Barbara Mancuso | Università di Catania (original) (raw)
Books by Barbara Mancuso
I. Circolazione di uomini e cose Artisti forestieri per sant'Agata All'insegna della circolazione... more I. Circolazione di uomini e cose Artisti forestieri per sant'Agata All'insegna della circolazione di opere e artisti si chiudeva il XVI secolo. A introdurla, bene si presta un episodio che fuoriesce dai confini della storia pittorica: la realizzazione di una «capricciosa macchina» 13 lignea nel coro della Cattedrale di Catania. In si bellissimo coro ancora ammirasi l'ultimo sforzo dell'ingegno nella scoltura di legname, architettato a tre ordini, tutto scarpellato a fogliami, grotteschi, putti, e statue, e nelle spalliere d'ogni stallo, o vero seditore, scorgeasi tutta la vita, e martirij della Gloriosa Amazone smammellata, di basso, e di tutto rilievo con tal vivezza scolpiti che per tanto, non articolavano la favella, per esser in luogo dove osservar si diè il silenzio. Si capricciosa macchina la fè fare Giovanni Corrionero Vescovo dell'istessa Città; e come che la morte hà sempre in ordine la falce, per troncar gli stami di vita, lo rapì di questa bassa milizia umana; e venuto poscia Giovan Domenico Rebiba à seder su la sedia Vescovale, gli diè la perfezione 14 .
Un saggio al certo singolare questo, che pone e propone questioni intriganti di metodo e di merit... more Un saggio al certo singolare questo, che pone e propone questioni intriganti di metodo e di merito. Ho avuto il privilegio di seguirne il percorso, di partecipare al cauto processo di 'scoperta' del frammento, ed alla sua finale promozione a segno in attesa che lentamente il disegno complessivo prendesse forma e colore. Una sfida, giacché lo storico dell'arte moderna, e nel nostro caso della pittura è qui chiamato a ricostruire -alla maniera dell'archeologo antiquario -testo e contesto, quel che la memoria e la pietà hanno salvato di una città distrutta da un terremoto la cui violenza risultò accresciuta dalla fragilità dei contenitori -fossero case terrane o palazzi, cappelle o chiese, -per la povertà dei materiali impiegati, e per gli errori ora dell'impianto ora delle giunte e restauri. Una sfida intrigante, che percorre l'intero saggio e di cui il lettore -competente o (è il mio caso) solo curioso -deve avvertire le tensioni, il rammarico della momentanea rinuncia a colmare uno spazio ancora vuoto, ed insieme il piacere di vedere ridursi la macchia nera del sudario che copre una città 'di morte' -dove però i molti superstiti sembrano presi da una energia vitale, quasi una furia che vuole ritrovare tra i cumuli di pietre quel che resta dei corpi e degli oggetti che conferivano, poveri o ricchi, identità al vivere. Un quadro che pende da una parete sbrecciata, un disegno o un ornato che tutt'ora fa macchia nell'abside di una chiesa o nei fianchi slabbrati di una cappella qui han trovato una voce più alta e chiara del pianto funebre o del lamento del dolore.
Barbara Mancuso si è specializzata in Storia dell'arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma ... more Barbara Mancuso si è specializzata in Storia dell'arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma ed è dottore di ricerca in Storia dell'arte in Sicilia (Università di Palermo). Ha frequentato master in tutela e comunicazione del patrimonio culturale presso l'Università di Catania e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Svolge attività di ricerca presso l'Università di Catania dove è docente a contratto di Storia sociale dell'arte. È inoltre docente presso master dell'Università di Catania, dell'Istituto Meridionale di Storia e Scienze Sociali -IMES Sicilia, dell'Elte University di Budapest in consorzio con l'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Nelle sue pubblicazioni, apparse in atti di convegni, riviste scientifiche, raccolte di saggi e cataloghi di mostre, si è occupata di arte del Seicento e del Settecento, di committenza e di storia del collezionismo in Sicilia. È attualmente impegnata in ricerche sulle raccolte del museo Alessi di Enna e del museo dei Benedettini di Catania e più in generale sulle collezioni siciliane del XVIII e XIX secolo.
Le fonti siciliane per la storia dell’arte – in un panorama non entusiasman- te per quantità e qu... more Le fonti siciliane per la storia dell’arte – in un panorama non entusiasman- te per quantità e qualità – hanno concesso qualche spazio alla scultura del Rinascimento con notizie storiche, descrizioni di opere, biografie di artisti, memorie, che consentono di misurare la fortuna o sfortuna delle opere e degli scultori in marmo attivi in Sicilia tra Quattro e Cinquecento. Il percorso attraverso diverse tipologie di fonti, dalla metà del XVI secolo ai primi decenni del XIX, lascia emergere i vari atteggiamenti e approcci degli autori delle diverse epoche nei confronti della scultura. A scrivere di marmi si ritrovano letterati come Antonio Veneziano; storici, da Fazello, Baronio e Buonfiglio ad Auria e Caio Domenico Gallo; religiosi come Samperi, Mongitore e padre Fedele da San Biagio; aristocratici appassio- nati d’arte come il marchese di Villabianca; conoscitori come Susinno e Agostino Gallo; ma anche architetti come Amato e Hittorff e viaggia- tori come Denon: divisi tra quanti solo marginalmente si interessano di scultura, quanti propongono letture simbolico letterarie e quanti invece guardano agli aspetti peculiari del fare arte e della tecnica, proponendo osservazioni stilistiche e formali, e persino applicando talvolta un vero e proprio metodo da conoscitore. Con questi ultimi, soprattutto, il nesso tra storiografia e collezionismo si fa più stretto e scrivere di marmi si lega alla pratica del collezionare.
Papers by Barbara Mancuso
Etna 1669, 2020
La sequenza sismica del 1669. Dalle fonti storiche alla interpretazione sismologica Raffaele Azza... more La sequenza sismica del 1669. Dalle fonti storiche alla interpretazione sismologica Raffaele Azzaro 75 Un fenomeno mediatico internazionale. Lord Winchilsea e la "scoperta" dell'Etna Viviana Castelli 83 "Qual più degno e portentoso spettacolo?" Catania 1669 Lina Scalisi 91 "Quanto di danno, e di rovin ci apporta il Muncibel furioso" L'impatto territoriale e antropico dell'eruzione del 1669 nel breve e lungo periodo
The study under consideration in this paper, focuses on microclimatic monitoring of physical quan... more The study under consideration in this paper, focuses on microclimatic monitoring of physical quantities of interest in order to preserves the painting "Portrait of a Gentleman" (1570), restored in 2018 and attributed to El Greco, located inside the Civic Museum of Catania, Castello Ursino in Italy. Particular emphasis has been given to measurement of relative humidity, temperature and vibrations inside the theca where the artwork is located. An IoT system, with vibrational transducers, a wireless transmission and data management has been used in order to demonstrate the suitability of the proposed device for cultural heritage applications.
Studi di storia dell'arte, 2023
The paper is a study on a Saint John the Baptist in the desert discovered in Sicily (Ni- cosia, E... more The paper is a study on a Saint John the Baptist in the desert discovered in Sicily (Ni- cosia, Enna) and signed "GB," a monogram with which the painter Giovanni Bilivert was used to signing his works. However, the pres- ence of the monogram on the back of the canvas raises the question of the practices of painting production in seventeenth-century Florentine workshops – and specifically in that of Bilivert – as well as the issue of copies, following the testimony of Filippo Baldinucci, who noted in his biography of the painter, "veggonsi delle copie, o poco o molto ritocche da lui, colla medesima cifra". The monogram at the same time confirms the attribution to the same context of the nearly identical painting in the Corsini Gallery in Florence, which was already attributed to Bilivert by Mina Gregori (1961). However, the painting in the collection still retains the name of Carlo Dolci, leaving open the question of different versions of the same painting. The work ap- pears to be related to a subject described in Florentine sources: a "S. Giovanni Battista in atto di frappare frasca per dar mangiare all’agnello" (Bianchi, in Baldinucci), owned by Odoardo Portinari.
• «Intagliatori d'avolio» in Naples: Two tables of the Civic Museum in Catania • Two ebony and iv... more • «Intagliatori d'avolio» in Naples: Two tables of the Civic Museum in Catania • Two ebony and ivory tables (Catania, Castello Ursino Civic Museum), hitherto unknown, are here investigated under the formal aspect, the diffusion and the patronage of these artifacts. The pair is part of a large group of Neapolitan furnishing, and they are similar to in the materials used and in the rich Mannerist decorative schemes. These were made in Naples between the last decades of the 16th century and the early 17th century and were linked to the activity of a cabinetmaker known by the name of Iacobo Fiamengo, who was ready to collaborate with several ivory engravers including Giovanni Battista De Curtis. As in other works of the same group, the scenes on the ivory plaques derive from a series of engravings with Stories of Romulus and Remus by Giovanni Battista Fontana between 1573 and 1575. All these artifactsnow preserved in several museums in Naples, Rome, Milan, Madrid, London, Philadelphia and now Catania as well-are still to be investigated from the aspects of production and collaboration between the different masters who participated in their making.
© Dei testi i rispettivi autori © Le immagini, utilizzate ai fini della ricerca scientifica, hann... more © Dei testi i rispettivi autori © Le immagini, utilizzate ai fini della ricerca scientifica, hanno i loro proprietari. Gli autori, tramite l'editore, restano a disposizione degli aventi diritto non raggiunti. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in ogni forma e con ogni mezzo senza il consenso scritto dei detentori dei diritti.
Juan de Figueroa, architetto d'argento e d'oro, nelle corti di Felipe V e di Fernando VI M T... more Juan de Figueroa, architetto d'argento e d'oro, nelle corti di Felipe V e di Fernando VI M T C Y, UNIVERSIDAD COMPLUTENSE DE MADRID I gioielli della Duchessa di Cesarò. Nuovi inediti frammenti dall'inventario del 1740 E D'A,
• «Intagliatori d'avolio» in Naples: Two tables of the Civic Museum in Catania • Two ebony and iv... more • «Intagliatori d'avolio» in Naples: Two tables of the Civic Museum in Catania • Two ebony and ivory tables (Catania, Castello Ursino Civic Museum), hitherto unknown, are here investigated under the formal aspect, the diffusion and the patronage of these artifacts. The pair is part of a large group of Neapolitan furnishing, and they are similar to in the materials used and in the rich Mannerist decorative schemes. These were made in Naples between the last decades of the 16th century and the early 17th century and were linked to the activity of a cabinetmaker known by the name of Iacobo Fiamengo, who was ready to collaborate with several ivory engravers including Giovanni Battista De Curtis. As in other works of the same group, the scenes on the ivory plaques derive from a series of engravings with Stories of Romulus and Remus by Giovanni Battista Fontana between 1573 and 1575. All these artifactsnow preserved in several museums in Naples, Rome, Milan, Madrid, London, Philadelphia and now Catania as well-are still to be investigated from the aspects of production and collaboration between the different masters who participated in their making.
Chi sia Francesco Susinno, oggi lo sanno ancora in pochi. E questo non perché resti arduo rintrac... more Chi sia Francesco Susinno, oggi lo sanno ancora in pochi. E questo non perché resti arduo rintracciare notizie e documenti su questa figura di scrittore di cose d'arte e di pittore, non soltanto perché la duplice spada di Damocle della 'periferia' e della 'questione meridionale' ancora incomba sui fatti artistici siciliani, ma più semplicemente perché ben poco o per nulla il suo scritto è stato studiato quale fonte per la storia dell'arte. Dopo la completa ed esaustiva, ma ormai datata, introduzione di Valentino Martinelli all'edizione del 1960 del manoscritto Le vite de' pittori messinesi, e di altri che fiorirono in Messina, istoria nella quale vengono descritte le opere insigni, le patrie, i costumi ed i ritratti loro da Francesco Susinno pittore, datato 1724, ritrovato presso il Kupferstichkabinett del Kunstmuseum di Basilea, dove ancora oggi è conservato (ms. A45), Susinno non è stato più oggetto di nessuna indagine specifica, sebbene si possano annoverare numerosi riferimenti al testo e-sulle dita di una mano-qualche contributo marginale. Certo la fonte, a partire da quel 1960, è stata utilizzata. La preziosa miniera di notizie che Susinno forniva agli studiosi è confluita nelle ricostruzioni dei cataloghi delle opere degli artisti siciliani; con acribia il suo scritto è stato consultato alla ricerca di questo o quel nome; meticolosamente è stata valutata l'attendibilità delle sue attribuzioni nel tentativo di rintracciare opere da ricondurre a questo o quell'artista; con più attenzione è stato letto e riletto per le vicende riguardanti gli artisti, siciliani e non, di un certo spessore, da Antonello a Polidoro, da Caravaggio a Scilla; scrupolosamente è stato sfogliato alla ricerca dei comprimari e di quella gran messe di artisti che avevano ottenuto una biografia o anche una semplice citazione solo e soltanto nello scritto del messinese. Ma un uso esclusivamente strumentale di una fonte scritta non si approssima nemmeno lontanamente allo studio della fonte in quanto tale. Per quanto vantaggioso, lo spoglio delle notizie riportate e la loro verifica può al massimo dirci qualcosa sulla sua attendibilità, ben poco altro su di essa. Il vuoto creatosi intorno alle Vite di Susinno sorprende non poco e non solo per il lunghissimo lasso di anni trascorso dal suo rinvenimento a Basilea, ma soprattutto perché senza alcuna esitazione si può affermare che il manoscritto è il più rilevante testo di storiografia artistica siciliana, per approccio e per contenuti. Nella penuria di scritti d'arte siciliani, dove solo a cercarli col lanternino si rintracciano sporadici e spesso generici commenti critici sulle opere e sull'attività degli artisti, dove sono più gli autori che si avvicinano al mondo dell'arte da letterati o da eruditi che da sapienti del mestiere, la raccolta di ottantuno biografie di Susinno, con artisti siciliani o attivi in Sicilia in un arco cronologico che va dal Quattrocento al primo Settecento e si sviluppa da Antonello da Messina a Filippo Tancredi, è già per i suoi contenuti e per il livello di approfondimento, come anche per la quantità di notizie e giudizi, un unicum. Dietro la dichiarata volontà di fare storia attraverso le biografie, di restituire dignità alla scuola pittorica messinese e di distinguere le diverse fasi di sviluppo della produzione pittorica locale, appare un autore che, sulla scia degli epigoni di Vasari, rientrando coerentemente nel variegato panorama della cosiddetta letteratura dei campanili, avanza la sua forse tardiva ma non attardata proposta per una storia dell'arte siciliana. E 1724-piace ricordarlo-precede non poco il 1742 dell'avvio della pubblicazione della più nota fonte di letteratura biografica meridionale, le Vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani di Bernardo De Dominici. Nonostante tutto questo perdurava la condanna all'oblio. Far riscoprire Susinno è sembrato allora un dovere. Sul finire del 2017, con un gruppo di ricerca costituitosi all'interno del
Chi sia Francesco Susinno, oggi lo sanno ancora in pochi. E questo non perché resti arduo rintrac... more Chi sia Francesco Susinno, oggi lo sanno ancora in pochi. E questo non perché resti arduo rintracciare notizie e documenti su questa figura di scrittore di cose d'arte e di pittore, non soltanto perché la duplice spada di Damocle della 'periferia' e della 'questione meridionale' ancora incomba sui fatti artistici siciliani, ma più semplicemente perché ben poco o per nulla il suo scritto è stato studiato quale fonte per la storia dell'arte. Dopo la completa ed esaustiva, ma ormai datata, introduzione di Valentino Martinelli all'edizione del 1960 del manoscritto Le vite de' pittori messinesi, e di altri che fiorirono in Messina, istoria nella quale vengono descritte le opere insigni, le patrie, i costumi ed i ritratti loro da Francesco Susinno pittore, datato 1724, ritrovato presso il Kupferstichkabinett del Kunstmuseum di Basilea, dove ancora oggi è conservato (ms. A45), Susinno non è stato più oggetto di nessuna indagine specifica, sebbene si possano annoverare numerosi riferimenti al testo e-sulle dita di una mano-qualche contributo marginale. Certo la fonte, a partire da quel 1960, è stata utilizzata. La preziosa miniera di notizie che Susinno forniva agli studiosi è confluita nelle ricostruzioni dei cataloghi delle opere degli artisti siciliani; con acribia il suo scritto è stato consultato alla ricerca di questo o quel nome; meticolosamente è stata valutata l'attendibilità delle sue attribuzioni nel tentativo di rintracciare opere da ricondurre a questo o quell'artista; con più attenzione è stato letto e riletto per le vicende riguardanti gli artisti, siciliani e non, di un certo spessore, da Antonello a Polidoro, da Caravaggio a Scilla; scrupolosamente è stato sfogliato alla ricerca dei comprimari e di quella gran messe di artisti che avevano ottenuto una biografia o anche una semplice citazione solo e soltanto nello scritto del messinese. Ma un uso esclusivamente strumentale di una fonte scritta non si approssima nemmeno lontanamente allo studio della fonte in quanto tale. Per quanto vantaggioso, lo spoglio delle notizie riportate e la loro verifica può al massimo dirci qualcosa sulla sua attendibilità, ben poco altro su di essa. Il vuoto creatosi intorno alle Vite di Susinno sorprende non poco e non solo per il lunghissimo lasso di anni trascorso dal suo rinvenimento a Basilea, ma soprattutto perché senza alcuna esitazione si può affermare che il manoscritto è il più rilevante testo di storiografia artistica siciliana, per approccio e per contenuti. Nella penuria di scritti d'arte siciliani, dove solo a cercarli col lanternino si rintracciano sporadici e spesso generici commenti critici sulle opere e sull'attività degli artisti, dove sono più gli autori che si avvicinano al mondo dell'arte da letterati o da eruditi che da sapienti del mestiere, la raccolta di ottantuno biografie di Susinno, con artisti siciliani o attivi in Sicilia in un arco cronologico che va dal Quattrocento al primo Settecento e si sviluppa da Antonello da Messina a Filippo Tancredi, è già per i suoi contenuti e per il livello di approfondimento, come anche per la quantità di notizie e giudizi, un unicum. Dietro la dichiarata volontà di fare storia attraverso le biografie, di restituire dignità alla scuola pittorica messinese e di distinguere le diverse fasi di sviluppo della produzione pittorica locale, appare un autore che, sulla scia degli epigoni di Vasari, rientrando coerentemente nel variegato panorama della cosiddetta letteratura dei campanili, avanza la sua forse tardiva ma non attardata proposta per una storia dell'arte siciliana. E 1724-piace ricordarlo-precede non poco il 1742 dell'avvio della pubblicazione della più nota fonte di letteratura biografica meridionale, le Vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani di Bernardo De Dominici. Nonostante tutto questo perdurava la condanna all'oblio. Far riscoprire Susinno è sembrato allora un dovere. Sul finire del 2017, con un gruppo di ricerca costituitosi all'interno del
Corrispondenze e scambi..., 2020
CIP-Biblioteca centrale della Regione siciliana "Alberto Bombace" © 2020. Regione siciliana, Asse... more CIP-Biblioteca centrale della Regione siciliana "Alberto Bombace" © 2020. Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell'identità siciliana, Dipartimento dei beni culturali e dell'identità siciliana. Divieto di riproduzione. Edizione fuori commercio. Vietata la vendita.
Pitture in collezione, 2018
B. Mancuso V. Pinto, Pitture in collezione. Venti opere del museo civico di castello Ursino, MESSINA 2018, 2018
Momenti e aspetti della circolazione artistica in Sicilia in Età moderna Officina Siciliana. Attr... more Momenti e aspetti della circolazione artistica in Sicilia in Età moderna Officina Siciliana. Attraverso una scelta selezione di casi di studio, tenuti insieme dal tema di fondo, è stata osservata la variegata trama delle relazioni e degli scambi, materiali e culturali, che caratterizzano la produzione artistica tra XVI e XIX secolo nel contesto considerato. Corredano i cinque saggi in volume le schede tecniche dei restauri delle opere selezionate. Scopo del volume è quello di gettare uno sguardo, al di là delle singole opere, sul più generale fenomeno, molteplice e complesso, della circolazione figurativa in età moderna in Sicilia, confermandone il ruolo di crocevia di influenze artistiche e di modelli, di artefici e di opere.
I. Circolazione di uomini e cose Artisti forestieri per sant'Agata All'insegna della circolazione... more I. Circolazione di uomini e cose Artisti forestieri per sant'Agata All'insegna della circolazione di opere e artisti si chiudeva il XVI secolo. A introdurla, bene si presta un episodio che fuoriesce dai confini della storia pittorica: la realizzazione di una «capricciosa macchina» 13 lignea nel coro della Cattedrale di Catania. In si bellissimo coro ancora ammirasi l'ultimo sforzo dell'ingegno nella scoltura di legname, architettato a tre ordini, tutto scarpellato a fogliami, grotteschi, putti, e statue, e nelle spalliere d'ogni stallo, o vero seditore, scorgeasi tutta la vita, e martirij della Gloriosa Amazone smammellata, di basso, e di tutto rilievo con tal vivezza scolpiti che per tanto, non articolavano la favella, per esser in luogo dove osservar si diè il silenzio. Si capricciosa macchina la fè fare Giovanni Corrionero Vescovo dell'istessa Città; e come che la morte hà sempre in ordine la falce, per troncar gli stami di vita, lo rapì di questa bassa milizia umana; e venuto poscia Giovan Domenico Rebiba à seder su la sedia Vescovale, gli diè la perfezione 14 .
Un saggio al certo singolare questo, che pone e propone questioni intriganti di metodo e di merit... more Un saggio al certo singolare questo, che pone e propone questioni intriganti di metodo e di merito. Ho avuto il privilegio di seguirne il percorso, di partecipare al cauto processo di 'scoperta' del frammento, ed alla sua finale promozione a segno in attesa che lentamente il disegno complessivo prendesse forma e colore. Una sfida, giacché lo storico dell'arte moderna, e nel nostro caso della pittura è qui chiamato a ricostruire -alla maniera dell'archeologo antiquario -testo e contesto, quel che la memoria e la pietà hanno salvato di una città distrutta da un terremoto la cui violenza risultò accresciuta dalla fragilità dei contenitori -fossero case terrane o palazzi, cappelle o chiese, -per la povertà dei materiali impiegati, e per gli errori ora dell'impianto ora delle giunte e restauri. Una sfida intrigante, che percorre l'intero saggio e di cui il lettore -competente o (è il mio caso) solo curioso -deve avvertire le tensioni, il rammarico della momentanea rinuncia a colmare uno spazio ancora vuoto, ed insieme il piacere di vedere ridursi la macchia nera del sudario che copre una città 'di morte' -dove però i molti superstiti sembrano presi da una energia vitale, quasi una furia che vuole ritrovare tra i cumuli di pietre quel che resta dei corpi e degli oggetti che conferivano, poveri o ricchi, identità al vivere. Un quadro che pende da una parete sbrecciata, un disegno o un ornato che tutt'ora fa macchia nell'abside di una chiesa o nei fianchi slabbrati di una cappella qui han trovato una voce più alta e chiara del pianto funebre o del lamento del dolore.
Barbara Mancuso si è specializzata in Storia dell'arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma ... more Barbara Mancuso si è specializzata in Storia dell'arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma ed è dottore di ricerca in Storia dell'arte in Sicilia (Università di Palermo). Ha frequentato master in tutela e comunicazione del patrimonio culturale presso l'Università di Catania e la Scuola Normale Superiore di Pisa. Svolge attività di ricerca presso l'Università di Catania dove è docente a contratto di Storia sociale dell'arte. È inoltre docente presso master dell'Università di Catania, dell'Istituto Meridionale di Storia e Scienze Sociali -IMES Sicilia, dell'Elte University di Budapest in consorzio con l'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Nelle sue pubblicazioni, apparse in atti di convegni, riviste scientifiche, raccolte di saggi e cataloghi di mostre, si è occupata di arte del Seicento e del Settecento, di committenza e di storia del collezionismo in Sicilia. È attualmente impegnata in ricerche sulle raccolte del museo Alessi di Enna e del museo dei Benedettini di Catania e più in generale sulle collezioni siciliane del XVIII e XIX secolo.
Le fonti siciliane per la storia dell’arte – in un panorama non entusiasman- te per quantità e qu... more Le fonti siciliane per la storia dell’arte – in un panorama non entusiasman- te per quantità e qualità – hanno concesso qualche spazio alla scultura del Rinascimento con notizie storiche, descrizioni di opere, biografie di artisti, memorie, che consentono di misurare la fortuna o sfortuna delle opere e degli scultori in marmo attivi in Sicilia tra Quattro e Cinquecento. Il percorso attraverso diverse tipologie di fonti, dalla metà del XVI secolo ai primi decenni del XIX, lascia emergere i vari atteggiamenti e approcci degli autori delle diverse epoche nei confronti della scultura. A scrivere di marmi si ritrovano letterati come Antonio Veneziano; storici, da Fazello, Baronio e Buonfiglio ad Auria e Caio Domenico Gallo; religiosi come Samperi, Mongitore e padre Fedele da San Biagio; aristocratici appassio- nati d’arte come il marchese di Villabianca; conoscitori come Susinno e Agostino Gallo; ma anche architetti come Amato e Hittorff e viaggia- tori come Denon: divisi tra quanti solo marginalmente si interessano di scultura, quanti propongono letture simbolico letterarie e quanti invece guardano agli aspetti peculiari del fare arte e della tecnica, proponendo osservazioni stilistiche e formali, e persino applicando talvolta un vero e proprio metodo da conoscitore. Con questi ultimi, soprattutto, il nesso tra storiografia e collezionismo si fa più stretto e scrivere di marmi si lega alla pratica del collezionare.
Etna 1669, 2020
La sequenza sismica del 1669. Dalle fonti storiche alla interpretazione sismologica Raffaele Azza... more La sequenza sismica del 1669. Dalle fonti storiche alla interpretazione sismologica Raffaele Azzaro 75 Un fenomeno mediatico internazionale. Lord Winchilsea e la "scoperta" dell'Etna Viviana Castelli 83 "Qual più degno e portentoso spettacolo?" Catania 1669 Lina Scalisi 91 "Quanto di danno, e di rovin ci apporta il Muncibel furioso" L'impatto territoriale e antropico dell'eruzione del 1669 nel breve e lungo periodo
The study under consideration in this paper, focuses on microclimatic monitoring of physical quan... more The study under consideration in this paper, focuses on microclimatic monitoring of physical quantities of interest in order to preserves the painting "Portrait of a Gentleman" (1570), restored in 2018 and attributed to El Greco, located inside the Civic Museum of Catania, Castello Ursino in Italy. Particular emphasis has been given to measurement of relative humidity, temperature and vibrations inside the theca where the artwork is located. An IoT system, with vibrational transducers, a wireless transmission and data management has been used in order to demonstrate the suitability of the proposed device for cultural heritage applications.
Studi di storia dell'arte, 2023
The paper is a study on a Saint John the Baptist in the desert discovered in Sicily (Ni- cosia, E... more The paper is a study on a Saint John the Baptist in the desert discovered in Sicily (Ni- cosia, Enna) and signed "GB," a monogram with which the painter Giovanni Bilivert was used to signing his works. However, the pres- ence of the monogram on the back of the canvas raises the question of the practices of painting production in seventeenth-century Florentine workshops – and specifically in that of Bilivert – as well as the issue of copies, following the testimony of Filippo Baldinucci, who noted in his biography of the painter, "veggonsi delle copie, o poco o molto ritocche da lui, colla medesima cifra". The monogram at the same time confirms the attribution to the same context of the nearly identical painting in the Corsini Gallery in Florence, which was already attributed to Bilivert by Mina Gregori (1961). However, the painting in the collection still retains the name of Carlo Dolci, leaving open the question of different versions of the same painting. The work ap- pears to be related to a subject described in Florentine sources: a "S. Giovanni Battista in atto di frappare frasca per dar mangiare all’agnello" (Bianchi, in Baldinucci), owned by Odoardo Portinari.
• «Intagliatori d'avolio» in Naples: Two tables of the Civic Museum in Catania • Two ebony and iv... more • «Intagliatori d'avolio» in Naples: Two tables of the Civic Museum in Catania • Two ebony and ivory tables (Catania, Castello Ursino Civic Museum), hitherto unknown, are here investigated under the formal aspect, the diffusion and the patronage of these artifacts. The pair is part of a large group of Neapolitan furnishing, and they are similar to in the materials used and in the rich Mannerist decorative schemes. These were made in Naples between the last decades of the 16th century and the early 17th century and were linked to the activity of a cabinetmaker known by the name of Iacobo Fiamengo, who was ready to collaborate with several ivory engravers including Giovanni Battista De Curtis. As in other works of the same group, the scenes on the ivory plaques derive from a series of engravings with Stories of Romulus and Remus by Giovanni Battista Fontana between 1573 and 1575. All these artifactsnow preserved in several museums in Naples, Rome, Milan, Madrid, London, Philadelphia and now Catania as well-are still to be investigated from the aspects of production and collaboration between the different masters who participated in their making.
© Dei testi i rispettivi autori © Le immagini, utilizzate ai fini della ricerca scientifica, hann... more © Dei testi i rispettivi autori © Le immagini, utilizzate ai fini della ricerca scientifica, hanno i loro proprietari. Gli autori, tramite l'editore, restano a disposizione degli aventi diritto non raggiunti. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in ogni forma e con ogni mezzo senza il consenso scritto dei detentori dei diritti.
Juan de Figueroa, architetto d'argento e d'oro, nelle corti di Felipe V e di Fernando VI M T... more Juan de Figueroa, architetto d'argento e d'oro, nelle corti di Felipe V e di Fernando VI M T C Y, UNIVERSIDAD COMPLUTENSE DE MADRID I gioielli della Duchessa di Cesarò. Nuovi inediti frammenti dall'inventario del 1740 E D'A,
• «Intagliatori d'avolio» in Naples: Two tables of the Civic Museum in Catania • Two ebony and iv... more • «Intagliatori d'avolio» in Naples: Two tables of the Civic Museum in Catania • Two ebony and ivory tables (Catania, Castello Ursino Civic Museum), hitherto unknown, are here investigated under the formal aspect, the diffusion and the patronage of these artifacts. The pair is part of a large group of Neapolitan furnishing, and they are similar to in the materials used and in the rich Mannerist decorative schemes. These were made in Naples between the last decades of the 16th century and the early 17th century and were linked to the activity of a cabinetmaker known by the name of Iacobo Fiamengo, who was ready to collaborate with several ivory engravers including Giovanni Battista De Curtis. As in other works of the same group, the scenes on the ivory plaques derive from a series of engravings with Stories of Romulus and Remus by Giovanni Battista Fontana between 1573 and 1575. All these artifactsnow preserved in several museums in Naples, Rome, Milan, Madrid, London, Philadelphia and now Catania as well-are still to be investigated from the aspects of production and collaboration between the different masters who participated in their making.
Chi sia Francesco Susinno, oggi lo sanno ancora in pochi. E questo non perché resti arduo rintrac... more Chi sia Francesco Susinno, oggi lo sanno ancora in pochi. E questo non perché resti arduo rintracciare notizie e documenti su questa figura di scrittore di cose d'arte e di pittore, non soltanto perché la duplice spada di Damocle della 'periferia' e della 'questione meridionale' ancora incomba sui fatti artistici siciliani, ma più semplicemente perché ben poco o per nulla il suo scritto è stato studiato quale fonte per la storia dell'arte. Dopo la completa ed esaustiva, ma ormai datata, introduzione di Valentino Martinelli all'edizione del 1960 del manoscritto Le vite de' pittori messinesi, e di altri che fiorirono in Messina, istoria nella quale vengono descritte le opere insigni, le patrie, i costumi ed i ritratti loro da Francesco Susinno pittore, datato 1724, ritrovato presso il Kupferstichkabinett del Kunstmuseum di Basilea, dove ancora oggi è conservato (ms. A45), Susinno non è stato più oggetto di nessuna indagine specifica, sebbene si possano annoverare numerosi riferimenti al testo e-sulle dita di una mano-qualche contributo marginale. Certo la fonte, a partire da quel 1960, è stata utilizzata. La preziosa miniera di notizie che Susinno forniva agli studiosi è confluita nelle ricostruzioni dei cataloghi delle opere degli artisti siciliani; con acribia il suo scritto è stato consultato alla ricerca di questo o quel nome; meticolosamente è stata valutata l'attendibilità delle sue attribuzioni nel tentativo di rintracciare opere da ricondurre a questo o quell'artista; con più attenzione è stato letto e riletto per le vicende riguardanti gli artisti, siciliani e non, di un certo spessore, da Antonello a Polidoro, da Caravaggio a Scilla; scrupolosamente è stato sfogliato alla ricerca dei comprimari e di quella gran messe di artisti che avevano ottenuto una biografia o anche una semplice citazione solo e soltanto nello scritto del messinese. Ma un uso esclusivamente strumentale di una fonte scritta non si approssima nemmeno lontanamente allo studio della fonte in quanto tale. Per quanto vantaggioso, lo spoglio delle notizie riportate e la loro verifica può al massimo dirci qualcosa sulla sua attendibilità, ben poco altro su di essa. Il vuoto creatosi intorno alle Vite di Susinno sorprende non poco e non solo per il lunghissimo lasso di anni trascorso dal suo rinvenimento a Basilea, ma soprattutto perché senza alcuna esitazione si può affermare che il manoscritto è il più rilevante testo di storiografia artistica siciliana, per approccio e per contenuti. Nella penuria di scritti d'arte siciliani, dove solo a cercarli col lanternino si rintracciano sporadici e spesso generici commenti critici sulle opere e sull'attività degli artisti, dove sono più gli autori che si avvicinano al mondo dell'arte da letterati o da eruditi che da sapienti del mestiere, la raccolta di ottantuno biografie di Susinno, con artisti siciliani o attivi in Sicilia in un arco cronologico che va dal Quattrocento al primo Settecento e si sviluppa da Antonello da Messina a Filippo Tancredi, è già per i suoi contenuti e per il livello di approfondimento, come anche per la quantità di notizie e giudizi, un unicum. Dietro la dichiarata volontà di fare storia attraverso le biografie, di restituire dignità alla scuola pittorica messinese e di distinguere le diverse fasi di sviluppo della produzione pittorica locale, appare un autore che, sulla scia degli epigoni di Vasari, rientrando coerentemente nel variegato panorama della cosiddetta letteratura dei campanili, avanza la sua forse tardiva ma non attardata proposta per una storia dell'arte siciliana. E 1724-piace ricordarlo-precede non poco il 1742 dell'avvio della pubblicazione della più nota fonte di letteratura biografica meridionale, le Vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani di Bernardo De Dominici. Nonostante tutto questo perdurava la condanna all'oblio. Far riscoprire Susinno è sembrato allora un dovere. Sul finire del 2017, con un gruppo di ricerca costituitosi all'interno del
Chi sia Francesco Susinno, oggi lo sanno ancora in pochi. E questo non perché resti arduo rintrac... more Chi sia Francesco Susinno, oggi lo sanno ancora in pochi. E questo non perché resti arduo rintracciare notizie e documenti su questa figura di scrittore di cose d'arte e di pittore, non soltanto perché la duplice spada di Damocle della 'periferia' e della 'questione meridionale' ancora incomba sui fatti artistici siciliani, ma più semplicemente perché ben poco o per nulla il suo scritto è stato studiato quale fonte per la storia dell'arte. Dopo la completa ed esaustiva, ma ormai datata, introduzione di Valentino Martinelli all'edizione del 1960 del manoscritto Le vite de' pittori messinesi, e di altri che fiorirono in Messina, istoria nella quale vengono descritte le opere insigni, le patrie, i costumi ed i ritratti loro da Francesco Susinno pittore, datato 1724, ritrovato presso il Kupferstichkabinett del Kunstmuseum di Basilea, dove ancora oggi è conservato (ms. A45), Susinno non è stato più oggetto di nessuna indagine specifica, sebbene si possano annoverare numerosi riferimenti al testo e-sulle dita di una mano-qualche contributo marginale. Certo la fonte, a partire da quel 1960, è stata utilizzata. La preziosa miniera di notizie che Susinno forniva agli studiosi è confluita nelle ricostruzioni dei cataloghi delle opere degli artisti siciliani; con acribia il suo scritto è stato consultato alla ricerca di questo o quel nome; meticolosamente è stata valutata l'attendibilità delle sue attribuzioni nel tentativo di rintracciare opere da ricondurre a questo o quell'artista; con più attenzione è stato letto e riletto per le vicende riguardanti gli artisti, siciliani e non, di un certo spessore, da Antonello a Polidoro, da Caravaggio a Scilla; scrupolosamente è stato sfogliato alla ricerca dei comprimari e di quella gran messe di artisti che avevano ottenuto una biografia o anche una semplice citazione solo e soltanto nello scritto del messinese. Ma un uso esclusivamente strumentale di una fonte scritta non si approssima nemmeno lontanamente allo studio della fonte in quanto tale. Per quanto vantaggioso, lo spoglio delle notizie riportate e la loro verifica può al massimo dirci qualcosa sulla sua attendibilità, ben poco altro su di essa. Il vuoto creatosi intorno alle Vite di Susinno sorprende non poco e non solo per il lunghissimo lasso di anni trascorso dal suo rinvenimento a Basilea, ma soprattutto perché senza alcuna esitazione si può affermare che il manoscritto è il più rilevante testo di storiografia artistica siciliana, per approccio e per contenuti. Nella penuria di scritti d'arte siciliani, dove solo a cercarli col lanternino si rintracciano sporadici e spesso generici commenti critici sulle opere e sull'attività degli artisti, dove sono più gli autori che si avvicinano al mondo dell'arte da letterati o da eruditi che da sapienti del mestiere, la raccolta di ottantuno biografie di Susinno, con artisti siciliani o attivi in Sicilia in un arco cronologico che va dal Quattrocento al primo Settecento e si sviluppa da Antonello da Messina a Filippo Tancredi, è già per i suoi contenuti e per il livello di approfondimento, come anche per la quantità di notizie e giudizi, un unicum. Dietro la dichiarata volontà di fare storia attraverso le biografie, di restituire dignità alla scuola pittorica messinese e di distinguere le diverse fasi di sviluppo della produzione pittorica locale, appare un autore che, sulla scia degli epigoni di Vasari, rientrando coerentemente nel variegato panorama della cosiddetta letteratura dei campanili, avanza la sua forse tardiva ma non attardata proposta per una storia dell'arte siciliana. E 1724-piace ricordarlo-precede non poco il 1742 dell'avvio della pubblicazione della più nota fonte di letteratura biografica meridionale, le Vite de' pittori, scultori ed architetti napoletani di Bernardo De Dominici. Nonostante tutto questo perdurava la condanna all'oblio. Far riscoprire Susinno è sembrato allora un dovere. Sul finire del 2017, con un gruppo di ricerca costituitosi all'interno del
Corrispondenze e scambi..., 2020
CIP-Biblioteca centrale della Regione siciliana "Alberto Bombace" © 2020. Regione siciliana, Asse... more CIP-Biblioteca centrale della Regione siciliana "Alberto Bombace" © 2020. Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell'identità siciliana, Dipartimento dei beni culturali e dell'identità siciliana. Divieto di riproduzione. Edizione fuori commercio. Vietata la vendita.
Pitture in collezione, 2018
B. Mancuso V. Pinto, Pitture in collezione. Venti opere del museo civico di castello Ursino, MESSINA 2018, 2018
Momenti e aspetti della circolazione artistica in Sicilia in Età moderna Officina Siciliana. Attr... more Momenti e aspetti della circolazione artistica in Sicilia in Età moderna Officina Siciliana. Attraverso una scelta selezione di casi di studio, tenuti insieme dal tema di fondo, è stata osservata la variegata trama delle relazioni e degli scambi, materiali e culturali, che caratterizzano la produzione artistica tra XVI e XIX secolo nel contesto considerato. Corredano i cinque saggi in volume le schede tecniche dei restauri delle opere selezionate. Scopo del volume è quello di gettare uno sguardo, al di là delle singole opere, sul più generale fenomeno, molteplice e complesso, della circolazione figurativa in età moderna in Sicilia, confermandone il ruolo di crocevia di influenze artistiche e di modelli, di artefici e di opere.
Tavola rotonda "Oggetti, uomini, idee. Percorsi multidisciplinari per la storia del collezionismo", 2009
Venti contributi su singole opere del museo civico di castello Ursino, frutto dei lavori del grup... more Venti contributi su singole opere del museo civico di castello Ursino, frutto dei lavori del gruppo di ricerca DISUM del progetto FIR 2014 dell'Università degli studi di Catania dal titolo "La storia delle collezioni per l'educazione al patrimonio. Arte antica, medievale e moderna al museo civico di castello Ursino (P.I.: Barbara Mancuso), sono qui raccolti per avviare uno studio approfondito e specifico sul ricco patrimonio del museo catanese. Pitture che restavano in larga parte fino ad oggi "inedite o malnate" (Maganuco 1933) insieme a dipinti già oggetto di studi scientifici compongono uno spaccato variegato - da un mosaico medievale a un bozzetto di Domenico Morelli - delle ricche raccolte di castello Ursino e lasciano emergere la fortuna della pittura nelle collezioni storiche confluite al museo: dal settecentesco museo dei padri benedettini del monastero di San Nicolò l'Arena, alla pinacoteca di Giovan Battista Finocchiaro, alla donazione dei baroni Zappalà Asmundo