CAMILLA CEDERNA, IL BASTONE DI STATO (original) (raw)

CRONOLOGIA ESSENZIALE DELLE CHIESE POSSEDUTE DAI CAMALDOLESI IN SARDEGNA

Le pagine seguenti saranno parte di una delle due guide dedicate alle chiese campestri sarde, appartenute agli ordini monastici e ad altre istituzioni religiose Tutte le chiese saranno descritte con relativa scheda storico-architettonica Per informazioni ed acquisto delle guide: chiesecampestri@yahoo.it

LA CORONA DURANTE IL FASCISMO TRA FORMA DI STATO E REGIME

Sommario: 1. Mitopoiesi e realtà nell'ascesa al potere del fascismo-2. I primi "strappi" al tessuto costituzionale statutario e il silenzio del re-3. Riformare lo Stato-4. L'instaurazione del regime totalitario-5. Tensioni con la Corona-6. I giuristi innanzi al re e al capo del governo-Conclusione. «Perché noi siamo repubblicani? In un certo senso perché vediamo un monarca non sufficientemente monarca». Benito Mussolini, Discorso a Udine del 20 settembre 1922 «Così come non desta più l'impressione funesta, che sembra indurre in altri, la parola "rivoluzione", allorché vuole indicare un programma e un moto che si svol-ge nell'ambito degli istituti fondamentali dello Stato, lasciando al loro posto il mo-narca e la monarchia: vale a dire gli esponenti maggiori e più sintetici dell'autorità politica del paese; senza sedizione cioè né insurrezione, da cui non sembravano poter prescindere fin qui il senso ed i mezzi di una rivoluzione». Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, vol. IV, Passato e presente «La Couronne devait être classée, sans aucun doute, parmi les institutions les plus complexes et les moins facilement définissables du droit constitutionnel ital-ien» Silvio Trentin, Les transformations récentes du droit public italien, Paris, 1929, p. 24. «La massa dobbiamo educarla, sollevarla, non adularla …. » Filippo Turati, Discorso alla Camera dei deputati del 17 novembre 1922 * Ricercatore di Istituzioni di diritto pubblico nell'Università della Valle d'Aosta. ** Relazione al seminario Quale costituzionalismo durante il fascismo? promosso dall'Associazione ita-liana dei costituzionalisti (AIC), Fondazione CESIFIN, Firenze, 16 giugno 2017.

LA QUESTIONE FEDERALE IN SARDEGNA

LA QUESTIONE FEDERALE IN SARDEGNA, 2020

Il tema del federalismo negli ultimi vent’anni ha preso sempre più spazio all’interno del dibattito pubblico. In particolar modo, esso ha ricevuto maggiore attenzione in seguito alla crescita di domande di autogoverno da parte di minoranze nazionali in importanti paesi occidentali. Tra questi, anche il dibattito sull’autonomia sarda continua a rimanere come un’eterna questione non risolta da uno statuto considerato dalla maggior parte delle forze politiche isolane come inadeguato e da riformare. In questo contributo passeremo in rassegna genesi ed evoluzione del modello federale e la particolarità della questione in Sardegna.

IL RITORNO DELLA CARITA' DI STATO

The history of modern italian welfare state was made step by step, from liberal governments at the end of XIX century, with a paternalistic view of the social care, to corporative system, to post WWII increasing of universalistic social protection system settled by Republican Constitution. But now, in time of crisis, some government acts feels like a return of paternalistic approach to social care.

IL MODELLO CAMALDOLESE NELLE FABBRICHE DEL SENARIO.

Architettura eremitica Sistemi progettuali e paesaggi culturali. Atti del Terzo Convegno Internazionale di Studi. , 2012

La redazione ringrazia tutti coloro che hanno contribuito con il loro lavoro al convegno internazionale e dato l'autorizzazione per la pubblicazione. Gli editori e gli organizzatori non possono essere ritenuti responsabili né per il contenuto né per le opinioni espresse all'interno degli articoli. Inoltre, gli autori dichiarano che i contenuti delle comunicazioni sono originali, o quando richiesta, hanno la relativa autorizzazione a includere, utilizzare o adattare citazioni o tabelle e illustrazioni provenienti da altre opere.

SUPERAMENTO DEI CONFINI ED ESPERIENZE CONDIVISE: LA VALLE CAUDINA

INTRODUZIONE.-In Italia la gestione del rischio è affidata al Dipartimento della Protezione Civile Nazionale; a livello locale, invece, i Piani attuativi sono in carico ai singoli Comuni, anche se-fatti recenti lo dimostrano-gli eventi calamitosi frequentemente ne travalicano i confini amministrativi 1. Come una vasta letteratura nazionale e internazionale ha ampiamente illustrato, infatti, la gestione emergenziale, prima, durante e dopo i disastri, è da considerarsi un'attività complessa che richiede livelli di governo del territorio ben coordinati 2. In tale quadro di riferimento che suggerisce un approccio multiscalare al risk management, appare evidente in che modo aggregazioni di comuni possano potenzialmente superare le problematiche connesse alle varie fasi sia conoscitive sia gestionali del rischio, favorendone di una lettura sistemica che superi il deficit comunicativo tra le istanze della società civile, della politica e dell'economia (Calandra, 2012). A titolo esemplificativo e nel solco dei dibattiti che analizzano, da un lato, la gestione del rischio 3 e, dall'altra, la proliferazione di enti intermedi nell'ambito del ritaglio amministrativo del Paese 4 , nel presente contributo si prenderà in considerazione il caso della Valle Caudina, un'area circoscritta dalle analoghe problematiche, seppur singolarmente appartenente alle due provincie di Benevento e Avellino dove parte dei comuni ricadenti hanno costituito un'Unione interprovinciale 5. Per questo motivo, al fine di indagare le azioni intraprese dagli attori locali e verificare le potenzialità dell'Unione in vista della riduzione della vulnerabilità ambientale a cui è soggetta l'area, dopo aver inquadrato l'ambito territoriale di riferimento, si procederà ad un'analisi dei maggiori rischi a cui è esposto, per poi illustrare un'iniziativa recente volta alla mitigazione di tali problematiche. 1. LA VALLE CAUDINA.-Lunga 10 km e larga 5, attraversata longitudinalmente dalla SS 7 Appia nonché dalla ferrovia secondaria Benevento-Cancello, la Valle è delimitata a nord dal massiccio del Taburno, mentre a sud dalla catena del Partenio che segna il confine tra le province di Avellino e Benevento, Caserta e Napoli. Benché questi due confini siano distanti, 1 Spesso i Piani mancano o non sono attualizzati (basti pensare che in Campania la percentuale di comuni con Piano è solo del 39%) (DPCN, 2020) e, in considerazione delle politiche di mitigazione preventiva, sovente sono carenti di attività finalizzate ad interventi strutturali (Gibelli, 2007). 2 Per una disamina completa su questo punto si veda, fra gli altri, Forino (2012). 3 Come classico testo di riferimento si rimanda a At Risk (Wisner et Al., 2003) che discute, in una prima parte, diversi modelli e approcci alla vulnerabilità, mentre, nella seconda, presenta una vasta gamma di casi, organizzati in base al tipo di calamità affrontata (alluvione, terremoto, siccità ecc.). La terza parte, invece, si sofferma sulle best practices da adottare in previsione della gestione del rischio. 4 Sul tale tema, in chiave comparata, si rimanda al testo di Bolgherini e Messina del 2014. Per un'analisi a scala nazionale, invece, è possibile riferirsi al Rapporto della Società Geografica Italiana del 2014 a cura di Dini e Zilli. 5 Le Unioni dei Comuni vengono introdotte nel sistema giuridico italiano nel 1990 con l'obiettivo di rispondere al trittico amministrativo di efficienza-efficacia-economicità; è una forma istituzionale di associazione che si è realizzata con lentezza, irregolarità e difformità geografiche (sul tema: Messina, 2009; Marotta, 2015; Dini e Romei, 2019).