Gianni Piazza | Università di Catania (original) (raw)
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Papers by Gianni Piazza
Partecipazione e Conflitto, 2008
Con questo fascicolo prende avvio il progetto editoriale di Partecipazione e Conflitto. Un proget... more Con questo fascicolo prende avvio il progetto editoriale di Partecipazione e Conflitto. Un progetto ambizioso che nasce dall'esigenza di creare uno spazio di approfondimento autonomo dedicato allo studio delle dinamiche di trasformazione dei sistemi politici contemporanei, con un focus specifico sull'analisi della partecipazione e dei conflitti politici e sociali che le caratterizzano. Una rivista non solo sulla partecipazione, ma di studi politici e sociali che riconosce una centralità agli aspetti della partecipazione, nella loro intrinseca ambivalenza, e nel loro legame costitutivo con le dinamiche di conflitto. La riflessione sui limiti e sulle potenzialità della partecipazione accompagna da sempre la ricerca politica. Lo spazio semantico del termine "partecipazione" è molto esteso, tanto che al suo interno ricadono fenomeni così eterogenei da poterla definire solo in termini minimali, come una forma di agire in cui si condivide con altri una stessa esperienza 1. Nel corso degli anni, la ricerca empirica ha evidenziato che il fenomeno partecipativo ha un rapporto ambivalente con il potere e con il cambiamento, e non è di per sé, sempre e comunque, un processo positivo ed emancipatorio. Diverse discipline-sociologiche, politologiche, antropologiche, storiche, psicologiche e filosofiche-hanno messo in luce la natura ambivalente della partecipazione che si dispiega fra legittimità e uguaglianza. Come ha mostrato Alessandro Pizzorno, se da un lato vi è un nesso fra partecipazione e legittimazione del potere e del sistema politico, dall'altro la partecipazione è anche "un modo di lottare, con mezzi che ora possiamo chiamare politici, contro le condizioni della disuguaglianza proprie della società civile". In altri termini, la partecipazione organizza collettivamente e permette di agire su una struttura di disuguaglianze e di mettere in questione i valori che la supportano e le danno forma. "Il problema della
DOAJ (DOAJ: Directory of Open Access Journals), Mar 1, 2012
The Social Centres in Italy are autonomous groups set up by left-wing radical activists, who occu... more The Social Centres in Italy are autonomous groups set up by left-wing radical activists, who occupy and/or self-manage unused buildings, where they organize political campaigns, social and countercultural activities. In this article, a typology of decision-making and internal democracy models, based on decisional method and preferences' treatment adopted (Consensual vs. Majoritarian), is here proposed and tested through the binary comparison of two Social Centres, as empirical cases, in the same city (Catania in Sicily), with the most dissimilar characteristics (campaigns/activities, political ideological orientations, national networks, legal position, attitude towards institutions). The research, methodologically founded on participant observation, the analysis of self-produced documents and a set of semi-structured interviews, provided unexpected findings, entailing an explanation through the procedure of re-identification and/or cultural recollocation of Pizzorno. As a consequence, the diverse models of decisionmaking and internal democracy adopted by activists of the two Social Centres seem to be depended on their different ends, collective identities and political-ideological orientations
Contentious Migrant Solidarity, 2021
HAL (Le Centre pour la Communication Scientifique Directe), 2008
Con questo fascicolo prende avvio il progetto editoriale di Partecipazione e Conflitto. Un proget... more Con questo fascicolo prende avvio il progetto editoriale di Partecipazione e Conflitto. Un progetto ambizioso che nasce dall'esigenza di creare uno spazio di approfondimento autonomo dedicato allo studio delle dinamiche di trasformazione dei sistemi politici contemporanei, con un focus specifico sull'analisi della partecipazione e dei conflitti politici e sociali che le caratterizzano. Una rivista non solo sulla partecipazione, ma di studi politici e sociali che riconosce una centralità agli aspetti della partecipazione, nella loro intrinseca ambivalenza, e nel loro legame costitutivo con le dinamiche di conflitto. La riflessione sui limiti e sulle potenzialità della partecipazione accompagna da sempre la ricerca politica. Lo spazio semantico del termine "partecipazione" è molto esteso, tanto che al suo interno ricadono fenomeni così eterogenei da poterla definire solo in termini minimali, come una forma di agire in cui si condivide con altri una stessa esperienza 1. Nel corso degli anni, la ricerca empirica ha evidenziato che il fenomeno partecipativo ha un rapporto ambivalente con il potere e con il cambiamento, e non è di per sé, sempre e comunque, un processo positivo ed emancipatorio. Diverse discipline-sociologiche, politologiche, antropologiche, storiche, psicologiche e filosofiche-hanno messo in luce la natura ambivalente della partecipazione che si dispiega fra legittimità e uguaglianza. Come ha mostrato Alessandro Pizzorno, se da un lato vi è un nesso fra partecipazione e legittimazione del potere e del sistema politico, dall'altro la partecipazione è anche "un modo di lottare, con mezzi che ora possiamo chiamare politici, contro le condizioni della disuguaglianza proprie della società civile". In altri termini, la partecipazione organizza collettivamente e permette di agire su una struttura di disuguaglianze e di mettere in questione i valori che la supportano e le danno forma. "Il problema della 7
Contentious Migrant Solidarity, 2021
This chapter aims at comparing different periods of squatting in nine European cities. Due to the... more This chapter aims at comparing different periods of squatting in nine European cities. Due to the disparities in the data and development of each squatters’ movement, the analysis is mainly focused on the Central-Northern Europe cities (Berlin, Copenhagen and Paris), on the one hand, and the Southern Europe cities (Madrid, Barcelona, Seville and Rome), on the other. This geographical distinction finds significant similarities among the squatters’ movement of each group of cities. Piazza and Martinez summarise the nature, duration, patterns and continuity/discontinuity of the protest cycles, waves of contention and the specific stages that signalled the evolution of the squatters’ movements. They also identify socio-spatial and political opportunity structures in order to explain the cyclical shifts of squatting.
Protest movements have been recognized as significant contributors to processes of political part... more Protest movements have been recognized as significant contributors to processes of political partici-pation and transformations of culture and value systems, as well as to the development of both a national and transnational civil society. This series brings together the various innovative approaches to phenomena of social change, protest and dissent which have emerged in recent years, from an interdisciplinary perspective. It contextualizes social protest and cultures of dissent in larger political processes and socio-cultural transformations by examining the influence of historical trajectories and the response of various segments of society, political and legal institutions on a national and international level. In doing so, the series offers a more comprehensive and multi-dimensional view of historical and cultural change in the twentieth and twenty-first century.
The CSPS-WP series welcomes reports of ongoing research or well-researched articles that raise qu... more The CSPS-WP series welcomes reports of ongoing research or well-researched articles that raise questions about the way the world is politically, economically, and socially organized. It presents theoretically-informed analyses of social and political processes. It presents articles by authors working at the frontiers of social and political sciences, providing a forum for an international community of scholars. The coverage ranges across a broad landscape, from history to contemporary affairs, from treatments of individuals to nations to world culture , from discussions of theory to methodological critique, from First World to Third World. The effort is to bring together theory, criticism and concrete comparative observation. The CSPS-WP series is willing to consider also papers of substantial length (up to 70-80 pages) by filling the gap between quarterly publications and monographs. It is a peer-reviewed international series. All submitted papers are then subjected to a double bli...
In this article are presented the findings of a research in progress on Italian social centres, d... more In this article are presented the findings of a research in progress on Italian social centres, defined as autonomous groups set up by left-wing radical activists (mainly students and unemployed youth), who occupy and/or self-manage unused buildings in the cities, where they organize political campaigns, social and countercultural activities. In particular the research is focused on their practices and conceptions of politics and democracy, related to both their internal decision-making and their external interactions with other groups and organizations within broader social movement decisional arenas. Two empirical cases, the main and long lasting social centres in Catania (Sicily)-the CPO Experia and the CSA Auro-are studied and compared, proposing and applying a reworking of the analytical framework of models of democracy within social movements: the Deliberative model and the Assembleary model are here conceived as the opposite poles of a continuum in which social centres can be...
Contested Cities and Urban Activism, 2018
Squatted Social Centres are urban protest actors, but not only. They are spatially localised in t... more Squatted Social Centres are urban protest actors, but not only. They are spatially localised in the city centres or in the peripheral/working-class districts, but their reach of action is often also regional, national, and global. In fact, they are often engaged in broader protest campaigns and social movements. In particular, research on LULU—Locally Unwanted Land Use movements in Italy has highlighted as Social Centres activists are central actors, bringing generational resources, political-organisational experiences, and repertoires of action. While often labelled as violent by the media and the authorities, they are integrated into protest networks through their participation in mobilisations and a growth in bonds of mutual trust, contributing to turn the struggle from NIMBY (Not In My Back Yard) to NOPE (Not On the Planet Earth). They nevertheless can bring elements of internal tensions to the movement with respect to more moderate and institutional actors involved. In this paper, based on previous and current field research—participant observation, semi-structured interviews—we focus on the role played by Social Centres activists within two LULU movements in Italy, the No TAV and No MUOS movements. The interactions of the Social Centres militants with other movement groups and activists have been analysed, highlighting both the internal tensions and conflicting and cooperative relations. We have confirmed their ability to attract youth participation and to favour the cross-issues and cross-territorial scale shift, but we have also noted their ability to maintain the unity of the movement, notwithstanding the large difference with other groups. Moreover, the positive and negative feedbacks of their involvement in the LULU movements have been pointed out, as well as the differences in terms of modalities of cross-fertilisation with other movement members and of geographical characteristics affecting the level of participation. Lastly, we have noted the ability of SCs activists to involve their “urban constituency” in extra-urban mobilisations, and to mobilise together for a common goal with other groups and organisations, with whom they usually have difficult relationships, of non-collaboration or even open conflict.
In this article, we focus on the way in which the LULU (Locally Unwanted Land Use) movements agai... more In this article, we focus on the way in which the LULU (Locally Unwanted Land Use) movements against great infrastructures have framed the issues of corruption and organized crime in Italy, with particular reference to the mafia system, and the struggle against them. Even though they may seem minor issues, they are present in many territorial struggles, from North to South: indeed, we have chosen to analyse – using documents and semi-structured interviews with key informants – as empirical cases the No Tav, No Bridge and No Muos movements. Considering the frame analysis of the activists we have found the same mechanisms of frame bridging, which connect corruption and mafia with other issues in the movements, and frame extension from the particular cases to the general issues. Moreover, the corrupt and mafia systems outlined by the Lulu activists merge into a unique "corrupt-mafia system" that produces unwanted public works. Indeed, we have defined the Lulu movements as ter...
Contemporary Sociology: A Journal of Reviews, 2011
... 9. Corporate Mobilization on the Soybean Frontier of Mato Grosso, Brazil 132 EMELIE KAYE PEIN... more ... 9. Corporate Mobilization on the Soybean Frontier of Mato Grosso, Brazil 132 EMELIE KAYE PEINE Addresses a paradox: Why do ... and cultural beliefs of Afro-Brazilians have been suppressed in Brazilian civic education through an ideology of whitening (embranqueamento). ...
Contemporary Sociology: A Journal of Reviews, 2011
Partecipazione e Conflitto, 2008
Con questo fascicolo prende avvio il progetto editoriale di Partecipazione e Conflitto. Un proget... more Con questo fascicolo prende avvio il progetto editoriale di Partecipazione e Conflitto. Un progetto ambizioso che nasce dall'esigenza di creare uno spazio di approfondimento autonomo dedicato allo studio delle dinamiche di trasformazione dei sistemi politici contemporanei, con un focus specifico sull'analisi della partecipazione e dei conflitti politici e sociali che le caratterizzano. Una rivista non solo sulla partecipazione, ma di studi politici e sociali che riconosce una centralità agli aspetti della partecipazione, nella loro intrinseca ambivalenza, e nel loro legame costitutivo con le dinamiche di conflitto. La riflessione sui limiti e sulle potenzialità della partecipazione accompagna da sempre la ricerca politica. Lo spazio semantico del termine "partecipazione" è molto esteso, tanto che al suo interno ricadono fenomeni così eterogenei da poterla definire solo in termini minimali, come una forma di agire in cui si condivide con altri una stessa esperienza 1. Nel corso degli anni, la ricerca empirica ha evidenziato che il fenomeno partecipativo ha un rapporto ambivalente con il potere e con il cambiamento, e non è di per sé, sempre e comunque, un processo positivo ed emancipatorio. Diverse discipline-sociologiche, politologiche, antropologiche, storiche, psicologiche e filosofiche-hanno messo in luce la natura ambivalente della partecipazione che si dispiega fra legittimità e uguaglianza. Come ha mostrato Alessandro Pizzorno, se da un lato vi è un nesso fra partecipazione e legittimazione del potere e del sistema politico, dall'altro la partecipazione è anche "un modo di lottare, con mezzi che ora possiamo chiamare politici, contro le condizioni della disuguaglianza proprie della società civile". In altri termini, la partecipazione organizza collettivamente e permette di agire su una struttura di disuguaglianze e di mettere in questione i valori che la supportano e le danno forma. "Il problema della
DOAJ (DOAJ: Directory of Open Access Journals), Mar 1, 2012
The Social Centres in Italy are autonomous groups set up by left-wing radical activists, who occu... more The Social Centres in Italy are autonomous groups set up by left-wing radical activists, who occupy and/or self-manage unused buildings, where they organize political campaigns, social and countercultural activities. In this article, a typology of decision-making and internal democracy models, based on decisional method and preferences' treatment adopted (Consensual vs. Majoritarian), is here proposed and tested through the binary comparison of two Social Centres, as empirical cases, in the same city (Catania in Sicily), with the most dissimilar characteristics (campaigns/activities, political ideological orientations, national networks, legal position, attitude towards institutions). The research, methodologically founded on participant observation, the analysis of self-produced documents and a set of semi-structured interviews, provided unexpected findings, entailing an explanation through the procedure of re-identification and/or cultural recollocation of Pizzorno. As a consequence, the diverse models of decisionmaking and internal democracy adopted by activists of the two Social Centres seem to be depended on their different ends, collective identities and political-ideological orientations
Contentious Migrant Solidarity, 2021
HAL (Le Centre pour la Communication Scientifique Directe), 2008
Con questo fascicolo prende avvio il progetto editoriale di Partecipazione e Conflitto. Un proget... more Con questo fascicolo prende avvio il progetto editoriale di Partecipazione e Conflitto. Un progetto ambizioso che nasce dall'esigenza di creare uno spazio di approfondimento autonomo dedicato allo studio delle dinamiche di trasformazione dei sistemi politici contemporanei, con un focus specifico sull'analisi della partecipazione e dei conflitti politici e sociali che le caratterizzano. Una rivista non solo sulla partecipazione, ma di studi politici e sociali che riconosce una centralità agli aspetti della partecipazione, nella loro intrinseca ambivalenza, e nel loro legame costitutivo con le dinamiche di conflitto. La riflessione sui limiti e sulle potenzialità della partecipazione accompagna da sempre la ricerca politica. Lo spazio semantico del termine "partecipazione" è molto esteso, tanto che al suo interno ricadono fenomeni così eterogenei da poterla definire solo in termini minimali, come una forma di agire in cui si condivide con altri una stessa esperienza 1. Nel corso degli anni, la ricerca empirica ha evidenziato che il fenomeno partecipativo ha un rapporto ambivalente con il potere e con il cambiamento, e non è di per sé, sempre e comunque, un processo positivo ed emancipatorio. Diverse discipline-sociologiche, politologiche, antropologiche, storiche, psicologiche e filosofiche-hanno messo in luce la natura ambivalente della partecipazione che si dispiega fra legittimità e uguaglianza. Come ha mostrato Alessandro Pizzorno, se da un lato vi è un nesso fra partecipazione e legittimazione del potere e del sistema politico, dall'altro la partecipazione è anche "un modo di lottare, con mezzi che ora possiamo chiamare politici, contro le condizioni della disuguaglianza proprie della società civile". In altri termini, la partecipazione organizza collettivamente e permette di agire su una struttura di disuguaglianze e di mettere in questione i valori che la supportano e le danno forma. "Il problema della 7
Contentious Migrant Solidarity, 2021
This chapter aims at comparing different periods of squatting in nine European cities. Due to the... more This chapter aims at comparing different periods of squatting in nine European cities. Due to the disparities in the data and development of each squatters’ movement, the analysis is mainly focused on the Central-Northern Europe cities (Berlin, Copenhagen and Paris), on the one hand, and the Southern Europe cities (Madrid, Barcelona, Seville and Rome), on the other. This geographical distinction finds significant similarities among the squatters’ movement of each group of cities. Piazza and Martinez summarise the nature, duration, patterns and continuity/discontinuity of the protest cycles, waves of contention and the specific stages that signalled the evolution of the squatters’ movements. They also identify socio-spatial and political opportunity structures in order to explain the cyclical shifts of squatting.
Protest movements have been recognized as significant contributors to processes of political part... more Protest movements have been recognized as significant contributors to processes of political partici-pation and transformations of culture and value systems, as well as to the development of both a national and transnational civil society. This series brings together the various innovative approaches to phenomena of social change, protest and dissent which have emerged in recent years, from an interdisciplinary perspective. It contextualizes social protest and cultures of dissent in larger political processes and socio-cultural transformations by examining the influence of historical trajectories and the response of various segments of society, political and legal institutions on a national and international level. In doing so, the series offers a more comprehensive and multi-dimensional view of historical and cultural change in the twentieth and twenty-first century.
The CSPS-WP series welcomes reports of ongoing research or well-researched articles that raise qu... more The CSPS-WP series welcomes reports of ongoing research or well-researched articles that raise questions about the way the world is politically, economically, and socially organized. It presents theoretically-informed analyses of social and political processes. It presents articles by authors working at the frontiers of social and political sciences, providing a forum for an international community of scholars. The coverage ranges across a broad landscape, from history to contemporary affairs, from treatments of individuals to nations to world culture , from discussions of theory to methodological critique, from First World to Third World. The effort is to bring together theory, criticism and concrete comparative observation. The CSPS-WP series is willing to consider also papers of substantial length (up to 70-80 pages) by filling the gap between quarterly publications and monographs. It is a peer-reviewed international series. All submitted papers are then subjected to a double bli...
In this article are presented the findings of a research in progress on Italian social centres, d... more In this article are presented the findings of a research in progress on Italian social centres, defined as autonomous groups set up by left-wing radical activists (mainly students and unemployed youth), who occupy and/or self-manage unused buildings in the cities, where they organize political campaigns, social and countercultural activities. In particular the research is focused on their practices and conceptions of politics and democracy, related to both their internal decision-making and their external interactions with other groups and organizations within broader social movement decisional arenas. Two empirical cases, the main and long lasting social centres in Catania (Sicily)-the CPO Experia and the CSA Auro-are studied and compared, proposing and applying a reworking of the analytical framework of models of democracy within social movements: the Deliberative model and the Assembleary model are here conceived as the opposite poles of a continuum in which social centres can be...
Contested Cities and Urban Activism, 2018
Squatted Social Centres are urban protest actors, but not only. They are spatially localised in t... more Squatted Social Centres are urban protest actors, but not only. They are spatially localised in the city centres or in the peripheral/working-class districts, but their reach of action is often also regional, national, and global. In fact, they are often engaged in broader protest campaigns and social movements. In particular, research on LULU—Locally Unwanted Land Use movements in Italy has highlighted as Social Centres activists are central actors, bringing generational resources, political-organisational experiences, and repertoires of action. While often labelled as violent by the media and the authorities, they are integrated into protest networks through their participation in mobilisations and a growth in bonds of mutual trust, contributing to turn the struggle from NIMBY (Not In My Back Yard) to NOPE (Not On the Planet Earth). They nevertheless can bring elements of internal tensions to the movement with respect to more moderate and institutional actors involved. In this paper, based on previous and current field research—participant observation, semi-structured interviews—we focus on the role played by Social Centres activists within two LULU movements in Italy, the No TAV and No MUOS movements. The interactions of the Social Centres militants with other movement groups and activists have been analysed, highlighting both the internal tensions and conflicting and cooperative relations. We have confirmed their ability to attract youth participation and to favour the cross-issues and cross-territorial scale shift, but we have also noted their ability to maintain the unity of the movement, notwithstanding the large difference with other groups. Moreover, the positive and negative feedbacks of their involvement in the LULU movements have been pointed out, as well as the differences in terms of modalities of cross-fertilisation with other movement members and of geographical characteristics affecting the level of participation. Lastly, we have noted the ability of SCs activists to involve their “urban constituency” in extra-urban mobilisations, and to mobilise together for a common goal with other groups and organisations, with whom they usually have difficult relationships, of non-collaboration or even open conflict.
In this article, we focus on the way in which the LULU (Locally Unwanted Land Use) movements agai... more In this article, we focus on the way in which the LULU (Locally Unwanted Land Use) movements against great infrastructures have framed the issues of corruption and organized crime in Italy, with particular reference to the mafia system, and the struggle against them. Even though they may seem minor issues, they are present in many territorial struggles, from North to South: indeed, we have chosen to analyse – using documents and semi-structured interviews with key informants – as empirical cases the No Tav, No Bridge and No Muos movements. Considering the frame analysis of the activists we have found the same mechanisms of frame bridging, which connect corruption and mafia with other issues in the movements, and frame extension from the particular cases to the general issues. Moreover, the corrupt and mafia systems outlined by the Lulu activists merge into a unique "corrupt-mafia system" that produces unwanted public works. Indeed, we have defined the Lulu movements as ter...
Contemporary Sociology: A Journal of Reviews, 2011
... 9. Corporate Mobilization on the Soybean Frontier of Mato Grosso, Brazil 132 EMELIE KAYE PEIN... more ... 9. Corporate Mobilization on the Soybean Frontier of Mato Grosso, Brazil 132 EMELIE KAYE PEINE Addresses a paradox: Why do ... and cultural beliefs of Afro-Brazilians have been suppressed in Brazilian civic education through an ideology of whitening (embranqueamento). ...
Contemporary Sociology: A Journal of Reviews, 2011
Acronia, 2023
Questo contributo ricostruisce le principali mobilitazioni antimilitariste e No War contro le bas... more Questo contributo ricostruisce le principali mobilitazioni antimilitariste e No War contro le basi usa-nato in Sicilia, negli ultimi quarant’anni, dal movimento contro gli Euromissili a Comiso nei primi anni ottanta alle proteste contro la Guerra in Iraq nel 2003 davanti Sigonella sino al movimento No Muos, che negli ultimi quindici anni si è opposto, prima alla
costruzione, e adesso all’operatività dell’impianto di comunicazione geo-satellitare nella base US Navy di Niscemi. Sulla base di una pluralità di fonti, sono stati inoltre analizzati i fattori che hanno facilitato e ostacolato la difusione delle proteste oltre la cerchia ristretta dei militanti politici e sindacali. In particolare, la percezione degli attivisti intervistati sui fattori che infuenzano la partecipazione di massa è stata messa a confronto con quelli presenti nella letteratura sociologica sui movimenti.
Criticity. Futuri Urbani: La città viva, 2022
Negli ultimi anni si assiste ad un cambiamento nel movimento delle occupazioni in Italia. Oltre a... more Negli ultimi anni si assiste ad un cambiamento nel movimento delle occupazioni in Italia. Oltre alle generazioni di Mudu (2012; 2017), riteniamo che esista una nuova ondata di occupazioni, per cui si è passati da spazi sociali animanti da diverse attività, a spazi dedicati ad attività/finalità specifiche (occupazioni abitative/studentati, palestre, consultori, ambulatori). Cambia non tanto (o non solo) lo spazio fisico che si occupa, ma il modo in cui si presenta, la destinazione d’uso. Nelle prime generazioni di occupazioni, la pratica dell’occupazione era soprattutto legata a un nuovo modo di intendere le relazioni, la socialità e la fruizione di eventi culturali di vario tipo, slegati dalla logica del profitto e opponendosi al sistema economico e politico vigente. Col passare del tempo, la prefigurazione si è legata anche allo sviluppo di forme di welfare dal basso o autogestito, dove attività considerate essenziali e importanti per una comunità sono autorganizzate, scegliendo l’occupazione come strumento per dare “Dimora” a questi progetti. Si è arrivati quindi alle palestre occupate, le case occupate, gli studentati occupati, I consultori autogestiti ed oggi anche gli ambulatori di quartiere. Nell’organizzare questo tipo di attività non solo si critica, come in passato, il Sistema produttivo ed economico, ma si propone un modello di welfare autogestito, slegato dalle logiche di profitto, che si basa su una rete di relazioni informali. In questi spazi dedicati ad attività specifiche l’intento non è quello di sostituirsi allo stato, ma di mettere in piedi dei progetti che si rifanno ad una visione del mondo anti-sessista, antirazzista e anticapitalista, dando vita così a progetti alternativi non solo nella forma (spazio occupato) ma anche nella sostanza (nuovo modo di fare). Queste esperienze poi si interfacciano nei contesti cittadini (e non solo) in cui si trovano gli spazi occupati, contestando cambiamenti non voluti e proponendo soluzioni alternative a dei problemi comuni (es. emergenza abitativa, sanitaria etc.). L’occupazione, quindi, non è solo una forma di protesta, non solo un luogo fisico e spesso attore politico, ma un tipo di azione collettiva prefigurativa (della Porta e Diani 2020; Leach 2013; Yates 2020; Mudu 2017).
Narrare le migrazioni, 2018
Negli ultimi anni in Italia i/le migranti sono sempre più diventa-ti/e protagonisti/e della scena... more Negli ultimi anni in Italia i/le migranti sono sempre più diventa-ti/e protagonisti/e della scena politica e mediatica. Di certo come "oggetto" della contesa politica e dell'attenzione mediatica. La regolamentazione dei flussi migratori è diventato un punto fisso dell'agenda dei governi italiani, sia di centrodestra che di centro-sinistra, e ancor di più del governo M5S-Lega in carica, così come di quella europea; le cronache riportano spesso notizie di sbar-chi sulle coste italiane, enfatizzando aumenti e diminuzioni dei flussi; alcuni partiti politici utilizzano strumentalmente il tema dell'immigrazione per accrescere il proprio consenso politico, utilizzando facili slogan-"stop invasione"-che rinforzano un generale senso di insicurezza. Tuttavia, i/le migranti sono anche protagonisti/e come soggetti attivi nelle mobilitazioni e in alcune campagne di protesta che animano le piazze negli ultimi anni. Il susseguirsi di eventi di protesta con una composizione etnica varia e con un forte protagonismo dei/delle migranti, ci ha spinto ad interrogarci sulle proteste dei/delle migranti in Sicilia, isola di frontiera, punto di arrivo per molti/e, ma anche punto di passaggio obbligato per continuare il proprio viaggio verso nord. Questo contributo è parte di una più ampia analisi delle proteste dei/delle migranti in Sicilia, e non per i/le migranti; proteste quindi in cui i/le migranti hanno avuto un ruolo attivo e sono soprattutto soggetti e non solo oggetto delle mobilitazioni. Riteniamo infatti che l’approccio convenzionale allo studio del fenomeno migratorio, basato soprattutto sull’analisi dei flussi, corra il rischio di considerare i/le migranti come anonima massa in movimento, le cui uniche specificità sono la vulnerabilità, l’essere oggetto di controlli e misure repressive o di varie forme di assistenzialismo. Riteniamo utile lo sviluppo di un approccio critico allo studio delle migrazioni, in cui i/le migranti recuperano la propria autonomia d’azione e un ruolo attivo . In questo contributo quindi intendiamo fare un quadro delle proteste dei/delle migranti in Sicilia negli ultimi cinque anni, riportando eventi, forme d’azione e soprattutto le motivazioni che hanno spinto alle mobilitazioni.
Rappresentanza e potere. Crisi e superamento di un modello?, 2018
Social movements have always been a challenge and/or an alternative proposal to the traditional m... more Social movements have always been a challenge and/or an alternative proposal to the traditional model of representative democracy, promoting direct and participatory democracy practices. Among the most radical sectors of the movements, the squatted social centers have always rejected the principle of delegation and the conventional forms of participation, including voting, and creating free spaces for direct participation. The decision of some social centers to set up the electoral list “Power to the People” for the 2018 general elections has generated clamour and criticism from others, who have instead confirmed the abstentionist policy. The research focuses on the motivations and goals of those social centers that have made different choices, some participating, others abstaining from the electoral competition, and on the internal and external factors that have determined them.
In time of economic crisis, since the 2008 credit crunch, many Western and European countries ent... more In time of economic crisis, since the 2008
credit crunch, many Western and European countries
entered in the “age of austerity” characterized by the
imposition of unprecedented large cuts in welfare state
provision. Even the public education institutions have
been affected by government policies characterized by
budget cuts, neoliberal private-oriented reforms and
increase in tuition fees for students. In reaction to this, in
the following years, various global waves of protests have
arisen in many countries all over the world. Differently
from the past, not only students have promoted these
mobilizations, although they are majority, but also the
education systems workforce: from professors/teachers
to permanent and precarious researchers, from temporary
workers to technical- administrative employees. Although
these mobilizations have had specific characteristics
related to the national contexts, they have shared common
aspects as the defence of public education and the refusal
of the commercialization/marketization and privatization
process. In this paper I focus on the mobilizations in
the higher education system occurred in Italy. The most
important waves of protests were in 2008-2010 against
the budget cuts and the university neoliberal reform
promoted by the former centre-right Education Minister
Gelmini. If in the 2008, students and precarious workers
mainly promoted the Anomalous Wave movement, so
called for its unpredictability, in the 2010, beyond the
students, the open-ended researchers were the main
protagonists. Notwithstanding the mass participation and
the sympathy of part of the public opinion, the reform
and the cuts were approved and then, the mobilizations
decreased and seemed to be completely finished. I argue
that these mobilizations were unsuccessful not only
because of the fragmentation of student organizations
and because of the low salience of higher education in Italian public opinion, but also because protesters were
not supported by most university staff and hindered by
the academic authorities (deans and rectors).
In this article, we focus on the way in which the LULU (Locally Unwanted Land Use) movements agai... more In this article, we focus on the way in which the LULU (Locally Unwanted Land Use) movements against great infrastructures have framed the issues of corruption and organized crime in Italy, with particular reference to the mafia system, and the struggle against them. Even though they may seem minor issues, they are present in many territorial struggles, from North to South: indeed, we have chosen to analyse – using documents and semi-structured interviews with key informants – as empirical cases the No Tav, No Bridge and No Muos movements. Considering the frame analysis of the activists we have found the same mechanisms of frame bridging, which connect corruption and mafia with other issues in the movements, and frame extension from the particular cases to the general issues. Moreover, the corrupt and mafia systems outlined by the Lulu activists merge into a unique " corrupt-mafia system " that produces unwanted public works. Indeed, we have defined the Lulu movements as territorial movements carrying on 'anti-system' struggles, because, while contrasting specific large-scale infrastructures and military bases , they struggle against the system that have created them and to which they belong.
World Political Science …, Jan 1, 2006
Citizens' committees have become an increasingly frequent, relevant phenomenon in Italian local p... more Citizens' committees have become an increasingly frequent, relevant phenomenon in Italian local politics and policy over the last decade or so. This article examines protest campaigns concerning traffic policies in four medium-size cities in which such committees have played a pivotal role. Though the ability of such actors to successfully impose their preferences on the policy agenda appears to be at the very least uncertain, an analysis of these campaigns reveals some of the factors that can increase their chances of exerting influence on policy decisions. Such factors include the resources these campaigns can mobilize -namely various forms of human, social and political capital -, how politically opportune they are, and their ability to structure public discourse within a global framework that fosters the building of coalitions supporting their claims.
Rivista Italiana di Politiche …, Jan 1, 2003
Citizens' committees have become an increasingly frequent, relevant phenomenon in Italian local p... more Citizens' committees have become an increasingly frequent, relevant phenomenon in Italian local politics and policy over the last decade or so. This article examines protest campaigns concerning traffic policies in four medium-size cities in which such committees have played a pivotal role. Though the ability of such actors to successfully impose their preferences on the policy agenda appears to be at the very least uncertain, an analysis of these campaigns reveals some of the factors that can increase their chances of exerting influence on policy decisions. Such factors include the resources these campaigns can mobilize -namely various forms of human, social and political capital -, their political opportuneness and their ability to structure public discourse within a global framework that fosters the building of coalitions supporting their claims.
In Mazzone S. (a cura di), Narrare le migrazioni, Bonanno Editore, 2018
Negli ultimi anni in Italia i/le migranti sono sempre più diventati/e protagonisti/e della scena ... more Negli ultimi anni in Italia i/le migranti sono sempre più diventati/e protagonisti/e della scena politica e mediatica. Di certo come “oggetto” della contesa politica e dell’attenzione mediatica. La regolamentazione dei flussi migratori è diventato un punto fisso dell’agenda dei governi italiani, sia di centrodestra che di centrosinistra, e ancor di più del governo M5S-Lega in carica, così come di quella europea; le cronache riportano spesso notizie di sbarchi sulle coste italiane, enfatizzando aumenti e diminuzioni dei flussi;alcuni partiti politici utilizzano strumentalmente il tema dell’immigrazione per accrescere il proprio consenso politico, utilizzando facili slogan – “stop invasione” – che rinforzano un generale senso di insicurezza. Tuttavia, i/le migranti sono anche protagonisti/e come soggetti attivi nelle mobilitazioni e in alcune campagne di protesta che animano le piazze negli ultimi anni. Ci riferiamo, giusto per citare gli esempi più noti, al Movimento Migranti e Rifugiati di Caserta attivo dal 2002; alle mobilitazioni di Rosarno o al così detto “sciopero delle rotonde” di Castelvolturno nel 2010; alle proteste contro il caporalato a Nardò guidate da Yvan Sagnet, a partire dall’estate 2011; al movimento di lotta per la casa romano – il cui picco di mobilitazione si è raggiunto tra il 2012 e il 2013 con lo Tsunami Tour – dalla composizione decisamente multietnica; alle campagne di protesta dei facchini della logistica nel Nord-Est dal 2016; ancora, alle recenti lotte dei braccianti in Puglia e in Calabria guidate dal sindacalista USB Aboubakar Soumahoro; infine, alla recente mobilitazione degli indiani Sikh, braccianti nelle campagne dell’Agro Pontino. Condizioni di vita, sfruttamento sul lavoro, diritto alla casa sono i temi principali di queste mobilitazioni, che hanno visto i/le migranti lottare fianco a fianco con gli/le attivisti/e autoctoni dei sindacati conflittuali e del movimento delle occupazioni di case e centri sociali. Il susseguirsi di eventi di protesta con una composizione etnica varia e con un forte protagonismo dei/delle migranti, ci ha spinto ad interrogarci sulle proteste dei/ delle migranti in Sicilia, isola di frontiera, punto di arrivo per molti/e, ma anche punto di passaggio obbligato per continuare il proprio viaggio verso nord. Questo contributo è parte di una più ampia analisi delle proteste dei/delle migranti in Sicilia, e non per i/le migranti; proteste quindi in cui i/le migranti hanno avuto un ruolo attivo e sono soprattutto soggetti e non solo oggetto delle mobilitazioni. Riteniamo infatti che l’approccio convenzionale allo studio del fenomeno migratorio, basato soprattutto sull’analisi dei flussi, corra il rischio di considerare i/le migranti come anonima massa in movimento, le cui uniche specificità sono la vulnerabilità, l’essere oggetto di controlli e misure repressive o di varie forme di assistenzialismo. Riteniamo utile lo sviluppo di un approccio critico allo studio delle migrazioni, in cui i/le migranti recuperano la propria autonomia d’azione e un ruolo attivo8. In questo contributo quindi intendiamo fare un quadro delle proteste dei/delle migranti in Sicilia negli ultimi cinque anni, riportando eventi, forme d’azione e soprattutto le motivazioni che hanno spinto alle mobilitazioni.
in F. Sciacca (a cura di), Rappresentanza e potere. Crisi e superamento di un modello?, AlboVersorio, 2018
Social movements have always been a challenge and/or an alternative proposal to the traditional m... more Social movements have always been a challenge and/or an alternative proposal to the traditional model of representative democracy, promoting direct and participatory democracy practices. Among the most radical sectors of the movements, the squatted social centers have always rejected the principle of delegation and the conventional forms of participation, including voting, and creating free spaces for direct participation. The decision of some social centers to set up the electoral list “Power to the People” for the 2018 general elections has generated clamour and criticism from others, who have instead confirmed the abstentionist policy. The research focuses on the motivations and goals of those social centers that have made different choices, some participating, others abstaining from the electoral competition, and on the internal and external factors that have determined them.
in Sciacca F. (ed) Social Rights and Social Policy. Cosenza: Rubbettino, pp. 73-87, 2016
Recent studies on the squatting movements of housing and social centres in the major European cit... more Recent studies on the squatting movements of housing and social centres in the major European cities, have been mostly focused internally on the relational and decision-making models and externally on the conflict with public institutions; they have so far little shown the ability of these movements to produce and reproduce forms of directed welfare, to claim and realize some social rights. Therefore, trying to fill the gap, in this chapter we focus on the squatting movements of housing and social centres, highlighting their capabilities to provide alternative forms of welfare aimed at trying to satisfy housing, countercultural and sociability needs for those belonging to the less advantaged social classes. In doing so, we find that squatting houses and social centres are both ways to put in practice the “right to the city”; we also find that social centres can develop different ways to put in practice new forms of welfare, on the base of the legalized or informal ways to provide them.
Associazione Italiana di Sociologia (AIS) - Roma, 2018