Dario Russo | Università degli Studi di Palermo (original) (raw)
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Siclia InForma | Notizie sul design insulare by Dario Russo
Sicily InForms | News on the design in the island, Jan 2015
Editoriale. La Sicilia è terra di conquista, si sa. “Da 2.500 anni siamo colonia”, lamentava Toma... more Editoriale. La Sicilia è terra di conquista, si sa. “Da 2.500 anni siamo colonia”, lamentava Tomasi Di Lampedusa. Più che un’isola, “la Sicilia è un continente”, è stato detto giustamente, perché qui sono venuti tutti: Fenici, Cartaginesi, Greci, Romani, Goti, Visigoti, Arabi, Normanni, Francesi, Spagnoli, Piemontesi e, nella Seconda guerra mondiale, perfino gli Americani. “Qui è la chiave di tutto”, sentenziava Goethe; ma, proprio dalla cittadina dello scrittore tedesco (Weimar), trae spunto un’azienda siciliana, Palumbo Marmi, che si propone di estendere un ambizioso progetto al di là del Mediterraneo. A Weimar, nel 1919, prende vita la più formidabile scuola di arte applicata, architettura e disegno industriale del Novecento, il Bauhaus, e in particolare, nel 1922, una scacchiera che segna la storia del design per la sua “straordinaria” forma in stretta relazione con la funzione dei pezzi. A distanza di circa 90 anni, all’interno del Laboratorio di disegno industriale tenuto da chi scrive (Corso di Studi in Architettura di Palermo), si decide di ricostruire la famosa scacchiera del Bauhaus, non più in legno ma in marmo, con dimensioni e proporzioni conseguentemente rivisitate: ChessLab (2014). Quest’opera, indagata da un’allieva architetto insieme a un team di specialisti, è realizzata da Palumbo Marmi all’interno del brand Palumbolab (la declinazione aziendale all’interno del Laboratorio). Palumbo Marmi, foriera d’una antica tradizione di lavorazione del marmo, impiegando evoluti robot e macchine a controllo, ha già messo a segno una serie di complenti d’arredo particolarmente interessanti, e punta ora sulla capacità attrattiva della scacchiera ChessLab quale oggetto “auratico”. L’oggetto, oltre che dalla bellezza intrinseca del materiale e dalla finitura impeccabile d’ogni singolo pezzo, è contrassegnato da un elevato valore culturale, che incorpora il non-plus-ultra progettuale e intramontabile del Bauhaus. Non a caso, Palumbolab si lega a una dinamica galleria siciliana, la Galleria Pantaleone, per fare conoscere la sua attività in Italia e all’estero attraverso una strategia di comunicazione scandita da tre eventi: il primo, a gennaio, nella Galleria Pantaleone (Palermo); il secondo, a marzo, nella sede di Brera della galleria (Milano); e il terzo, a maggio, in una delle più prestigiose gallerie di Copenaghen. E non è un caso che tali eventi siano magnificati dall’azienda Planeta, che conferma, con la qualità eccelsa dei suoi vini, la vocazione design-oriented di Palumbolab e la proficua azione della Galleria Pantaleone sugli scenari dell’arte, nell’affermazione culturale del prodotto Made in Sicily.
Editoriale. Chi ha detto che in Sicilia non ci sono industrie? Certo, a dispetto della sua forma ... more Editoriale. Chi ha detto che in Sicilia non ci sono industrie? Certo, a dispetto della sua forma triangolare e del Triscele (simbolo siciliano di eterno movimento), il triangolo industriale s’è sviluppato al Nord, nel dopoguerra, attivando quel tessuto che ha reso possibile il disegno industriale in Italia. Niente “miracolo economico” in Sicilia, in un Sud che qualcuno ritiene incapace di sviluppare alcunché, dove ogni progetto sembra condizionato dall’aridità d’un territorio in cui “nevica fuoco”. Eppure, in Sicilia ci sono oggi tantissime aziende, medio-piccole, imprese, familiari e personali, attività produttive di diversa natura, anche piccole industrie, caratterizzate da contaminazioni artigianali oppure botteghe artigiane tout court, foriere di una cultura materiale ormai in via di estinzione (patrimonio prezioso), e gruppi di progettisti che utilizzano tecnologie evolute, come le stampanti 3D, affrontando il progetto in toto, dall’ideazione alla produzione, in direzione imprenditoriale.
In Sicilia ci sono, in particolare, alcune aziende che potremmo definire “design-oriented”, che collaborano col Dipartimento di Architettura (Università di Palermo) in termini di formazione, e segnatamente col Laboratorio di disegno industriale tenuto da chi scrive (Corso di Laurea in Architettura), con brief e investimenti su prototipi e comunicazione. Caruso Handmade (Palermo), Palumbo Marmi (Palermo), Vivo D’Emilio (Catania) e Musìta (Salemi): a loro è dedicato il primo numero di “Sicilia InForma”, perché hanno puntato sul progetto, riversando il proprio know-how nelle aule universitarie, dando opportunità agli studenti-allievi architetti e investendo concretamente per raggiungere un effetto commerciale. Così, hanno finanziato la stampa di queste pagine, per diffondere i risultati del proprio lavoro e contribuire alla definizione di un network del design siciliano, aperto a tutte le aziende, ai progettisti e a chi crede nel valore socio-culturale del design. Tale strategia ha un prestigioso precedente storico, “Ottagono”, la rivista che trae il nome delle otto importanti aziende che la fondano, negli anni sessanta, col preciso intento di legare la cultura del progetto ai propri arredi, spesso progettati dai migliori architetti italiani, documentando strategicamente la loro attività: ecco come si salda il rapporto tra azienda, designer, comunicazione, distribuzione e mercato.
Ma chi sono i progettisti, i neo-designer, i designer del futuro (prossimo) che sono chiamati a riprogettare l’Isola, a innervare un territorio così povero di progetti concretati e così denso di cultura materiale? Una dozzina di anni fa, è stato fondato a Palermo un Corso di Laurea in Disegno industriale, grazie alla propulsiva attività di Michele Argentino e Vanni Pasca, ai quali va riconosciuto il merito di aver contribuito alla formazione di centinaia di designer siciliani, soprattutto negli anni tumultuosi che hanno contrassegnato lo sprint iniziale. Alcuni di loro sono andati all’estero, altri lavorano tra Roma e Milano, altri ancora restano qua e non demordono, lottando contro i mulini a vento oppure costruendo, dal nulla, qualcosa d’insolito e abbondantemente sperimentale. Da qualche anno, inoltre, esiste in Sicilia una Delegazione regionale dell’ADI (Associazione del Disegno Industriale), che stimola la formazione di diverse attività e occasioni legate al design, soprattutto nella parte orientale dell’Isola (tra Catania, Siracusa e Ragusa, ma non solo). A Catania, per esempio, è presente una Laurea Triennale in Design (diretta da Vanni Pasca), fondata dall’Accademia di Belle Arti Abadir, con workshop specialistici tenuti da docenti e professionisti di grande qualità. Sempre a Catania, Marzio D’Emilio rilancia l’attività di Tito D’Emilio (storico negozio insignito da un Compasso d’Oro) con l’ideazione del brand Vivo D’Emilio e mille altre scoppiettanti iniziative. Inoltre, hanno luogo diversi eventi, come “Design What’s Up”, scaturiti dalla mente di Alfio Cicala, autore anche di “Design in Corso”, nella barocca e bellissima Noto. Alla Kore di Enna, si susseguono workshop di design del prodotto, tenuti da autorevoli progettisti (siciliani e non). Nella valle dei templi, ad Agrigento, prende campo una Mediterranean Design Association (MDA), mettendo a segno una suggestiva Summer School volta alla valorizzazione e alla comunicazione dei Beni Culturali. Nello stesso tempo, Castelbuono è teatro della seconda edizione di Design in Town, una sorta di Summer School i cui docenti e studenti sono chiamati a elaborare, in tempo record, progetti concreti per il territorio. Tutto ciò, che costituisce solo un insieme di spunti più che un elenco delle tante altre interessanti attività, non è ancora un network ma può diventarlo, se abbandoniamo visioni privatistiche del progetto e della formazione per abbattere le barriere che fanno, della Sicilia, piccole isole nell’Isola.
Books by Dario Russo
Tra le merci estetizzate che ci sollecitano di continuo, paradossalmente, il lato oscuro del desi... more Tra le merci estetizzate che ci sollecitano di continuo, paradossalmente, il lato oscuro del design è anche quello più appariscente, che comunica e seduce. Oggi, nel linguaggio comune, la parola “design” rimanda a una non meglio identificata ma “straordinaria” qualità formale: una specie di opera d’arte dalle valenze funzionali. Il paradosso, però, è che l’oggetto d’uso – designed – a volte non si usa; e molto spesso non si apprezza per la sua funzione pratica. Al contrario, è ritenuto interessante per i simboli immaginari che incorpora: è oggetto-immagine, più bello che utile; racconta qualcosa, cita, rilancia icone del passato, traendo fascinazione dalla potente cassa di risonanza dei mass media; è oggetto di scena, finzione (form follows finction); è oggetto del desiderio, brandizzato, foriero di lifestyle; è oggetto-feticcio, oggetto-dandy, sexy, infernale e paradisiaco.
Progettare senza un obiettivo concreto, al di là dei costi di produzione, dei processi, dei mater... more Progettare senza un obiettivo concreto, al di là dei costi di produzione, dei processi, dei materiali, e cioè al di là di una strategia aziendale o quanto meno di un’intenzione auto-produttiva (programmazione economica), non è davvero progettare; è al massimo un concept, tutto da verificare. Più interessante è passare dall’idea all’azione, per realizzare risultati concreti. In questa prospettiva, ho coinvolto nel mio Laboratorio di disegno industriale (2012-2013, LM4 Architettura Palermo) quattro realtà produttive siciliane, operanti in ambiti diversi: Antica Ebanisteria (arredamento e complementi di arredo), Trattotempo (orologi da parete e oggetti per la misurazione del tempo), Ai Normanni (food design), NOA Fashion Design (complementi di abbigliamento). Con loro e affiancati da abili collaboratori (Pierfrancesco Arnone, Gabriele D’Asaro e Angela Graci), gli allievi architetti hanno progettato una serie di prodotti in vista della loro commercializzazione. Alcuni di questi sono stati realizzati (prototipi), quindi testati, venduti, gustati… e hanno già dato luogo a eventi e mostre, con interesse da parte dei mass media. Alla fine del Laboratorio, ho condotto un workshop insieme al professor Antonio Scontrino – docente di Visual Communication Technology alla Bowling Green State University (USA) e autore della postfazione di questo libro – per la progettazione dei cataloghi, del menu e di immagini tali da esaltare i prodotti con una comunicazione mirata. Tutto ciò costituisce la fase iniziale: la versione 1.0 di una strategia volta a sviluppare il design in Sicilia verso mercati sensibili alla qualità progettuale.
Che cos’è la grafica? In greco antico gráfo vuol dire sia scrivere sia disegnare: le cose infatti... more Che cos’è la grafica? In greco antico gráfo vuol dire sia scrivere sia disegnare: le cose infatti erano equiparabili. Curiosamente, anche oggi testo e immagine sembrano convergere in una sorta di (neo-)scrittura altamente figurativa, come se il punto originario della grafica e il momento attuale tendessero a coincidere. In generale, la grafica o il graphic design si configura oggi come un’efficace combinazione di testo e immagine, a partire dall’affermazione del “manifesto moderno” o della cosiddetta peinture d’affiche nella seconda metà dell’Ottocento. Considerando ora l’attività dei cento grafici che più ci hanno entusiasmato nel corso della storia (che non sono forse i più importanti del Novecento, ma sono sicuramente i più interessanti), sarebbe pressoché impossibile riuscire a distillare una sorta di minimo comun denominatore della grafica, anche soltanto una qualche essenza, perché non si tratta di grafici appartenenti alla stessa Scuola, e quindi equiparabili. Ecco perché AZ project vuole, attraverso una selezione ragionata, raccontare l’evoluzione e i fondamentali approcci alla grafica internazionale dalla sua nascita a oggi.
In questo senso, AZ project costituisce uno strumento di studio ragionato e unico nel suo genere, molto utile per gli studenti ma anche per i docenti e i ricercatori, nonché per i professionisti che hanno il desiderio e la necessità di approfondire i temi della storia, apprendo nuovi orizzonti di sperimentazione progettuale; insomma per la comunità della grafica tutta (non soltanto per “gli addetti ai lavori”), desiderosa di aggiornamento. Infatti, a partire dalle schede dei cento grafici – che comprendono una biografia, una descrizione sull’approccio di progettuale con uno o due lavori esemplari, una citazione emblematica dello stesso grafico o di un critico autorevole del suo lavoro e una bibliografia mirata – AZ project tenderà a svilupparsi includendo sempre nuove schede sui campioni della storia della grafica di tutto il mondo, redatte da studiosi e specialisti che condivideranno quest’opportunità culturale, nonché le schede dei migliori progettisti grafici del momento, che coglieranno l’importanza dell’iniziativa e vorranno giocare un ruolo didattico diffondendo il loro esempio. È così che AZ project costituisce un formidabile contenitore d’ispirazione progettuale, una cultura grafica consolidata nella storia che bisogna valorizzare e che si evolve.
AZ project è un progetto online, un pdf scaricabile, in progress…
Perché desideriamo gli oggetti? Ci servono o ci piacciono? Li usiamo davvero o consumiamo la loro... more Perché desideriamo gli oggetti? Ci servono o ci piacciono? Li usiamo davvero o consumiamo la loro immagine? Il valore d’uso o il simbolo incarnato che lavora come superficie intrigante animando il prodotto? Postmodernismo, Minimalismo, Transitive Design, Neo-Dada, Trick Design, Designart sono alcune tra le tendenze più rilevanti degli ultimi trent’anni: atteggiamenti, messe in scena, anche soltanto vezzi o modi di rappresentazione. Un tempo si cercava di progettare il prodotto universale, economico e funzionale; oggi, piccoli oggetti allettanti che si rinnovano di continuo. Ma il design è ancora “un mezzo per migliorare la vita dell’uomo con un ottimo connubio di tecnica ed estetica” o è diventato un modo per far vendere rendendo accattivante il look delle cose?
Piazza Armerina 2007. Suite d’Autore è un art-design gallery hôtel: un albergo con opere d’arte e... more Piazza Armerina 2007. Suite d’Autore è un art-design gallery hôtel: un albergo con opere d’arte e design. Gli ambienti in Suite sono eterogenei e di gran fascino: dalle creazioni di Beppe Madaudo agli oggetti seriali di Philippe Starck. La scelta di questi dipende naturalmente dal gusto di chi lo ha progettato: gli art director (Dario Russo e Cesare Sposito) e il proprietario (Ettore Messina), che per l’occasione si è (ri-)creato imprenditore-progettista-gallerista. A differenza dei “comuni” (art-)design hôtel sparsi in giro per il mondo, Suite d’Autore offre, se così si può dire, il valore aggiunto d’organizzare il suo contenuto artistico attraverso una serie di temi che ripercorrono idealmente la storia del design dall’inizio del Novecento fino ai nostri giorni: Geometria nelle avanguardie (da El Lisitskij a Rietveld), Leggerezza nel Movimento moderno (da Breuer a Mies van der Rohe), Magia e Ironia del design italiano (da Castiglioni a Magistretti), Stravaganza tra Pop e ipermerce (dal Sacco Zanotta a Gaetano Pesce), Fluidità organica “trasversale” (da Mollino a Saarinen). Ogni singola opera è stata oculatamente progettata o scelta per illustrare un determinato periodo o movimento o tendenza o approccio progettuale… Di conseguenza, tali opere (sculture, fotografie, quadri, oggetti d’uso, ecc.) possono essere intese come artefatti comunicativi che esprimono il tema contribuendo alla definizione d’un ambiente armonicamente integrato: una grande, straordinaria Suite d’Autore appunto.
Free Graphics è grafica fuori dalle regole, lontana dal rigore della metodologia razionalista (sc... more Free Graphics è grafica fuori dalle regole, lontana dal rigore della metodologia razionalista (scuola svizzera), che a lungo ha dominato la scena. I designer qui indagati, forti delle tecnologie digitali, si pongono il preciso obiettivo di colpire il proprio target: “toccare il cuore col design”. In questo scenario, si sviluppano linguaggi fortemente espressivi, a volte ai limiti della leggibilità, ma di grande impatto comunicativo e adeguati ai processi massmediatici. La tecnica digitale ha reso possibile una nuova estetica – dinamica e fluida – e nuovi orientamenti progettuali, suscettibili di ulteriori e non prevedibili sviluppi.
La corporate image (o corporate identity) è tema di grande interesse e attualità. Cresce e si all... more La corporate image (o corporate identity) è tema di grande interesse e attualità. Cresce e si allarga, infatti, l’esigenza delle aziende e delle istituzioni pubbliche di definire la propria identità e di costruire una strategia per comunicarla, dal logo e dal lettering fino all’articolazione di appositi eventi. Questo libro ne ricostruisce le origini e gli sviluppi teorici attraverso le principali fasi che hanno caratterizzato lo sviluppo della società industriale dagli inizi del Novecento a oggi. Approfondisce poi, con schede dettagliate, una serie di casi significativi di cui analizza le principali caratteristiche progettuali. Fino ai giorni nostri, in cui la mondializzazione e la rivoluzione informativo-informatica modificano la stessa concezione della grafica e sembrano delineare differenti ipotesi di lavoro sul terreno della comunicazione aziendale.
Proceedings by Dario Russo
Gulotta, 2010
In today’s world design is deemed to be a factor for development, capable of stimulating commenda... more In today’s world design is deemed to be a factor for development, capable of stimulating commendable processes in those areas that might embrace it strategically. In the last century design represented “a formidable tool to improve human life through the production of industrial artefacts that show a synthesis between technique and aesthetics”. If we bear in mind this definition, we see that design, along with economic development, encourages social and cultural improvement, and democratic processes that subsequently affect the majority of the populace.
In recent times, however, a definite rift has evolved between design and industry, terms which have long been closely associated with each other. In the third phase of the Industrial Revolution, dominated by electronics, a so-called post-industrial society has emerged, supplying not only products, but information, services, images, communication. In short, the flow of information is more important from the economic standpoint than the production of physical artefacts.
It is interesting to notice that, for example, the prestigious Eindhoven Academy of Design has recently eliminated the term Industrial from its logo, in order to emphasise that design is more a question of concept than of industrial practicability.
Another example is self-production, where the designer is involved not only in the design process, but also in the realization of an artefact; this is accomplished using computerized machines and methods linked to highly technological handicraft. It is no longer a question of exception or avant-garde experimentation, as it was in the eighties (thinking of Alchymia and Memphis). It is now a question of a practice which is currently widespread among young designers (and not only), who thus manage to produce on a small scale and yet, command considerable attention. As Andrea Branzi often stated, self-production as a sophisticated craft is not contending with industry, but, rather, integrating it, to the extent that the self- made product can be tested and, eventually, produced industrially.
It is interesting to note that Italian designers have distinguished themselves by their unique ability to present artefacts that incorporate both industry and crafts in the best way possible, often half-completed works, but technically impeccable and rounded off with a craftsman’s care and diligence. The result is often a wonderful blend of tradition and innovation.
This is the case with the Superleggera chair by Gio’ Ponti, designed for Cassina in the fifties, along the lines of the so-called Chiavarina (a chair widespread in Chiavari) – a first-rate product, technically well- resolved and consolidated in the public imagination. Ponti’s version is somewhat lighter than the classic Chiavarina, due to his tapering of certain parts and his inclusion of ingenious elements borrowed from the aviation industry. All of this results in one of the most emblematic products of Italian design, which has not repudiated traditional craftsmanship, but integrated it synergically with industrial procedures. Taking this as a basic case reference, the Department of Design (University of Palermo) has initiated a project to re-design the classic Bivona chair. This solid and functional chair, an object of spartan beauty, is found widely throughout Sicily, but unfortunately is gradually disappearing, because it is dependent on one single remaining craftsman possessing the necessary, precious skills.. In accordance with the wishes of the mayor of the town of Bivona, which in this case has taken on an entrepreneurial role, the Department of Design has offered to assume the responsibility of revitalising the Bivona chair through a series of operations, commencing from the craft tradition and integrating the use of innovative methods, procedures and materials. The stakes are high; it is not only a question of (re-)creating a fine chair, but also stimulating the economy of a small town. Everybody should benefit, from the designer to the technical professional, from the entrepreneur to the advertiser, but, in any case, the principal objective being for Bivona to maintain its manufacturing and cultural heritage in this specific field.
SIMST BSU, 2007
В наше время – эпоху дигитальных технологий – становится все более очевид- ным, что в современно... more В наше время – эпоху дигитальных технологий – становится все более очевид- ным, что в современном дизайне больше нет никаких норм, правил. В последнее время различные международные публикации содержат такие разъясняющие содер- жание названия, как «Конец печати» (Lewis Blacwell) или «Нет больше правил» (Rick
4 D. CARSON, cit. in L. BLACKWELL, The End of Print... cit., s.n. 131

Poynor). В Италии в прошлом году Дарио Руссо опубликовал работу «Свободная графика» с подзаголовком «Графика вне правил в эпоху цифровых технологий».
В 80-х гг. ХХ в. появление персональных компьютеров обозначил ключевой мо- мент в истории визуальных коммуникаций (Макинтош был создан в 1984 году). Компьютеры вызвали интенсивное обновление в сфере оперативных технологий, ус- коряя процесс перехода от рационального подхода к как никогда непредсказуемым путям коммуникаций, все дальше отходя от любых норм и критериев.
Сегодня обращая внимание на определенную «феноменологию», понимаешь, что, несмотря на то, что это абсолютно новое явление, имеет место нечто похожее на чувство déjà vu. То о чем мы говорим, на самом деле, является удивительным сближением цифровых технологий с историческим авангардом. Мои доводы состо- ят в том, что Швейцарская школа (наиболее ярко характеризующая феномен графи- ческого дизайна ХХ века) может быть формально разрушена модернизмом, но только «упорядочивание» изобретений исторического авангарда для того, чтобы создавать гораздо более здравый и линейный тип коммуникаций. В результате это снизило исходную разрушительную и движущую энергию авангарда – ту же силу, что наоборот дает стимул потоку цифровых экспериментов. Трудно сказать зависит ли эта восстановленная жизнеспособность напрямую от прихода компьютеров либо от физиологической реакции против Швейцарской школы независимо от электрон- ных технологий. Одно несомненно: направление, взятое авангардом, находит много интересных применений в компьютерной сфере. В заключении стоит сказать, что сегодняшние дизайнеры способны создавать в цифровом виде то, что художники авангарда в начале ХХ века создавали вручную на холсте и бумаге. Две фигуры ми- ра дизайна – Невил Броуди и Дэвид Карсон – позволяют нам говорить о том, на- сколько графика последних лет превосходит Швейцарскую школу, обнаруживая пути коммуникаций, типичные для исторического авангарда: неодада, неоконструк- тивизм, неофутуризм. От да-да к бит-бит...
Papers by Dario Russo
Since the meaning of the design in the XIX Century, “applied art” (to the industry), till today's... more Since the meaning of the design in the XIX Century, “applied art” (to the industry), till today's Designart, through the artidesign (a mix of art, design and craft), the boundary among art and design has been often unsettled. During the 50’s, Max Bill has defined “hairdresser” the designer who focuses on the shape rather than the function. Nowadays, we are surrounded by more and more products with high symbolic level designed to state their aesthetic configuration. Nothing against the communicative value of the product. However, what happens when it affects the usability?
Corporate Image in Madonie In the mountains of Madonie, precisely in Castebuono (Sicily), Fiasco... more Corporate Image in Madonie
In the mountains of Madonie, precisely in Castebuono (Sicily), Fiasconaro has been successfully operating a company, which specializes in panettone. over the years, it has gained international recognition for its products.
Their panettone, in fact, is greatly appreciated even in Milan, which is considered “home of the traditional panettone”. Fiasconaro, with its high standard, is able to compete with Cova, a company that is known to be the oldest manufacturer of this product. Recently, in order to affirm the quality of their “product design”, Fiasconaro has decided to develop their business communication within the framework of corporate image by employing the firm, AGDV (with some of the best graphic designers in Sicily) to create the packaging and integrated graphic. In essence, Fiasconaro is clearly stating that they are design-driven, due to their investment in communication, experiments with innovative and dynamic solutions that are consistent with the family traditions: they are always fresh and tasty - like their panettone.
Rizzoli
The name of the Florio is bound in an indissoluble bond, the Egadi Islands, purchased by Ignatius... more The name of the Florio is bound in an indissoluble bond, the Egadi Islands, purchased by Ignatius senior in 1874. Retrace the most significant in the history of this family means to account for a parable that, over a century, sees them from merchants emigrated, become protagonists of their time and decay into a golden sunset and tragic.
After 2007 the tuna fishing by the method of slaughter is banned in Sicily. The establishment of Favignana Florio's once flourishing company fell into disuse, and today became a museum. Saved by physical deterioration and returned to its original grandeur, the former Florio Plant of Favignana has reopened to the public from September 2010 to host a project of excellence.
In this context, the former Florio Plant represents a great opportunity, because, as a museum, it returns to the island its history and its culture (material). Here, the project has achieved remarkable results in the application of new technologies that make possible the construction of two highly communicative and challenging environments: the video installations “Torino” and “The Death Room”, both curated by Renato Alongi. In the great hall Turin (before hold), scenically obscured, 18 authors-stars appear on large format holographic screens. “The Death Room" plays the “mattanza” in a poetic way: underwater images of schools of tuna that swim among the networks still unaware of the fate that awaits them are projected in a sequence of large format screens.
Treccani Terzo Millennio, 2010
Nel corso della storia, per tutto il Novecento ma già prima, il principio della crescita si conf... more Nel corso della storia, per tutto il Novecento ma già prima, il principio della crescita si configura come una sorta di super-ideologia che occupa un posto centrale nel dispositivo sia del capitalismo sia del comunismo. Capitalismo liberalista e comunismo produttivistico sono infatti due varianti d’uno stesso progetto della crescita, fondato sull’accumulazione tout prix. Se le cose stanno così, i cosiddetti socialisti utopisti dell’Ottocento in generale e William Morris in particolare hanno capito precocemente che il carattere perverso della crescita è legato al sistema industriale e ai rap- porti capitalistici. Morris è socialista, anarchico, artista, fondatore dell’Arts and Crafts Exhibition Society, scrittore di utopie e pioniere (controverso) del design. Oggi, il suo pensiero – anti-capita- listico e anti-industriale – non può certo essere inteso come un programma (risolutivo) “chiavi in mano”. Era già problematico nell’Ottocento, figuriamoci come lo si potrebbe applicare alla nostra società post-industriale! Eppure, proprio in considerazione del fatto che quella di oggi è una società post-industriale, certe idee di Morris trovano interessanti parallelismi con alcuni temi messi in campo dalla Decrescita: un nuovo approccio al processo economico verso una società sostenibile e conviviale.
Sicily InForms | News on the design in the island, Jan 2015
Editoriale. La Sicilia è terra di conquista, si sa. “Da 2.500 anni siamo colonia”, lamentava Toma... more Editoriale. La Sicilia è terra di conquista, si sa. “Da 2.500 anni siamo colonia”, lamentava Tomasi Di Lampedusa. Più che un’isola, “la Sicilia è un continente”, è stato detto giustamente, perché qui sono venuti tutti: Fenici, Cartaginesi, Greci, Romani, Goti, Visigoti, Arabi, Normanni, Francesi, Spagnoli, Piemontesi e, nella Seconda guerra mondiale, perfino gli Americani. “Qui è la chiave di tutto”, sentenziava Goethe; ma, proprio dalla cittadina dello scrittore tedesco (Weimar), trae spunto un’azienda siciliana, Palumbo Marmi, che si propone di estendere un ambizioso progetto al di là del Mediterraneo. A Weimar, nel 1919, prende vita la più formidabile scuola di arte applicata, architettura e disegno industriale del Novecento, il Bauhaus, e in particolare, nel 1922, una scacchiera che segna la storia del design per la sua “straordinaria” forma in stretta relazione con la funzione dei pezzi. A distanza di circa 90 anni, all’interno del Laboratorio di disegno industriale tenuto da chi scrive (Corso di Studi in Architettura di Palermo), si decide di ricostruire la famosa scacchiera del Bauhaus, non più in legno ma in marmo, con dimensioni e proporzioni conseguentemente rivisitate: ChessLab (2014). Quest’opera, indagata da un’allieva architetto insieme a un team di specialisti, è realizzata da Palumbo Marmi all’interno del brand Palumbolab (la declinazione aziendale all’interno del Laboratorio). Palumbo Marmi, foriera d’una antica tradizione di lavorazione del marmo, impiegando evoluti robot e macchine a controllo, ha già messo a segno una serie di complenti d’arredo particolarmente interessanti, e punta ora sulla capacità attrattiva della scacchiera ChessLab quale oggetto “auratico”. L’oggetto, oltre che dalla bellezza intrinseca del materiale e dalla finitura impeccabile d’ogni singolo pezzo, è contrassegnato da un elevato valore culturale, che incorpora il non-plus-ultra progettuale e intramontabile del Bauhaus. Non a caso, Palumbolab si lega a una dinamica galleria siciliana, la Galleria Pantaleone, per fare conoscere la sua attività in Italia e all’estero attraverso una strategia di comunicazione scandita da tre eventi: il primo, a gennaio, nella Galleria Pantaleone (Palermo); il secondo, a marzo, nella sede di Brera della galleria (Milano); e il terzo, a maggio, in una delle più prestigiose gallerie di Copenaghen. E non è un caso che tali eventi siano magnificati dall’azienda Planeta, che conferma, con la qualità eccelsa dei suoi vini, la vocazione design-oriented di Palumbolab e la proficua azione della Galleria Pantaleone sugli scenari dell’arte, nell’affermazione culturale del prodotto Made in Sicily.
Editoriale. Chi ha detto che in Sicilia non ci sono industrie? Certo, a dispetto della sua forma ... more Editoriale. Chi ha detto che in Sicilia non ci sono industrie? Certo, a dispetto della sua forma triangolare e del Triscele (simbolo siciliano di eterno movimento), il triangolo industriale s’è sviluppato al Nord, nel dopoguerra, attivando quel tessuto che ha reso possibile il disegno industriale in Italia. Niente “miracolo economico” in Sicilia, in un Sud che qualcuno ritiene incapace di sviluppare alcunché, dove ogni progetto sembra condizionato dall’aridità d’un territorio in cui “nevica fuoco”. Eppure, in Sicilia ci sono oggi tantissime aziende, medio-piccole, imprese, familiari e personali, attività produttive di diversa natura, anche piccole industrie, caratterizzate da contaminazioni artigianali oppure botteghe artigiane tout court, foriere di una cultura materiale ormai in via di estinzione (patrimonio prezioso), e gruppi di progettisti che utilizzano tecnologie evolute, come le stampanti 3D, affrontando il progetto in toto, dall’ideazione alla produzione, in direzione imprenditoriale.
In Sicilia ci sono, in particolare, alcune aziende che potremmo definire “design-oriented”, che collaborano col Dipartimento di Architettura (Università di Palermo) in termini di formazione, e segnatamente col Laboratorio di disegno industriale tenuto da chi scrive (Corso di Laurea in Architettura), con brief e investimenti su prototipi e comunicazione. Caruso Handmade (Palermo), Palumbo Marmi (Palermo), Vivo D’Emilio (Catania) e Musìta (Salemi): a loro è dedicato il primo numero di “Sicilia InForma”, perché hanno puntato sul progetto, riversando il proprio know-how nelle aule universitarie, dando opportunità agli studenti-allievi architetti e investendo concretamente per raggiungere un effetto commerciale. Così, hanno finanziato la stampa di queste pagine, per diffondere i risultati del proprio lavoro e contribuire alla definizione di un network del design siciliano, aperto a tutte le aziende, ai progettisti e a chi crede nel valore socio-culturale del design. Tale strategia ha un prestigioso precedente storico, “Ottagono”, la rivista che trae il nome delle otto importanti aziende che la fondano, negli anni sessanta, col preciso intento di legare la cultura del progetto ai propri arredi, spesso progettati dai migliori architetti italiani, documentando strategicamente la loro attività: ecco come si salda il rapporto tra azienda, designer, comunicazione, distribuzione e mercato.
Ma chi sono i progettisti, i neo-designer, i designer del futuro (prossimo) che sono chiamati a riprogettare l’Isola, a innervare un territorio così povero di progetti concretati e così denso di cultura materiale? Una dozzina di anni fa, è stato fondato a Palermo un Corso di Laurea in Disegno industriale, grazie alla propulsiva attività di Michele Argentino e Vanni Pasca, ai quali va riconosciuto il merito di aver contribuito alla formazione di centinaia di designer siciliani, soprattutto negli anni tumultuosi che hanno contrassegnato lo sprint iniziale. Alcuni di loro sono andati all’estero, altri lavorano tra Roma e Milano, altri ancora restano qua e non demordono, lottando contro i mulini a vento oppure costruendo, dal nulla, qualcosa d’insolito e abbondantemente sperimentale. Da qualche anno, inoltre, esiste in Sicilia una Delegazione regionale dell’ADI (Associazione del Disegno Industriale), che stimola la formazione di diverse attività e occasioni legate al design, soprattutto nella parte orientale dell’Isola (tra Catania, Siracusa e Ragusa, ma non solo). A Catania, per esempio, è presente una Laurea Triennale in Design (diretta da Vanni Pasca), fondata dall’Accademia di Belle Arti Abadir, con workshop specialistici tenuti da docenti e professionisti di grande qualità. Sempre a Catania, Marzio D’Emilio rilancia l’attività di Tito D’Emilio (storico negozio insignito da un Compasso d’Oro) con l’ideazione del brand Vivo D’Emilio e mille altre scoppiettanti iniziative. Inoltre, hanno luogo diversi eventi, come “Design What’s Up”, scaturiti dalla mente di Alfio Cicala, autore anche di “Design in Corso”, nella barocca e bellissima Noto. Alla Kore di Enna, si susseguono workshop di design del prodotto, tenuti da autorevoli progettisti (siciliani e non). Nella valle dei templi, ad Agrigento, prende campo una Mediterranean Design Association (MDA), mettendo a segno una suggestiva Summer School volta alla valorizzazione e alla comunicazione dei Beni Culturali. Nello stesso tempo, Castelbuono è teatro della seconda edizione di Design in Town, una sorta di Summer School i cui docenti e studenti sono chiamati a elaborare, in tempo record, progetti concreti per il territorio. Tutto ciò, che costituisce solo un insieme di spunti più che un elenco delle tante altre interessanti attività, non è ancora un network ma può diventarlo, se abbandoniamo visioni privatistiche del progetto e della formazione per abbattere le barriere che fanno, della Sicilia, piccole isole nell’Isola.
Tra le merci estetizzate che ci sollecitano di continuo, paradossalmente, il lato oscuro del desi... more Tra le merci estetizzate che ci sollecitano di continuo, paradossalmente, il lato oscuro del design è anche quello più appariscente, che comunica e seduce. Oggi, nel linguaggio comune, la parola “design” rimanda a una non meglio identificata ma “straordinaria” qualità formale: una specie di opera d’arte dalle valenze funzionali. Il paradosso, però, è che l’oggetto d’uso – designed – a volte non si usa; e molto spesso non si apprezza per la sua funzione pratica. Al contrario, è ritenuto interessante per i simboli immaginari che incorpora: è oggetto-immagine, più bello che utile; racconta qualcosa, cita, rilancia icone del passato, traendo fascinazione dalla potente cassa di risonanza dei mass media; è oggetto di scena, finzione (form follows finction); è oggetto del desiderio, brandizzato, foriero di lifestyle; è oggetto-feticcio, oggetto-dandy, sexy, infernale e paradisiaco.
Progettare senza un obiettivo concreto, al di là dei costi di produzione, dei processi, dei mater... more Progettare senza un obiettivo concreto, al di là dei costi di produzione, dei processi, dei materiali, e cioè al di là di una strategia aziendale o quanto meno di un’intenzione auto-produttiva (programmazione economica), non è davvero progettare; è al massimo un concept, tutto da verificare. Più interessante è passare dall’idea all’azione, per realizzare risultati concreti. In questa prospettiva, ho coinvolto nel mio Laboratorio di disegno industriale (2012-2013, LM4 Architettura Palermo) quattro realtà produttive siciliane, operanti in ambiti diversi: Antica Ebanisteria (arredamento e complementi di arredo), Trattotempo (orologi da parete e oggetti per la misurazione del tempo), Ai Normanni (food design), NOA Fashion Design (complementi di abbigliamento). Con loro e affiancati da abili collaboratori (Pierfrancesco Arnone, Gabriele D’Asaro e Angela Graci), gli allievi architetti hanno progettato una serie di prodotti in vista della loro commercializzazione. Alcuni di questi sono stati realizzati (prototipi), quindi testati, venduti, gustati… e hanno già dato luogo a eventi e mostre, con interesse da parte dei mass media. Alla fine del Laboratorio, ho condotto un workshop insieme al professor Antonio Scontrino – docente di Visual Communication Technology alla Bowling Green State University (USA) e autore della postfazione di questo libro – per la progettazione dei cataloghi, del menu e di immagini tali da esaltare i prodotti con una comunicazione mirata. Tutto ciò costituisce la fase iniziale: la versione 1.0 di una strategia volta a sviluppare il design in Sicilia verso mercati sensibili alla qualità progettuale.
Che cos’è la grafica? In greco antico gráfo vuol dire sia scrivere sia disegnare: le cose infatti... more Che cos’è la grafica? In greco antico gráfo vuol dire sia scrivere sia disegnare: le cose infatti erano equiparabili. Curiosamente, anche oggi testo e immagine sembrano convergere in una sorta di (neo-)scrittura altamente figurativa, come se il punto originario della grafica e il momento attuale tendessero a coincidere. In generale, la grafica o il graphic design si configura oggi come un’efficace combinazione di testo e immagine, a partire dall’affermazione del “manifesto moderno” o della cosiddetta peinture d’affiche nella seconda metà dell’Ottocento. Considerando ora l’attività dei cento grafici che più ci hanno entusiasmato nel corso della storia (che non sono forse i più importanti del Novecento, ma sono sicuramente i più interessanti), sarebbe pressoché impossibile riuscire a distillare una sorta di minimo comun denominatore della grafica, anche soltanto una qualche essenza, perché non si tratta di grafici appartenenti alla stessa Scuola, e quindi equiparabili. Ecco perché AZ project vuole, attraverso una selezione ragionata, raccontare l’evoluzione e i fondamentali approcci alla grafica internazionale dalla sua nascita a oggi.
In questo senso, AZ project costituisce uno strumento di studio ragionato e unico nel suo genere, molto utile per gli studenti ma anche per i docenti e i ricercatori, nonché per i professionisti che hanno il desiderio e la necessità di approfondire i temi della storia, apprendo nuovi orizzonti di sperimentazione progettuale; insomma per la comunità della grafica tutta (non soltanto per “gli addetti ai lavori”), desiderosa di aggiornamento. Infatti, a partire dalle schede dei cento grafici – che comprendono una biografia, una descrizione sull’approccio di progettuale con uno o due lavori esemplari, una citazione emblematica dello stesso grafico o di un critico autorevole del suo lavoro e una bibliografia mirata – AZ project tenderà a svilupparsi includendo sempre nuove schede sui campioni della storia della grafica di tutto il mondo, redatte da studiosi e specialisti che condivideranno quest’opportunità culturale, nonché le schede dei migliori progettisti grafici del momento, che coglieranno l’importanza dell’iniziativa e vorranno giocare un ruolo didattico diffondendo il loro esempio. È così che AZ project costituisce un formidabile contenitore d’ispirazione progettuale, una cultura grafica consolidata nella storia che bisogna valorizzare e che si evolve.
AZ project è un progetto online, un pdf scaricabile, in progress…
Perché desideriamo gli oggetti? Ci servono o ci piacciono? Li usiamo davvero o consumiamo la loro... more Perché desideriamo gli oggetti? Ci servono o ci piacciono? Li usiamo davvero o consumiamo la loro immagine? Il valore d’uso o il simbolo incarnato che lavora come superficie intrigante animando il prodotto? Postmodernismo, Minimalismo, Transitive Design, Neo-Dada, Trick Design, Designart sono alcune tra le tendenze più rilevanti degli ultimi trent’anni: atteggiamenti, messe in scena, anche soltanto vezzi o modi di rappresentazione. Un tempo si cercava di progettare il prodotto universale, economico e funzionale; oggi, piccoli oggetti allettanti che si rinnovano di continuo. Ma il design è ancora “un mezzo per migliorare la vita dell’uomo con un ottimo connubio di tecnica ed estetica” o è diventato un modo per far vendere rendendo accattivante il look delle cose?
Piazza Armerina 2007. Suite d’Autore è un art-design gallery hôtel: un albergo con opere d’arte e... more Piazza Armerina 2007. Suite d’Autore è un art-design gallery hôtel: un albergo con opere d’arte e design. Gli ambienti in Suite sono eterogenei e di gran fascino: dalle creazioni di Beppe Madaudo agli oggetti seriali di Philippe Starck. La scelta di questi dipende naturalmente dal gusto di chi lo ha progettato: gli art director (Dario Russo e Cesare Sposito) e il proprietario (Ettore Messina), che per l’occasione si è (ri-)creato imprenditore-progettista-gallerista. A differenza dei “comuni” (art-)design hôtel sparsi in giro per il mondo, Suite d’Autore offre, se così si può dire, il valore aggiunto d’organizzare il suo contenuto artistico attraverso una serie di temi che ripercorrono idealmente la storia del design dall’inizio del Novecento fino ai nostri giorni: Geometria nelle avanguardie (da El Lisitskij a Rietveld), Leggerezza nel Movimento moderno (da Breuer a Mies van der Rohe), Magia e Ironia del design italiano (da Castiglioni a Magistretti), Stravaganza tra Pop e ipermerce (dal Sacco Zanotta a Gaetano Pesce), Fluidità organica “trasversale” (da Mollino a Saarinen). Ogni singola opera è stata oculatamente progettata o scelta per illustrare un determinato periodo o movimento o tendenza o approccio progettuale… Di conseguenza, tali opere (sculture, fotografie, quadri, oggetti d’uso, ecc.) possono essere intese come artefatti comunicativi che esprimono il tema contribuendo alla definizione d’un ambiente armonicamente integrato: una grande, straordinaria Suite d’Autore appunto.
Free Graphics è grafica fuori dalle regole, lontana dal rigore della metodologia razionalista (sc... more Free Graphics è grafica fuori dalle regole, lontana dal rigore della metodologia razionalista (scuola svizzera), che a lungo ha dominato la scena. I designer qui indagati, forti delle tecnologie digitali, si pongono il preciso obiettivo di colpire il proprio target: “toccare il cuore col design”. In questo scenario, si sviluppano linguaggi fortemente espressivi, a volte ai limiti della leggibilità, ma di grande impatto comunicativo e adeguati ai processi massmediatici. La tecnica digitale ha reso possibile una nuova estetica – dinamica e fluida – e nuovi orientamenti progettuali, suscettibili di ulteriori e non prevedibili sviluppi.
La corporate image (o corporate identity) è tema di grande interesse e attualità. Cresce e si all... more La corporate image (o corporate identity) è tema di grande interesse e attualità. Cresce e si allarga, infatti, l’esigenza delle aziende e delle istituzioni pubbliche di definire la propria identità e di costruire una strategia per comunicarla, dal logo e dal lettering fino all’articolazione di appositi eventi. Questo libro ne ricostruisce le origini e gli sviluppi teorici attraverso le principali fasi che hanno caratterizzato lo sviluppo della società industriale dagli inizi del Novecento a oggi. Approfondisce poi, con schede dettagliate, una serie di casi significativi di cui analizza le principali caratteristiche progettuali. Fino ai giorni nostri, in cui la mondializzazione e la rivoluzione informativo-informatica modificano la stessa concezione della grafica e sembrano delineare differenti ipotesi di lavoro sul terreno della comunicazione aziendale.
Gulotta, 2010
In today’s world design is deemed to be a factor for development, capable of stimulating commenda... more In today’s world design is deemed to be a factor for development, capable of stimulating commendable processes in those areas that might embrace it strategically. In the last century design represented “a formidable tool to improve human life through the production of industrial artefacts that show a synthesis between technique and aesthetics”. If we bear in mind this definition, we see that design, along with economic development, encourages social and cultural improvement, and democratic processes that subsequently affect the majority of the populace.
In recent times, however, a definite rift has evolved between design and industry, terms which have long been closely associated with each other. In the third phase of the Industrial Revolution, dominated by electronics, a so-called post-industrial society has emerged, supplying not only products, but information, services, images, communication. In short, the flow of information is more important from the economic standpoint than the production of physical artefacts.
It is interesting to notice that, for example, the prestigious Eindhoven Academy of Design has recently eliminated the term Industrial from its logo, in order to emphasise that design is more a question of concept than of industrial practicability.
Another example is self-production, where the designer is involved not only in the design process, but also in the realization of an artefact; this is accomplished using computerized machines and methods linked to highly technological handicraft. It is no longer a question of exception or avant-garde experimentation, as it was in the eighties (thinking of Alchymia and Memphis). It is now a question of a practice which is currently widespread among young designers (and not only), who thus manage to produce on a small scale and yet, command considerable attention. As Andrea Branzi often stated, self-production as a sophisticated craft is not contending with industry, but, rather, integrating it, to the extent that the self- made product can be tested and, eventually, produced industrially.
It is interesting to note that Italian designers have distinguished themselves by their unique ability to present artefacts that incorporate both industry and crafts in the best way possible, often half-completed works, but technically impeccable and rounded off with a craftsman’s care and diligence. The result is often a wonderful blend of tradition and innovation.
This is the case with the Superleggera chair by Gio’ Ponti, designed for Cassina in the fifties, along the lines of the so-called Chiavarina (a chair widespread in Chiavari) – a first-rate product, technically well- resolved and consolidated in the public imagination. Ponti’s version is somewhat lighter than the classic Chiavarina, due to his tapering of certain parts and his inclusion of ingenious elements borrowed from the aviation industry. All of this results in one of the most emblematic products of Italian design, which has not repudiated traditional craftsmanship, but integrated it synergically with industrial procedures. Taking this as a basic case reference, the Department of Design (University of Palermo) has initiated a project to re-design the classic Bivona chair. This solid and functional chair, an object of spartan beauty, is found widely throughout Sicily, but unfortunately is gradually disappearing, because it is dependent on one single remaining craftsman possessing the necessary, precious skills.. In accordance with the wishes of the mayor of the town of Bivona, which in this case has taken on an entrepreneurial role, the Department of Design has offered to assume the responsibility of revitalising the Bivona chair through a series of operations, commencing from the craft tradition and integrating the use of innovative methods, procedures and materials. The stakes are high; it is not only a question of (re-)creating a fine chair, but also stimulating the economy of a small town. Everybody should benefit, from the designer to the technical professional, from the entrepreneur to the advertiser, but, in any case, the principal objective being for Bivona to maintain its manufacturing and cultural heritage in this specific field.
SIMST BSU, 2007
В наше время – эпоху дигитальных технологий – становится все более очевид- ным, что в современно... more В наше время – эпоху дигитальных технологий – становится все более очевид- ным, что в современном дизайне больше нет никаких норм, правил. В последнее время различные международные публикации содержат такие разъясняющие содер- жание названия, как «Конец печати» (Lewis Blacwell) или «Нет больше правил» (Rick
4 D. CARSON, cit. in L. BLACKWELL, The End of Print... cit., s.n. 131

Poynor). В Италии в прошлом году Дарио Руссо опубликовал работу «Свободная графика» с подзаголовком «Графика вне правил в эпоху цифровых технологий».
В 80-х гг. ХХ в. появление персональных компьютеров обозначил ключевой мо- мент в истории визуальных коммуникаций (Макинтош был создан в 1984 году). Компьютеры вызвали интенсивное обновление в сфере оперативных технологий, ус- коряя процесс перехода от рационального подхода к как никогда непредсказуемым путям коммуникаций, все дальше отходя от любых норм и критериев.
Сегодня обращая внимание на определенную «феноменологию», понимаешь, что, несмотря на то, что это абсолютно новое явление, имеет место нечто похожее на чувство déjà vu. То о чем мы говорим, на самом деле, является удивительным сближением цифровых технологий с историческим авангардом. Мои доводы состо- ят в том, что Швейцарская школа (наиболее ярко характеризующая феномен графи- ческого дизайна ХХ века) может быть формально разрушена модернизмом, но только «упорядочивание» изобретений исторического авангарда для того, чтобы создавать гораздо более здравый и линейный тип коммуникаций. В результате это снизило исходную разрушительную и движущую энергию авангарда – ту же силу, что наоборот дает стимул потоку цифровых экспериментов. Трудно сказать зависит ли эта восстановленная жизнеспособность напрямую от прихода компьютеров либо от физиологической реакции против Швейцарской школы независимо от электрон- ных технологий. Одно несомненно: направление, взятое авангардом, находит много интересных применений в компьютерной сфере. В заключении стоит сказать, что сегодняшние дизайнеры способны создавать в цифровом виде то, что художники авангарда в начале ХХ века создавали вручную на холсте и бумаге. Две фигуры ми- ра дизайна – Невил Броуди и Дэвид Карсон – позволяют нам говорить о том, на- сколько графика последних лет превосходит Швейцарскую школу, обнаруживая пути коммуникаций, типичные для исторического авангарда: неодада, неоконструк- тивизм, неофутуризм. От да-да к бит-бит...
Since the meaning of the design in the XIX Century, “applied art” (to the industry), till today's... more Since the meaning of the design in the XIX Century, “applied art” (to the industry), till today's Designart, through the artidesign (a mix of art, design and craft), the boundary among art and design has been often unsettled. During the 50’s, Max Bill has defined “hairdresser” the designer who focuses on the shape rather than the function. Nowadays, we are surrounded by more and more products with high symbolic level designed to state their aesthetic configuration. Nothing against the communicative value of the product. However, what happens when it affects the usability?
Corporate Image in Madonie In the mountains of Madonie, precisely in Castebuono (Sicily), Fiasco... more Corporate Image in Madonie
In the mountains of Madonie, precisely in Castebuono (Sicily), Fiasconaro has been successfully operating a company, which specializes in panettone. over the years, it has gained international recognition for its products.
Their panettone, in fact, is greatly appreciated even in Milan, which is considered “home of the traditional panettone”. Fiasconaro, with its high standard, is able to compete with Cova, a company that is known to be the oldest manufacturer of this product. Recently, in order to affirm the quality of their “product design”, Fiasconaro has decided to develop their business communication within the framework of corporate image by employing the firm, AGDV (with some of the best graphic designers in Sicily) to create the packaging and integrated graphic. In essence, Fiasconaro is clearly stating that they are design-driven, due to their investment in communication, experiments with innovative and dynamic solutions that are consistent with the family traditions: they are always fresh and tasty - like their panettone.
Rizzoli
The name of the Florio is bound in an indissoluble bond, the Egadi Islands, purchased by Ignatius... more The name of the Florio is bound in an indissoluble bond, the Egadi Islands, purchased by Ignatius senior in 1874. Retrace the most significant in the history of this family means to account for a parable that, over a century, sees them from merchants emigrated, become protagonists of their time and decay into a golden sunset and tragic.
After 2007 the tuna fishing by the method of slaughter is banned in Sicily. The establishment of Favignana Florio's once flourishing company fell into disuse, and today became a museum. Saved by physical deterioration and returned to its original grandeur, the former Florio Plant of Favignana has reopened to the public from September 2010 to host a project of excellence.
In this context, the former Florio Plant represents a great opportunity, because, as a museum, it returns to the island its history and its culture (material). Here, the project has achieved remarkable results in the application of new technologies that make possible the construction of two highly communicative and challenging environments: the video installations “Torino” and “The Death Room”, both curated by Renato Alongi. In the great hall Turin (before hold), scenically obscured, 18 authors-stars appear on large format holographic screens. “The Death Room" plays the “mattanza” in a poetic way: underwater images of schools of tuna that swim among the networks still unaware of the fate that awaits them are projected in a sequence of large format screens.
Treccani Terzo Millennio, 2010
Nel corso della storia, per tutto il Novecento ma già prima, il principio della crescita si conf... more Nel corso della storia, per tutto il Novecento ma già prima, il principio della crescita si configura come una sorta di super-ideologia che occupa un posto centrale nel dispositivo sia del capitalismo sia del comunismo. Capitalismo liberalista e comunismo produttivistico sono infatti due varianti d’uno stesso progetto della crescita, fondato sull’accumulazione tout prix. Se le cose stanno così, i cosiddetti socialisti utopisti dell’Ottocento in generale e William Morris in particolare hanno capito precocemente che il carattere perverso della crescita è legato al sistema industriale e ai rap- porti capitalistici. Morris è socialista, anarchico, artista, fondatore dell’Arts and Crafts Exhibition Society, scrittore di utopie e pioniere (controverso) del design. Oggi, il suo pensiero – anti-capita- listico e anti-industriale – non può certo essere inteso come un programma (risolutivo) “chiavi in mano”. Era già problematico nell’Ottocento, figuriamoci come lo si potrebbe applicare alla nostra società post-industriale! Eppure, proprio in considerazione del fatto che quella di oggi è una società post-industriale, certe idee di Morris trovano interessanti parallelismi con alcuni temi messi in campo dalla Decrescita: un nuovo approccio al processo economico verso una società sostenibile e conviviale.
Sotto gli occhi di tutti, emerge oggi una scrittura fluida e dinamica, lontana dal rigido dogmati... more Sotto gli occhi di tutti, emerge oggi una scrittura fluida e dinamica, lontana dal rigido dogmatismo del design svizzero-tedesco di matrice modernista (Scuola svizzera o International Typographic Style). In un recente libro sulla grafica digitale, significativamente intitolato Free Graphics, ho rivelato una serie di corrispondenze formali tra vari ambiti di progetto – dall’architettura al disegno industriale, dalla grafica alla “tipografia” – in una tardo-modernità, la nostra, che, come suggerisce Zygmunt Bauman, ha perso i suoi punti di riferimento per assumere contorni sempre più incerti. L’emersione di artefatti fluidi corrisponde alla modernità nella sua “fase liquida”, e dipende in buona misura dal contesto tecnologico: il digitale. Se alla “modernità solida” del Movimento moderno corrispondeva una “estetica meccanica”, basata su elementi semplici e tendenzialmente geometrici, agli odierni processi post-fordisti e post-industriali corrisponde un’estetica decisamente fluida.
Corporate image is a crucial aspect of public utility communications. Strictly speaking, it invol... more Corporate image is a crucial aspect of public utility communications. Strictly speaking, it involves the image (or identity) of a company insofar as the English word, corporation, corresponds to “company” in Italian. However, in general, its semantic meaning can be used for different agencies, political parties, town councils or cultural assets. Since this issue of the magazine focuses entirely on public utility communications, we can further discuss the meaning of corporate image by considering the Irish town of Cork – the 2005 European Capital of the Culture – as an agency that promotes its cultural identity by using a series of communication strategies.