Sergio Ortese | University of Salento (original) (raw)

Papers by Sergio Ortese

Research paper thumbnail of ML copertina APERTA 24gennaio2018

Research paper thumbnail of Ambrogio Martinelli e l'Altare di San Domenico di Guzman della Chiesa Del Rosario di Copertino (Le)

Research paper thumbnail of La cripta di San Salvatore a Giurdignano. Note sul programma iconografico

Kronos, periodico del Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia dell’Università degli Studi di Lecce n. 15, Galatina, Congedo, 2013, pp. 115-122. , Dec 2013

Research paper thumbnail of Il programma decorativo dopo l’ultimo lotto di restauri

Research paper thumbnail of Per il ciclo pittorico della chiesa di Santa Croce a Minervino di Lecce

Research paper thumbnail of Su un affresco tardogotico dal convento di San Giovanni d’Aymo a Lecce: Santa Caterina da Siena riceve le stimmate

Research paper thumbnail of Per la pittura tardogotica nel Salento. Il Maestro di Nicola Antonio e Cesare de Livieri

Research paper thumbnail of Le Vestigia del passato. La cripta di Santa Maria della Grotta in Ortelle

Research paper thumbnail of La chiesa di Santa Maria de Itri a Nociglia. La decorazione tardogotica

Research paper thumbnail of Maria d'Enghien, la regina del tacco

Research paper thumbnail of Una committenza del Balzo Orsini Chiaromonte nella cappella della Maddalena a Copertino e alcune note sulla pittura Tardogotica del Salento

Research paper thumbnail of Persistenze gotiche nella parrocchiale di Monteroni

Research paper thumbnail of Un enigma iconografico nella chiesa rupestre di santa Maria della Grotta a Ortelle

Research paper thumbnail of Una committenza Meremonti nella chiesa di  Santa Caterina d’Alessandria in Galatina

Research paper thumbnail of Un caso di “patrimonio Latente”. La chiesetta di Santa Barbara a Montesardo e le sue pitture murali

Research paper thumbnail of Una rilettura della cappella Maremonti di Campi Salentina

Research paper thumbnail of Sequenza del lavoro in Santo Stefano a Soleto

Research paper thumbnail of Ancora sulla pittura tardogotica nel Salento. Postille sul ciclo della Favana a Veglie

Books by Sergio Ortese

Research paper thumbnail of Bortugno, chiesa dell'Assunta. La parete absidale dopo il disvelamento degli affreschi

Research paper thumbnail of Ortelle. Cripta di Santa Maria della Grotta. Storia e restauri

Il primo numero della collana di Studi di Storia dell’Arte De là da mar, diretta dallo scrivente,... more Il primo numero della collana di Studi di Storia dell’Arte De là da mar, diretta dallo scrivente, racconta l’esperienza di restauro condotta nella cripta di Santa Maria della Grotta a Ortelle, facendo il punto sui lavori eseguiti e sul loro risultato in termini di novità storico, artistica e archeologica. Per la prima volta il notevole patrimonio rappresentato dalla particolare produzione artistica presente nella Grotta mariana di Ortelle è stato davvero riconosciuto e, in qualche caso, di-svelato criticamente.
La prima e principale fase di restauro della cripta SANTA MARIA DELLA GROTTA di Ortelle, avviata con gli approfondimenti progettuali alla fine del 2004 e proseguita nel 2006 con l’avvio dell’intervento, incentrata sul recupero degli affreschi, ma estesa all’insieme del Bene tanto da mutarne significativamente la morfologia architettonica novecentesca, ha reso evidente e restituito alla comunità del Salento e a ogni persona interessata all’arte italiana e dell’Italia Meridionale un testo storico-artistico di inconsueta importanza.
Nel corso dei lavori è sorta la necessità di approntare un apposito progetto editoriale che potesse fare il punto su tale Restauro, soprattutto riguardo alle sue novità sia di natura storico-artistica, sia tecnico-scientifica e metodologica.
La qualità e la novità dell’Opera si comprendono sino dalla prima parte del volume, dove Sergio Ortese, con estremo rigore, rilegge totalmente la Cripta e la sua Decorazione Pittorica, pure senza perdere di vista la fortuna critica, il problema delle trasformazioni e il contesto storico delle opere esaminate. Tra le immagini analizzate dallo studioso desta particolare interesse una singolare Trinità con Angeli e Due Sante che Espongono un Drappo con Storie della Passione (secolo XV): si tratta di una scena tanto raffinata quanto singolare, una sorta di enigma iconografico ricolmo di immagini e simboli che assurgono a manifesto politico della Chiesa Cattolica Romana e a quel processo di latinizzazione della Penisola Salentina nel quale un ruolo fondamentale fu demandato ai principi del Balzo Orsini, signori incontrastati della Puglia e della contea di Castro, di cui Ortelle faceva parte.
Spetta appunto al restauratore Giuseppe Maria Costantini il compito di illustrare nella seconda parte del volume le innovative risorse tecnico-scientifiche e metodologiche adoperate nell’Intervento di Restauro di SANTA MARIA DELLA GROTTA.
In questo scenario si inserisce anche il prezioso intervento di Marco Leo Imperiale che, commentando le ricognizioni archeologiche “a campione” da lui curate all’interno e all’esterno della Cripta, rafforza le ragioni della scelta progettuale di approntare una ricerca preliminare interdisciplinare.
Il libro, interamente a colori, è corredato da splendidi rilevi, assonometrie, foto aeree e da un pregevole apparato iconografico che esalta i dettagli.

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Kronos, periodico del Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia dell’Università degli Studi di Lecce n. 15, Galatina, Congedo, 2013, pp. 115-122. , Dec 2013

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Research paper thumbnail of Ortelle. Cripta di Santa Maria della Grotta. Storia e restauri

Il primo numero della collana di Studi di Storia dell’Arte De là da mar, diretta dallo scrivente,... more Il primo numero della collana di Studi di Storia dell’Arte De là da mar, diretta dallo scrivente, racconta l’esperienza di restauro condotta nella cripta di Santa Maria della Grotta a Ortelle, facendo il punto sui lavori eseguiti e sul loro risultato in termini di novità storico, artistica e archeologica. Per la prima volta il notevole patrimonio rappresentato dalla particolare produzione artistica presente nella Grotta mariana di Ortelle è stato davvero riconosciuto e, in qualche caso, di-svelato criticamente.
La prima e principale fase di restauro della cripta SANTA MARIA DELLA GROTTA di Ortelle, avviata con gli approfondimenti progettuali alla fine del 2004 e proseguita nel 2006 con l’avvio dell’intervento, incentrata sul recupero degli affreschi, ma estesa all’insieme del Bene tanto da mutarne significativamente la morfologia architettonica novecentesca, ha reso evidente e restituito alla comunità del Salento e a ogni persona interessata all’arte italiana e dell’Italia Meridionale un testo storico-artistico di inconsueta importanza.
Nel corso dei lavori è sorta la necessità di approntare un apposito progetto editoriale che potesse fare il punto su tale Restauro, soprattutto riguardo alle sue novità sia di natura storico-artistica, sia tecnico-scientifica e metodologica.
La qualità e la novità dell’Opera si comprendono sino dalla prima parte del volume, dove Sergio Ortese, con estremo rigore, rilegge totalmente la Cripta e la sua Decorazione Pittorica, pure senza perdere di vista la fortuna critica, il problema delle trasformazioni e il contesto storico delle opere esaminate. Tra le immagini analizzate dallo studioso desta particolare interesse una singolare Trinità con Angeli e Due Sante che Espongono un Drappo con Storie della Passione (secolo XV): si tratta di una scena tanto raffinata quanto singolare, una sorta di enigma iconografico ricolmo di immagini e simboli che assurgono a manifesto politico della Chiesa Cattolica Romana e a quel processo di latinizzazione della Penisola Salentina nel quale un ruolo fondamentale fu demandato ai principi del Balzo Orsini, signori incontrastati della Puglia e della contea di Castro, di cui Ortelle faceva parte.
Spetta appunto al restauratore Giuseppe Maria Costantini il compito di illustrare nella seconda parte del volume le innovative risorse tecnico-scientifiche e metodologiche adoperate nell’Intervento di Restauro di SANTA MARIA DELLA GROTTA.
In questo scenario si inserisce anche il prezioso intervento di Marco Leo Imperiale che, commentando le ricognizioni archeologiche “a campione” da lui curate all’interno e all’esterno della Cripta, rafforza le ragioni della scelta progettuale di approntare una ricerca preliminare interdisciplinare.
Il libro, interamente a colori, è corredato da splendidi rilevi, assonometrie, foto aeree e da un pregevole apparato iconografico che esalta i dettagli.

Research paper thumbnail of Sannicola. Abbazia di San Mauro. Gli affreschi sulla Serra dell’Altolido presso Gallipoli

Il terzo volume della collana De là da mar, è dedicato all’abbazia italo-greca di San Mauro press... more Il terzo volume della collana De là da mar, è dedicato all’abbazia italo-greca di San Mauro presso Sannicola (già Gallipoli), la cui straordinaria chiesa svetta sulla suggestiva collina dell’Altolido lungo la direttrice provinciale Gallipoli-marine di Nardò. Si tratta di un importante monumento medievale, completo di preziosi affreschi datati sullo scorcio del XIII secolo, che per almeno un secolo, è stato manifesto politico di incuria, abbandono e marginalizzazione del patrimonio storico-artistico del Salento e dell’Italia meridionale. Oggi la chiesa di San Mauro, dopo innumerevoli ed estenuanti battaglie civili condotte da istituzioni, associazioni, studiosi e semplici cittadini, risorge finalmente a nuova vita e diventa protagonista di una rinascita culturale per l’intero territorio, soprattutto grazie al tenace sostegno del Comune di Sannicola che ne ha acquisito la proprietà, pro¬muovendone recupero e valorizzazione, compresa la presente ricerca.
Il progetto editoriale su San Mauro, arricchito di un pregevole apparato iconografico che esalta i dettagli, oltre che da rilievi e tavole di esemplare chiarezza, si pone in una fase intermedia tra un articolato restauro preliminare (2009-2010) interamente promosso dal Comune di Sannicola e curato dallo Studio Costantini, che condusse gli affreschi fuori da una condizione di caduta spontanea e ne rivelò un’inedita ampiezza e scansione, e un imminente intervento, curato direttamente dal MiBAC (Mini¬stero per i Beni e le Attività Culturali), coi suoi organismi regionali, che, partendo da un ulteriore studio, è indirizzato a recuperare interamente il programma decorativo, disvelando i brani pittorici celati per secoli.
Il volume raccoglie nove esemplari interventi interdisciplinari con lo scopo di rendere visibile, poiché sconosciuto ai più, un “patrimonio latente” che prima d’oggi era possibile, forse, solo sospettare. Alla scoperta di questa ricchezza hanno concorso illustri accademici, valenti ricercatori e professionisti di chiara fama.
Come chiarito sin dall’incipit del volume, la fortuna critica sulla chiesa abbaziale di San Mauro è tutt’altro che esigua. Infatti, come chiarisce Sergio Ortese, dal Seicento sino a oggi, innumerevoli articoli e saggi hanno contribuito a focalizzare un qua¬dro storico-artistico e archeologico che preludeva alle scoperte effettuate, o ancora da compiere, all’interno e nell’area circostante il monumento.
Le vicende storiche dell’insediamento abbaziale sono raccontate in un ampio saggio di Mario Cazzato, il quale ripercorrendo i più aggiornati studi sulla civiltà bizantina medievale del Basso Salento, individua nell’area di Gallipoli e nel suo entroterra l’origine stessa di un fenomeno che si sarebbe poi diramato per tutto il Salento secondo una vera e propria colonizzazione. Oltre alle vicende storiche sono, poi, esaminati alcuni aspetti relativi all’evoluzione tipologica dell’impianto architettonico in rapporto con edifici analoghi, quali a esempio la chiesa di San Salvatore in Sanarica.
Aspetti storici che mirano a circostanziare la fondazione e decorazione della fabbrica sono richiamati anche in un limpido intervento di Marina Falla Castelfranchi. La studiosa, oltre a ribadire che una delle peculiarità del ciclo gallipolino risiede nell’adattamento di una decorazione concepita per un edificio a pianta centrale ad uno schema longitudinale, punta l’attenzione su alcuni inediti brani del ciclo cristologico “riemersi” nel corso del restauro preliminare. Il tutto è attri¬buito a «un concepteur di profonda cultura» e debitamente confrontato con altri programmi iconografici del territorio e non, che confermano l’importanza della gloriosa stagione “bizantina” del Salento e una vero¬simile datazione alla fine del XIII secolo.
Sempre sul versante iconografico, un saggio di Manuela De Giorgi, interfacciandosi agli esiti del restauro preliminare, illustra il variegato “Santorale” di evangelisti, monaci, vescovi, eremiti e militari, intessuto su absidi, pilastri e sottarchi della chiesa, in un gioco di alternanze e corrispondenze iconologiche indagato con dovizia di particolari.
Insomma gli affreschi di San Mauro figurano tra le eccellenze della pittura “bizantina” della Puglia e dell’Italia meridionale.
A testimoniarne il ruolo di punta interviene una adamantina lettura stilistica e iconografica di Valentino Pace, il quale spiega come per la piena comprensione del contesto storico-artistico sia necessario inquadrare queste testimonianze nel più vasto scenario della koinè artistica mediterranea. Quest’ultima ebbe a diramarsi sui diversi territori dell’impero e al di fuori di esso con declinazioni formali che assunsero varie specificità regionali, pur condividendo elementi programmatici di fondo. In questo scenario culturale, o, come si esplicita già dal titolo del suo intervento, in questa “transperiferia bizantina”, gli affreschi della chiesa di San Mauro, insieme a quelli della vicina abbazia di San Salvatore, rientrano in un «panorama dai vasti orizzonti, partecipi del sistema espressivo dei territori dell’ortodossia, determinato e siglato dall’inerenza ‘greca’ della loro committenza».
Quanto a un approccio indirizzato alla natura materiale e allo stato conservativo delle superfici interne ed esterne del monumento il volume accoglie due utili contributi condotti dal Centro Nazionale di Ricerca Ibam (Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali) di Lecce: si tratta di alcune puntuali ricostruzioni dell’edificio realizzate da Francesco Gabellone con tecniche di laser scanner, fotogrammetria e fotomodellazione 3D e di una indagine diagnostica sugli affreschi commentata da Giovanni Quarta e Davide Melica.
Non ultimo l’apporto, sulla materia dipinti, del ricco saggio (con relativa appendice) curato da Giuseppe Maria Costantini. Al restauratore e studioso è demandato il compito di illustrare gli esiti dello straordinario intervento di restauro preliminare, dall’ICS (indagine critica stratigrafi¬ca), un metodo specialistico finalizzato a riconoscere e distinguere tutti gli strati superficiali che costituiscono la storia materiale di ogni singola superficie murale dell’edificio, alla messa in sicurezza degli affreschi, ai saggi di restauro in opera e relative elaborazioni progettuali.
Come si potrà osservare sin dalle prime battute di questo volume, quasi nessun autore ha potuto esimersi dalla trattazione di aspetti per così dire comparativi al monumento stesso. In specie, chiunque si occupi dell’abbazia di San Mauro e dei suoi affreschi dovrebbe estendere l’attenzione alla vicina San Salvatore, antica chiesa abbaziale “bizantina” oggi inglobata negli eterogenei ambienti di una masseria abbandonata e in fase terminale di degrado. Ritana Schirinzi, da sempre interessata a San Salvatore, tanto da averne fatto oggetto di ricerca nei Laboratori di Restauro dei professori Roberto Cecchi e Spiridione Alessandro Curuni (Architettura Valle Giulia), for¬nisce una disamina architettonico-urbanistica e un accurato rilievo gra¬fico dell’attuale complesso; nello stesso capitolo, Giuseppe M. Costantini, conduce un sintetico esame tecnologico delle superfici della chiesa, con conseguenti indicazioni dirette o indirette.
Insomma mi piace pensare che tra le acquisizioni più i importanti di questo volume vi sia una rilettura generale del monumento, “fotografato” nel suo stato attuale con l’obiettivo di delineare una sorta di carta di identità dell’edificio e del suo pregevole ciclo di affreschi.

Research paper thumbnail of Nociglia. Chiesa di Santa Maria de Itri. Un palinsesto pittorico sulle rotte Leucane

L'edificio, a navata unica di modeste dimensioni, conserva un autentico palinsesto pittorico cost... more L'edificio, a navata unica di modeste dimensioni, conserva un autentico palinsesto pittorico costituito da ben sei strati di affreschi che si stratificano senza soluzione di continuità dall’XI al XVIII sec.). Desta straordinario interesse la più antica rappresentazione a oggi nota di santa Cesarea, martire salentina cui è intitolata l’omonima località termale della costa a Sud di Otranto.

Research paper thumbnail of De Memoriae fragmentis. La cappella della Maddalena nel castello di Copertino

Impostato su una pianta quadrilatera,il castello di Copertino racchiude a più livelli i resti del... more Impostato su una pianta quadrilatera,il castello di Copertino racchiude a più livelli i resti della precedente fortificazione medievale: il mastio angioino a base scarpata, una grande scuderia, alcuni ambienti abitativi e persino una minuscola cappella gentilizia venuta alla luce nel corso dei restauri eseguiti dalla Soprintendenza di Puglia, tra il 1971 e il 1983, quando sul lato Sud-Ovest del cortile si pose mano alla liberazione delle arcate della loggia.
Alla cappella di forma quadrata (lievemente rettangolare nel senso della larghezza) con unica abside fortemente decentrata, vi si accede attraverso una porta (per lungo tempo rimasta murata) posta a un livello intermedio dell'attuale scalone esterno. Le sue pareti, come si intuisce dai frammenti pittorici superstiti (spesso a livello di semplice sinopia), accoglievano un ciclo di altissima qualità con le Storie di Cristo e della Maddalena, poi irrimediabilmente danneggiato quando, abbattuta la volta, si procedette a inglobare l'oratorio nell'attuale struttura cinquecentesca.
Nel 1998 un nuovo intervento di restauro condotto dalla Soprintendenza puntò l'attenzione sul recupero di numerosi frammenti pittorici, attualmente staccati e privi di riferimento logistico. Tali frammenti pittorici (oggetto della presente mostra allestita al piano superiore del castello), furono selezionati tra i materiali di risulta di cui era colma la cappella al momento della scoperta. Alcuni di essi provengono dalle pareti, altri dalla demolita volta. Al primo gruppo sono da collegare le scene dell'Ultima e cena e Noli me tangere, al secondo i resti di incorniciature e stemmi facenti capo alle famiglie Enghien – Brienne, Orsini del Balzo e Chiaromonte (alias Clermont – de Guilhem - Lodève). Tali insegne araldiche, se da una parte consentono di ricostruire la committenza del ciclo, dall'altra s'intrecciano ai passaggi feudali della contea di Copertino che la regina Maria d'Enghien avrebbe ceduto in dote, nel 1415 o poco dopo, alla figlia Caterina del Balzo Orsini, in occasione delle nozze con Tristano Chiaromonte.
Essendo presenti le insegne araldiche dei due sposi, siamo obbligati a collocare il ciclo dopo la celebrazione di tali nozze (1415) e non oltre il 24 aprile 1429, quando Caterina premuore al marito.
Il recente restauro degli affreschi (2007), per quanto non abbia potuto colmare la lacunosità del ciclo, conferma l'eccezionalità iconografica del programma decorativo e, soprattutto, la straordinaria qualità di un Maestro attivo nella corte dei principi del Balzo Orsini.

Research paper thumbnail of Pittura tardogotica nel Salento

Nel 1979 Maria Stella Calò Mariani dava alle stampe un memorabile saggio intitolato Note sulla pi... more Nel 1979 Maria Stella Calò Mariani dava alle stampe un memorabile saggio intitolato Note sulla pittura salentina del Quattrocento, con il quale accendeva i riflettori su una importante stagione culturale fiorita nella corte principesca degli Orsini del Balzo.
A oltre trent'anni da quell'intervento si sono succedute nuove ricerche, ricognizioni territoriali, mostre scavi, restauri, consentendo ora di rileggere il Salento alla luce di una visione critica rinnovata da tali circostanze.
Per la pittura tardogotica emerge un quadro non più relegato, in quanto a conoscenze storiografiche, alle più note emergenze pittoriche di Santa Caterina di Galatina e Santo Stefano a Soleto, «ma punteggiato di altri, talvolta notevoli esempi di minor estensione che quelle due maggiori evidenze accompagnano e da cui talvolta dipendono».
L’opera si sviluppa in trentasei sezioni dedicate esclusivamente a edifici religiosi salentini, raccolti per le antiche diocesi vescovili, rispettivamente:
Diocesi di Otranto
- Galatina, Basilica di Santa Caterina d’Alessandria
- Soleto, Chiesa di Santo Stefano
- Galugnano, Chiesa di Santa Maria della Neve
- Minervino, Chiesa di Santa Croce
- Carpignano, Cripta di Santa Cristina
- Muro Leccese, Chiesa di Santa Marina
- Otranto, Cattedrale
- Sternatia, Cripta San Sebastiano
- Sternatia, Chiesa di San Vito
- Bagnolo, Chiesa di Santa Maria dei Martiri
- Galugnano, Chiesa dell’Annunciata
- Sogliano Cavour, Chiesa di San Lorenzo
Diocesi di Castro
- Nociglia, Chiesa di Santa Maria de Itri
- Ortelle, Cripta Santa Maria della Grotta
Diocesi di Alessano-Leuca
- Montesardo, Chiesa di Santa Barbara
Diocesi di Ugento
- Presicce, Chiesa di Santa Maria degli Angeli
- Ruggiano, Chiesa di Santa Marina
- Specchia Preti, Chiesa di San Francesco d’Assisi
Diocesi di Nardò
- Copertino, Castello, Cappella della Maddalena
- Casaranello, Chiesa Santa Maria della Croce
- Nardò, Cattedrale
- Racale, Chiesa di Santa Maria del Paradiso
- Copertino, Chiesa Matrice
- Galatone, Chiesa Madonna della Grazia
- Parabita, Chiesa di Santa Maria della Cultura
Diocesi di Gallipoli
- Alezio, Chiesa di Santa Maria della Lizza
Diocesi di Brindisi
- Veglie, Cripta della Favana
Diocesi di Lecce
- Campi Salentina, Chiesa Matrice “Cappella Maremonti”
- Melendugno, Chiesa Abbaziale di San Niceta
- Lecce, Monastero di San Giovanni d’Aymo
- Lecce, Chiesa di San Niccolò e Cataldo
- Merine, Chiesa dell’Assunta
- Lecce, Abbazia di Santa Maria di Cerrate
- Monteroni, Chiesa Matrice
- Lecce, Chiesa di San Matteo.