Philippe Jullian (original) (raw)

Poco o nulla sappiamo di questo misterioso dandy, ultimo esteta wildeiano, prolifico ed importantissimo biografo (tanto che sarebbe legittimo considerarlo il Vasari dell’estetismo), e quel poco che siamo riusciti a raccogliere è ricavato dalle brevi ed evasive notizie biografiche che si trovano nei suoi libri oltre che da qualche articolo risalente agli anni Settanta.
Philippe Jullian nacque a Bordeaux, in Francia, nel 1922; all'università si preparava ad una laurea in Storia, ma presto abbandonò gli studi preferendo il disegno e la pittura; pare che divenne abbastanza celebre tra gli editori parigini e londinesi come illustratore e caricaturista. Intraprese, non si sa se a livello universitario o dilettantesco, studî d'arte moderna, appassionandosi al periodo simbolista su esempio del nonno Camille Jullian, apprezzato critico d'arte - carriera che finì per abbracciare pure Philippe, scrivendo regolarmente articoli per la riviste d'arte Conossaince des Arts, per il Figaro Littéraire e la Revue de Paris. Parallelamente, prende corpo la sua attività di romanziere e biografo: sue sono le vite di Robert de Montesquiou , Oscar Wilde, Gabriele d'Annunzio ed altre ancora.
L'edizione italiana del suo romanzo La fuite en Egypte - letteralmente: la fuga in Egitto - rititolata Madame, ci informa nella nota biografica che Jullian visse a lungo in Inghilterra dove "prese gusto ai romanzi misteriosi"; viaggiò in India ed in Egitto, dove visse per un certo periodo a Cairo, producendo disegni ed acquerelli dei quali parla in Madame. Nella prima edizione della biografia di Montesquiou, del 1965, veniamo a sapere che abitò pure a Senils (Francia) e che generalmente amava passare l'inverno in Africa. Inoltre, si dichiarava un “grande ammiratore del professor Mario Praz”, probabilmente per via dei suoi approfonditi studî su Oscar Wilde.
Philippe Jullian si suicidò nel Settembre del 1977.

Catalogo (incompleto) delle opere di Philippe Jullian:
Biografie:
- Edoardo VII (Hachette, 1962).
- Delacroix (Albin Michel, 1963).
- Robert de Montesquiou, un prince 1900 (Librairie Academique Perrin, 1965).
- Oscar Wilde (Librairie Academique Perrin, 1967).
- Adolphe de Meyer (Knopf, 1976 - dato alle stampe in New York, pare che non sia mai stato tradotto in Francese).
- Gabriele d'Annunzio (Fayard, 1971).
- Jean Lorrain, ou le satiricon 1900 (Fayard, 1974).
- Sarah Bernardt (Balland, 1978 - postumo).
- Violet Trefusis (?).

Racconti e romanzi:
- Gilberte retrouvée (Plon, 1956).
- Scraps (Plon, 1959).
- Chateau-Bonheur (London MacDonald, 1960).
- My Lord (Albin Michel, 1961).
- Café Society (Albin Michel, 1962).
- La fuite en Egypte (La Table Ronde, 1968).

Saggi :
- Esthètes et magiciens (Librairie Academique Perrin , 1969).
- Les Symbolistes (Phaidon press, 1973).
- The triumph of Art Nouveau, Paris exhibition 1900 (Phaidon press, 1974).
- La brocante (Juillard, 1975).
- Montmartre (Elsevier Séquoia, 1977).
- Les Orientalistes (Société française du livre, 1977).
- Le style Second Empire (Baschet et C.ie Editeur, senza data).

Altro:
- Les meubles equivoques, raccolta di disegni di Jullian (Grasset, 1947).
- Les Morot-Chardonneur ou une grande famille (Plon, 1955).
- Le cirque du Père Lachaise, raccolta di disegni di Jullian ( Fasquelle, 1957).
- Dictionnaire du snobisme (Plon, 1958 - illustrato da Jullian stesso).
- Mémoires d'une bergère (Plon, 1959 – illustrato da Jullian).
- “Extravagant Casati” (articolo apparso su Vogue, New York, 1° Settembre 1970).

Traduzioni italiane:
- Madame (tit.orig: La fuite ed Egypte; Franco Maria Ricci, 1973).
- Gabriele d'Annunzio (Tattilo, 1974).
- Oscar Wilde (Einaudi, 1992).
- Robert de Montesquiou (Edizioni Novecento, 1993).
Inoltre è stato pubblicato in italiano il libro di Angus Wilson Per chi suona la cloche (tit.orig: From whom the cloche tolls, a scrapt-book of the Twenties), illustrato da Philippe Jullian (Adelphi, 1974).

Dall'introduzione anonima del romanzo Madame:
[...] In quest'opera graziosa Philippe Jullian tesse un divertimento sulla civiltà abbigliata o, meglio ancora, sulla civiltà come abbigliamento; la natura ci ha dato un corpo opaco; attraverso l'abito, la civiltà lo rende brillante e intelleggibile. Ma di che intelligibilità si tratta? L'abito esprime la verità vera del corpo, o afferma soltanto la sua ambiguità e versatilità? Basta questa domanda per portarci nel cuore di una dialettica, che è, insomma, quella tra Natura e Cultura. Diciamo: tra biologia e sartoria. Madame è tutto dalla parte della seconda: è un'euforica sfilata di costumi, un tableau delle Folies Berére, con piume e fruste fra Settecento e Mille e una notte. [...] Il sesso vero è quello dell'abito. E poiché di abiti stiamo parlando, noteremo come Jullian giochi su certe eleganze "forti", per esempio la militare e l'ecclesiastica: nell'abbigliamento maschile, sempre un poco neutro, sono queste le sole a rivaleggiare coi fulgori femminili. Se l'uniforme ha un fascino, come testimonia un'annosa locuzione, l'abito talare non è certo da meno, sopratutto nelle sue versioni fastose, vescovile e cardinalizia. Esiste, e crediamo sia più diffuso di quanto si crede, un travestitismo ecclesiastico, dei cui rossori poco sappiamo.
[...] Madame è anche un piccolo apologo politico-sociale. infatti, quel che in essa è chiamato Qui è veramente qui: universo di agi e eleganza che comporta un'Altra, e simmetrica, Parte: dovizioso e splendido quanto il suo occultato rovescio e miserabile (Qui è qui: e cioè Europa, Occidente, Cultura, Consumo). Quelli dell'Altra Parte preferiscono l'ombra, e credono in oracoli e pitonesse. E tuttavia Qui crolla non perché sia sopraffatto dal suo proletariato, ma perché a chi lo abita diventa insopportabile la sua fondamentale falsità. Quelliche vestivano da donna scoprono di essere uomini, e viceversa; dietro lo spettacolo sfarzoso si rivela un teatro di guitti; ciò a cui assistiamo non è l'insorgere di una verità del corpo, ma piuttosto l'esaurimento e la fine di un linguaggio, cioè di un codice di segni (e di abiti). Un altro gli si sostituirà. La rivoluzione non è veramente tale (non libera l'uomo, non ne disocculta la distanza): è il passaggio da uno stile all'altro. [...] Non diversamente da quel che accade in Madame, in uno spettacolo di music-hall al "quadro" con le crinoline può succedere un altro in blue-jeans, o che utilizza il pittoresco degli stracci.
[...] Rappresentare il declino e la caduta di Qui comportava un grave rischio estetico: Jullian è riuscito in gran parte a superarlo, mantenendosi nell'ambito di un divertissement il cui tema è, come si è detto, la civiltà abbigliata. Questo, in forza di un punto di vista che sembra appropriato definire "reazionario". Che importa: Madame è talmente scintillante! D'altronde, un punto di vista "reazionario" può ben suggerirci qualcosa: per esempio, di nutrir diffidenza verso ogni idea che si abbiglia; o di cercare, attraverso il linguaggio, ma anche oltre e fuori di esso, qualcosa che, per sua natura, non possa essere significato (e esaurito) da un abito.