Franco Bergoglio | Università degli Studi di Torino (original) (raw)
Papers by Franco Bergoglio
Alias / Il Manifesto , 2021
Pagine/Shawn Levy racconta l'inossidabile mito rock dello Chateau Marmont, hotel di Los Angeles. ... more Pagine/Shawn Levy racconta l'inossidabile mito rock dello Chateau Marmont, hotel di Los Angeles. L'albergo ha ospitato e continua a ospitare alcuni tra gli artisti più noti di Hollywood e dello star system musicale mondiale. All'interno sono stati scritti libri, sceneggiature, canzoni. Tra i clienti più assidui Jim Morrison, Bob Dylan, Duke Ellington, Beyoncé e Jay-Z. Un viaggio nell'immaginario culturale di Los Angeles.
mescalina, 2020
Questo lavoro è uno studio culturale sul personaggio Charlie Parker. Parker è stato oggetto di un... more Questo lavoro è uno studio culturale sul personaggio Charlie Parker. Parker è stato oggetto di una visione spesso agiografica e la mia analisi cerca di "smascherare" i tanti Parker possibili e anche alcuni forse impossibili.
mescalina , 2019
Siamo ossessionati dal passato. La musica di oggi è perseguitata dalle note di ieri e non fa che ... more Siamo ossessionati dal passato. La musica di oggi è perseguitata dalle note di ieri e non fa che citare, rivisitare. Perché tanta nostalgia? Retromania di Simon Reynolds (Minimum fax) fornisce alcune chiavi interpretative alla spasmodica ricerca del "vecchio". Per Reynolds «non è ma esistita una società umana così fissata con i prodotti del passato immediato», incapace di immaginare un futuro. «E' così che finisce il pop: non con il bang del colpo di grazia, ma con un cofanetto il cui quarto disco non trovi la forza di infilare nel lettore cd, o con il costosissimo biglietto per assistere alla riesecuzione traccia per traccia di quell'album dei Pixies o dei Pavement che hai ascoltato fino alla nausea durante il primo anno di università». La retromania come fuga dalla contemporaneità verso un passato mitizzato, arcadia irrecuperabile. Ci piace l'idea di un salvagente fisico nel mare aperto di internet. Tornano l'obsoleto Nokia 3310, e il voluminoso vinile. Giochi da tavolo contro video games, libri contro e-book, persino il giornale cartaceo, perché posso sfogliarlo tutto, senza farmi travolgere dal flusso degli approfondimenti. E' la rivincita dell'analogico che sopraggiunge ogni qualvolta non ci sentiamo attrezzati per gestire la complessità. Il rifugio in un bene concreto, dotato di inizio e fine, che ci isola per qualche istante dalla rete-magma.
Musica Jazz, 2010
Miles Davis e il suo rapporto con la boxe.
Articolo sul rapporto tra Jackson Pollock e il jazz. Pollock, sinonimo di avanguardia, in realtà ... more Articolo sul rapporto tra Jackson Pollock e il jazz. Pollock, sinonimo di avanguardia, in realtà ascoltava jazz molto tradizionale...
Intervista comparsa su Alias de Il Manifesto il 23 02 2013 con il grande storico inglese sul jazz... more Intervista comparsa su Alias de Il Manifesto il 23 02 2013 con il grande storico inglese sul jazz del ventesimo secolo.
Interview with the great historian about jazz of the 20th century. Published by Alias de Il Manifesto il 02 - 23 - 2013
Articolo pubblicato su Left nel febbraio 2008. Panoramica sui libri che si occupa della censura i... more Articolo pubblicato su Left nel febbraio 2008. Panoramica sui libri che si occupa della censura in musica.
La critica e il possibile allargamento dei "confini". Un caso studio applicato al jazz. Intervent... more La critica e il possibile allargamento dei "confini". Un caso studio applicato al jazz. Intervento pubblicato su Alias, supplemento culturale del Manifesto del 10/10/2015
Indignati,dove nasce il furore delle parole che scatenano i sogni, Alias/ Il Manifesto, ora su Magazzino Jazz
"l'impegno", a. XX, n. 2, agosto 2000 © Istituto per la storia della Resistenza e della società ... more "l'impegno", a. XX, n. 2, agosto 2000
© Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli.
È consentito l'utilizzo solo citando la fonte.
L'Impegno, 2008
L'articolo inizia a pag,27.
De musica Rivista del Seminario permanente di Filosofia della Musica di Milano
Panoramica storica sul jazz nella società della comunicazione di massa
Book Reviews by Franco Bergoglio
Alias / Il Manifesto , 2020
La vita del sassofonista Dexter Gordon nella biografia pubblicata in Italia da EDT (e non solo). ... more La vita del sassofonista Dexter Gordon nella biografia pubblicata in Italia da EDT (e non solo). La storia di un gigante del jazz tra società, cinema, letteratura, fotografia, aneddotica...
Alias / Il Manifesto , 2023
Pagine/Due volumi di Stuart Isacoff e Ted Gioia analizzano il tema delle musiche «rivoluzionarie»... more Pagine/Due volumi di Stuart Isacoff e Ted Gioia analizzano il tema delle musiche «rivoluzionarie» Testi a confronto, uno di matrice classica, l'altro di estrazione jazz, che hanno scatenato numerose polemiche tra colleghi e accademici
Alias Il Manifesto , 2021
Il rapporto musicale tra Africa e Stati Uniti in un saggio dell'antropologo Steven Feld. Analisi ... more Il rapporto musicale tra Africa e Stati Uniti in un saggio dell'antropologo Steven Feld. Analisi del libro e del cosmopolitismo musicale africano, aldilà dei preconcetti.
Mescalina , 2017
Il ritorno al 33 giri ci riporta nel passato novecentesco della musica "fisica", quella che si as... more Il ritorno al 33 giri ci riporta nel passato novecentesco della musica "fisica", quella che si ascoltava tramite un mezzo dedicato: vinile, Cd, cassetta, Dvd. Un tuffo nelle acque di un mondo ampiamente estinto
Talks by Franco Bergoglio
Alias dell11 gennaio, 2020
Dexter Gordon, il gigante felice FRANCO BERGOGLIO Prima lo sguardo si posa sugli arabeschi di fum... more Dexter Gordon, il gigante felice FRANCO BERGOGLIO Prima lo sguardo si posa sugli arabeschi di fumo che si sciolgono sullo sfondo nero, poi si notano il cappello e il viso annoiato di Dexter Gordon durante le prove, il sas-sofono appoggiato alla gamba vicino alla mano con la sigaret-ta, lo sguardo trasognato. È una delle fotografie più celebri del jazz, scattata al Royal Roost di New York nel 1948. Quan-do fermò quel momento, il fo-tografo Herman Leonard ave-va 25 anni, come Dexter Gor-don. Leonard viveva nel Village e tutte le sere andava nei club a fotografare il bebop al suo acme: una musica suona-ta, raccontata e immortalata da giovani. Quello scatto co-glie il jazz di quel momento sto-rico, guarda un mondo filtrato da una cortina azzurra. Lo stru-mento e il corpo di Gordon si cullano nello stesso relax. La forza di quel ritratto, così clas-sica, come un Ercole Farnese che si riposa, evoca la performance senza mostrarla, scate-nando in sua vece la danza di volute grigie. Tanto era forte quell'immagine che decenni dopo averla scattata, Leonard, preoccupato dell'effetto che aveva sui giovani, volle elimi-nare con photoshop le spire di fumo, ma dovette retrocede-re: privata di quel quadrante lo scatto perdeva significato. Si accontentò di aggiungere una didascalia politically correct: «L'immagine non vuole incita-re al consumo di tabacco». Un problema che Dexter non si poneva, posando per le coper-tine di dischi con sassofono e sigaretta, in egual misura. In fondo questo è lo strano destino di Dexter Gordon: con i suoi quasi due metri di altez-za e il sorriso sornione, incorni-ciato nel viso bohémien, oggi è ricordato più per le fotografie e il ruolo nel film Round Midnight (1986) di Bertrand Taver-nier che per la musica. Eppure se prendiamo Our Man in Pa-ris (1963), con in copertina il profilo di un Gordon fumante, vi sgorga tanta buona musica, con una delle ultime zampate di Bud Powell, pianista in quel-la storica seduta e modello del jazzista maledetto espatriato in Francia, tanto inseguito da Tavernier nel film. La vita sfor-tunata di Bud Powell, raccon-tata dall'amico francese Fran-cis Paudras nel libro La danza degli infedeli (1986) ci conse-gna una delle testimonianze più vivide sulla vita di un musi-cista. INCROCIO DI MITOLOGIE Dexter Gordon visse da emi-grato a Copenhagen, dove si stabilì nello stesso periodo Ben Webster (che girava l'Eu-ropa incessantemente, beven-do-suonando-bevendo in que-sto preciso ordine senza solu-zione di continuità). Anche Le-ster Young, l'altro sassofoni-sta modello per il film era giun-to a Parigi, come un elefante morente in cerca del suo Père-Lachaise, per un ultimo disco prima di schiantare sot-to il peso degli abusi. Il titolo della pellicola di Tavernier ri-prende la celebre composizio-ne di Thelonious Monk e rac-conta questo incrocio di mito-logie, tutte riassunte nella pro-va d'attore di Dexter Gordon, simbolo vivente di quei musici-sti che per il jazz avevano com-battuto una guerra sanguino-sa e ne erano rimasti vittime. Nella biografia Sophisticated Giant, scritta dalla moglie non-ché manager Maxine Gordon recentemente pubblicata da Edt/Siena Jazz (traduzione di Francesco Martinelli, pag. 320, euro 22), il nostro rievoca spesso il suo arrivo in Europa, spiegando che finalmente qui poteva «respirare», sentirsi «ri-spettato» come musicista jazz. Il libro racconta il perché di questa esigenza, dopo circa dieci anni passati dentro e fuo-ri le celle californiane, prigio-niero del sistema carcerario del suo paese, non tenero ver-so un triplice peccatore come Dexter: nero, jazzista e droga-to. Il confino europeo durò dal 1962 al 1976 e fu quello di un re in esilio. Il libro racconta di come Gordon venne adottato dai fan e dagli impresari dane-si, potendo contare su una sor-ta di residenza artistica perma-nente al club Jazzhus Mont-martre che mitigava il suo pas-sato. Nato nel 1923 a Los Angeles, Dexter Gordon si era imposto come uno degli alfieri del sax te-nore bebop nella scena di Central Avenue, il quartiere nero di Los Angeles celebre per la vita notturna ricca di jazz e perso-naggi caratteristici (Moose the Mooche, lo spacciatore di Charlie Parker aveva qui la sua base). Il suo apprendistato si era svolto nelle orchestre swing: da Lionel Hampton alla compagine di Louis Arm-strong, per chiudere con quel-la moderna di Billy Eckstine, dove suonavano artisti del cali-bro di Dizzy Gillespie e Sonny Stitt. Nel 1945 si trasferì a New York e divenne uno dei protago-nisti della 52ma Strada, resa in-candescente dai giganti del be-bop. Qui iniziarono i rapporti difficili di Dexter con il mondo discografico bianco. Il libro non risparmia le critiche ai pro-prietari di Dial e Savoy che gli davano la possibilità di incide-re, ma lo truffavano sui diritti d'autore, lasciandolo in uno stato costante di dipendenza economica, peggiorata dal suo abuso di droghe. Di questo pe-riodo è The Chase (1947) che inaugura la moda del duello tra sassofonisti, con Dexter Gor-don e Wardell Gray che incro-ciano gli strumenti in una lun-ga battaglia condotta a suon di soli sempre più eccitanti. SEMI POVERTÀ Il pubblico comprava i dischi e arricchiva i discografici, Dex-ter e Wardell rimanevano in se-mi povertà anche se diventava-no eroi per gli scrittori beat che li citavano a piene mani nei romanzi, come avviene in Go di John Clellon Holmes e On the Road di Jack Kerouac. Durante i primi anni euro-pei Dexter continuò a incidere in patria dischi per la Blue Note , classici come Go (1962) e One Flight Up (1964) o collabo-razioni, come in Takin' Off (1962) di Herbie Hancock. Ne-gli Usa registra, ma in Europa può esprimere liberamente la sua vicinanza alle Pantere Ne-re, alle quali dedicherà, qual-che anno dopo, The Panther (1970). Il sassofonista rimase nei cuori degli appassionati, fi-no al trionfale ritorno a casa, nella seconda metà degli anni Settanta. L'autrice del libro, Maxine, entra in scena adesso, come manager di Gordon; il racconto si fa dettagliato, nar-rato spesso in prima persona. Il sassofonista torna a suonare nel suo paese e a incidere per la Columbia con musicisti come Woody Shaw, George Cables , Rufus Reid. La vita si asse-sta: ha una band stabile, viene invitato ai grandi festival; do-po qualche anno Maxine di-venta sua moglie e la coppia trova un buen retiro messica-no a Cuernavaca. Un tran tran che verrà scombussolato dalla telefonata di Tavernier che in-vita Gordon a recitare in Round Midnight. Il film narra l'amicizia fra Dale Turner, ge-niale sassofonista (interpreta-to da Gordon) e un giovane illu-stratore parigino che tenterà, invano, di salvarlo dalla schia-vitù della droga. Nella pellico-la Dexter Gordon rivela la stof-fa dell'attore, offre suggeri-menti al regista e restituisce la figura di un jazzista tridimen-sionale, non bloccato negli ste-reotipi insiti nella storia. Mar-tin Scorsese, sul set per un cameo , sentenzia che Dexter è ai livelli del Robert De Niro di To-ro scatenato (1980). La musica, per volere di Tavernier, viene eseguita dal vivo, da musici-sti-attori del calibro di Bobby
Alias / Il Manifesto , 2021
Pagine/Shawn Levy racconta l'inossidabile mito rock dello Chateau Marmont, hotel di Los Angeles. ... more Pagine/Shawn Levy racconta l'inossidabile mito rock dello Chateau Marmont, hotel di Los Angeles. L'albergo ha ospitato e continua a ospitare alcuni tra gli artisti più noti di Hollywood e dello star system musicale mondiale. All'interno sono stati scritti libri, sceneggiature, canzoni. Tra i clienti più assidui Jim Morrison, Bob Dylan, Duke Ellington, Beyoncé e Jay-Z. Un viaggio nell'immaginario culturale di Los Angeles.
mescalina, 2020
Questo lavoro è uno studio culturale sul personaggio Charlie Parker. Parker è stato oggetto di un... more Questo lavoro è uno studio culturale sul personaggio Charlie Parker. Parker è stato oggetto di una visione spesso agiografica e la mia analisi cerca di "smascherare" i tanti Parker possibili e anche alcuni forse impossibili.
mescalina , 2019
Siamo ossessionati dal passato. La musica di oggi è perseguitata dalle note di ieri e non fa che ... more Siamo ossessionati dal passato. La musica di oggi è perseguitata dalle note di ieri e non fa che citare, rivisitare. Perché tanta nostalgia? Retromania di Simon Reynolds (Minimum fax) fornisce alcune chiavi interpretative alla spasmodica ricerca del "vecchio". Per Reynolds «non è ma esistita una società umana così fissata con i prodotti del passato immediato», incapace di immaginare un futuro. «E' così che finisce il pop: non con il bang del colpo di grazia, ma con un cofanetto il cui quarto disco non trovi la forza di infilare nel lettore cd, o con il costosissimo biglietto per assistere alla riesecuzione traccia per traccia di quell'album dei Pixies o dei Pavement che hai ascoltato fino alla nausea durante il primo anno di università». La retromania come fuga dalla contemporaneità verso un passato mitizzato, arcadia irrecuperabile. Ci piace l'idea di un salvagente fisico nel mare aperto di internet. Tornano l'obsoleto Nokia 3310, e il voluminoso vinile. Giochi da tavolo contro video games, libri contro e-book, persino il giornale cartaceo, perché posso sfogliarlo tutto, senza farmi travolgere dal flusso degli approfondimenti. E' la rivincita dell'analogico che sopraggiunge ogni qualvolta non ci sentiamo attrezzati per gestire la complessità. Il rifugio in un bene concreto, dotato di inizio e fine, che ci isola per qualche istante dalla rete-magma.
Musica Jazz, 2010
Miles Davis e il suo rapporto con la boxe.
Articolo sul rapporto tra Jackson Pollock e il jazz. Pollock, sinonimo di avanguardia, in realtà ... more Articolo sul rapporto tra Jackson Pollock e il jazz. Pollock, sinonimo di avanguardia, in realtà ascoltava jazz molto tradizionale...
Intervista comparsa su Alias de Il Manifesto il 23 02 2013 con il grande storico inglese sul jazz... more Intervista comparsa su Alias de Il Manifesto il 23 02 2013 con il grande storico inglese sul jazz del ventesimo secolo.
Interview with the great historian about jazz of the 20th century. Published by Alias de Il Manifesto il 02 - 23 - 2013
Articolo pubblicato su Left nel febbraio 2008. Panoramica sui libri che si occupa della censura i... more Articolo pubblicato su Left nel febbraio 2008. Panoramica sui libri che si occupa della censura in musica.
La critica e il possibile allargamento dei "confini". Un caso studio applicato al jazz. Intervent... more La critica e il possibile allargamento dei "confini". Un caso studio applicato al jazz. Intervento pubblicato su Alias, supplemento culturale del Manifesto del 10/10/2015
Indignati,dove nasce il furore delle parole che scatenano i sogni, Alias/ Il Manifesto, ora su Magazzino Jazz
"l'impegno", a. XX, n. 2, agosto 2000 © Istituto per la storia della Resistenza e della società ... more "l'impegno", a. XX, n. 2, agosto 2000
© Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli.
È consentito l'utilizzo solo citando la fonte.
L'Impegno, 2008
L'articolo inizia a pag,27.
De musica Rivista del Seminario permanente di Filosofia della Musica di Milano
Panoramica storica sul jazz nella società della comunicazione di massa
Alias / Il Manifesto , 2020
La vita del sassofonista Dexter Gordon nella biografia pubblicata in Italia da EDT (e non solo). ... more La vita del sassofonista Dexter Gordon nella biografia pubblicata in Italia da EDT (e non solo). La storia di un gigante del jazz tra società, cinema, letteratura, fotografia, aneddotica...
Alias / Il Manifesto , 2023
Pagine/Due volumi di Stuart Isacoff e Ted Gioia analizzano il tema delle musiche «rivoluzionarie»... more Pagine/Due volumi di Stuart Isacoff e Ted Gioia analizzano il tema delle musiche «rivoluzionarie» Testi a confronto, uno di matrice classica, l'altro di estrazione jazz, che hanno scatenato numerose polemiche tra colleghi e accademici
Alias Il Manifesto , 2021
Il rapporto musicale tra Africa e Stati Uniti in un saggio dell'antropologo Steven Feld. Analisi ... more Il rapporto musicale tra Africa e Stati Uniti in un saggio dell'antropologo Steven Feld. Analisi del libro e del cosmopolitismo musicale africano, aldilà dei preconcetti.
Mescalina , 2017
Il ritorno al 33 giri ci riporta nel passato novecentesco della musica "fisica", quella che si as... more Il ritorno al 33 giri ci riporta nel passato novecentesco della musica "fisica", quella che si ascoltava tramite un mezzo dedicato: vinile, Cd, cassetta, Dvd. Un tuffo nelle acque di un mondo ampiamente estinto
Alias dell11 gennaio, 2020
Dexter Gordon, il gigante felice FRANCO BERGOGLIO Prima lo sguardo si posa sugli arabeschi di fum... more Dexter Gordon, il gigante felice FRANCO BERGOGLIO Prima lo sguardo si posa sugli arabeschi di fumo che si sciolgono sullo sfondo nero, poi si notano il cappello e il viso annoiato di Dexter Gordon durante le prove, il sas-sofono appoggiato alla gamba vicino alla mano con la sigaret-ta, lo sguardo trasognato. È una delle fotografie più celebri del jazz, scattata al Royal Roost di New York nel 1948. Quan-do fermò quel momento, il fo-tografo Herman Leonard ave-va 25 anni, come Dexter Gor-don. Leonard viveva nel Village e tutte le sere andava nei club a fotografare il bebop al suo acme: una musica suona-ta, raccontata e immortalata da giovani. Quello scatto co-glie il jazz di quel momento sto-rico, guarda un mondo filtrato da una cortina azzurra. Lo stru-mento e il corpo di Gordon si cullano nello stesso relax. La forza di quel ritratto, così clas-sica, come un Ercole Farnese che si riposa, evoca la performance senza mostrarla, scate-nando in sua vece la danza di volute grigie. Tanto era forte quell'immagine che decenni dopo averla scattata, Leonard, preoccupato dell'effetto che aveva sui giovani, volle elimi-nare con photoshop le spire di fumo, ma dovette retrocede-re: privata di quel quadrante lo scatto perdeva significato. Si accontentò di aggiungere una didascalia politically correct: «L'immagine non vuole incita-re al consumo di tabacco». Un problema che Dexter non si poneva, posando per le coper-tine di dischi con sassofono e sigaretta, in egual misura. In fondo questo è lo strano destino di Dexter Gordon: con i suoi quasi due metri di altez-za e il sorriso sornione, incorni-ciato nel viso bohémien, oggi è ricordato più per le fotografie e il ruolo nel film Round Midnight (1986) di Bertrand Taver-nier che per la musica. Eppure se prendiamo Our Man in Pa-ris (1963), con in copertina il profilo di un Gordon fumante, vi sgorga tanta buona musica, con una delle ultime zampate di Bud Powell, pianista in quel-la storica seduta e modello del jazzista maledetto espatriato in Francia, tanto inseguito da Tavernier nel film. La vita sfor-tunata di Bud Powell, raccon-tata dall'amico francese Fran-cis Paudras nel libro La danza degli infedeli (1986) ci conse-gna una delle testimonianze più vivide sulla vita di un musi-cista. INCROCIO DI MITOLOGIE Dexter Gordon visse da emi-grato a Copenhagen, dove si stabilì nello stesso periodo Ben Webster (che girava l'Eu-ropa incessantemente, beven-do-suonando-bevendo in que-sto preciso ordine senza solu-zione di continuità). Anche Le-ster Young, l'altro sassofoni-sta modello per il film era giun-to a Parigi, come un elefante morente in cerca del suo Père-Lachaise, per un ultimo disco prima di schiantare sot-to il peso degli abusi. Il titolo della pellicola di Tavernier ri-prende la celebre composizio-ne di Thelonious Monk e rac-conta questo incrocio di mito-logie, tutte riassunte nella pro-va d'attore di Dexter Gordon, simbolo vivente di quei musici-sti che per il jazz avevano com-battuto una guerra sanguino-sa e ne erano rimasti vittime. Nella biografia Sophisticated Giant, scritta dalla moglie non-ché manager Maxine Gordon recentemente pubblicata da Edt/Siena Jazz (traduzione di Francesco Martinelli, pag. 320, euro 22), il nostro rievoca spesso il suo arrivo in Europa, spiegando che finalmente qui poteva «respirare», sentirsi «ri-spettato» come musicista jazz. Il libro racconta il perché di questa esigenza, dopo circa dieci anni passati dentro e fuo-ri le celle californiane, prigio-niero del sistema carcerario del suo paese, non tenero ver-so un triplice peccatore come Dexter: nero, jazzista e droga-to. Il confino europeo durò dal 1962 al 1976 e fu quello di un re in esilio. Il libro racconta di come Gordon venne adottato dai fan e dagli impresari dane-si, potendo contare su una sor-ta di residenza artistica perma-nente al club Jazzhus Mont-martre che mitigava il suo pas-sato. Nato nel 1923 a Los Angeles, Dexter Gordon si era imposto come uno degli alfieri del sax te-nore bebop nella scena di Central Avenue, il quartiere nero di Los Angeles celebre per la vita notturna ricca di jazz e perso-naggi caratteristici (Moose the Mooche, lo spacciatore di Charlie Parker aveva qui la sua base). Il suo apprendistato si era svolto nelle orchestre swing: da Lionel Hampton alla compagine di Louis Arm-strong, per chiudere con quel-la moderna di Billy Eckstine, dove suonavano artisti del cali-bro di Dizzy Gillespie e Sonny Stitt. Nel 1945 si trasferì a New York e divenne uno dei protago-nisti della 52ma Strada, resa in-candescente dai giganti del be-bop. Qui iniziarono i rapporti difficili di Dexter con il mondo discografico bianco. Il libro non risparmia le critiche ai pro-prietari di Dial e Savoy che gli davano la possibilità di incide-re, ma lo truffavano sui diritti d'autore, lasciandolo in uno stato costante di dipendenza economica, peggiorata dal suo abuso di droghe. Di questo pe-riodo è The Chase (1947) che inaugura la moda del duello tra sassofonisti, con Dexter Gor-don e Wardell Gray che incro-ciano gli strumenti in una lun-ga battaglia condotta a suon di soli sempre più eccitanti. SEMI POVERTÀ Il pubblico comprava i dischi e arricchiva i discografici, Dex-ter e Wardell rimanevano in se-mi povertà anche se diventava-no eroi per gli scrittori beat che li citavano a piene mani nei romanzi, come avviene in Go di John Clellon Holmes e On the Road di Jack Kerouac. Durante i primi anni euro-pei Dexter continuò a incidere in patria dischi per la Blue Note , classici come Go (1962) e One Flight Up (1964) o collabo-razioni, come in Takin' Off (1962) di Herbie Hancock. Ne-gli Usa registra, ma in Europa può esprimere liberamente la sua vicinanza alle Pantere Ne-re, alle quali dedicherà, qual-che anno dopo, The Panther (1970). Il sassofonista rimase nei cuori degli appassionati, fi-no al trionfale ritorno a casa, nella seconda metà degli anni Settanta. L'autrice del libro, Maxine, entra in scena adesso, come manager di Gordon; il racconto si fa dettagliato, nar-rato spesso in prima persona. Il sassofonista torna a suonare nel suo paese e a incidere per la Columbia con musicisti come Woody Shaw, George Cables , Rufus Reid. La vita si asse-sta: ha una band stabile, viene invitato ai grandi festival; do-po qualche anno Maxine di-venta sua moglie e la coppia trova un buen retiro messica-no a Cuernavaca. Un tran tran che verrà scombussolato dalla telefonata di Tavernier che in-vita Gordon a recitare in Round Midnight. Il film narra l'amicizia fra Dale Turner, ge-niale sassofonista (interpreta-to da Gordon) e un giovane illu-stratore parigino che tenterà, invano, di salvarlo dalla schia-vitù della droga. Nella pellico-la Dexter Gordon rivela la stof-fa dell'attore, offre suggeri-menti al regista e restituisce la figura di un jazzista tridimen-sionale, non bloccato negli ste-reotipi insiti nella storia. Mar-tin Scorsese, sul set per un cameo , sentenzia che Dexter è ai livelli del Robert De Niro di To-ro scatenato (1980). La musica, per volere di Tavernier, viene eseguita dal vivo, da musici-sti-attori del calibro di Bobby