Cristina Felici | University of Siena / Università di Siena (original) (raw)
Books by Cristina Felici
Atti del Seminario San Giovanni d’Asso - Montisi, 10-11 novembre 2006 a cura di Stefano Campana... more Atti del Seminario
San Giovanni d’Asso - Montisi, 10-11 novembre 2006
a cura di Stefano Campana, Cristina Felici, Riccardo Francovich, Fabio Gabbrielli
Papers by Cristina Felici
715 Dopo sette anni di ricerche archeologiche nella località di Pava, in Val d'Asso (Fig. 1),... more 715 Dopo sette anni di ricerche archeologiche nella località di Pava, in Val d'Asso (Fig. 1), sono emer-se numerose strutture realizzate con tecniche ed in materiale diversi che ad oggi possono essere in-terpretate come tracce di alterne fasi di utilizzo del medesimo spazio (circa 900 m 2 di area in corso di scavo). Dopo una evanescente fase di metà IV secolo a.C., sono apparse murature della media, tarda età imperiale e tarda antichità che rivelano l'esistenza di un pluristratificato e imponente complesso archeo-logico. Dall'ultima campagna di scavo hanno preso una forma più riconoscibile proprio le stratificazioni e le strutture delle fasi di vita che hanno preceduto la nascita, in questo luogo, di un edificio religioso pa-leocristiano. Nel settore nord di quella che succes-sivamente diverrà la chiesa è stata individuata una vasca circolare di 2,20 cm di diametro con il fondo in cocciopesto e una tubatura di scolo sulla parte nord. La vasca subisce una fase di abbandon...
ABSTRACT INTRODUZIONE La progettazione e la realizzazione della prima campagna di scavi archeolog... more ABSTRACT INTRODUZIONE La progettazione e la realizzazione della prima campagna di scavi archeologici sul sito di Pava, rap-presenta l'esito di un processo di studio pluriennale del paesaggio archeologico della Valle dell'Asso e della Val d'Orcia. Per comprendere la strategia di ricerca seguita e sviluppata nell'ambito del presente progetto è indispensabile esporre brevemente alcune informazioni sulle caratteristiche del sito, sui metodi di lavoro del gruppo di ricerca coinvolto, sulle finalità e i progetti legati a questo singolo caso di studio. Il sito archeologico è situato su un terrazzo alluvionale antico destinato, quantomeno dall'epoca moderna, a fon-do agricolo. Ubicazione e morfologia sono elementi estre-mamente significativi per la ricostruzione delle vicende storiche del sito. Si tratta di un'area appena sopraelevata a ridosso della confluenza di due torrenti, l'Asso e la Trove. Acqua e viabilità sembrano occupare ruoli cen-trali nell'assicurare una lunga continuità di vita, un arco cronologico che si estende probabilmente dall'età etrusca fino al bassomedioevo. Gli elementi archeologici evidenti prima dello scavo sono stati acquisiti progressivamente dal 2000 con le ricognizioni di superficie realizzate per il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena 1 . In seguito al survey abbiamo ipotizzato una frequentazione che dal II secolo a.C. si prolunga fino al VI secolo d.C., apparentemente senza soluzione di continuità. L'interpre-tazione del contesto tardo etrusco è riconducibile ad una generica frequentazione dell'area, mentre in età romana abbiamo ipotizzato l'esistenza di una struttura legata alla viabilità che si protrae fino alla tarda antichità 2 . Di diffi-cile interpretazione è risultata la presenza di un cospicuo numero di ossa umane che può prestarsi all'elaborazione di scenari significativamente differenti. Le ricerche condotte sul sito, dalle ricognizioni ripetu-te alle tecnologie di remote sensing applicate nel corso de-gli anni, costituiscono il prodotto di una metodologia di ricerca marcatamente indirizzata verso la stratificazione e l'integrazione delle informazioni. Questo approccio è ormai da diversi anni al centro degli interessi di ricerca del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerileva-mento dell'Università di Siena. Il Progetto Pava, oltre alle specifiche problematiche storiografiche, ha l'obiettivo metodologico di verificare tramite l'intervento diretto nel sottosuolo i risultati degli strumenti diagnostici uti-lizzati 3 . Le domande archeologiche sono invece connesse allo studio di un sito "mediocre" della bassa provincia di Siena ma proprio per questo estremamente rappre-sentativo. Centrale è chiarire il legame tra la situazione rilevata tramite le indagini archeologiche e l'attestazione nelle prime carte della disputa fra la diocesi di Siena e di Arezzo del 714-715, di un baptisterium Sancti Petri in Pava, collocabile in corrispondenza o nelle immediate vicinanze dell'attuale chiesa di Santa Maria, che domina dalla sommità di una collina il sito archeologico oggetto di scavo 4 . Dal IX secolo i documenti attestano la proba-bile presenza di due edifici religiosi a Pava. In uno dei documenti della contesa, dell'anno 853, nello stesso testo si parla infatti di una pieve di S. Pietro e di una pieve di S. Maria in Pava 5 . La certezza che la denominazione di S. Maria ha definitivamente rimpiazzato quella originaria di S. Pietro si ha da un documento del 1045, rogato sempre nell'ambito della Disputa, in cui si fa esplicito riferimento solo alla pieve di S. Maria in Pava 6 . Per comprendere le dinamiche del popolamento dell'area dalla tarda antichità alle fasi di transizione fino al medioevo intendiamo ribadire che lo scavo da poco intrapreso costituisce solo una parte del progetto. Non possiamo infatti ignorare la presenza nelle vicinanze del sito di altre forme insediative alcune delle quali centrali nella modellistica medievale toscana e italiana. Ci riferiamo ai castelli, nel nostro caso di Lucignano d'Asso, Monterongriffoli e San Giovanni d'Asso che ci obbligano ad estendere il raggio delle indagini diagno-stiche e stratigrafiche.
The paper presents and discusses results from the integration of various methods of geophysical p... more The paper presents and discusses results from the integration of various methods of geophysical prospection on the plateau between the Via Appia and the Via Ardeatina on the ancient suburb of Rome. The use of large-scale magnetometry, georadar and electromagnetic survey in an area of particularly dense archaeological remains is a highly effective methodology for revealing important information on previously unknown archaeological features. Of particular interest in this case is the comparison between geophysical data and the results of previous excavations, and newly-targeted test investigations that suggest the survival of the documented but previously undiscovered basilica of Pope Damasus as well as unknown catacomb tunnels at San Callisto and elsewhere on the plateau.
International Journal of Osteoarchaeology, 2021
International Journal of Paleopathology, 2021
OBJECTIVE This study aims to assess chronic maxillary sinusitis in an osteoarchaeological sample ... more OBJECTIVE This study aims to assess chronic maxillary sinusitis in an osteoarchaeological sample from the medieval rural site of Pieve di Pava (central Italy), to investigate triggers responsible for sinus inflammation, and to compare prevalence rates with coeval European rural sites. MATERIALS The analysis focused on 145 10th-12th-century adults with at least one preserved maxillary sinus. METHODS Sinusitis-related lesions were observed macroscopically and microscopically. Alveolar pathologies of the maxillary posterior dentition were recorded to investigate the impact of odontogenic sinusitis. RESULTS Maxillary sinusitis was observed in 23.4% of the individuals (n = 34), with similar frequencies in both sexes and bilateral sinusitis appearing more frequently than unilateral sinusitis. An association of alveolar lesions with sinusitis was found in 38.2% of cases. CONCLUSIONS Compared to coeval rural sites in Northern Europe, Pieve di Pava shows the lowest prevalence of maxillary sinusitis, likely reflecting a greater amount of time spent outdoors. Despite the small size of the sample, odontogenic sinusitis cannot be ruled out. SIGNIFICANCE This is the first Italian study to investigate maxillary sinusitis and to focus on the Mediterranean area, contributing to the understanding of this condition as a health indicator in ancient populations. LIMITATIONS Research limitations include preservation issues affecting the number of observable sinuses, the non-homogenous age distribution of the sample, and the impact of inclusion and methodological criteria on the comparability of results. SUGGESTIONS FOR FURTHER RESEARCH Further investigations into odontogenic sinusitis and the microscopic examination of dental calculus may provide new data on the pathogenesis of sinusitis.
International Journal of Paleopathology, 2019
To explore the possible etiology of multiple osteomata on a skull and long bones from an individu... more To explore the possible etiology of multiple osteomata on a skull and long bones from an individual from a medieval site in Tuscany, Italy. Materials: Human skeletal remains dating to the 10 th-12 th century AD from the parish church of S. Pietro in Pava, in the province of Siena (Tuscany, Central Italy). Methods: Macroscopic and imaging analyses (Cone Beam Computed Tomography). Results: Nine round-shaped new bone formations are observed on a female individual aged 40-50 years. The lesions have a smooth surface and range from 2.2-6 mm in diameter. Conclusions: Cone Beam Computed Tomography confirmed that the lesions were composed of compact bone. Macroscopic and radiological features suggest the presence of nonsyndromic multiple osteomata. Significance: Single cranial osteomata are commonly observed in osteoarchaeological remains, but multiple osteomata are rare and might assist in our understanding of neoplastic conditions in the past. Limitations: The lack of soft tissues prevents the diagnosis of complex disorders, such as the Gardner syndrome, which is characterised by multiple osteomata and polyposis of the colon. Suggestions for further research: Careful investigation and reporting of all neoplastic lesions in ancient human remains in order to increase our knowledge about the etiology in past human populations.
Il tema delle chiese e del ruolo attivo da esse svolto sul tessuto insediativo rurale, nella fase... more Il tema delle chiese e del ruolo attivo da esse svolto sul tessuto insediativo rurale, nella fase di passaggio dalla tarda romanità all'altomedioevo, è certamente uno dei percorsi fondamentali da seguire per la comprensione di questo momento storico. E' ormai riconosciuto che le prime fasi altomedievali sono strettamente legate al ruolo dell'elemento religioso, in particolare alla strutturazione di un sistema plebano che giungerà, seguendo un trend assolutamente in crescita, ben oltre il Mille, e che in parte sarà sconvolto solo dall'attrazione di alcune pievi all'interno delle mura castrensi. E' evidente l'importanza di investire in ricerche che seguano il filo della cristianizzazione per l'altomedioevo, specialmente in ambito toscano, dove spiccano vistosi vuoti d'informazione, affiancati a fonti dall'alto potenziale conoscitivo. Lamentiamo la mancanza di progetti complessivi e lungimiranti che interessino le realtà ecclesiastiche rurali, ch...
ABSTRACT ricostruzione dello spazio dipendente dalla pieve bat-tesimale di San Pietro in Pava in ... more ABSTRACT ricostruzione dello spazio dipendente dalla pieve bat-tesimale di San Pietro in Pava in Val d'Asso è possibile, per la fase altomedievale (inizio del secolo VIII), grazie alla disponi-bilità dei documenti relativi alla contesa fra i vescovi di Siena e di Arezzo. La contesa nota archivisticamente a partire dalla metà del VII secolo si è protratta per oltre seicento anni. Tra i documenti più interessanti e più ricchi di informazioni ce ne sono alcuni della fase più antica degli anni 714 e 715 (SCHIA-PARELLI 1929, nn. 4, 17, 19, 20; PASQUI 1899-1904, nn. 1, 3, 5). Nello specifico si tratta di due giudicati e un testimoniale che offrono una visione delle pievi, chiese, basiliche e oratoria esistenti in quest'area di confine oggi coincidente per la maggior parte con la provincia di Siena. La localizzazione possibile con buona approssimazione della maggior parte delle pievi dell'area contesa, permette di ipotizzare gli spazi dipendenti da ognuna di esse: i loro pivieri (fig. 1). La divisione dello spazio tra le pievi (fig. 1) è generato utilizzando il modello geografico dei Poligoni di Thiessen. Tale modello è creato comunemente per individuare i confini di un'area di pertinenza ideale di un determinato insediamento, il territorio che gli spetta sulla base della suddivisione ideale dello spazio (MACCHI 2009, p. 78). Da questa partizione lo spazio che risulta di pertinenza della pieve di Pava è di circa 35 km², allungato ad inglobare buona parte della Valle dell'Asso. Da questa posizione di par-tenza possiamo procedere a "riempire" questa estensione con le informazioni sull'utilizzo antropico dell'area dalle varie fonti delle quali disponiamo. Procediamo muovendoci dalle notizie d'archivio, quindi a collocare le evidenze documentate nelle carte più antiche della contesa. La chiesa di S. Marcellino viene elencata nel testimoniale del 715 dal suo prete Godegis. Si dice «probe Sancto Petro in Paba», risulterebbe quindi rientrare nel suo spazio: «Item Godegis clerecus custos Sancti Marcellini probe Sancto Petro in Paba dixit: Ocie sunt anni sexaginta quod hic ueni; semper diocias istas Sancti Donati scio». La chiesa di S. Marcellino è un edificio religioso ancora esistente sulla sommità di una collina a 2 km a nord-est della pieve di Pava. Purtroppo non collocabile nello spazio attuale perché toponimo perduto è un vicus, il vico Cemonia dal quale proviene un testimone che si riferisce alla pieve di S. Pietro in Pava. Si tratta probabilmente di un abitato (di che tipo?) gravitante nell'area della pieve di Pava: «Item Castorinus exercitalis iam senex de uico Cemonia dixit ut supra: Nam et meo tempore episcopos Aredine ecclesiae hic in plebe Sancti Petri in Paba tres altares consegrauit, et diaconus et presbiteros similiter» (SCHIAPARELLI 1929, n. 19). Dai documenti per la fase di ricostruzione (inizio VIII seco-lo) del piviere non abbiamo altre informazioni, iniziamo quindi ad inserire ciò che ha fornito l'indagine archeologica. Al centro del territorio plebano abbiamo lo scavo archeologico della pieve di S. Pietro in Pava che ha rivelato, per i secoli compresi tra la metà del VII e la fine del IX, una chiesa vitale interessata da vari rifacimenti tra i quali il rialzamento del pavimento interno della navata, la realizzazione di tamponamenti di vario genere, la ricostruzione del tetto con la realizzazione di una fornace collocata a 10 m dalla chiesa che le datazioni radiocarboniche hanno rivelato essere stata usata per cotture promiscue di laterizi e ceramica tra fine VII-inizio VIII secolo. Intorno alla chiesa, ad oggi, non possiamo collocare rinvenimenti archeologici coevi se non ipotizzare una frequentazione precoce delle quattro colline sulle quali sorgeranno, nei secoli del pieno Medioevo, i castelli di San Giovanni d'Asso, Lucignano d'Asso, Monterongriffoli e Vergelle tutti rientranti nell'ipotetico piviere di Pava (fig. 2). Le ricerche archeologhe condotte nella Valle dell'Asso a partire dal 2000 non hanno fornito indizi relativi alla presenza di insediamenti altomedievali, le tracce insediative si riescono a seguire solo fino alla fine della tarda Antichità. Esse non sono numerose, e ad oggi risultano abitati non molti punti della Valle fino alla fine del VI secolo d.C. Uno tra questi punti, il più importante sulla base dei rinvenimenti di superficie è situato proprio intorno alla pieve di S. Pietro in Pava. Lo spargimento di reperti archeologici attesta un centro abitato utilizzato dal II secolo a.C. fino alla tarda Antichità (VI secolo) disposto su una superficie di circa 5 ha. Al centro di questo spazio, tra fine V e inizio VI secolo, sorge la pieve paleocristiana di S. Pietro in Pava, l'edifico con absidi contrapposte individuato grazie allo scavo archeologico riutilizza molte murature preesistenti e ne adatta altre per ottenere la forma che descriveremo nel…
ABSTRACT To enhance the knowledge of the Aiali site (Grosseto, Central Italy), finalised to the l... more ABSTRACT To enhance the knowledge of the Aiali site (Grosseto, Central Italy), finalised to the location and conservation of the unknown buried structures below the actual studied levels, a scientific collaboration between Landscape Archaeology, Department of Archaeology and History of Arts, (LAP&T), Università di Siena a Grosseto and the Institute of Technologies Applied to Cultural Heritage (ITABC-C.N.R.) has been developed, during the time 2005- 2006 and it is still in progress (Campana et al, 2006a). The site has been studied analysing a set of vertical aerial photographs and making aerial surveys from 2002 to 2004, with the aim to locate buried structures. Together with these information, a large scale geophysical surveys, employing a differential magnetic method and a GPR survey, have been carried out between 2004 and 2006.
Atti del seminario, San Giovanni d'Asso - Montisi (SI), 10-11 nov. 200
ABSTRACT I paesaggi archeologici che tentiamo di comprendere e per certi versi di ricostruire app... more ABSTRACT I paesaggi archeologici che tentiamo di comprendere e per certi versi di ricostruire appartengono all’ambito territoriale dalla Val d’Orcia e dalla Val d’Asso. In quest’area di circa 670 km2 le ricerche archeologiche di superficie del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena sono iniziate nel 1995. Dal 2000 sono subentrate le attività di indagine archeologica del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T). Le ricerche sono state intraprese per superare problemi di visibilità, di rappresentatività dei campioni indagati e per arricchire la capacità di discriminare tipologie di evidenze. I dati sui quali fondiamo le analisi sono in totale circa 1900 evidenze provenienti da indagini archeologiche e da fonti bibliografiche. La lettura delle trame del popolamento proposta in questa sede comincia con la media età imperiale fino a raggiungere la piena età medievale. La fase compresa tra la tarda antichità e il XII secolo risulta arricchita dai dati prodotti dall’intervento stratigrafico in corso dal 2004 sul complesso religioso di Pava situato nella media Valle dell’Asso.
Atti del Seminario San Giovanni d’Asso - Montisi, 10-11 novembre 2006 a cura di Stefano Campana... more Atti del Seminario
San Giovanni d’Asso - Montisi, 10-11 novembre 2006
a cura di Stefano Campana, Cristina Felici, Riccardo Francovich, Fabio Gabbrielli
715 Dopo sette anni di ricerche archeologiche nella località di Pava, in Val d'Asso (Fig. 1),... more 715 Dopo sette anni di ricerche archeologiche nella località di Pava, in Val d'Asso (Fig. 1), sono emer-se numerose strutture realizzate con tecniche ed in materiale diversi che ad oggi possono essere in-terpretate come tracce di alterne fasi di utilizzo del medesimo spazio (circa 900 m 2 di area in corso di scavo). Dopo una evanescente fase di metà IV secolo a.C., sono apparse murature della media, tarda età imperiale e tarda antichità che rivelano l'esistenza di un pluristratificato e imponente complesso archeo-logico. Dall'ultima campagna di scavo hanno preso una forma più riconoscibile proprio le stratificazioni e le strutture delle fasi di vita che hanno preceduto la nascita, in questo luogo, di un edificio religioso pa-leocristiano. Nel settore nord di quella che succes-sivamente diverrà la chiesa è stata individuata una vasca circolare di 2,20 cm di diametro con il fondo in cocciopesto e una tubatura di scolo sulla parte nord. La vasca subisce una fase di abbandon...
ABSTRACT INTRODUZIONE La progettazione e la realizzazione della prima campagna di scavi archeolog... more ABSTRACT INTRODUZIONE La progettazione e la realizzazione della prima campagna di scavi archeologici sul sito di Pava, rap-presenta l'esito di un processo di studio pluriennale del paesaggio archeologico della Valle dell'Asso e della Val d'Orcia. Per comprendere la strategia di ricerca seguita e sviluppata nell'ambito del presente progetto è indispensabile esporre brevemente alcune informazioni sulle caratteristiche del sito, sui metodi di lavoro del gruppo di ricerca coinvolto, sulle finalità e i progetti legati a questo singolo caso di studio. Il sito archeologico è situato su un terrazzo alluvionale antico destinato, quantomeno dall'epoca moderna, a fon-do agricolo. Ubicazione e morfologia sono elementi estre-mamente significativi per la ricostruzione delle vicende storiche del sito. Si tratta di un'area appena sopraelevata a ridosso della confluenza di due torrenti, l'Asso e la Trove. Acqua e viabilità sembrano occupare ruoli cen-trali nell'assicurare una lunga continuità di vita, un arco cronologico che si estende probabilmente dall'età etrusca fino al bassomedioevo. Gli elementi archeologici evidenti prima dello scavo sono stati acquisiti progressivamente dal 2000 con le ricognizioni di superficie realizzate per il progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena 1 . In seguito al survey abbiamo ipotizzato una frequentazione che dal II secolo a.C. si prolunga fino al VI secolo d.C., apparentemente senza soluzione di continuità. L'interpre-tazione del contesto tardo etrusco è riconducibile ad una generica frequentazione dell'area, mentre in età romana abbiamo ipotizzato l'esistenza di una struttura legata alla viabilità che si protrae fino alla tarda antichità 2 . Di diffi-cile interpretazione è risultata la presenza di un cospicuo numero di ossa umane che può prestarsi all'elaborazione di scenari significativamente differenti. Le ricerche condotte sul sito, dalle ricognizioni ripetu-te alle tecnologie di remote sensing applicate nel corso de-gli anni, costituiscono il prodotto di una metodologia di ricerca marcatamente indirizzata verso la stratificazione e l'integrazione delle informazioni. Questo approccio è ormai da diversi anni al centro degli interessi di ricerca del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerileva-mento dell'Università di Siena. Il Progetto Pava, oltre alle specifiche problematiche storiografiche, ha l'obiettivo metodologico di verificare tramite l'intervento diretto nel sottosuolo i risultati degli strumenti diagnostici uti-lizzati 3 . Le domande archeologiche sono invece connesse allo studio di un sito "mediocre" della bassa provincia di Siena ma proprio per questo estremamente rappre-sentativo. Centrale è chiarire il legame tra la situazione rilevata tramite le indagini archeologiche e l'attestazione nelle prime carte della disputa fra la diocesi di Siena e di Arezzo del 714-715, di un baptisterium Sancti Petri in Pava, collocabile in corrispondenza o nelle immediate vicinanze dell'attuale chiesa di Santa Maria, che domina dalla sommità di una collina il sito archeologico oggetto di scavo 4 . Dal IX secolo i documenti attestano la proba-bile presenza di due edifici religiosi a Pava. In uno dei documenti della contesa, dell'anno 853, nello stesso testo si parla infatti di una pieve di S. Pietro e di una pieve di S. Maria in Pava 5 . La certezza che la denominazione di S. Maria ha definitivamente rimpiazzato quella originaria di S. Pietro si ha da un documento del 1045, rogato sempre nell'ambito della Disputa, in cui si fa esplicito riferimento solo alla pieve di S. Maria in Pava 6 . Per comprendere le dinamiche del popolamento dell'area dalla tarda antichità alle fasi di transizione fino al medioevo intendiamo ribadire che lo scavo da poco intrapreso costituisce solo una parte del progetto. Non possiamo infatti ignorare la presenza nelle vicinanze del sito di altre forme insediative alcune delle quali centrali nella modellistica medievale toscana e italiana. Ci riferiamo ai castelli, nel nostro caso di Lucignano d'Asso, Monterongriffoli e San Giovanni d'Asso che ci obbligano ad estendere il raggio delle indagini diagno-stiche e stratigrafiche.
The paper presents and discusses results from the integration of various methods of geophysical p... more The paper presents and discusses results from the integration of various methods of geophysical prospection on the plateau between the Via Appia and the Via Ardeatina on the ancient suburb of Rome. The use of large-scale magnetometry, georadar and electromagnetic survey in an area of particularly dense archaeological remains is a highly effective methodology for revealing important information on previously unknown archaeological features. Of particular interest in this case is the comparison between geophysical data and the results of previous excavations, and newly-targeted test investigations that suggest the survival of the documented but previously undiscovered basilica of Pope Damasus as well as unknown catacomb tunnels at San Callisto and elsewhere on the plateau.
International Journal of Osteoarchaeology, 2021
International Journal of Paleopathology, 2021
OBJECTIVE This study aims to assess chronic maxillary sinusitis in an osteoarchaeological sample ... more OBJECTIVE This study aims to assess chronic maxillary sinusitis in an osteoarchaeological sample from the medieval rural site of Pieve di Pava (central Italy), to investigate triggers responsible for sinus inflammation, and to compare prevalence rates with coeval European rural sites. MATERIALS The analysis focused on 145 10th-12th-century adults with at least one preserved maxillary sinus. METHODS Sinusitis-related lesions were observed macroscopically and microscopically. Alveolar pathologies of the maxillary posterior dentition were recorded to investigate the impact of odontogenic sinusitis. RESULTS Maxillary sinusitis was observed in 23.4% of the individuals (n = 34), with similar frequencies in both sexes and bilateral sinusitis appearing more frequently than unilateral sinusitis. An association of alveolar lesions with sinusitis was found in 38.2% of cases. CONCLUSIONS Compared to coeval rural sites in Northern Europe, Pieve di Pava shows the lowest prevalence of maxillary sinusitis, likely reflecting a greater amount of time spent outdoors. Despite the small size of the sample, odontogenic sinusitis cannot be ruled out. SIGNIFICANCE This is the first Italian study to investigate maxillary sinusitis and to focus on the Mediterranean area, contributing to the understanding of this condition as a health indicator in ancient populations. LIMITATIONS Research limitations include preservation issues affecting the number of observable sinuses, the non-homogenous age distribution of the sample, and the impact of inclusion and methodological criteria on the comparability of results. SUGGESTIONS FOR FURTHER RESEARCH Further investigations into odontogenic sinusitis and the microscopic examination of dental calculus may provide new data on the pathogenesis of sinusitis.
International Journal of Paleopathology, 2019
To explore the possible etiology of multiple osteomata on a skull and long bones from an individu... more To explore the possible etiology of multiple osteomata on a skull and long bones from an individual from a medieval site in Tuscany, Italy. Materials: Human skeletal remains dating to the 10 th-12 th century AD from the parish church of S. Pietro in Pava, in the province of Siena (Tuscany, Central Italy). Methods: Macroscopic and imaging analyses (Cone Beam Computed Tomography). Results: Nine round-shaped new bone formations are observed on a female individual aged 40-50 years. The lesions have a smooth surface and range from 2.2-6 mm in diameter. Conclusions: Cone Beam Computed Tomography confirmed that the lesions were composed of compact bone. Macroscopic and radiological features suggest the presence of nonsyndromic multiple osteomata. Significance: Single cranial osteomata are commonly observed in osteoarchaeological remains, but multiple osteomata are rare and might assist in our understanding of neoplastic conditions in the past. Limitations: The lack of soft tissues prevents the diagnosis of complex disorders, such as the Gardner syndrome, which is characterised by multiple osteomata and polyposis of the colon. Suggestions for further research: Careful investigation and reporting of all neoplastic lesions in ancient human remains in order to increase our knowledge about the etiology in past human populations.
Il tema delle chiese e del ruolo attivo da esse svolto sul tessuto insediativo rurale, nella fase... more Il tema delle chiese e del ruolo attivo da esse svolto sul tessuto insediativo rurale, nella fase di passaggio dalla tarda romanità all'altomedioevo, è certamente uno dei percorsi fondamentali da seguire per la comprensione di questo momento storico. E' ormai riconosciuto che le prime fasi altomedievali sono strettamente legate al ruolo dell'elemento religioso, in particolare alla strutturazione di un sistema plebano che giungerà, seguendo un trend assolutamente in crescita, ben oltre il Mille, e che in parte sarà sconvolto solo dall'attrazione di alcune pievi all'interno delle mura castrensi. E' evidente l'importanza di investire in ricerche che seguano il filo della cristianizzazione per l'altomedioevo, specialmente in ambito toscano, dove spiccano vistosi vuoti d'informazione, affiancati a fonti dall'alto potenziale conoscitivo. Lamentiamo la mancanza di progetti complessivi e lungimiranti che interessino le realtà ecclesiastiche rurali, ch...
ABSTRACT ricostruzione dello spazio dipendente dalla pieve bat-tesimale di San Pietro in Pava in ... more ABSTRACT ricostruzione dello spazio dipendente dalla pieve bat-tesimale di San Pietro in Pava in Val d'Asso è possibile, per la fase altomedievale (inizio del secolo VIII), grazie alla disponi-bilità dei documenti relativi alla contesa fra i vescovi di Siena e di Arezzo. La contesa nota archivisticamente a partire dalla metà del VII secolo si è protratta per oltre seicento anni. Tra i documenti più interessanti e più ricchi di informazioni ce ne sono alcuni della fase più antica degli anni 714 e 715 (SCHIA-PARELLI 1929, nn. 4, 17, 19, 20; PASQUI 1899-1904, nn. 1, 3, 5). Nello specifico si tratta di due giudicati e un testimoniale che offrono una visione delle pievi, chiese, basiliche e oratoria esistenti in quest'area di confine oggi coincidente per la maggior parte con la provincia di Siena. La localizzazione possibile con buona approssimazione della maggior parte delle pievi dell'area contesa, permette di ipotizzare gli spazi dipendenti da ognuna di esse: i loro pivieri (fig. 1). La divisione dello spazio tra le pievi (fig. 1) è generato utilizzando il modello geografico dei Poligoni di Thiessen. Tale modello è creato comunemente per individuare i confini di un'area di pertinenza ideale di un determinato insediamento, il territorio che gli spetta sulla base della suddivisione ideale dello spazio (MACCHI 2009, p. 78). Da questa partizione lo spazio che risulta di pertinenza della pieve di Pava è di circa 35 km², allungato ad inglobare buona parte della Valle dell'Asso. Da questa posizione di par-tenza possiamo procedere a "riempire" questa estensione con le informazioni sull'utilizzo antropico dell'area dalle varie fonti delle quali disponiamo. Procediamo muovendoci dalle notizie d'archivio, quindi a collocare le evidenze documentate nelle carte più antiche della contesa. La chiesa di S. Marcellino viene elencata nel testimoniale del 715 dal suo prete Godegis. Si dice «probe Sancto Petro in Paba», risulterebbe quindi rientrare nel suo spazio: «Item Godegis clerecus custos Sancti Marcellini probe Sancto Petro in Paba dixit: Ocie sunt anni sexaginta quod hic ueni; semper diocias istas Sancti Donati scio». La chiesa di S. Marcellino è un edificio religioso ancora esistente sulla sommità di una collina a 2 km a nord-est della pieve di Pava. Purtroppo non collocabile nello spazio attuale perché toponimo perduto è un vicus, il vico Cemonia dal quale proviene un testimone che si riferisce alla pieve di S. Pietro in Pava. Si tratta probabilmente di un abitato (di che tipo?) gravitante nell'area della pieve di Pava: «Item Castorinus exercitalis iam senex de uico Cemonia dixit ut supra: Nam et meo tempore episcopos Aredine ecclesiae hic in plebe Sancti Petri in Paba tres altares consegrauit, et diaconus et presbiteros similiter» (SCHIAPARELLI 1929, n. 19). Dai documenti per la fase di ricostruzione (inizio VIII seco-lo) del piviere non abbiamo altre informazioni, iniziamo quindi ad inserire ciò che ha fornito l'indagine archeologica. Al centro del territorio plebano abbiamo lo scavo archeologico della pieve di S. Pietro in Pava che ha rivelato, per i secoli compresi tra la metà del VII e la fine del IX, una chiesa vitale interessata da vari rifacimenti tra i quali il rialzamento del pavimento interno della navata, la realizzazione di tamponamenti di vario genere, la ricostruzione del tetto con la realizzazione di una fornace collocata a 10 m dalla chiesa che le datazioni radiocarboniche hanno rivelato essere stata usata per cotture promiscue di laterizi e ceramica tra fine VII-inizio VIII secolo. Intorno alla chiesa, ad oggi, non possiamo collocare rinvenimenti archeologici coevi se non ipotizzare una frequentazione precoce delle quattro colline sulle quali sorgeranno, nei secoli del pieno Medioevo, i castelli di San Giovanni d'Asso, Lucignano d'Asso, Monterongriffoli e Vergelle tutti rientranti nell'ipotetico piviere di Pava (fig. 2). Le ricerche archeologhe condotte nella Valle dell'Asso a partire dal 2000 non hanno fornito indizi relativi alla presenza di insediamenti altomedievali, le tracce insediative si riescono a seguire solo fino alla fine della tarda Antichità. Esse non sono numerose, e ad oggi risultano abitati non molti punti della Valle fino alla fine del VI secolo d.C. Uno tra questi punti, il più importante sulla base dei rinvenimenti di superficie è situato proprio intorno alla pieve di S. Pietro in Pava. Lo spargimento di reperti archeologici attesta un centro abitato utilizzato dal II secolo a.C. fino alla tarda Antichità (VI secolo) disposto su una superficie di circa 5 ha. Al centro di questo spazio, tra fine V e inizio VI secolo, sorge la pieve paleocristiana di S. Pietro in Pava, l'edifico con absidi contrapposte individuato grazie allo scavo archeologico riutilizza molte murature preesistenti e ne adatta altre per ottenere la forma che descriveremo nel…
ABSTRACT To enhance the knowledge of the Aiali site (Grosseto, Central Italy), finalised to the l... more ABSTRACT To enhance the knowledge of the Aiali site (Grosseto, Central Italy), finalised to the location and conservation of the unknown buried structures below the actual studied levels, a scientific collaboration between Landscape Archaeology, Department of Archaeology and History of Arts, (LAP&T), Università di Siena a Grosseto and the Institute of Technologies Applied to Cultural Heritage (ITABC-C.N.R.) has been developed, during the time 2005- 2006 and it is still in progress (Campana et al, 2006a). The site has been studied analysing a set of vertical aerial photographs and making aerial surveys from 2002 to 2004, with the aim to locate buried structures. Together with these information, a large scale geophysical surveys, employing a differential magnetic method and a GPR survey, have been carried out between 2004 and 2006.
Atti del seminario, San Giovanni d'Asso - Montisi (SI), 10-11 nov. 200
ABSTRACT I paesaggi archeologici che tentiamo di comprendere e per certi versi di ricostruire app... more ABSTRACT I paesaggi archeologici che tentiamo di comprendere e per certi versi di ricostruire appartengono all’ambito territoriale dalla Val d’Orcia e dalla Val d’Asso. In quest’area di circa 670 km2 le ricerche archeologiche di superficie del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena sono iniziate nel 1995. Dal 2000 sono subentrate le attività di indagine archeologica del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T). Le ricerche sono state intraprese per superare problemi di visibilità, di rappresentatività dei campioni indagati e per arricchire la capacità di discriminare tipologie di evidenze. I dati sui quali fondiamo le analisi sono in totale circa 1900 evidenze provenienti da indagini archeologiche e da fonti bibliografiche. La lettura delle trame del popolamento proposta in questa sede comincia con la media età imperiale fino a raggiungere la piena età medievale. La fase compresa tra la tarda antichità e il XII secolo risulta arricchita dai dati prodotti dall’intervento stratigrafico in corso dal 2004 sul complesso religioso di Pava situato nella media Valle dell’Asso.
Tra Siena e Arezzo (Toscana – Italia): una zona di confine tra tarda antichità e altomedioevo Con... more Tra Siena e Arezzo (Toscana – Italia): una zona di confine tra tarda antichità e altomedioevo Considerazioni sul progetto 'Disputa' Cristina Felici The paper is centred on southern Tuscany in the period between Late Antiquity and the early Middle Ages. Here the strictly archaeological aspects revealed for this period an impression of 'emptiness' that is entirely at variance with archival sources demonstrating by contrast the existence of a functioning administrative system, churches, monasteries, chapels, a degree of social stratification. This archival sources are the first documents of a long dispute between the bishop of Siena and those of Arezzo and the first documents of the S. Salvatore Abbey, both dating to the eight century in the Lombard period. This awareness has underpinned the research work aimed at increasing the range and 'visibility' of the archaeological evi-dences guided from historical indications through the intensive use of remote sensing and geo-archaeological techniques. This multi-faceted approach has been particularly intensive in the Asso and Orcia Valleys, where the more or less 'empty' archaeological model derived from years of field-walking survey. An exponential increase, however, had been achieved through the archaeological excavation at Pieve di Pava that has opened new scenarios for the countryside between the end of the Roman period and the Middle Ages including an early spread of Christianity within this rural context, a strong ecclesiastical authority, an elevated social class in the fifth century directly connected with the church, the presence of a population which saw the church as a focal point, a rural underclass ready to respond to the inherent 'message' of this rare and imposing structure.
The Orcia Valley, in central Italy, has been a World Heritage site since 2004. It has also been t... more The Orcia Valley, in central Italy, has been a World Heritage site since 2004. It has also been the subject of a long-term programme of landscape and archaeological research by the University of Siena since the mid-1990s. The aim has been to establish a diachronic understanding of cultural, social, economic and physical transformations in the Valley while at the same time collecting data that will help improve landscape conservation and planning. The research work has involved the survey of documentary evidence, ancient literature, place-names and local knowledge, along with the use of remote sensing and open area excavation, underpinned by both extensive and detailed field walking survey. This paper is mainly concerned with the research strategy developed over time, with transformation of the landscape from prehistory through the historical periods to the present day, and with publicising the results of nearly twenty years of research. Effective communication with the general public is one of the central goals of the project, which in recent years has involved the study of new languages of communication as well as the development of mobile technologies based on GPS localization and QR code systems.
Aggiornamento sugli ultimi risultati delle campagne di scavo sul sito di Pava.
V secolo. La Toscana alle soglie del Medioevo
Misura 313 a: "Incentivazione di attività turistica" Sottomisura a "Creazione di infrastrutture s... more Misura 313 a: "Incentivazione di attività turistica" Sottomisura a "Creazione di infrastrutture su piccola scala e commercializzazione di servizi turistici e agrituristici/ Sottoazione a -Creazione di infrastrutture su piccola scala" ArcheoSpot ARCHEOLOGIA NELLA RETE: VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO E PAESAGGISTICO DELLA VAL D'ASSO E VAL D'ORCIA
Le ricerche archeologiche in Val dell'Asso sono iniziate nel 2000 divenendo sempre più intensive ... more Le ricerche archeologiche in Val dell'Asso sono iniziate nel 2000 divenendo sempre più intensive e integrando ricerche tradizionali a metodi innovativi.