Nazareno Cappellano | Università di Catania (original) (raw)
Papers by Nazareno Cappellano
METROPOLIS (1927) DI FRITZ LANG: UNA RECENSIONE FILOSOFICA Metropolis è un film muto del 1927 c... more METROPOLIS (1927) DI FRITZ LANG: UNA RECENSIONE FILOSOFICA
Metropolis è un film muto del 1927 che dice molto più di un film sonoro.
Diretto dall’austriaco Fritz Lang, esso mette a nudo un mondo distopico in cui l’uomo ha sacrificato se stesso alla tecnica e alla scienza. Oberato dal lavoro e dalla fatica che ne segue, l’uomo non può riflettere, non può chiedersi né che fine abbia fatto la sua dignità né dove sia finito il suo concetto di tempo libero. Lontano dalla concezione della vita etica kierkegaardiana, da un’esistenza caratterizzata da poesia e prosa, nel contesto di Metropolis, alla poesia rimane poco spazio, forse niente, nulla viene concesso ai sogni dell’uomo.
La massa degli operai che si dirigono a lavorare come bestie in cattività, scena con cui si apre il film, descrive un insieme di uomini che hanno dimenticato non solo l’origine soggettiva delle scienze, ma anche lo scopo e la direzione della stessa, ovvero quello di favorire il benessere e facilitare i bisogni dell’essere umano. Come nelle riflessioni di H. Marcuse, assistiamo ad una società che ha ridotto l’uomo da essere umano a “essere per la produzione”, in cui il fine trova il suo posto nella produzione piuttosto che nel piacere. Gli operai non sono felici, non sono motivati, lavorano dieci ore al giorno, nel Sottosuolo di Metropolis.
Divisa principalmente in tre parti, la città di Metropolis si presenta ben strutturata. A partire dalle prime scene infatti, su uno sfondo nero appaiono le seguenti parole che, secondo una disposizione piramidale, favoriscono il convergere del livello sintattico e di quello semantico:
So
tief
die Stadt
der Arbeiter
unter der Erde lag,
so hoch über ihr türm-
te sich der Häuserblock,
der “Klub der Söhne”hiess,
mit seinen Hörsälen und Biblio-
theken, seinen Theatern und Stadions
Eccone la traduzione: “Tanto in basso, Sottosuolo, sta la città dei lavoratori, quanto in alto si eleva l’insieme degli edifici chiamato Club dei Figli, con le sue aule e biblioteche, i suoi teatri e stadi”.
Sembra proprio che il Sottosuolo, rappresentato con tonalità scure e fumose, come luogo di stenti e di fatica in cui gli operai sacrificano la maggior parte del loro tempo, favorisca il movimento degli ingranaggi della città di Metropolis. Il terzo livello della città è costituito dalle Catacombe, ma ne parleremo in seguito.
La città con i suoi ingranaggi si fonda sull’incalzante e frenetico ritmo del lavoro operaio, in cui il sudore del medesimo non può che fungere da lubrificante. Il concetto di lavoro qui descritto è più pesante ed intenso di quello che Marx analizza nel Capitale, che di fatto viene amplificato e superato. Se infatti in Marx l’avvento di strumenti e macchine sempre più tecnologici avrebbe dovuto comportare una involuzione all’interno del processo di arricchimento capitalistico, la cosiddetta serpe allevata in seno, qui, nel contesto di Metropolis la tecnica ha vinto.
METROPOLIS (1927) DI FRITZ LANG: UNA RECENSIONE FILOSOFICA Metropolis è un film muto del 1927 c... more METROPOLIS (1927) DI FRITZ LANG: UNA RECENSIONE FILOSOFICA
Metropolis è un film muto del 1927 che dice molto più di un film sonoro.
Diretto dall’austriaco Fritz Lang, esso mette a nudo un mondo distopico in cui l’uomo ha sacrificato se stesso alla tecnica e alla scienza. Oberato dal lavoro e dalla fatica che ne segue, l’uomo non può riflettere, non può chiedersi né che fine abbia fatto la sua dignità né dove sia finito il suo concetto di tempo libero. Lontano dalla concezione della vita etica kierkegaardiana, da un’esistenza caratterizzata da poesia e prosa, nel contesto di Metropolis, alla poesia rimane poco spazio, forse niente, nulla viene concesso ai sogni dell’uomo.
La massa degli operai che si dirigono a lavorare come bestie in cattività, scena con cui si apre il film, descrive un insieme di uomini che hanno dimenticato non solo l’origine soggettiva delle scienze, ma anche lo scopo e la direzione della stessa, ovvero quello di favorire il benessere e facilitare i bisogni dell’essere umano. Come nelle riflessioni di H. Marcuse, assistiamo ad una società che ha ridotto l’uomo da essere umano a “essere per la produzione”, in cui il fine trova il suo posto nella produzione piuttosto che nel piacere. Gli operai non sono felici, non sono motivati, lavorano dieci ore al giorno, nel Sottosuolo di Metropolis.
Divisa principalmente in tre parti, la città di Metropolis si presenta ben strutturata. A partire dalle prime scene infatti, su uno sfondo nero appaiono le seguenti parole che, secondo una disposizione piramidale, favoriscono il convergere del livello sintattico e di quello semantico:
So
tief
die Stadt
der Arbeiter
unter der Erde lag,
so hoch über ihr türm-
te sich der Häuserblock,
der “Klub der Söhne”hiess,
mit seinen Hörsälen und Biblio-
theken, seinen Theatern und Stadions
Eccone la traduzione: “Tanto in basso, Sottosuolo, sta la città dei lavoratori, quanto in alto si eleva l’insieme degli edifici chiamato Club dei Figli, con le sue aule e biblioteche, i suoi teatri e stadi”.
Sembra proprio che il Sottosuolo, rappresentato con tonalità scure e fumose, come luogo di stenti e di fatica in cui gli operai sacrificano la maggior parte del loro tempo, favorisca il movimento degli ingranaggi della città di Metropolis. Il terzo livello della città è costituito dalle Catacombe, ma ne parleremo in seguito.
La città con i suoi ingranaggi si fonda sull’incalzante e frenetico ritmo del lavoro operaio, in cui il sudore del medesimo non può che fungere da lubrificante. Il concetto di lavoro qui descritto è più pesante ed intenso di quello che Marx analizza nel Capitale, che di fatto viene amplificato e superato. Se infatti in Marx l’avvento di strumenti e macchine sempre più tecnologici avrebbe dovuto comportare una involuzione all’interno del processo di arricchimento capitalistico, la cosiddetta serpe allevata in seno, qui, nel contesto di Metropolis la tecnica ha vinto.