Giada 19 | Università degli Studi di Torino (original) (raw)
Papers by Giada 19
Un arco di crisi ai confini del continente europeo Oggi, alle porte dell'Europa non esiste stato ... more Un arco di crisi ai confini del continente europeo Oggi, alle porte dell'Europa non esiste stato che non sia coinvolto in guerre o conflitti-> Ucraina, Afghanistan, Libia, ecc, basta analizzare le mappe aeree per capirlo: i cieli di Libia e Siria sono evitati dai voli di linea e commerciali. Questo scenario di conflittualità esemplifica le difficoltà nel costruire un ordine globale stabile e pacifico, nonostante la diminuzione dei confitti dopo la Guerra Fredda. Dal 2008 i conflitti aumentano: in particolare attacchi terroristici (Iran, Siria, Afghanistan, Pakistan, Nigeria, Somalia). I conflitti non coinvolgono esclusivamente gli stati (la guerra non avviene solo tra stati), ma soprattutto tra gruppi etnici, organizzazioni criminali-> Africa e Asia centro delle violenze organizzate. Mappa mondiale dei conflitti (zoom)-> I fenomeni di guerra, i conflitti armati e la violenza organizzata nel mondo, hanno un livello di intensità che si misura in base a: numero morti, numero militari coinvolti, numero rifugiati/sfollati, volume degli armamenti, portata della distruzione direttamente connessa al conflitto. Nel 2014: 21 guerre di massima intensità in 16 paesi (aumentate rispetto al 2011); in uno stesso paese ci possono essere più conflitti. Dal 2014 abbiamo 6 nuovi conflitti localizzati soprattutto in Africa sub sahariana-> nel continente africano metà delle guerre del mondo. La maggior parte dei conflitti: Africa sub-sahariana, Asia, Americhe. Africa: continente più violento del pianeta. Tuttavia, l'unico conflitto che coinvolge due stati in uno scontro frontale: India-Pakistan. gli altri sono tutti intra-statali. Governance globale e spesa militare Una fluida governance post-liberale Chi governa il mondo? È difficile identificare i meccanismi di governance che regolano i macro ambiti di relazioni internazionali-> La governance globale ad oggi è molto fluida, parliamo di una fase post-liberale: si moltiplicano i centri decisionali e gli attori che influenzano il pianeta (ex: chi decide il prezzo della benzina): le sedi decisionali come G20 o G8 a livello pratico non prendono decisioni. Queste dinamiche riflettono la crescita dei "mercati emergenti" che hanno nel tempo assorbito tecnologica, prodotti e fabbriche del primo mondo, crescendo in modo sostenuto per circa vent'anni-> schema detto di "globalizzazione" che però oggi sta rallentando, anche perché il commercio mondiale non cresce più rispetto al PIL globale. Queste difficoltà hanno messo in modo delle riforme che incidono sui sistemi politici, chiedendo maggior efficienza economica a discapito della solidarietà sociale e innescando spesso nuovi conflitti.-> La Cina cerca di risolvere le difficoltà sviluppando i consumi interni-> Accordi macro regionali: scambio trans atlantico tra USA e UE L'ambito più difficile da gestire dalla governance globale riguarda le crisi regionali: non c'è più volontà di assumersi le responsabilità in conflitti e nelle crisi, siamo in un'era post-interventista e di scetticismo nei confronti della cooperazione internazionale e dell'ONU. Esempio di due fallimenti nel trovare soluzioni condivise:-Conflitto Siriano (dal 2015: 220.000 morti)-Situazione in Libia-Dramma migratorio-> fenomeno critico e drammatico: coste di Lampedusa nel 2013, l'UE non dà risposte Inoltre, oggi le missioni di pace e stabilità seguono la logica di quick in / quick out: gli stati si impegnano su scala limitata e le azioni sono brevi (anche USA e Italia). In questo scenario di governante globale, per quanto eterogeneo, la preponderanza politico militare USA si sta consolidando, anche se non si può dire lo stesso ella volontà di assumersi responsabilità di fronte alla guerra Iraq-Afghanistan (aperta da Bush) o la crisi finanziaria (per esempio). Il governo Obama si è concentrato più sulla diplomazia e sul rilancio dell'economia interna, anche se è stato fatto uso della forza con una serie di azioni belliche, cercando però intanto di sottrarsi dall'impegno in Iraq ed Afghanistan (ritiro parziale di truppe). di 1 13
Un arco di crisi ai confini del continente europeo Oggi, alle porte dell'Europa non esiste stato ... more Un arco di crisi ai confini del continente europeo Oggi, alle porte dell'Europa non esiste stato che non sia coinvolto in guerre o conflitti-> Ucraina, Afghanistan, Libia, ecc, basta analizzare le mappe aeree per capirlo: i cieli di Libia e Siria sono evitati dai voli di linea e commerciali. Questo scenario di conflittualità esemplifica le difficoltà nel costruire un ordine globale stabile e pacifico, nonostante la diminuzione dei confitti dopo la Guerra Fredda. Dal 2008 i conflitti aumentano: in particolare attacchi terroristici (Iran, Siria, Afghanistan, Pakistan, Nigeria, Somalia). I conflitti non coinvolgono esclusivamente gli stati (la guerra non avviene solo tra stati), ma soprattutto tra gruppi etnici, organizzazioni criminali-> Africa e Asia centro delle violenze organizzate. Mappa mondiale dei conflitti (zoom)-> I fenomeni di guerra, i conflitti armati e la violenza organizzata nel mondo, hanno un livello di intensità che si misura in base a: numero morti, numero militari coinvolti, numero rifugiati/sfollati, volume degli armamenti, portata della distruzione direttamente connessa al conflitto. Nel 2014: 21 guerre di massima intensità in 16 paesi (aumentate rispetto al 2011); in uno stesso paese ci possono essere più conflitti. Dal 2014 abbiamo 6 nuovi conflitti localizzati soprattutto in Africa sub sahariana-> nel continente africano metà delle guerre del mondo. La maggior parte dei conflitti: Africa sub-sahariana, Asia, Americhe. Africa: continente più violento del pianeta. Tuttavia, l'unico conflitto che coinvolge due stati in uno scontro frontale: India-Pakistan. gli altri sono tutti intra-statali. Governance globale e spesa militare Una fluida governance post-liberale Chi governa il mondo? È difficile identificare i meccanismi di governance che regolano i macro ambiti di relazioni internazionali-> La governance globale ad oggi è molto fluida, parliamo di una fase post-liberale: si moltiplicano i centri decisionali e gli attori che influenzano il pianeta (ex: chi decide il prezzo della benzina): le sedi decisionali come G20 o G8 a livello pratico non prendono decisioni. Queste dinamiche riflettono la crescita dei "mercati emergenti" che hanno nel tempo assorbito tecnologica, prodotti e fabbriche del primo mondo, crescendo in modo sostenuto per circa vent'anni-> schema detto di "globalizzazione" che però oggi sta rallentando, anche perché il commercio mondiale non cresce più rispetto al PIL globale. Queste difficoltà hanno messo in modo delle riforme che incidono sui sistemi politici, chiedendo maggior efficienza economica a discapito della solidarietà sociale e innescando spesso nuovi conflitti.-> La Cina cerca di risolvere le difficoltà sviluppando i consumi interni-> Accordi macro regionali: scambio trans atlantico tra USA e UE L'ambito più difficile da gestire dalla governance globale riguarda le crisi regionali: non c'è più volontà di assumersi le responsabilità in conflitti e nelle crisi, siamo in un'era post-interventista e di scetticismo nei confronti della cooperazione internazionale e dell'ONU. Esempio di due fallimenti nel trovare soluzioni condivise:-Conflitto Siriano (dal 2015: 220.000 morti)-Situazione in Libia-Dramma migratorio-> fenomeno critico e drammatico: coste di Lampedusa nel 2013, l'UE non dà risposte Inoltre, oggi le missioni di pace e stabilità seguono la logica di quick in / quick out: gli stati si impegnano su scala limitata e le azioni sono brevi (anche USA e Italia). In questo scenario di governante globale, per quanto eterogeneo, la preponderanza politico militare USA si sta consolidando, anche se non si può dire lo stesso ella volontà di assumersi responsabilità di fronte alla guerra Iraq-Afghanistan (aperta da Bush) o la crisi finanziaria (per esempio). Il governo Obama si è concentrato più sulla diplomazia e sul rilancio dell'economia interna, anche se è stato fatto uso della forza con una serie di azioni belliche, cercando però intanto di sottrarsi dall'impegno in Iraq ed Afghanistan (ritiro parziale di truppe). di 1 13