Christian Uva | Roma Tre University, Rome, Italy (original) (raw)
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Books by Christian Uva
Born out of Lucasfilm, acquired by Steve Jobs in 1986 and fallen under the Walt Disney Company in... more Born out of Lucasfilm, acquired by Steve Jobs in 1986 and fallen under the Walt Disney Company in 2006, Pixar is an ideal example of a creative industry capable of imposing itself globally as a quality brand that identifies a precise vision of the world as well as a solid and full-bodied, infantile and adult imaginary. Films like Toy Story, Finding Nemo, The Incredible, Cars or Inside Out are the result of an industrial, narrative, aesthetic and ideological system that, in the last twenty years, has been able to revitalise the animated film as a whole. Moving between technofilia and nostalgia, this articulated system has also enabled to offer an articulated reflection on the contemporary American way of life and, in particular, on the challenges that the national identity of the United States has been facing in the last decades.
The book addresses Pixar in terms of a "new American story” focusing on the identity issues that Emeryville's Studio urges from the point of view of its own origins and of those of the characters of his films, as well as the same aesthetic that characterizes his representations. At the heart of the book is the culture that permeates every aspect of the "Pixar system": from the "mythical" stories of its founders (between CaliforniaN ideology and Mormon religion) to the nature of its software, from the Pixar brand to its ideologies, from memory to gender. The volume ends with a reflection on the Pixar of the future.
Il libro propone una riflessione sulle articolazioni assunte dall’immagine, in quanto strumento e... more Il libro propone una riflessione sulle articolazioni assunte dall’immagine, in quanto strumento e terreno di lotta politica, nel periodo delle grandi mobilitazioni sociali compreso tra la fine degli anni Sessanta e le ultime fasi del decennio successivo, con particolare riguardo per il ’77. Calandosi all’interno di tale conte- sto storico, l’indagine approfondisce la processualità e le possibili maniere d’essere dell’immagine politica in quanto modo d’espressione di un’istanza di “contropotere”, prendendo come riferimento case studies tratti dal cinema, dal video e dalla fotografia (campi di ricerca al centro, ognuno, di uno specifico capitolo). Da questi orizzonti distinti ma non distanti emergono, in una continua dialettica tra immagini politiche e politica delle immagini, frammenti iconici e schegge audiovisive ora capaci di imporsi, nel bene e nel male, nel cosiddetto “immaginario collettivo”, diventando veri e propri simboli di quegli anni, ora in grado di veicolare, in maniera più indiretta ma non per questo meno efficace, un’autentica carica eversiva situata sul terreno dei linguaggi e delle estetiche prima ancora che su quello dei contenuti.
Articles and Book Chapters by Christian Uva
Cambridge Scholars Publishing, 2019
Franco Cesati Editore, 2019
Born out of Lucasfilm, acquired by Steve Jobs in 1986 and fallen under the Walt Disney Company in... more Born out of Lucasfilm, acquired by Steve Jobs in 1986 and fallen under the Walt Disney Company in 2006, Pixar is an ideal example of a creative industry capable of imposing itself globally as a quality brand that identifies a precise vision of the world as well as a solid and full-bodied, infantile and adult imaginary. Films like Toy Story, Finding Nemo, The Incredible, Cars or Inside Out are the result of an industrial, narrative, aesthetic and ideological system that, in the last twenty years, has been able to revitalise the animated film as a whole. Moving between technofilia and nostalgia, this articulated system has also enabled to offer an articulated reflection on the contemporary American way of life and, in particular, on the challenges that the national identity of the United States has been facing in the last decades.
The book addresses Pixar in terms of a "new American story” focusing on the identity issues that Emeryville's Studio urges from the point of view of its own origins and of those of the characters of his films, as well as the same aesthetic that characterizes his representations. At the heart of the book is the culture that permeates every aspect of the "Pixar system": from the "mythical" stories of its founders (between CaliforniaN ideology and Mormon religion) to the nature of its software, from the Pixar brand to its ideologies, from memory to gender. The volume ends with a reflection on the Pixar of the future.
Il libro propone una riflessione sulle articolazioni assunte dall’immagine, in quanto strumento e... more Il libro propone una riflessione sulle articolazioni assunte dall’immagine, in quanto strumento e terreno di lotta politica, nel periodo delle grandi mobilitazioni sociali compreso tra la fine degli anni Sessanta e le ultime fasi del decennio successivo, con particolare riguardo per il ’77. Calandosi all’interno di tale conte- sto storico, l’indagine approfondisce la processualità e le possibili maniere d’essere dell’immagine politica in quanto modo d’espressione di un’istanza di “contropotere”, prendendo come riferimento case studies tratti dal cinema, dal video e dalla fotografia (campi di ricerca al centro, ognuno, di uno specifico capitolo). Da questi orizzonti distinti ma non distanti emergono, in una continua dialettica tra immagini politiche e politica delle immagini, frammenti iconici e schegge audiovisive ora capaci di imporsi, nel bene e nel male, nel cosiddetto “immaginario collettivo”, diventando veri e propri simboli di quegli anni, ora in grado di veicolare, in maniera più indiretta ma non per questo meno efficace, un’autentica carica eversiva situata sul terreno dei linguaggi e delle estetiche prima ancora che su quello dei contenuti.
Cambridge Scholars Publishing, 2019
Franco Cesati Editore, 2019
Wayne State University Press, 2020
Review of the book "L'immagine politica" by Massimiliano Coviello
Review of the books "L'immagine politica" by Alessandro Santagata ("Il Manifesto", 26/9/2015)
"Sergio Leone. Il cinema come favola politica" Reviewed by Peter Bondanella, Indiana University (... more "Sergio Leone. Il cinema come favola politica" Reviewed by Peter Bondanella, Indiana University (Emeritus)
Marsilio, 2020
Matteo Garrone è uno dei registi italiani del nuovo millennio dalla firma più riconoscibile. Il s... more Matteo Garrone è uno dei registi italiani del nuovo millennio dalla firma più riconoscibile. Il suo immaginario è contraddistinto da una fondamentale fluidità in cui tutto si tiene e si mescola: la suggestione pittorica con l’“estetica del brutto”; la purezza morale con la più sordida abiezione; l’energia primigenia della fanciullezza con lo scetticismo cinico dell’età adulta. A dare originalità espressiva a quest’universo è uno stile che, partendo dal dato fenomenico colto nella sua più solida concretezza, determina invenzioni visive sempre originali. Ne deriva una produzione filmica in cui realismo e trasfigurazione grottesca, approccio documentaristico e costruzione fantastica si fondono in una perturbante quanto personale visione del mondo.
Carocci, 2020
Il volume si fonda sulla consapevolezza che non esiste una storia del cinema bensì una pluralità ... more Il volume si fonda sulla consapevolezza che non esiste una storia del cinema bensì una pluralità di storie, del cinema o di ciò in cui il cinema si è trasformato dopo le rivoluzioni (tecnologiche, culturali, politiche, economiche) avvenute tra la fine del vecchio e l’inizio del nuovo millennio. Da qui l’idea di un racconto – in cui la prospettiva storica si intrecci con quella teorica – affidato a una serie di studiosi di generazioni diverse e di primissimo piano sia a livello nazionale che internazionale. Partendo dall’oggi per un percorso à rebours, il manuale è scandito da undici capitoli ciascuno dei quali, a propria volta, è anticipato e seguito da “contesti” e “controstorie”: apparati nei quali si forniscono al lettore le coordinate storiche, politiche, sociali in cui si collocano i fenomeni cinematografici affrontati nei capitoli, così come brevi ma dense riflessioni mirate a problematizzare alcune questioni cruciali riguardanti la settima arte. Sfruttando questo impianto originale, l’obiettivo del libro è dare vita alla trama omogenea di una storia globale, costruita sul fitto intreccio delle tante narrazioni che la compongono.
Il volume nasce in occasione della generosa donazione di una corposa serie di documenti riguardan... more Il volume nasce in occasione della generosa donazione di una corposa serie di documenti riguardanti Ennio De Concini effettuata nel 2012 da Ninni e Corrado, rispettivamente moglie e figlio del grande sceneggiatore, a favore della Biblioteca “Luigi Chiarini” del Centro Sperimentale di Cinematografia. Attraverso il lavoro di scavo e analisi all’interno di un materiale così ampio ed eterogeneo si è cercato con questo libro di restituire la poliedricità di un uomo di cinema “suo malgrado”. Lo sceneggiatore romano infatti non ha mai nascosto il suo sogno originario di diventare un letterato e quindi di aver intrapreso la strada della settima arte “per ripiego”, manifestando a più riprese la frustrazione di sentirsi un semplice “portatore d’acqua”, anche quando quell’acqua, irrigandolo in pressoché ogni anfratto, è risultata capace di rendere estremamente fecondo il terreno del cinema e della televisione in Italia per più di quattro decenni. Ennio De Concini è infatti la figura cui più immediatamente si fa riferimento quando si pensa ad un “sistema” e, in particolare, ad una vera e propria factory o studio system all’italiana in cui la capacità di pensare in maniera (para)industriale si coniuga con una pratica artigianale nutrita di una profonda coscienza culturale e artistica. La sua casa nel quartiere Prati di Roma dove impianta inizialmente la sua bottega è in effetti la vera e propria metafora del cinema italiano nella sua epoca d’oro, quella degli anni ’50 e ’60 in cui, a dispetto di qualsiasi rigida distinzione tra alto e basso, tra autore e genere, tra industria e arte, i confini sono permeabili, dotati di varchi, aperture tali da consentire in ogni momento la produttiva circolazione delle idee (oltre che dei capitali). Artista o artigiano che fosse, come questo libro cerca di spiegare, De Concini è stato l’artefice di un grande racconto a puntate sull’italianità e sulle sue contraddizioni. Le sue storie sono infatti l’espressione e il risultato di un meticoloso esercizio di osservazione che lo sceneggiatore ha incessantemente condotto nei confronti del carattere socio-antropologico degli italiani e che per questo si ricollega ad un’antica e solida tradizione culturale.
Despite the powerful anti-political impulses that have pervaded Italian society in recent years, ... more Despite the powerful anti-political impulses that have pervaded Italian society in recent years, Italian cinema has sustained and renewed its longstanding engagement with questions of politics, both in the narrow definition of the term, and in a wider understanding that takes in reflections on public life, imaginary, and national identity. This book explores these political dimensions of contemporary Italian cinema by looking at three complementary strands: the thematics of contemporary political film from a variety of perspectives; the most prominent directors currently engaged in this filone; and case studies of the films that best represent this engagement. Conceived and edited by two Italian film scholars working in radically different academic settings, Italian Political Cinema brings together a wide array of critical positions and research from Italy, France, the Netherlands, the United Kingdom, Canada, and the United States. The tripartite structure and international perspective create a volume that is an accessible entry-point into a subject that continues to attract critical and cultural attention, both inside and outside of academia.
I saggi raccolti in questo volume, scritti da studiosi italiani e stranieri, vogliono disegnare i... more I saggi raccolti in questo volume, scritti da studiosi italiani e stranieri, vogliono disegnare il complesso ritratto di un regista dalle molte facce e dalle diverse possibili letture, sfuggente a qualsiasi facile o rigida classificazione. L'opera di Damiano Damiani è infatti un interessante mix di pratiche eterogenee messe al servizio, però, di un costante impegno nella trattazione di nevralgiche tematiche di carattere storico e politico. Parlare quindi di politica di un autore - come suggerisce il sottotitolo di questo volume, giocando tra la politique des auteurs e la strategia di un autore che fa politica - significa non solo mettere in luce il peculiare punto di vista del cineasta friulano nei confronti di alcune questioni cruciali della realtà italiana (dalla condizione femminile alla mafia fino al terrorismo), ma proporre anche un’investigazione sulle marche distintive di un modo personale di intendere e fare il cinema, sempre funzionale all'"accordo dissonante", ma produttivo, tra arte e artigianato.
Capitolo estratto da "L'immagine politica. Forme del contropotere tra cinema, video e fotografia ... more Capitolo estratto da "L'immagine politica. Forme del contropotere tra cinema, video e fotografia nell'Italia degli anni Settanta" (Mimesis, 2015)
Sergio Leone. Il cinema come favola politica (Ente dello Spettacolo, 2013), Oct 2013
Call for Papers Giornata di Studi presso "Sapienza" Università di Roma (23 febbraio 2018) a cura ... more Call for Papers Giornata di Studi presso "Sapienza" Università di Roma (23 febbraio 2018) a cura di Andrea Minuz e Christian Uva
International Conference (Università Roma Tre, 28-29 novembre 2017)
rapporti fra arte e società nell'Italia degli anni Settanta
Gli atti del Convegno Internazionale di Studi "Cinema e identità italiana" (Roma, 28-29... more Gli atti del Convegno Internazionale di Studi "Cinema e identità italiana" (Roma, 28-29 dicembre 2017) mettono in luce la molteplicità delle prospettive con cui può essere affrontato il problema dell'identità nazionale, in un arco temporale che va dai primordi del cinema fino alla contemporaneità. Un gran numero di studiosi di varia età e provenienza si misura con metodologie e punti di vista differenti, intrecciando le dinamiche cinematografiche con la storia culturale del Paese e con il più vasto panorama intermediale.
A Companion to Italian Cinema, 2017
The Italianist, 2015
Questa breve riflessione concentra l’attenzione su una coppia di film di Ettore Scola accomunati ... more Questa breve riflessione concentra l’attenzione su una coppia di film di Ettore Scola accomunati dall’essere ambientati nel medesimo contesto scenografico, quello dell’imponente e popoloso complesso Federici di via XXI aprile a Roma. Si tratta di Una giornata particolare del 1977 — vero e proprio ‘film architettonico’ — e Romanzo di un giovane povero del 1995, opere girate a circa venti anni di distanza e contestualizzate in epoche ancora più lontane l’una dall’altra. In primo luogo si deve rimarcare la singolarità di un caso in cui un regista decide di tornare sul ‘luogo del delitto’ per ambientare nello stesso edificio due film estremamente diversi quanto a motivi narrativi e soprattutto stilistici. Se, come è noto,Una giornata particolare è una sorta di Kammerspiel tutto giocato in ‘levare’, profondamente calato nel preciso contesto storico della dittatura fascista — laddove la ‘giornata’ del titolo è il 6 maggio del 1938, quella della visita a Roma di Adolf Hitler — Romanzo di un giovane povero è un film ‘di genere’ in cui Scola si misura con i codici del grottesco, del noir e del mystery. Malgrado tali lampanti differenze, le due opere radicano gran parte dei loro motivi espressivi e del loro stesso significato proprio nella fisionomia architettonica del complesso residenziale edificato da Mario De Renzi tra il 1931 e il 1935 sulla base di un programma di edilizia convenzionata riconducibile ai Piani di Edilizia Economica e Popolare (PEEP). La stessa ambientazione, in particolare, viene impiegata nei due film per comunicare atmosfere differenti ma in parte rapportabili, come si vedrà, ad una medesima matrice. InRomanzodi ungiovanepoveroScola lascia che lamimesi della realtà ceda il posto a quella voluta deformazione del mondo già portata all’estremo in Brutti, sporchi e cattivi (1976) e, inparte, inDrammadella gelosia.Tutti i particolari in cronaca (1970), anch’essi ambientati in paesaggi urbani della capitale di carattere prettamente popolare: a parte la vera e propria baraccopoli teatro della vicenda diBrutti, sporchi e cattivi, Dramma della gelosia viene girato nelle zone periferiche comprese fra il cimitero del Verano e il quartiere Tiburtino Terzo, luoghi che per Scola segnalano la presenza di una città indolente, abituata a digerire tutto e incapace di sorprendersi. Tornando a Romanzo di un giovane povero, si ha a che fare con ciò che Gianni Canova definisce ‘una fenomenologia della disgregazione che insidia dall’interno un corpo sociale precedentemente integrato e coeso’.Corpo sociale cheproprionel ‘corpo architettonico’ del complesso Federici, comprendente circa 440 alloggi, trova una sua
The Italianist, 2014
Quest’intervento intende offrire un contributo per una possibile quanto sommaria mappatura dei pi... more Quest’intervento intende offrire un contributo per una possibile quanto sommaria mappatura dei piu recenti studi italiani di cinema a partire da un’osservazione della produzione scientifica piu rec...
The Italianist, 2009
La videocamera digitale di Saverio Costanzo che in Private (2005) si getta ostinatamente dentro a... more La videocamera digitale di Saverio Costanzo che in Private (2005) si getta ostinatamente dentro al dramma, diventando testimone primo della difficile coabitazione tra una famiglia palestinese ed un manipolo di soldati israeliani; le liberatorie raffiche di kalashnikov ...
Modern Italy, 2010
'I pi [ugrave] moderni mezzi di comunicazione di massa sono ormai vere armi di distruzione d... more 'I pi [ugrave] moderni mezzi di comunicazione di massa sono ormai vere armi di distruzione di massa'('the most modern means of communication have by now become true arms of mass destruction'). Christian Uva opens his analysis of terrorist video messages with this ...
Nella sua peculiare natura di luogo di trascendenza rispetto alla vita ordinaria la spiaggia rapp... more Nella sua peculiare natura di luogo di trascendenza rispetto alla vita ordinaria la spiaggia rappresenta il laboratorio privilegiato per l'osservazione e l'analisi del comportamento sociale e delle sue mutazioni e dunque, più in particolare, delle caratteristiche identitarie che definiscono un popolo. Non stupisce quindi che l'arenile costituisca a partire dal secondo dopoguerra e in concomitanza con la modernizzazione del paese il set ideale in cui il cinema italiano, attraverso moduli espressivi di volta in volta differenti, reitera la narrazione di una 'condizione' – quella balneare appunto – capace di farsi specchio di cruciali cambiamenti storici, sociali e culturali. Partendo da tali premesse il saggio tenterà di evidenziare come in tale orizzonte diventi inevitabilmente nevralgica anche la configurazione e rappresentazione delle identità di genere e delle dinamiche a esse connesse.