VIMÂNA E MESSAGGERI CELESTI DALLA NOTTE DEI TEMPI A OGGI (original) (raw)
Related papers
LEGGERE OGGI L'UOMO E LA GENTE DI ORTEGA Y GASSET
È questa forse la più imprevista delle scoperte di Ortega, il fatto che: «la collettività è si umana, ma umana senza l’uomo, è l’umano senza lo spirito, l’umano senza l’anima, l’umano disumanizzato» (p. 178). Da questa collettività meccanizzata occorre tutelarsi per conservare quel minimo di vitalità che le circostanze – a volte tragiche – tentano di sottrarci per sacrificarci sull’altare della collettività informe. Per Ortega «la società non è mai quello che il suo nome promette, perché è sempre in qualche misura, dis-società, repulsione tra gli individui […] Per far si che prevalga un minimo di socialità e, di conseguenza, che la società perduri, è necessario che intervenga frequentemente il suo interno «potere pubblico» in forma di coazione; è necessario arrivare al punto di creare – quando la società si sviluppa e non è più primitiva – un corpo speciale incaricato di far funzionare tale potere in modo incontrastato. E ciò che ordinariamente si chiama Stato» (p. 266). È nella tensione fortissima tra interiorità e collettività che si gioca la possibilità di una vita autentica, circondata da Tu-amici che ci permettono di riconoscerci e di individuarci. L’uomo può sopravvivere solo se si riconosce nella natura positiva della sua precarietà e grazie ad essa si rende conto della vicinanza con tutti gli altri Io che condividono la stessa condizione.
Introduzione -1. T.H. Marshall: «Citizenship and social class» -2. I cittadini «dimenticati»: le donne, i minori, gli immigrati -2.1. La cittadinanza limitata -2.2. La cittadinanza negata -2.3. La cittadinanza sperata -3. Due prospettive -3.1. Il reddito di cittadinanza -3.2. Le potenzialità di una nuova cittadinanza societaria -Bibliografia.
LIGUSTRO - CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE IERI E OGGI
2012
COSI' LA CULTURA NON SI FERMA LA VIOLENZA SULLE DONNE IERI E OGGI UNA RISPOSTA CON LA LUCE DI LIGUSTRO …cerchiamo di non dare l'immagine del nulla spesso colorata d'oro… Ammirando e studiando le raffinate stampe del Maestro Ligustro, realizzate su pregiate carte giapponesi con l’antichissima tecnica Nishiki-e (stampa di broccato) in auge nel periodo Edo (1603 – 1898) in Giappone, si rimane colpiti da un'inesauribile fantasia creativa, dall'ampiezza e complessità delle tecniche affrontate e risolte con insuperabile maestria, dall’incantevole ed affascinante policromia mediante impiego e foglia d'oro, palladio, argento, polvere di mica, di lacca e di perle, e da impareggiabili effetti di rilievo. Inoltre, in tutte le preziose opere, si possono notare i principali temi della produzione artistica del Maestro Ligustro quali la profondità, la luce, la bellezza femminile, la vita, la felicità, l'amicizia, la famiglia e la sua armonia, l'educazione, la cultura, la natura ed un mondo migliore. Approfondendo l’ampia cultura Giapponese, sono stato colpito da come la donna del tempo, periodo Kamakura - 1200, fosse indirizzata verso un’elevata istruzione. La loro educazione consisteva nello studiare musica, poesia, fiori, danza, essere una nobile conversatrice, nonché conoscere tutte le regole sociali ma rimanere nell’ombra quanto necessario. Venivano istruite nelle diverse arti marziali. Ciò che le distingueva era il senso estetico. Ciò è ben descritto in molti testi; posso citarne uno abbastanza recente che si intitola: LA STRUTTURA DELL’IKI di Kuki Shuzo (Adelphi). Per realizzare la mia incisione Nishiki-e Bijin (Donna bella), mi sono ispirato alle opere (incisioni) realizzate dagli artisti della scuola KAIGETSUDO affascinato dalla raffinatezza dei colori, dalla forma del Kimono, nonché dal regale comportamento IKI della dama. Ligustro dal suo amato Giappone, racchiuso nel piccolo studio di Imperia Oneglia, ha lasciato straordinarie idee da intuire e fantastiche opere da ammirare. In diverse occasioni Ligustro, con le sue stampe, i surimono, gli e-goyomi, i mitate, gli ex libris, gli haiku e con il kaimei (cambio di nome) ha contribuito a rafforzare i legami tra Italia e Giappone
Contesto scolastico ed adolescenza oggi
1. Paidòs agogòs: accompagnatori di fanciulli. Invarianze ed adattamenti nel tempo; 2. I Proff come sacerdoti del passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza e da questa all’età adulta: la metafora del labirinto; 3. I perché di una scarsa autoconsapevolezza da parte del labirinto – scuola; 4. Adolescenti e adulti nella scuola odierna: l’isterizzazione della scena scolastica; 5. Autoctoni ed immigrati: le due adolescenze attuali;
LA STAMPA ITALIANA IERI E OGGI
KWARTALNIK NEOFILOLOGICZNY, LIX, 2/2012, 2012
The main aim of the present paper is a historical review of the Italian press evolution from the end of the 18 th century till our times. At the beginning the Italian newspapers were addressed to the social elite, the language was characterized by literary style and the use of a bureaucratic and official vocabulary. The next important period described are the years of fascism which led to the end of freedom and independence of Italian press. The language became very solemn, artificial and subject to the will of the political authority represented by the Duce. The last part of the paper focuses on the present situation in the context of mass communication and on linguistic issues of the modern press. Particular attention is paid to the internet variety of Italian journalism. INTRODuZIONE La storia della stampa italiana in senso moderno inizia nell'età del Risorgi-mento e continua nei seguenti decenni dell'unità. Ovviamente le prime gazzette appaiono già nel Seicento, costituendo però gli scritti oppure gli avvisi di forma breve non sistematica dedicati alla tematica locale o alle informazioni sulle corti estere. Nel Settecento spuntano i primi giornali che sono piuttosto traduzioni di periodici o quotidiani stranieri riservati agli argomenti letterari. Alla fine del se-colo l'interesse dei giornali si sposta man mano verso la politica, nonché si cerca di dare la prima forma alle testate che talvolta non subisce grandi mutamenti fino ad oggi. I lettori dei primi giornali rappresentano soltanto i ceti più alti della società ed a causa della povertà generale, dell'analfabetismo della maggioranza della popolazione non prendono all'epoca la via del veloce sviluppo, rappresen-tando un bene poco accessibile, costoso e illeggibile. La situazione comincia lievemente a cambiare durante e dopo il Risorgimen-to a pari passo con la nascita della politica italiana e della rivoluzione industriale
HomePage FONDAMENTI PERCHE' STUDIARE LA PEDAGOGIA OGGI
Il tema di questa nostra conversazione ha la forma un'affermazione di principio, Essa riguarda la necessità di Pedagogia che si avverte oggi: la necessità di una competenza pedagogica nelle sedi più diverse, e presso i soggetti più diversi, che non si avvertiva alcuni decenni or sono. Anche la proposta avanzata autorevolmente dal professor Brunello, e ripresa in quest'alta sede, che Treviso abbia una cattedra universitaria di Pedagogia, pur non esistendovi i corsi di laurea specifici, fa seguito ad istanze autorevoli della città e della sua cultura, va nella medesima direzione e testimonia efficacemente di come sia necessario studiare la Pedagogia oggi, ovunque si abbiano socialità, relazionalità umana, politica nel senso ampio del termine. Si tratta di un'esigenza sociale acutamente avvertita. Per molti anni, alla mancanza di questo apporto hanno supplito gli interventi da parte di professionisti e cultori di materie vicine, come ad esempio alcuni Psicologi, Assistenti sociali, operatori giuridici, operatori sanitari. Questo ha certo potuto aiutare: ma non ha consentito di cogliere il centro della problematica, pur evidenziandola, e ha fatto così mancare l'intervento specifico in quello che è il senso più profondo di ciò di cui nel merito la società ha bisogno oggi. Il bisogno è rimasto sostanzialmente insoddisfatto, e ha seguitato a farsi più grande e più acuto. Una disciplina dall'etimo antico Dobbiamo scontare, in apertura, quelle riserve che potrebbero rimandare a considerazioni superficiali e non pienamente provvedute a proposito dell'etimo del termine "Pedagogia" e derivati. La riflessione su tutto ciò che è materia educativa è uno dei non molti campi di studio che non si denominano con un termine caratterizzato dal suffisso "-logia", pur essendo indubbiamente anche un "logos". Anzi il suffisso "-agogia" è probabilmente una sorta di hapax legomenon, in questo termine e in alcuni termini strettamente correlati, cui accenneremo più avanti (Andragogia, Geragogia). Ci sono delle ragioni profonde per cui il discorso e la riflessione sull'educazione, come il teorizzare, il programmare e il trattare comunque di educazione, si chiamano con questo nome dall'etimologia anomala: "Pedagogia". Per comprenderlo, dobbiamo rifarci alla figura del "pedagogo" (paidagógos in greco, paedagogus in latrino), una figura delle età classiche che ha incontrato molteplici incarnazioni nella storia, di diversa dignità, sia alle origini che nei millenni successivi. Il termine astratto comparve dapprima in Latino ("Paedagogia", appunto) alle fine del secolo XV, e subito dopo nel tedesco Pädagogik. Comprendiamo allora come la Pedagogia rappresentasse fin dalle sue radici non solo il considerare e lo studiare l'educazione e il condurre riflessioni su di essa, ma anche ed innanzitutto un farsi carico dell'educando, un prendersene cura e un prenderselo a cuore, un condurlo in quelle situazioni sociali che si ritengono le più adatte e fattive e le maggiormente propizie possibili in quel preciso momento perché la sua educazione abbia luogo positivamente, ed altresì un vigilare e controllare su queste situazioni, un riscontrarne l'esito che ne consegue. In questo non deve indurci in un errore facile quanto fuorviante il fatto che nel termine compaia il verbo "ago" (che, comunque, non è "duco", per chi ami il latino). Al contrario, questo "agere" riguarda un rispetto della persona nell'educando, e un soddisfacimento delle sue esigenze primarie ed umanamente imprescindibili come lo sono quelle educative . In particolare, non c'è niente di dittatoriale, impositivo, oppressivo nel pensare e nell'agire pedagogico, per lo meno come l'intenderemo oggi. L'agire pedagogico è essenzialmente promozionale: si tratta di consentire al soggetto di porre in atto nel modo più pieno ed integrale possibile le sue personali potenzialità. Per far questo, bisogna anche collocare quel soggetto in situazioni tali che questa estrinsecazione, questa messa in atto, possa avere luogo nel modo più pieno, cioè che il soggetto possa evolvere culturalmente. Va tenuto presente, al riguardo, che queste situazioni sono in divenire continuo; un divenire nel cui processo il soggetto educando deve essere messo a regime come parte attiva, in grado di svolgervi il ruolo suo proprio. L'educazione è proiezione nel futuro Non si dà educazione, secondo la visione attuale di questa altissima prerogativa umana, se non previsionalmente, promozionalmente, in proiezione nel futuro. Queste caratteristiche sono fondative ed irrinunciabili nel "fare pedagogia", a qualunque livello. L'educazione va pensata, prima ancora che essere attuata, con riferimento organico all'evoluzione culturale, cioè ad un divenire sistematico, senza fine né fini; in particolare, tenendo conto organicamente della necessità del soggetto di essere attrezzato a vivere attivamente e positivamente tale divenire, e non a subirlo.
STORIA DELLE CHIESE IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA
Età fondata sul progresso, sul movimento [Voltaire] Età di disciplinamento sociale [Prodi] • CAMBIA LA CONCEZIONE DI INDIVIDUO Nasce un nuovo concetto di individuo e si riflette sulla sua unicità. La società inizia a dipendere da esso, tramite le nuove nozioni di famiglia e Stato. La riflessione sull'importanza dell'individuo è ben chiara e anticipata in campo artistico; la firma diventa un'abitudine canonica dell'Umanesimo. Lo Stato è sempre più presente nella sfera pubblica, mentre l'individuo acquisisce sempre più importanza in quella privata. La donna esce dalla condizione generale di passività del Medioevo e, pur non ottenendo la parità, diventa un soggetto giuridico.
CORPI FREDDI E OMBRE PERDUTE LA MEDICINA INDIGENA MESSICANA IERI E OGGI
The volume provides a reconstruction and analysis of the knowledge and practices concerning health, illness and therapy among the Nahua of Mexico, since the testimonies on Aztec medicine collected by the first conquerors, through documents of the colonial era, up to the present ethnography, based on a thirty-year research in the Sierra of Puebla. By examining the Nahua concepts of the person, the delicate balance on which health depends and the dangers that can cause illness, the book highlights the articulated spectrum of diagnostic categories of the indigenous medical tradition, as well as the therapeutic practices (which combine herbs and other substances, bodily manipulations and ritual acts) through which healing is pursued. The in-depth examination of Nahua medicine reveals the misunderstandings that – since the first contacts with European medicine - have characterized its assessment by non-indigenous people and which still persist today, when the health institutions have opened up new spaces of collaboration with native specialists. Precisely the critical comparison between the peculiarities of the various kinds of medical knowledge which co-exist in the current panorama of medical pluralism allows us to grasp the reasons for the vitality and persistence of indigenous medicine.
LA CHIESA E I LUOGHI DELL'INUTILE NELLA CITTA' CONTEMPORANEA
2020
Il testo fa parte di una ricerca poi pubblicata sulla rivista RELIGIONI E SOCIETA' n. 96/2020. In merito alla dismissione delle chiese e al conseguente utilizzo non liturgico degli spazi di culto, il dibattito europeo che è stato avviato già da diversi anni si è concentrato prioritariamente sugli aspetti storico-conservativi e sulla necessità di non disperdere il ricco patrimonio artistico e architettonico che gli edifici di culto cristiani custodiscono e rappresentano. Pur essendo condivisibile la preoccupazione di tutela, una visione che inviti a considerare le chiese principalmente in termini di beni culturali appare estremamente riduttiva. Negli edifici liturgici, infatti, viene posta in presenza una cognizione generale del mondo e della vita (Norbergh-Schulz 1984) e nelle loro forme si radunano le attese e le speranze di un popolo, superando, attraverso l'arte, la stessa dimensione artistica per collocarsi nella ricerca dei significati più profondi dell'esistenza umana e del Mistero di cui essa è inabitata. Le chiese sono organismi vivi, luoghi modificati nei secoli ed edificati in un determinato momento storico da una comunità che ha inteso imprimere nella materia i fondamenti della propria esistenza centrata nella lode al Dio trinitario e nella convergenza verso una meta condivisa del pellegrinaggio terreno. Per questo motivo tali strutture, anche quando non più di proprietà ecclesiale, né di uso liturgico, mantengono forme di eloquente apertura al Mistero che lì è stato celebrato e rappresentato. Si comprende, quindi, come l'utilizzo di tali spazi fuori da un contesto liturgico non possa essere risolto in termini meramente tecnici ed economici, pur essendo questi parametri fondamentali al loro sussistere. Soprattutto la dismissione delle chiese non può non interpellare la Chiesa-comunità sulle ragioni del proprio essere, sulla proposta spaziale che vuole manifesta nel presente, sul futuro che intende costruire, e sulle forme attraverso cui intende realizzare l'annuncio del Vangelo che gli è stato consegnato. C'è oggi da riscoprire l'imprescindibile dimensione materica necessaria alla trasmissione della fede, in quanto solo l'esperienza sensibile permette di conoscere il mondo, sé stessi e gli altri (Piaget 1973). Intendere la conversione delle chiese ad altri usi un fatto inevitabile vista la riduzione numerica dei sacerdoti e dei fedeli e, pertanto, da subire come ineluttabile e da trattare meramente in termini tecnici, significa non interrogarsi sulle modalità fisiche di presenza della Chiesa-comunità nel contemporaneo e su quanto il momento presente suggerisce e propone. Rendere ragione della speranza cristiana (1Pietro 3,15) richiede, allora, un approfondimento della lettura del fenomeno della dismissione per comprenderne il più possibile le motivazioni e, quindi, le potenzialità. Le cause del massiccio abbandono da parte di molti fedeli delle pratiche religiose che sta portando all'impossibilità di mantenere in uso tutti gli edifici liturgici e devozionali del passato sono