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Papers by Marco Alessandro Bartolucci

Research paper thumbnail of “I conti della serva”. Funzione nomofilattica al banco di prova della giurisprudenza post-Maldera in tema di concussione vs. induzione indebita

Concussione "I conti della serva". Funzione nomofilattica al banco di prova della giurisprudenza ... more Concussione "I conti della serva". Funzione nomofilattica al banco di prova della giurisprudenza post-Maldera in tema di concussione vs. induzione indebita presente contributo si occupa dell'analisi della giurisprudenza di legittimità successiva al deposito delle sezioni unite. Come emerge nel corso della lettura del lavoro, la funzione nomofilattica della Cassazione è stata marcatamente mancata, con immediate ed intuitive conseguenze sul piano (tra gli altri) dei principi di uguaglianza e di prevedibilità della decisione giudiziaria. Nella sintesi qui proposta, dopo la lettura di oltre una ventina di sentenze pubblicate, si giunge alla conseguenza assolutamente distonica secondo cui -di fronte a classi di comportamenti del tutto omogenei -la giurisprudenza impiega i criteri elencati nella sentenza Maldera per sussumere il fatto talvolta nel delitto di concussione e talaltra nell'induzione indebita (ovvero per annullare la sentenza di merito o per confermare l'assoluzione dell'imputato), consegnando all'interprete e, soprattutto, al destinatario della norma penale uno scenario in cui non è prevedibile se ed in che modo la condotta sarà ritenuta illecita, né tantomeno se vi sarà uniformità di giudizio di fronte a casi simili.

Research paper thumbnail of I confini mobili del “profitto di rilevante entità” ex art. 13 d.lgs. n. 231/2001

Responsabilità amministrativa degli enti I confini mobili del "profitto di rilevante entità" ex a... more Responsabilità amministrativa degli enti I confini mobili del "profitto di rilevante entità" ex art. 13 d.lgs. n. 231/2001 G.i.p. Gorizia, 22 luglio 2013, ord. -Dott.ssa Paola Santangelo Società -Società di capitali -Società a responsabilità limitata -Reati commessi dai vertici aziendali -Rilevanza a norma d.lgs. n. 231/2001 -Sanzioni interdittive -Profitto di rilevante entità -Misure cautelari -Condizioni (D.lgs. 8 giugno 2001, n. 231, art. 13) Ai fini dell'applicazione di una sanzione interdittiva ex art. 13 d.lgs. n. 231/2001 comma 1 lett. a), anche in ambito cautelare, il giudice è tenuto a compiere un'analisi specifica del "valore reale" delle commesse, quale indice della rilevanza del profitto, ed accertare che questi rappresenti un'utilità effettivamente "tratta" dal reato, comprensiva dei vantaggi economici anche non immediati, ma comunque conseguiti attraverso la realizzazione dell'illecito.

Research paper thumbnail of Assoluzione dell’imputato per non aver commesso il fatto e irresponsabilità dell’ente: la Corte nega un “automatismo” contra legem

Con la sentenza qui annotata, la quinta sezione penale della Cassazione -chiamata a decidere su r... more Con la sentenza qui annotata, la quinta sezione penale della Cassazione -chiamata a decidere su ricorso per saltum del pubblico ministero contro la sentenza di assoluzione del Tribunale di Milano in uno dei filoni del cd. crac Parmalat -si concentra sulla portata ermeneutica dell'art. 8 del d.lgs. 231/2001, regolante la responsabilità autonoma dell'ente. In particolare, la Corte conferma che l'accertamento di un reato realizzato da un soggetto riconducibile alla company è necessario per fondare tale responsabilità, mentre non lo è, conformemente al dettato legislativo, l'individuazione e la condanna della persona fisica. La decisione di annullare con rinvio la pronuncia del giudice di merito consente, quindi, di abbozzare, ad oltre dieci anni dall'abbattimento del noto principio societas delinquere non potest, un trait d'union tra l'elaborazione dottrinale e l'orientamento della giurisprudenza in relazione alla responsabilità autonoma dell'ente.

Research paper thumbnail of L’“abuso di qualità” del pubblico ufficiale nel prisma tra concussione e induzione indebita

Chiamate a risolvere il nodo interpretativo relativo al criterio distintivo tra i reati di concus... more Chiamate a risolvere il nodo interpretativo relativo al criterio distintivo tra i reati di concussione ed induzione indebita, così come novellati dalla L. n. 190/2012, le sezioni unite della Cassazione, con la nota sentenza c.d. Maldera, hanno formulato un principio di diritto di generale applicazione accompagnato, però, da una serie di ipotesi, per lo più formatesi con la giurisprudenza precedente, in cui viene richiesto al giudice del merito un surplus motivazionale al fine di rendere la decisione in armonia col sostrato criminologico in cui si innestano gli illeciti in parola. Tra questi, il giudice di legittimità affronta il tema del c.d. "abuso di qualità" del pubblico ufficiale (o dell'incaricato di pubblico servizio, come da ricalibratura effettuata con la L. n. 69/2015), in cui il concetto di "minaccia" rischia di perdere gli indici di tipicità che dovrebbero caratterizzarlo. Il presente contributo mette in dubbio la reale efficacia euristica dell'elaborato delle sezioni unite, anche grazie all'analisi di tre recenti sentenze della sezione specializzata nei delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione.

Research paper thumbnail of Concussione, induzione indebita e corruzione propria: un’actio finium regundorum tra tipicità e politica criminale

SOMMARIO: 1. I termini del problema e l'impostazione metodologica. -2. Gli orientamenti giurispru... more SOMMARIO: 1. I termini del problema e l'impostazione metodologica. -2. Gli orientamenti giurisprudenziali e la soluzione delle sezioni unite. -3. L'improvvisa excusatio non petita della Corte. -4. Criterio davvero discretivo? Exemplum docet. -5. L'ipotesi formulata: l'abuso quale elemento comune a tutte le fattispecie… -6. …e l'iniziativa quale vero criterio discretivo.

Research paper thumbnail of Impiego di lavoratori stranieri irregolari: scatta la responsabilità dell’ente ex art. 231/2001

Research paper thumbnail of L'art. 8 d.lgs. 231/2001 nel triangolo di Penrose

L’art. 8 del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 prevede l’ipotesi della c.d. “autonomia” della responsa... more L’art. 8 del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 prevede l’ipotesi della c.d. “autonomia” della responsabilità da reato della persona giuridica.
Tale norma dispone – tra l’altro – che l’ente risponde del reato-presupposto commesso dalla persona fisica anche quando “l’autore del reato non è stato identificato o non è imputabile”.
Dal punto di vista politico-criminale, si assiste – come peraltro in altri settori di attività connotate da “rischio lecito” – ad una delega privatistica del rischio-reato gestito dalla persona giuridica: la complessità e l’opacità delle strutture organizzative di enti di grandi o medio-grandi dimensioni possono rendere oltremodo difficoltoso, quando non addirittura impossibile, l’accertamento delle responsabilità individuali.
L’art. 8, pertanto, attribuisce al sistema delineato dal decreto un grado accettabile di effettività, che consente di superare le strettoie e i rigidi schematismi di una responsabilità par ricochet, senza la quale, probabilmente, la minaccia di sanzioni nei confronti degli enti sarebbe condannata a restare, non poche volte, lettera morta.
Ma, d’altra parte, vi è chi contesta radicalmente la compatibilità della previsione contenuta nell’art. 8 con l’intero sistema di responsabilità dell’ente, la cui imputazione ha quale condizione necessaria l’esistenza di un rapporto qualificato tra la persona fisica, autore del reato, e l’ente.
Il tema di fondo concerne l’individuazione della c.d. colpa di organizzazione dell’ente: appare chiaro come, in concreto, manchino gli elementi che fondino la ricostruzione relativa alla condotta elusiva dell’eventuale modello organizzativo, realizzata da un soggetto rimasto non individuato.
Il presente lavoro si propone di passare in rassegna gli approdi interpretativi raggiunti sul punto e verificare la relativa tenuta applicativa, in armonia con le garanzie di sistema.

Research paper thumbnail of “I conti della serva”. Funzione nomofilattica al banco di prova della giurisprudenza post-Maldera in tema di concussione vs. induzione indebita

Concussione "I conti della serva". Funzione nomofilattica al banco di prova della giurisprudenza ... more Concussione "I conti della serva". Funzione nomofilattica al banco di prova della giurisprudenza post-Maldera in tema di concussione vs. induzione indebita presente contributo si occupa dell'analisi della giurisprudenza di legittimità successiva al deposito delle sezioni unite. Come emerge nel corso della lettura del lavoro, la funzione nomofilattica della Cassazione è stata marcatamente mancata, con immediate ed intuitive conseguenze sul piano (tra gli altri) dei principi di uguaglianza e di prevedibilità della decisione giudiziaria. Nella sintesi qui proposta, dopo la lettura di oltre una ventina di sentenze pubblicate, si giunge alla conseguenza assolutamente distonica secondo cui -di fronte a classi di comportamenti del tutto omogenei -la giurisprudenza impiega i criteri elencati nella sentenza Maldera per sussumere il fatto talvolta nel delitto di concussione e talaltra nell'induzione indebita (ovvero per annullare la sentenza di merito o per confermare l'assoluzione dell'imputato), consegnando all'interprete e, soprattutto, al destinatario della norma penale uno scenario in cui non è prevedibile se ed in che modo la condotta sarà ritenuta illecita, né tantomeno se vi sarà uniformità di giudizio di fronte a casi simili.

Research paper thumbnail of I confini mobili del “profitto di rilevante entità” ex art. 13 d.lgs. n. 231/2001

Responsabilità amministrativa degli enti I confini mobili del "profitto di rilevante entità" ex a... more Responsabilità amministrativa degli enti I confini mobili del "profitto di rilevante entità" ex art. 13 d.lgs. n. 231/2001 G.i.p. Gorizia, 22 luglio 2013, ord. -Dott.ssa Paola Santangelo Società -Società di capitali -Società a responsabilità limitata -Reati commessi dai vertici aziendali -Rilevanza a norma d.lgs. n. 231/2001 -Sanzioni interdittive -Profitto di rilevante entità -Misure cautelari -Condizioni (D.lgs. 8 giugno 2001, n. 231, art. 13) Ai fini dell'applicazione di una sanzione interdittiva ex art. 13 d.lgs. n. 231/2001 comma 1 lett. a), anche in ambito cautelare, il giudice è tenuto a compiere un'analisi specifica del "valore reale" delle commesse, quale indice della rilevanza del profitto, ed accertare che questi rappresenti un'utilità effettivamente "tratta" dal reato, comprensiva dei vantaggi economici anche non immediati, ma comunque conseguiti attraverso la realizzazione dell'illecito.

Research paper thumbnail of Assoluzione dell’imputato per non aver commesso il fatto e irresponsabilità dell’ente: la Corte nega un “automatismo” contra legem

Con la sentenza qui annotata, la quinta sezione penale della Cassazione -chiamata a decidere su r... more Con la sentenza qui annotata, la quinta sezione penale della Cassazione -chiamata a decidere su ricorso per saltum del pubblico ministero contro la sentenza di assoluzione del Tribunale di Milano in uno dei filoni del cd. crac Parmalat -si concentra sulla portata ermeneutica dell'art. 8 del d.lgs. 231/2001, regolante la responsabilità autonoma dell'ente. In particolare, la Corte conferma che l'accertamento di un reato realizzato da un soggetto riconducibile alla company è necessario per fondare tale responsabilità, mentre non lo è, conformemente al dettato legislativo, l'individuazione e la condanna della persona fisica. La decisione di annullare con rinvio la pronuncia del giudice di merito consente, quindi, di abbozzare, ad oltre dieci anni dall'abbattimento del noto principio societas delinquere non potest, un trait d'union tra l'elaborazione dottrinale e l'orientamento della giurisprudenza in relazione alla responsabilità autonoma dell'ente.

Research paper thumbnail of L’“abuso di qualità” del pubblico ufficiale nel prisma tra concussione e induzione indebita

Chiamate a risolvere il nodo interpretativo relativo al criterio distintivo tra i reati di concus... more Chiamate a risolvere il nodo interpretativo relativo al criterio distintivo tra i reati di concussione ed induzione indebita, così come novellati dalla L. n. 190/2012, le sezioni unite della Cassazione, con la nota sentenza c.d. Maldera, hanno formulato un principio di diritto di generale applicazione accompagnato, però, da una serie di ipotesi, per lo più formatesi con la giurisprudenza precedente, in cui viene richiesto al giudice del merito un surplus motivazionale al fine di rendere la decisione in armonia col sostrato criminologico in cui si innestano gli illeciti in parola. Tra questi, il giudice di legittimità affronta il tema del c.d. "abuso di qualità" del pubblico ufficiale (o dell'incaricato di pubblico servizio, come da ricalibratura effettuata con la L. n. 69/2015), in cui il concetto di "minaccia" rischia di perdere gli indici di tipicità che dovrebbero caratterizzarlo. Il presente contributo mette in dubbio la reale efficacia euristica dell'elaborato delle sezioni unite, anche grazie all'analisi di tre recenti sentenze della sezione specializzata nei delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione.

Research paper thumbnail of Concussione, induzione indebita e corruzione propria: un’actio finium regundorum tra tipicità e politica criminale

SOMMARIO: 1. I termini del problema e l'impostazione metodologica. -2. Gli orientamenti giurispru... more SOMMARIO: 1. I termini del problema e l'impostazione metodologica. -2. Gli orientamenti giurisprudenziali e la soluzione delle sezioni unite. -3. L'improvvisa excusatio non petita della Corte. -4. Criterio davvero discretivo? Exemplum docet. -5. L'ipotesi formulata: l'abuso quale elemento comune a tutte le fattispecie… -6. …e l'iniziativa quale vero criterio discretivo.

Research paper thumbnail of Impiego di lavoratori stranieri irregolari: scatta la responsabilità dell’ente ex art. 231/2001

Research paper thumbnail of L'art. 8 d.lgs. 231/2001 nel triangolo di Penrose

L’art. 8 del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 prevede l’ipotesi della c.d. “autonomia” della responsa... more L’art. 8 del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 prevede l’ipotesi della c.d. “autonomia” della responsabilità da reato della persona giuridica.
Tale norma dispone – tra l’altro – che l’ente risponde del reato-presupposto commesso dalla persona fisica anche quando “l’autore del reato non è stato identificato o non è imputabile”.
Dal punto di vista politico-criminale, si assiste – come peraltro in altri settori di attività connotate da “rischio lecito” – ad una delega privatistica del rischio-reato gestito dalla persona giuridica: la complessità e l’opacità delle strutture organizzative di enti di grandi o medio-grandi dimensioni possono rendere oltremodo difficoltoso, quando non addirittura impossibile, l’accertamento delle responsabilità individuali.
L’art. 8, pertanto, attribuisce al sistema delineato dal decreto un grado accettabile di effettività, che consente di superare le strettoie e i rigidi schematismi di una responsabilità par ricochet, senza la quale, probabilmente, la minaccia di sanzioni nei confronti degli enti sarebbe condannata a restare, non poche volte, lettera morta.
Ma, d’altra parte, vi è chi contesta radicalmente la compatibilità della previsione contenuta nell’art. 8 con l’intero sistema di responsabilità dell’ente, la cui imputazione ha quale condizione necessaria l’esistenza di un rapporto qualificato tra la persona fisica, autore del reato, e l’ente.
Il tema di fondo concerne l’individuazione della c.d. colpa di organizzazione dell’ente: appare chiaro come, in concreto, manchino gli elementi che fondino la ricostruzione relativa alla condotta elusiva dell’eventuale modello organizzativo, realizzata da un soggetto rimasto non individuato.
Il presente lavoro si propone di passare in rassegna gli approdi interpretativi raggiunti sul punto e verificare la relativa tenuta applicativa, in armonia con le garanzie di sistema.