Emanuela Garofalo | Università degli Studi di Palermo (original) (raw)
Papers by Emanuela Garofalo
Thirty years already went by since the publication of major monographic contributions by Guido Ta... more Thirty years already went by since the publication of major monographic contributions by Guido Tadini on the complex and fascinating figure of Antonio Ferramolino from Bergamo, certainly one of the most distinguished military engineers at the service of the Spanish monarchy in the Mediterranean in the early sixteenth century. Although the most recent studies, particularly those on the engineer Pietro Antonio Tomasello from Padua, his predecessor, have partially reduced the "pioneering" role in the process of enhancement of Sicilian defenses that historiography had attributed to him, the figure of Ferramolino undoubtedly still presents many points of interest. His long professional activity, documented for at least three decades, with a very wide scope of action - from the Venetian territories, to the Republic of Ragusa and Sicily, from Malta to north African strongholds -, certain aspects of his character, including an unprejudiced behavior that led him to combine design responsibility and intervention as a building contractor in the same building site, are all elements to consider, especially in light of new documentary acquisitions, for an update of his biographical profile.
Lexicon Storie E Architettura in Sicilia, 2007
Tra la fine del XV e il XVI secolo alcune tra le principali città siciliane si dotano di strument... more Tra la fine del XV e il XVI secolo alcune tra le principali città siciliane si dotano di strumenti normativi volti a regolamentare l'attività lavorativa nel mondo della costruzione. Dai documenti rintracciati, sembrerebbe risalire al 1487 il primo di tali ordinamenti, il Privilegium pro marmorariis et fabricatoribus promulgato nella città di Palermo, con una possibile derivazione -suggerita da Marco Rosario Nobile-dall'analogo provvedimento introdotto a Valencia poco più di un decennio prima (Capitulos del gremio de pedrapiquers, 1472). Al 1515 risalgono i Capitoli dei mastri muraturi e pirriaturi di Siracusa, noti attraverso una trascrizione del 1706 che ne rinnovava la validità. Nel 1542 è la volta della Contea di Modica che, all'interno di una più generale riorganizzazione legislativa, fissa le ordinazioni di larti di muraturi. I capitoli della città di Palermo vengono adottati nel 1560 anche a Nicosia. Nel 1598, infine, vengono sanciti i capitoli dei maestri muratori, marmorari e cavatori della città di Trapani. Dalla lettura di questi documenti sono emerse importanti informazioni; la volontà di regolamentare soprattutto alcuni aspetti dell'attività costruttiva lascia intuire, inoltre, le preoccupazioni e i problemi avvertiti come più urgenti. La vigilanza sulla competenza tecnica dei maestri costituisce una delle questioni centrali, essendo evidentemente paventati i crolli. L'introduzione di un esame obbligatorio per il conseguimento di una licenza, al quale dovevano sottoporsi tutti i maestri già operanti (compresi i "forestieri" che volevano esercitare in città) e coloro che completato il proprio apprendistato aspiravano a raggiungere lo status di maestro, è il provvedimento più significativo in tal senso. L'operazione consentiva, al contempo, un controllo dell'offerta lavorativa anche in termini quantitativi. L'esame preventivo al rilascio di una licentia operandi è previsto dai quattro statuti di seguito trascritti, con lievi differenze relative soprattutto a entità e modalità di pagamento della tassa, una tantum, da versare all'atto del conseguimento della licenza. In nessun caso, però, si specifica in cosa consistesse l'esame, probabilmente comprensivo di una prova pratica, sebbene nei capitoli di Modica, in merito si utilizzi l'espressione «discurriri et considerari tucti li mastri», che sembrerebbe suggerire un colloquio tra le parti, più che l'esecuzione di una prova. Relativamente alla Contea di Modica si segnala inoltre la specifica dell'irrevocabilità della licenza data, non potendo essere richiesto un nuovo esame dai consoli nominati successivamente. Le peculiarità più interessanti si rintracciano nei capitoli di Trapani, che introducono la valutazione anche per i manovali (in particolare per mansioni quali l'impasto della calce, cui si relaziona la durabilità di una fabbrica) e contemplano -con una significativa carica di umanità oltre che di senso pratico-la possibilità di affiancamento di un maestro anziano che all'esame dei consoli risulti inabile, da parte di un altro maestro giudicato idoneo. Una componente assistenziale, del resto, è presente nei quattro ordinamenti, essendo previsto un sostegno finanziario per maestri, manovali o garzoni infermi. Tra le attività di pertinenza dei muratori sono soggette, in particolare, a un controllo centralizzato le pratiche connesse alla misurazione, valutazione e stima delle fabbriche; ciò, vista la natura amministrativa di tali operazioni, conferma la volontà di gestione del mercato lavorativo -soprattutto degli aspetti economici-, che sta alla base delle norme promulgate. In questa stessa direzione si muovono, inoltre, i provvedimenti volti a regolamentare i rapporti di apprendistato, ribadendo la validità dei vincoli tra maestro e apprendista pattuiti a principio del tirocinio, così da evitare, secondo una eloquente metafora contenuta nei capitoli di Trapani, «che altri zappi l'albero et altro coglia il frutto». Dal regolamento della Contea di Modica si evince infine una vigilanza sulle tariffe per il lavoro a giornata, nonché l'esisten-
Lexicon Storie E Architettura in Sicilia, 2005
Tra 1741 e 1743 Giovanni Angelo de Ciocchis, visitatore regio, compie per conto di Carlo III una ... more Tra 1741 e 1743 Giovanni Angelo de Ciocchis, visitatore regio, compie per conto di Carlo III una generale ricognizione di benefici e beni religiosi soggetti a regio patronato, all'interno dell'intero territorio siciliano. Una copia completa di atti e documenti (Acta e Monumenta) prodotti in tale occasione, parzialmente editi nel 1836, è custodita presso l'Archivio di Stato di Palermo. Si tratta di una fonte di notevole interesse, che abbina a contenuti inerenti la sfera economica e amministrativa, brevi profili storici e notizie di "attualità" sulle vicende costruttive delle fabbriche visitate, nonché sintetiche descrizioni delle stesse al momento della visita. Dei trentaquattro volumi manoscritti, in particolare, il terzo contenente Acta e i Tomi IV, V e VI dei Monumenta, sono in buona parte dedicati alla città di Messina. Gli edifici e gli istituti sottoposti a visita sono -nell'ordine in cui compaiono all'interno dei Tomi citati-i seguenti: Chiesa Protometropolitana, Seminario Arcivescovile, Grotta. Negli Acta si incontrano inoltre brevi capitoli dedicati a: Abbatiae, et Monasterii S. Mariae Magdalenae sive S. Placidi de Colonerò, Regalis Monasterii monialium S. Mariae de Basicò in urbe Messanae, Realis Monasterii monialium S. Clarae in urbe Messanae.
Lexicon Storie E Architettura in Sicilia, 2007
È ormai opinione consolidata che il cosiddetto “modo nostro”, espressione ricorrente nella docume... more È ormai opinione consolidata che il cosiddetto “modo nostro”, espressione ricorrente nella documentazione relativa alle architetture della Compagnia di Gesù, vada inteso come procedura e ratio perseguite dai Gesuiti nell’iter progettuale ed esecutivo delle proprie sedi.
L’intervento propone un esempio di tale modus procedendi, ripercorrendo alcuni passaggi relativi alla fondazione del collegio di Iglesias in Sardegna, dalle valutazioni preliminari sul sito all’elaborazione di un progetto d’insieme del complesso architettonico.
Nella primavera del 1579 l’architetto gesuita Giovan Maria Bernardoni effettua un sopralluogo a Iglesias, per valutare l’opportunità di avviare la nuova fondazione. In una lettera indirizzata al Padre Generale Mercuriano l’architetto esprime parere favorevole, secondo parametri ricorrenti nell’espletamento di quella che era ormai una procedura abituale. Il coinvolgimento dell’architetto nella vicenda sembra tuttavia limitato a questo primo sondaggio. L’idea di intraprendere la costruzione di una sede ad hoc viene forse in un primo momento accantonata, ripiegando su una soluzione d’accomodo in strutture preesistenti per l’apertura delle scuole nel 1581.
Un passaggio successivo della storia è quello documentato da due piante d’insieme del piano terra del complesso, presenti nel catalogo dei disegni della Bibliotheque Nationale de France pubblicato da Vallery-Radot, e riferibili a un’ipotesi progettuale anonima e di incerta datazione. Il raffronto tra i due disegni, alla luce del contenuto di una relazione presente nel manoscritto 156 della National Library di Malta, offre un interessante saggio in merito alla prassi seguita nella progettazione della nuova sede e agli indirizzi perseguiti, offrendo lo spunto per interrogativi e riflessioni che valicano i confini del singolo episodio.
Elementi obliqui compaiono nell'architettura siciliana fin dal tardomedioevo e trovano nuova e pi... more Elementi obliqui compaiono nell'architettura siciliana fin dal tardomedioevo e trovano nuova e più ampia diffusione nelle sperimentazioni della stereotomia al principio dell'età moderna. A partire dalle comuni radici stereotomiche, il saggio indaga l'inflenza esercitata dal noto trattato di Caramuel sull'architettura siciliana, passando in rassegna un'ampia casistica di soluzioni oblique realizzate tra XVII e XVIII secolo.
Volcanic activity contributed over millennia to shape extended areas in Sicily and neighbouring i... more Volcanic activity contributed over millennia to shape extended areas in Sicily and neighbouring islands, creating at the same time unlimited depositories of natural stone used from ancient times for buildings, handiworks, objects and tools. Catania and Etna region, but also the island of Lipari, still hold the most significant evidences of the use of volcanic rocks and their products. However, the architectural heritage testify a more widespread use in the search of ornamental effects in Sicily between medieval and early modern age. Leaving rural contexts, road paving and construction issues, this contribution analyzes themes, times and ways of the employment of volcanic rocks in Sicily in order to satisfy aesthetic instances, between XII and XX century. The main and most varied range of applications focuses on the possibility offered by the lithotype to create polychrome effects, by the contrast with lighter-coloured materials and surfaces, with different procedures and formal solutions. Other interesting fields of application are: the design of architectural frameworks in contrast with light-coloured plasters; sculptural elements; covering of bases, pedestals and stairs. Between XVIII and XIX century finally took place a process of assimilation of volcanic rocks to the polishable stones, specially a variety called basaltic breccia in coating altars and luxury furniture. Unlike other lithotypes, that of lava stone and its architectural uses in Sicily is a still ongoing story, frequently charged with new meanings of identityINGLESE
L’attività vulcanica in Sicilia e nelle isole limitrofe ha nel corso dei millenni contribuito a modellare l’aspetto fisico di un vasto comprensorio, generando sconfinati giacimenti naturali di materiale lapideo impiegato fin dall’età antica nell’attività edificatoria. Relativamente all’utilizzo in architettura, va sottolineata l’ambivalenza di questo materiale chiamato nei secoli a svolgere tanto la funzione di pietra da costruzione, quanto quella di pietra ornamentale. Catania e l’intera area etnea, ma anche l’isola di Lipari, conservano le testimonianze più consistenti e significative di un ricorso ab antiquo alla pietra lavica e ai suoi derivati in architettura. Da una ricognizione complessiva emerge, tuttavia, un impiego a più ampio raggio nella ricerca di effetti ornamentali dal medioevo al principio dell’età moderna. Questo contributo ha analizzato temi, tempi e modi con i quali la pietra lavica è entrata nel progetto di architettura in Sicilia, tra XII e XX secolo, per soddisfare istanze di carattere estetico. La principale e più sfaccettata gamma di applicazioni punta sulle possibilità offerte dal litotipo di generare, a contrasto con altri materiali e superfici di colorazione più chiara, effetti bicromi e policromi. Telai architettonici in pietra lavica a contrasto con intonaci chiari, inserti scultorei, il rivestimento di basamenti e scale, pavimentazioni ornamentali interne ed esterne costituiscono altri fertili campi di applicazione della stessa pietra, ben testimoniati nell’architettura storica in Sicilia. Un esperimento di lucidatura, l’esecuzione di piani a commesso con campioni di lave e pietre dure locali e l’impiego di una varietà denominata breccia di Sant’Agata per il rivestimento di altari e in mobili lussuosi testimoniano di un processo di assimilazione alle pietre lucidabili in corso tra XVIII e XIX secolo. A differenza di altri litotipi che hanno in diversi momenti assunto un ruolo da protagonisti nell’architettura siciliana, ma con una vicenda dai confini netti, quella della pietra lavica e dei suoi impieghi in architettura é una storia ancora in corso di svolgimento, che vede un uso protratto fino al presente, caricato non di rado anche di nuovi significati identitari. Volcanic activity contributed over millennia to shape extended areas in Sicily and neighbouring islands, creating at the same time unlimited depositories of natural stone used from ancient times for buildings, handiworks, objects and tools. Catania and Etna region, but also the island of Lipari, still hold the most significant evidences of the use of volcanic rocks and their products. However, the architectural heritage testify a more widespread use in the search of ornamental effects in Sicily between medieval and first modern age. Leaving rural contexts, road paving and construction issues, this contribution analyzes themes, times and ways of the employment of volcanic rocks in Sicily in order to satisfy aesthetic instances, between XII and XX century. The main and most varied range of applications focuses on the possibility offered by the lithotype to create polychrome effects, by the contrast with lighter-coloured materials and surfaces, with different procedures and formal solutions. Other interesting fields of application are: the design of architectural frameworks in contrast with light-coloured plasters; sculptural elements; covering of bases, pedestals and stairs. Between XVIII and XIX century finally took place a process of assimilation of volcanic rocks to the polishable stones, specially a variety called basaltic breccia in coating altars and luxury furniture. Unlike other lithotypes, that of lava stone and its architectural uses in Sicily is a still ongoing story, frequently charged with new meanings of identity.
Il contributo, che rielabora i contenuti della relazione presentata in occasione del convegno, fo... more Il contributo, che rielabora i contenuti della relazione presentata in occasione del convegno, focalizza argomenti ed elementi di interesse rilevati nell’osservazione delle grandi cattedrali siciliane da parte dei viaggiatori tedeschi, con particolare attenzione a giudizi e descrizioni grafiche prodotte dai viaggiatori architetti, facendo rilevare pregiudizi e condizionamenti, nonché alla costruzione e perpetuazione di miti relativi all’architettura del medioevo siciliano.
Il saggio raccoglie parte dei risultati di una ricerca condotta presso l’International Center of ... more Il saggio raccoglie parte dei risultati di una ricerca condotta presso l’International Center of Croatian Universities di Dubrovnik e l’Archivio di Stato della stessa città, in occasione della fruizione di una borsa di studio CNR-NATO, e affronta li tema della ricostruzione post-terremoto, nelle sue molteplici sfaccettature, successiva al sisma che colpì la repubblica dalmata di Ragusa il 17 maggio 1520. Lo studio della vicenda, trascurata dalla storiografia croata, è stato condotto sulla base di una ricca documentazione custodita presso l’Archivio di Stato di Dubrovnik, dalla quale è possibile ricavare un quadro preciso dei guasti provocati dal sisma e circostanziate notizie sull’alacre attività di ricostruzione immediatamente avviata dalle autorità ragusee.
The essay partially collects the results of a research conducted at the International Centre of Croatian Universities and the State Archive of Dubrovnik, during the fruition of a CNR-NATO scholarship. It deals with the earthquake that struck the Dalmatian republic of Ragusa in May 17, 1520, and the following reconstruction. Through the extensive documentation dealing with the event -retained at the State Archives of Dubrovnik- it was portraited an accurate picture of the damage caused by the earthquake and detailed information on the reconstruction’s works started by Dubrovnik state authorities.
In early modern Sicily the extra-urban fortified residence was a limited but important architectu... more In early modern Sicily the extra-urban fortified residence was a limited but important architectural phenomenon. Starting from the last decades of XV century previous residential buildings, especially towers, were in some cases renewed by the introduction of a surrounding fortified perimeter with bastions (i.e. Donjon of Adrano; tower of Migaido). Subsequently the genesis of new palaces with bastions, bulwarks, and pseudo-bulwarks is certainly linked to contemporary publications and specialized treaties, but local condition played an equally important role. The position along the Mediterranean frontier with the Islamic world and the presence of numerous military engineers created an environment particularly open to fortified buildings, providing at the same time a wide range of experiences for confrontation and imitation. In this situation the symbolic meaning of fortified structures was particularly resonant with aristocratic clients. The representational aspect was evident also in buildings with a true defensive purpose. Medieval idioms and allusions to modern fortifications were used to legitimate social hierarchies. At the end of the XVII century, for example, the roman trained architect, Giacomo Amato, planned a magnificent palace for the Spaccaforno family with bastions and a double boundary wall.
The paper will present a sequence of examples most representative of the architectural phenomenon, specially focusing on the models in use and how they change along the centuries; the intertwining between residential and military needs in the conformation of inside and outside spaces; finally, the relation between image strategy and practical function.
Il saggio traccia un quadro d’insieme sulle architetture realizzate dalla Compagnia di Gesù in Sa... more Il saggio traccia un quadro d’insieme sulle architetture realizzate dalla Compagnia di Gesù in Sardegna dal 1559 -anno di approdo dell’Ordine nell’Isola- alla sua soppressione nel 1773, a partire da un bilancio critico sugli studi che hanno fino ad oggi affrontato l’argomento. All’interno di quadri di sintesi o in approfondimenti monografici, tali studi ricostruiscono -con un diverso grado di approfondimento per le diverse sedi- alcuni passaggi fondamentali della relativa vicenda storica, sviluppando nell’analisi dell’architettura soltanto letture tipologiche e stilistiche. Il contributo mette in evidenza diversi aspetti che attendono di essere ancora sviluppati o ulteriormente approfonditi, affrontando nuovi interrogativi che gettano una diversa luce sulla lettura storiografica delle architetture in esame. Al bilancio storiografico complessivo, seguono quattro approfondimenti dedicati alle principali sedi della Compagnia in Sardegna, sorte rispettivamente a Sassari, Cagliari, Iglesias e Alghero, con inedite letture inerenti soprattutto gli aspetti costruttivi, l’iter progettuale e quello esecutivo, con tutte le relative interferenze.
Books by Emanuela Garofalo
Nel Mediterraneo aragonese tra Quattrocento e primo Cinquecento le corporazioni che associano i p... more Nel Mediterraneo aragonese tra Quattrocento e primo Cinquecento le corporazioni che associano i professionisti del settore edile fanno registrare la messa a punto o l’aggiornamento di articolati statuti, dimostrando una notevole vitalità e la capacità di incidere in modo significativo sulla sfera professionale. Una selezione di tali ordinamenti, distribuiti nel bacino aragonese tra centri nevralgici del versante iberico e altrettanti dislocati nell’Italia meridionale e insulare, è adesso per la prima volta proposta all’interno di un unico volume, che ne intraprende una lettura simultanea e comparativa, dalla quale emerge un significativo quadro del mondo della costruzione e dei suoi artefici. Assodata ormai l’esistenza, all’interno dei territori dell’antica Corona d’Aragona, di molteplici convergenze in campo architettonico, si è condotta adesso una comparazione sul tema dell’organizzazione professionale, nel tentativo di mettere a fuoco problematiche e regole comuni nell’esercizio dei mestieri della costruzione, eventuali travasi normativi e modelli organizzativi di successo. Esiti e protagonisti della scena architettonica sono al centro di ulteriori interrogativi, puntando a vagliare i condizionamenti, le limitazioni o - al contrario - i vantaggi e le agevolazioni provenienti dalle associazioni di mestiere.
Il duomo di Enna è un’architettura complessa, la cui lunga storia ha inizio nel tardo medioevo si... more Il duomo di Enna è un’architettura complessa, la cui lunga storia ha inizio nel tardo medioevo siciliano. Crolli e problemi statici da una parte, una forte volontà di rinnovamento formale dall’altra, sono stati il motore di una serie di riforme parziali che hanno ridisegnato la fabbrica in età moderna, tuttavia, nel rispetto dei caratteri spaziali e di impianto complessivi. La fase costruttiva cinquecentesca, ricostruita con l’ausilio di un significativo corpus documentario, ha prodotto i risultati più sorprendenti, portando a una “rinascita” del duomo. Rispetto della tradizione e intento riformista, ibridazione di modelli, rimandi a un mitico antico locale, influenza dei precetti promossi dalla Controriforma, sono temi riscontrabili nel cantiere preso in esame, fornendo argomenti e spunti di riflessione ad ampio respiro.
Drafts by Emanuela Garofalo
Università degli Studi di Palermo Dipertimento di Architettura Edificio 14 - corpo C
Conference Presentations by Emanuela Garofalo
Seminario introduttivo al laboratorio di stereotomia (Dipartimento di Architettura di Palermo, ed... more Seminario introduttivo al laboratorio di stereotomia (Dipartimento di Architettura di Palermo, ed. 14, corpo C, 18-30 aprile 2016).
Palermo
Lunedì 18 aprile 2016 - h9:30
Aula magna del Dipartimento di Architettura.
A-News by Emanuela Garofalo
Sessione: La città medievale, la città dei frati: luoghi e spazi di confronto e scambio Convegn... more Sessione: La città medievale, la città dei frati: luoghi e spazi di confronto e scambio
Convegno AISU 2019 | LA CITTA' GLOBALE. La condizione urbana come fenomeno pervasivo Bologna, 11-14 settembre 2019
9th AISU CONGRESS | THE GLOBAL CITY. The urban condition as a pervasive phenomenon
Bologna, September 11th-14th 2019
Session:
The medieval city, the city of the friars: places and spaces for intercultural exchange
The medieval city, the city of the friars: places and spaces for intercultural exchange In the ... more The medieval city, the city of the friars: places and spaces for intercultural exchange
In the European city of the thirteenth century, the arrival of the communities of the Mendicant Orders involves a revolution from a social and urban point of view. The development of the city, in fact, is profoundly influenced by the establishment of convents in the suburbs, where the new "borghi" develop. The "crown" of convents around the center of the city forms a "belt" of urban hub from which new neighborhoods develop, but also a place for the exchange of ideas and people. The convent, in fact, is an important place of passage in the medieval city: on the contrary that the monk, the friar does not have the bond of "stabilitas" and moves from one city to another, importing ideas, styles of preaching, social issues. Moreover, the convent is an open space that functions as a place of study, but also as a place of welcome for the masses of the poor who come from their companions and for the pilgrims who use it as a stop on their journey. The session (born from the project "Medieval city, the city of the friars", funded by the 2018 AISU Networking Call for Proposal and the project Medieval Heritage Platform, Politecnico di Torino DIST) proposes to explore all these aspects of the role of convents in the medieval city, considered as a place of interchange between cultures-even artistic-and people, in a multidisciplinary and international perspective. They are invited to present proposals of different historical disciplines (religious, economic, social, artistic and architectural history) aimed at investigating the theme proposed in the session.
Workshop by Emanuela Garofalo
Conferences&lectures: Convergenze | Scambi | Mobilità. Storia di architetture nel Mediterraneo Ro... more Conferences&lectures: Convergenze | Scambi | Mobilità. Storia di architetture nel Mediterraneo
Roma Tre University Rome
CORSO DI STORIA DELL'ARCHITETTURA 1
Thirty years already went by since the publication of major monographic contributions by Guido Ta... more Thirty years already went by since the publication of major monographic contributions by Guido Tadini on the complex and fascinating figure of Antonio Ferramolino from Bergamo, certainly one of the most distinguished military engineers at the service of the Spanish monarchy in the Mediterranean in the early sixteenth century. Although the most recent studies, particularly those on the engineer Pietro Antonio Tomasello from Padua, his predecessor, have partially reduced the "pioneering" role in the process of enhancement of Sicilian defenses that historiography had attributed to him, the figure of Ferramolino undoubtedly still presents many points of interest. His long professional activity, documented for at least three decades, with a very wide scope of action - from the Venetian territories, to the Republic of Ragusa and Sicily, from Malta to north African strongholds -, certain aspects of his character, including an unprejudiced behavior that led him to combine design responsibility and intervention as a building contractor in the same building site, are all elements to consider, especially in light of new documentary acquisitions, for an update of his biographical profile.
Lexicon Storie E Architettura in Sicilia, 2007
Tra la fine del XV e il XVI secolo alcune tra le principali città siciliane si dotano di strument... more Tra la fine del XV e il XVI secolo alcune tra le principali città siciliane si dotano di strumenti normativi volti a regolamentare l'attività lavorativa nel mondo della costruzione. Dai documenti rintracciati, sembrerebbe risalire al 1487 il primo di tali ordinamenti, il Privilegium pro marmorariis et fabricatoribus promulgato nella città di Palermo, con una possibile derivazione -suggerita da Marco Rosario Nobile-dall'analogo provvedimento introdotto a Valencia poco più di un decennio prima (Capitulos del gremio de pedrapiquers, 1472). Al 1515 risalgono i Capitoli dei mastri muraturi e pirriaturi di Siracusa, noti attraverso una trascrizione del 1706 che ne rinnovava la validità. Nel 1542 è la volta della Contea di Modica che, all'interno di una più generale riorganizzazione legislativa, fissa le ordinazioni di larti di muraturi. I capitoli della città di Palermo vengono adottati nel 1560 anche a Nicosia. Nel 1598, infine, vengono sanciti i capitoli dei maestri muratori, marmorari e cavatori della città di Trapani. Dalla lettura di questi documenti sono emerse importanti informazioni; la volontà di regolamentare soprattutto alcuni aspetti dell'attività costruttiva lascia intuire, inoltre, le preoccupazioni e i problemi avvertiti come più urgenti. La vigilanza sulla competenza tecnica dei maestri costituisce una delle questioni centrali, essendo evidentemente paventati i crolli. L'introduzione di un esame obbligatorio per il conseguimento di una licenza, al quale dovevano sottoporsi tutti i maestri già operanti (compresi i "forestieri" che volevano esercitare in città) e coloro che completato il proprio apprendistato aspiravano a raggiungere lo status di maestro, è il provvedimento più significativo in tal senso. L'operazione consentiva, al contempo, un controllo dell'offerta lavorativa anche in termini quantitativi. L'esame preventivo al rilascio di una licentia operandi è previsto dai quattro statuti di seguito trascritti, con lievi differenze relative soprattutto a entità e modalità di pagamento della tassa, una tantum, da versare all'atto del conseguimento della licenza. In nessun caso, però, si specifica in cosa consistesse l'esame, probabilmente comprensivo di una prova pratica, sebbene nei capitoli di Modica, in merito si utilizzi l'espressione «discurriri et considerari tucti li mastri», che sembrerebbe suggerire un colloquio tra le parti, più che l'esecuzione di una prova. Relativamente alla Contea di Modica si segnala inoltre la specifica dell'irrevocabilità della licenza data, non potendo essere richiesto un nuovo esame dai consoli nominati successivamente. Le peculiarità più interessanti si rintracciano nei capitoli di Trapani, che introducono la valutazione anche per i manovali (in particolare per mansioni quali l'impasto della calce, cui si relaziona la durabilità di una fabbrica) e contemplano -con una significativa carica di umanità oltre che di senso pratico-la possibilità di affiancamento di un maestro anziano che all'esame dei consoli risulti inabile, da parte di un altro maestro giudicato idoneo. Una componente assistenziale, del resto, è presente nei quattro ordinamenti, essendo previsto un sostegno finanziario per maestri, manovali o garzoni infermi. Tra le attività di pertinenza dei muratori sono soggette, in particolare, a un controllo centralizzato le pratiche connesse alla misurazione, valutazione e stima delle fabbriche; ciò, vista la natura amministrativa di tali operazioni, conferma la volontà di gestione del mercato lavorativo -soprattutto degli aspetti economici-, che sta alla base delle norme promulgate. In questa stessa direzione si muovono, inoltre, i provvedimenti volti a regolamentare i rapporti di apprendistato, ribadendo la validità dei vincoli tra maestro e apprendista pattuiti a principio del tirocinio, così da evitare, secondo una eloquente metafora contenuta nei capitoli di Trapani, «che altri zappi l'albero et altro coglia il frutto». Dal regolamento della Contea di Modica si evince infine una vigilanza sulle tariffe per il lavoro a giornata, nonché l'esisten-
Lexicon Storie E Architettura in Sicilia, 2005
Tra 1741 e 1743 Giovanni Angelo de Ciocchis, visitatore regio, compie per conto di Carlo III una ... more Tra 1741 e 1743 Giovanni Angelo de Ciocchis, visitatore regio, compie per conto di Carlo III una generale ricognizione di benefici e beni religiosi soggetti a regio patronato, all'interno dell'intero territorio siciliano. Una copia completa di atti e documenti (Acta e Monumenta) prodotti in tale occasione, parzialmente editi nel 1836, è custodita presso l'Archivio di Stato di Palermo. Si tratta di una fonte di notevole interesse, che abbina a contenuti inerenti la sfera economica e amministrativa, brevi profili storici e notizie di "attualità" sulle vicende costruttive delle fabbriche visitate, nonché sintetiche descrizioni delle stesse al momento della visita. Dei trentaquattro volumi manoscritti, in particolare, il terzo contenente Acta e i Tomi IV, V e VI dei Monumenta, sono in buona parte dedicati alla città di Messina. Gli edifici e gli istituti sottoposti a visita sono -nell'ordine in cui compaiono all'interno dei Tomi citati-i seguenti: Chiesa Protometropolitana, Seminario Arcivescovile, Grotta. Negli Acta si incontrano inoltre brevi capitoli dedicati a: Abbatiae, et Monasterii S. Mariae Magdalenae sive S. Placidi de Colonerò, Regalis Monasterii monialium S. Mariae de Basicò in urbe Messanae, Realis Monasterii monialium S. Clarae in urbe Messanae.
Lexicon Storie E Architettura in Sicilia, 2007
È ormai opinione consolidata che il cosiddetto “modo nostro”, espressione ricorrente nella docume... more È ormai opinione consolidata che il cosiddetto “modo nostro”, espressione ricorrente nella documentazione relativa alle architetture della Compagnia di Gesù, vada inteso come procedura e ratio perseguite dai Gesuiti nell’iter progettuale ed esecutivo delle proprie sedi.
L’intervento propone un esempio di tale modus procedendi, ripercorrendo alcuni passaggi relativi alla fondazione del collegio di Iglesias in Sardegna, dalle valutazioni preliminari sul sito all’elaborazione di un progetto d’insieme del complesso architettonico.
Nella primavera del 1579 l’architetto gesuita Giovan Maria Bernardoni effettua un sopralluogo a Iglesias, per valutare l’opportunità di avviare la nuova fondazione. In una lettera indirizzata al Padre Generale Mercuriano l’architetto esprime parere favorevole, secondo parametri ricorrenti nell’espletamento di quella che era ormai una procedura abituale. Il coinvolgimento dell’architetto nella vicenda sembra tuttavia limitato a questo primo sondaggio. L’idea di intraprendere la costruzione di una sede ad hoc viene forse in un primo momento accantonata, ripiegando su una soluzione d’accomodo in strutture preesistenti per l’apertura delle scuole nel 1581.
Un passaggio successivo della storia è quello documentato da due piante d’insieme del piano terra del complesso, presenti nel catalogo dei disegni della Bibliotheque Nationale de France pubblicato da Vallery-Radot, e riferibili a un’ipotesi progettuale anonima e di incerta datazione. Il raffronto tra i due disegni, alla luce del contenuto di una relazione presente nel manoscritto 156 della National Library di Malta, offre un interessante saggio in merito alla prassi seguita nella progettazione della nuova sede e agli indirizzi perseguiti, offrendo lo spunto per interrogativi e riflessioni che valicano i confini del singolo episodio.
Elementi obliqui compaiono nell'architettura siciliana fin dal tardomedioevo e trovano nuova e pi... more Elementi obliqui compaiono nell'architettura siciliana fin dal tardomedioevo e trovano nuova e più ampia diffusione nelle sperimentazioni della stereotomia al principio dell'età moderna. A partire dalle comuni radici stereotomiche, il saggio indaga l'inflenza esercitata dal noto trattato di Caramuel sull'architettura siciliana, passando in rassegna un'ampia casistica di soluzioni oblique realizzate tra XVII e XVIII secolo.
Volcanic activity contributed over millennia to shape extended areas in Sicily and neighbouring i... more Volcanic activity contributed over millennia to shape extended areas in Sicily and neighbouring islands, creating at the same time unlimited depositories of natural stone used from ancient times for buildings, handiworks, objects and tools. Catania and Etna region, but also the island of Lipari, still hold the most significant evidences of the use of volcanic rocks and their products. However, the architectural heritage testify a more widespread use in the search of ornamental effects in Sicily between medieval and early modern age. Leaving rural contexts, road paving and construction issues, this contribution analyzes themes, times and ways of the employment of volcanic rocks in Sicily in order to satisfy aesthetic instances, between XII and XX century. The main and most varied range of applications focuses on the possibility offered by the lithotype to create polychrome effects, by the contrast with lighter-coloured materials and surfaces, with different procedures and formal solutions. Other interesting fields of application are: the design of architectural frameworks in contrast with light-coloured plasters; sculptural elements; covering of bases, pedestals and stairs. Between XVIII and XIX century finally took place a process of assimilation of volcanic rocks to the polishable stones, specially a variety called basaltic breccia in coating altars and luxury furniture. Unlike other lithotypes, that of lava stone and its architectural uses in Sicily is a still ongoing story, frequently charged with new meanings of identityINGLESE
L’attività vulcanica in Sicilia e nelle isole limitrofe ha nel corso dei millenni contribuito a modellare l’aspetto fisico di un vasto comprensorio, generando sconfinati giacimenti naturali di materiale lapideo impiegato fin dall’età antica nell’attività edificatoria. Relativamente all’utilizzo in architettura, va sottolineata l’ambivalenza di questo materiale chiamato nei secoli a svolgere tanto la funzione di pietra da costruzione, quanto quella di pietra ornamentale. Catania e l’intera area etnea, ma anche l’isola di Lipari, conservano le testimonianze più consistenti e significative di un ricorso ab antiquo alla pietra lavica e ai suoi derivati in architettura. Da una ricognizione complessiva emerge, tuttavia, un impiego a più ampio raggio nella ricerca di effetti ornamentali dal medioevo al principio dell’età moderna. Questo contributo ha analizzato temi, tempi e modi con i quali la pietra lavica è entrata nel progetto di architettura in Sicilia, tra XII e XX secolo, per soddisfare istanze di carattere estetico. La principale e più sfaccettata gamma di applicazioni punta sulle possibilità offerte dal litotipo di generare, a contrasto con altri materiali e superfici di colorazione più chiara, effetti bicromi e policromi. Telai architettonici in pietra lavica a contrasto con intonaci chiari, inserti scultorei, il rivestimento di basamenti e scale, pavimentazioni ornamentali interne ed esterne costituiscono altri fertili campi di applicazione della stessa pietra, ben testimoniati nell’architettura storica in Sicilia. Un esperimento di lucidatura, l’esecuzione di piani a commesso con campioni di lave e pietre dure locali e l’impiego di una varietà denominata breccia di Sant’Agata per il rivestimento di altari e in mobili lussuosi testimoniano di un processo di assimilazione alle pietre lucidabili in corso tra XVIII e XIX secolo. A differenza di altri litotipi che hanno in diversi momenti assunto un ruolo da protagonisti nell’architettura siciliana, ma con una vicenda dai confini netti, quella della pietra lavica e dei suoi impieghi in architettura é una storia ancora in corso di svolgimento, che vede un uso protratto fino al presente, caricato non di rado anche di nuovi significati identitari. Volcanic activity contributed over millennia to shape extended areas in Sicily and neighbouring islands, creating at the same time unlimited depositories of natural stone used from ancient times for buildings, handiworks, objects and tools. Catania and Etna region, but also the island of Lipari, still hold the most significant evidences of the use of volcanic rocks and their products. However, the architectural heritage testify a more widespread use in the search of ornamental effects in Sicily between medieval and first modern age. Leaving rural contexts, road paving and construction issues, this contribution analyzes themes, times and ways of the employment of volcanic rocks in Sicily in order to satisfy aesthetic instances, between XII and XX century. The main and most varied range of applications focuses on the possibility offered by the lithotype to create polychrome effects, by the contrast with lighter-coloured materials and surfaces, with different procedures and formal solutions. Other interesting fields of application are: the design of architectural frameworks in contrast with light-coloured plasters; sculptural elements; covering of bases, pedestals and stairs. Between XVIII and XIX century finally took place a process of assimilation of volcanic rocks to the polishable stones, specially a variety called basaltic breccia in coating altars and luxury furniture. Unlike other lithotypes, that of lava stone and its architectural uses in Sicily is a still ongoing story, frequently charged with new meanings of identity.
Il contributo, che rielabora i contenuti della relazione presentata in occasione del convegno, fo... more Il contributo, che rielabora i contenuti della relazione presentata in occasione del convegno, focalizza argomenti ed elementi di interesse rilevati nell’osservazione delle grandi cattedrali siciliane da parte dei viaggiatori tedeschi, con particolare attenzione a giudizi e descrizioni grafiche prodotte dai viaggiatori architetti, facendo rilevare pregiudizi e condizionamenti, nonché alla costruzione e perpetuazione di miti relativi all’architettura del medioevo siciliano.
Il saggio raccoglie parte dei risultati di una ricerca condotta presso l’International Center of ... more Il saggio raccoglie parte dei risultati di una ricerca condotta presso l’International Center of Croatian Universities di Dubrovnik e l’Archivio di Stato della stessa città, in occasione della fruizione di una borsa di studio CNR-NATO, e affronta li tema della ricostruzione post-terremoto, nelle sue molteplici sfaccettature, successiva al sisma che colpì la repubblica dalmata di Ragusa il 17 maggio 1520. Lo studio della vicenda, trascurata dalla storiografia croata, è stato condotto sulla base di una ricca documentazione custodita presso l’Archivio di Stato di Dubrovnik, dalla quale è possibile ricavare un quadro preciso dei guasti provocati dal sisma e circostanziate notizie sull’alacre attività di ricostruzione immediatamente avviata dalle autorità ragusee.
The essay partially collects the results of a research conducted at the International Centre of Croatian Universities and the State Archive of Dubrovnik, during the fruition of a CNR-NATO scholarship. It deals with the earthquake that struck the Dalmatian republic of Ragusa in May 17, 1520, and the following reconstruction. Through the extensive documentation dealing with the event -retained at the State Archives of Dubrovnik- it was portraited an accurate picture of the damage caused by the earthquake and detailed information on the reconstruction’s works started by Dubrovnik state authorities.
In early modern Sicily the extra-urban fortified residence was a limited but important architectu... more In early modern Sicily the extra-urban fortified residence was a limited but important architectural phenomenon. Starting from the last decades of XV century previous residential buildings, especially towers, were in some cases renewed by the introduction of a surrounding fortified perimeter with bastions (i.e. Donjon of Adrano; tower of Migaido). Subsequently the genesis of new palaces with bastions, bulwarks, and pseudo-bulwarks is certainly linked to contemporary publications and specialized treaties, but local condition played an equally important role. The position along the Mediterranean frontier with the Islamic world and the presence of numerous military engineers created an environment particularly open to fortified buildings, providing at the same time a wide range of experiences for confrontation and imitation. In this situation the symbolic meaning of fortified structures was particularly resonant with aristocratic clients. The representational aspect was evident also in buildings with a true defensive purpose. Medieval idioms and allusions to modern fortifications were used to legitimate social hierarchies. At the end of the XVII century, for example, the roman trained architect, Giacomo Amato, planned a magnificent palace for the Spaccaforno family with bastions and a double boundary wall.
The paper will present a sequence of examples most representative of the architectural phenomenon, specially focusing on the models in use and how they change along the centuries; the intertwining between residential and military needs in the conformation of inside and outside spaces; finally, the relation between image strategy and practical function.
Il saggio traccia un quadro d’insieme sulle architetture realizzate dalla Compagnia di Gesù in Sa... more Il saggio traccia un quadro d’insieme sulle architetture realizzate dalla Compagnia di Gesù in Sardegna dal 1559 -anno di approdo dell’Ordine nell’Isola- alla sua soppressione nel 1773, a partire da un bilancio critico sugli studi che hanno fino ad oggi affrontato l’argomento. All’interno di quadri di sintesi o in approfondimenti monografici, tali studi ricostruiscono -con un diverso grado di approfondimento per le diverse sedi- alcuni passaggi fondamentali della relativa vicenda storica, sviluppando nell’analisi dell’architettura soltanto letture tipologiche e stilistiche. Il contributo mette in evidenza diversi aspetti che attendono di essere ancora sviluppati o ulteriormente approfonditi, affrontando nuovi interrogativi che gettano una diversa luce sulla lettura storiografica delle architetture in esame. Al bilancio storiografico complessivo, seguono quattro approfondimenti dedicati alle principali sedi della Compagnia in Sardegna, sorte rispettivamente a Sassari, Cagliari, Iglesias e Alghero, con inedite letture inerenti soprattutto gli aspetti costruttivi, l’iter progettuale e quello esecutivo, con tutte le relative interferenze.
Nel Mediterraneo aragonese tra Quattrocento e primo Cinquecento le corporazioni che associano i p... more Nel Mediterraneo aragonese tra Quattrocento e primo Cinquecento le corporazioni che associano i professionisti del settore edile fanno registrare la messa a punto o l’aggiornamento di articolati statuti, dimostrando una notevole vitalità e la capacità di incidere in modo significativo sulla sfera professionale. Una selezione di tali ordinamenti, distribuiti nel bacino aragonese tra centri nevralgici del versante iberico e altrettanti dislocati nell’Italia meridionale e insulare, è adesso per la prima volta proposta all’interno di un unico volume, che ne intraprende una lettura simultanea e comparativa, dalla quale emerge un significativo quadro del mondo della costruzione e dei suoi artefici. Assodata ormai l’esistenza, all’interno dei territori dell’antica Corona d’Aragona, di molteplici convergenze in campo architettonico, si è condotta adesso una comparazione sul tema dell’organizzazione professionale, nel tentativo di mettere a fuoco problematiche e regole comuni nell’esercizio dei mestieri della costruzione, eventuali travasi normativi e modelli organizzativi di successo. Esiti e protagonisti della scena architettonica sono al centro di ulteriori interrogativi, puntando a vagliare i condizionamenti, le limitazioni o - al contrario - i vantaggi e le agevolazioni provenienti dalle associazioni di mestiere.
Il duomo di Enna è un’architettura complessa, la cui lunga storia ha inizio nel tardo medioevo si... more Il duomo di Enna è un’architettura complessa, la cui lunga storia ha inizio nel tardo medioevo siciliano. Crolli e problemi statici da una parte, una forte volontà di rinnovamento formale dall’altra, sono stati il motore di una serie di riforme parziali che hanno ridisegnato la fabbrica in età moderna, tuttavia, nel rispetto dei caratteri spaziali e di impianto complessivi. La fase costruttiva cinquecentesca, ricostruita con l’ausilio di un significativo corpus documentario, ha prodotto i risultati più sorprendenti, portando a una “rinascita” del duomo. Rispetto della tradizione e intento riformista, ibridazione di modelli, rimandi a un mitico antico locale, influenza dei precetti promossi dalla Controriforma, sono temi riscontrabili nel cantiere preso in esame, fornendo argomenti e spunti di riflessione ad ampio respiro.
Seminario introduttivo al laboratorio di stereotomia (Dipartimento di Architettura di Palermo, ed... more Seminario introduttivo al laboratorio di stereotomia (Dipartimento di Architettura di Palermo, ed. 14, corpo C, 18-30 aprile 2016).
Palermo
Lunedì 18 aprile 2016 - h9:30
Aula magna del Dipartimento di Architettura.
Sessione: La città medievale, la città dei frati: luoghi e spazi di confronto e scambio Convegn... more Sessione: La città medievale, la città dei frati: luoghi e spazi di confronto e scambio
Convegno AISU 2019 | LA CITTA' GLOBALE. La condizione urbana come fenomeno pervasivo Bologna, 11-14 settembre 2019
9th AISU CONGRESS | THE GLOBAL CITY. The urban condition as a pervasive phenomenon
Bologna, September 11th-14th 2019
Session:
The medieval city, the city of the friars: places and spaces for intercultural exchange
The medieval city, the city of the friars: places and spaces for intercultural exchange In the ... more The medieval city, the city of the friars: places and spaces for intercultural exchange
In the European city of the thirteenth century, the arrival of the communities of the Mendicant Orders involves a revolution from a social and urban point of view. The development of the city, in fact, is profoundly influenced by the establishment of convents in the suburbs, where the new "borghi" develop. The "crown" of convents around the center of the city forms a "belt" of urban hub from which new neighborhoods develop, but also a place for the exchange of ideas and people. The convent, in fact, is an important place of passage in the medieval city: on the contrary that the monk, the friar does not have the bond of "stabilitas" and moves from one city to another, importing ideas, styles of preaching, social issues. Moreover, the convent is an open space that functions as a place of study, but also as a place of welcome for the masses of the poor who come from their companions and for the pilgrims who use it as a stop on their journey. The session (born from the project "Medieval city, the city of the friars", funded by the 2018 AISU Networking Call for Proposal and the project Medieval Heritage Platform, Politecnico di Torino DIST) proposes to explore all these aspects of the role of convents in the medieval city, considered as a place of interchange between cultures-even artistic-and people, in a multidisciplinary and international perspective. They are invited to present proposals of different historical disciplines (religious, economic, social, artistic and architectural history) aimed at investigating the theme proposed in the session.