Culture sonore, Lingue e Letterature 3. Sentire – percezioni e materialità dell’ascolto (original) (raw)

Una fenomenologia all’ascolto. Epochè, intenzionalità e costituzione del sonoro

Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia (ISSN 1128-5478), 2020

L'articolo analizza i fondamenti delle indagini percettive nell'impostazione fenomenologica. In particolare l'ambito uditivo si struttura in modalità, ricezioni ed analisi che, attraverso la critica di vari autori (Husserl, Heidegger, Dufrenne, Ihde, Schaeffer), si mostrano articolate in due direzioni (soggetto-oggetto e oggetto-soggetto). L' analisi delle componenti costitutive porta a riconoscere come ricorrente tra autori differenti quell'impostazione del problema la quale asserisce che, se da un lato non può prescindere dall'attività percettiva, come attività propria del soggetto, dall'altro questa stessa cerca una legittimità emergente dalle cose stesse. La costituzione, una volta riconosciuto il darsi dell'oggetto sonoro, risiede, tuttavia, nelle attività percettive che delineano così il differenziarsi degli ascolti.

Dallo sguardo all’ascolto. Proposte per un approccio fonovisuale agli studi culturali

Convegno Studi Culturali in Italia, 2024

Nel rispondere alla domanda “che cos’è la cultura visuale?” Michele Cometa ha affermato che per un letterato oggi è impossibile non occuparsi di visuale. La cosiddetta “svolta visuale delle discipline umanistiche” (Cometa 2017), infatti, ha ampliato il modello testuale per concentrarsi sulla dimensione dell’esperienza e dello sguardo. In maniera analoga, si potrebbe affermare che per una studiosa del cinema, dell’immagine-in-movimento o, più in generale, dell’audiovisivo, oggi è impossibile non occuparsi della sua dimensione aurale. Eppure, se da una parte la "fallacia ontologica” (Altman 1992) che ha portato a considerare il cinema soprattutto come un medium visuale sembra aver perso terreno, dall’altra, l’analisi sull’audiovisivo continua a concentrarsi nella maggior parte dei casi sugli aspetti visivi. Del resto, mentre per l’immagine è possibile attingere a un articolato apparato di concetti, lemmi ed espressioni utili a descrivere la complessità dell’esperienza visiva, per il suono la terminologia si fa più astratta e tende ad attingere alla sfera, anche semantica, dell’ineffabile, piuttosto che a quella della realtà fisica e contingente. Nondimeno, le rappresentazioni sonore sono situate tanto quanto quelle visive, dicono dei corpi e della loro agency, delle relazioni, dei rapporti di potere e dell’interazione complessa tra apparato, media e dispositivi. Date queste premesse, e muovendo da una critica all’impasse oculocentrica dell’episteme occidentale, l’intervento individua nel regime dell’udibile un campo speciale di articolazione e le condizioni di possibilità per le culture e le voci delle soggettività subalterne, che risuonano dai margini e/o nelle pieghe delle narrazioni dominanti. In particolare, l’intervento propone di includere la dimensione aurale nella riflessione teorica sugli oggetti, i metodi e i problemi degli studi culturali e della cultura visuale, considerando il suono, la voce e l’ascolto come oggetti e pratiche tecno-culturali, e suggerendo l’uso dell'espressione fono-visuale in luogo di visuale.

“L’orrore e l’incanto”: le cose, i valori e l’educazione del sentire

Paideutika, n. 36, 2022

Nella società dell’immagine e della rivoluzione digitale la realtà rischia di smarrire la sua consistenza: la fatica delle relazioni si riduce alla pletora dei contatti, la ricerca della verità al gioco delle opinioni, la conquista della conoscenza al consumo dell’informazione. A fronte di questo smantellamento del mondo, la fenomenologia promette di ritrovare il senso e il valore delle cose nelle “cose stesse”, prospettando una pedagogia della ragione fondata sull’esercizio rigoroso del prestare attenzione e del prendere posizione. In questa impresa, la vita emotiva gioca un ruolo fondamentale: quello di renderci accessibile la dimensione assiologica della realtà. E poiché il mondo e le sue possibilità sono sempre dischiusi da una tonalità emotiva, la cura dell’affettività si pone come un’esigenza educativa di primaria importanza.

Suoni ovunque: musica, vita quotidiana e modelli d’ascolto

Quando si parla della presenza costante della musica nella vita quotidiana dei nostri giorni, spesso si tende a porre l’accento sugli elementi tecnologici nuovi che l’hanno resa possibile. Pur senza negare la centralità di questi elementi, questo intervento pone invece l’accento su alcuni aspetti concettuali o teorici che la ricerca contemporanea dovrebbe anche considerare, come il rapporto fra lo studio delle musiche nella vita quotidiana e l’emergenza in campo storico di uno sguardo sulla quotidianità, o l’importanza dei “modelli d’ascolto” che utenti e studiosi creano o assumono per interpretare le loro sperienze quotidiane con la musica e le tecnologie musicali.

Dialoghi, Musica, Effetti: il Suono nell'Audiovisivo

2021

Il volume tratta in modo approfondito il suono nell'audiovisivo nei suoi aspetti tecnici ed espressivi, principalmente per film e documentari. I tre autori, noti professionisti del settore, affrontano sia i lati produttivi che postproduttivi, fino all'ascolto dello spettatore, trattando anche la musica per film. Il saggio è impreziosito da una dettagliata cronologia sull'avanzamento scientifico e tecnologico correlato al suono, e da grafiche e fotografie originali. E un'opera per esperti ma anche per appassionati e studenti di cinema. La prefazione è di Claudio Strinati.

Hildesheimer, l’ascolto e i paradossi del discorso musicale

CULTURA TEDESCA 54 (giugno 2018): 155-171 ("Wolfgang Hildesheimer", a cura di Serena Grazzini), 2018

The article offers a survey of Hildesheimer’s position towards music across the boundary of literary works and essays. Three main issues emerge: the representation of music as a symptom of the end and a prefiguration of death; the critical stance against the ideology of authenticity in music and the historically informed performance practice; and the reflection on musical listening as a subjective experience which is unable to reach objective knowledge about music. Making explicit the premises of Hildesheimer’s position, his essays prove to be both an integration and a consistent continuation of the intermedial references to music in the literary works.