus). cfr. G.L. Koniaris, On Maximus of Tyre. Zetemata (i), «class. ant.» 1 (1982), pp. 87-121 e M. Trapp, Philosophical Sermons, cit., pp. 1945-1976, che traccia un'ampia e dettagliata storia della tradizione del testo di Massimo. in questo articolo verrà considerato il testo di M. Trapp, Maximus Tyrius, stuttgart-Leipzig 1994. 4 cfr. M. szarmach, Über Begriff und Bedeutung der "Philosophia" bei Maximos Tyrios, in P. oliva -a. Proliková (eds.), Concilium Eirene xvi. osserva che Massimo, nel corso delle sue orazioni, assume posizioni contrastanti perché «he is willing to devote himself entirely to the case which is pleading at that particular moment». 6 sulla prima orazione di Massimo si vedano H. Mutschman, Das erste Auftreten des Maximus von Tyrus in Rom, «sokrates» 71 (1917), pp. 185-197; H. Hobein, Zweck und Bedeutung der ersten Rede des Maximus Tyrius, in Friedrich Leo zum sechzigsten Geburtstag dargebracht, sulla letteratura riguardante i cosiddetti problemata e zetemata filosofici si veda M. Trapp, Philosophical Sermons, cit., La descrizione di prospettive differenti su un tema ben definito si avvale del metodo accademico della disputatio in utramque partem, che è ampiamente attestato anche nella prassi dell'insegnamento delle scuole di retorica. Massimo adotta con una certa frequenza questa strategia argomentativa (come sottolinea con notevole enfasi M. szarmach, Maximos von Tyros. Eine literarische Monographie, 1985, pp. 24-44), benché spesso finisca per schierarsi a favore di una posizione specifica, «which is subsequently authoritatively communicated to the audience» (J. Lauwers, Philosophy, Rhetoric, and Sophistry, cit., p. 132). 9 sul rapporto tra il declamatore e il suo pubblico si veda M. Korenjak, Publikum und Redner. Ihre Interaktion in der sophistischen Rhetorik der Kaiserzeit, München 2000, pp. 20-40. cfr. infra, pp. 12-13. 10 sulla finalità educativa della retorica di Massimo si veda J. Lauwers, Philosophy, Rhetoric, and Sophistry, cit., pp. 144-147. cfr. Philostr. vit. sophist. 1, 528, 1, che, a proposito di Marco di Bisanzio, uno dei maestri dell'imperatore Marco aurelio, scrive: didav skwn ga; r peri; th` twǹ sofistwǹ tev cnh~, wJ pollh; kai; poikiv lh, parav deigma tou` lov gou th; n i\ rin ej poihv sato. 11 nelle orazioni di Massimo appaiono numerosissime similitudini e metafore, che compongono la cosiddetta Bildersprache condivisa da altri autori della prima età imperiale. su questo si veda J.f. Kindstrand, Bion of Borysthenes. A Collection of the Fragments with Introduction and Commentary, Uppsala 1976, pp. 31-32 e, soprattutto per Massimo, M. Trapp, Maximus of Tyre, The Philosophical Orations, oxford 1997, pp. xxxix e lii-liii. 12 or. 1, 1, 9-10. Un'indagine esaustiva sull'uso di questa immagine nella letteratura greco-latina è
Il pensiero dei Sofisti, comè noto, riserva una particolare attenzione a questioni di ordine mora... more Il pensiero dei Sofisti, comè noto, riserva una particolare attenzione a questioni di ordine morale, che costituiscono il terreno di discussione comune con Socrate, prefigurando alcune linee di sviluppo proprie della filosofia di Platone. 1 Pur nella diversità delle posizioni dei singoli sofisti, essi insistono attorno ad un argomento centrale: la ricerca di una vita felice, cui viene alternativamente attribuito o negato qualsiasi nesso con la virtù. 2 Da un lato, infatti, vi è chi, insieme a Protagora, concepisce la felicità accessibile solo in una dimensione sociale più ampia, mentre dallaltro esponenti come Callicle e, probabilmente, Gorgia la considerano nei termini di un prodotto dellinteresse personale. 3 In entrambi i casi, però, si assiste al tentativo di presentare il proprio modello di felicità migliore rispetto a quello avversario, perché più facile da attuarsi o perché fonte di una misura di piacere superiore e più stabile. Il discorso sul piacere, dunque, è inquadrato in una discussione di più ampio respiro, ove sono indagate le varie forme in cui esso si manifesta e i rapporti eventualmente sussistenti con l . A questo proposito è opportuno ricordare che le prime discussioni sul tema del piacere, attestate a partire dai più antichi filosofi greci, possono essere distinte in due categorie differenti: a) da un lato quella scientifica, rappresentativa di gran parte dei filosofi presocratici; b) dallaltro quella didattica, ove sono inquadrati alcuni Sofisti, tra cui Prodico. Mentre la prima cerca di esplorare in maniera pressoché fine a sé stessa i processi fisiologici che presiedono alle varie forme di godimento, laltra, invece, si propone di discernere i piaceri da evitare e quelli da soddisfare, a seconda delle conseguenze morali esercitate sulla vita del singolo individuo e della comunità in cui egli vive. 4 Alla luce di questa classificazione, è possibile considerare in termini più 1 Come valida introduzione ai Sofisti e, in modo particolare, alla loro filosofia morale, si vedano Kerferd (1988); Pradeau (2009); Bonazzi (2010). 2 In questo caso non si intende esclusivamente il concetto di , in entrambe le accezioni di abilità pratica (come è attestato generalmente in Omero, ma anche in Pind., Ol. VII 89; DK 76 B 20, etc.) e di merito morale (DK 68 A 36; Plat., Resp. VI 500d; Aristot., EN 13, 1102a6, etc.), ma anche quello di , con cui si accenna ad un bene superiore di ordine morale. 3 Sulle differenti soluzioni, sia morali che amorali, elaborate dai sofisti si veda Bonazzi (2010) 115-131. 4
Nel fascicolo XIX, 2017 di « Appunti Romani di Filologia », per un errore redazionale, sono state... more Nel fascicolo XIX, 2017 di « Appunti Romani di Filologia », per un errore redazionale, sono state poste le note 70 e 71 a pagina 77.
Il Comitato assicura attraverso un processo di peer review la validità scientifica degli articoli... more Il Comitato assicura attraverso un processo di peer review la validità scientifica degli articoli pubblicati; tutte le informazioni sul processo di assicurazione della qualità sono disponibili alla pagina: http://www.edizioniquasar.it/semrom/home Abbonamento annuo: € 35,00 (escluse spese di spedizione) e s t r a t t o Edizioni Quasar SEMINARI ROMANI DI CULTURA GRECA n.s. VI, 2017 SemRom e s t r a t t o Redazione: Finito di stampare nel mese di dicembre 2017 e s t r a t t o
Reviews by Michele Solitario
In the last few decades, Greek epigram has been the object of an increasing scholarly discussion.... more In the last few decades, Greek epigram has been the object of an increasing scholarly discussion. This book, based on the proceedings of a conference held in London in 2013, follows the research trend on this subject and constitutes an important contribution for forthcoming works on specific authors and aspects of Greek epigram. The introduction gives an overview of the state of the art of the most important themes inspected and methodologies adopted in the most recent debates about the corpus of Greek epigrams. These are, for example, the dynamic relationship between inscribed and literary epigram, the different subgenres of epigrams, their language and style and the way some recurring topics are represented over the centuries. I cannot do justice to the richness and complexity of each contribution, but I will try to consider the most relevant points of each section. The first part ('Encountering epigram') focuses on material aspects of epigram before it emerged as a literary genre and the continuous reminiscence of epigram's earlier epigraphic status. Some scholars adopt more traditional approaches: Joseph Day, for example, analyses the literary epigram and tries to detect authors' stylistic strategies which aimed at evoking an imaginary situation where the epigram still preserves its ancient epigraphic features. On the other hand, we can also find more innovative inputs. Andrej Petrovic considers Greek epigram handed down in paraliterary sources from the Hellenistic period, such as papyri of private collections, ostraca and tablets. Thus, he ascertains the popularity of epigrams in a school context, where pupils learned them in order to improve not only their mnemonic skills, but also reading and writing competence. Moreover, epigrams were a suitable means of conveying Ptolemaic ideology, with the aim to gain a favoured young elite. The second part ('Imitation, variation, interaction') is concerned with the contact between Greek epigram and other poetic genres. Annette Harder persuasively demonstrates the references in epigram to archaic lyric, elegy and bucolic poetry, which constitute the core of the narrative plot contained in the short poems. Thus, epigrams take on themes and features of other genres in miniature form, which is a kind of experiment 'undertaken by the generation of Callimachus' (101) and further developed by later poets. This diachronic analysis is also adopted by Simone Beta, who recognizes in Classical or Hellenistic literature the prodromes of some patterns in Byzantine riddle epigrams, drawing attention to a much-neglected section of the Palatine Anthology. The third part ('Writing death') deals with the long tradition of sepulchral epigrams. Richard Hunter scrutinizes the degree of literary competence of the author of an inscriptional epigram from the Imperial age (GVI 1159 = SGO 03/05/04). Hunter's exhaustive analysis shows that the anonymous author is less dependent on Posidippus than previously believed, whereas Homeric reminiscences and a versatile versification technique indicate the high quality of this composition. The contribution of Michael Tueller appears to me quite inconsistent. In the first paragraph, the scholar adopts a descriptive approach to analyse epigrams dealing with death at sea, highlighting the idea of separation between grave and body recurring in these poems. Nevertheless, the second paragraph marks an
Antäus zwischen antiker Mythologie und westlicher Kunstgeschichte Es ist nicht möglich, die Quell... more Antäus zwischen antiker Mythologie und westlicher Kunstgeschichte Es ist nicht möglich, die Quellen Bonhoeffers bezüglich des Antäus-Mythos zu eruieren, 1 weil diese unbekannt sind. Jedoch können die Modalitäten der Rezeption dieser Figur und deren spezifische Deutung innerhalb von Bonhoeffers gesamtem theologischem Werk nicht ohne einen kurzen Überblick über die antiken Quellen auskommen. Die Antäus-Sage ist im alten Epos nicht bezeugt, da sie überwiegend zu dem mythologischen Gedankengut gehört, das insbesondere im Rahmen der griechischen Kolonisation der nordafrikanischen Küste entstanden ist. 2 In der Tat wird Antäus als libyscher König bezeichnet, der mit sorgfältiger Aufmerksamkeit sein Gebiet verwaltet und wohlwollend mit Fremden umgeht. 3 Durch die allmähliche Verschärfung der Verhältnisse zwischen dem autochthonen Volk und den griechischen Ansiedlern vollzog sich auch im Charakter des Antäus ein radikaler Wandel. Dadurch wurde er von einem freundlichen Gegenüber zu einem verachteten Gegner, 4 und zwar als Vertreter der libyschen Einheimischen gegen die griechischen Eindringlinge. Darüber hinaus wird in den griechischen Quellen vornehmlich darüber berichtet, dass Antäus alle Fremden seines Landes zum Ringkampf zwang, den er regelmäßig gewann. Aus den Schädeln seiner Opfer pflegte Antäus einen Tempel für seinen Vater Poseidon zu bauen, der als Zeichen seiner außerordentlichen Kraft und grausamen Natur galt. 5 Denn er war einer von den Riesen, Sohn von Poseidon und Gaia, 6 weshalb er fortwährend Kräfte aus der Erde erhielt, solange er diese mit seinen Füßen berührte. Die Figur des Antäus ist jedoch vor allem durch die Auseinandersetzung mit Herakles berühmt geworden, eine Episode, die zusammen mit anderen Aspekten des * Alle Texte Bonhoeffers sind der im Chr. Kaiser Verlag erschienenen Gesamtausgabe entnommen (Kurzbezeichnung: DBW).
Jelena Radojev (Università di Parma) † Direttore responsabile: Rinaldo Rinaldi Autorizzazione Tri... more Jelena Radojev (Università di Parma) † Direttore responsabile: Rinaldo Rinaldi Autorizzazione Tribunale di Parma n. 14 del 27 maggio 2010
Le orazioni di Massimo di Tiro sono contraddistinte da un mélange di retorica e filosofia 1 , in ... more Le orazioni di Massimo di Tiro sono contraddistinte da un mélange di retorica e filosofia 1 , in cui trova riflesso una caratteristica propria del clima culturale del suo tempo 2 . retore di formazione, Massimo non offre con la sua opera un contributo filosofico originale, ma costituisce una fonte imprescindibile per la ricostruzione del dibattito tra i vari indirizzi di pensiero nel secondo secolo dell'età imperiale 3 . a questo proposito, il retore rende conto della molteplicità di argomenti e di concetti elaborati dalle singole scuole filosofiche, che, lungi dal comporsi in un insieme armonico, appaiono schierate su posizioni fortemente contrastanti. Tuttavia, Massimo non approfondisce i rispettivi contenuti, né intende vagliarne le specificità teoriche. Piuttosto, egli insiste a più riprese sulla polufwniv a generata da queste scuole, che infrangono l'unità del logos filosofico, conferendogli un'articolazione composita 4 . L'analisi di questo argomento terrà conto della resistenza della produzione di Massimo a una ricostruzione sistematica e coerente dei suoi contenuti. ogni singo-1 sullo stile e i procedimenti retorici ricorrenti nelle orazioni di Massimo si veda J. Puiggali, Étude sur les dialexeis de Maxime de Tyr, conférencier platonicien du i i ème siècle, Lille 1983, pp. 35-42 -che si fonda largamente su K. dürr, Sprachliche Untersuchungen zu den dialexeis des Maximos von Tyrus, «Philologus» suppl. 8 (1899) -e M. Trapp, Philosophical Sermons. The "Dialexeis" of Maximus of Tyre, in ANRW ii.34.3 (1997), pp. 1960-1970. sui rapporti tra retorica e filosofia nella produzione di Massimo si veda da ultimo J. Lauwers, Philosophy, Rhetoric, and Sophistry in the High Roman Empire. Maximus of Tyre and Twelve Other Intellectuals, Leiden-Boston-Köln 2015, pp. 125 ss. 2 si tratta della cosiddetta seconda sofistica, per cui si veda almeno B.P. reardon, Courants littéraires grecs des ii e et iii e siècles après J.-C., Paris 1971; G. anderson, The Second Sophistic. A Cultural Phenomenon in the Roman Empire, London-new York 1993, pp. 133-143 e T. Whitmarsh, The Second Sophistic, oxford 2005. 3 sotto il nome di Massimo di Tiro sono state tramandate 41 orazioni (dette filov sofa zhthv mata nella Suda, filosofouv mena in r e dialev xei~ nell'index del Parisinus). cfr. G.L. Koniaris, On Maximus of Tyre. Zetemata (i), «class. ant.» 1 (1982), pp. 87-121 e M. Trapp, Philosophical Sermons, cit., pp. 1945-1976, che traccia un'ampia e dettagliata storia della tradizione del testo di Massimo. in questo articolo verrà considerato il testo di M. Trapp, Maximus Tyrius, stuttgart-Leipzig 1994. 4 cfr. M. szarmach, Über Begriff und Bedeutung der "Philosophia" bei Maximos Tyrios, in P. oliva -a. Proliková (eds.), Concilium Eirene xvi. osserva che Massimo, nel corso delle sue orazioni, assume posizioni contrastanti perché «he is willing to devote himself entirely to the case which is pleading at that particular moment». 6 sulla prima orazione di Massimo si vedano H. Mutschman, Das erste Auftreten des Maximus von Tyrus in Rom, «sokrates» 71 (1917), pp. 185-197; H. Hobein, Zweck und Bedeutung der ersten Rede des Maximus Tyrius, in Friedrich Leo zum sechzigsten Geburtstag dargebracht, sulla letteratura riguardante i cosiddetti problemata e zetemata filosofici si veda M. Trapp, Philosophical Sermons, cit., La descrizione di prospettive differenti su un tema ben definito si avvale del metodo accademico della disputatio in utramque partem, che è ampiamente attestato anche nella prassi dell'insegnamento delle scuole di retorica. Massimo adotta con una certa frequenza questa strategia argomentativa (come sottolinea con notevole enfasi M. szarmach, Maximos von Tyros. Eine literarische Monographie, 1985, pp. 24-44), benché spesso finisca per schierarsi a favore di una posizione specifica, «which is subsequently authoritatively communicated to the audience» (J. Lauwers, Philosophy, Rhetoric, and Sophistry, cit., p. 132). 9 sul rapporto tra il declamatore e il suo pubblico si veda M. Korenjak, Publikum und Redner. Ihre Interaktion in der sophistischen Rhetorik der Kaiserzeit, München 2000, pp. 20-40. cfr. infra, pp. 12-13. 10 sulla finalità educativa della retorica di Massimo si veda J. Lauwers, Philosophy, Rhetoric, and Sophistry, cit., pp. 144-147. cfr. Philostr. vit. sophist. 1, 528, 1, che, a proposito di Marco di Bisanzio, uno dei maestri dell'imperatore Marco aurelio, scrive: didav skwn ga; r peri; th` twǹ sofistwǹ tev cnh~, wJ pollh; kai; poikiv lh, parav deigma tou` lov gou th; n i\ rin ej poihv sato. 11 nelle orazioni di Massimo appaiono numerosissime similitudini e metafore, che compongono la cosiddetta Bildersprache condivisa da altri autori della prima età imperiale. su questo si veda J.f. Kindstrand, Bion of Borysthenes. A Collection of the Fragments with Introduction and Commentary, Uppsala 1976, pp. 31-32 e, soprattutto per Massimo, M. Trapp, Maximus of Tyre, The Philosophical Orations, oxford 1997, pp. xxxix e lii-liii. 12 or. 1, 1, 9-10. Un'indagine esaustiva sull'uso di questa immagine nella letteratura greco-latina è
Il pensiero dei Sofisti, comè noto, riserva una particolare attenzione a questioni di ordine mora... more Il pensiero dei Sofisti, comè noto, riserva una particolare attenzione a questioni di ordine morale, che costituiscono il terreno di discussione comune con Socrate, prefigurando alcune linee di sviluppo proprie della filosofia di Platone. 1 Pur nella diversità delle posizioni dei singoli sofisti, essi insistono attorno ad un argomento centrale: la ricerca di una vita felice, cui viene alternativamente attribuito o negato qualsiasi nesso con la virtù. 2 Da un lato, infatti, vi è chi, insieme a Protagora, concepisce la felicità accessibile solo in una dimensione sociale più ampia, mentre dallaltro esponenti come Callicle e, probabilmente, Gorgia la considerano nei termini di un prodotto dellinteresse personale. 3 In entrambi i casi, però, si assiste al tentativo di presentare il proprio modello di felicità migliore rispetto a quello avversario, perché più facile da attuarsi o perché fonte di una misura di piacere superiore e più stabile. Il discorso sul piacere, dunque, è inquadrato in una discussione di più ampio respiro, ove sono indagate le varie forme in cui esso si manifesta e i rapporti eventualmente sussistenti con l . A questo proposito è opportuno ricordare che le prime discussioni sul tema del piacere, attestate a partire dai più antichi filosofi greci, possono essere distinte in due categorie differenti: a) da un lato quella scientifica, rappresentativa di gran parte dei filosofi presocratici; b) dallaltro quella didattica, ove sono inquadrati alcuni Sofisti, tra cui Prodico. Mentre la prima cerca di esplorare in maniera pressoché fine a sé stessa i processi fisiologici che presiedono alle varie forme di godimento, laltra, invece, si propone di discernere i piaceri da evitare e quelli da soddisfare, a seconda delle conseguenze morali esercitate sulla vita del singolo individuo e della comunità in cui egli vive. 4 Alla luce di questa classificazione, è possibile considerare in termini più 1 Come valida introduzione ai Sofisti e, in modo particolare, alla loro filosofia morale, si vedano Kerferd (1988); Pradeau (2009); Bonazzi (2010). 2 In questo caso non si intende esclusivamente il concetto di , in entrambe le accezioni di abilità pratica (come è attestato generalmente in Omero, ma anche in Pind., Ol. VII 89; DK 76 B 20, etc.) e di merito morale (DK 68 A 36; Plat., Resp. VI 500d; Aristot., EN 13, 1102a6, etc.), ma anche quello di , con cui si accenna ad un bene superiore di ordine morale. 3 Sulle differenti soluzioni, sia morali che amorali, elaborate dai sofisti si veda Bonazzi (2010) 115-131. 4
Nel fascicolo XIX, 2017 di « Appunti Romani di Filologia », per un errore redazionale, sono state... more Nel fascicolo XIX, 2017 di « Appunti Romani di Filologia », per un errore redazionale, sono state poste le note 70 e 71 a pagina 77.
Il Comitato assicura attraverso un processo di peer review la validità scientifica degli articoli... more Il Comitato assicura attraverso un processo di peer review la validità scientifica degli articoli pubblicati; tutte le informazioni sul processo di assicurazione della qualità sono disponibili alla pagina: http://www.edizioniquasar.it/semrom/home Abbonamento annuo: € 35,00 (escluse spese di spedizione) e s t r a t t o Edizioni Quasar SEMINARI ROMANI DI CULTURA GRECA n.s. VI, 2017 SemRom e s t r a t t o Redazione: Finito di stampare nel mese di dicembre 2017 e s t r a t t o
In the last few decades, Greek epigram has been the object of an increasing scholarly discussion.... more In the last few decades, Greek epigram has been the object of an increasing scholarly discussion. This book, based on the proceedings of a conference held in London in 2013, follows the research trend on this subject and constitutes an important contribution for forthcoming works on specific authors and aspects of Greek epigram. The introduction gives an overview of the state of the art of the most important themes inspected and methodologies adopted in the most recent debates about the corpus of Greek epigrams. These are, for example, the dynamic relationship between inscribed and literary epigram, the different subgenres of epigrams, their language and style and the way some recurring topics are represented over the centuries. I cannot do justice to the richness and complexity of each contribution, but I will try to consider the most relevant points of each section. The first part ('Encountering epigram') focuses on material aspects of epigram before it emerged as a literary genre and the continuous reminiscence of epigram's earlier epigraphic status. Some scholars adopt more traditional approaches: Joseph Day, for example, analyses the literary epigram and tries to detect authors' stylistic strategies which aimed at evoking an imaginary situation where the epigram still preserves its ancient epigraphic features. On the other hand, we can also find more innovative inputs. Andrej Petrovic considers Greek epigram handed down in paraliterary sources from the Hellenistic period, such as papyri of private collections, ostraca and tablets. Thus, he ascertains the popularity of epigrams in a school context, where pupils learned them in order to improve not only their mnemonic skills, but also reading and writing competence. Moreover, epigrams were a suitable means of conveying Ptolemaic ideology, with the aim to gain a favoured young elite. The second part ('Imitation, variation, interaction') is concerned with the contact between Greek epigram and other poetic genres. Annette Harder persuasively demonstrates the references in epigram to archaic lyric, elegy and bucolic poetry, which constitute the core of the narrative plot contained in the short poems. Thus, epigrams take on themes and features of other genres in miniature form, which is a kind of experiment 'undertaken by the generation of Callimachus' (101) and further developed by later poets. This diachronic analysis is also adopted by Simone Beta, who recognizes in Classical or Hellenistic literature the prodromes of some patterns in Byzantine riddle epigrams, drawing attention to a much-neglected section of the Palatine Anthology. The third part ('Writing death') deals with the long tradition of sepulchral epigrams. Richard Hunter scrutinizes the degree of literary competence of the author of an inscriptional epigram from the Imperial age (GVI 1159 = SGO 03/05/04). Hunter's exhaustive analysis shows that the anonymous author is less dependent on Posidippus than previously believed, whereas Homeric reminiscences and a versatile versification technique indicate the high quality of this composition. The contribution of Michael Tueller appears to me quite inconsistent. In the first paragraph, the scholar adopts a descriptive approach to analyse epigrams dealing with death at sea, highlighting the idea of separation between grave and body recurring in these poems. Nevertheless, the second paragraph marks an
In den letzten Jahren hat die Sekundärliteratur zu Lukians modus scribendi das Erscheinen mehrere... more In den letzten Jahren hat die Sekundärliteratur zu Lukians modus scribendi das Erscheinen mehrerer Beiträge in Form von Monographien erlebt, was ein starkes Interesse für dieses Thema zeigt, das sich über mehrere akademische Bereiche erstreckt und Nachwuchswissenschaftler mit anerkannten Gelehrten in intensiven Dialog gebracht hat. Camerotto (2014) hat noch einmal die satirischen Aspekte von Lukians Werk aufgegriffen, während Deriu (2017) in diese Richtung weiterging, indem sie die poetologischen Elemente näher fokussierte, die unter einer breiteren Perspektive von Marquis / Billault (2017) untersucht worden sind. 1 In diese Reihe fügt sich auch das hier vorzustellende Buch von Manuel Baumbach und Peter von Möllendorff ein, das die vorgängigen Arbeiten dieser beiden Autoren gleichsam zusammenfasst und in der blühenden Debatte zu Lukian ihre Positionen vorstellt. Die folgende Besprechung soll zeigen, inwiefern dieses Buch als erfolgreicher Beitrag zu dieser Debatte angesehen werden kann, aber auch auf seine Defizite und Lücken hinweisen. Der Wunsch der Autoren, ihren Leser(inne)n Vergnügen bei der Lektüre Lukians zu verschaffen (S. 7), wird im Vorwort sofort erreicht: Hier wird ein Dialog entwickelt, in dem der tote Lukian versucht, den Totenfährmann Charon zu überreden, ihm zu erlauben, sein Werk in den Hades mitzunehmen, denn seine spöttische Kritik habe viele erzürnt, die seine Texte "misshandeln" könnten. Im Lauf des lebhaften Dialogs wird festgestellt, dass Lukian eine facettenreiche Persönlichkeit hatte, die hinter verschiedenen Masken steckt, welche in seinen Werken vorkommen. Damit wird der Leser gleich mit der zentralen Frage nach der schillernden Identität des Autors konfrontiert, und vor allem mit der Frage, wieweit sich seine Lebensstationen überhaupt rekonstruieren und mit bestimmten Werken in Verbindung setzen lassen. Das erste Kapitel ("Masken und Wahre Geschichten: Lukians Biographie", S. 13-57) scheint dem Autor bestimmte Konturen zu geben. Besser gesagt, wird hier der Möglichkeit nachgegangen, einige biographische Daten Lukians unter Berücksichtigung der verfügbaren sekundären Quellen (des Eunapius, der Suda und eines kurzen Beitrags von Galen, der uns nur in einer arabischen Version zugänglich ist) zu skizzieren; auch einige lukianische Textstellen werden besprochen, in denen