Valeria Aniello | Università degli Studi di Napoli "Federico II" (original) (raw)

Papers by Valeria Aniello

Research paper thumbnail of Europa 2020: come e cosa apprendere dalle passate programmazioni

Rivista giuridica del Mezzogiorno, 2015

Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvo... more Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvolti tutti i livelli istituzionali – l’Europa, gli Stati membri, le Regioni - in un processo interattivo e iterativo. Dopo la definizione di linee guida programmatiche, regolamenti, suggerimenti applicativi della Commissione Europea indirizzati a ciascun Paese, il negoziato sulle risorse finanziarie, la definizione nazionale del processo di programmazione, alcune Regioni hanno già chiuso i loro programmi che sono stati anche approvati dalla Commissione Europea, altre sono in attesa di avere le osservazioni della Commissione per poter procedere alla stesura definitiva propedeutica alla chiusura del negoziato. Una delle peculiarità di questo ciclo programmatorio, è che esso è sostanzialmente concomitante con la riforma Delrio, che implica cambiamenti importanti: nuove forme istituzionali quali le Unioni dei Comuni, e, elemento non secondario, la costituzione delle Aree metropolitane attorno ai principali Comuni italiani. In questo quadro, l’Accordo di partenariato nazionale ha definito un programma territoriale rivolto alle Aree interne del Paese, per il rilancio delle aree a bassa densità demografica, interessate da fenomeni di spopolamento e invecchiamento, con scarsi servizi di base (sanità, istruzione, mobilità). Intorno ad esse saranno mobilitate risorse nazionali ordinarie per il potenziamento dei servizi primari (sanità, istruzione, mobilità) nonchè alcune progettualità legate perlopiù ai programmi finanziati con fondi comunitari. La programmazione 2014-20, inoltre, sembrava definire alcuni elementi innovativi rispetto alle due programmazioni precedenti (cioè i cicli 2000-2006 e 2007-2013). Innanzitutto il processo programmatico e attuativo si è configurato come caratterizzato da un forte presidio nazionale. Ciò ha rappresentato una parziale novità, dato che anche nel ciclo di programmazione 2007-2013, attraverso il Piano di Azione Coesione, sono, in realtà, già state sperimentate forme che potremmo definire di “coprogrammazione” e di “coattuazione” degli interventi tra Stato e Regione. In secondo luogo, è stato richiesto, inizialmente, che i programmi fossero fortemente orientati ai risultati e non dovessero limitarsi ad individuare soltanto obiettivi. I programmi precedenti, infatti, presentavano la tradizionale articolazione per assi e obiettivi; le azioni erano definite una volta approvati i programmi, in fase attuativa. Gli indicatori di risultato si riferivano sempre ad obiettivi generali, situazione che ha determinato grandi difficoltà successive nella fase di popolamento. La scelta tra programmi “generalisti” o dettagliati è un dilemma antico nella storia delle programmazioni dei fondi europei. Nel passato si preferivano programmi ampi e non dettagliati, perché potevano essere declinati in corso di attuazione, e consentivano di essere meno vincolanti nel casi di cambiamenti in corso d’opera. In questo ciclo è stato richiesto, inizialmente, di redigere programmi dettagliati; nei fatti, in seguito, c’è stato un parziale ritorno ad un maggiore generalismo. In terzo luogo, nel ciclo 2014-20 è stato suggerito un approccio plurifondo, anche parziale. La programmazione 2007-2013, com’è noto, si è caratterizzata per l’approccio monofondo: tre programmi, uno per ciascun fondo, tre approcci differenziati. Il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), indirizzato al settore agricolo, è stato maggiormente vincolato ai fabbisogni territoriali e ad indicatori dettagliati per azioni; il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), orientato alle infrastrutture materiali e immateriali, finanziariamente più impegnativo, ha conservato un approccio per obiettivi; il programma a valere sulle risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE) è rimasto vincolato ad obiettivi specifici molto ampi, ad obiettivi operativi sovrapposti e numerosi, ad azioni definite con ritardo e con difficoltà di associazione e di popolamento degli indicatori di realizzazione e risultato. Di fatto, la scelta di programmi monofondo nel 2007-2013 richiede il potenziamento del coordinamento in sede programmatica e valutativa, e se rende più difficile valutare cosa realmente si è realizzato con i fondi europei. La scelta di un approccio plurifondo può forse consentire la realizzazione di politiche più integrate ed intersettoriali, con evidenti effetti di maggiore efficacia ed efficienza delle politiche. Ma anche un approccio monofondo può trarre vantaggi grazie ad un approccio programmatico e valutativo unitario, attuato in maniera sinergica ed energica. Quarto elemento riflessione è rappresentato da un’ulteriore novità: sono state introdotte, infatti, condizioni minime da rispettare per l’accesso ai fondi, le cosiddette “condizionalità”. Il non rispetto di tali condizioni – che riguarderanno tutti i settori, dall’ambiente alle politiche energetiche, dall’inclusione…

Research paper thumbnail of Project ROLE (Regional Opportunities for Leadership Experience)

Research paper thumbnail of Europa 2020: come e cosa apprendere dalle passate programmazioni

Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvo... more Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvolti tutti i livelli istituzionali – l’Europa, gli Stati membri, le Regioni - in un processo interattivo e iterativo. Dopo la definizione di linee guida programmatiche, regolamenti, suggerimenti applicativi della Commissione Europea indirizzati a ciascun Paese, il negoziato sulle risorse finanziarie, la definizione nazionale del processo di programmazione, alcune Regioni hanno già chiuso i loro programmi che sono stati anche approvati dalla Commissione Europea, altre sono in attesa di avere le osservazioni della Commissione per poter procedere alla stesura definitiva propedeutica alla chiusura del negoziato. Una delle peculiarità di questo ciclo programmatorio, è che esso è sostanzialmente concomitante con la riforma Delrio, che implica cambiamenti importanti: nuove forme istituzionali quali le Unioni dei Comuni, e, elemento non secondario, la costituzione delle Aree metropolitane attorno ai principali Comuni italiani. In questo quadro, l’Accordo di partenariato nazionale ha definito un programma territoriale rivolto alle Aree interne del Paese, per il rilancio delle aree a bassa densità demografica, interessate da fenomeni di spopolamento e invecchiamento, con scarsi servizi di base (sanità, istruzione, mobilità). Intorno ad esse saranno mobilitate risorse nazionali ordinarie per il potenziamento dei servizi primari (sanità, istruzione, mobilità) nonchè alcune progettualità legate perlopiù ai programmi finanziati con fondi comunitari. La programmazione 2014-20, inoltre, sembrava definire alcuni elementi innovativi rispetto alle due programmazioni precedenti (cioè i cicli 2000-2006 e 2007-2013). Innanzitutto il processo programmatico e attuativo si è configurato come caratterizzato da un forte presidio nazionale. Ciò ha rappresentato una parziale novità, dato che anche nel ciclo di programmazione 2007-2013, attraverso il Piano di Azione Coesione, sono, in realtà, già state sperimentate forme che potremmo definire di “coprogrammazione” e di “coattuazione” degli interventi tra Stato e Regione. In secondo luogo, è stato richiesto, inizialmente, che i programmi fossero fortemente orientati ai risultati e non dovessero limitarsi ad individuare soltanto obiettivi. I programmi precedenti, infatti, presentavano la tradizionale articolazione per assi e obiettivi; le azioni erano definite una volta approvati i programmi, in fase attuativa. Gli indicatori di risultato si riferivano sempre ad obiettivi generali, situazione che ha determinato grandi difficoltà successive nella fase di popolamento. La scelta tra programmi “generalisti” o dettagliati è un dilemma antico nella storia delle programmazioni dei fondi europei. Nel passato si preferivano programmi ampi e non dettagliati, perché potevano essere declinati in corso di attuazione, e consentivano di essere meno vincolanti nel casi di cambiamenti in corso d’opera. In questo ciclo è stato richiesto, inizialmente, di redigere programmi dettagliati; nei fatti, in seguito, c’è stato un parziale ritorno ad un maggiore generalismo. In terzo luogo, nel ciclo 2014-20 è stato suggerito un approccio plurifondo, anche parziale. La programmazione 2007-2013, com’è noto, si è caratterizzata per l’approccio monofondo: tre programmi, uno per ciascun fondo, tre approcci differenziati. Il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), indirizzato al settore agricolo, è stato maggiormente vincolato ai fabbisogni territoriali e ad indicatori dettagliati per azioni; il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), orientato alle infrastrutture materiali e immateriali, finanziariamente più impegnativo, ha conservato un approccio per obiettivi; il programma a valere sulle risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE) è rimasto vincolato ad obiettivi specifici molto ampi, ad obiettivi operativi sovrapposti e numerosi, ad azioni definite con ritardo e con difficoltà di associazione e di popolamento degli indicatori di realizzazione e risultato. Di fatto, la scelta di programmi monofondo nel 2007-2013 richiede il potenziamento del coordinamento in sede programmatica e valutativa, e se rende più difficile valutare cosa realmente si è realizzato con i fondi europei. La scelta di un approccio plurifondo può forse consentire la realizzazione di politiche più integrate ed intersettoriali, con evidenti effetti di maggiore efficacia ed efficienza delle politiche. Ma anche un approccio monofondo può trarre vantaggi grazie ad un approccio programmatico e valutativo unitario, attuato in maniera sinergica ed energica. Quarto elemento riflessione è rappresentato da un’ulteriore novità: sono state introdotte, infatti, condizioni minime da rispettare per l’accesso ai fondi, le cosiddette “condizionalità”. Il non rispetto di tali condizioni – che riguarderanno tutti i settori, dall’ambiente alle politiche energetiche, dall’inclusione…

Research paper thumbnail of Retoriche politiche, etica e connessioni di sviluppo nella pratica della valutazione: il contributo di Albert O. Hirschman

RIV Rassegna Italiana di Valutazione, 2016

This paper intends to propose a personal and professional witness on how Hirschman’s approach can... more This paper intends to propose a personal and professional witness on how Hirschman’s approach can contribute to enlighten the practice of evaluation. The author, after recalling how she got in touch with Hirschman and his thought, describes the way in which Hirschman’s concepts (the thesis of the slack, the linkages effects, the exit and voice scheme, the ethical concern, the political rhetoric, etc.) have gradually influenced her research activities and her evaluation practice. In this way, the author can thus focus on recurrent problems, and ways to address them, as regards the planning of development measures, the role of intellectuals in change process, the relationship between politics and evaluation, the use of methodologies and evaluation techniques.

Research paper thumbnail of Ex Ante Evaluation Report of the Rural Development Program of the Region of Campania (Rapporto di Valutazione Ex Ante del PSR Regione Campania)

Research paper thumbnail of Il caso francese: "Grenoble Valley" il difficile passaggio dalla pura concezione all'alta tecnologia

Research paper thumbnail of Cdc Milano, Cdc Bologna, Unioncamere Lombardia, Uniocamere Emilia Romagna

... Grandi - Managing Director La Fucina – ASNM • Chiara Pennasi – ASNM • Rolando Gualerzi - Seni... more ... Grandi - Managing Director La Fucina – ASNM • Chiara Pennasi – ASNM • Rolando Gualerzi - Senior Partner GMPR group • Giulio Iannuzzi - Consigliere Agintec • Ferruccio Mori - Presidente Agintec • Claudio Pasini - Presidente ERVETT • Fabio Terragni - Presidente ASNM ...

Research paper thumbnail of Valutazione intermedia : strumenti e metodi a confronto

Materiali Del Primo E Del Secondo Convengo Della Rete Dei Nuclei Di Valutazione E Verifica Degli Investimenti Pubblici, 2005

Research paper thumbnail of Il caso francese:" Grenoble Valley" il difficile passaggio dalla pura concezione all'alta tecnologia

Research paper thumbnail of Gemellaggi tra associazioni artigiane del Nord e del Sud Italia

Economia E Societa Regionale, 1997

Research paper thumbnail of La Città Metropolitana di Napoli nel post Covid-19 e lo sviluppo possibile

Urbanistica Informazioni, 2020

A che punto è la Città Metropolitana di Napoli, nella fase attuale di post-Covid 19 in cui il dib... more A che punto è la Città Metropolitana di Napoli, nella fase attuale di post-Covid 19 in cui il dibattito tra centralismo e regionalismo rischia di oscurare il ruolo delle istituzioni intermedie? In termini strategici, la Legge Delrio (L. 56/2014) conferiva alle città metropolitane il ruolo di potenziali motori di sviluppo del Paese, da esplicitarsi anche attraverso l'elaborazione del piano strategico triennale. Non è superfluo ricordare le funzioni che la città metropolitana doveva esercitare secondo l'art. 1 della Legge 56/2014: a) adozione e aggiornamento annuale di un piano strategico triennale del territorio metropolitano, che costituisce atto di indirizzo per l'ente e per l'esercizio delle funzioni dei comuni e delle unioni di comuni compresi nel predetto territorio, anche in relazione all'esercizio di funzioni delegate o assegnate dalle regioni, nel rispetto delle leggi delle regioni nelle materie di loro competenza; b) pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture appartenenti alla competenza della comunità metropolitana, anche fissando vincoli e obiettivi all'attività e all'esercizio delle funzioni dei comuni compresi nel territorio metropolitano; c) strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano. D'intesa con i comuni interessati la città metropolitana può esercitare le funzioni di predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di organizzazione di concorsi e procedure selettive; d) mobilità e viabilità, anche assicurando la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale nell'ambito metropolitano; e) promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, anche assicurando sostegno e supporto alle attività economiche e di ricerca innovative e coerenti con la vocazione della città metropolitana come delineata nel piano strategico del territorio di cui alla lettera a); f) promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione in ambito metropolitano. Rispetto all'approccio di pianificazione precedente, l'elemento di maggiore innovazione consisteva nel sollecitare i centri di rango metropolitano di livello europeo ad assumere un ruolo guida nella definizione di strategie che governassero il sistema territoriale metropolitano come insieme unitario. Il piano metropolitano si configurava, perciò, come strumento di orientamento alla competitività del sistema metropolitano, finalizzato cioè a sostanziare di significati concreti il paradigma delle città quali motori di sviluppo del Paese. Il Dossier delle sulle Città metropolitana di Napoli della Presidenza del Consiglio (2017) evidenziava le peculiarità dell'area metropolitana di Napoli e l'enorme disomogeneità in termini di struttura geo-morfologica (fasce altimetriche, pianura e/o collina), densità demografica ed abitativa, struttura socio-economica, indicatori demografici (tassi di vecchiaia e natalità), presenza di immigrati, livelli reddituali ed altro, che mettevano in evidenza la necessità di una struttura di governo in grado di riconoscere le diversità e le aggregazioni quali le aree omogenee identificate, e che potesse valorizzare le dinamiche sociali ed economiche ed identitarie delle differenti aree. 1 In corso di pubblicazione su Urbanistica Informazioni.

Research paper thumbnail of "Sanità, fondi e coesione ai tempi del Coronavirus"

A pagina 71 il mio articolo su come programmare, riprogrammare e valutare i fondi nel settore san... more A pagina 71 il mio articolo su come programmare, riprogrammare e valutare i fondi nel settore sanitario.

Research paper thumbnail of ZONE ECONOMICHE SPECIALI E ZONE LOGISTICHE SEMPLIFICATE. ELEMENTI PER UNA VALUTAZIONE DI IMPATTO ECONOMICO-SOCIALE

https://www.fondazionenazionalecommercialisti.it/node/1451

Il presente documento è stato concepito come ampliamento e aggiornamento del documento "Zone econ... more Il presente documento è stato concepito come ampliamento e aggiornamento del documento "Zone economiche speciali e zone logistiche semplificate. Misure per lo sviluppo dei porti ed elementi per una valutazione di impatto" del maggio 2018. In tale primo documento era presente anche un'analisi del Piano strategico presentato dalla Regione Campania.

Research paper thumbnail of Le opzioni di utilizzo dei fondi strutturali per la sanità della Campania nella programmazione 2014-20

Articolo pubblicato nel 2014, quanto mai attuale...

Research paper thumbnail of LE POLITICHE DI COESIONE E L'EUROPA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS - EUROPEAN COHESION POLICIES DURING THE CORONAVIRUS

Draft con pubblicazione su https://www.ilsussidiario.net/news/finanza-sanita-e-pmi-la-partita-che-litalia-puo-giocare-sui-fondi-europei/2000014/

Il coronavirus ha avuto la sua drammatica significativa comparsa in Italia nel mese di febbraio. ... more Il coronavirus ha avuto la sua drammatica significativa comparsa in Italia nel mese di febbraio. Il 5 e 6 febbraio 2020 si sono tenuti incontri della Commissione Europea sulla Programmazione 2021-27, nel corso dei quali sono stati illustrati, tra l'altro, lo stato del negoziato, la struttura che avranno i programmi e le principali differenze tra i cicli di programmazione 2014-20 e 2021-27. Le riunioni si sono tenute "a sale vuote", anche se Francia, Spagna e Germania, rispetto all'Italia, all'epoca non erano ancora travolte dal virus. Cosa sta accadendo alle politiche di coesione in corso 2014-20 e a quelle in programmazione per il ciclo 2021-27? A partire dal 1° febbraio 2020, la Commissione Europea ha ampliato le spese ammissibili ai finanziamenti dei Fondi strutturali per indirizzare una parte delle risorse ancora disponibili sui programmi 2007-13 in capo alle Amministrazioni verso il potenziamento del fronte "sanitario" (attrezzature e medicinali, strutture per test e trattamenti, prevenzione delle malattie, e-health, dispositivi medici e di protezione, accesso all'assistenza per i gruppi vulnerabili), e verso iniziative di sostegno immediato alle imprese e alla loro liquidità (copertura del capitale circolante nelle PMI per far fronte alle perdite a causa della crisi, con particolare attenzione ai settori particolarmente colpiti) e ai lavoratori. Inoltre, la Commissione consente lo spostamento di importi significativi di fondi all'interno dei programmi in modo semplificato. Le politiche di coesione, dunque, agiscono in questo momento sulla tutela della salute e sulla tutela economica, proprio i due fronti antagonisti su cui abbiamo visto dibattere le scelte strategiche di alcuni Paesi nella lotta alla diffusione del virus. In realtà, in questo momento, l'operatività deve superare di gran lunga la strategia e la programmazione; perciò alcuni suggerimenti dall'esperienza valutativa possono essere utili:-fare attenzione alle misure che si moltiplicheranno nell'emergenza nazionali e regionali e creare un luogo di governo e coordinamento tra misure promosse dalle varie amministrazioni, anche rispetto a quelle pregresse e di chiarezza di accesso ai cittadini;-prepararsi alla riprogrammazione delle risorse 2014-20 in corso, soprattutto per le amministrazioni del Sud che hanno maggiori risorse, ricordando che prima di attuare nuove misure occorre razionalizzare quelle esistenti, soprattutto quelle con scarso tiraggio finanziario;-pensare seriamente ad una legittima sburocratizzazione e all'accessibilità delle misure di aiuti alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie;-non occorre per forza pensare a nuove misure, ma si può anche potenziare quello che esiste e che funziona. In alcuni casi non c'è tempo per pensare a nuove misure ma occorre valorizzare, razionalizzare e coordinare quello che c'è.-divulgare rapidamente dati di contesto e analisi che consentano una agevole programmazione 2021-27 e promuovere l'ascolto del partenariato;-sul nuovo negoziato, forse si potrebbe cominciare, laddove la scarsità di risorse 2007-13 non consenta azioni significative, soprattutto per le amministrazioni del Centro Nord, agganciare la spesa futura sui programmi attuali, riprogrammati con "apertura di finestre" sul fronte sanitario e di aiuti alle imprese e all'occupazione.

Research paper thumbnail of Invisible women discovering the possible

A Colorni Hirschman International Institute, 2019

Research paper thumbnail of “L’area metropolitana, lo sviluppo urbano e le politiche di coesione”.  "Cohesion policies between region and urban development. Lessons learned".

E' il titolo del mio ultimo articolo pubblicato nel dossier "Territori competitivi e progetti d... more E' il titolo del mio ultimo articolo pubblicato nel dossier "Territori competitivi e progetti di reti/Competitive territories and design of networks" a cura di F. D. Moccia e M. Sepe.

Parlo di politiche di coesione, capacità amministrativa e governance dei programmi, attuazione e valutazione delle politiche pubbliche.

Research paper thumbnail of The Competitive Mezzogiorno (Southern Italy): Some Evidence from the Clothing and Textile Industry in San Giuseppe Vesuviano

International Journal of Urban and Regional Research, 2001

Research paper thumbnail of Valutazione intermedia : strumenti e metodi a confronto

Materiali Del Primo E Del Secondo Convengo Della Rete Dei Nuclei Di Valutazione E Verifica Degli Investimenti Pubblici, 2005

Research paper thumbnail of Europa 2020: come e cosa apprendere dalle passate programmazioni

Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvo... more Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvolti tutti i livelli istituzionali – l’Europa, gli Stati membri, le Regioni - in un processo interattivo e iterativo. Dopo la definizione di linee guida programmatiche, regolamenti, suggerimenti applicativi della Commissione Europea indirizzati a ciascun Paese, il negoziato sulle risorse finanziarie, la definizione nazionale del processo di programmazione, alcune Regioni hanno già chiuso i loro programmi che sono stati anche approvati dalla Commissione Europea, altre sono in attesa di avere le osservazioni della Commissione per poter procedere alla stesura definitiva propedeutica alla chiusura del negoziato.
Una delle peculiarità di questo ciclo programmatorio, è che esso è sostanzialmente concomitante con la riforma Delrio, che implica cambiamenti importanti: nuove forme istituzionali quali le Unioni dei Comuni, e, elemento non secondario, la costituzione delle Aree metropolitane attorno ai principali Comuni italiani.
In questo quadro, l’Accordo di partenariato nazionale ha definito un programma territoriale rivolto alle Aree interne del Paese, per il rilancio delle aree a bassa densità demografica, interessate da fenomeni di spopolamento e invecchiamento, con scarsi servizi di base (sanità, istruzione, mobilità). Intorno ad esse saranno mobilitate risorse nazionali ordinarie per il potenziamento dei servizi primari (sanità, istruzione, mobilità) nonchè alcune progettualità legate perlopiù ai programmi finanziati con fondi comunitari.
La programmazione 2014-20, inoltre, sembrava definire alcuni elementi innovativi rispetto alle due programmazioni precedenti (cioè i cicli 2000-2006 e 2007-2013).
Innanzitutto il processo programmatico e attuativo si è configurato come caratterizzato da un forte presidio nazionale. Ciò ha rappresentato una parziale novità, dato che anche nel ciclo di programmazione 2007-2013, attraverso il Piano di Azione Coesione, sono, in realtà, già state sperimentate forme che potremmo definire di “coprogrammazione” e di “coattuazione” degli interventi tra Stato e Regione.
In secondo luogo, è stato richiesto, inizialmente, che i programmi fossero fortemente orientati ai risultati e non dovessero limitarsi ad individuare soltanto obiettivi. I programmi precedenti, infatti, presentavano la tradizionale articolazione per assi e obiettivi; le azioni erano definite una volta approvati i programmi, in fase attuativa. Gli indicatori di risultato si riferivano sempre ad obiettivi generali, situazione che ha determinato grandi difficoltà successive nella fase di popolamento.
La scelta tra programmi “generalisti” o dettagliati è un dilemma antico nella storia delle programmazioni dei fondi europei. Nel passato si preferivano programmi ampi e non dettagliati, perché potevano essere declinati in corso di attuazione, e consentivano di essere meno vincolanti nel casi di cambiamenti in corso d’opera. In questo ciclo è stato richiesto, inizialmente, di redigere programmi dettagliati; nei fatti, in seguito, c’è stato un parziale ritorno ad un maggiore generalismo.

In terzo luogo, nel ciclo 2014-20 è stato suggerito un approccio plurifondo, anche parziale. La programmazione 2007-2013, com’è noto, si è caratterizzata per l’approccio monofondo: tre programmi, uno per ciascun fondo, tre approcci differenziati. Il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), indirizzato al settore agricolo, è stato maggiormente vincolato ai fabbisogni territoriali e ad indicatori dettagliati per azioni; il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), orientato alle infrastrutture materiali e immateriali, finanziariamente più impegnativo, ha conservato un approccio per obiettivi; il programma a valere sulle risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE) è rimasto vincolato ad obiettivi specifici molto ampi, ad obiettivi operativi sovrapposti e numerosi, ad azioni definite con ritardo e con difficoltà di associazione e di popolamento degli indicatori di realizzazione e risultato. Di fatto, la scelta di programmi monofondo nel 2007-2013 richiede il potenziamento del coordinamento in sede programmatica e valutativa, e se rende più difficile valutare cosa realmente si è realizzato con i fondi europei.
La scelta di un approccio plurifondo può forse consentire la realizzazione di politiche più integrate ed intersettoriali, con evidenti effetti di maggiore efficacia ed efficienza delle politiche. Ma anche un approccio monofondo può trarre vantaggi grazie ad un approccio programmatico e valutativo unitario, attuato in maniera sinergica ed energica.
Quarto elemento riflessione è rappresentato da un’ulteriore novità: sono state introdotte, infatti, condizioni minime da rispettare per l’accesso ai fondi, le cosiddette “condizionalità”. Il non rispetto di tali condizioni – che riguarderanno tutti i settori, dall’ambiente alle politiche energetiche, dall’inclusione sociale agli aiuti alle imprese, dall’istruzione alla capacità amministrativa con particolare riferimento alla giustizia, alla sanità, alla scuola - potrebbe comportare blocchi nei trasferimenti delle risorse europee alle Regioni. Molte di queste condizionalità richiedono sforzi in direzione di una riforma soprattutto a livello nazionale. Tali elementi che pure apparivano stringenti in una prima fase programmatica, poi sembrano avere acquisito una veste meno rilevante.
Quinto elemento è rappresentato dal tema ricorrente della territorializzazione delle politiche: nei nuovi regolamenti comunitari è prevista l’opzione strategica di politiche territoriali, grazie agli strumenti relativi agli investimenti territoriali integrati o ai programmi per le città, che dovranno coinvolgere nella progettazione e attuazione degli interventi i partenariati locali. Una delle strategie chiave del 2014-20 è rappresentata dalla cosiddetta “smart specialization”, slogan che dovrebbe tradursi in una strategia di riconoscimento delle potenzialità dei territori, nei contesti globali, per elaborare politiche che consentano loro di diventare più competitivi.
Ulteriore punto di dibattito è relativo al principio di addizionalità, uno dei principi chiave della politica di coesione: i Fondi strutturali dell’UE dovrebbero essere concepiti come fondi aggiuntivi rispetto ai fondi nazionali e alla spesa pubblica degli Stati membri. A seguito della crisi del debito sovrano nell’eurozona, il governo italiano ha adottato misure consistenti di consolidamento dei conti pubblici, misure che si sono tradotte in tagli nella spesa e nei trasferimenti alle amministrazioni locali. I fondi europei si sono spesso trasformati, così, da fondi aggiuntivi a fondi sostitutivi, con gravi ripercussioni sull’efficacia delle politiche.
Purtroppo anche il negoziato europeo sulle risorse finanziarie ha subito molti scossoni e ripensamenti, con conseguenti lungaggini, circostanza che ha reso a lungo ancora più incerto il processo di programmazione. Esso, inoltre, si è svolto in concomitanza alla chiusura dei programmi 2007-2013, chiusura molto impegnativa per le Regioni, ancor di più per quelle impegnate in misure di accelerazione di una spesa a causa dei ritardi accumulati e dei vincoli del patto di stabilità.
Come si sta configurando la programmazione regionale tra i fenomeni di cambiamento e quelli di conservazione dello status quo? Si è tenuto conto, nei programmi attualmente in negoziato, delle lezioni che si possono apprendere dai cicli di programmazione precedenti? Quali sono i meccanismi che ostacolano l’apprendimento dall’esperienza passata?
Queste domande ispirano le riflessioni del presente lavoro.

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Rivista giuridica del Mezzogiorno, 2015

Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvo... more Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvolti tutti i livelli istituzionali – l’Europa, gli Stati membri, le Regioni - in un processo interattivo e iterativo. Dopo la definizione di linee guida programmatiche, regolamenti, suggerimenti applicativi della Commissione Europea indirizzati a ciascun Paese, il negoziato sulle risorse finanziarie, la definizione nazionale del processo di programmazione, alcune Regioni hanno già chiuso i loro programmi che sono stati anche approvati dalla Commissione Europea, altre sono in attesa di avere le osservazioni della Commissione per poter procedere alla stesura definitiva propedeutica alla chiusura del negoziato. Una delle peculiarità di questo ciclo programmatorio, è che esso è sostanzialmente concomitante con la riforma Delrio, che implica cambiamenti importanti: nuove forme istituzionali quali le Unioni dei Comuni, e, elemento non secondario, la costituzione delle Aree metropolitane attorno ai principali Comuni italiani. In questo quadro, l’Accordo di partenariato nazionale ha definito un programma territoriale rivolto alle Aree interne del Paese, per il rilancio delle aree a bassa densità demografica, interessate da fenomeni di spopolamento e invecchiamento, con scarsi servizi di base (sanità, istruzione, mobilità). Intorno ad esse saranno mobilitate risorse nazionali ordinarie per il potenziamento dei servizi primari (sanità, istruzione, mobilità) nonchè alcune progettualità legate perlopiù ai programmi finanziati con fondi comunitari. La programmazione 2014-20, inoltre, sembrava definire alcuni elementi innovativi rispetto alle due programmazioni precedenti (cioè i cicli 2000-2006 e 2007-2013). Innanzitutto il processo programmatico e attuativo si è configurato come caratterizzato da un forte presidio nazionale. Ciò ha rappresentato una parziale novità, dato che anche nel ciclo di programmazione 2007-2013, attraverso il Piano di Azione Coesione, sono, in realtà, già state sperimentate forme che potremmo definire di “coprogrammazione” e di “coattuazione” degli interventi tra Stato e Regione. In secondo luogo, è stato richiesto, inizialmente, che i programmi fossero fortemente orientati ai risultati e non dovessero limitarsi ad individuare soltanto obiettivi. I programmi precedenti, infatti, presentavano la tradizionale articolazione per assi e obiettivi; le azioni erano definite una volta approvati i programmi, in fase attuativa. Gli indicatori di risultato si riferivano sempre ad obiettivi generali, situazione che ha determinato grandi difficoltà successive nella fase di popolamento. La scelta tra programmi “generalisti” o dettagliati è un dilemma antico nella storia delle programmazioni dei fondi europei. Nel passato si preferivano programmi ampi e non dettagliati, perché potevano essere declinati in corso di attuazione, e consentivano di essere meno vincolanti nel casi di cambiamenti in corso d’opera. In questo ciclo è stato richiesto, inizialmente, di redigere programmi dettagliati; nei fatti, in seguito, c’è stato un parziale ritorno ad un maggiore generalismo. In terzo luogo, nel ciclo 2014-20 è stato suggerito un approccio plurifondo, anche parziale. La programmazione 2007-2013, com’è noto, si è caratterizzata per l’approccio monofondo: tre programmi, uno per ciascun fondo, tre approcci differenziati. Il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), indirizzato al settore agricolo, è stato maggiormente vincolato ai fabbisogni territoriali e ad indicatori dettagliati per azioni; il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), orientato alle infrastrutture materiali e immateriali, finanziariamente più impegnativo, ha conservato un approccio per obiettivi; il programma a valere sulle risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE) è rimasto vincolato ad obiettivi specifici molto ampi, ad obiettivi operativi sovrapposti e numerosi, ad azioni definite con ritardo e con difficoltà di associazione e di popolamento degli indicatori di realizzazione e risultato. Di fatto, la scelta di programmi monofondo nel 2007-2013 richiede il potenziamento del coordinamento in sede programmatica e valutativa, e se rende più difficile valutare cosa realmente si è realizzato con i fondi europei. La scelta di un approccio plurifondo può forse consentire la realizzazione di politiche più integrate ed intersettoriali, con evidenti effetti di maggiore efficacia ed efficienza delle politiche. Ma anche un approccio monofondo può trarre vantaggi grazie ad un approccio programmatico e valutativo unitario, attuato in maniera sinergica ed energica. Quarto elemento riflessione è rappresentato da un’ulteriore novità: sono state introdotte, infatti, condizioni minime da rispettare per l’accesso ai fondi, le cosiddette “condizionalità”. Il non rispetto di tali condizioni – che riguarderanno tutti i settori, dall’ambiente alle politiche energetiche, dall’inclusione…

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Research paper thumbnail of Europa 2020: come e cosa apprendere dalle passate programmazioni

Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvo... more Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvolti tutti i livelli istituzionali – l’Europa, gli Stati membri, le Regioni - in un processo interattivo e iterativo. Dopo la definizione di linee guida programmatiche, regolamenti, suggerimenti applicativi della Commissione Europea indirizzati a ciascun Paese, il negoziato sulle risorse finanziarie, la definizione nazionale del processo di programmazione, alcune Regioni hanno già chiuso i loro programmi che sono stati anche approvati dalla Commissione Europea, altre sono in attesa di avere le osservazioni della Commissione per poter procedere alla stesura definitiva propedeutica alla chiusura del negoziato. Una delle peculiarità di questo ciclo programmatorio, è che esso è sostanzialmente concomitante con la riforma Delrio, che implica cambiamenti importanti: nuove forme istituzionali quali le Unioni dei Comuni, e, elemento non secondario, la costituzione delle Aree metropolitane attorno ai principali Comuni italiani. In questo quadro, l’Accordo di partenariato nazionale ha definito un programma territoriale rivolto alle Aree interne del Paese, per il rilancio delle aree a bassa densità demografica, interessate da fenomeni di spopolamento e invecchiamento, con scarsi servizi di base (sanità, istruzione, mobilità). Intorno ad esse saranno mobilitate risorse nazionali ordinarie per il potenziamento dei servizi primari (sanità, istruzione, mobilità) nonchè alcune progettualità legate perlopiù ai programmi finanziati con fondi comunitari. La programmazione 2014-20, inoltre, sembrava definire alcuni elementi innovativi rispetto alle due programmazioni precedenti (cioè i cicli 2000-2006 e 2007-2013). Innanzitutto il processo programmatico e attuativo si è configurato come caratterizzato da un forte presidio nazionale. Ciò ha rappresentato una parziale novità, dato che anche nel ciclo di programmazione 2007-2013, attraverso il Piano di Azione Coesione, sono, in realtà, già state sperimentate forme che potremmo definire di “coprogrammazione” e di “coattuazione” degli interventi tra Stato e Regione. In secondo luogo, è stato richiesto, inizialmente, che i programmi fossero fortemente orientati ai risultati e non dovessero limitarsi ad individuare soltanto obiettivi. I programmi precedenti, infatti, presentavano la tradizionale articolazione per assi e obiettivi; le azioni erano definite una volta approvati i programmi, in fase attuativa. Gli indicatori di risultato si riferivano sempre ad obiettivi generali, situazione che ha determinato grandi difficoltà successive nella fase di popolamento. La scelta tra programmi “generalisti” o dettagliati è un dilemma antico nella storia delle programmazioni dei fondi europei. Nel passato si preferivano programmi ampi e non dettagliati, perché potevano essere declinati in corso di attuazione, e consentivano di essere meno vincolanti nel casi di cambiamenti in corso d’opera. In questo ciclo è stato richiesto, inizialmente, di redigere programmi dettagliati; nei fatti, in seguito, c’è stato un parziale ritorno ad un maggiore generalismo. In terzo luogo, nel ciclo 2014-20 è stato suggerito un approccio plurifondo, anche parziale. La programmazione 2007-2013, com’è noto, si è caratterizzata per l’approccio monofondo: tre programmi, uno per ciascun fondo, tre approcci differenziati. Il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), indirizzato al settore agricolo, è stato maggiormente vincolato ai fabbisogni territoriali e ad indicatori dettagliati per azioni; il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), orientato alle infrastrutture materiali e immateriali, finanziariamente più impegnativo, ha conservato un approccio per obiettivi; il programma a valere sulle risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE) è rimasto vincolato ad obiettivi specifici molto ampi, ad obiettivi operativi sovrapposti e numerosi, ad azioni definite con ritardo e con difficoltà di associazione e di popolamento degli indicatori di realizzazione e risultato. Di fatto, la scelta di programmi monofondo nel 2007-2013 richiede il potenziamento del coordinamento in sede programmatica e valutativa, e se rende più difficile valutare cosa realmente si è realizzato con i fondi europei. La scelta di un approccio plurifondo può forse consentire la realizzazione di politiche più integrate ed intersettoriali, con evidenti effetti di maggiore efficacia ed efficienza delle politiche. Ma anche un approccio monofondo può trarre vantaggi grazie ad un approccio programmatico e valutativo unitario, attuato in maniera sinergica ed energica. Quarto elemento riflessione è rappresentato da un’ulteriore novità: sono state introdotte, infatti, condizioni minime da rispettare per l’accesso ai fondi, le cosiddette “condizionalità”. Il non rispetto di tali condizioni – che riguarderanno tutti i settori, dall’ambiente alle politiche energetiche, dall’inclusione…

Research paper thumbnail of Retoriche politiche, etica e connessioni di sviluppo nella pratica della valutazione: il contributo di Albert O. Hirschman

RIV Rassegna Italiana di Valutazione, 2016

This paper intends to propose a personal and professional witness on how Hirschman’s approach can... more This paper intends to propose a personal and professional witness on how Hirschman’s approach can contribute to enlighten the practice of evaluation. The author, after recalling how she got in touch with Hirschman and his thought, describes the way in which Hirschman’s concepts (the thesis of the slack, the linkages effects, the exit and voice scheme, the ethical concern, the political rhetoric, etc.) have gradually influenced her research activities and her evaluation practice. In this way, the author can thus focus on recurrent problems, and ways to address them, as regards the planning of development measures, the role of intellectuals in change process, the relationship between politics and evaluation, the use of methodologies and evaluation techniques.

Research paper thumbnail of Ex Ante Evaluation Report of the Rural Development Program of the Region of Campania (Rapporto di Valutazione Ex Ante del PSR Regione Campania)

Research paper thumbnail of Il caso francese: "Grenoble Valley" il difficile passaggio dalla pura concezione all'alta tecnologia

Research paper thumbnail of Cdc Milano, Cdc Bologna, Unioncamere Lombardia, Uniocamere Emilia Romagna

... Grandi - Managing Director La Fucina – ASNM • Chiara Pennasi – ASNM • Rolando Gualerzi - Seni... more ... Grandi - Managing Director La Fucina – ASNM • Chiara Pennasi – ASNM • Rolando Gualerzi - Senior Partner GMPR group • Giulio Iannuzzi - Consigliere Agintec • Ferruccio Mori - Presidente Agintec • Claudio Pasini - Presidente ERVETT • Fabio Terragni - Presidente ASNM ...

Research paper thumbnail of Valutazione intermedia : strumenti e metodi a confronto

Materiali Del Primo E Del Secondo Convengo Della Rete Dei Nuclei Di Valutazione E Verifica Degli Investimenti Pubblici, 2005

Research paper thumbnail of Il caso francese:" Grenoble Valley" il difficile passaggio dalla pura concezione all'alta tecnologia

Research paper thumbnail of Gemellaggi tra associazioni artigiane del Nord e del Sud Italia

Economia E Societa Regionale, 1997

Research paper thumbnail of La Città Metropolitana di Napoli nel post Covid-19 e lo sviluppo possibile

Urbanistica Informazioni, 2020

A che punto è la Città Metropolitana di Napoli, nella fase attuale di post-Covid 19 in cui il dib... more A che punto è la Città Metropolitana di Napoli, nella fase attuale di post-Covid 19 in cui il dibattito tra centralismo e regionalismo rischia di oscurare il ruolo delle istituzioni intermedie? In termini strategici, la Legge Delrio (L. 56/2014) conferiva alle città metropolitane il ruolo di potenziali motori di sviluppo del Paese, da esplicitarsi anche attraverso l'elaborazione del piano strategico triennale. Non è superfluo ricordare le funzioni che la città metropolitana doveva esercitare secondo l'art. 1 della Legge 56/2014: a) adozione e aggiornamento annuale di un piano strategico triennale del territorio metropolitano, che costituisce atto di indirizzo per l'ente e per l'esercizio delle funzioni dei comuni e delle unioni di comuni compresi nel predetto territorio, anche in relazione all'esercizio di funzioni delegate o assegnate dalle regioni, nel rispetto delle leggi delle regioni nelle materie di loro competenza; b) pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture appartenenti alla competenza della comunità metropolitana, anche fissando vincoli e obiettivi all'attività e all'esercizio delle funzioni dei comuni compresi nel territorio metropolitano; c) strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano. D'intesa con i comuni interessati la città metropolitana può esercitare le funzioni di predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di organizzazione di concorsi e procedure selettive; d) mobilità e viabilità, anche assicurando la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale nell'ambito metropolitano; e) promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, anche assicurando sostegno e supporto alle attività economiche e di ricerca innovative e coerenti con la vocazione della città metropolitana come delineata nel piano strategico del territorio di cui alla lettera a); f) promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione in ambito metropolitano. Rispetto all'approccio di pianificazione precedente, l'elemento di maggiore innovazione consisteva nel sollecitare i centri di rango metropolitano di livello europeo ad assumere un ruolo guida nella definizione di strategie che governassero il sistema territoriale metropolitano come insieme unitario. Il piano metropolitano si configurava, perciò, come strumento di orientamento alla competitività del sistema metropolitano, finalizzato cioè a sostanziare di significati concreti il paradigma delle città quali motori di sviluppo del Paese. Il Dossier delle sulle Città metropolitana di Napoli della Presidenza del Consiglio (2017) evidenziava le peculiarità dell'area metropolitana di Napoli e l'enorme disomogeneità in termini di struttura geo-morfologica (fasce altimetriche, pianura e/o collina), densità demografica ed abitativa, struttura socio-economica, indicatori demografici (tassi di vecchiaia e natalità), presenza di immigrati, livelli reddituali ed altro, che mettevano in evidenza la necessità di una struttura di governo in grado di riconoscere le diversità e le aggregazioni quali le aree omogenee identificate, e che potesse valorizzare le dinamiche sociali ed economiche ed identitarie delle differenti aree. 1 In corso di pubblicazione su Urbanistica Informazioni.

Research paper thumbnail of "Sanità, fondi e coesione ai tempi del Coronavirus"

A pagina 71 il mio articolo su come programmare, riprogrammare e valutare i fondi nel settore san... more A pagina 71 il mio articolo su come programmare, riprogrammare e valutare i fondi nel settore sanitario.

Research paper thumbnail of ZONE ECONOMICHE SPECIALI E ZONE LOGISTICHE SEMPLIFICATE. ELEMENTI PER UNA VALUTAZIONE DI IMPATTO ECONOMICO-SOCIALE

https://www.fondazionenazionalecommercialisti.it/node/1451

Il presente documento è stato concepito come ampliamento e aggiornamento del documento "Zone econ... more Il presente documento è stato concepito come ampliamento e aggiornamento del documento "Zone economiche speciali e zone logistiche semplificate. Misure per lo sviluppo dei porti ed elementi per una valutazione di impatto" del maggio 2018. In tale primo documento era presente anche un'analisi del Piano strategico presentato dalla Regione Campania.

Research paper thumbnail of Le opzioni di utilizzo dei fondi strutturali per la sanità della Campania nella programmazione 2014-20

Articolo pubblicato nel 2014, quanto mai attuale...

Research paper thumbnail of LE POLITICHE DI COESIONE E L'EUROPA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS - EUROPEAN COHESION POLICIES DURING THE CORONAVIRUS

Draft con pubblicazione su https://www.ilsussidiario.net/news/finanza-sanita-e-pmi-la-partita-che-litalia-puo-giocare-sui-fondi-europei/2000014/

Il coronavirus ha avuto la sua drammatica significativa comparsa in Italia nel mese di febbraio. ... more Il coronavirus ha avuto la sua drammatica significativa comparsa in Italia nel mese di febbraio. Il 5 e 6 febbraio 2020 si sono tenuti incontri della Commissione Europea sulla Programmazione 2021-27, nel corso dei quali sono stati illustrati, tra l'altro, lo stato del negoziato, la struttura che avranno i programmi e le principali differenze tra i cicli di programmazione 2014-20 e 2021-27. Le riunioni si sono tenute "a sale vuote", anche se Francia, Spagna e Germania, rispetto all'Italia, all'epoca non erano ancora travolte dal virus. Cosa sta accadendo alle politiche di coesione in corso 2014-20 e a quelle in programmazione per il ciclo 2021-27? A partire dal 1° febbraio 2020, la Commissione Europea ha ampliato le spese ammissibili ai finanziamenti dei Fondi strutturali per indirizzare una parte delle risorse ancora disponibili sui programmi 2007-13 in capo alle Amministrazioni verso il potenziamento del fronte "sanitario" (attrezzature e medicinali, strutture per test e trattamenti, prevenzione delle malattie, e-health, dispositivi medici e di protezione, accesso all'assistenza per i gruppi vulnerabili), e verso iniziative di sostegno immediato alle imprese e alla loro liquidità (copertura del capitale circolante nelle PMI per far fronte alle perdite a causa della crisi, con particolare attenzione ai settori particolarmente colpiti) e ai lavoratori. Inoltre, la Commissione consente lo spostamento di importi significativi di fondi all'interno dei programmi in modo semplificato. Le politiche di coesione, dunque, agiscono in questo momento sulla tutela della salute e sulla tutela economica, proprio i due fronti antagonisti su cui abbiamo visto dibattere le scelte strategiche di alcuni Paesi nella lotta alla diffusione del virus. In realtà, in questo momento, l'operatività deve superare di gran lunga la strategia e la programmazione; perciò alcuni suggerimenti dall'esperienza valutativa possono essere utili:-fare attenzione alle misure che si moltiplicheranno nell'emergenza nazionali e regionali e creare un luogo di governo e coordinamento tra misure promosse dalle varie amministrazioni, anche rispetto a quelle pregresse e di chiarezza di accesso ai cittadini;-prepararsi alla riprogrammazione delle risorse 2014-20 in corso, soprattutto per le amministrazioni del Sud che hanno maggiori risorse, ricordando che prima di attuare nuove misure occorre razionalizzare quelle esistenti, soprattutto quelle con scarso tiraggio finanziario;-pensare seriamente ad una legittima sburocratizzazione e all'accessibilità delle misure di aiuti alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie;-non occorre per forza pensare a nuove misure, ma si può anche potenziare quello che esiste e che funziona. In alcuni casi non c'è tempo per pensare a nuove misure ma occorre valorizzare, razionalizzare e coordinare quello che c'è.-divulgare rapidamente dati di contesto e analisi che consentano una agevole programmazione 2021-27 e promuovere l'ascolto del partenariato;-sul nuovo negoziato, forse si potrebbe cominciare, laddove la scarsità di risorse 2007-13 non consenta azioni significative, soprattutto per le amministrazioni del Centro Nord, agganciare la spesa futura sui programmi attuali, riprogrammati con "apertura di finestre" sul fronte sanitario e di aiuti alle imprese e all'occupazione.

Research paper thumbnail of Invisible women discovering the possible

A Colorni Hirschman International Institute, 2019

Research paper thumbnail of “L’area metropolitana, lo sviluppo urbano e le politiche di coesione”.  "Cohesion policies between region and urban development. Lessons learned".

E' il titolo del mio ultimo articolo pubblicato nel dossier "Territori competitivi e progetti d... more E' il titolo del mio ultimo articolo pubblicato nel dossier "Territori competitivi e progetti di reti/Competitive territories and design of networks" a cura di F. D. Moccia e M. Sepe.

Parlo di politiche di coesione, capacità amministrativa e governance dei programmi, attuazione e valutazione delle politiche pubbliche.

Research paper thumbnail of The Competitive Mezzogiorno (Southern Italy): Some Evidence from the Clothing and Textile Industry in San Giuseppe Vesuviano

International Journal of Urban and Regional Research, 2001

Research paper thumbnail of Valutazione intermedia : strumenti e metodi a confronto

Materiali Del Primo E Del Secondo Convengo Della Rete Dei Nuclei Di Valutazione E Verifica Degli Investimenti Pubblici, 2005

Research paper thumbnail of Europa 2020: come e cosa apprendere dalle passate programmazioni

Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvo... more Il processo di programmazione dei fondi europei 2014-20 è in via di conclusione; esso vede coinvolti tutti i livelli istituzionali – l’Europa, gli Stati membri, le Regioni - in un processo interattivo e iterativo. Dopo la definizione di linee guida programmatiche, regolamenti, suggerimenti applicativi della Commissione Europea indirizzati a ciascun Paese, il negoziato sulle risorse finanziarie, la definizione nazionale del processo di programmazione, alcune Regioni hanno già chiuso i loro programmi che sono stati anche approvati dalla Commissione Europea, altre sono in attesa di avere le osservazioni della Commissione per poter procedere alla stesura definitiva propedeutica alla chiusura del negoziato.
Una delle peculiarità di questo ciclo programmatorio, è che esso è sostanzialmente concomitante con la riforma Delrio, che implica cambiamenti importanti: nuove forme istituzionali quali le Unioni dei Comuni, e, elemento non secondario, la costituzione delle Aree metropolitane attorno ai principali Comuni italiani.
In questo quadro, l’Accordo di partenariato nazionale ha definito un programma territoriale rivolto alle Aree interne del Paese, per il rilancio delle aree a bassa densità demografica, interessate da fenomeni di spopolamento e invecchiamento, con scarsi servizi di base (sanità, istruzione, mobilità). Intorno ad esse saranno mobilitate risorse nazionali ordinarie per il potenziamento dei servizi primari (sanità, istruzione, mobilità) nonchè alcune progettualità legate perlopiù ai programmi finanziati con fondi comunitari.
La programmazione 2014-20, inoltre, sembrava definire alcuni elementi innovativi rispetto alle due programmazioni precedenti (cioè i cicli 2000-2006 e 2007-2013).
Innanzitutto il processo programmatico e attuativo si è configurato come caratterizzato da un forte presidio nazionale. Ciò ha rappresentato una parziale novità, dato che anche nel ciclo di programmazione 2007-2013, attraverso il Piano di Azione Coesione, sono, in realtà, già state sperimentate forme che potremmo definire di “coprogrammazione” e di “coattuazione” degli interventi tra Stato e Regione.
In secondo luogo, è stato richiesto, inizialmente, che i programmi fossero fortemente orientati ai risultati e non dovessero limitarsi ad individuare soltanto obiettivi. I programmi precedenti, infatti, presentavano la tradizionale articolazione per assi e obiettivi; le azioni erano definite una volta approvati i programmi, in fase attuativa. Gli indicatori di risultato si riferivano sempre ad obiettivi generali, situazione che ha determinato grandi difficoltà successive nella fase di popolamento.
La scelta tra programmi “generalisti” o dettagliati è un dilemma antico nella storia delle programmazioni dei fondi europei. Nel passato si preferivano programmi ampi e non dettagliati, perché potevano essere declinati in corso di attuazione, e consentivano di essere meno vincolanti nel casi di cambiamenti in corso d’opera. In questo ciclo è stato richiesto, inizialmente, di redigere programmi dettagliati; nei fatti, in seguito, c’è stato un parziale ritorno ad un maggiore generalismo.

In terzo luogo, nel ciclo 2014-20 è stato suggerito un approccio plurifondo, anche parziale. La programmazione 2007-2013, com’è noto, si è caratterizzata per l’approccio monofondo: tre programmi, uno per ciascun fondo, tre approcci differenziati. Il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), indirizzato al settore agricolo, è stato maggiormente vincolato ai fabbisogni territoriali e ad indicatori dettagliati per azioni; il programma a valere sulle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), orientato alle infrastrutture materiali e immateriali, finanziariamente più impegnativo, ha conservato un approccio per obiettivi; il programma a valere sulle risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE) è rimasto vincolato ad obiettivi specifici molto ampi, ad obiettivi operativi sovrapposti e numerosi, ad azioni definite con ritardo e con difficoltà di associazione e di popolamento degli indicatori di realizzazione e risultato. Di fatto, la scelta di programmi monofondo nel 2007-2013 richiede il potenziamento del coordinamento in sede programmatica e valutativa, e se rende più difficile valutare cosa realmente si è realizzato con i fondi europei.
La scelta di un approccio plurifondo può forse consentire la realizzazione di politiche più integrate ed intersettoriali, con evidenti effetti di maggiore efficacia ed efficienza delle politiche. Ma anche un approccio monofondo può trarre vantaggi grazie ad un approccio programmatico e valutativo unitario, attuato in maniera sinergica ed energica.
Quarto elemento riflessione è rappresentato da un’ulteriore novità: sono state introdotte, infatti, condizioni minime da rispettare per l’accesso ai fondi, le cosiddette “condizionalità”. Il non rispetto di tali condizioni – che riguarderanno tutti i settori, dall’ambiente alle politiche energetiche, dall’inclusione sociale agli aiuti alle imprese, dall’istruzione alla capacità amministrativa con particolare riferimento alla giustizia, alla sanità, alla scuola - potrebbe comportare blocchi nei trasferimenti delle risorse europee alle Regioni. Molte di queste condizionalità richiedono sforzi in direzione di una riforma soprattutto a livello nazionale. Tali elementi che pure apparivano stringenti in una prima fase programmatica, poi sembrano avere acquisito una veste meno rilevante.
Quinto elemento è rappresentato dal tema ricorrente della territorializzazione delle politiche: nei nuovi regolamenti comunitari è prevista l’opzione strategica di politiche territoriali, grazie agli strumenti relativi agli investimenti territoriali integrati o ai programmi per le città, che dovranno coinvolgere nella progettazione e attuazione degli interventi i partenariati locali. Una delle strategie chiave del 2014-20 è rappresentata dalla cosiddetta “smart specialization”, slogan che dovrebbe tradursi in una strategia di riconoscimento delle potenzialità dei territori, nei contesti globali, per elaborare politiche che consentano loro di diventare più competitivi.
Ulteriore punto di dibattito è relativo al principio di addizionalità, uno dei principi chiave della politica di coesione: i Fondi strutturali dell’UE dovrebbero essere concepiti come fondi aggiuntivi rispetto ai fondi nazionali e alla spesa pubblica degli Stati membri. A seguito della crisi del debito sovrano nell’eurozona, il governo italiano ha adottato misure consistenti di consolidamento dei conti pubblici, misure che si sono tradotte in tagli nella spesa e nei trasferimenti alle amministrazioni locali. I fondi europei si sono spesso trasformati, così, da fondi aggiuntivi a fondi sostitutivi, con gravi ripercussioni sull’efficacia delle politiche.
Purtroppo anche il negoziato europeo sulle risorse finanziarie ha subito molti scossoni e ripensamenti, con conseguenti lungaggini, circostanza che ha reso a lungo ancora più incerto il processo di programmazione. Esso, inoltre, si è svolto in concomitanza alla chiusura dei programmi 2007-2013, chiusura molto impegnativa per le Regioni, ancor di più per quelle impegnate in misure di accelerazione di una spesa a causa dei ritardi accumulati e dei vincoli del patto di stabilità.
Come si sta configurando la programmazione regionale tra i fenomeni di cambiamento e quelli di conservazione dello status quo? Si è tenuto conto, nei programmi attualmente in negoziato, delle lezioni che si possono apprendere dai cicli di programmazione precedenti? Quali sono i meccanismi che ostacolano l’apprendimento dall’esperienza passata?
Queste domande ispirano le riflessioni del presente lavoro.

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