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Books by Francesco Zagnoni

Research paper thumbnail of Le cornici del Museo Davia Bargellini di Bologna

Francesco Zagnoni, Le cornici del Museo Davia Bargellini di Bologna, Bologna, Comune di Bologna - Settore Musei Civici Bologna, 2022, 2022

Questo volume ha per oggetto la collezione di cornici antiche del Museo Davia Bargellini di Bolog... more Questo volume ha per oggetto la collezione di cornici antiche del Museo Davia Bargellini di Bologna. Raccolta straordinariamente ricca e varia, che rappresenta passo passo le principali trasformazioni intervenute tra il Rinascimento e la tarda età barocca nell’intaglio delle cornici bolognesi, essa costituisce un caso praticamente unico per omogeneità e completezza nella città di Bologna. Tali “ornamenti”, infatti, furono commissionati o acquistati principalmente dalla famiglia Bargellini per decorare il proprio palazzo di Strada Maggiore; a quel primo nucleo si aggiunsero poi gli acquisti degli eredi Davia nell’Ottocento. Quello che resta oggi è un campionario di forme, tecniche, decori sostanzialmente completo, attraverso il quale si è cercato di ripercorrere la storia della cornice a Bologna tra il XVI e il XVIII secolo. Il metodo seguito è basato sia sulla lettura stilistica e sul confronto con altri esemplari conservati in numerosi musei e chiese italiani ed esteri, sia sul confronto degli intagli con i prodotti di altre forme artistiche quali l’ornato architettonico, il mobilio e i tessuti, sia sulla lettura degli inventari sei e settecenteschi dell’Archivio Davia Bargellini custodito dall’omonima Opera Pia.

Research paper thumbnail of Pittura bolognese tra Cinque e Seicento nella chiesa parrocchiale di Porretta Terme

Porretta Terme, Gruppo di Studi Alta Valle del Reno APS, 2020. Estratto da “Nuèter”, XLVI, 2020, n. 91, pp. 161-208 (ISBN 979-12-80073-01-3), 2020

Questo saggio si compone di due parti, riguardanti rispettivamente le vicende costruttive e la re... more Questo saggio si compone di due parti, riguardanti rispettivamente le vicende costruttive e la realizzazione delle pale d’altare della chiesa parrocchiale di Porretta Terme sull’Appennino bolognese. Nella prima si ripercorrono le principali tappe della storia di questa chiesa, nata tra il 1427 e il 1435 circa come cappella dell’abitato termale e ricostruita una prima volta nella prima metà del secolo successivo. Divenuta poi parrocchia, pieve e vicariato foraneo nel 1585, nell’ambito della politica di applicazione dei decreti del Concilio di Trento da parte del cardinale bolognese Gabriele Paleotti, sarebbe stata ricostruita nuovamente tra il 1689 e il 1696 per volontà dei conti Ranuzzi, che intendevano arricchire il loro feudo della Porretta di una chiesa di dimensioni maggiori e di un palazzo comitale, quest’ultimo mai edificato.
La seconda parte del saggio si concentra invece sulle testimonianze pittoriche di grande pregio tuttora visibili nella chiesa. Realizzate per la maggior parte tra la seconda metà del Cinquecento e la prima metà del Seicento, in pieno periodo controriformistico, esse arricchirono gli altari di giuspatronato delle famiglie locali grazie all’intervento di pittori della scuola bolognese. Tra queste si sono scelti tre casi studio esemplificativi di tre fasi distinte della storia dell’edificio: la pala con il Noli me tangere dell’altare maggiore, eseguita da Ercole Proccacini il Vecchio su commissione del conte Marco Antonio Ranuzzi; il Sant’Antonio Abate di Pietro Maria Massari detto il Porrettano, allievo dell’accademia dei Carracci, datato 1588; la Madonna col Bambino tra i Santi Francesco e Bernardino di Alessandro Tiarini, proveniente dall’antico oratorio attiguo della confraternita delle Sacre Stigmate di San Francesco.

Papers by Francesco Zagnoni

Research paper thumbnail of Un'enclave toscana nella montagna bolognese tra Quattro e Cinquecento: la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Capugnano

"Un'enclave toscana nella montagna bolognese tra Quattro e Cinquecento: la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Capugnano", in "Rinascimento in Appennino. Girolamo Pandolfi detto Girolamo da Casio e "la fioritura umanistica dell'ultimo Quattrocento porrettano"", 2024

Questo saggio si concentra sulla storia quattro-cinquecentesca della chiesa parrocchiale di Capug... more Questo saggio si concentra sulla storia quattro-cinquecentesca della chiesa parrocchiale di Capugnano, sull’Appennino bolognese, un caso particolare per questo territorio a causa della permanenza di alcune opere rinascimentali dopo le profonde trasformazioni in età di Controriforma. Della chiesa si ripercorrono le vicende di ricostruzione, a partire dal 1417, e graduale ampliamento, prendendo via via in considerazione le quattro pitture e sculture di questo periodo. In particolare si analizzano una Pietà di Andrea della Robbia, un Presepe qui ricondotto per la prima volta all’ambiente robbiano e due ampi lacerti di un Giudizio universale ad affresco del 1522, qui attribuito dubitativamente al cosiddetto Maestro di Bagnano, autore anonimo dell’ambiente di Ridolfo del Ghirlandaio. Tutte queste opere vengono lette nell’ambito della diffusione nella comunità appenninica della nuova spiritualità predicata da Girolamo Savonarola.

Research paper thumbnail of "La citta degli amici e dell'incessante gajezza". Lorenzo Bartolini a Bologna

"La citta degli amici e dell'incessante gajezza". Lorenzo Bartolini a Bologna, in "Strenna storica bolognese", 2023

Questo articolo intende ricostruire i rapporti almeno trentennali che Lorenzo Bartolini (1777-185... more Questo articolo intende ricostruire i rapporti almeno trentennali che Lorenzo Bartolini (1777-1850), scultore tra i più affermati in Italia nel primo Ottocento, intrattenne con la città di Bologna. Le prime opere dell’artista toscano giunte nel capoluogo emiliano furono i busti della famiglia Peñalver tra il 1820 e il 1823, ma altri ritratti furono eseguiti dallo scultore per alcuni monumenti funebri nel cimitero cittadino della Certosa ancora negli anni Quaranta dell’Ottocento. Tra questi si può citare ad esempio il busto di Luigi Vestri, riguardo al quale si rileva qui per la prima volta la presenza della firma dell’artista. Il fulcro del saggio, tuttavia, consiste nella ricostruzione, da una parte, delle vicende del monumento funebre per Elisa Bonaparte Baciocchi e, dall’altra, dei rapporti di amicizia che legarono Bartolini a Gioacchino Rossini. Del monumento alla sorella di Napoleone, in origine concepito per la cappella di famiglia in San Petronio ma oggi ospitato nel cimitero della Certosa, si ripercorrono i complessi avvenimenti che condussero alla sua realizzazione e alla sua mancata collocazione nella basilica bolognese, confutando peraltro la datazione invalsa del modello in gesso all’epoca napoleonica. Riguardo a Rossini, invece, riveste una particolare importanza il corpus dei ritratti per lui eseguiti da Bartolini tra il 1830 e il 1849, in particolare quello oggi conservato alla Metropolitan Opera di New York, che qui per la prima volta viene ricondotto a una provenienza bolognese. Infine un certo interesse riserva la corrispondenza che lo scultore scambiò col giovane intellettuale bolognese Giacomo Malvasia, parzialmente pubblicata nell’articolo, ricca di informazioni sulla concezione bartoliniana dell’arte.

Research paper thumbnail of Una tela di Giuseppe Carlo Pedretti nella chiesa parrocchiale di Silla, in "Nuèter", XLIX, 2023, 98, pp. 232-238

Questo articolo ha per oggetto la tela raffigurante San Gaetano da Thiene intercede per le anime ... more Questo articolo ha per oggetto la tela raffigurante San Gaetano da Thiene intercede per le anime del Purgatorio della chiesa parrocchiale di Silla, sull’Appennino bolognese. L’attribuzione al pittore bolognese Giuseppe Carlo Pedretti (1697-1778), già proposta dubitativamente per l’opera, viene qui confermata grazie alla sua attestazione sia nelle guide settecentesche di Bologna sia nell’autobiografia dello stesso pittore del 1766. Del dipinto si ricostruisce anche la provenienza, dall’oratorio delle Anime Purganti presso la soppressa chiesa dello Spirito Santo di Bologna, mentre la datazione proposta, intorno al 1760, si fonda sia sulle citazioni sopra ricordate sia sull’analisi stilistica e sul confronto con altre opere dell’artista. L’articolo, infine, si conclude prendendo in esame i due altri dipinti di Pedretti legati all’Appennino bolognese: lo Spirito Santo e i santi Petronio, Macario e Francesco d’Assisi conservato nella chiesa parrocchiale di Vimignano e un dipinto oggi perduto che si trovava in origine nel santuario della Madonna del Sasso a Sasso Marconi.

Research paper thumbnail of Un'avventura museografica degli anni Ottanta: il Museo civico medievale di Bologna

“Figure. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici”, vol. 5, 2022, pp. 87-98, 2022

Questo articolo intende ricostruire le vicende che portarono alla fondazione del Museo civico med... more Questo articolo intende ricostruire le vicende che portarono alla fondazione del Museo civico medievale di Bologna e analizzarne gli allestimenti progettati in soli tre mesi nel 1985. Fu in quell’occasione, infatti, che vennero messe in pratica idee museologiche ben radicate nel panorama culturale bolognese, quale la messa in rilievo del contesto nell’esposizione dell’opera d’arte.

This paper aims to reconstruct the events that led to the foundation of Bologna’s Museo civico medievale and to analyse its display, which was projected in just three months in 1985. In fact, some museological principles, deeply rooted in the contemporary Bolognese culture, could be applied on that occasion, for instance the significance given to the context in the fruition of the work of art.

Research paper thumbnail of Un perduto dipinto di Giovan Francesco Gessi a Porretta e la sua complessa macchina d'altare

“Nuèter”, XLVII, 2021, n. 93, pp. 52-61, 2021

Questo saggio ripercorre la storia di una pala d’altare raffigurante Cristo risorto con un angelo... more Questo saggio ripercorre la storia di una pala d’altare raffigurante Cristo risorto con un angelo e i Santi Carlo Borromeo, Maria Maddalena e Rocco, eseguita dal pittore bolognese Giovan Francesco Gessi tra il 1639 e il 1640 per l’oratorio della confraternita del Santissimo Sacramento di Porretta Terme ed oggi dispersa. Attraverso la documentazione rintracciata nell’Archivio Parrocchiale di Porretta e nell’Archivio Diocesano di Bologna, è stato possibile ricostruire molti aspetti riguardanti il dipinto perduto, dalle vicende riguardanti la commissione al soggetto e alla composizione dell’opera, dalla forma dell’altare che la pala condivideva con una statua della Madonna del Carmine al momento della sua scomparsa, da collocare probabilmente in epoca napoleonica.

Research paper thumbnail of «Ferdinando Berti buon pittore Fiamengo». Qualche novità sull’autore della Madonna del Ponte

La Madonna del Ponte a Porretta, a cura di R. Zagnoni, Porretta Terme, Gruppo di Studi Alta Valle del Reno APS - Comune di Alto Reno Terme - Terme di Porretta, 2022, 2022

Questo saggio cerca di ricostruire una figura sconosciuta, e per molti versi ancora sfuggente, de... more Questo saggio cerca di ricostruire una figura sconosciuta, e per molti versi ancora sfuggente, della storia dell’arte: Ferdinando Berti, pittore fiammingo proveniente da Bruxelles, stabilitosi verso il 1610 a Porretta Terme sull’Appennino bolognese. Attraverso il reperimento di alcuni documenti inediti nell’Archivio parrocchiale di Porretta e nell’Archivio di Stato di Bologna, si è cercato di precisare alcuni punti della sua misteriosa biografia, dall’arrivo a Porretta al matrimonio, alla nascita del figlio omonimo, alla morte avvenuta prima del 1633. Si è poi tentato di inquadrare il pittore all’interno del contesto artistico bolognese di inizio Seicento, attraverso un’analisi stilistica della sua unica opera nota, la Madonna del Ponte di Porretta, e un confronto con opere di un altro celebre pittore fiammingo trapiantato a Bologna, Denys Calvaert, e della sua scuola. Questa è stata anche l’occasione per indagare nuovamente la presenza di artisti della cerchia di Calvaert nell’Appennino bolognese, tra i quali si segnala Gabriele Ferrantini detto dagli Occhiali, attivo tra Capugnano e Gaggio Montano in date molto vicine a quelle dell’attività di Berti.

Research paper thumbnail of Le cornici del Museo Davia Bargellini di Bologna

Francesco Zagnoni, Le cornici del Museo Davia Bargellini di Bologna, Bologna, Comune di Bologna - Settore Musei Civici Bologna, 2022, 2022

Questo volume ha per oggetto la collezione di cornici antiche del Museo Davia Bargellini di Bolog... more Questo volume ha per oggetto la collezione di cornici antiche del Museo Davia Bargellini di Bologna. Raccolta straordinariamente ricca e varia, che rappresenta passo passo le principali trasformazioni intervenute tra il Rinascimento e la tarda età barocca nell’intaglio delle cornici bolognesi, essa costituisce un caso praticamente unico per omogeneità e completezza nella città di Bologna. Tali “ornamenti”, infatti, furono commissionati o acquistati principalmente dalla famiglia Bargellini per decorare il proprio palazzo di Strada Maggiore; a quel primo nucleo si aggiunsero poi gli acquisti degli eredi Davia nell’Ottocento. Quello che resta oggi è un campionario di forme, tecniche, decori sostanzialmente completo, attraverso il quale si è cercato di ripercorrere la storia della cornice a Bologna tra il XVI e il XVIII secolo. Il metodo seguito è basato sia sulla lettura stilistica e sul confronto con altri esemplari conservati in numerosi musei e chiese italiani ed esteri, sia sul confronto degli intagli con i prodotti di altre forme artistiche quali l’ornato architettonico, il mobilio e i tessuti, sia sulla lettura degli inventari sei e settecenteschi dell’Archivio Davia Bargellini custodito dall’omonima Opera Pia.

Research paper thumbnail of Pittura bolognese tra Cinque e Seicento nella chiesa parrocchiale di Porretta Terme

Porretta Terme, Gruppo di Studi Alta Valle del Reno APS, 2020. Estratto da “Nuèter”, XLVI, 2020, n. 91, pp. 161-208 (ISBN 979-12-80073-01-3), 2020

Questo saggio si compone di due parti, riguardanti rispettivamente le vicende costruttive e la re... more Questo saggio si compone di due parti, riguardanti rispettivamente le vicende costruttive e la realizzazione delle pale d’altare della chiesa parrocchiale di Porretta Terme sull’Appennino bolognese. Nella prima si ripercorrono le principali tappe della storia di questa chiesa, nata tra il 1427 e il 1435 circa come cappella dell’abitato termale e ricostruita una prima volta nella prima metà del secolo successivo. Divenuta poi parrocchia, pieve e vicariato foraneo nel 1585, nell’ambito della politica di applicazione dei decreti del Concilio di Trento da parte del cardinale bolognese Gabriele Paleotti, sarebbe stata ricostruita nuovamente tra il 1689 e il 1696 per volontà dei conti Ranuzzi, che intendevano arricchire il loro feudo della Porretta di una chiesa di dimensioni maggiori e di un palazzo comitale, quest’ultimo mai edificato.
La seconda parte del saggio si concentra invece sulle testimonianze pittoriche di grande pregio tuttora visibili nella chiesa. Realizzate per la maggior parte tra la seconda metà del Cinquecento e la prima metà del Seicento, in pieno periodo controriformistico, esse arricchirono gli altari di giuspatronato delle famiglie locali grazie all’intervento di pittori della scuola bolognese. Tra queste si sono scelti tre casi studio esemplificativi di tre fasi distinte della storia dell’edificio: la pala con il Noli me tangere dell’altare maggiore, eseguita da Ercole Proccacini il Vecchio su commissione del conte Marco Antonio Ranuzzi; il Sant’Antonio Abate di Pietro Maria Massari detto il Porrettano, allievo dell’accademia dei Carracci, datato 1588; la Madonna col Bambino tra i Santi Francesco e Bernardino di Alessandro Tiarini, proveniente dall’antico oratorio attiguo della confraternita delle Sacre Stigmate di San Francesco.

Research paper thumbnail of Un'enclave toscana nella montagna bolognese tra Quattro e Cinquecento: la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Capugnano

"Un'enclave toscana nella montagna bolognese tra Quattro e Cinquecento: la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Capugnano", in "Rinascimento in Appennino. Girolamo Pandolfi detto Girolamo da Casio e "la fioritura umanistica dell'ultimo Quattrocento porrettano"", 2024

Questo saggio si concentra sulla storia quattro-cinquecentesca della chiesa parrocchiale di Capug... more Questo saggio si concentra sulla storia quattro-cinquecentesca della chiesa parrocchiale di Capugnano, sull’Appennino bolognese, un caso particolare per questo territorio a causa della permanenza di alcune opere rinascimentali dopo le profonde trasformazioni in età di Controriforma. Della chiesa si ripercorrono le vicende di ricostruzione, a partire dal 1417, e graduale ampliamento, prendendo via via in considerazione le quattro pitture e sculture di questo periodo. In particolare si analizzano una Pietà di Andrea della Robbia, un Presepe qui ricondotto per la prima volta all’ambiente robbiano e due ampi lacerti di un Giudizio universale ad affresco del 1522, qui attribuito dubitativamente al cosiddetto Maestro di Bagnano, autore anonimo dell’ambiente di Ridolfo del Ghirlandaio. Tutte queste opere vengono lette nell’ambito della diffusione nella comunità appenninica della nuova spiritualità predicata da Girolamo Savonarola.

Research paper thumbnail of "La citta degli amici e dell'incessante gajezza". Lorenzo Bartolini a Bologna

"La citta degli amici e dell'incessante gajezza". Lorenzo Bartolini a Bologna, in "Strenna storica bolognese", 2023

Questo articolo intende ricostruire i rapporti almeno trentennali che Lorenzo Bartolini (1777-185... more Questo articolo intende ricostruire i rapporti almeno trentennali che Lorenzo Bartolini (1777-1850), scultore tra i più affermati in Italia nel primo Ottocento, intrattenne con la città di Bologna. Le prime opere dell’artista toscano giunte nel capoluogo emiliano furono i busti della famiglia Peñalver tra il 1820 e il 1823, ma altri ritratti furono eseguiti dallo scultore per alcuni monumenti funebri nel cimitero cittadino della Certosa ancora negli anni Quaranta dell’Ottocento. Tra questi si può citare ad esempio il busto di Luigi Vestri, riguardo al quale si rileva qui per la prima volta la presenza della firma dell’artista. Il fulcro del saggio, tuttavia, consiste nella ricostruzione, da una parte, delle vicende del monumento funebre per Elisa Bonaparte Baciocchi e, dall’altra, dei rapporti di amicizia che legarono Bartolini a Gioacchino Rossini. Del monumento alla sorella di Napoleone, in origine concepito per la cappella di famiglia in San Petronio ma oggi ospitato nel cimitero della Certosa, si ripercorrono i complessi avvenimenti che condussero alla sua realizzazione e alla sua mancata collocazione nella basilica bolognese, confutando peraltro la datazione invalsa del modello in gesso all’epoca napoleonica. Riguardo a Rossini, invece, riveste una particolare importanza il corpus dei ritratti per lui eseguiti da Bartolini tra il 1830 e il 1849, in particolare quello oggi conservato alla Metropolitan Opera di New York, che qui per la prima volta viene ricondotto a una provenienza bolognese. Infine un certo interesse riserva la corrispondenza che lo scultore scambiò col giovane intellettuale bolognese Giacomo Malvasia, parzialmente pubblicata nell’articolo, ricca di informazioni sulla concezione bartoliniana dell’arte.

Research paper thumbnail of Una tela di Giuseppe Carlo Pedretti nella chiesa parrocchiale di Silla, in "Nuèter", XLIX, 2023, 98, pp. 232-238

Questo articolo ha per oggetto la tela raffigurante San Gaetano da Thiene intercede per le anime ... more Questo articolo ha per oggetto la tela raffigurante San Gaetano da Thiene intercede per le anime del Purgatorio della chiesa parrocchiale di Silla, sull’Appennino bolognese. L’attribuzione al pittore bolognese Giuseppe Carlo Pedretti (1697-1778), già proposta dubitativamente per l’opera, viene qui confermata grazie alla sua attestazione sia nelle guide settecentesche di Bologna sia nell’autobiografia dello stesso pittore del 1766. Del dipinto si ricostruisce anche la provenienza, dall’oratorio delle Anime Purganti presso la soppressa chiesa dello Spirito Santo di Bologna, mentre la datazione proposta, intorno al 1760, si fonda sia sulle citazioni sopra ricordate sia sull’analisi stilistica e sul confronto con altre opere dell’artista. L’articolo, infine, si conclude prendendo in esame i due altri dipinti di Pedretti legati all’Appennino bolognese: lo Spirito Santo e i santi Petronio, Macario e Francesco d’Assisi conservato nella chiesa parrocchiale di Vimignano e un dipinto oggi perduto che si trovava in origine nel santuario della Madonna del Sasso a Sasso Marconi.

Research paper thumbnail of Un'avventura museografica degli anni Ottanta: il Museo civico medievale di Bologna

“Figure. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici”, vol. 5, 2022, pp. 87-98, 2022

Questo articolo intende ricostruire le vicende che portarono alla fondazione del Museo civico med... more Questo articolo intende ricostruire le vicende che portarono alla fondazione del Museo civico medievale di Bologna e analizzarne gli allestimenti progettati in soli tre mesi nel 1985. Fu in quell’occasione, infatti, che vennero messe in pratica idee museologiche ben radicate nel panorama culturale bolognese, quale la messa in rilievo del contesto nell’esposizione dell’opera d’arte.

This paper aims to reconstruct the events that led to the foundation of Bologna’s Museo civico medievale and to analyse its display, which was projected in just three months in 1985. In fact, some museological principles, deeply rooted in the contemporary Bolognese culture, could be applied on that occasion, for instance the significance given to the context in the fruition of the work of art.

Research paper thumbnail of Un perduto dipinto di Giovan Francesco Gessi a Porretta e la sua complessa macchina d'altare

“Nuèter”, XLVII, 2021, n. 93, pp. 52-61, 2021

Questo saggio ripercorre la storia di una pala d’altare raffigurante Cristo risorto con un angelo... more Questo saggio ripercorre la storia di una pala d’altare raffigurante Cristo risorto con un angelo e i Santi Carlo Borromeo, Maria Maddalena e Rocco, eseguita dal pittore bolognese Giovan Francesco Gessi tra il 1639 e il 1640 per l’oratorio della confraternita del Santissimo Sacramento di Porretta Terme ed oggi dispersa. Attraverso la documentazione rintracciata nell’Archivio Parrocchiale di Porretta e nell’Archivio Diocesano di Bologna, è stato possibile ricostruire molti aspetti riguardanti il dipinto perduto, dalle vicende riguardanti la commissione al soggetto e alla composizione dell’opera, dalla forma dell’altare che la pala condivideva con una statua della Madonna del Carmine al momento della sua scomparsa, da collocare probabilmente in epoca napoleonica.

Research paper thumbnail of «Ferdinando Berti buon pittore Fiamengo». Qualche novità sull’autore della Madonna del Ponte

La Madonna del Ponte a Porretta, a cura di R. Zagnoni, Porretta Terme, Gruppo di Studi Alta Valle del Reno APS - Comune di Alto Reno Terme - Terme di Porretta, 2022, 2022

Questo saggio cerca di ricostruire una figura sconosciuta, e per molti versi ancora sfuggente, de... more Questo saggio cerca di ricostruire una figura sconosciuta, e per molti versi ancora sfuggente, della storia dell’arte: Ferdinando Berti, pittore fiammingo proveniente da Bruxelles, stabilitosi verso il 1610 a Porretta Terme sull’Appennino bolognese. Attraverso il reperimento di alcuni documenti inediti nell’Archivio parrocchiale di Porretta e nell’Archivio di Stato di Bologna, si è cercato di precisare alcuni punti della sua misteriosa biografia, dall’arrivo a Porretta al matrimonio, alla nascita del figlio omonimo, alla morte avvenuta prima del 1633. Si è poi tentato di inquadrare il pittore all’interno del contesto artistico bolognese di inizio Seicento, attraverso un’analisi stilistica della sua unica opera nota, la Madonna del Ponte di Porretta, e un confronto con opere di un altro celebre pittore fiammingo trapiantato a Bologna, Denys Calvaert, e della sua scuola. Questa è stata anche l’occasione per indagare nuovamente la presenza di artisti della cerchia di Calvaert nell’Appennino bolognese, tra i quali si segnala Gabriele Ferrantini detto dagli Occhiali, attivo tra Capugnano e Gaggio Montano in date molto vicine a quelle dell’attività di Berti.