Vorrei ma non posso. L'esperienza del non realizzato nella pratica artistica contemporanea Un’intervista con Luca Trevisani (original) (raw)
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Unbuilt art. Appunti per un dibattito sul non realizzato
L'articolo si propone di affrontare e ricostruire il dibattito intorno al tema del non realizzato nell’arte contemporanea. In relazione al museo digitale MoRE, l’obiettivo è quello di individuare specifiche linee di ricerca e prospettive, spesso interdisciplinari, che hanno posto le basi per un progetto di ricerca, guardando al dibattito legato al ruolo del progetto e alla sua messa in discussione come a più recenti pratiche curatoriali, per arrivare a una definizione del non realizzato.
Abstract del panel: Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento delle rappresentazioni culturali (romanzo, poesia, cinema, documentario, teatro, ecc.) del tema del lavoro e la figura del lavoratore, molto spesso analizzato attraverso il filtro della precarietà, della flessibilità, della possibilità/minaccia del cambiamento continuo. Se tali rappresentazioni possono trovare un punto d'origine a metà dagli anni Novanta, quando in letteratura esordivano Pennacchi e Culicchia con due testi dedicati all'argomento, e il filone si stabilizzava a metà degli anni Zero con il fiorire di una produzione tanto antologica quanto romanzesca, nella sessione si prenderà in considerazione questa produzione a partire da una data simbolica, il 1980, anno in cui, con la Marcia dei Quarantamila, si assiste ad una profonda modifica delle forze sociali in gioco nella Penisola. La scelta di una data extra-letteraria come il 1980 è funzionale alla vocazione interdisciplinare della sessione. Si accoglieranno contributi incentrati su rappresentazioni culturali analizzate non solo da un punto di vista critico-letterario, ma anche da prospettive sociologiche, filosofiche, giuridiche, ecc. Gli interventi affronteranno le questioni più urgenti che tale produzione presenta, come: genere letterario di appartenenza; funzionamento del dispositivo " narrativo " ; posizioni politiche espresse dagli autori; questione dell'impegno; trasposizioni cinematografiche o teatrali di testi narrativi e viceversa; trasmedialità; influenza della e sulla letteratura italiana da parte di altre letterature nazionali; punto di vista della letteratura migrante; questioni di genere; influenza della scrittura giornalistica sulla produzione letteraria e il caso di giornalisti-scrittori; il rapporto tra la letteratura e le scienze sociali; rapporto con il postmoderno e ipermoderno, e questioni affini.
Il “Piano B” degli artisti. Casi studio da MoRE, Museum of refused and unrealised art projects
Nel mucchio delle pietre “scartate dai costruttori” giacciono una enorme quantità di progetti artistici di grande qualità che non sono stati realizzati. Tasselli di una storia dell’arte che non è ancora stata scritta nella sua complessità, questi progetti sono conservati negli archivi privati degli artisti. MoRE (Museum of refused and unrealised art projects) è un museo digitale nato da un’idea di Elisabetta Modena e Marco Scotti che raccoglie, conserva ed espone on-line progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo (www.moremuseum.org). MoRE è prodotto dall’associazione culturale Others che ha aderito a CAPAS - Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo, Università degli Studi di Parma. Tra i numerosi progetti conservati spiccano una serie di (non) opere che hanno trovato sviluppo in altre e diverse realizzazioni per motivi di varia natura. Questo articolo propone l’analisi di alcuni casi studio conservati nel “museo” digitale, esemplificativi di come il ruolo della committenza di un’opera e il suo contesto di produzione siano ancora spesso, a torto, sottovalutati. Partendo dalla documentazione di progetto conservata online e, ove possibile, dalla verifica diretta con gli artisti, i casi esaminati evidenzieranno come in numerose occasioni gli artisti siano passati a un “piano b”, proponendo e realizzando opere spesso altrettanto significative, ma in alcuni casi sostanzialmente diverse da quelle immaginate come prima proposta, o ancora come gli ostacoli iniziali siano stati stimoli per ulteriori e diverse riflessioni. I progetti (piano a) indagati e poi realizzati in altro modo (piano b) sono opere di: Jeremy Deller, Regina Josè Galindo; Eva Marisaldi, Liliana Moro, Giovanni Ozzola e Cesare Pietroiusti.
Un'esperienza di pensiero in atto. L'arte come «problema»
2017
Questo testo vuole essere il semplice resoconto di un’esperienza; un’esperienza di pensiero in atto, forse. La testimonianza di una notte convulsa; l’irrompere di una intuizione… quindi altre notti, altre intuizioni. Domande incessanti: sempre relative alla natura dell’arte. Domande che chiamano in causa l’esperienza a quest’ultima in ogni caso connessa. La domanda, in fondo, e sempre la stessa: di cosa parliamo, quando parliamo di esperienza estetica? E che tipo di relazione viene a disegnarsi, la dove, a chiamarci in causa, sembra essere una vera e propria opera d’arte? E poi: come si determinano le categorie di “qualita” e di “quantita” in rapporto a tale esperienza (che, per quanto enigmatica, continuiamo imperterriti a definire “estetica”)?
La realtà irreale. Arte, marketing, comunicazione
Semiotic Papers- Lettere semiotiche, 2022
In this study we aim to analyze the way in which the advertising image appropriates famous works of art history to increase the effectiveness and prestige of the consumer message. We can talk about the hybridization effect, starting from the themes expressed by Bruno Latour, but bending them in a specific direction. Latour proposes in his theoretical production to distribute the elements of contemporaneity not along a line, but along a spiral, or a vortex, with ganglia and eddies in which there is still a past and a future, but the past is never past, because revisited, reinterpreted, remixed at every turn of the spiral. In the Bella Époque, artists lent themselves to collaborating with companies and products. Now advertisers are exploiting the works of artists. To achieve this hybridization effect, works of art are exploited for advertising purposes in three ways: • an original (the work of art or just a part of it), • a work of art modified and adapted to what is advertised, • an image that recalls the original work of art. Advertising embodies the commercial strategy of the visual to the point of being one of the privileged places of postmodern creativity. We enter the field of pure manipulation with “artistic” claims. The show of the goods celebrates the objects as protagonists. About a century ago Edward Bernays, advertising, admitted in his book ‘Propaganda’ (Edward L. Bernays. Propaganda. Horace Liveright, New York, 1928): ‘Those who have this mechanism in their hands […] constitute […] the true executive power of the country ‘. Bernays was one of the first to commercialize methods for using subconscious psychology to manipulate public opinion. To him we owe the terms ‘collective mind’ and ‘consensus factory’, important concepts in the practical work of propaganda. Bernays was referring not only to political propaganda, but also to commercial advertising. Marketing was born. Through the images it was possible to create desires in people that the product would then satisfy. Advertising created an unreal world within reality itself.
L’esperienza artistica di Luchino Visconti in chiave performativa
2011
In order to read Luchino Visconti’s artistic experience from a performative point of view, we need to consider his constant aim to shock as an essential part of his work instead of an occasional corollary of it. This is true both with his films and with his stage productions. "Adamo" (1945) and "Rocco and His Brothers" (1960) offer two examples out of many.