Gabriele Quaranta | Ministero della cultura (original) (raw)
Papers by Gabriele Quaranta
Storie del ragno e della tela. Trasformazioni di un topos culturale dentro e oltre il testo, 2023
Il ragno, la tela e la loro mitologizzazione nella storia di Aracne fanno la loro apparizione nel... more Il ragno, la tela e la loro mitologizzazione nella storia di Aracne fanno la loro apparizione nell'ambito delle allegorie figurative con significati diversi e contrastanti: in base alla tradizione letteraria e filosofica di riferimento, essi vengono chiamati in causa di volta in volta come immagine di industriosità, fragilità, vanità, di insidia e di complessità, con un'oscillazione fra la polarità positiva e quella negativa che risente del peso di una millenaria ambiguità d'interpretazione. Il saggio tenta di (rin)tracciare le linee di continuità delle diverse letture, prendendo spunto dall'interpretazione lungamente incerta di un celebre dipinto di Veronese – l'Allegoria dell'Industria nel soffitto della Sala del Collegio in Palazzo Ducale (Venezia) – di cui si ricercano le possibili fonti, mentre in parallelo si segue l'alternativa valenza della tela di ragno come emblema di Dialettica e di Opera Vana, che Cesare Ripa tentò invano di proporre all'attenzione degli artisti.
Storia dell'Arte, 159, 1, pp. 70-87, 2023
Giovanni Vigevani was portrayed by Gian Lorenzo Bernini as early as in 1620-1622, possibly as the... more Giovanni Vigevani was portrayed by Gian Lorenzo Bernini as early as in 1620-1622, possibly as the artist’s first attempt to reproduce a live model. However, up until now, almost nothing was known about Vigevani himself. This essay aims to shed some light on his life and patronage. Based on widely unpublished documents, it reconstructs his professional and political milieu, his two marriages, his progeny, his activity as an art collector and as a real estate patron. This activity culminated in his palace by the slopes of the Capitoline Hill, along the Via d’Aracœli and Via delle Botteghe Oscure. This building was conceived both as a family residence and as a property investment, since its different wings had been imagined as lavish apartments to rent out to noble tenants. While the largest part of the building was destroyed during the fascist period, several pictorial decorations have been recovered, such as the fifteen canvases with Stories of the Jerusalem Delivered, reassembled in the ceiling of the Sala dei Capitani at the Palazzo dei Conservatori, as well as some fresco fragments, partly still preserved in the depositories of the Musei Capitolini.
Archivio della Società Romana di Storia Patria, vol. 145 (2022), pp. 55-79, 2022
A fine Ottocento, i lavori per una nuova carrozzabile dapprima stravolsero e poi distrussero del ... more A fine Ottocento, i lavori per una nuova carrozzabile dapprima stravolsero e poi distrussero del tutto la chiesa extramuranea di San Sebastiano a Zagarolo (Rm), sede del locale culto anti-pestilenziale.
Il saggio ricostruisce innanzitutto l’inedita vicenda storica del sacello: attraverso la documentazione grafica e archivistica, ne rintraccia le origini da una “cona” stradale mariana, ne rileva la struttura architettonica, indaga la decorazione scultorea e pittorica, testimonianza di pratiche devozionali altalenanti, che ebbero un momento di particolare effervescenza in occasione della peste del 1656.
Si delinea così un un caso di studio esemplare dei culti anti-pestilenziali nella Campagna Romana tra XVI e XIX secolo, riscontrandone la mutevolezza, gli arricchimenti, il progressivo abbandono. In particolare, si sottolinea il rapporto fra tradizione popolare (Sebastiano, Rocco, etc,) e intervento signorile, con l’apporto dato dai duchi Ludovisi al culto di Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila e Francesco Saverio (protagonista di un caso di “grazia ricevuta” familiare); ci si sofferma poi sugli inizi della devozione a santa Rosalia, raffigurata secondo una variante iconografica tipicamente “romana”, riscontrabile anche in altri borghi del circondario.
Il saggio vuole essere un tentativo di lettura in profondità di un fenomeno normalmente schiacciato sul dato di una diffusione tanto capillare quanto poco esplorata nel dettaglio.
Early Modern Digital Review - Vol. 5 No. 2 (2022): Special issue: Digital Emblematica, 2022
A review of one of the most important emblem websites on the web, dedicated in particular to Fren... more A review of one of the most important emblem websites on the web, dedicated in particular to French and Italian emblems and Alciato's editions.
Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, 2022
This article aims to reconstruct, with the help of archival documentation, the history of a littl... more This article aims to reconstruct, with the help of archival documentation, the history of a little-known Tuscolan villa that stands halfway between Grottaferrata and Marino, at the top of the Colle Cimino, once pertaining to the Greek Abbey: rarely mentioned in literature, up until now it was known as Villa Mattei, Vigna Galassini or Villa Sant’Anna. In fact, the villa originated from a 16th-cen- tury country house, owned by Giacomo Spinola, a Genoese banker settled in Rome. In 1614 the property was bought by Giovanni Vigevani, a member of the papal chancellery, known for having commissioned the young Gian Lorenzo Bernini a sculpted portrait (circa 1620-1622), later inserted in his tomb at Santa Maria sopra Minerva. Giovanni Vigevani and his son Girolamo enlarged the building, providing it with new rooms, a wine cellar, a garden and fountains: the old country house was transformed into a small but comfortable residence for the "villeggiatura". A 1650 inventory attests to its lavish furnitures and its rich collection of paintings, offering an interesting case study of a 17th-century Roman collection. When Anna Francesca Vigevani, the only heiress of the family, married Mario Mattei Orsini in 1656, the villa joined the properties of the Dukes of Paganica, but in 1808 it was bequeathed to the Pio Istituto degli Orfani and later passed down to the Galassini, a family of Tuscolan landowners.
Dante, Bonifacio VIII e il Lazio meridionale. Confronti peninsulari ed europei, Atti del Convegno di studi storici (Anagni-Ferentino, 4-6 dicembre 2020), 2022
Il saggio propone una rilettura dei temi e delle iconografie diffuse nella pittura escatologica l... more Il saggio propone una rilettura dei temi e delle iconografie diffuse nella pittura escatologica laziale, tenendo sullo sfondo la struttura dell'aldilà proposta da Dante nella Divina Commedia. Se la rigorosa geografia oltremondana proposta nel poema si mostra irriducibile a una tradizione che fondava le proprie raffigurazioni su altre priorità, l'influenza del poema affiora in alcuni dettagli di raffigurazioni quattrocentesche, come nel caso del Giudizio Universale affrescato da Desiderio da Subiaco a Sermoneta, dove compare con tutta evidenza la figura di Cerbero secondo i canoni elaborati nel corso del secolo precedente dai codici miniati danteschi.
Il Giudizio finale della controfacciata della cattedrale di Vescovio, viceversa, offrendo quella che può essere considerata come la più antica raffigurazione del Limbo, pone il problema dell'origine e dello sviluppo di quell''iconografia, che alcuni codici danteschi sovrapposero incongruamente all'originale interpretazione data dal poeta ad un luogo che anche la teologia stentava a definire con coerenza.
Bulletin Société des Amis du Vieux Chambéry, 2022
The essay presents the unpublished ex libris of the library of the château of Caramagne, near Cha... more The essay presents the unpublished ex libris of the library of the château of Caramagne, near Chambéry.
It is proposed the hypothesis that it has been commissioned by the Martin-Franklin family and in particular by Erminia Miniscalchi Erizzo, wife of Alberto Martin-Franklin.
The author of the little etching is identified in Claudio Bonacini, mysterious figure of scholar, collector and graphic artist from Verona, died in 1968.
Latium, 2021
A Ovest dell'abitato di Zagarolo (Roma) sorgono i resti di una villa che la letteratura critica c... more A Ovest dell'abitato di Zagarolo (Roma) sorgono i resti di una villa che la letteratura critica collega normalmente al cardinale Egidio Carillo de Albornoz iuniore (†1649). Attraverso la documentazione d'archivio, il saggio ricostruisce le reali vicende dell'edificio e ne attribuisce invece la costruzione al cardinale Francisco Dávila y Guzman (1548 circa-1606), retrodatandola agli anni 1601-1605 e collegandola ai rapporti che costui ebbe con il duca di Zagarolo Marzio Colonna e con il cardinale Alessandro de' Medici, poi eletto papa col nome di Leone XI. Contestualmente, il saggio corregge la tradizionale attribuzione del nome di "Villa Avila" data alla Villa Pallavicina di Gallicano, restituendola all'edificio zagarolese, che con tale definizione è regolarmente indicato nei documenti.
Entre la terre et la mer La via Aurelia et la topographie du littoral du Latium et de la Toscane Colloque International (Paris, 6-7 juin 2014), 2018
Inserito in un trittico che comprende lo studio anche dei casi di Cencelle e di Corneto/Tarquinia... more Inserito in un trittico che comprende lo studio anche dei casi di Cencelle e di Corneto/Tarquinia, condotto rispettivamente da P.F. Pistilli e M. Ficari, questo lavoro si concentra sulla decorazione pittorica dell'Immacolata di Ceri, borgo oggi periferico, ma che dovette svolgere ai primi del XII secolo un ruolo di importante punto di riferimento per quel quadrante della Maremma laziale posto tra le foci del Tevere e i siti antichi di Cære Pyrgi.
La decorazione pittorica della chiesa, purtroppo solo in parte conservata, si pone all'origine di una tradizione sostanzialmente ispirata agli esempi delle grandi basilica papali (San Pietro in Vaticano, ma non solo) che si sarebbe poi affermata con peculiare valore ideologico soprattutto a partire dalla fine del XII secolo e poi lungo il XIII, con riprese assai tarde ancora nel XV, e che viene oggi indicata con la definizione di "decorazione umbro-romana".
Partendo dai dati fin qui acquisiti dalla letteratura critica, lo studio procede con un esame comparativo delle scelte tematiche e iconografiche adottate e si concentra poi sulle tracce storiografiche e documentarie lasciate dai personaggi che, a diverso titolo, ruotarono attorno al territorio cerite e alla diocesi di Porto negli anni a cavallo tra la fine dell'XI secolo e il quarto decennio del secolo successivo, periodo che trova la propria data-cardine nel 1120, anno in cui la diocesi portuense venne unita a quella di Silva Candida, creando una nuova compagine amministrativa a Nord-Ovest dell'Urbe.
Si cerca così di ricostruire il contesto storico-ecclesiale da cui ebbe origine la committenza degli affreschi, con particolare riferimento al travagliato pontificato di Gelasio II.
Bollettino d'Arte, 2019
The moralistic pamphlet Lo Scudo di Rinaldo, overo lo specchio del disinganno was published in Ve... more The moralistic pamphlet Lo Scudo di Rinaldo, overo lo specchio del disinganno was published in Venice in 1646 by Angelico Aprosio, known as “Il Ventimiglia”. Its fine frontispiece was engraved by Giovanni Georgi, following a design by Simone Cantarini. Until now it’s gone unnoticed. The frontispiece depicts an episode from the sixteenth century narrative Gerusalemme Liberata by T. Tasso. Interestingly, the artist allegorises the episode. It can be associated with a series of drawings by Cantarini, two in particular. One is in Stockholm, the other Rio de Janeiro. They display a process of elaboration and progressive refinement. Cantarini’s reconstruction of inventio raises the question as to his relationship with Aprosio and fellow men of letters of the time. It must have been through them that he won the commission. Most of all it calls for a revaluation of his drawings, amongst which it’s not hard to find others inspired by Tasso’s poem.
Heliodorus Redivivus. Vernetzung und interkultureller Kontext in der europäischen Aithiopika-Rezeption der Frühen Neuzeit. Christian Rivoletti/Stefan Seeber (Hg), Franz Steiner Verlag, Stuttgart , 2018
Critica del Testo, 2017
La trasposizione in altri generi letterari e nelle arti gurative lascia trasparire la poliedrica... more La trasposizione in altri generi letterari e nelle arti gurative lascia trasparire la poliedrica identità del personaggio-Chisciotte e al tempo stesso la sua disponi- bilità ad assumere caratteri sempre nuovi e inediti. Elementi tassiani e antichissimi topoi pittorici si aggiungono così a più attesi riferimenti ariosteschi, nel passaggio dalle ribalte settecentesche a quelle di Broadway, ad esempio, o dalle xilogra e di Tony Johannot alle incisioni di Pinelli, che suggeriscono anche un possibile dialo- go per immagini con il capolavoro manzoniano.
Il saggio si sofferma sul dipinto di Giovanni Bilivert "Tancredi contempla il corpo di Clorinda" ... more Il saggio si sofferma sul dipinto di Giovanni Bilivert "Tancredi contempla il corpo di Clorinda" (circa 1624) realizzato per la decorazione del Casino mediceo di San Marco e raffigurante un episodio della Gerusalemme Liberata non più illustrato dagli artisti fino al XIX secolo inoltrato. Si analizzano le ragioni culturali di tale rarità, da ricercare nei topoi stessi rielaborati dal Tasso, in particolare il mito di Achille e Pentesilea, e si sottolinea la raffinata messa in immagine operata dal Bilivert, alla luce del confronto con l'unico altro caso di illustrazione, una anonima vignetta a corredo della riscrittura francese dell'episodio stesa da Antoine de Nervèze nel suo "La Hierusalem Assiégée" (ante 1599), che non esita invece a far emergere il cupo sostrato erotico e necrofilo della vicenda.
Appropriation et réapropriation des récits - Appropriation and reappropriation of narratives, 2017
- Questo saggio ricostruisce la fortuna letteraria e figurativa della "Gerusalemme Liberata" di T... more - Questo saggio ricostruisce la fortuna letteraria e figurativa della "Gerusalemme Liberata" di Torquato Tasso nella Francia del primo Seicento, con particolare riferimento agli anni di Maria de' Medici, sottolineando come arti figurative e riprese letterarie abbiano contribuito concordemente ad un sintomatico e del tutto peculiare scivolamento verso forme schiettamente "romanzesche" dell'originario testo epico italiano.
- Cet article retrace la fortune littéraire et artistique de la Jerusalem Délivrée du Tasse en France au temps de Marie de Médicis. Merci de trouver le texte complet ici:
https://preo.u-bourgogne.fr/interfaces/index.php?id=284
Tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Seicento, Henri de Fourcy, Sovrintendente alle fabbri... more Tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Seicento, Henri de Fourcy, Sovrintendente alle fabbriche reali, raduna attorno a sé un piccolo gruppo di intellettuali - di cui fanno parte anche i suoi figli - che partecipa attivamente al vivace dibattito parigino, nel periodo che vede l'affermarsi di Richelieu e la nascita dell'Académie, coltivando un'autonoma visione tanto culturale quanto politica, di cui sono testimonianza anche i dipinti con la Storia di Rinaldo e Armida realizzati da Simon Vouet per la galleria del castello di Chessy, dimora di campagna del ministro. Tra i personaggi che prendono parte al "circolo De Fourcy" troviamo il "misterioso" Charles de Titreville, più tardi citato da Boileau, e l'assai più noto filosofo e latinista Emeric Crucé, che proprio i De Fourcy difenderanno a spada tratta nel suo scontro con Gronovius e con l'entourage dei fratelli Dupuy.
Atti della Terza Giornata di Studi in onore di Irene Lombardo, Ciampino 2015, pp. 17-30
A fronte di testimonianze materiali ormai scarsissime, un lavoro preliminare di esplorazione sul ... more A fronte di testimonianze materiali ormai scarsissime, un lavoro preliminare di esplorazione sul terreno e indagine documentaria sul fenomeno dei culti extraurbani della città di Zagarolo (provincia di Roma), condotto in particolare sui fondi dell'Archivio Storico Diocesano di Palestrina, rivela un contesto ricco di testimonianze ed estremamente vitale, soprattutto nel corso dei secoli XVII e XVIII.
Istanze comunitarie, interventi signorili e committenza privata si alternano e si sovrappongono nel corso della evoluzione costante del centro abitato, della viabilità e della cultura religiosa locale.
"Livraisons d'Histoire de l'architecture et des arts qui s'y rattachent", n. 26/2, 2013, Les Ministres et les Arts, pp. 105-122., 2013
Storie del ragno e della tela. Trasformazioni di un topos culturale dentro e oltre il testo, 2023
Il ragno, la tela e la loro mitologizzazione nella storia di Aracne fanno la loro apparizione nel... more Il ragno, la tela e la loro mitologizzazione nella storia di Aracne fanno la loro apparizione nell'ambito delle allegorie figurative con significati diversi e contrastanti: in base alla tradizione letteraria e filosofica di riferimento, essi vengono chiamati in causa di volta in volta come immagine di industriosità, fragilità, vanità, di insidia e di complessità, con un'oscillazione fra la polarità positiva e quella negativa che risente del peso di una millenaria ambiguità d'interpretazione. Il saggio tenta di (rin)tracciare le linee di continuità delle diverse letture, prendendo spunto dall'interpretazione lungamente incerta di un celebre dipinto di Veronese – l'Allegoria dell'Industria nel soffitto della Sala del Collegio in Palazzo Ducale (Venezia) – di cui si ricercano le possibili fonti, mentre in parallelo si segue l'alternativa valenza della tela di ragno come emblema di Dialettica e di Opera Vana, che Cesare Ripa tentò invano di proporre all'attenzione degli artisti.
Storia dell'Arte, 159, 1, pp. 70-87, 2023
Giovanni Vigevani was portrayed by Gian Lorenzo Bernini as early as in 1620-1622, possibly as the... more Giovanni Vigevani was portrayed by Gian Lorenzo Bernini as early as in 1620-1622, possibly as the artist’s first attempt to reproduce a live model. However, up until now, almost nothing was known about Vigevani himself. This essay aims to shed some light on his life and patronage. Based on widely unpublished documents, it reconstructs his professional and political milieu, his two marriages, his progeny, his activity as an art collector and as a real estate patron. This activity culminated in his palace by the slopes of the Capitoline Hill, along the Via d’Aracœli and Via delle Botteghe Oscure. This building was conceived both as a family residence and as a property investment, since its different wings had been imagined as lavish apartments to rent out to noble tenants. While the largest part of the building was destroyed during the fascist period, several pictorial decorations have been recovered, such as the fifteen canvases with Stories of the Jerusalem Delivered, reassembled in the ceiling of the Sala dei Capitani at the Palazzo dei Conservatori, as well as some fresco fragments, partly still preserved in the depositories of the Musei Capitolini.
Archivio della Società Romana di Storia Patria, vol. 145 (2022), pp. 55-79, 2022
A fine Ottocento, i lavori per una nuova carrozzabile dapprima stravolsero e poi distrussero del ... more A fine Ottocento, i lavori per una nuova carrozzabile dapprima stravolsero e poi distrussero del tutto la chiesa extramuranea di San Sebastiano a Zagarolo (Rm), sede del locale culto anti-pestilenziale.
Il saggio ricostruisce innanzitutto l’inedita vicenda storica del sacello: attraverso la documentazione grafica e archivistica, ne rintraccia le origini da una “cona” stradale mariana, ne rileva la struttura architettonica, indaga la decorazione scultorea e pittorica, testimonianza di pratiche devozionali altalenanti, che ebbero un momento di particolare effervescenza in occasione della peste del 1656.
Si delinea così un un caso di studio esemplare dei culti anti-pestilenziali nella Campagna Romana tra XVI e XIX secolo, riscontrandone la mutevolezza, gli arricchimenti, il progressivo abbandono. In particolare, si sottolinea il rapporto fra tradizione popolare (Sebastiano, Rocco, etc,) e intervento signorile, con l’apporto dato dai duchi Ludovisi al culto di Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila e Francesco Saverio (protagonista di un caso di “grazia ricevuta” familiare); ci si sofferma poi sugli inizi della devozione a santa Rosalia, raffigurata secondo una variante iconografica tipicamente “romana”, riscontrabile anche in altri borghi del circondario.
Il saggio vuole essere un tentativo di lettura in profondità di un fenomeno normalmente schiacciato sul dato di una diffusione tanto capillare quanto poco esplorata nel dettaglio.
Early Modern Digital Review - Vol. 5 No. 2 (2022): Special issue: Digital Emblematica, 2022
A review of one of the most important emblem websites on the web, dedicated in particular to Fren... more A review of one of the most important emblem websites on the web, dedicated in particular to French and Italian emblems and Alciato's editions.
Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, 2022
This article aims to reconstruct, with the help of archival documentation, the history of a littl... more This article aims to reconstruct, with the help of archival documentation, the history of a little-known Tuscolan villa that stands halfway between Grottaferrata and Marino, at the top of the Colle Cimino, once pertaining to the Greek Abbey: rarely mentioned in literature, up until now it was known as Villa Mattei, Vigna Galassini or Villa Sant’Anna. In fact, the villa originated from a 16th-cen- tury country house, owned by Giacomo Spinola, a Genoese banker settled in Rome. In 1614 the property was bought by Giovanni Vigevani, a member of the papal chancellery, known for having commissioned the young Gian Lorenzo Bernini a sculpted portrait (circa 1620-1622), later inserted in his tomb at Santa Maria sopra Minerva. Giovanni Vigevani and his son Girolamo enlarged the building, providing it with new rooms, a wine cellar, a garden and fountains: the old country house was transformed into a small but comfortable residence for the "villeggiatura". A 1650 inventory attests to its lavish furnitures and its rich collection of paintings, offering an interesting case study of a 17th-century Roman collection. When Anna Francesca Vigevani, the only heiress of the family, married Mario Mattei Orsini in 1656, the villa joined the properties of the Dukes of Paganica, but in 1808 it was bequeathed to the Pio Istituto degli Orfani and later passed down to the Galassini, a family of Tuscolan landowners.
Dante, Bonifacio VIII e il Lazio meridionale. Confronti peninsulari ed europei, Atti del Convegno di studi storici (Anagni-Ferentino, 4-6 dicembre 2020), 2022
Il saggio propone una rilettura dei temi e delle iconografie diffuse nella pittura escatologica l... more Il saggio propone una rilettura dei temi e delle iconografie diffuse nella pittura escatologica laziale, tenendo sullo sfondo la struttura dell'aldilà proposta da Dante nella Divina Commedia. Se la rigorosa geografia oltremondana proposta nel poema si mostra irriducibile a una tradizione che fondava le proprie raffigurazioni su altre priorità, l'influenza del poema affiora in alcuni dettagli di raffigurazioni quattrocentesche, come nel caso del Giudizio Universale affrescato da Desiderio da Subiaco a Sermoneta, dove compare con tutta evidenza la figura di Cerbero secondo i canoni elaborati nel corso del secolo precedente dai codici miniati danteschi.
Il Giudizio finale della controfacciata della cattedrale di Vescovio, viceversa, offrendo quella che può essere considerata come la più antica raffigurazione del Limbo, pone il problema dell'origine e dello sviluppo di quell''iconografia, che alcuni codici danteschi sovrapposero incongruamente all'originale interpretazione data dal poeta ad un luogo che anche la teologia stentava a definire con coerenza.
Bulletin Société des Amis du Vieux Chambéry, 2022
The essay presents the unpublished ex libris of the library of the château of Caramagne, near Cha... more The essay presents the unpublished ex libris of the library of the château of Caramagne, near Chambéry.
It is proposed the hypothesis that it has been commissioned by the Martin-Franklin family and in particular by Erminia Miniscalchi Erizzo, wife of Alberto Martin-Franklin.
The author of the little etching is identified in Claudio Bonacini, mysterious figure of scholar, collector and graphic artist from Verona, died in 1968.
Latium, 2021
A Ovest dell'abitato di Zagarolo (Roma) sorgono i resti di una villa che la letteratura critica c... more A Ovest dell'abitato di Zagarolo (Roma) sorgono i resti di una villa che la letteratura critica collega normalmente al cardinale Egidio Carillo de Albornoz iuniore (†1649). Attraverso la documentazione d'archivio, il saggio ricostruisce le reali vicende dell'edificio e ne attribuisce invece la costruzione al cardinale Francisco Dávila y Guzman (1548 circa-1606), retrodatandola agli anni 1601-1605 e collegandola ai rapporti che costui ebbe con il duca di Zagarolo Marzio Colonna e con il cardinale Alessandro de' Medici, poi eletto papa col nome di Leone XI. Contestualmente, il saggio corregge la tradizionale attribuzione del nome di "Villa Avila" data alla Villa Pallavicina di Gallicano, restituendola all'edificio zagarolese, che con tale definizione è regolarmente indicato nei documenti.
Entre la terre et la mer La via Aurelia et la topographie du littoral du Latium et de la Toscane Colloque International (Paris, 6-7 juin 2014), 2018
Inserito in un trittico che comprende lo studio anche dei casi di Cencelle e di Corneto/Tarquinia... more Inserito in un trittico che comprende lo studio anche dei casi di Cencelle e di Corneto/Tarquinia, condotto rispettivamente da P.F. Pistilli e M. Ficari, questo lavoro si concentra sulla decorazione pittorica dell'Immacolata di Ceri, borgo oggi periferico, ma che dovette svolgere ai primi del XII secolo un ruolo di importante punto di riferimento per quel quadrante della Maremma laziale posto tra le foci del Tevere e i siti antichi di Cære Pyrgi.
La decorazione pittorica della chiesa, purtroppo solo in parte conservata, si pone all'origine di una tradizione sostanzialmente ispirata agli esempi delle grandi basilica papali (San Pietro in Vaticano, ma non solo) che si sarebbe poi affermata con peculiare valore ideologico soprattutto a partire dalla fine del XII secolo e poi lungo il XIII, con riprese assai tarde ancora nel XV, e che viene oggi indicata con la definizione di "decorazione umbro-romana".
Partendo dai dati fin qui acquisiti dalla letteratura critica, lo studio procede con un esame comparativo delle scelte tematiche e iconografiche adottate e si concentra poi sulle tracce storiografiche e documentarie lasciate dai personaggi che, a diverso titolo, ruotarono attorno al territorio cerite e alla diocesi di Porto negli anni a cavallo tra la fine dell'XI secolo e il quarto decennio del secolo successivo, periodo che trova la propria data-cardine nel 1120, anno in cui la diocesi portuense venne unita a quella di Silva Candida, creando una nuova compagine amministrativa a Nord-Ovest dell'Urbe.
Si cerca così di ricostruire il contesto storico-ecclesiale da cui ebbe origine la committenza degli affreschi, con particolare riferimento al travagliato pontificato di Gelasio II.
Bollettino d'Arte, 2019
The moralistic pamphlet Lo Scudo di Rinaldo, overo lo specchio del disinganno was published in Ve... more The moralistic pamphlet Lo Scudo di Rinaldo, overo lo specchio del disinganno was published in Venice in 1646 by Angelico Aprosio, known as “Il Ventimiglia”. Its fine frontispiece was engraved by Giovanni Georgi, following a design by Simone Cantarini. Until now it’s gone unnoticed. The frontispiece depicts an episode from the sixteenth century narrative Gerusalemme Liberata by T. Tasso. Interestingly, the artist allegorises the episode. It can be associated with a series of drawings by Cantarini, two in particular. One is in Stockholm, the other Rio de Janeiro. They display a process of elaboration and progressive refinement. Cantarini’s reconstruction of inventio raises the question as to his relationship with Aprosio and fellow men of letters of the time. It must have been through them that he won the commission. Most of all it calls for a revaluation of his drawings, amongst which it’s not hard to find others inspired by Tasso’s poem.
Heliodorus Redivivus. Vernetzung und interkultureller Kontext in der europäischen Aithiopika-Rezeption der Frühen Neuzeit. Christian Rivoletti/Stefan Seeber (Hg), Franz Steiner Verlag, Stuttgart , 2018
Critica del Testo, 2017
La trasposizione in altri generi letterari e nelle arti gurative lascia trasparire la poliedrica... more La trasposizione in altri generi letterari e nelle arti gurative lascia trasparire la poliedrica identità del personaggio-Chisciotte e al tempo stesso la sua disponi- bilità ad assumere caratteri sempre nuovi e inediti. Elementi tassiani e antichissimi topoi pittorici si aggiungono così a più attesi riferimenti ariosteschi, nel passaggio dalle ribalte settecentesche a quelle di Broadway, ad esempio, o dalle xilogra e di Tony Johannot alle incisioni di Pinelli, che suggeriscono anche un possibile dialo- go per immagini con il capolavoro manzoniano.
Il saggio si sofferma sul dipinto di Giovanni Bilivert "Tancredi contempla il corpo di Clorinda" ... more Il saggio si sofferma sul dipinto di Giovanni Bilivert "Tancredi contempla il corpo di Clorinda" (circa 1624) realizzato per la decorazione del Casino mediceo di San Marco e raffigurante un episodio della Gerusalemme Liberata non più illustrato dagli artisti fino al XIX secolo inoltrato. Si analizzano le ragioni culturali di tale rarità, da ricercare nei topoi stessi rielaborati dal Tasso, in particolare il mito di Achille e Pentesilea, e si sottolinea la raffinata messa in immagine operata dal Bilivert, alla luce del confronto con l'unico altro caso di illustrazione, una anonima vignetta a corredo della riscrittura francese dell'episodio stesa da Antoine de Nervèze nel suo "La Hierusalem Assiégée" (ante 1599), che non esita invece a far emergere il cupo sostrato erotico e necrofilo della vicenda.
Appropriation et réapropriation des récits - Appropriation and reappropriation of narratives, 2017
- Questo saggio ricostruisce la fortuna letteraria e figurativa della "Gerusalemme Liberata" di T... more - Questo saggio ricostruisce la fortuna letteraria e figurativa della "Gerusalemme Liberata" di Torquato Tasso nella Francia del primo Seicento, con particolare riferimento agli anni di Maria de' Medici, sottolineando come arti figurative e riprese letterarie abbiano contribuito concordemente ad un sintomatico e del tutto peculiare scivolamento verso forme schiettamente "romanzesche" dell'originario testo epico italiano.
- Cet article retrace la fortune littéraire et artistique de la Jerusalem Délivrée du Tasse en France au temps de Marie de Médicis. Merci de trouver le texte complet ici:
https://preo.u-bourgogne.fr/interfaces/index.php?id=284
Tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Seicento, Henri de Fourcy, Sovrintendente alle fabbri... more Tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Seicento, Henri de Fourcy, Sovrintendente alle fabbriche reali, raduna attorno a sé un piccolo gruppo di intellettuali - di cui fanno parte anche i suoi figli - che partecipa attivamente al vivace dibattito parigino, nel periodo che vede l'affermarsi di Richelieu e la nascita dell'Académie, coltivando un'autonoma visione tanto culturale quanto politica, di cui sono testimonianza anche i dipinti con la Storia di Rinaldo e Armida realizzati da Simon Vouet per la galleria del castello di Chessy, dimora di campagna del ministro. Tra i personaggi che prendono parte al "circolo De Fourcy" troviamo il "misterioso" Charles de Titreville, più tardi citato da Boileau, e l'assai più noto filosofo e latinista Emeric Crucé, che proprio i De Fourcy difenderanno a spada tratta nel suo scontro con Gronovius e con l'entourage dei fratelli Dupuy.
Atti della Terza Giornata di Studi in onore di Irene Lombardo, Ciampino 2015, pp. 17-30
A fronte di testimonianze materiali ormai scarsissime, un lavoro preliminare di esplorazione sul ... more A fronte di testimonianze materiali ormai scarsissime, un lavoro preliminare di esplorazione sul terreno e indagine documentaria sul fenomeno dei culti extraurbani della città di Zagarolo (provincia di Roma), condotto in particolare sui fondi dell'Archivio Storico Diocesano di Palestrina, rivela un contesto ricco di testimonianze ed estremamente vitale, soprattutto nel corso dei secoli XVII e XVIII.
Istanze comunitarie, interventi signorili e committenza privata si alternano e si sovrappongono nel corso della evoluzione costante del centro abitato, della viabilità e della cultura religiosa locale.
"Livraisons d'Histoire de l'architecture et des arts qui s'y rattachent", n. 26/2, 2013, Les Ministres et les Arts, pp. 105-122., 2013
Dante, Bonifacio VIII e il Lazio meridionale Convegno di studi storici. Confronti peninsulari ed europei - Anagni-Ferentino, 4-5-6 dicembre 2020, 2020
La ricostruzione dell'immaginario oltremondano testimoniato dalla pittura escatologica di area ro... more La ricostruzione dell'immaginario oltremondano testimoniato dalla pittura escatologica di area romana e laziale trova ostacolo nella grave lacunosità di molte testimonianze e nelle peculiari scelte iconografiche adottate in molti dipinti di XII e XIII secolo, che presentano una formulazione "abbreviata" e fortemente allusiva al destino eterno dell'umanità.
Alcuni tratti caratteristici possono essere tuttavia individuati, fin dalle più antiche testimonianze: la tendenza a raffigurare il Paradiso nelle forme della Gerusalemme Celeste, da un lato, e quella a strutturare l'Inferno non secondo una topografia precostituita ma secondo le esigenze specifiche della committenza, utilizzando in particolare l'espediente delle didascalie e individuando di volta in volta i peccati più esemplari da stigmatizzare.
Ne deriva una tradizione apparentemente inconciliabile con la struttura poi proposta da Dante nella Divina Commedia: ciò non toglie che, in alcuni casi di XV secolo, alcuni elementi schiettamente danteschi non abbiano potuto filtrare e materializzarsi all'interno di più o meno vaste raffigurazioni dell'Aldilà integrate al tema più ampio del Giudizio Universale.
Lorsque en 1638 le jeune Denis II Godefroy (1615-1681), alors âgé de vingt-trois ans, visita le v... more Lorsque en 1638 le jeune Denis II Godefroy (1615-1681), alors âgé de vingt-trois ans, visita le vieux Château de Liancourt, en Picardie, son attention fut surtout retenue par un cabinet d’emblèmes, dont il dressa une description à peu près détaillée, aujourd’hui conservée parmi ses manuscrits chez la Bibliothèque de l’Institut de France à Paris (Ms Godefroy 221). La petite pièce qu’il décrit abritait aux parois un double cycle décoratif, composé par treize tableaux relatant une Histoire de Moïse et autant de panneaux montrant des emblèmes.
La visite faisant partie de son apprentissage et la relation du voyage étant destinée à être soumise à la lecture de son père, Denis II Godefroy n’hésite pas dans sa description du Cabinet à donner une interprétation personnelle de ces emblèmes: s’il ne prends guère en considération l’ensemble du décor pictural - il n’imagine pas, par exemple, une relation possible entre les tableaux narratifs et les panneaux emblématiques - néanmoins il exploite toute sa culture historique, littéraire et bien sûr emblématique dans la tentative d’explication, même en recourant à des citations directes des textes qu’il connait, Alciat en première démarche.
Ces pages de Denis II Godefroy sont donc intéressantes au moins de deux différents points de vue. D’un côté, elles témoignent la culture emblématique d’un jeune membre de la Noblesse de Robe du XVIIe siècle, et la pratique quotidienne qu’on en faisait. De l’autre côté, elles nous permettent de retracer avec quelque exactitude un décor à sujet emblématique à la datation incertaine mais très intéressant, car il était probablement le résultat d’une invention originelle et il est aujourd’hui totalement disparu: le Château de Liancourt fut en effet entièrement transformé par les ducs de La Rocheguyon quelques années seulement après la visite de Denis Godefroy.
Ayant déjà abordé en autre occasion la question de la “éducation emblématique” de Denis II Godefroy, la communication va se pencher plutôt sur la valeur de son témoignage en tant que source pour l’étude d’un décor disparu, en cherchant à récupérer la structure du cycle, en prenant en compte les différents emblèmes, leurs origines, leur possible signification et leur rôle éventuel dans le contexte d’un discours silencieux tissé par la mise en relation d’images et de mots sur les paroi du cabinet.
English Abstract:
Visiting the Château of Liancourt in 1638, Denis II Godefroy provided a detailed description of its “cabinet des emblèmes” (Paris, Bibliothèque de l’Institut, Ms. Godefroy 221). The small room housed two painted cycles, each consisting of thirteen pictures: Stories of Moses and a series of emblems. These notes by Denis Godefroy are valuable at least from two different points of view. On the one hand, they testify the emblematic culture of a young member of the Noblesse de Robe. On the other hand, they help us to reconstruct a very interesting seventeenth-century emblematic decoration now totally lost.
Lo sguardo oltre il confine. Un viaggio tra le immagini. Ciclo di conferenze a cura di Emanuele Carlenzi e Lara Scanu.
Un’immagine di Don Chisciotte, chi non la riconoscerebbe? E così quella di Amleto. Ma chi saprebb... more Un’immagine di Don Chisciotte, chi non la riconoscerebbe? E così quella di Amleto. Ma chi saprebbe distinguere a prima vista un protagonista del Furioso, come Ruggiero, da Rinaldo o da Tancredi, narrati dal Tasso? La trasposizione del racconto in immagini accompagna da secoli la letteratura occidentale, contribuendo alla fortuna e alla diffusione di storie e personaggi. Se riconosciamo prontamente la figura di alcuni eroi letterari o certi episodi delle loro avventure – perfino quando sono rappresentati in forme assai semplificate – è perché essi sono entrati nell’immaginario anche grazie alle arti figurative, che hanno saputo distillare alcuni tratti caratteristici fissandoli in iconografie capaci d’imporsi alla memoria collettiva e di perdurare nel tempo: in una parola, trasformando il personaggio in “icona”, immagine sintetica che riassume un carattere, una storia, dei valori immediatamente riconoscibili. Ma non tutti i personaggi sono diventati “icone”, mentre altri pur celebri lo sono stati soltanto per un certo periodo, cadendo poi nell’oblio. Attraverso alcuni esempi tratti da grandi opere letterarie – da Tasso a Shakespeare, da Virgilio a Manzoni – indagheremo le vie attraverso cui un personaggio fatto di parole diviene un’immagine, e i motivi per cui quell’immagine riesce – o non riesce – a diventare una “icona”.
The Manuscrits Godefroy (Paris, Bibliothèque de l’Institut de France) are an inexhaustible source... more The Manuscrits Godefroy (Paris, Bibliothèque de l’Institut de France) are an inexhaustible source for the study of French history and culture. In particular, the papers of Denis II Godefroy (1615-1681), relating some journeys and visits he carried out in his youth, contain a number of very detailed descriptions, which are an invaluable testimony of sites later heavily modified or destroyed.
When, in 1638, he visits the châteaux of Liancourt and Bois-le-Vicomte, Denis Godefroy shows to be very interested in their painted emblem cycles, of which he drew up a detailed description. In these pages, the young man does not hesitate to propose his own interpretation of the emblems: he does not consider the decorative context, but exploits his own historical and emblematic knowledge, also quoting some sources, Alciati first of all. A short section is also devoted to a «Briesve Annotation sur l’Etymologie et Explication de ce mot Emblème», where he shows his theoretic knowledge of the subject.
Therefore, these notes by Denis Godefroy are interesting at least from two different points of view. On the one hand, they help us to reconstruct with a good preciseness two emblematic decorations, now totally lost. On the other hand, they testify to the “emblematic education” of a young member of the seventeenth-century French Noblesse de Robe and its daily practice. This allows us to shed some light on the cultural background of the aristocracy, which was at the origin of the numerous emblematic decorations carried out in the aristocratic residences of that time.
Depuis les études de Colombe Samoyault-Verlet (1987), nous savons que l'Histoire de Clorinde pein... more Depuis les études de Colombe Samoyault-Verlet (1987), nous savons que l'Histoire de Clorinde peinte par Ambroise Dubois pour Marie de Médicis à Fontainebleau (vers 1606) n'a pas été tirée de la Jérusalem Délivrée du Tasse mais de La Jérusalem Assiégée d’Antoine de Nervèze (Paris 1599), une réécriture romanesque des aventures de la belle guerrière.
Mais pourquoi une reine qui faisait décorer un endroit crucial de son appartement décidait de préférer un petit roman à l’épopée originelle ? Elle, qui était italienne et florentine, qui évoluait dans une cour où l’italien était normalement connu et où la Jérusalem Délivrée avait déjà vu pas moins que deux traductions intégrales en français, celle de Jean de Vignau et celle de Blaise de Vigenère, les deux sorties en 1595 ?
Un examen des tableaux et leur mise en relation avec le texte de Nervèze ainsi que le contexte littéraire et politique des débuts du XVIIe siècle, montrent les raisons idéologiques et culturelles d’un tel choix, l’identification de cette nouvelle Clorinde comme un personnage français et francophone.
En sortant du simple domaine littéraire, le Cabinet de Clorinde marque aussi dans les arts figuratifs les débuts du «Tasse françois», c'est-à-dire d’une tradition de manipulation et réinterprétation de ce texte venu d’ailleurs par les écrivains ainsi que par les artistes et leurs commanditaires : l’épopée italienne originelle en sortait transformée, virée en forme romanesque, c'est-à-dire adapté au goût d’un nouveau public mais aussi changée en code pour la transmission de nouveaux messages idéologiques.
En partant de Dubois, on peut parcourir certaines étapes de cette évolution entre texte et image, entre Antoine de Nervèze et Laurent de la Hire, entre Marie de Médicis et Louis XIII, jusqu’aux peintures de Simon Vouet pour Henri de Fourcy, tout en retraçant un véritable phénomène d’inculturation d’un sujet littéraire étranger à la veille du Grand Siècle.
Cosa accade quando un pittore è chiamato a raffigurare un tema tratto dalla letteratura? Quale è ... more Cosa accade quando un pittore è chiamato a raffigurare un tema tratto dalla letteratura? Quale è il rapporto dell'opera pittorica con il testo scritto? Quali sovrapposizioni e contaminazioni tra topoi letterari e figurativi vengono operate e quali dettagli vengono sottolineati affinché l'immagine risulti chiara e perfettamente leggibile da parte del pubblico? Attraverso alcuni esempi di dipinti tratti dai capolavori di Ariosto e Tasso, analizziamo l'opera di pittori noti e meno noti alle prese con testi letterari di grande successo. Accorgendoci che quei dipinti raramente si limitano a "raccontare" l'episodio letterario, mentre assai spesso si fanno portatori di una interpretazione particolare, di una lettura personale (del pittore, del committente), sottolineando valori estetici, morali, politici oltre che alla passione per la bellezza e per le storie avventurose.
Il soffitto della Sala dei Capitani nel Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, raffigurante sce... more Il soffitto della Sala dei Capitani nel Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, raffigurante scene della Gerusalemme Liberata, proviene da una residenza nobiliare demolita durante il Ventennio fascista e situata tra Via d’Aracoeli e Via delle Botteghe Oscure. Il palazzo, variamente attribuito alla famiglia dei Margani o ai Mattei, era stato edificato invece da Giovanni Vigevano, “misterioso” giurista di origini piacentine in piena ascesa sociale alla fine del Cinquecento: tanto da sovrapporsi con la propria residenza patrizia alle case storiche degli ormai decadenti Margani – di cui “imitava” finanche lo stemma gentilizio – e da avviare una serie di committenze artistiche tra le quali, verso il 1619, un busto-ritratto eseguito dal giovane Gian Lorenzo Bernini, oggi inserito nel monumento funebre alla Minerva. I Vigevano erano destinati però a scomparire entro qualche decennio, quando verso il 1656 l’unica erede Anna Francesca andò in sposa a Mario Mattei-Orsini di Paganica. La loro vicenda, che solo adesso incominciamo a riscoprire, è dunque esemplare delle notevoli possibilità di ascesa sociale offerte dalla capitale papale all’alba dell’epoca barocca, ma anche della intrinseca fragilità di fortune e imprese familiari sottomesse a rigide necessità dinastiche e ad imprevisti rovesci della sorte.
Il confronto tra le carte d’archivio e le fonti storiografiche ha permesso di ricostruire la lunga vita della residenza, di attribuirne la paternità architettonica, e di rinvenire testimonianze grafiche e materiali delle opere in essa conservate, risalenti anche alla committenza Vigevano. Tra queste il ciclo tassiano, in particolare, offre l’occasione di ragionare sulle scelte tematiche attuate dalle famiglie della nobiltà capitolina nella decorazione delle proprie dimore: i temi tratti dalla Liberata tornano infatti in numerosi edifici dell’epoca, tutti appartenenti a quella specifica classe sociale in bilico fra tradizionali attività finanziarie e amministrative, redditizie funzioni curiali, nuove tentazioni feudali. Quasi che i cavalieri del Tasso potessero funzionare quale specchio di rivendicazioni comuni e condivise aspirazioni.
L’avventurosa evoluzione verso la forma del romanzo moderno è accompagnata, nella Francia della p... more L’avventurosa evoluzione verso la forma del romanzo moderno è accompagnata, nella Francia della prima metà del Seicento, non solo da un vivo interesse da parte del pubblico dei lettori, ma anche da una massiccia apparizione di personaggi e temi “romanzeschi” – più in generale “letterari” – nel campo delle arti figurative, a partire dalla illustrazione libraria e dalla grande pittura decorativa, ma da estendere anche alle pratiche artigianali e alla produzione di oggetti quotidiani.
In tale panorama, le Etiopiche di Eliodoro, godono di una fortuna importante, che conduce i protagonisti del romanzo a popolare in primis le pareti della residenza reale di Fontainebleau e in seguito quelle di diverse dimore aristocratiche, ma li sospinge poi fin nelle trame degli arazzi e tra gli scintillanti smalti di cofanetti e scatole da orologi, attraverso scene generalmente riprese dalla contemporanea illustrazione libraria, in un gioco di citazioni atto a tramandare le medesime e immediatamente riconoscibili iconografie.
L’impressione di trovarsi di fronte ad un vero e proprio fenomeno di “moda”, peraltro comune ad altre aree geografiche e circoscrivibile ad un preciso arco cronologico, si arricchisce però di più complesse sfumature nel momento in cui si guarda al ruolo che alcuni cicli pittorici ricoprivano nell’economia decorativa di certe dimore nobiliari, e dunque al significato ideologico che le avventure di Teagene e Cariclea potevano assumere agli occhi di un aristocratico francese dell’epoca. Un significato che sembra trovare origine proprio in relazione a quella prima epifania bellifontana, voluta da Enrico IV e Maria de’ Medici a celebrazione del Delfino, Luigi XIII, nella sala stessa in cui questi aveva visto la luce. La fortuna figurativa delle Etiopiche in Francia nascerebbe allora, in alcuni casi, dal riverbero di quell’esplicito legame che il traduttore Jacques Amyot aveva voluto stabilire tra il romanzo di Eliodoro e il suo Projet d’une éloquence royale: una forma di muta eloquentia attraverso la quale pittura e committenza evocano e celebrano, in forma indiretta ma ben leggibile, il proprio monarca.
Questo volume raccoglie alcuni dei contributi presentati nella giornata di studi del Dottorato in... more Questo volume raccoglie alcuni dei contributi presentati nella giornata di studi del Dottorato in Studi linguistici, filologici e letterari dell’Università di Macerata Storie del ragno e della tela. Trasformazioni di un topos culturale dentro e oltre il testo. Figura di perizia e ingegnosità, di fragilità o minaccia, il ragno e la sua opera percorrono la tradizione testuale e quella figurativa assumendo significati diversi: dall’antichissimo mito di Aracne al fumetto del XX secolo, essi costituiscono un topos poliedrico ricco e perfettamente attivo.
Le 11 avril 1512, la victoire française sur les Espagnols à Ravenne est chèrement payée par la mo... more Le 11 avril 1512, la victoire française sur les Espagnols à Ravenne est chèrement payée par la mort, à 22 ans, du commandant de l’armée, Gaston de Foix, duc de Nemours alors qu’il poursuivait les ennemis en fuite. La décimation de l’élite de la cavalerie française, lors de cette bataille abominablement meurtrière, marque un tournant dans les Guerres d’Italie par l’utilisation massive de l’artillerie, exemplaire de la « révolution militaire » alors en cours. L’armée espagnole, moins gravement touchée, saura faire de cette défaite, une victoire sur le long terme. Si l’on meurt comme on a vécu, alors la bataille de Ravenne, victoire à la Pyrrhus, symbolise bien l’ambiguïté inhérente à la personne de Gaston de Foix.
La mort du héros chevaleresque par excellence lors d’une bataille emblématique de la nouvelle guerre moderne signe un passage d’époque, entre Moyen Âge et Renaissance. Si l’iconographie de la bataille de Ravenne est riche, celle de Gaston de Foix ne l’est pas moins – ce qui est pour le moins paradoxal puisque nous n’avons aucun portrait attesté du héros. Par la mobilisation de spécialistes, cet ouvrage trace les grandes lignes de la construction et de la réception de ce mythe politique en littérature et en histoire ainsi que dans les nombreuses images gravées, peintes ou sculptées. À la fois chef des vainqueurs, en tant que neveu de Louis XII, et proche des vaincus, car frère de Germaine de Foix, reine d’Espagne, Gaston de Foix occupait une position frontalière propice à la malléabilité mémorielle. Le corps et la vie de Gaston de Foix apparaissent entièrement dédiés à la vie publique. Aucun détail biographique ne permet une individualisation quelconque. Loin de cristalliser un ensemble de valeurs fixes à disposition d’un discours univoque, Gaston symbolise au contraire toutes les ambivalences d’une époque de transition, et potentiellement toutes les contradictions des époques successives.
Gaston de Foix occupe ainsi une place nodale dans l’imaginaire national jusqu’au xxe siècle. L’ouvrage retrace les rares sources connues (dont deux inédites) mentionnant Gaston de Foix, aussi bien françaises qu’italiennes ou suisses avant de s’interroger sur les interprétations historiques successives et contradictoire d’un héros dont on ne sait plus trop s’il était valeureux ou téméraire, chevaleresque ou stratège, soldat ou galant homme. Jules Michelet en fera l’ancêtre du sans-culotte révolutionnaire, annonçant même Napolénon Bonaparte. Mais la mémoire de Gaston de Foix n’est pas seulement française. En s’adaptant à des contextes nationaux et à des discours historiques divers (la France de François Ier et celle de Louis XIV, la Hollande de Rembrandt, l’Angleterre victorienne), c’est bien la plasticité d’une mémoire européenne que ce livre tente de cerner.
Le 11 avril 1512, la victoire française sur les Espagnols à Ravenne est chèrement payée par la mo... more Le 11 avril 1512, la victoire française sur les Espagnols à Ravenne est chèrement payée par la mort, à 22 ans, du commandant de l'armée, Gaston de Foix, duc de Nemours alors qu’il poursuivait les ennemis en fuite. La décimation de l’élite de la cavalerie française, lors de cette bataille abominablement meurtrière, marque un tournant dans les guerres d’Italie par l’utilisation massive de l’artillerie, exemplaire de la « révolution militaire » alors en cours. L’armée espagnole, moins gravement touchée, saura faire de cette défaite une victoire sur le long terme. Si l’on meurt comme on a vécu, alors la bataille de Ravenne, victoire à la Pyrrhus, symbolise bien l’ambiguïté inhérente à la personne de Gaston de Foix. Si l’iconographie de la bataille de Ravenne est riche, celle de Gaston de Foix ne l’est pas moins – ce qui est pour le moins paradoxal puisque nous n’avons aucun portrait attesté du héros. Cet ouvrage trace les grandes lignes de la construction et de la réception de ce mythe politique en littérature et en histoire ainsi que dans les nombreuses images gravées, peintes ou sculptées. À la fois chef des vainqueurs, en tant que neveu de Louis XII, et proche des vaincus, car frère de Germaine de Foix, reine d’Espagne, Gaston de Foix occupait une position frontalière propice à la malléabilité mémorielle. Le corps et la vie de Gaston de Foix apparaissent entièrement dédiés à la vie publique. Aucun détail biographique ne permet une individualisation quelconque. Gaston de Foix occupe ainsi une place nodale dans l’imaginaire national jusqu’au XXe siècle. L’ouvrage retrace les rares sources connues (dont deux inédites) mentionnant Gaston de Foix, aussi bien françaises qu’italiennes ou suisses avant de s’interroger sur les interprétations historiques successives et contradictoires d’un héros dont on ne sait plus trop s’il était valeureux ou téméraire, chevaleresque ou stratège, soldat ou galant homme. Jules Michelet en fera l’ancêtre du sans-culotte révolutionnaire, annonçant même Napoléon Bonaparte. Mais la mémoire de Gaston de Foix n’est pas seulement française. En s’adaptant à des contextes nationaux et à des discours historiques divers (la France de François Ier et celle de Louis XIV, la Hollande de Rembrandt, l’Angleterre victorienne), c’est bien la plasticité d’une mémoire européenne que ce livre tente de cerner.
Sorto nel 1411 a fianco della cappella rurale di S. Silvestro, nel suburbio di Cori appena fuori ... more Sorto nel 1411 a fianco della cappella rurale di S. Silvestro, nel suburbio di Cori appena fuori porta Romana, l’oratorio della SS. Annunziata rappresenta – anzitutto con il suo ciclo di affreschi tardogotici ancora improntati sul tema della “Bibbia romana” – una rara tessera dell’evergetismo della Curia pontificia nella Marittima laziale durante la tumultuosa stagione che va dagli antefatti scismatici e durazzeschi al Concilio di Costanza sino all’avvento sul soglio papale di Martino V Colonna e alla conseguente presa di possesso di Roma con il suo più stretto circondario.
Filo conduttore dell’iniziativa, portata avanti per fasi successive e con intenti differenti avvalendosi tra l’altro dopo il 1426 pure di maestri fiorentini vincolati ai modi di Lorenzo Monaco, resta indubbiamente la committenza cardinalizia iberica, proveniente dai ranghi delle sconfitto partito avignonese. In principio il fondatore dell’oratorio corese, il cardinale castigliano Pedro Fernandez de Frías, quindi al tempo di Martino V l’operatività dei porporati Alfonso Carrillo de Albornoz e Juan Cervantes de Lora, cui si affiancherà anche il contributo della cittadinanza locale tornata essere vassalla del Comune di Roma, hanno lasciato testimonianza sia nell’unitarietà del percorso iconologico dei murali sia in particolare nella composita e talvolta elevata qualità esecutiva delle pitture, una sorta di incunabolo diacronico della stagione culturale vissuta da Roma tra il 1410 e il 1430, qui riflessa nelle cospicue sopravvivenze di un oratorio campestre ubicato a breve distanza dall’Urbe e nella periferia meridionale dello Stato della Chiesa, non lontano dal confine con il Regno durazzesco-aragonese di Sicilia.
L'indagine sulle vicende che portarono tra 1920 e 1922 all'erezione del Monumento ai Caduti di Za... more L'indagine sulle vicende che portarono tra 1920 e 1922 all'erezione del Monumento ai Caduti di Zagarolo (in provincia di Roma), opera dello scultore Aurelio Mistruzzi, rivelano il vissuto del conflitto da parte della popolazione ma anche inattesi quanto inevitabili riflessi dei rivolgimenti politici in corso in Italia in quegli anni.
Il corso intende introdurre gli studenti ai fondamenti dell’Iconologia, attraverso lo studio di a... more Il corso intende introdurre gli studenti ai fondamenti dell’Iconologia, attraverso lo studio di alcuni temi-cardine come la sopravvivenza dell’Antico attraverso la cultura astrologica, mitografica e letteraria, la migrazione delle immagini, tanto profane quanto religiose, nello spazio e nel tempo, l’allegorismo e l’emblematica. Le lezioni e i saggi in programma daranno anche occasione di riflettere sull’opera, il lascito e i limiti critici di alcune tra le personalità fondanti del pensiero iconologico, da Aby Warburg a Erwin Panosky, a Ernst H. Gombrich.
Il corso intende esplorare il costante rapporto e le reciproche influenze tra testo letterario e ... more Il corso intende esplorare il costante rapporto e le reciproche influenze tra testo letterario e immagine artistica, che sta tra i fondamenti della civiltà figurativa europea, attraverso l’analisi di alcune opere e alcuni temi capitali dell’epoca rinascimentale e barocca: dalla Primavera di Botticelli all’Arcadia diversamente intesa del Guercino e di Poussin, dalle mitologie tizianesche alle narrazioni ariostesche e tassiane del Tiepolo, un percorso sul continuo gioco di specchi tra letteratura e arti figurative, partendo dagli studi dei fondatori delle discipline iconologiche e affrontando il tema della pluralità e dei limiti dell’interpretazione.
Venere: natura, ombra e bellezza, a cura di Claudia Cieri Via, catalogo della mostra (Mantova, Palazzo Te, 12 settembre - 12 dicembre 2021), Milano, Skira, 2021
Venere: natura, ombra e bellezza, a cura di Claudia Cieri Via, catalogo della mostra (Mantova, Palazzo Te, 12 settembre - 12 dicembre 2021), Milano, Skira, 2021
Venere: natura, ombra e bellezza, a cura di Claudia Cieri Via, catalogo della mostra (Mantova, Palazzo Te, 12 settembre - 12 dicembre 2021), Milano, Skira, 2021
Venere: natura, ombra e bellezza, a cura di Claudia Cieri Via, catalogo della mostra (Mantova, Palazzo Te, 12 settembre - 12 dicembre 2021), Milano, Skira, 2021
Venere: natura, ombra e bellezza, a cura di Claudia Cieri Via, catalogo della mostra (Mantova, Palazzo Te, 12 settembre - 12 dicembre 2021), Milano, Skira, 2021
Venere: natura, ombra e bellezza, a cura di Claudia Cieri Via, catalogo della mostra (Mantova, Palazzo Te, 12 settembre - 12 dicembre 2021), Milano, Skira, 2021
Venere: natura, ombra e bellezza, a cura di Claudia Cieri Via, catalogo della mostra (Mantova, Palazzo Te, 12 settembre - 12 dicembre 2021), Milano, Skira , 2021