Claudia Carboni | Università degli Studi "La Sapienza" di Roma (original) (raw)

La letteratura di lingua tedesca ha tra le sue costanti un fascino nei confronti dell'arte, della... more La letteratura di lingua tedesca ha tra le sue costanti un fascino nei confronti dell'arte, della cultura, della realtà italiana in genere, che assume le forme di Italiensehnsucht, sin dall'attacco dell'Italienlied nel Wilhelm Meister di Goethe: "Kennst du das Land, wo die Zitronen blüh'n? /Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?". Nella prima metà dell'Ottocento, il fascino nei confronti dell'Italia assume toni ambivalenti, in una sorta di rapporto di Hass-Liebe, odio-amore. In particolare, le opere letterarie che presentano il motivo del doppio nelle sue variazioni più disparate, dall'ombra all'immagine speculare, dall'automa al golem, attrazione e repulsione nei confronti dell'elemento estraneo e straniero -i due concetti si fondono nell'aggettivo tedesco fremd -danno sovente aspetto e modi italiani all'elemento che Sigmund Freud ha definito unheimlich, perturbante. Che cosa intendiamo con "il motivo del doppio"? Il termine 'doppio' rende qui, in consonanza con il francese double, del quale fu cantore ineguagliato Alfred De Musset de La nuit de décembre, il tedesco Doppelgänger, che ha il duplice significato di sosia e di alter ego. Si tratta di un tema ben noto alla letteratura classica -basti citare l'Anfitrione di Plauto -che tuttavia tocca il suo apice con la letteratura romantica. Nell'Ottocento il tema è affrontato da Dostoevskij in Dvoinik, Il Sosia, da Stevenson de Lo strano caso del Dottor Jekyill e Mr Hyde; una variazione del motivo del doppio è sicuramente Il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. Nel Novecento il tema vive un suo vero e proprio periodo di splendore, anche se assume toni diversi, arricchiti da una consapevolezza che è dovuta alle acquisizioni della psicologia del profondo: penso al Compagno segreto, The Secret Sharer di Conrad, a Doppio sogno di Schnitzler. Un discorso a parte meritano Pirandello e Hesse al riguardo, per tacere del cinema. Il tema del doppio nella letteratura del Novecento necessita una trattazione a sé, che mi auguro di poter affrontare presto, ma non oggi e qui; torniamo dunque al romanticismo. Dalla Francia è stato già citato De Musset, ma anche Gérard de Nerval tocca, come ha fatto giustamente notare Béguin nel suo saggio fondamentale L'âme romantique et le rêve, (L'anima romantica e il sogno) è affascinato da questo tema, probabilmente perché appassionato lettore di Hoffmann. Gli autori che prenderemo in esame appartengono tutti e tre alla Spätromantik, il secondo romanticismo romantico tedesco che si differenzia dal primo, noto come Frühromantik e decisamente più filosofico, per l'interesse rivolto precipuamente agli elementi di cultura popolare. I fratelli Grimm, geniali filologi, pubblicano le Volksmärchen, le fiabe popolari destinate a diventare celeberrime, Clemens Brentano e Achim von Arnim la raccolta di poesie Des Knaben Wunderhorn, il Corno magico del fanciullo. Adelbert von Chamisso, l'autore dal quale prenderemo le mosse, si cimenta con diversi temi e personaggi della fantasia popolare fino a trovare il suo doppio in Peter Schlemihl. Adelbert, alla nascita -il 30 gennaio 1781 -Louis Charles Adelaïde, quarto figlio del conte Chamisso, fu costretto a lasciare la terra natia all'età di nove anni. La dimora di famiglia, il castello Boncourt nella Champagne, fu raso al suolo con tale radicalità che non ne rimase altra traccia se non il fossato, la famiglia Chamisso va ad arricchire la schiera dei nobili emigrati controrivoluzionari. Dopo un periodo di peregrinazioni tra Belgio e Lussemburgo, la famiglia si riunisce a Berlino, dove Louis Charles, il quale si ribattezzerà Adelbert all'età di 23 anni, è nel 1796 paggio della regina di Prussia Friederike Louise, moglie di Federico Guglielmo II. La giovinezza di Adelbert trascorre tra l'addestramento nell'esercito prussiano, nel quale ha il grado di sottotenente, gli studi e la frequenza dei salotti letterari a Berlino, città nella quale si erano trasferiti, provenienti da Jena, centro della Frühromantik, i fratelli Schlegel. Nei primi anni dell'Ottocento Chamisso si cimenta con opere letterarie, quali La fiaba di Adelbert e il Fortunatus, riscrittura in forma di dramma di un'opera del Cinquecento, un Volksbuch, vale a dire un libro di narrativa stampato e diffuso prevalentemente tra il popolo: entrambe appaiono al lettore odierno costituire tappe di avvicinamento al suo capolavoro, La storia straordinaria di Peter Schlemihl, che Chamisso scrive all'epoca della battaglia di Lipsia, passata alla storia come Völkerschlacht, battaglia dei popoli. Lacerato dal dilemma di fronte al quale è posto, mentre migliaia di studenti si arruolano in massa come volontari contro l'esercito napoleonico che ha evacuato Berlino, Chamisso accetta l'invito del conte Itzenplitz a trascorrere un periodo di tempo nella sua tenuta e lì, tra l'agosto e il settembre 1813, scrive la Storia straordinaria di Peter Schlemihl, che, pubblicata nel 1814 con dedica a Hitzig, magistrato e uomo di lettere che tanta importanza avrà nella sua vita e in quella di Hoffmann, ha immediatamente un grande successo. Chi è Peter Schlemihl, destinato ad arricchire la galleria dei personaggi della letteratura di tutti i tempi come "l'uomo senz'ombra"? Che sia un alter ego di Chamisso, è dichiarato dallo stesso autore nella poesia che scrive nel 1834 per la terza edizione dell'opera, che apparirà nel 1835. Il termine Schlemihl viene dall'jiddish e ha il significato di "iellato, povero diavolo". All'inizio del racconto, Schlemihl si presenta al facoltoso Thomas John con una lettera di raccomandazione. Siamo ad Amburgo, seguiamo il nostro eroe -o meglio, antieroe -nella prima tappa delle sue peregrinazioni, destinate a diventare eterne. Schlemihl viene ricevuto da John proprio "come fa un ricco con un povero diavolo" e si unisce alla compagnia di ospiti del ricco "pingue", che egli riconosce dalla "sua aria di sufficienza". Eccoli a passeggio nel vasto parco della villa "davanti alla porta a nord": Avevamo ormai raggiunto il roseto. La bella Fanny, evidentemente la regina della giornata, ebbe il capriccio di spezzare da sé un ramo fiorito, si ferì con una spina e, quasi sgorgando dalle scure rose, la porpora del sangue le inondò la mano delicata. Questo evento mise in agitazione l'intera compagnia. Ci si affannò a cercare del cerotto inglese. Un uomo attempato, silenzioso, smilzo, scavato e lungo lungo, che ci camminava accanto, ma che non avevo ancora notato, si infilò all'istante la mano nella stretta tasca dell'antiquata redingote di taffettà grigio, ne estrasse una piccola borsa, la aprì e con un inchino ossequioso porse alla dama quanto richiesto. Ella lo prese senza fare attenzione al donatore e senza ringraziarlo, la ferita venne fasciata e si proseguì alla volta del colle, dalla cui cima si poteva godere l'ampia vista sul verde labirinto del parco, fino allo sconfinato oceano. La visuale era davvero sterminata e grandiosa. Un punto luminoso apparve all'orizzonte tra i cupi flutti e l'azzurro del cielo. "A me un cannocchiale!" ordinò il signor John, e prima ancora che si mettesse in moto la servitù, apparsa alla chiamata, l'uomo in grigio, con un inchino discreto, si era già infilato la mano in