Valorizzare un’opera incompleta: il caso dei “Motetti concertati a due voci” di Tomaso Cecchini (Venezia, 1613) (original) (raw)

Spettacoli fiorentini del Cinquecento: «L’esaltazione della croce» di Giovanmaria Cecchi e le musiche per i suoi intermedi, in Montepulciano in Toscana. Catalogo della mostra bibliografica 23-24 settembre 2023, [Montepulciano], Società Bibliografica Toscana, 2023, pp. 73-84.

Montepulciano in Toscana. Catalogo della mostra bibliografica 23-24 settembre 2023, 2023

L’esaltazione della croce di Giovanmaria Cecchi (1518-1587) fu rappresentata in occasione delle nozze di Ferdinando dei Medici con Cristina di Lorena nel 1589, a cura di Baccio Cecchi, figlio del letterato fiorentino. I resoconti ufficiali non fanno menzione di questo spettacolo, organizzato dalla Compagnia di S. Giovanni Evangelista e non dalla corte. L’analisi dei sei intermedi con le musiche per essi previste si mostra, nondimeno, di grande interesse per i rapporti con il nascente genere del melodramma. I testi, tutti opera di Cecchi, e le musiche, tutte dovute alla penna di Luca Bati, rivelano una coerenza drammaturgica ed una unità sconosciute ad altri spettacoli che facevano sfoggio della collaborazione di molti autori. Essi, inoltre, sono in stretto rapporto con il testo dello spettacolo in prosa, il cui tema principale costituisce un episodio della secolare guerra dell’occidente contro i turchi, tornato di attualità con la battaglia di Lepanto. Il soggetto sacro è intercalato da molte scene comiche ispirate alla vita reale che offrivano a ben trentadue giovani della Compagnia (la cui età era compresa fra i 13 e i 24 anni) di esibire la loro abilità nella recitazione e nella musica.

"Se solo l’arte fosse il bene supremo: una ritraduzione recente e perché il tutto può essere meglio delle parti", in A. Battistini, B. Conconi, É. Lysøe, P. Puccini (a cura di), L’Europa o la lingua sognata. Studi in onore di Anna Soncini Fratta, Città di Castello, Emil, 2021, pp. 583-597

Tra l’estate e il tardo autunno del 2019 ho tradotto alcuni albi a fumetti dedicati all’infanzia del mago Merlino. Verso la fine dello stesso anno, googlando il titolo che era stato scelto per l’albo, ho scoperto che diversi siti rimandavano non già alla mia traduzione, ma a una versione dello stesso testo pubblicata nel 2003. Insomma: avevo ritradotto, senza saperlo, un testo che esisteva già in italiano. Nell'articolo, dopo due brevi sezioni introduttive – contestualizzazione dell’opera e delle sue versioni italiane; due parole, in generale, sulla traduzione del fumetto – mostro alcuni esempi dei problemi specifici posti dalla resa in italiano del testo; in un’ultima parte, cerco di convincere chi legge che, tra le due versioni esistenti, nessuna è oggettivamente migliore, ma che invece una versione migliore potrebbe nascere dalla loro unione.

Giuseppe Carcani, "Due arie per il soprano Elisabetta Mantovani da 'La concordia del Tempo colla Fama' (Venezia, Ospedale degli Incurabili, 1740)", a cura di G. Tribuzio, Osaka-shi, Da Vinci, 2017

2017

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L.V.Barbera, G.Nottoli, Invenzioni a due voci, in Musica & Architettura Edizione Nuova Cultura, Roma 2012

Lucio V. Barbera: La ricerca che due grandi istituzioni romane, il Conservatorio di Musica di S. Cecilia in Roma e la Facoltà di Architettura della Sapienza, hanno deciso di avviare il 18 ottobre 2011 con il Convegno di Studio "Musica e Architettura", pone due grandi istituzioni romane e internazionali l'una di fronte all'altra per aprire assieme, o meglio per aprire ancora una volta, un campo di indagine scientifica ed applicata di grande antichità, che stende il suo sconfinato orizzonte dinanzi ai cultori dell'una e dell'altra arte da quando musica e architettura sono apparse alle loro menti -in maniera prepotente e tuttavia ambigua -come espressioni artistiche generate da una comune indagine logica e proporzionale sulla bellezza, diverse solo per la loro diversa materia. Di tale comune rovello scientifico permangono testimonianze diffuse e certe. Lo stesso, chiaro concetto di "composizione" sembra affratellare con naturalezza e palesemente, ancor oggi, architetti e musicisti: la Facoltà di Architettura e il Conservatorio di Musica sono le uniche due istituzioni accademiche e formative che poggiano la loro didattica su fondamentali corsi di "composizione". Lo scopo del nostro lavoro "a due voci" è, dunque, quello di coinvolgere architetti e musicisti, non soltanto romani e italiani, in una ricerca interdisciplinare -o meglio duale -di vasto respiro concettuale, pratico e temporale. L'inizio della ricerca è segnato dalle due giornate di studio che oggi apriamo nella Facoltà di Architettura della Sapienza durante l'Emufest 2011, organizzato dal Conservatorio di Santa Cecilia. Durante le due giornate i convenuti si alterneranno -architetti e musicisti -per esprimere liberamente come essi interpretino il rapporto tra le due arti o almeno con quale animo e interesse essi guardino e si accostino all'altra arte sorella. Lo scopo sarà quello di individuare le tracce tematiche adatte a lanciare nel quadro nazionale e internazionale un Call for Papers e un Call for Design/Works sul tema Musica e Architettura i cui testi e lavori, dopo essere stati selezionati, saranno presentati durante l'Emufest del prossimo anno, il 2012.

Il «logro» di Cecco. Nota per «Tre cose solamente m’ènno in grado», in L’entusiasmo delle opere. Studi in memoria di Domenico De Robertis, a cura di Isabella Becherucci, Simone Giusti e Natascia Tonelli, Lecce, Pensa Multimedia, 2012, pp. 451-57

Ascoltando per anni a Firenze un insigne filologo scoprii il miracoloso impegno della filologia... mi suggerì la filologia quasi metafora viva, l'immagine dello scugnizzo napoletano che ti offre l'ostrica e nel suo sguardo mentre te l'apre sotto gli occhi, par donarti, quella sì gratuita, la sorpresa della conchiglia aperta.

A più voci. Testimonianze e narrazione nell’opera di Alessandro Portelli e di Wu Ming

Finzione, cronaca, realtà Scambi, intrecci e prospettive nella narrativa italiana contemporanea, a cura di Hanna Serkowska , 2011

Questo studio, nell’istituire un confronto tra due opere attraversate dal discorso della rappresentazione della Storia e della Memoria, muove da un assunto teorico ampiamente argomentato dalle teoriche americane Linda Hutcheon e Amy Elias2, che riscontra, a partire dagli anni Sessanta, una particolare influenza del genere storiografico sul romanzo, definito metastorico per la sua capacità di aprire nuovi modi di relazione con la storia, evitando sia la fuga dalla storia, sia la pretesa di una ricostruzione puntuale del passato.

“Sarebbe riuscita insieme un’opera molto onorata”. Per Perino del Vaga a Pisa, in "Studi di Storia dell'arte", XXVII (2016/2017), pp. 93-104.

There are still many questions concerning Perino del Vaga’s career in the early 1530s, especially in regard of his crucial decision to leave Genoa for a new destination. Before going back to Rome and becoming the Farnese court's main painter (1537-1538), Perino evaluated the opportunity to live in Tuscany, where he also bought a house (1534). The aim of this article is to rebuild the activity of the artist in Pisa that apparently has been more intense than previously thought by studies. Perino stayed in the city at least in three different occasions, between 1531 and 1537, to participate at the new decoration of the Cathedral, that unfortunately was left incomplete and almost nothing remained nowadays. In addition to this, Vasari wrote a contradictory description of it in the Lives (1568). The article will focus on Perino’s graphic production during that period that might suggest how he was preparing his projects for the Cathedral.