stefano gasparri | Università Ca' Foscari Venezia (original) (raw)
Papers by stefano gasparri
I Franchi, LXIX settimana di studio del CISAM, 2023
Anales de historia antigua, medieval y moderna, 2006
Oxford Scholarship Online, May 24, 2018
Il convegno organizzato dall' Amministrazione comunale di Mezzolombardo ha rappresentato un momen... more Il convegno organizzato dall' Amministrazione comunale di Mezzolombardo ha rappresentato un momento importante di confronto fra tematiche generali di ricerca sull'alto medio evo e realtà locali. È questo, in effetti, l'unico modo corretto di procedere, quando si vogliano studiare i secoli che si collocano fra la fine del mondo romano e l'età pienamente medievale: secoli che a torto sono stati ritenuti a lungo, dalla cultura italiana, un puro e semplice periodo di transizione, di decadenza, in attesa della nascita (o magari "rinascita") di una cultura e di una società tipicamente italiane con l'età dei comuni. L'Italia, paese dalle mille piccole patrie, si rispecchia facilmente nella dimensione comunale, che essa costruisce sullo scenario, un po' sfocato, di un lontano passato imperiale. In mezzo l'alto medio evo è sentito, più ancora che un periodo "oscuro", un periodo "alieno", caratterizzato da minacciose dominazioni straniere, barbariche e violente, che poi, per fortuna, ad un certo punto si sarebbero dissolte grazie all'azione di forze diverse, dalla forza della chiesa cattolica al progresso economico e commerciale. E fra tutte queste dominazioni, quella dei Longobardi è presentata di solito come la più rozza e incolta. In piccolo, ma con serietà metodologica, in questo convegno si è voluto portare un contributo per smontare questo paradigma culturale invecchiato e favorire l'inserimento dell'età longobarda nel più grande filone della storia italiana, senza più vederla come una deviazione dal suo presunto alveo principale. Così, del resto, accade da tantissimo tempo in relazione all'alto medio evo barbarico in tutti i grandi paesi europei; e, qui come in altri campi, 25 brought to you by CORE View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk provided by Reti Medievali Open Archive
At the end of the seventh century, a large part of the ancient Roman province of Venetia et Histr... more At the end of the seventh century, a large part of the ancient Roman province of Venetia et Histria was conquered by the Lombards. Besides the cities occupied in the first years after the invasion, Monselice and Padua had fallen into the hands of the Lombard king Agilulf around 602; later, between 640 and 670, first Rothari and then Grimoald conquered Oderzo, causing the transfer of the command centers of the Byzantine province to the edge of the lagoon, at Eraclea.1 The dismembering of the province continued in the silence of the sources, to the point that Paul the Deacon-the historian who provides us with all these reports-could write that in his time (the end of the eighth century), Venetia was reduced to "a few islands."2 The Venetian lagoon, however, was not absorbed by the Lombard kingdom and remained linked to the Exarchate of Ravenna, whose story it shared for as long as the latter survived, i.e., the middle of the eighth century. The story of the Exarchate is far from well-known, due to the sources being very scarce. In particular, in Byzantine Italy, the role and importance of local military commanders, who were subordinate to the Exarch of Ravenna but, most likely, were in possession of a greater or lesser degree of autonomy, remains obscure. Moreover, even on the Exarchate itself we are poorly informed, so that we know neither the exact number nor the name of all the exarchs.3 The origins of the Exarchate and the office of Exarch are also unclear: they are linked to the discussion-central to the history of early medieval Byzantium-on the organization of the themes, with which too often the Exarchate was confused. Instead, the hypothesis that seems more plausible is that the Exarchate of Ravenna was formed, not as the result of a precise design by the imperial side, but on an experimental basis, locally determined by the needs for a military defensive response against the Lombard offensive.4
La breve nota presenta i lavori del seminario, insistendo sugli aspetti del confronto e della con... more La breve nota presenta i lavori del seminario, insistendo sugli aspetti del confronto e della continuita nelle vicende delle citta mediterranee.
Reti Medievali Rivista, 2016
According to the Italian historiography, from Alessandro Manzoni (1822) to the two major Italian ... more According to the Italian historiography, from Alessandro Manzoni (1822) to the two major Italian historians who studied the Lombards at the middle of the twentieth century, Gian Piero Bognetti and Ottorino Bertolini, the Lombards remained always separated from the Roman population, of which the pope was the natural leader; the Lombards, too, became very late Catholics, in time, though, to experience the "drama" of having to fight against the pope, whose supreme spiritual authority the Lombards themselves at that point recognized. Consequently, the fall of the independent kingdom by the hands of the Franks would be logical and inevitable. This is an old and outdated position: the end of the independent Lombard kingdom wasn’t inevitable. At the time of the Frankish conquest, the kingdom was politically solid inward, in economic growth and very dynamic outward. During the reigns of Liutprand, Ratchis and Aistulf (712-757), the kingdom exercised its hegemony over the whole Ita...
Bibliografia degli scritti (1978-2002)* • Sono indicati i testi scaricabili da Reti Medievali, e ... more Bibliografia degli scritti (1978-2002)* • Sono indicati i testi scaricabili da Reti Medievali, e segnalati anche altri testi eventualmente presenti nel web.
Il dossier documentario relativo al gruppo familiare di Totone di Campione (721-874) costituisce ... more Il dossier documentario relativo al gruppo familiare di Totone di Campione (721-874) costituisce uno dei gruppi piu interessanti di carte altomedievali italiane relative ai secoli VIII-IX. Seppur noto, anzitutto grazie a un vecchio studio di C. G. Mor (Per la datazione di un documento campionese del secolo VIII, in “Archivio storico della Svizzera italiana”, 2 (1928), pp. 121-129) e poi soprattutto attraverso le analisi di Gabriella Rossetti (I ceti proprietari e professionali: status sociale, funzioni e prestigio a Milano nei secoli VIII-X. L’eta longobarda, in Atti del X Congresso Internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto 1986, pp. 182-207; Il monastero di S. Ambrogio nei primi due secoli di vita: i fondamenti patrimoniali e politici della sua fortuna, in G. Picasso (a cura di), Il monastero di S. Ambrogio nel Medioevo, Milano 1988, pp. 20-34), che privilegiano tuttavia gli aspetti relativi alla storia delle istituzioni nel passaggio tra eta longobarda ed eta carolingia,...
L’alto medioevo è stato a lungo ritenuto dalla storiografia un’epoca priva di un’attività mercant... more L’alto medioevo è stato a lungo ritenuto dalla storiografia un’epoca priva di un’attività mercantile significativa, tutta o quasi dedita all’agricoltura e al consumo di beni in un raggio molto vicino al luogo della loro produzione. E’ l’immagine proposta, e imposta, da un classico della storiografia mondiale qual è Mahomet et Charlemagne di Henri Pirenne, pubblicato nel 1937. Da qualche decennio però sappiamo che le cose non stavano affatto così, e che nel corso dei secoli altomedievali il co..
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Reti Medievali Rivista, Jun 15, 2001
Parto da una premessa molto elementare. Ritengo che una medievistica che al suo interno non compr... more Parto da una premessa molto elementare. Ritengo che una medievistica che al suo interno non comprenda l'altomedioevo non sia più medievistica, ma una semplice appendice della storia moderna, quella che gli anglosassoni chiamano early modern history. Se questo è vero, come credo, allora l'esigenza di discutere della attuale non florida situazione degli studi altomedievistici in Italia dovrebbe essere sentita anche al di fuori della stretta schiera degli specialisti. La posizione dell'alto medio evo all'interno della medievistica italiana di oggi è piuttosto scomoda. Ha alle spalle un importante patrimonio di studi: buona parte dei medievalisti più significativi della passata generazione, come pure tanti dei più anziani ancora oggi in attività, erano (sono) altomedievalisti o quantomeno conoscevano e scrivevano (conoscono e scrivono) di alto medio evo. Alcuni nomi in ordine sparso, arrivando fino ad oggi: Bognetti, Bertolini, Sestan, Fasoli, Tabacco, Manselli, Violante, Arnaldi, Capitani. Quando, negli anni immediatamente seguenti alla fine della seconda guerra mondiale, si è trattato di progettare un grande centro di studi della medievistica italiana, aperto alla storiografia internazionale, si è costruito un centro di studi sull'alto medio evo, in una prospettiva chiaramente europeista. Che Spoleto in questo periodo sia, secondo me, in crisi di contenuti (una crisi oscurata dal rigoglio editoriale), è un altro discorso: ciò dipende proprio dai ritardi culturali della medievistica italiana di oggi, di cui parleremo, non da una debolezza intrinseca degli studi altomedievistici. A partire dagli anni settanta, l'irruzione nella storiografia di nuove tematiche ha sconvolto il quadro. In sintonia con la temperie generale di quegli anni, sono fioriti una miriade di studi di storia sociale e soprattutto economica e quantitativa, che per la loro stessa impostazione metodologica si allontavano grandemente dall'alto medio evo, dove simili ricerche, stante la fisionomia brought to you by CORE View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk provided by Reti Medievali Open Archive
I Franchi, LXIX settimana di studio del CISAM, 2023
Anales de historia antigua, medieval y moderna, 2006
Oxford Scholarship Online, May 24, 2018
Il convegno organizzato dall' Amministrazione comunale di Mezzolombardo ha rappresentato un momen... more Il convegno organizzato dall' Amministrazione comunale di Mezzolombardo ha rappresentato un momento importante di confronto fra tematiche generali di ricerca sull'alto medio evo e realtà locali. È questo, in effetti, l'unico modo corretto di procedere, quando si vogliano studiare i secoli che si collocano fra la fine del mondo romano e l'età pienamente medievale: secoli che a torto sono stati ritenuti a lungo, dalla cultura italiana, un puro e semplice periodo di transizione, di decadenza, in attesa della nascita (o magari "rinascita") di una cultura e di una società tipicamente italiane con l'età dei comuni. L'Italia, paese dalle mille piccole patrie, si rispecchia facilmente nella dimensione comunale, che essa costruisce sullo scenario, un po' sfocato, di un lontano passato imperiale. In mezzo l'alto medio evo è sentito, più ancora che un periodo "oscuro", un periodo "alieno", caratterizzato da minacciose dominazioni straniere, barbariche e violente, che poi, per fortuna, ad un certo punto si sarebbero dissolte grazie all'azione di forze diverse, dalla forza della chiesa cattolica al progresso economico e commerciale. E fra tutte queste dominazioni, quella dei Longobardi è presentata di solito come la più rozza e incolta. In piccolo, ma con serietà metodologica, in questo convegno si è voluto portare un contributo per smontare questo paradigma culturale invecchiato e favorire l'inserimento dell'età longobarda nel più grande filone della storia italiana, senza più vederla come una deviazione dal suo presunto alveo principale. Così, del resto, accade da tantissimo tempo in relazione all'alto medio evo barbarico in tutti i grandi paesi europei; e, qui come in altri campi, 25 brought to you by CORE View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk provided by Reti Medievali Open Archive
At the end of the seventh century, a large part of the ancient Roman province of Venetia et Histr... more At the end of the seventh century, a large part of the ancient Roman province of Venetia et Histria was conquered by the Lombards. Besides the cities occupied in the first years after the invasion, Monselice and Padua had fallen into the hands of the Lombard king Agilulf around 602; later, between 640 and 670, first Rothari and then Grimoald conquered Oderzo, causing the transfer of the command centers of the Byzantine province to the edge of the lagoon, at Eraclea.1 The dismembering of the province continued in the silence of the sources, to the point that Paul the Deacon-the historian who provides us with all these reports-could write that in his time (the end of the eighth century), Venetia was reduced to "a few islands."2 The Venetian lagoon, however, was not absorbed by the Lombard kingdom and remained linked to the Exarchate of Ravenna, whose story it shared for as long as the latter survived, i.e., the middle of the eighth century. The story of the Exarchate is far from well-known, due to the sources being very scarce. In particular, in Byzantine Italy, the role and importance of local military commanders, who were subordinate to the Exarch of Ravenna but, most likely, were in possession of a greater or lesser degree of autonomy, remains obscure. Moreover, even on the Exarchate itself we are poorly informed, so that we know neither the exact number nor the name of all the exarchs.3 The origins of the Exarchate and the office of Exarch are also unclear: they are linked to the discussion-central to the history of early medieval Byzantium-on the organization of the themes, with which too often the Exarchate was confused. Instead, the hypothesis that seems more plausible is that the Exarchate of Ravenna was formed, not as the result of a precise design by the imperial side, but on an experimental basis, locally determined by the needs for a military defensive response against the Lombard offensive.4
La breve nota presenta i lavori del seminario, insistendo sugli aspetti del confronto e della con... more La breve nota presenta i lavori del seminario, insistendo sugli aspetti del confronto e della continuita nelle vicende delle citta mediterranee.
Reti Medievali Rivista, 2016
According to the Italian historiography, from Alessandro Manzoni (1822) to the two major Italian ... more According to the Italian historiography, from Alessandro Manzoni (1822) to the two major Italian historians who studied the Lombards at the middle of the twentieth century, Gian Piero Bognetti and Ottorino Bertolini, the Lombards remained always separated from the Roman population, of which the pope was the natural leader; the Lombards, too, became very late Catholics, in time, though, to experience the "drama" of having to fight against the pope, whose supreme spiritual authority the Lombards themselves at that point recognized. Consequently, the fall of the independent kingdom by the hands of the Franks would be logical and inevitable. This is an old and outdated position: the end of the independent Lombard kingdom wasn’t inevitable. At the time of the Frankish conquest, the kingdom was politically solid inward, in economic growth and very dynamic outward. During the reigns of Liutprand, Ratchis and Aistulf (712-757), the kingdom exercised its hegemony over the whole Ita...
Bibliografia degli scritti (1978-2002)* • Sono indicati i testi scaricabili da Reti Medievali, e ... more Bibliografia degli scritti (1978-2002)* • Sono indicati i testi scaricabili da Reti Medievali, e segnalati anche altri testi eventualmente presenti nel web.
Il dossier documentario relativo al gruppo familiare di Totone di Campione (721-874) costituisce ... more Il dossier documentario relativo al gruppo familiare di Totone di Campione (721-874) costituisce uno dei gruppi piu interessanti di carte altomedievali italiane relative ai secoli VIII-IX. Seppur noto, anzitutto grazie a un vecchio studio di C. G. Mor (Per la datazione di un documento campionese del secolo VIII, in “Archivio storico della Svizzera italiana”, 2 (1928), pp. 121-129) e poi soprattutto attraverso le analisi di Gabriella Rossetti (I ceti proprietari e professionali: status sociale, funzioni e prestigio a Milano nei secoli VIII-X. L’eta longobarda, in Atti del X Congresso Internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto 1986, pp. 182-207; Il monastero di S. Ambrogio nei primi due secoli di vita: i fondamenti patrimoniali e politici della sua fortuna, in G. Picasso (a cura di), Il monastero di S. Ambrogio nel Medioevo, Milano 1988, pp. 20-34), che privilegiano tuttavia gli aspetti relativi alla storia delle istituzioni nel passaggio tra eta longobarda ed eta carolingia,...
L’alto medioevo è stato a lungo ritenuto dalla storiografia un’epoca priva di un’attività mercant... more L’alto medioevo è stato a lungo ritenuto dalla storiografia un’epoca priva di un’attività mercantile significativa, tutta o quasi dedita all’agricoltura e al consumo di beni in un raggio molto vicino al luogo della loro produzione. E’ l’immagine proposta, e imposta, da un classico della storiografia mondiale qual è Mahomet et Charlemagne di Henri Pirenne, pubblicato nel 1937. Da qualche decennio però sappiamo che le cose non stavano affatto così, e che nel corso dei secoli altomedievali il co..
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Reti Medievali Rivista, Jun 15, 2001
Parto da una premessa molto elementare. Ritengo che una medievistica che al suo interno non compr... more Parto da una premessa molto elementare. Ritengo che una medievistica che al suo interno non comprenda l'altomedioevo non sia più medievistica, ma una semplice appendice della storia moderna, quella che gli anglosassoni chiamano early modern history. Se questo è vero, come credo, allora l'esigenza di discutere della attuale non florida situazione degli studi altomedievistici in Italia dovrebbe essere sentita anche al di fuori della stretta schiera degli specialisti. La posizione dell'alto medio evo all'interno della medievistica italiana di oggi è piuttosto scomoda. Ha alle spalle un importante patrimonio di studi: buona parte dei medievalisti più significativi della passata generazione, come pure tanti dei più anziani ancora oggi in attività, erano (sono) altomedievalisti o quantomeno conoscevano e scrivevano (conoscono e scrivono) di alto medio evo. Alcuni nomi in ordine sparso, arrivando fino ad oggi: Bognetti, Bertolini, Sestan, Fasoli, Tabacco, Manselli, Violante, Arnaldi, Capitani. Quando, negli anni immediatamente seguenti alla fine della seconda guerra mondiale, si è trattato di progettare un grande centro di studi della medievistica italiana, aperto alla storiografia internazionale, si è costruito un centro di studi sull'alto medio evo, in una prospettiva chiaramente europeista. Che Spoleto in questo periodo sia, secondo me, in crisi di contenuti (una crisi oscurata dal rigoglio editoriale), è un altro discorso: ciò dipende proprio dai ritardi culturali della medievistica italiana di oggi, di cui parleremo, non da una debolezza intrinseca degli studi altomedievistici. A partire dagli anni settanta, l'irruzione nella storiografia di nuove tematiche ha sconvolto il quadro. In sintonia con la temperie generale di quegli anni, sono fioriti una miriade di studi di storia sociale e soprattutto economica e quantitativa, che per la loro stessa impostazione metodologica si allontavano grandemente dall'alto medio evo, dove simili ricerche, stante la fisionomia brought to you by CORE View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk provided by Reti Medievali Open Archive