Ulisse Doga | Università degli Studi di Trieste (original) (raw)
Papers by Ulisse Doga
Pier Paolo Pasolini Figure, luoghi, dialoghi a cura di Elisa Donzelli, 2024
Abstract: Fin dalla sua uscita per Einaudi nel 1992 il romanzo postumo e incompiuto di Pasolini, ... more Abstract: Fin dalla sua uscita per Einaudi nel 1992 il romanzo postumo e incompiuto di Pasolini, Petrolio, ha interessato la critica soprattutto per le sue vicende editoriali strettamente legate alla morte dell’autore, per il suo contenuto scandaloso e di denuncia; solo più recentemente, dopo le nuove edizioni a cura di Walter Siti e di S. De Laude (1998) e di S. De Laude (2005), l’attenzione è caduta anche sulla sua forma, sulla lingua e sullo stile scelto da Pasolini per quella che considerava profeticamente la sua opera di estrema testimonianza. Questo contributo intende dunque analizzarne le caratteristiche linguistiche e stilistiche, concentrandosi su un fenomeno grammaticale e semantico molto particolare ovvero sull’evocazione del futuro anteriore. La caratteristica principale e più paradossale di Petrolio è infatti che il romanzo evoca un futuro che i lettori percepiscono come già passato e un passato remotissimo in cui però sembrano reperibili tracce di un futuro che però sappiamo già perduto. Dopo alcune considerazioni preliminari sullo “stile tardo” di Pasolini, il contributo si servirà degli strumenti della linguistica di Benveniste e Guillaume allo scopo di mettere a fuoco più precisamente la funzione del futuro anteriore in Petrolio, ovvero per constatare e giustificare come l’innovazione stilistica sia inscindibile dal momento verbale.
Flâneries, sulla traccia di ricordi e parole. Miscellanea di saggi in onore di Patrizio Collini a cura di Diana Battisti, Benedetta Bronzini, Marco Meli, 2024
Abstract: I manuale di stilistica ricordano sempre che il fortunato e fecondo termine tedesco di ... more Abstract: I manuale di stilistica ricordano sempre che il fortunato e fecondo termine tedesco di Stilistik compare per la prima volta nel frammento 499 di Novalis come conio del più antico francesce stylistique. Ciò che poi segue tale prima e convenzionale fotografia storica è un breve inquadramento del neologismo novalisiano all’interno della tradizione retorica antica e una sua derubricazione ad ancella degli studi di poetica e di grammatica. In realtà il frammento di Novalis definisce in modo assolutamente originale il concetto di Stilistik, a cui al contrario si ispirerà il termine francese, collocandolo nell’orizzonte enciclopedico e romantico della poesia universale e progressiva e determinandolo nello specifico secondo termini psicologici e fisiologici. Ritroveremo la moderna definizione di Novalis di stilistica fisiologica individuale nelle riflessioni di Nietzsche sullo stile letterario e, soprattutto, nella specificazioni di Vossler e Spitzer di uno stile come espressione della lingua di un autore (Stilsprache), diverso dalla stile di una lingua generalmente inteso (Sprachstil). Questo breve contributo vuole allora riportare l’originale definizione novalisiana nella sua giusta cornice storica e teoretica, indicandone la complessità, la ricchezza di significato e il suo sviluppo nella grande critica stilistica di inizio Novecento.
Abstract inglese: Stylistics manuals always remind us that the fruitful German term Stilistik appears for the first time in fragment 499 of Novalis as a coinage of the oldest French stylistique. What then follows this conventional historical photograph is a brief framing of the Novalisian neologism within the ancient rhetorical tradition and its declassification as a handmaiden of poetic and grammatical studies. In reality, Novalis's fragment defines the concept of Stilistik in an absolutely original way, which on the contrary will inspire the French term, placing it in the encyclopedic and romantic horizon of universal and progressive poetry and determining it specifically according to psychological and physiological terms. We will find Novalis’s modern definition of individual physiological stylistics in Nietzsche’s reflections on literary style and, above all, in Vossler and Spitzer’s specification of a style as an expression of an author’s language (Stilsprache), different from the generally understood style of a language (Sprachstil). This brief contribution therefore aims to bring the original Novalisian definition back into its correct historical and theoretical framework, indicating its complexity, richness of meaning and its development in the great stylistic criticism of the early twentieth century.
Ri.tra. rivista di traduzione: teorie pratiche storie. 2, 2024
Questo intervento vuole indagare le caratteristiche linguistiche delle traduzioni italiane del r... more Questo intervento vuole indagare le caratteristiche linguistiche delle traduzioni italiane del romanzo di Rainer Maria Rilke I quaderni di Malte Laurids Brigge. L’analisi comparata delle versioni di tre grandi traduttori e interpreti dell’opera di Rilke (Errante, Zampa, Jesi) vuole anzitutto illuminare il metodo di ciascuno, ma sottolineare in particolare “l’esemplarità” del lavoro di Jesi, il quale si pone coscientemente all’interno di una storia della traduzione del Malte, ma allo stesso tempo egli marca con decisione una sua originalità ermeneutica e stilistica rispetto ai tentativi precedenti di ridare in lingua italiana l’arduo intreccio di pensieri e parole che caratterizza così profondamente la prosa del romanzo rilkiano.
Parole chiave: Rainer Maria Rilke, I quaderni di Malte Laurids Brigge, Teoria della traduzione, Vincenzo Errante, Giorgio Zampa, Furio Jesi.
This paper aims to investigate the linguistic characteristics of the Italian translations of Rainer Maria Rilke’s novel The Notebooks of Malte Laurids Brigge. The comparative analysis of the versions of three great translators and interpreters of Rilke’s work (Errante, Zampa, Jesi) aims first of all to illuminate the method of each, but to underline in particular the “exemplarity” of Jesi's work, which stands consciously within a history of Malte’s translation, but at the same time it decisively marks its hermeneutic and stylistic originality compared to previous attempts to restore into the Italian language the arduous interweaving of thoughts and words that so profoundly characterizes the prose of the novel.
Keywords: Rainer Maria Rilke, The Notebooks of Malte Laurids Brigge, Translation Studies, Vincenzo Errante, Giorgio Zampa, Furio Jesi.
L'Ulisse. Rivista di poesia, arti e scrittura Nr. 26, 2023
Il poeta, musicista, artista e teorico Gerhard Rühm – tra i fondatori della Wiener Gruppe e ancor... more Il poeta, musicista, artista e teorico Gerhard Rühm – tra i fondatori della Wiener Gruppe e ancora in attività – è una delle figure principali della neoavanguardia internazionale ed è considerato in Germania colui che nel modo più intransigente e conseguente ha allargato gli orizzonti della poesia, contaminandola coi linguaggi della musica, dell’arte figurativa, dei nuovi media. Il lavoro poetico di Rühm si orienta secondo i principi della riduzione e della desemantizzazione del linguaggio e si concretizza in due grandi aree tematiche: la poesia visuale e quella uditiva (visuelle und auditive poesie). Con “poesia auditiva” Rühm intende quelle opere che si muovono fra letteratura e musica, che rappresentano una soglia, una transizione e una traduzione dei due diversi linguaggi uno nell’altro. Tuttavia, nonostante la riconosciuta importanza e valore dell’opera di Rühm, proprio l’aspetto intermediale e di sconfinamento fra diversi linguaggi sembra essere stato piuttosto trascurato dalla critica e dalla ricerca. Il contributo vuole indagare l’originale teoria linguistica di Rühm e mettere così in luce come la base materiale, gli elementi primi delle sue ardite sperimentazioni poetiche, i fonemi, vengano ordinati o associati da Rühm non secondo la normale sintassi della lingua, ma secondo una grammatica musicale.
Annali di Ca’ Foscari. Serie occidentale, 2021
The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major rediscovery in recen... more The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major rediscovery in recent years thanks to the commendable republication of his books and the publication of numerous unpublished works. In this rediscovery, however, a non-secondary aspect of this multifaceted author still remains in shadow, namely his philosophical and hermeneutic interest in the idea of translation. There are many traces of Jesi’s interest in the theory of translation. A volume entitled Translation and Duplicity of Languages was not completed, but there are some chapters from this project (already published in magazines) and materials still awaiting publication. After the study of Walter Benjamin’s Essays on Language, translation represents for Jesi a fundamental ‘linguistic’ junction of the relationship between the sacred and the profane, between myth and mythologem, between the origin and history of language. The aim of this essay will be to reconstruct and clarify Jesi’s idea of ‘translata...
Staat und Revolution bei Georg Lukács, Nomos Verlag, 2023
Das Staatsverständnis hat sich im Laufe der Jahrhunderte immer wieder grundlegend gewandelt. Wir ... more Das Staatsverständnis hat sich im Laufe der Jahrhunderte immer wieder grundlegend gewandelt. Wir sind Zeugen einer Entwicklung, an deren Ende die Auflösung der uns bekannten Form des territorial definierten Nationalstaates zu stehen scheint. Denn die Globalisierung führt nicht nur zu ökonomischen und technischen Veränderungen, sondern sie hat vor allem auch Auswirkungen auf die Staatlichkeit. Ob die "Entgrenzung der Staatenwelt" jemals zu einem Weltstaat führen wird, ist allerdings zweifelhaft. Umso interessanter sind die Theorien früherer und heutiger Staatsdenker, deren Modelle und Theorien, aber auch Utopien, uns Einblick in den Prozess der Entstehung und des Wandels von Staatsverständnissen geben. Auf die Staatsideen von Platon und Aristoteles, auf denen alle Überlegungen über den Staat basieren, wird unter dem Leitthema "Wiederaneignung der Klassiker" immer wieder zurückzukommen sein. Der Schwerpunkt der in der Reihe Staatsver ständnisse veröffentlichten Arbeiten liegt allerdings auf den neuzeitlichen Ideen vom Staat. Dieses Spektrum reicht von dem Altmeister Niccolò Machiavelli, der wie kein Anderer den engen Zusammenhang zwischen Staatstheorie und Staatspraxis verkörpert, über Thomas Hobbes, den Vater des Leviathan, bis hin zu Karl Marx, den sicher einflussreichsten Staatsdenker der Neuzeit, und schließlich zu den zeitgenössischen Staatstheoretikern. Nicht nur die Verfälschung der Marxschen Ideen zu einer marxistischen Ideologie, die einen repressiven Staatsapparat rechtfertigen sollte, macht deutlich, dass Theorie und Praxis des Staates nicht auf Dauer voneinander zu trennen sind. Auch die Verstrickung Carl Schmitts in die nationalsozialistischen Machenschaften, die heute sein Bild als führender Staatsdenker seiner Epoche trüben, weisen in diese Richtung. Auf eine Analyse moderner Staatspraxis kann daher in diesem Zusammenhang nicht verzichtet werden. Was ergibt sich daraus für ein zeitgemäßes Verständnis des Staates im Sinne einer modernen Staatswissenschaft? Die Reihe Staatsverständnisse richtet sich mit dieser Fragestellung nicht nur an (politische) Philosophen und Philosophinnen, sondern auch an Geistes-und Sozialwissenschaftler bzw.-wissenschaftlerinnen. In den Beiträgen wird daher zum einen der Anschluss an den allgemeinen Diskurs hergestellt, zum anderen werden die wissenschaftlichen Erkenntnisse in klarer und aussagekräftiger Sprache-mit dem Mut zur Pointierung-vorgetragen. Auf diese Weise wird der Leser/die Leserin direkt mit dem Problem konfrontiert, den Staat zu verstehen.
LiLi: Studien zu Literaturwissenschaft und Linguistik Band 5, 2023
Gegenstand des Beitrages ist Christian Enzensbergers Roman Nicht Eins und Doch. Geschichte der Na... more Gegenstand des Beitrages ist Christian Enzensbergers Roman Nicht Eins und Doch. Geschichte der Natur, 2013 bei Die Andere Bibliothek erschienen. Ausgangspunkt der Untersuchung ist die Tatsache, dass die Beziehung des Menschen zur Natur – spätestens seit der Romantik ein zentraler literarischer Topos – angesichts der dramatischen technologischen und ökologischen Umwälzungen des vergangenen Jahrhunderts unrettbar zerrüttet ist. Mit dem Ecocriticism hat sich seit den neunziger Jahren ein interdisziplinärer literaturwissenschaftlicher Ansatz etabliert, der die Auswirkungen dieser Entwicklung auf die Literatur untersucht. Er nimmt jedoch vor allem literarische Fiktionen – Science fiction und insbesondere dystopische Literatur – in den Blick, daher ist es ihm bisher kaum gelungen, auch nur die Frage zu stellen, welche genuin poetologischen Implikationen die Umweltzerstörung hat und wie sie sich in literarischen Sprachformen niederschlägt.
Enzensbergers Roman gehört nämlich zu den besonderen Textsorten, in denen die Transformation der menschlichen Umwelt bzw. Natur in anorganische und leblose Materie nicht so sehr durch eine exzentrische und dystopische Handlung, sondern durch besondere semantische Mittel (Aphasie, Stottern, Verstummung und Zerstörung der Sprachstruktur, kryptische und hermetische Analogismus, Verwendung dialektaler Sprache) Gestalt annimmt.
Es soll gezeigt werden, wie diese Form der Literatur die geschichtlich-biologische Zeit des Menschen mit der „unmenschlichen“ geologischen und kosmologischen „Tiefenzeit“ der Natur ins Verhältnis setzt und so die schwindelerregende ontologische Dissonanz zwischen Natur und Mensch, Geologie und Biologie im Medium der Sprache greifbar werden lässt.
Die Hermetik Enzensbergers Roman soll daher nicht so sehr als Residuum ökologisch-qualitativer Werte in einer Welt der ökonomisch-quantitativen Vermessung erscheinen, sondern zunächst und vor allem als Sprachspiel, das sich den stereotypen Sprachstrukturen (der Naturwissenschaften, der Technik, aber auch der Geschichtsschreibung und der Philosophie) bedient, sie infrage stellt und erneuert. Dabei transformiert er die Sprache zu einem Medium, das den Menschen mit sich selbst und mit der dramatischen Dissonanz zwischen seiner biologischen Zeit und der geologischen Zeit der Natur konfrontiert.
Noch in der ersten Hälfte des 20. Jahrhunderts findet sich Lebloses vor allem in Gestalt eines Gestorben- oder Versteinert-Seins, eines ”Ewigwerdens” des Organischen im Unterschied zum Menschen als lebendigem und wahrnehmendem Wesen. Diese Auffassung wird allmählich (und verstärkt seit Ende des Zweiten Weltkriegs) von einer Literatur überlagert, in der Tod bzw. Zerstörung, Verwesung und Versteinerung primär als Übergang, als Drift hin zum Anorganischen in Erscheinung tritt. Damit geht der Mensch selbst als Sediment in eine jetzt unmenschliche und tragische Geschichte ein. Gegen Ende des Jahrhunderts (paradigmatisch in Christian Enzensbergers Nicht Eins und Doch. Geschichte der Natur) liegt der literarichen Form die Vorstellung zugrunde, dass der Mensch in einer selbstgeschaffenen, post-humanen Landschaft lebt, in deren Zentrum ein ”organisches” Leben unmöglich ist, deren Horizont er aber (naturgemäß) nicht erreichen, geschweige denn überschreiten kann.
Das Anorganische wird hier zum Symbol einer grundlegenden ontologischen Fremdheit der ausgebeuteten Natur, der sich eine jetzt stotternde, sich-suchende Sprache wieder zu nähern versucht. Dieser schwierige und komplexe Annäherungsversuch kann im Werk Christian Enzensbergers in einer totalen, ja wieder „romantischen“ Umkehrung der Rolle gipfeln: Die anorganische Welt spricht den „wandernden“ Menschen an und belehrt ihn wieder.
Eine notwendige poetologische Überlegung des Beitrages wird die Bestimmung der spezifischen Zeitlichkeit Enzenbergers Roman sein. Die geologischen Zeitschichten - die der Gegenwart eine komplexe Stratigraphie übereinanderliegender Ebenen der Zeitlichkeit gegenüberstellt - scheinen in die Struktur und Sprache des Romans auf konstitutive Art und Weise einzudringen. Es stellt sich die Frage, wie die "Differenzbestimmung" zwischen Erfahrung und Erwartung nicht nur den Inhalt, sondern auch Grammatik und Syntax des Romans determiniert.
rivista di traduzione: teorie pratiche storie 1 (2023) 105-132 Studi e ricerche, 2023
Negli ultimi anni Furio Jesi è stato oggetto di una vasta riscoperta grazie alla meritoria ripubb... more Negli ultimi anni Furio Jesi è stato oggetto di una vasta riscoperta grazie alla
meritoria ripubblicazione dei suoi libri e all’edizione di numerosi inediti. Rimangono tuttavia ancora in ombra aspetti non secondari, come il suo interesse teorico per la traduzione e la sua attività di traduttore. Nonostante abbia tradotto dal tedesco numerose opere letterarie e filosofiche, le sue traduzioni non sono mai state oggetto di una riflessione critica. Il primo paragrafo di questo contributo è dedicato alla metodologia generale che presiede al suo lavoro di traduttore; i paragrafi successivi analizzano alcune traduzioni di saggistica (Canetti), narrativa (Th. Mann) e poesia (Rilke). Jesi è un traduttore preciso dal punto di vista linguistico, scrupoloso dal punto di vista filologico, affidabile dal punto di vista scientifico: il tipo di traduttore
colto che tiene sotto controllo la propria erudizione affinché la forma finale
della sua versione sia perfettamente equilibrata e non risulti mai una libera e irrispettosa parodia dell’originale.
Parole chiave: Furio Jesi, Teoria della traduzione, Elias Canetti, Thomas
Mann, Rainer Maria Rilke
Furio Jesi has been widely re-discovered in recent years thanks to the meritorious republication of his books and the publication of numerous unpublished works. However, non-secondary aspects of this multifaceted author still remain unexplored, namely his interest in translation theory and, particularly, his work as a translator. He was a prolific translator especially of German-language literature and philosophy, but his translations have never been the object of critical consideration. The first paragraph of this contribution is dedicated to Jesi’s general methodology of translation;
paragraphs 2, 3, and 4 analyse of his translations of essayistic prose (Canetti), literature (Th. Mann) and poetry (Rilke). The analysis demonstrates that Jesi is a linguistically precise, philologically scrupulous, scientifically reliable translator – the kind of learned translator who holds his erudition in check so that the final form of his version is perfectly balanced and does not result in a free and disrespectful parody of the original.
Keywords: Furio Jesi, Translation Theory, Elias Canetti, Thomas Mann,
Rainer Maria Rilke
Etudes Germaniques, Mar 14, 2022
English The subject of the article is the poetic use of the future perfect tense in Celan’s late ... more English The subject of the article is the poetic use of the future perfect tense in Celan’s late work. The linguistic and stylistic analysis will first show how the motifs of hope, utopia and the dialogue with the ghosts of the past in Celan’s work up to Atemwende are conjugated in the present, imperative and simple future tenses. After this introductory part, the article will examine how in Celan’s late work an already decided future time—which eludes the intentions of the poet and appears to him as an object of melancholy contemplation or prophetic vision—is viewed and said through the use of the future perfect. Français Le sujet de cette contribution est l’utilisation poétique du futur antérieur dans l’œuvre tardive de Celan. L’analyse linguistique et stylistique montrera d’abord comment les motifs d’espoir, d’utopie et de dialogue avec les fantômes du passé se conjuguent aux temps du présent, de l’impératif et du futur simple dans l’œuvre de Celan jusqu’à Atemwende. Après cette partie introductive, la contribution examinera comment dans l’œuvre ultérieure, à travers l’utilisation du futur antérieur, un temps futur déjà achevé qui échappe aux intentions du poète et lui apparaît comme un objet de contemplation mélancolique ou vision prophétique est dit et vu.
Lukács scrive sia la Teoria del romanzo sia il suo libro incompiuto su Dostoevskij durante la Pri... more Lukács scrive sia la Teoria del romanzo sia il suo libro incompiuto su Dostoevskij durante la Prima Guerra mondiale, ed entrambi questi testi possono essere considerati come il precipitato del vissuto di quegli anni, ma soprattutto come la manifestazione del rifiuto della guerra e come netta opposizione all'insano entusiasmo per la guerra che aveva contagiato la società guglielmina. Il contributo vuole dimostrare come la prospettiva storico-filosofica evidenziata in questi scritti possa essere interpretata come una critica alla cultura borghese decadente.
Studi Germanici, Apr 6, 2021
Abstract: L’oggetto del saggio è l’uso particolare, raro e riconducibile alla categoria linguisti... more Abstract: L’oggetto del saggio è l’uso particolare, raro e riconducibile alla categoria linguistica dell’evidenzialità del tempo verbale Futur II nella letteratura drammatica di Goethe e Schiller. La funzione evidenziale è la capacità di una lingua di segnalare la fonte dell’informazione e cioè il modo in cui il locutore è venuto a conoscenza del contenuto proposizionale dell’enunciato. Nel caso del Futur II, la proprietà evidenziale emergerà nel tentativo di determinare con più precisione il valore di compiutezza di questa forma verbale, separandola dalla valenze epistemiche da un lato e da quelle temporali di anteriorità dall’altro. Data la scarsità di studi specifici sul Futur II alcuni capitoli sulla formazione e sulla grammatica di questo tempo verbale anticiperanno l’ermeneutica dell’evidenzialità nei testi letterari. Abstract: The subject of the essay is the particular and rare use, traceable to the linguistic category of evidentiality, of the verbal tense Futur II in the Dramas of Goethe and Schiller. Evidentiality is a linguistic category whose primary meaning is source of information, that is, the way in which the speaker became aware of the propositional content of the sentence. In the case of Futur II, the evidential property will emerge in an attempt to determine more accurately the perfectivity value of this verbal form, separating it from the epistemic values on the one hand and from the temporal ones (anteriority) on the other. Given the scarcity of specific studies on Futur II, some chapters on the formation and grammar of this verbal tense will anticipate the hermeneutics of evidentiality in literary texts.
Parallelen, Korrespondenzen und Nachwirkungen. Beiträge zur Rezeptionsgeschichte des Werks von Georg Lukács. Michael Haase / Amália Kerekes / Anna Zsellér (Hgg.). Aisthesis Verlag. , 2023
Es gibt bis dato keinen nennenswerten Beitrag zu Dantes Präsenz in den Schriften des jungen Lukác... more Es gibt bis dato keinen nennenswerten Beitrag zu Dantes Präsenz in den
Schriften des jungen Lukács’. Diese Forschungslücke mag überraschen,
wenn man bedenkt, welche zentrale Rolle die Göttliche Komödie in der Theorie des Romans spielt, und allgemeiner, wenn man sich die Präsenz und die große Bedeutung von Dantes Werk in all den literarischen und ästhetischen Schriften des jungen Lukács’ bewusst macht. Ich werde in diesem Aufsatz versuchen zu zeigen, wie kontinuierlich und tiefgehend der junge Lukács das Werk Dantes gelesen und interpretiert hat und insbesondere, wie er die These von der Einheit der poetischen und philosophischen Komponenten der Komödie gegen die etablierte Dante-Philologie seiner Zeit (Karl Vossler und Benedetto Croce) verteidigt. Ich werde die Übereinstimmungen der These Lukács’ mit den zeitgenössischen und originellen Lesarten von Dantes Werk bei Ezra Pound, T. S. Eliot und James Joyce erwähnen. Abschließend werde ich den Streit um Dante zwischen den literarischen Figuren Naphta und Settembrini in Thomas Manns Roman Der Zauberberg als Streit zwischen den „Dantisten“ Georg Lukács und Benedetto Croce interpretieren. Ich möchte damit einerseits die Figur Naphta als geniale Parodie des jungen Lukács’ wieder oder neu lesen und andererseits die These vorschlagen, dass in der Figur des italienischen Gelehrten Settembrini Thomas Mann eine ebenso geniale (und vom Betroffenen selbst nicht erkannte) Karikatur des neapolitanischen Philosophen zeichnete.
L'Ulisse. Rivista di poesia, arti e scritture. Nr. XXV, 2022
Alla critica stilistica nella germanistica tedesca è dedicato il saggio di Ulisse Dogà. Se negli ... more Alla critica stilistica nella germanistica tedesca è dedicato il saggio di Ulisse Dogà. Se negli ultimi anni la critica stilistica sembra aver perso rilevanza nel panorama di lingua tedesca, a favore di approcci pragmatici, ispirati ai cultural studies, e di metodi neopositivistici, Dogà nota come la grande critica stilistica sviluppatasi tra le due guerre con autori quali Vossler, Spitzer, Auerbach, e Walzel, nonché il metodo eterodosso di critica stilistica messo a punto da Benjamin e ripreso da Adorno e Szondi, nascesse proprio da una polemica sia con il positivismo sia con la storia dello spirito applicati alla letteratura. In particolare Szondi, riattualizzando l’ermeneutica letteraria di Benjamin e Adorno, porterebbe in luce la dimensione gnoseologica della categoria di stile, sviluppando una concezione della critica come stilistica filosofica, capace di cogliere i nessi d’immanenza dell’opera non solo sul piano formale e linguistico, ma insieme su quello materiale e extralinguistico.
Questo studio e dedicato alle diverse tipologie di traduzione intralinguistica del Minnesang , l... more Questo studio e dedicato alle diverse tipologie di traduzione intralinguistica del Minnesang , la poesia cortese fiorita in Germania fra la meta del XII e la fine del XIII secolo. Dall'estremo del rifacimento poetico al polo opposto della traduzione di servizio, la storia e la dialettica della traduzione in tedesco moderno della lirica medievale si mostra in strettissima connessione con la storia della ricezione letteraria e scientifica di questo particolare genere poetico. Partendo da alcune considerazioni preliminari su questioni sociologiche e di genere e sulle componenti performative del Minnesang , quest'intervento intende offrire una panoramica storica del raro e poco indagato confronto dei poeti tedeschi moderni e contemporanei con loro propria origine e tradizione.
Annali di Ca' Foscari. Serie Occidentale, 2021
<div> <p>The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major... more <div> <p>The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major rediscovery in recent years thanks to the commendable republication of his books and the publication of numerous unpublished works. In this rediscovery, however, a non-secondary aspect of this multifaceted author still remains in shadow, namely his philosophical and hermeneutic interest in the idea of translation. There are many traces of Jesi's interest in the theory of translation. A volume entitled <i>Translation and Duplicity of Languages</i> was not completed, but there are some chapters from this project (already published in magazines) and materials still awaiting publication. After the study of Walter Benjamin's <i>Essays on Language</i>, translation represents for Jesi a fundamental 'linguistic' junction of the relationship between the sacred and the profane, between myth and mythologem, between the origin and history of language. The aim of this essay will be to reconstruct and clarify Jesi's idea of 'translatability', trying to trace a common thread among the theoretical essays in which Jesi determines translation as a further gnoseological background of his 'mythological machine' on the one hand, and the excursus of history of the language and his critical essays on literature on the other.</p> </div>
Rivista Di Letterature Moderne E Comparate, 2008
Études Germaniques, 2021
English The subject of the article is the poetic use of the future perfect tense in Celan’s late ... more English
The subject of the article is the poetic use of the future perfect tense in Celan’s late work. The linguistic and stylistic analysis will first show how the motifs of hope, utopia and the dialogue with the ghosts of the past in Celan’s work up to Atemwende are conjugated in the present, imperative and simple future tenses. After this introductory part, the article will examine how in Celan’s late work an already decided future time—which eludes the intentions of the poet and appears to him as an object of melancholy contemplation or prophetic vision—is viewed and said through the use of the future perfect.
Français
Le sujet de cette contribution est l’utilisation poétique du futur antérieur dans l’œuvre tardive de Celan. L’analyse linguistique et stylistique montrera d’abord comment les motifs d’espoir, d’utopie et de dialogue avec les fantômes du passé se conjuguent aux temps du présent, de l’impératif et du futur simple dans l’œuvre de Celan jusqu’à Atemwende. Après cette partie introductive, la contribution examinera comment dans l’œuvre ultérieure, à travers l’utilisation du futur antérieur, un temps futur déjà achevé qui échappe aux intentions du poète et lui apparaît comme un objet de contemplation mélancolique ou vision prophétique est dit et vu.
L'Ulisse. Rivista di poesia, arti e scritture. Numero 24, 2021
La poesia aneddiana come respiro pastorale 205 Francesco Ottonello Scienza e antropocene in Buffo... more La poesia aneddiana come respiro pastorale 205 Francesco Ottonello Scienza e antropocene in Buffoni 214 Lucia della Fontana La poesia allřepoca dellřAntropocene 226 Jacopo Turini Scavi archeo-logici nel contemporaneo 235 Gianluca D'Andrea Orientamenti spazio-ambientali nella poesia siciliana 247 Sara Vergari Lřantologia di poesia come Terzo paesaggio 282 PAESAGGI IN PROSA
Annali di Ca' Foscari. Serie Occidentale. Vol. 55, 2021
The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major rediscovery in recen... more The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major rediscovery in recent years thanks to the commendable republication of his books and the publication of numerous unpublished works. In this rediscovery, however, a non-secondary aspect of this multifaceted author still remains in shadow, namely his philosophical and hermeneutic interest in the idea of translation. There are many traces of Jesi's interest in the theory of translation. A volume entitled Translation and Duplicity of Languages was not completed, but there are some chapters from this project (already published in magazines) and materials still awaiting publication. After the study of Walter Benjamin's Essays on Language, translation represents for Jesi a fundamental 'linguistic' junction of the relationship between the sacred and the profane, between myth and mythologem, between the origin and history of language. The aim of this essay will be to reconstruct and clarify Jesi's idea of 'translatability', trying to trace a common thread among the theoretical essays in which Jesi determines translation as a further gnoseological background of his 'mythological machine' on the one hand, and the excursus of history of the language and his critical essays on literature on the other. Keywords Translation Studies. Philosophy of language. Gnoseology. German language. German literature.
Pier Paolo Pasolini Figure, luoghi, dialoghi a cura di Elisa Donzelli, 2024
Abstract: Fin dalla sua uscita per Einaudi nel 1992 il romanzo postumo e incompiuto di Pasolini, ... more Abstract: Fin dalla sua uscita per Einaudi nel 1992 il romanzo postumo e incompiuto di Pasolini, Petrolio, ha interessato la critica soprattutto per le sue vicende editoriali strettamente legate alla morte dell’autore, per il suo contenuto scandaloso e di denuncia; solo più recentemente, dopo le nuove edizioni a cura di Walter Siti e di S. De Laude (1998) e di S. De Laude (2005), l’attenzione è caduta anche sulla sua forma, sulla lingua e sullo stile scelto da Pasolini per quella che considerava profeticamente la sua opera di estrema testimonianza. Questo contributo intende dunque analizzarne le caratteristiche linguistiche e stilistiche, concentrandosi su un fenomeno grammaticale e semantico molto particolare ovvero sull’evocazione del futuro anteriore. La caratteristica principale e più paradossale di Petrolio è infatti che il romanzo evoca un futuro che i lettori percepiscono come già passato e un passato remotissimo in cui però sembrano reperibili tracce di un futuro che però sappiamo già perduto. Dopo alcune considerazioni preliminari sullo “stile tardo” di Pasolini, il contributo si servirà degli strumenti della linguistica di Benveniste e Guillaume allo scopo di mettere a fuoco più precisamente la funzione del futuro anteriore in Petrolio, ovvero per constatare e giustificare come l’innovazione stilistica sia inscindibile dal momento verbale.
Flâneries, sulla traccia di ricordi e parole. Miscellanea di saggi in onore di Patrizio Collini a cura di Diana Battisti, Benedetta Bronzini, Marco Meli, 2024
Abstract: I manuale di stilistica ricordano sempre che il fortunato e fecondo termine tedesco di ... more Abstract: I manuale di stilistica ricordano sempre che il fortunato e fecondo termine tedesco di Stilistik compare per la prima volta nel frammento 499 di Novalis come conio del più antico francesce stylistique. Ciò che poi segue tale prima e convenzionale fotografia storica è un breve inquadramento del neologismo novalisiano all’interno della tradizione retorica antica e una sua derubricazione ad ancella degli studi di poetica e di grammatica. In realtà il frammento di Novalis definisce in modo assolutamente originale il concetto di Stilistik, a cui al contrario si ispirerà il termine francese, collocandolo nell’orizzonte enciclopedico e romantico della poesia universale e progressiva e determinandolo nello specifico secondo termini psicologici e fisiologici. Ritroveremo la moderna definizione di Novalis di stilistica fisiologica individuale nelle riflessioni di Nietzsche sullo stile letterario e, soprattutto, nella specificazioni di Vossler e Spitzer di uno stile come espressione della lingua di un autore (Stilsprache), diverso dalla stile di una lingua generalmente inteso (Sprachstil). Questo breve contributo vuole allora riportare l’originale definizione novalisiana nella sua giusta cornice storica e teoretica, indicandone la complessità, la ricchezza di significato e il suo sviluppo nella grande critica stilistica di inizio Novecento.
Abstract inglese: Stylistics manuals always remind us that the fruitful German term Stilistik appears for the first time in fragment 499 of Novalis as a coinage of the oldest French stylistique. What then follows this conventional historical photograph is a brief framing of the Novalisian neologism within the ancient rhetorical tradition and its declassification as a handmaiden of poetic and grammatical studies. In reality, Novalis's fragment defines the concept of Stilistik in an absolutely original way, which on the contrary will inspire the French term, placing it in the encyclopedic and romantic horizon of universal and progressive poetry and determining it specifically according to psychological and physiological terms. We will find Novalis’s modern definition of individual physiological stylistics in Nietzsche’s reflections on literary style and, above all, in Vossler and Spitzer’s specification of a style as an expression of an author’s language (Stilsprache), different from the generally understood style of a language (Sprachstil). This brief contribution therefore aims to bring the original Novalisian definition back into its correct historical and theoretical framework, indicating its complexity, richness of meaning and its development in the great stylistic criticism of the early twentieth century.
Ri.tra. rivista di traduzione: teorie pratiche storie. 2, 2024
Questo intervento vuole indagare le caratteristiche linguistiche delle traduzioni italiane del r... more Questo intervento vuole indagare le caratteristiche linguistiche delle traduzioni italiane del romanzo di Rainer Maria Rilke I quaderni di Malte Laurids Brigge. L’analisi comparata delle versioni di tre grandi traduttori e interpreti dell’opera di Rilke (Errante, Zampa, Jesi) vuole anzitutto illuminare il metodo di ciascuno, ma sottolineare in particolare “l’esemplarità” del lavoro di Jesi, il quale si pone coscientemente all’interno di una storia della traduzione del Malte, ma allo stesso tempo egli marca con decisione una sua originalità ermeneutica e stilistica rispetto ai tentativi precedenti di ridare in lingua italiana l’arduo intreccio di pensieri e parole che caratterizza così profondamente la prosa del romanzo rilkiano.
Parole chiave: Rainer Maria Rilke, I quaderni di Malte Laurids Brigge, Teoria della traduzione, Vincenzo Errante, Giorgio Zampa, Furio Jesi.
This paper aims to investigate the linguistic characteristics of the Italian translations of Rainer Maria Rilke’s novel The Notebooks of Malte Laurids Brigge. The comparative analysis of the versions of three great translators and interpreters of Rilke’s work (Errante, Zampa, Jesi) aims first of all to illuminate the method of each, but to underline in particular the “exemplarity” of Jesi's work, which stands consciously within a history of Malte’s translation, but at the same time it decisively marks its hermeneutic and stylistic originality compared to previous attempts to restore into the Italian language the arduous interweaving of thoughts and words that so profoundly characterizes the prose of the novel.
Keywords: Rainer Maria Rilke, The Notebooks of Malte Laurids Brigge, Translation Studies, Vincenzo Errante, Giorgio Zampa, Furio Jesi.
L'Ulisse. Rivista di poesia, arti e scrittura Nr. 26, 2023
Il poeta, musicista, artista e teorico Gerhard Rühm – tra i fondatori della Wiener Gruppe e ancor... more Il poeta, musicista, artista e teorico Gerhard Rühm – tra i fondatori della Wiener Gruppe e ancora in attività – è una delle figure principali della neoavanguardia internazionale ed è considerato in Germania colui che nel modo più intransigente e conseguente ha allargato gli orizzonti della poesia, contaminandola coi linguaggi della musica, dell’arte figurativa, dei nuovi media. Il lavoro poetico di Rühm si orienta secondo i principi della riduzione e della desemantizzazione del linguaggio e si concretizza in due grandi aree tematiche: la poesia visuale e quella uditiva (visuelle und auditive poesie). Con “poesia auditiva” Rühm intende quelle opere che si muovono fra letteratura e musica, che rappresentano una soglia, una transizione e una traduzione dei due diversi linguaggi uno nell’altro. Tuttavia, nonostante la riconosciuta importanza e valore dell’opera di Rühm, proprio l’aspetto intermediale e di sconfinamento fra diversi linguaggi sembra essere stato piuttosto trascurato dalla critica e dalla ricerca. Il contributo vuole indagare l’originale teoria linguistica di Rühm e mettere così in luce come la base materiale, gli elementi primi delle sue ardite sperimentazioni poetiche, i fonemi, vengano ordinati o associati da Rühm non secondo la normale sintassi della lingua, ma secondo una grammatica musicale.
Annali di Ca’ Foscari. Serie occidentale, 2021
The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major rediscovery in recen... more The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major rediscovery in recent years thanks to the commendable republication of his books and the publication of numerous unpublished works. In this rediscovery, however, a non-secondary aspect of this multifaceted author still remains in shadow, namely his philosophical and hermeneutic interest in the idea of translation. There are many traces of Jesi’s interest in the theory of translation. A volume entitled Translation and Duplicity of Languages was not completed, but there are some chapters from this project (already published in magazines) and materials still awaiting publication. After the study of Walter Benjamin’s Essays on Language, translation represents for Jesi a fundamental ‘linguistic’ junction of the relationship between the sacred and the profane, between myth and mythologem, between the origin and history of language. The aim of this essay will be to reconstruct and clarify Jesi’s idea of ‘translata...
Staat und Revolution bei Georg Lukács, Nomos Verlag, 2023
Das Staatsverständnis hat sich im Laufe der Jahrhunderte immer wieder grundlegend gewandelt. Wir ... more Das Staatsverständnis hat sich im Laufe der Jahrhunderte immer wieder grundlegend gewandelt. Wir sind Zeugen einer Entwicklung, an deren Ende die Auflösung der uns bekannten Form des territorial definierten Nationalstaates zu stehen scheint. Denn die Globalisierung führt nicht nur zu ökonomischen und technischen Veränderungen, sondern sie hat vor allem auch Auswirkungen auf die Staatlichkeit. Ob die "Entgrenzung der Staatenwelt" jemals zu einem Weltstaat führen wird, ist allerdings zweifelhaft. Umso interessanter sind die Theorien früherer und heutiger Staatsdenker, deren Modelle und Theorien, aber auch Utopien, uns Einblick in den Prozess der Entstehung und des Wandels von Staatsverständnissen geben. Auf die Staatsideen von Platon und Aristoteles, auf denen alle Überlegungen über den Staat basieren, wird unter dem Leitthema "Wiederaneignung der Klassiker" immer wieder zurückzukommen sein. Der Schwerpunkt der in der Reihe Staatsver ständnisse veröffentlichten Arbeiten liegt allerdings auf den neuzeitlichen Ideen vom Staat. Dieses Spektrum reicht von dem Altmeister Niccolò Machiavelli, der wie kein Anderer den engen Zusammenhang zwischen Staatstheorie und Staatspraxis verkörpert, über Thomas Hobbes, den Vater des Leviathan, bis hin zu Karl Marx, den sicher einflussreichsten Staatsdenker der Neuzeit, und schließlich zu den zeitgenössischen Staatstheoretikern. Nicht nur die Verfälschung der Marxschen Ideen zu einer marxistischen Ideologie, die einen repressiven Staatsapparat rechtfertigen sollte, macht deutlich, dass Theorie und Praxis des Staates nicht auf Dauer voneinander zu trennen sind. Auch die Verstrickung Carl Schmitts in die nationalsozialistischen Machenschaften, die heute sein Bild als führender Staatsdenker seiner Epoche trüben, weisen in diese Richtung. Auf eine Analyse moderner Staatspraxis kann daher in diesem Zusammenhang nicht verzichtet werden. Was ergibt sich daraus für ein zeitgemäßes Verständnis des Staates im Sinne einer modernen Staatswissenschaft? Die Reihe Staatsverständnisse richtet sich mit dieser Fragestellung nicht nur an (politische) Philosophen und Philosophinnen, sondern auch an Geistes-und Sozialwissenschaftler bzw.-wissenschaftlerinnen. In den Beiträgen wird daher zum einen der Anschluss an den allgemeinen Diskurs hergestellt, zum anderen werden die wissenschaftlichen Erkenntnisse in klarer und aussagekräftiger Sprache-mit dem Mut zur Pointierung-vorgetragen. Auf diese Weise wird der Leser/die Leserin direkt mit dem Problem konfrontiert, den Staat zu verstehen.
LiLi: Studien zu Literaturwissenschaft und Linguistik Band 5, 2023
Gegenstand des Beitrages ist Christian Enzensbergers Roman Nicht Eins und Doch. Geschichte der Na... more Gegenstand des Beitrages ist Christian Enzensbergers Roman Nicht Eins und Doch. Geschichte der Natur, 2013 bei Die Andere Bibliothek erschienen. Ausgangspunkt der Untersuchung ist die Tatsache, dass die Beziehung des Menschen zur Natur – spätestens seit der Romantik ein zentraler literarischer Topos – angesichts der dramatischen technologischen und ökologischen Umwälzungen des vergangenen Jahrhunderts unrettbar zerrüttet ist. Mit dem Ecocriticism hat sich seit den neunziger Jahren ein interdisziplinärer literaturwissenschaftlicher Ansatz etabliert, der die Auswirkungen dieser Entwicklung auf die Literatur untersucht. Er nimmt jedoch vor allem literarische Fiktionen – Science fiction und insbesondere dystopische Literatur – in den Blick, daher ist es ihm bisher kaum gelungen, auch nur die Frage zu stellen, welche genuin poetologischen Implikationen die Umweltzerstörung hat und wie sie sich in literarischen Sprachformen niederschlägt.
Enzensbergers Roman gehört nämlich zu den besonderen Textsorten, in denen die Transformation der menschlichen Umwelt bzw. Natur in anorganische und leblose Materie nicht so sehr durch eine exzentrische und dystopische Handlung, sondern durch besondere semantische Mittel (Aphasie, Stottern, Verstummung und Zerstörung der Sprachstruktur, kryptische und hermetische Analogismus, Verwendung dialektaler Sprache) Gestalt annimmt.
Es soll gezeigt werden, wie diese Form der Literatur die geschichtlich-biologische Zeit des Menschen mit der „unmenschlichen“ geologischen und kosmologischen „Tiefenzeit“ der Natur ins Verhältnis setzt und so die schwindelerregende ontologische Dissonanz zwischen Natur und Mensch, Geologie und Biologie im Medium der Sprache greifbar werden lässt.
Die Hermetik Enzensbergers Roman soll daher nicht so sehr als Residuum ökologisch-qualitativer Werte in einer Welt der ökonomisch-quantitativen Vermessung erscheinen, sondern zunächst und vor allem als Sprachspiel, das sich den stereotypen Sprachstrukturen (der Naturwissenschaften, der Technik, aber auch der Geschichtsschreibung und der Philosophie) bedient, sie infrage stellt und erneuert. Dabei transformiert er die Sprache zu einem Medium, das den Menschen mit sich selbst und mit der dramatischen Dissonanz zwischen seiner biologischen Zeit und der geologischen Zeit der Natur konfrontiert.
Noch in der ersten Hälfte des 20. Jahrhunderts findet sich Lebloses vor allem in Gestalt eines Gestorben- oder Versteinert-Seins, eines ”Ewigwerdens” des Organischen im Unterschied zum Menschen als lebendigem und wahrnehmendem Wesen. Diese Auffassung wird allmählich (und verstärkt seit Ende des Zweiten Weltkriegs) von einer Literatur überlagert, in der Tod bzw. Zerstörung, Verwesung und Versteinerung primär als Übergang, als Drift hin zum Anorganischen in Erscheinung tritt. Damit geht der Mensch selbst als Sediment in eine jetzt unmenschliche und tragische Geschichte ein. Gegen Ende des Jahrhunderts (paradigmatisch in Christian Enzensbergers Nicht Eins und Doch. Geschichte der Natur) liegt der literarichen Form die Vorstellung zugrunde, dass der Mensch in einer selbstgeschaffenen, post-humanen Landschaft lebt, in deren Zentrum ein ”organisches” Leben unmöglich ist, deren Horizont er aber (naturgemäß) nicht erreichen, geschweige denn überschreiten kann.
Das Anorganische wird hier zum Symbol einer grundlegenden ontologischen Fremdheit der ausgebeuteten Natur, der sich eine jetzt stotternde, sich-suchende Sprache wieder zu nähern versucht. Dieser schwierige und komplexe Annäherungsversuch kann im Werk Christian Enzensbergers in einer totalen, ja wieder „romantischen“ Umkehrung der Rolle gipfeln: Die anorganische Welt spricht den „wandernden“ Menschen an und belehrt ihn wieder.
Eine notwendige poetologische Überlegung des Beitrages wird die Bestimmung der spezifischen Zeitlichkeit Enzenbergers Roman sein. Die geologischen Zeitschichten - die der Gegenwart eine komplexe Stratigraphie übereinanderliegender Ebenen der Zeitlichkeit gegenüberstellt - scheinen in die Struktur und Sprache des Romans auf konstitutive Art und Weise einzudringen. Es stellt sich die Frage, wie die "Differenzbestimmung" zwischen Erfahrung und Erwartung nicht nur den Inhalt, sondern auch Grammatik und Syntax des Romans determiniert.
rivista di traduzione: teorie pratiche storie 1 (2023) 105-132 Studi e ricerche, 2023
Negli ultimi anni Furio Jesi è stato oggetto di una vasta riscoperta grazie alla meritoria ripubb... more Negli ultimi anni Furio Jesi è stato oggetto di una vasta riscoperta grazie alla
meritoria ripubblicazione dei suoi libri e all’edizione di numerosi inediti. Rimangono tuttavia ancora in ombra aspetti non secondari, come il suo interesse teorico per la traduzione e la sua attività di traduttore. Nonostante abbia tradotto dal tedesco numerose opere letterarie e filosofiche, le sue traduzioni non sono mai state oggetto di una riflessione critica. Il primo paragrafo di questo contributo è dedicato alla metodologia generale che presiede al suo lavoro di traduttore; i paragrafi successivi analizzano alcune traduzioni di saggistica (Canetti), narrativa (Th. Mann) e poesia (Rilke). Jesi è un traduttore preciso dal punto di vista linguistico, scrupoloso dal punto di vista filologico, affidabile dal punto di vista scientifico: il tipo di traduttore
colto che tiene sotto controllo la propria erudizione affinché la forma finale
della sua versione sia perfettamente equilibrata e non risulti mai una libera e irrispettosa parodia dell’originale.
Parole chiave: Furio Jesi, Teoria della traduzione, Elias Canetti, Thomas
Mann, Rainer Maria Rilke
Furio Jesi has been widely re-discovered in recent years thanks to the meritorious republication of his books and the publication of numerous unpublished works. However, non-secondary aspects of this multifaceted author still remain unexplored, namely his interest in translation theory and, particularly, his work as a translator. He was a prolific translator especially of German-language literature and philosophy, but his translations have never been the object of critical consideration. The first paragraph of this contribution is dedicated to Jesi’s general methodology of translation;
paragraphs 2, 3, and 4 analyse of his translations of essayistic prose (Canetti), literature (Th. Mann) and poetry (Rilke). The analysis demonstrates that Jesi is a linguistically precise, philologically scrupulous, scientifically reliable translator – the kind of learned translator who holds his erudition in check so that the final form of his version is perfectly balanced and does not result in a free and disrespectful parody of the original.
Keywords: Furio Jesi, Translation Theory, Elias Canetti, Thomas Mann,
Rainer Maria Rilke
Etudes Germaniques, Mar 14, 2022
English The subject of the article is the poetic use of the future perfect tense in Celan’s late ... more English The subject of the article is the poetic use of the future perfect tense in Celan’s late work. The linguistic and stylistic analysis will first show how the motifs of hope, utopia and the dialogue with the ghosts of the past in Celan’s work up to Atemwende are conjugated in the present, imperative and simple future tenses. After this introductory part, the article will examine how in Celan’s late work an already decided future time—which eludes the intentions of the poet and appears to him as an object of melancholy contemplation or prophetic vision—is viewed and said through the use of the future perfect. Français Le sujet de cette contribution est l’utilisation poétique du futur antérieur dans l’œuvre tardive de Celan. L’analyse linguistique et stylistique montrera d’abord comment les motifs d’espoir, d’utopie et de dialogue avec les fantômes du passé se conjuguent aux temps du présent, de l’impératif et du futur simple dans l’œuvre de Celan jusqu’à Atemwende. Après cette partie introductive, la contribution examinera comment dans l’œuvre ultérieure, à travers l’utilisation du futur antérieur, un temps futur déjà achevé qui échappe aux intentions du poète et lui apparaît comme un objet de contemplation mélancolique ou vision prophétique est dit et vu.
Lukács scrive sia la Teoria del romanzo sia il suo libro incompiuto su Dostoevskij durante la Pri... more Lukács scrive sia la Teoria del romanzo sia il suo libro incompiuto su Dostoevskij durante la Prima Guerra mondiale, ed entrambi questi testi possono essere considerati come il precipitato del vissuto di quegli anni, ma soprattutto come la manifestazione del rifiuto della guerra e come netta opposizione all'insano entusiasmo per la guerra che aveva contagiato la società guglielmina. Il contributo vuole dimostrare come la prospettiva storico-filosofica evidenziata in questi scritti possa essere interpretata come una critica alla cultura borghese decadente.
Studi Germanici, Apr 6, 2021
Abstract: L’oggetto del saggio è l’uso particolare, raro e riconducibile alla categoria linguisti... more Abstract: L’oggetto del saggio è l’uso particolare, raro e riconducibile alla categoria linguistica dell’evidenzialità del tempo verbale Futur II nella letteratura drammatica di Goethe e Schiller. La funzione evidenziale è la capacità di una lingua di segnalare la fonte dell’informazione e cioè il modo in cui il locutore è venuto a conoscenza del contenuto proposizionale dell’enunciato. Nel caso del Futur II, la proprietà evidenziale emergerà nel tentativo di determinare con più precisione il valore di compiutezza di questa forma verbale, separandola dalla valenze epistemiche da un lato e da quelle temporali di anteriorità dall’altro. Data la scarsità di studi specifici sul Futur II alcuni capitoli sulla formazione e sulla grammatica di questo tempo verbale anticiperanno l’ermeneutica dell’evidenzialità nei testi letterari. Abstract: The subject of the essay is the particular and rare use, traceable to the linguistic category of evidentiality, of the verbal tense Futur II in the Dramas of Goethe and Schiller. Evidentiality is a linguistic category whose primary meaning is source of information, that is, the way in which the speaker became aware of the propositional content of the sentence. In the case of Futur II, the evidential property will emerge in an attempt to determine more accurately the perfectivity value of this verbal form, separating it from the epistemic values on the one hand and from the temporal ones (anteriority) on the other. Given the scarcity of specific studies on Futur II, some chapters on the formation and grammar of this verbal tense will anticipate the hermeneutics of evidentiality in literary texts.
Parallelen, Korrespondenzen und Nachwirkungen. Beiträge zur Rezeptionsgeschichte des Werks von Georg Lukács. Michael Haase / Amália Kerekes / Anna Zsellér (Hgg.). Aisthesis Verlag. , 2023
Es gibt bis dato keinen nennenswerten Beitrag zu Dantes Präsenz in den Schriften des jungen Lukác... more Es gibt bis dato keinen nennenswerten Beitrag zu Dantes Präsenz in den
Schriften des jungen Lukács’. Diese Forschungslücke mag überraschen,
wenn man bedenkt, welche zentrale Rolle die Göttliche Komödie in der Theorie des Romans spielt, und allgemeiner, wenn man sich die Präsenz und die große Bedeutung von Dantes Werk in all den literarischen und ästhetischen Schriften des jungen Lukács’ bewusst macht. Ich werde in diesem Aufsatz versuchen zu zeigen, wie kontinuierlich und tiefgehend der junge Lukács das Werk Dantes gelesen und interpretiert hat und insbesondere, wie er die These von der Einheit der poetischen und philosophischen Komponenten der Komödie gegen die etablierte Dante-Philologie seiner Zeit (Karl Vossler und Benedetto Croce) verteidigt. Ich werde die Übereinstimmungen der These Lukács’ mit den zeitgenössischen und originellen Lesarten von Dantes Werk bei Ezra Pound, T. S. Eliot und James Joyce erwähnen. Abschließend werde ich den Streit um Dante zwischen den literarischen Figuren Naphta und Settembrini in Thomas Manns Roman Der Zauberberg als Streit zwischen den „Dantisten“ Georg Lukács und Benedetto Croce interpretieren. Ich möchte damit einerseits die Figur Naphta als geniale Parodie des jungen Lukács’ wieder oder neu lesen und andererseits die These vorschlagen, dass in der Figur des italienischen Gelehrten Settembrini Thomas Mann eine ebenso geniale (und vom Betroffenen selbst nicht erkannte) Karikatur des neapolitanischen Philosophen zeichnete.
L'Ulisse. Rivista di poesia, arti e scritture. Nr. XXV, 2022
Alla critica stilistica nella germanistica tedesca è dedicato il saggio di Ulisse Dogà. Se negli ... more Alla critica stilistica nella germanistica tedesca è dedicato il saggio di Ulisse Dogà. Se negli ultimi anni la critica stilistica sembra aver perso rilevanza nel panorama di lingua tedesca, a favore di approcci pragmatici, ispirati ai cultural studies, e di metodi neopositivistici, Dogà nota come la grande critica stilistica sviluppatasi tra le due guerre con autori quali Vossler, Spitzer, Auerbach, e Walzel, nonché il metodo eterodosso di critica stilistica messo a punto da Benjamin e ripreso da Adorno e Szondi, nascesse proprio da una polemica sia con il positivismo sia con la storia dello spirito applicati alla letteratura. In particolare Szondi, riattualizzando l’ermeneutica letteraria di Benjamin e Adorno, porterebbe in luce la dimensione gnoseologica della categoria di stile, sviluppando una concezione della critica come stilistica filosofica, capace di cogliere i nessi d’immanenza dell’opera non solo sul piano formale e linguistico, ma insieme su quello materiale e extralinguistico.
Questo studio e dedicato alle diverse tipologie di traduzione intralinguistica del Minnesang , l... more Questo studio e dedicato alle diverse tipologie di traduzione intralinguistica del Minnesang , la poesia cortese fiorita in Germania fra la meta del XII e la fine del XIII secolo. Dall'estremo del rifacimento poetico al polo opposto della traduzione di servizio, la storia e la dialettica della traduzione in tedesco moderno della lirica medievale si mostra in strettissima connessione con la storia della ricezione letteraria e scientifica di questo particolare genere poetico. Partendo da alcune considerazioni preliminari su questioni sociologiche e di genere e sulle componenti performative del Minnesang , quest'intervento intende offrire una panoramica storica del raro e poco indagato confronto dei poeti tedeschi moderni e contemporanei con loro propria origine e tradizione.
Annali di Ca' Foscari. Serie Occidentale, 2021
<div> <p>The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major... more <div> <p>The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major rediscovery in recent years thanks to the commendable republication of his books and the publication of numerous unpublished works. In this rediscovery, however, a non-secondary aspect of this multifaceted author still remains in shadow, namely his philosophical and hermeneutic interest in the idea of translation. There are many traces of Jesi's interest in the theory of translation. A volume entitled <i>Translation and Duplicity of Languages</i> was not completed, but there are some chapters from this project (already published in magazines) and materials still awaiting publication. After the study of Walter Benjamin's <i>Essays on Language</i>, translation represents for Jesi a fundamental 'linguistic' junction of the relationship between the sacred and the profane, between myth and mythologem, between the origin and history of language. The aim of this essay will be to reconstruct and clarify Jesi's idea of 'translatability', trying to trace a common thread among the theoretical essays in which Jesi determines translation as a further gnoseological background of his 'mythological machine' on the one hand, and the excursus of history of the language and his critical essays on literature on the other.</p> </div>
Rivista Di Letterature Moderne E Comparate, 2008
Études Germaniques, 2021
English The subject of the article is the poetic use of the future perfect tense in Celan’s late ... more English
The subject of the article is the poetic use of the future perfect tense in Celan’s late work. The linguistic and stylistic analysis will first show how the motifs of hope, utopia and the dialogue with the ghosts of the past in Celan’s work up to Atemwende are conjugated in the present, imperative and simple future tenses. After this introductory part, the article will examine how in Celan’s late work an already decided future time—which eludes the intentions of the poet and appears to him as an object of melancholy contemplation or prophetic vision—is viewed and said through the use of the future perfect.
Français
Le sujet de cette contribution est l’utilisation poétique du futur antérieur dans l’œuvre tardive de Celan. L’analyse linguistique et stylistique montrera d’abord comment les motifs d’espoir, d’utopie et de dialogue avec les fantômes du passé se conjuguent aux temps du présent, de l’impératif et du futur simple dans l’œuvre de Celan jusqu’à Atemwende. Après cette partie introductive, la contribution examinera comment dans l’œuvre ultérieure, à travers l’utilisation du futur antérieur, un temps futur déjà achevé qui échappe aux intentions du poète et lui apparaît comme un objet de contemplation mélancolique ou vision prophétique est dit et vu.
L'Ulisse. Rivista di poesia, arti e scritture. Numero 24, 2021
La poesia aneddiana come respiro pastorale 205 Francesco Ottonello Scienza e antropocene in Buffo... more La poesia aneddiana come respiro pastorale 205 Francesco Ottonello Scienza e antropocene in Buffoni 214 Lucia della Fontana La poesia allřepoca dellřAntropocene 226 Jacopo Turini Scavi archeo-logici nel contemporaneo 235 Gianluca D'Andrea Orientamenti spazio-ambientali nella poesia siciliana 247 Sara Vergari Lřantologia di poesia come Terzo paesaggio 282 PAESAGGI IN PROSA
Annali di Ca' Foscari. Serie Occidentale. Vol. 55, 2021
The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major rediscovery in recen... more The figure of the cultural anthropologist Furio Jesi has experienced a major rediscovery in recent years thanks to the commendable republication of his books and the publication of numerous unpublished works. In this rediscovery, however, a non-secondary aspect of this multifaceted author still remains in shadow, namely his philosophical and hermeneutic interest in the idea of translation. There are many traces of Jesi's interest in the theory of translation. A volume entitled Translation and Duplicity of Languages was not completed, but there are some chapters from this project (already published in magazines) and materials still awaiting publication. After the study of Walter Benjamin's Essays on Language, translation represents for Jesi a fundamental 'linguistic' junction of the relationship between the sacred and the profane, between myth and mythologem, between the origin and history of language. The aim of this essay will be to reconstruct and clarify Jesi's idea of 'translatability', trying to trace a common thread among the theoretical essays in which Jesi determines translation as a further gnoseological background of his 'mythological machine' on the one hand, and the excursus of history of the language and his critical essays on literature on the other. Keywords Translation Studies. Philosophy of language. Gnoseology. German language. German literature.
Quodlibet, 2021
Se da un lato siamo protesi nel tempo imperfetto del nostro voler o dover essere che plasmiamo a... more Se da un lato siamo protesi nel tempo imperfetto del nostro voler o dover essere che plasmiamo attraverso il tema del presente e del futuro semplice, dall'altro possiamo pensare a un tempo futuro già compiuto, un futuro perfetto che si sottrae alle nostre intenzioni e che ci appare come oggetto di malinconica contemplazione o di visione profetica. Come dire allora ciò che va oltre la nostra ipotesi di esperienza ed è addirittura caratterizzato da necessità e certezza? La lingua si è fornita di una forma verbale capace di articolare ciò che non è ancora e di marcarne al contempo l'ineluttabilità: essa coniuga tale modalità del futuro come ciò che "sarà stato". Le valenze aspettuali del futuro composto, ancora vive nella letteratura profetica delle lingue indoeuropee delle origini, e considerate come scomparse nel processo di temporalizzazione delle lingue romanze e germaniche e nella progressiva secolarizzazione delle istanze trascendenti, sono sopravvissute in modo carsico, al di sotto della norma linguistica, nel linguaggio poetico. L'analisi stilistica del futuro composto nelle opere di Orazio, Dante, Donne, Montale, Celan e Anedda intende decifrare l'uso poetico di questa rara e affascinante forma verbale, declinata al fine di guadagnare un punto di vista futuro e retrospettivo, per trasvalutare il tempo a venire da dimensione dell'attesa e della speranza in una sfera dell'assolutamente determinato e del ricordo.
Aisthesis Verlag, Bielefeld 2019.