La vita di Eric Hobsbawm secondo Richard Evans (original) (raw)

[Journal Article] Il mondo deve cambiare. Storia e rivoluzione in Eric J. Hobsbawm

Articolo sottoposto a doppia blind review. Inviato il 18/07/2017. Accettato il 06/09/2017. The main claim of this paper is about the presence of a particular philosophy of history in Hobsbawm's works, founded on the notion of «revolution». In the first two parts of the essay I present Hobsbawm's studies on (1) the 19th Century's «double revolution» and (2) the Bolshevik Revolution. On the basis of the Hobsbawm's concept of revolution in the third part of the paper I try to sketch out a general philosophical conception of history and of historical changing, also introducing the philosophical concept of «counterfactual».

La traiettoria storica del movimento operaio negli studi di Eric John Hobsbawm

This work examines the activity carried out by Eric Hobsbawm as economic, social and political historian of the British and European working-class movement. In his activity as a militant scholar, Hobsbawm has dealt with the entire period of gestation, birth, development and ascendancy, and ultimately the crisis of the workers' movement mainly (but not only) in European industrialized countries. The purpose of this thesis is therefore to go through the main stages of this study path, and thus to fix the elements and themes that Hobsbawm considers central (economically, socially, politically and culturally) in the history of the industrial proletariat.

Walker Evans il cantico dell’uomo comune

2016

All'interno del festival Fotografia Europea 2016, due mostre dedicate a Walker Evans: una esplora la sua influenza su più giovani fotografi italiani, l'altra mette insieme alcuni sui fotoreportage in cui ritrae anonimi lavoratori e comunità rurali durante la Grande depressione (La Voce di New York, 1/7/2016)

Eric Hobsbawm, un maestro e un amico (Eric Hobsbawm, a mentor and a friend).

There are many reasons why Eric Hobsbawm has become arguably the most respected historian in the world, recognised if not endorsed on the political right as well as on the left, and one of the few historians of any era to enjoy genuine national and world renown. He was unrivalled both in his knowledge of historic detail and in his extraordinary powers of synthesis, and endowed with an uncommon facility of expression, a lively style and an ability to synthesize complex events, that made his works known in wide circles of non-specialists. At the same time, his widening fame as a historian was accompanied by a growing reputation as a sharp commentator of his times. Till the end he has been remained loyal to a criticaI but uncompromising interpretation of Marxism, which he used to read the developments of the current economie crisis. One of the first to have discovered Gramsci outside Italy, from the 1970s onward Hobsbawm, who never refused his imprint as an antifascist turned into a Communist, claimed to have become a "spiritual member" of the ltalian Communist Party. His influence on the renewal of historical studies in ltaly has been remarkable, and left an important mark also in «Passato e presente». L'ultimo scritto di Eric Hobsbawm, pubblicato dal «Guardian» il 21 settembre, appena dieci giorni prima della sua morte, è l'obituary di una sociologa britannica, studiosa del lavoro e delle relazioni industriali, Dorothy Wedderburn, scomparsa a 87 anni. Nelle righe piene di simpatia e di ammirazione che Hobsbawm le dedica ci sono due passi che meritano di essere citati e che suonano forse meglio in inglese: il primo ricorda la Wedderburn come «a socialist […], enemy of self-advertisement and an untypical member of the community of 'the great and and the good'». Il secondo ne parla come di una donna che «remained steadily, if sometimes sceptically, loyal to the labour movement and the left». E' chiaro che risuonano in queste parole echi autobiografici. Se a nessuno verrebbe in mente di negare che per tutta la sua lunga vita Hobsbawm rimase " tenacemente, anche se talvolta in modo scettico " , fedele al movimento operaio e alla sinistra, potrebbe non sembrare corretto definirlo nemico del self-advertisement, perché anche prima della seconda metà degli anni '90, quando raggiunse un'enorme notorietà internazionale, fu sempre interessato al dialogo con storici della sua e di più giovani generazioni, non lesinò le interviste a riviste di storia o a riviste militanti di cultura e di politica; non si sottrasse mai alla responsabilità e anche al gusto di dire la sua sulle questioni riguardanti il mestiere dello storico, ma anche sull'attualità. Ma in realtà Eric restava una persona schiva, anche se estremamente disponibile verso gli altri, e particolarmente verso le persone più giovani di lui, con un'attenzione mai condiscendente o paternalistica verso i loro interessi e i loro progetti. Non era comunque certo di self-advertisement che aveva bisogno. E meno ancora negli ultimi vent'anni della sua vita, quando divenne probabilmente lo storico più autorevole e più famoso del mondo, anzi – fra gli storici – uno dei pochissimi, o forse il solo, a godere di una fama nazionale e internazionale indiscussa. Il giorno in

Il "Dio personale" di Etty Hillesum

XXV Summer School on Religion a cura di ASFER, San Gimignano, 2018

La voce dell’ebrea olandese Etty Hillesum, sempre più conosciuta e amata, è una delle più originali e potenti tra quelle che si sono levate dall’inferno della Shoà. Proprio negli anni dell’occupazione nazista in Olanda, Etty scoprì Dio nella dimensione più profonda di sé, fuori da ogni alveo confessionale, grazie alla guida di un estroso e carismatico psicoterapeuta; nel repentino cammino spirituale intrapreso seppe guadagnare una profonda pace interiore e una capacità di amare così vasta da permetterle di affrontare la tempesta delle persecuzioni con raro coraggio. U. Beck l’ha assunta a simbolo di quella “religiosità del Dio personale” che il sociologo individua come forma tipica del credere nel nostro tempo: effettivamente, la Hillesum è particolarmente vicina alla sensibilità post-moderna, connotata da un forte bisogno di spiritualità ma sempre più aliena dalle religioni istituzionali, dai loro riti e dai loro dogmi; per questo, il diario e le lettere di questa giovane donna morta ad Auschwitz rappresentano un lascito prezioso per l’oggi.