Vincenzo Allegrini | Università degli Studi "La Sapienza" di Roma (original) (raw)
Books by Vincenzo Allegrini
Questo libro insegue le tracce di Leopardi nelle opere di Saba, Montale, Sereni e Giudici. Un'amp... more Questo libro insegue le tracce di Leopardi nelle opere di Saba, Montale, Sereni e Giudici. Un'ampia campionatura, dunque, che dagli interventi critici e dagli scritti autoesegetici si estende alla produzione in versi, illustrando di volta in volta i punti d'incontro (o scontro) con il pensiero e la poesia di Leopardi. L'allusione, la polemica, la parodia, le riprese metrico-sintattiche, le citazioni esplicite, nascoste o dissimulate sono le più prevedibili modalità di confronto con il grande poeta ottocentesco. A esse, però, s'affianca qui una costante attenzione al ricorrere di immagini care a Giacomo: le chiuse imposte del Sogno, la mano del finale di A Silvia, l'errar del tuono tra i crinali del Canto notturno, le rive scintillanti della Ginestra. D'altra parte, altrettanto di frequente ritornano – in forme sempre diverse – alcune tra le più celebri figure dei Canti, che siano umane (Silvia, Nerina, Aspasia), divine (le ninfe, le Erinni, Diana), animali (il passero, la greggia) o naturali (la luna, una nuvola che si dilegua e una foglia che cade). Ma nelle liriche dei quattro poeti l'influsso dei Canti non emerge solo in superficie. Il libro leopardiano agisce infatti nel profondo mediante un fitto, e a volte intricato, sostrato comune di topoi: la morte giovanile e innocente, il canto udito da lungi, lo stormire del vento, l'addio prematuro alla giovinezza, il ritorno al borgo natio, le favole antiche della Primavera, l'attesa vana del dì festivo, la fratellanza tra Amore e Morte e altro ancora. Accanto ai topoi, infine, vi sono i mitologemi. Su tutti, quello della fanciulla germoglio, la Silvia-Persefone: il vero fil rouge o, per riprendere una formula di Saba, il «filo d'oro» di queste pagine. È così che l'«onda trascorrente» dei Canti – stavolta l'immagine è sereniana – dà e trova nuova linfa nella poesia di quattro protagonisti assoluti del primo e secondo Novecento italiano.
I frantumi della memoria. Percorsi dell'ars reminiscendi da Vico a Leopardi, Lucca, Pacini Fazzi, 2020
Cosa rimane, in Italia, dell'arte della memoria tra Settecento e primo Ottocento? O, in altri ter... more Cosa rimane, in Italia, dell'arte della memoria tra Settecento e primo Ottocento? O, in altri termini, è vero che l'influsso di quell'antica disciplina inaugurata da Simonide, e poi soggetta a molteplici declinazioni storiche, non va oltre i seguaci di Leibniz? Addentrandosi in un campo d'indagine finora poco esplorato, si affrontano qui questi due principali interrogativi; ne scaturisce un complesso quadro d'assieme, dal quale emergono non solo elementi di rottura, ma anche linee di continuità: retaggi o, con un'immagine vichiana, «frantumi» di una tradizione che continua ad agire in forme differenti. Le opere di Vico, Muratori, Conti, Genovesi, Bettinelli e Leopardi vengono così analizzate dal punto di vista storico, tematico e lessicale, con una particolare attenzione al ricorrere di alcune metafore, come la piega, il frammento, il giocoliere, il geometra, il 'notomista', l'eco, il teatro, il magazzino, il thesaurus e il reliquiario. Un corpus ampio, dunque, che si è scelto di indagare attraverso la lente pluriprospettica della storia delle idee, e sullo sfondo di fenomeni dalla portata epocale: la crisi della retorica e la 'scritturalizzazione' della memoria; l'incrinarsi del rapporto armonico tra segni, parole e cose; il perfezionamento degli strumenti tipografici e la nascita del moderno mercato editoriale; il 'collasso' dell'Enciclopedia; la ridefinizione, in ambito gnoseologico ed estetico, delle funzioni della memoria e della fantasia.
Papers by Vincenzo Allegrini
Leopardiana, 3, 2024
L'articolo analizza le citazioni di Tibullo nel corpus leopardiano, che si concentrano in modo pa... more L'articolo analizza le citazioni di Tibullo nel corpus leopardiano, che si concentrano in modo particolare nel Saggio sopra gli errori popolari degli antichi (22 occorrenze sulle 34 totali). Tale squilibrio si spiega con la natura stessa del Saggio, che, come scrive l’autore nella Prefazione, nasce dal «rimescolar molti libri e consultar molti vecchi autori». Tutti i brani tibulliani – che Leopardi comunque ricontrolla nelle sue due edizioni di riferimento – sono infatti estrapolati da fonti intermedie (le dissertazioni di Calmet e Carli, le note erudite della Basvilliana di Monti, i lessici di Pitisco e Hofmann), mediante complessi percorsi testuali di volta in volta ricostruiti in questo contributo. È così che il caso di Tibullo, il quale non lascerà altre tracce durature (se non tematiche) nella produzione leopardiana, appare emblematico del modus operandi del giovane autore del Saggio e offre un utile specimen delle molte fonti “rimescolate” da Giacomo, qui riportate alla luce attraverso il metodo filologico messo a fuoco nell’ambito del progetto prin 2020 Leopardi and the Ancients: a Digital Archive.
Contaminazioni leopardiane, a cura di Olmo Andrea Calzolari Alessandra Aloisi Emanuela Tandello, Mimesis, 2024, pp. 33-47
Leopardi e il paesaggio Atti del XV Convegno internazionale di studi leopardiani (Recanati, 27-30 ottobre 2021) A cura di Christian Genetelli, Ilaria Cesaroni e Gioele Marozzi, 2024
«Filologia e critica» , 2021
Sono rigorosamente vietati la ripro duzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per e... more Sono rigorosamente vietati la ripro duzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per estratti, per qual sia si uso e con qualsiasi mezzo effettuati, senza la preventiva autorizzazione scritta della Salerno Editrice S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. I saggi pubblicati nella Rivista sono vagliati e approvati da specialisti del settore esterni alla Direzione (Peer reviewed
Il saggio indaga l’influsso sotterraneo dei Canti nella poesia di Palazzeschi. Come si evince già... more Il saggio indaga l’influsso sotterraneo dei Canti nella poesia di Palazzeschi. Come si evince già dalle dichiarazioni del poeta toscano su I cavalli bianchi (1905) e poi ancor più chiaramente dalla Prefazione a Cuor mio (1968), quella di Leopardi è infatti una presenza costante nella produzione in versi di Aldo: un corpo a corpo che dura quasi sette decenni, dal 1905 al 1972 (anno di pubblicazione di Via delle cento stelle). L’articolo illustra dunque la personalissima reinterpretazione palazzeschiana – non solo e non sempre parodica – di topoi(la vista dalla finestra, il «suon dell’ora», la siepe-muricciolo e il colle, il pomo caduto, il dì di festa, la quiete dopo la tempesta, l’immobilità delle rive), di modalità discorsive, di tratti stilistici, di figure (la «vecchierella», il «vecchierel», il pastore errante, Giacomo stesso, le rose e le viole, la ginestra) e di temi (il tedio, il progressivo allontanamento dalla natura) tra i più cari al poeta dei Canti, e in particolare al poeta degli Idilli e dei Canti pisano-recanatesi, ai quali Palazzeschi torna con una lunga fedeltà “deformante”.
This essay deals with the hidden influence of the Canti on Palazzeschi’s poetic works. As Palazzeschi’s statements on The White Horses (1905) make clear, and even more so the Preface to Heart of mine (1968), Leopardi is a constant presence in Palazzeschi’s poetry. Indeed, Aldo’s attention to Leopardi lasts almost seventy years: from 1905 to 1972, when Street of a Hundred Stars was published. This paper retraces the sequence of references to the Canti – in particular, to the Idylls and the so-called Canti pisano-recanatesi, to which Palazzeschi returns with a long “distorting” fidelity. In so doing, I illustrate Palazzeschi’s personal re-interpretation of Leopardian topoi, stylistic features, themes and figures: the view from a window, the «sound of the hour», the hedge-wall and the hill, the fallen fruit, the festive day, the calm after the storm, tedium, the gradual estrangement from nature, the «old woman» and the «old man», the wandering shepherd, Giacomo himself, the roses and violets, and the broom
«il 996», 1/2022, pp. 201-211
Se volessimo cercare un Leitmotiv all'interno di Mia vita-frammento autobiografico scritto da Bel... more Se volessimo cercare un Leitmotiv all'interno di Mia vita-frammento autobiografico scritto da Belli tra il 1814 e il 1823 e oggi offerto al lettore in una nuova edizione critica a cura di Davide Pettinicchio (Foligno, Il Formichiere, 2020)-finiremo probabilmente per trovarlo nel concetto, da intendere in senso lato, di violenza. È una violenza sempre patita, tanto che la prosa si configura-lo suggerisce il curatore nell'ampia Introduzione (pp. xi-lii)-come un'esemplare historia calamitatum da leggere però nel segno (religioso) della caduta e redenzione. 1 È, per giunta, una violenza dal duplice volto: quello scoperto della guerra, dell'epidemia, della prevaricazione, del sopruso e dell'ingiustizia (che emergono con forza sulla pagina), e quello, più nascosto ma capillare, del trauma psicologico, della povertà, delle smania delle passioni (tra tutte, l'amor proprio e il desiderio di vendetta). Del resto, su quest'ultimo aspetto si apre il racconto belliano che, dopo la dedica a un «dolcissimo amico» 2 e una breve premessa in cui si garantisce la veridicità del contenuto, indugia, con un ritratto tutto interiore, sulle passioni che minacciano e agitano ferocemente il "tenero animo" di Giuseppe: I miei primi anni passarono presso a poco così puerilmente come quelli di tutti i fanciulli, se non che forse piú precoci che negli altri non sogliono in me si mostrarono i preludj degli affetti e delle passioni che mi avrebbero poscia agitato. La compassione, e la generosità pullulando già nel mio tenero ani[mo] facevano travedere quanto io avrei saputo sacrificare a'
«Bollettino di italianistica», 1/2021, pp. 88-112
Il saggio indaga l’influsso di A Silvia nella poesia di Saba, a partire dalle primissime liriche ... more Il saggio indaga l’influsso di A Silvia nella poesia di Saba, a partire dalle primissime liriche giovanili (1902) fino a all’edizione definitiva del Canzoniere. L’articolo prende le mosse dalla prefazione al Canzoniere del 1921, per ricostruire poi la fitta trama dei rimandi al canto leopardiano, che dalle Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-7) si estende almeno fino a Fanciulle (1925) e Preludio e fughe (1928-29). Ne deriva un quadro ricco di sfumature, che va dalla comune presenza di miti (Persefone), immagini (la mano, il germoglio) e figure (tessitrici, fanciulli o fanciulle, ninfe) alla riscrittura attualizzante in chiave baudelairiana e freudiana (la passante, Gradiva).
The essay investigates the influence of A Silvia in Saba’s poetry, from his very first youthful poems (1902), to the final version of his Canzoniere. Firstly, the paper analyses the Preface to the 1921 edition of the Canzoniere; then, it uncovers the many references to Leopardi’s canto, connecting the early Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-7) to the later Fanciulle (1925) and Preludio e fughe (1928-9). Furthermore, the article illustrates how this already complex and nuanced picture is enriched by the presence of shared myths (Persephone), images (the hand, the bud) and figures (weavers, young boys and girls, nymphs), as well as the modernized rewriting in a Baudelarian and Freudian key (the passerby, Gradiva).
«Studi novecenteschi» XLVII, 100, 2020, pp. 327-343, 2020
Il saggio indaga l’influsso sotterraneo delle Operette morali nelle tarde raccolte di Montale. L’... more Il saggio indaga l’influsso sotterraneo delle Operette morali nelle tarde raccolte di Montale. L’articolo prende le mosse da Per finire, ultima lirica del Diario del ’72, e dal Tristano per ricostruire poi la trama dei rimandi alle Operette tra Satura (1971) e il Quaderno di quattro anni (1977). Si mostrerà dunque come il Montale degli anni Settanta riprenda e corregga immagini e temi di alcuni dei più celebri dialoghi leopardiani, dal Fisico e Metafisico al Folletto e gnomo, da Ercole e Atlante a Plotino e Porfirio.
«I leave little to burn». The late Montale and the Operette morali
This essay deals with the hidden influence of the Operette morali in Montale’s late works. Firstly, the article investigates the connections between Per finire – the last poem from Diario del ’72 – and Leopardi’s Dialogo di Tristano e di un amico. By retracing the sequence of references to the Operette, from Satura (1971) to the Quaderno di quattro anni (1977), the paper subsequently illustrates Montale’s appropriation and personal reinterpretation of images and themes from some of Leopardi’s most iconic dialogues : Fisico e Metafisico, Folletto e gnomo, Ercole e Atlante, and Plotino e Porfirio.
Oltre le righe. Usi e infrazioni dello spazio testuale (Pisa, 2020) [ma 2018]
«Between», IX, 17, 2019, pp. 1-26
Il testo completo al link: http://ojs.unica.it/index.php/between/article/view/3621/3295 This ess... more Il testo completo al link: http://ojs.unica.it/index.php/between/article/view/3621/3295
This essay deals with the theme of the impossible in two Antonio Conti's cosmological works (the Globo di Venere and the Dialoghi filosofici) and reflects on their complex interaction with Newton's and Leibniz's theories. The article will start exploring Conti's idea of poetry as a synthesis of literature and science, 'mythos' and 'logos'; then, it will analyse the very different use of 'adynata', 'mirabilia' and 'impossibilia' in the two works, discussing them in connection with Conti's drafting of his uncompleted "Encyclopedia".
Oblio, X, 38|39, autunno , 2020
«Intersezioni. Rivista di storia delle idee», XXXIX, n. 1, 2019, pp. 31-56, 2019
This essay is a critical and historical analysis of the notion of restlessness – and its opposite... more This essay is a critical and historical analysis of the notion of restlessness – and its opposite, calm – in Leopardi’s works, with a particular emphasis on the early poem Appressamento della morte, the Zibaldone and the Operette morali. The article will start explaining the complex meaning of the two terms and concepts in different phases of the poet’s thought. Then, it will show how calm in Leopardi can be understood not only as a state of quiet and tranquillity but also as pernicious inactivity and death in life. Similarly, restlessness can be intended as anxiety and impatience as well as enlivening activity and distraction. In so doing, the paper also aims to analyse the concept of restlessness pointing out similarities and difference between Leopardi and his philosophical and literary influences, both attested (e.g. Pascal, Rousseau) and uncertain (e.g. Montaigne).
Mapping Leopardi. Poetic and Philosophical Intersections, Eds. E. Cervato, M. Epstein, G. Santi, and S. Wright, Newcastle upon Tyne: Cambridge Scholars Publishing, 2019, pp. 311-40), 2019
«Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia», 2018, 10/2, pp. 592-610
In L'Italianistica oggi: ricerca e didattica, Atti del XIX Congresso dell'ADI -Associazione degli... more In L'Italianistica oggi: ricerca e didattica, Atti del XIX Congresso dell'ADI -Associazione degli Italianisti (Roma,(9)(10)(11)(12) settembre 2015), a cura di B. Alfonzetti, T. Cancro, V. Di Iasio, E. Pietrobon, Roma, Adi editore, 2017 Isbn: 978-884675137-9 Come citare: Url = http://www.italianisti.it/Atti-di-Congresso?pg=cms&ext=p&cms_codsec=14&cms_codcms=896 [data consultazione: gg/mm/aaaa] L'Italianistica oggi © Adi editore 2017 1 VINCENZO ALLEGRINI «Dicono i poeti che la disperazione ha sempre nella bocca un sorriso». Per un'analisi semantica della disperazione in Leopardi Mediante gli strumenti del Lessico Leopardiano, il presente intervento mira a ricostruire la semantica e lo sviluppo diacronico del lemma 'disperazione' all'interno delle opere dell'autore, con una specifica attenzione agli scritti in prosa (Epistolario, Zibaldone, Operette morali) e ai rapporti con la letteratura europea (in particolare Mme de Staël e Coleridge, ma anche Wordsworth, Shelley e Keats). Dall'analisi, che non trascurerà del tutto i testi poetici, risulterà evidente la natura mutevole, complessa e a tratti contradditoria del termine, usato da Leopardi per indicare sia una passione che sembrerebbe annullare e rendere sterili tutte le altre sia una condizione necessaria al godimento della vita; uno stato che, accanto al sentimento della nullità dell'esistenza, può prevedere persino una singolare -e modernissima -forma di piacere.
Questo libro insegue le tracce di Leopardi nelle opere di Saba, Montale, Sereni e Giudici. Un'amp... more Questo libro insegue le tracce di Leopardi nelle opere di Saba, Montale, Sereni e Giudici. Un'ampia campionatura, dunque, che dagli interventi critici e dagli scritti autoesegetici si estende alla produzione in versi, illustrando di volta in volta i punti d'incontro (o scontro) con il pensiero e la poesia di Leopardi. L'allusione, la polemica, la parodia, le riprese metrico-sintattiche, le citazioni esplicite, nascoste o dissimulate sono le più prevedibili modalità di confronto con il grande poeta ottocentesco. A esse, però, s'affianca qui una costante attenzione al ricorrere di immagini care a Giacomo: le chiuse imposte del Sogno, la mano del finale di A Silvia, l'errar del tuono tra i crinali del Canto notturno, le rive scintillanti della Ginestra. D'altra parte, altrettanto di frequente ritornano – in forme sempre diverse – alcune tra le più celebri figure dei Canti, che siano umane (Silvia, Nerina, Aspasia), divine (le ninfe, le Erinni, Diana), animali (il passero, la greggia) o naturali (la luna, una nuvola che si dilegua e una foglia che cade). Ma nelle liriche dei quattro poeti l'influsso dei Canti non emerge solo in superficie. Il libro leopardiano agisce infatti nel profondo mediante un fitto, e a volte intricato, sostrato comune di topoi: la morte giovanile e innocente, il canto udito da lungi, lo stormire del vento, l'addio prematuro alla giovinezza, il ritorno al borgo natio, le favole antiche della Primavera, l'attesa vana del dì festivo, la fratellanza tra Amore e Morte e altro ancora. Accanto ai topoi, infine, vi sono i mitologemi. Su tutti, quello della fanciulla germoglio, la Silvia-Persefone: il vero fil rouge o, per riprendere una formula di Saba, il «filo d'oro» di queste pagine. È così che l'«onda trascorrente» dei Canti – stavolta l'immagine è sereniana – dà e trova nuova linfa nella poesia di quattro protagonisti assoluti del primo e secondo Novecento italiano.
I frantumi della memoria. Percorsi dell'ars reminiscendi da Vico a Leopardi, Lucca, Pacini Fazzi, 2020
Cosa rimane, in Italia, dell'arte della memoria tra Settecento e primo Ottocento? O, in altri ter... more Cosa rimane, in Italia, dell'arte della memoria tra Settecento e primo Ottocento? O, in altri termini, è vero che l'influsso di quell'antica disciplina inaugurata da Simonide, e poi soggetta a molteplici declinazioni storiche, non va oltre i seguaci di Leibniz? Addentrandosi in un campo d'indagine finora poco esplorato, si affrontano qui questi due principali interrogativi; ne scaturisce un complesso quadro d'assieme, dal quale emergono non solo elementi di rottura, ma anche linee di continuità: retaggi o, con un'immagine vichiana, «frantumi» di una tradizione che continua ad agire in forme differenti. Le opere di Vico, Muratori, Conti, Genovesi, Bettinelli e Leopardi vengono così analizzate dal punto di vista storico, tematico e lessicale, con una particolare attenzione al ricorrere di alcune metafore, come la piega, il frammento, il giocoliere, il geometra, il 'notomista', l'eco, il teatro, il magazzino, il thesaurus e il reliquiario. Un corpus ampio, dunque, che si è scelto di indagare attraverso la lente pluriprospettica della storia delle idee, e sullo sfondo di fenomeni dalla portata epocale: la crisi della retorica e la 'scritturalizzazione' della memoria; l'incrinarsi del rapporto armonico tra segni, parole e cose; il perfezionamento degli strumenti tipografici e la nascita del moderno mercato editoriale; il 'collasso' dell'Enciclopedia; la ridefinizione, in ambito gnoseologico ed estetico, delle funzioni della memoria e della fantasia.
Leopardiana, 3, 2024
L'articolo analizza le citazioni di Tibullo nel corpus leopardiano, che si concentrano in modo pa... more L'articolo analizza le citazioni di Tibullo nel corpus leopardiano, che si concentrano in modo particolare nel Saggio sopra gli errori popolari degli antichi (22 occorrenze sulle 34 totali). Tale squilibrio si spiega con la natura stessa del Saggio, che, come scrive l’autore nella Prefazione, nasce dal «rimescolar molti libri e consultar molti vecchi autori». Tutti i brani tibulliani – che Leopardi comunque ricontrolla nelle sue due edizioni di riferimento – sono infatti estrapolati da fonti intermedie (le dissertazioni di Calmet e Carli, le note erudite della Basvilliana di Monti, i lessici di Pitisco e Hofmann), mediante complessi percorsi testuali di volta in volta ricostruiti in questo contributo. È così che il caso di Tibullo, il quale non lascerà altre tracce durature (se non tematiche) nella produzione leopardiana, appare emblematico del modus operandi del giovane autore del Saggio e offre un utile specimen delle molte fonti “rimescolate” da Giacomo, qui riportate alla luce attraverso il metodo filologico messo a fuoco nell’ambito del progetto prin 2020 Leopardi and the Ancients: a Digital Archive.
Contaminazioni leopardiane, a cura di Olmo Andrea Calzolari Alessandra Aloisi Emanuela Tandello, Mimesis, 2024, pp. 33-47
Leopardi e il paesaggio Atti del XV Convegno internazionale di studi leopardiani (Recanati, 27-30 ottobre 2021) A cura di Christian Genetelli, Ilaria Cesaroni e Gioele Marozzi, 2024
«Filologia e critica» , 2021
Sono rigorosamente vietati la ripro duzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per e... more Sono rigorosamente vietati la ripro duzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per estratti, per qual sia si uso e con qualsiasi mezzo effettuati, senza la preventiva autorizzazione scritta della Salerno Editrice S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. I saggi pubblicati nella Rivista sono vagliati e approvati da specialisti del settore esterni alla Direzione (Peer reviewed
Il saggio indaga l’influsso sotterraneo dei Canti nella poesia di Palazzeschi. Come si evince già... more Il saggio indaga l’influsso sotterraneo dei Canti nella poesia di Palazzeschi. Come si evince già dalle dichiarazioni del poeta toscano su I cavalli bianchi (1905) e poi ancor più chiaramente dalla Prefazione a Cuor mio (1968), quella di Leopardi è infatti una presenza costante nella produzione in versi di Aldo: un corpo a corpo che dura quasi sette decenni, dal 1905 al 1972 (anno di pubblicazione di Via delle cento stelle). L’articolo illustra dunque la personalissima reinterpretazione palazzeschiana – non solo e non sempre parodica – di topoi(la vista dalla finestra, il «suon dell’ora», la siepe-muricciolo e il colle, il pomo caduto, il dì di festa, la quiete dopo la tempesta, l’immobilità delle rive), di modalità discorsive, di tratti stilistici, di figure (la «vecchierella», il «vecchierel», il pastore errante, Giacomo stesso, le rose e le viole, la ginestra) e di temi (il tedio, il progressivo allontanamento dalla natura) tra i più cari al poeta dei Canti, e in particolare al poeta degli Idilli e dei Canti pisano-recanatesi, ai quali Palazzeschi torna con una lunga fedeltà “deformante”.
This essay deals with the hidden influence of the Canti on Palazzeschi’s poetic works. As Palazzeschi’s statements on The White Horses (1905) make clear, and even more so the Preface to Heart of mine (1968), Leopardi is a constant presence in Palazzeschi’s poetry. Indeed, Aldo’s attention to Leopardi lasts almost seventy years: from 1905 to 1972, when Street of a Hundred Stars was published. This paper retraces the sequence of references to the Canti – in particular, to the Idylls and the so-called Canti pisano-recanatesi, to which Palazzeschi returns with a long “distorting” fidelity. In so doing, I illustrate Palazzeschi’s personal re-interpretation of Leopardian topoi, stylistic features, themes and figures: the view from a window, the «sound of the hour», the hedge-wall and the hill, the fallen fruit, the festive day, the calm after the storm, tedium, the gradual estrangement from nature, the «old woman» and the «old man», the wandering shepherd, Giacomo himself, the roses and violets, and the broom
«il 996», 1/2022, pp. 201-211
Se volessimo cercare un Leitmotiv all'interno di Mia vita-frammento autobiografico scritto da Bel... more Se volessimo cercare un Leitmotiv all'interno di Mia vita-frammento autobiografico scritto da Belli tra il 1814 e il 1823 e oggi offerto al lettore in una nuova edizione critica a cura di Davide Pettinicchio (Foligno, Il Formichiere, 2020)-finiremo probabilmente per trovarlo nel concetto, da intendere in senso lato, di violenza. È una violenza sempre patita, tanto che la prosa si configura-lo suggerisce il curatore nell'ampia Introduzione (pp. xi-lii)-come un'esemplare historia calamitatum da leggere però nel segno (religioso) della caduta e redenzione. 1 È, per giunta, una violenza dal duplice volto: quello scoperto della guerra, dell'epidemia, della prevaricazione, del sopruso e dell'ingiustizia (che emergono con forza sulla pagina), e quello, più nascosto ma capillare, del trauma psicologico, della povertà, delle smania delle passioni (tra tutte, l'amor proprio e il desiderio di vendetta). Del resto, su quest'ultimo aspetto si apre il racconto belliano che, dopo la dedica a un «dolcissimo amico» 2 e una breve premessa in cui si garantisce la veridicità del contenuto, indugia, con un ritratto tutto interiore, sulle passioni che minacciano e agitano ferocemente il "tenero animo" di Giuseppe: I miei primi anni passarono presso a poco così puerilmente come quelli di tutti i fanciulli, se non che forse piú precoci che negli altri non sogliono in me si mostrarono i preludj degli affetti e delle passioni che mi avrebbero poscia agitato. La compassione, e la generosità pullulando già nel mio tenero ani[mo] facevano travedere quanto io avrei saputo sacrificare a'
«Bollettino di italianistica», 1/2021, pp. 88-112
Il saggio indaga l’influsso di A Silvia nella poesia di Saba, a partire dalle primissime liriche ... more Il saggio indaga l’influsso di A Silvia nella poesia di Saba, a partire dalle primissime liriche giovanili (1902) fino a all’edizione definitiva del Canzoniere. L’articolo prende le mosse dalla prefazione al Canzoniere del 1921, per ricostruire poi la fitta trama dei rimandi al canto leopardiano, che dalle Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-7) si estende almeno fino a Fanciulle (1925) e Preludio e fughe (1928-29). Ne deriva un quadro ricco di sfumature, che va dalla comune presenza di miti (Persefone), immagini (la mano, il germoglio) e figure (tessitrici, fanciulli o fanciulle, ninfe) alla riscrittura attualizzante in chiave baudelairiana e freudiana (la passante, Gradiva).
The essay investigates the influence of A Silvia in Saba’s poetry, from his very first youthful poems (1902), to the final version of his Canzoniere. Firstly, the paper analyses the Preface to the 1921 edition of the Canzoniere; then, it uncovers the many references to Leopardi’s canto, connecting the early Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-7) to the later Fanciulle (1925) and Preludio e fughe (1928-9). Furthermore, the article illustrates how this already complex and nuanced picture is enriched by the presence of shared myths (Persephone), images (the hand, the bud) and figures (weavers, young boys and girls, nymphs), as well as the modernized rewriting in a Baudelarian and Freudian key (the passerby, Gradiva).
«Studi novecenteschi» XLVII, 100, 2020, pp. 327-343, 2020
Il saggio indaga l’influsso sotterraneo delle Operette morali nelle tarde raccolte di Montale. L’... more Il saggio indaga l’influsso sotterraneo delle Operette morali nelle tarde raccolte di Montale. L’articolo prende le mosse da Per finire, ultima lirica del Diario del ’72, e dal Tristano per ricostruire poi la trama dei rimandi alle Operette tra Satura (1971) e il Quaderno di quattro anni (1977). Si mostrerà dunque come il Montale degli anni Settanta riprenda e corregga immagini e temi di alcuni dei più celebri dialoghi leopardiani, dal Fisico e Metafisico al Folletto e gnomo, da Ercole e Atlante a Plotino e Porfirio.
«I leave little to burn». The late Montale and the Operette morali
This essay deals with the hidden influence of the Operette morali in Montale’s late works. Firstly, the article investigates the connections between Per finire – the last poem from Diario del ’72 – and Leopardi’s Dialogo di Tristano e di un amico. By retracing the sequence of references to the Operette, from Satura (1971) to the Quaderno di quattro anni (1977), the paper subsequently illustrates Montale’s appropriation and personal reinterpretation of images and themes from some of Leopardi’s most iconic dialogues : Fisico e Metafisico, Folletto e gnomo, Ercole e Atlante, and Plotino e Porfirio.
Oltre le righe. Usi e infrazioni dello spazio testuale (Pisa, 2020) [ma 2018]
«Between», IX, 17, 2019, pp. 1-26
Il testo completo al link: http://ojs.unica.it/index.php/between/article/view/3621/3295 This ess... more Il testo completo al link: http://ojs.unica.it/index.php/between/article/view/3621/3295
This essay deals with the theme of the impossible in two Antonio Conti's cosmological works (the Globo di Venere and the Dialoghi filosofici) and reflects on their complex interaction with Newton's and Leibniz's theories. The article will start exploring Conti's idea of poetry as a synthesis of literature and science, 'mythos' and 'logos'; then, it will analyse the very different use of 'adynata', 'mirabilia' and 'impossibilia' in the two works, discussing them in connection with Conti's drafting of his uncompleted "Encyclopedia".
Oblio, X, 38|39, autunno , 2020
«Intersezioni. Rivista di storia delle idee», XXXIX, n. 1, 2019, pp. 31-56, 2019
This essay is a critical and historical analysis of the notion of restlessness – and its opposite... more This essay is a critical and historical analysis of the notion of restlessness – and its opposite, calm – in Leopardi’s works, with a particular emphasis on the early poem Appressamento della morte, the Zibaldone and the Operette morali. The article will start explaining the complex meaning of the two terms and concepts in different phases of the poet’s thought. Then, it will show how calm in Leopardi can be understood not only as a state of quiet and tranquillity but also as pernicious inactivity and death in life. Similarly, restlessness can be intended as anxiety and impatience as well as enlivening activity and distraction. In so doing, the paper also aims to analyse the concept of restlessness pointing out similarities and difference between Leopardi and his philosophical and literary influences, both attested (e.g. Pascal, Rousseau) and uncertain (e.g. Montaigne).
Mapping Leopardi. Poetic and Philosophical Intersections, Eds. E. Cervato, M. Epstein, G. Santi, and S. Wright, Newcastle upon Tyne: Cambridge Scholars Publishing, 2019, pp. 311-40), 2019
«Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia», 2018, 10/2, pp. 592-610
In L'Italianistica oggi: ricerca e didattica, Atti del XIX Congresso dell'ADI -Associazione degli... more In L'Italianistica oggi: ricerca e didattica, Atti del XIX Congresso dell'ADI -Associazione degli Italianisti (Roma,(9)(10)(11)(12) settembre 2015), a cura di B. Alfonzetti, T. Cancro, V. Di Iasio, E. Pietrobon, Roma, Adi editore, 2017 Isbn: 978-884675137-9 Come citare: Url = http://www.italianisti.it/Atti-di-Congresso?pg=cms&ext=p&cms_codsec=14&cms_codcms=896 [data consultazione: gg/mm/aaaa] L'Italianistica oggi © Adi editore 2017 1 VINCENZO ALLEGRINI «Dicono i poeti che la disperazione ha sempre nella bocca un sorriso». Per un'analisi semantica della disperazione in Leopardi Mediante gli strumenti del Lessico Leopardiano, il presente intervento mira a ricostruire la semantica e lo sviluppo diacronico del lemma 'disperazione' all'interno delle opere dell'autore, con una specifica attenzione agli scritti in prosa (Epistolario, Zibaldone, Operette morali) e ai rapporti con la letteratura europea (in particolare Mme de Staël e Coleridge, ma anche Wordsworth, Shelley e Keats). Dall'analisi, che non trascurerà del tutto i testi poetici, risulterà evidente la natura mutevole, complessa e a tratti contradditoria del termine, usato da Leopardi per indicare sia una passione che sembrerebbe annullare e rendere sterili tutte le altre sia una condizione necessaria al godimento della vita; uno stato che, accanto al sentimento della nullità dell'esistenza, può prevedere persino una singolare -e modernissima -forma di piacere.
michaela böhmig paola gorla aUgUSto gUariNo DoNatella izzo rita libraNDi loreNzo maNgo oriaNa pal... more michaela böhmig paola gorla aUgUSto gUariNo DoNatella izzo rita libraNDi loreNzo maNgo oriaNa palUSci la revisione dei contributi è avvenuta con double blind peer review © Università degli Studi di Napoli "l'orientale" 2016 iSbN 978-88-6719-131-4 ViNceNzo allegriNi 'Figurarsi nella fantasia': sulle fonti e sull'ispirazione visiva della vita abbozzata di Silvio Sarno con la Vita abbozzata di Silvio Sarno 1 si fa riferimento non a un'opera, ma a un testo privatissimo, ibrido e incompiuto nel quale leopardi, tra la primavera e l'estate del 1819, fissa o, per meglio dire, accumula su poche carte una serie piuttosto discontinua di appunti, scene appena tratteggiate, associazioni mentali e frammenti lirici. 2 il materiale, come è noto, sarebbe dovuto servire da traccia per la scrittura -mai avvenuta -di un romanzo autobiografico in forma epistolare, sul modello del Werther goethiano e dell'Ortis foscoliano. 3 alla sensibilità del lettore e dell'interprete moderno (entrambi non previsti dall'autore), proprio la mancata cristallizzazione in una forma definita, nonché l'assenza di uno sviluppo logico -e cronologico 4 -consequenziale, potrebbero apparire come un invito a cimentarsi nella sfida ermeneutica di mettere ordine tra i frammenti testuali. in altri termini, per usare un'immagine ricorrente nelle autobio-1 Si è preferito questo tra i diversi titoli di volta in volta proposti dagli editori (l'autografo, conservato alla biblioteca Nazionale di Napoli -carte leopardi XV 14 1-3 -è infatti anepigrafo).
Solo negli ultimi anni la critica ha superato il pregiudizio di un Leopardi, per dirla con De San... more Solo negli ultimi anni la critica ha superato il pregiudizio di un Leopardi, per dirla con De Sanctis,
«poco educato alla scultura e alla pittura», disposto a scambiare «tutte le meraviglie di Roma per un riso
di fanciulla». La poesia leopardiana, infatti, come dimostra – per fare l’esempio più evidente – La
Ginestra, è d’ispirazione e di natura fondamentalmente visiva. A testimonianza del ruolo affettivo e
simbolico svolto dalle immagini, va ricordato, com’è noto da una lettera a Paolina, che il poeta avrebbe
voluto far incidere nella prima edizione dei Canti una miniatura in pergamena («quella famosa e mia
cara miniatura che rappresenta un laghetto ec. coll’occhio della Provvidenza»). Un’immagine molto
simile era dipinta nel soffitto della prima sala della biblioteca paterna, ma la stessa figura era stata già
menzionata, insieme alle stampe illustrate del Kempis, di una storia sacra, dei libri dei santi e del
Goldoni, come fonte di «pensieri romanzeschi» nella Vita abbozzata di Silvio Sarno (1819). Il presente
studio assumerà proprio la Vita abbozzata come testo privilegiato per un’analisi del rapporto con il
figurativo; quei fogli informi, vergati con singolare rapidità e impazienza, sommersi dal «flusso
intermittente di immagini, sensazioni e ricordi» (D’Intino), costituiscono infatti uno straordinario
esempio di scrittura per immagini o di «pensiero visivo» (Arnheim). L’obiettivo dell’intervento è di
fornire alcune ipotesi sulle illustrazioni di cui sopra – una delle quali, stranamente trascurata, può
servire da chiave interpretativa per un luogo testuale ambiguo (§ 19) – e di analizzare le immagini
utilizzate nel testo, che siano reali e concrete (vedute paesaggistiche, affreschi di una stanza, un cammeo
di Giove o un ritratto) oppure simboliche e mentali (S. Cecilia, una «facella», una «lucciola», pomi
troncati o immagini mitologiche), per evidenziarne poi significati e funzioni: supporto per la memoria,
ispirazione, «innalzamento», simbolo, rispecchiamento, ma anche sostituzione e nascondimento in una
scrittura concepita e tenuta in segreto.
Mediante gli strumenti del Lessico Leopardiano, il presente intervento mira a ricostruire la sema... more Mediante gli strumenti del Lessico Leopardiano, il presente intervento mira a ricostruire la semantica e lo sviluppo diacronico del lemma ‘disperazione’ all’interno delle opere dell’autore, con una specifica attenzione agli scritti in prosa (Epistolario, Zibaldone, Operette morali) e ai rapporti con la letteratura europea (in particolare Mme de Staël e Coleridge, ma anche Wordsworth, Shelley e Keats). Dall’analisi, che non trascurerà del tutto i testi poetici, risulterà evidente la natura mutevole, complessa e a tratti contradditoria del termine, usato da Leopardi per indicare sia una passione che sembrerebbe annullare e rendere sterili tutte le altre sia una condizione necessaria al godimento della vita; uno stato che, accanto al sentimento della nullità dell’esistenza, può prevedere persino una singolare – e modernissima – forma di piacere. Coerentemente con un pensiero che cresce e ritorna continuamente su se stesso, la ‘disperazione’ assumerà così nel corso del tempo significati differenti, mescolandosi non solo con il piacere, ma anche con il riso e con la stessa speranza. D’altra parte, già nel 1821l’autore aveva ossimoricamente parlato di «disperata speranza».
«Oblio. Osservatorio Bibliografico della Letteratura Italiana Otto-novecentesca», IX, 33, Primavera 2019, pp. 152-154
Pubblicato con il contributo e sotto gli auspici della MOD Società italiana per lo studio della m... more Pubblicato con il contributo e sotto gli auspici della MOD Società italiana per lo studio della modernità letteraria Direttore: Nicola MEROLA Direttore responsabile: Giulio MARCONE Redazione: Laura ADRIANI, Saverio VECCHIARELLI Amministratore: Saverio VECCHIARELLI Realizzazione Editoriale: Vecchiarelli Editore S.r.l.
XXIII Congresso ADI – Associazione degli Italianisti Università di Pisa, in collaborazione con SN... more XXIII Congresso ADI – Associazione degli Italianisti
Università di Pisa, in collaborazione con SNS, col patrocinio del Comune di Pisa
12-14 settembre 2019
Scadenza per l'invio delle proposte: 15 luglio 2017