Nat Miglio | Università degli Studi di Padova (original) (raw)
Papers by Nat Miglio
Fare gesti di cura" tradisce una diffusa considerazione del corpo come oggetto strumentale. La ri... more Fare gesti di cura" tradisce una diffusa considerazione del corpo come oggetto strumentale. La riflessione critica su questa concezione permette di aprire un percorso di emancipazione della cura in termini di "Sentire ed essere", "Farsi" ed "Esistere" dei gesti di cura. Questa prospettiva permette all'esperienza di cura di centrarsi sulle qualità essenziali del corpo vivente. Inoltre, l'intercorporeità dei gesti di cura rivela la struttura chiasmatica dell'intreccio fra sé e mondo. Grazie a questi passaggi trascendentali, è possibile concepire e praticare i gesti di cura come "Forme gestuali originarie". Parole-chiave: gesto di cura, corpo vivente, chiasma sé-mondo, forme gestuali originarie Experiencing the gesture of care. Paths and crossroads into the forming body. "Doing gestures of care" betrays a widespread view of the body as an instrumental tool. A critical reflection upon this view opens a perspective of care emancipation meant as "Feeling and being", "Becoming" and "Existing" of the gesture of care. This perspective allows the care experience to centre itself on essential qualities of the living body. Moreover, experiencing inter-body gestures of care reveals the chiasmatic form of the intertwining between the self and the world. Through these transcendental steps, it is possible to conceive and to practice gestures of care as "Originary gestural forms".
Drafts by Nat Miglio
1. Tessiture prospettiche della qualità gestuale. In altri lavori abbiamo avuto l'opportunità di ... more 1. Tessiture prospettiche della qualità gestuale. In altri lavori abbiamo avuto l'opportunità di seguire una varietà di sviluppi nell'esperienza delle forme gestuali e moti autocinetici. Abbiamo visto innanzitutto il loro proporsi in contesti posturali e funzionali sistematicamente differenti: seduto, in piedi con le gambe allineate frontalmente, in piedi in posizione di passo. Ciascuna di queste posture è stata riconsiderata in termini di una " disposizione " , cioè una condizione somatica propensa a realizzare particolari possibilità espressive di una forma gestuale. La disposizione, ricondotta al suo senso radicale di dis-posizione, è un modo caratteristico di sporgersi, di spostarsi dall'auto-centramento, con cui si attiva una particolare tensione di dis-ponibilità gestuale. La disponibilità gestuale altro non è che la tensione tonica globale con cui il corpo si pre-dispone in una forma gestuale tendenziale, comprendente lo spazio peri-corporeo che partecipa della stessa qualità del gesto. In tal senso la forma gestuale in cui il corpo si riscopre come ibrido indivisibile di soggetto-oggetto, comprende al proprio interno quello spazio peri-corporeo che non è più uno spazio vuoto ma uno spazio qualitativo partecipe della qualità gestuale in fase nascente, e quindi anch'esso riscoperto come ibrido inseparabile oggetto-soggetto. Come del corpo proprio e situato posso dire allo stesso tempo " il corpo che io ho " (e quindi su cui posso rivolgere la mia volontà per modificarlo) ma anche e innanzitutto " il corpo che io sono " (in quanto prospettiva incarnata e luogo senziente che intenziona i fenomeni somatici), allo stesso modo del mio spazio personale peri-corporeo posso dire " lo spazio che io ho " e " lo spazio che io sono ". E lo posso dire perché questo " spazio che io sono " è innanzitutto la mia corporeità di cui avverto il carattere primario di estensione. Lo spazio peri-personale risente costantemente del mio essere corpo: vibra, respira e si muove con esso, condivide con esso la qualità della mia presenza. Per questo è il mio spazio e allo stesso tempo lo spazio che io sono, lo spazio intimo di coinvolgimento in cui sempre mi sento e mi riconosco e da cui non posso mai separarmi, dove nessun altro può entrare in modo incurante senza chiedere il permesso. Essenzialmente, il corpo e lo spazio peri-corporeo stabiliscono una relazione reversibile, chiasmatica, in cui l'uno si riconosce a partire dall'altro, l'uno sbocca dinamicamente nell'altro: il corpo si riconosce e si esprime in quanto spazio patico primario di proiezione espressiva del sé e di introiezione impressiva del mondo, mentre lo spazio personale si riconosce come epifania del corpo, clima che sa di corpo e risente del corpo, denso di tutte le potenzialità somatiche, e sempre nella tensione di un farsi generativo. In termini di esperienza gestuale quindi lo spazio personale peri-corporeo è il luogo di vuoto attuale ma denso di un pieno potenziale, e in cui si annuncia il gesto. È il prolungamento e l'aura qualitativa del " sentirsi pronto a… " , condizione tonale del gesto che si fa tensione viva e tendenza mirata, propensione a realizzare forme peculiari. Si presenta come spazio dinamico e magmatico, spazio morfogenetico totipotente. Ma anche spazio che di volta in volta si trova necessariamente ad assumere una specifica pre-disposizione, e quindi a rendere disponibili specifiche configurazioni qualitative dell'esperienza somestesico-affettiva. In conclusione l'esperienza consapevole di un gesto si realizza da un lato con la guida essenziale di una forma gestuale quale tema dell'esperienza che è la sintesi di senso costante emergente dalla varietà del sentire. E dall'altro, allo stesso tempo, il senso del gesto si realizza con il supporto delle 1 Testo provvisorio in attesa di pubblicazione
Fare gesti di cura" tradisce una diffusa considerazione del corpo come oggetto strumentale. La ri... more Fare gesti di cura" tradisce una diffusa considerazione del corpo come oggetto strumentale. La riflessione critica su questa concezione permette di aprire un percorso di emancipazione della cura in termini di "Sentire ed essere", "Farsi" ed "Esistere" dei gesti di cura. Questa prospettiva permette all'esperienza di cura di centrarsi sulle qualità essenziali del corpo vivente. Inoltre, l'intercorporeità dei gesti di cura rivela la struttura chiasmatica dell'intreccio fra sé e mondo. Grazie a questi passaggi trascendentali, è possibile concepire e praticare i gesti di cura come "Forme gestuali originarie". Parole-chiave: gesto di cura, corpo vivente, chiasma sé-mondo, forme gestuali originarie Experiencing the gesture of care. Paths and crossroads into the forming body. "Doing gestures of care" betrays a widespread view of the body as an instrumental tool. A critical reflection upon this view opens a perspective of care emancipation meant as "Feeling and being", "Becoming" and "Existing" of the gesture of care. This perspective allows the care experience to centre itself on essential qualities of the living body. Moreover, experiencing inter-body gestures of care reveals the chiasmatic form of the intertwining between the self and the world. Through these transcendental steps, it is possible to conceive and to practice gestures of care as "Originary gestural forms".
1. Tessiture prospettiche della qualità gestuale. In altri lavori abbiamo avuto l'opportunità di ... more 1. Tessiture prospettiche della qualità gestuale. In altri lavori abbiamo avuto l'opportunità di seguire una varietà di sviluppi nell'esperienza delle forme gestuali e moti autocinetici. Abbiamo visto innanzitutto il loro proporsi in contesti posturali e funzionali sistematicamente differenti: seduto, in piedi con le gambe allineate frontalmente, in piedi in posizione di passo. Ciascuna di queste posture è stata riconsiderata in termini di una " disposizione " , cioè una condizione somatica propensa a realizzare particolari possibilità espressive di una forma gestuale. La disposizione, ricondotta al suo senso radicale di dis-posizione, è un modo caratteristico di sporgersi, di spostarsi dall'auto-centramento, con cui si attiva una particolare tensione di dis-ponibilità gestuale. La disponibilità gestuale altro non è che la tensione tonica globale con cui il corpo si pre-dispone in una forma gestuale tendenziale, comprendente lo spazio peri-corporeo che partecipa della stessa qualità del gesto. In tal senso la forma gestuale in cui il corpo si riscopre come ibrido indivisibile di soggetto-oggetto, comprende al proprio interno quello spazio peri-corporeo che non è più uno spazio vuoto ma uno spazio qualitativo partecipe della qualità gestuale in fase nascente, e quindi anch'esso riscoperto come ibrido inseparabile oggetto-soggetto. Come del corpo proprio e situato posso dire allo stesso tempo " il corpo che io ho " (e quindi su cui posso rivolgere la mia volontà per modificarlo) ma anche e innanzitutto " il corpo che io sono " (in quanto prospettiva incarnata e luogo senziente che intenziona i fenomeni somatici), allo stesso modo del mio spazio personale peri-corporeo posso dire " lo spazio che io ho " e " lo spazio che io sono ". E lo posso dire perché questo " spazio che io sono " è innanzitutto la mia corporeità di cui avverto il carattere primario di estensione. Lo spazio peri-personale risente costantemente del mio essere corpo: vibra, respira e si muove con esso, condivide con esso la qualità della mia presenza. Per questo è il mio spazio e allo stesso tempo lo spazio che io sono, lo spazio intimo di coinvolgimento in cui sempre mi sento e mi riconosco e da cui non posso mai separarmi, dove nessun altro può entrare in modo incurante senza chiedere il permesso. Essenzialmente, il corpo e lo spazio peri-corporeo stabiliscono una relazione reversibile, chiasmatica, in cui l'uno si riconosce a partire dall'altro, l'uno sbocca dinamicamente nell'altro: il corpo si riconosce e si esprime in quanto spazio patico primario di proiezione espressiva del sé e di introiezione impressiva del mondo, mentre lo spazio personale si riconosce come epifania del corpo, clima che sa di corpo e risente del corpo, denso di tutte le potenzialità somatiche, e sempre nella tensione di un farsi generativo. In termini di esperienza gestuale quindi lo spazio personale peri-corporeo è il luogo di vuoto attuale ma denso di un pieno potenziale, e in cui si annuncia il gesto. È il prolungamento e l'aura qualitativa del " sentirsi pronto a… " , condizione tonale del gesto che si fa tensione viva e tendenza mirata, propensione a realizzare forme peculiari. Si presenta come spazio dinamico e magmatico, spazio morfogenetico totipotente. Ma anche spazio che di volta in volta si trova necessariamente ad assumere una specifica pre-disposizione, e quindi a rendere disponibili specifiche configurazioni qualitative dell'esperienza somestesico-affettiva. In conclusione l'esperienza consapevole di un gesto si realizza da un lato con la guida essenziale di una forma gestuale quale tema dell'esperienza che è la sintesi di senso costante emergente dalla varietà del sentire. E dall'altro, allo stesso tempo, il senso del gesto si realizza con il supporto delle 1 Testo provvisorio in attesa di pubblicazione