EMMANUEL CARRÈRE E LA VITA AL CONTRARIO (original) (raw)
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UMARÈLL, LA PAROLA IN CANTIERE
Treccani.it - Lingua italiana, 2022
Come viene definito l'anziano che osserva gli operai al lavoro nei cantieri, con l'aria di quello che la sa lunga? Oggi la maggior parte della gente ha la risposta pronta: umarèll (con due L finali), come se si chiamasse così da sempre. In realtà la parola ha visto la luce appena 17 anni fa. Ed è emblematica della capacità del Web di moltiplicare esponenzialmente l'uso di certe espressioni nel nostro lessico. Infatti quel termine è stato inventato di sana pianta nel 2005 per essere usato in un blog, poi è diventato il titolo e il tema di un primo libro (seguito da altri).
IL RIFIUTO DI CONTRARRE: STORIA DI UN'ETERNA MEDIAZIONE TRA CONCORRENZA E CONCORRENTI
L’elaborato affronta e ripercorre le varie tappe evolutive della figura del rifiuto di contrarre, partendo dalla classica forma del rifiuto di fornire prodotti a clienti nuovi od esistenti e approdando ad evoluzioni più recenti, come il rifiuto di concedere l’accesso ad un impianto o ad una infrastruttura essenziale e il rifiuto di concedere in licenza i diritti di proprietà intellettuale. Ogni fattispecie è stata analizzata singolarmente e arricchita con un approfondimento dei casi più noti (ad esempio Commercial Solvents, United Brands, Glaxo, Bronner, Volvo, Renault, IMS, ecc..). In aggiunta, sono state prese in esame le discusse linee guida della Commissione Europea sull’applicazione dell’art. 102 TFUE, relative alle pratiche escludenti.
EDWARD CARR E LE SEI LEZIONI SULLA STORI
Tra gennaio e marzo del 1961 lo storiografo britannico Edward Hallett Carr tenne, presso l'Università di Cambridge, un ciclo di sei lezioni raccolte, nel medesimo anno, in un volumetto intitolato "Sei lezioni sulla storia" ("What is History?" nella versione originale). L'opera, caratterizzata da un messaggio ottimistico dovuto, per ammissione dello stesso Carr, al contesto storico in cui fu redatta, vide poi una seconda edizione nel 1987, ossia cinque anni dopo la morte dell'autore. Fu proprio Carr, negli anni immediatamente precedenti alla sua scomparsa, a lavorare a questa nuova redazione, spiegando le proprie ragioni nella breve introduzione al nuovo volume. Il contesto ottimistico in cui, come abbiamo visto, si inserirono le "Sei lezioni sulla storia", infatti, fu rotto dai mutamenti geopolitici occorsi nel ventennio successivo all'uscita del libro, generando un'ondata di sconforto e di pessimismo, soprattutto tra gli intellettuali dell'Europa occidentale e degli Stati Uniti d'America. Questo pessimismo, dovuto alla crisi (allora come oggi) dominante in Occidente e al risveglio di parti del pianeta prima soggette all'Europa ed agli Stati Uniti, non sarebbe stato condiviso dalla stragrande parte dei cittadini di questa parte del mondo che, secondo Carr, avrebbe smentito gli intellettuali con i propri comportamenti. Sembra quasi di sentire, nel passaggio di Carr, un'eco di quanto scritto da Benedetto Croce 1. Giunto quasi alla fine della sua vita, quindi, Edward Carr, identificatosi sempre più nel ruolo di intellettuale dissidente, volle lavorare ad una nuova edizione della sua opera per rispondere al pessimismo dei suoi colleghi occidentali, cercando di portare una visione del suo presente e del futuro se non ottimistica almeno equilibrata. La prima lezione: lo storico e i fatti storici Fin dalla primissima riga Carr porta l'attenzione del lettore al nocciolo fondamentale della lezione, ossia rispondere alla domanda: "Che cos'è la storia?". L'autore, per fare ciò, sottolinea come la risposta a tale domanda sia riflesso della situazione presente che vive lo storiografo intenzionato a trovare una risposta alla fatidica domanda e, in parte, anche del giudizio che egli dà della società in cui si trova ad operare. L'esempio fornito da Carr è quello dell'Ottocento e di quel positivismo che egli, come Croce, Bloch e Marrou, critica costantemente nel corso della sua opera.
EDWARD CARR E LE "SEI LEZIONI SULLA STORIA"
L'articolo analizza la nota opera di Edward H. Carr "Sei lezioni sulla storia" mettendola a confronto con testi fondamentali di Benedetto Croce ("Teoria e storia della storiografia"), Marc Bloch ("Apologia della storia") e Henri-Irénée Marrou ("Tristezza dello storico").
SANT'OSCAR ROMERO MARTIRE: L'AMICO DEI POVERI
il 15 marzo 1917 da una famiglia modesta. Avviato all'età di 12 anni come apprendista presso un falegname, a 13 entrerà nel seminario minore di S. Miguel e poi, nel 1937, nel seminario maggiore di San Salvador retto dai Gesuiti. All'età di 20 anni fa il suo ingresso all'Università Gregoriana a Roma dove si licenzierà in teologia nel 1943, un anno dopo essere stato ordinato Sacerdote. Rientrato in patria si dedicherà con passione all'attività pastorale come parroco. Diviene presto direttore della rivista ecclesiale "Chaparrastique" e, subito dopo, direttore del seminario inter diocesano di San Salvador. In seguito avrà incarichi importanti come segretario della Conferenza Episcopale dell'America Centrale e di Panama. Il 24 maggio 1967 è nominato Vescovo di Tombee e solo tre anni dopo Vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di San Salvador. Nel febbraio del '77 è Vescovo dell'arcidiocesi, proprio quando nel paese infierisce la repressione sociale e politica. Sono, ormai, quotidiani gli omicidi di contadini poveri e oppositori del regime politico, i massacri compiuti da organizzazioni paramilitari di destra, protetti e sostenuti dal sistema politico e finanziati dagli Stati Uniti. E' il periodo in cui il generale Carlos H. Romero è proclamato vincitore, grazie a brogli elettorali, delle elezioni presidenziali. La nomina del nuovo Vescovo non desta preoccupazione: mons. Romero, si sa, è "un uomo di studi", non impegnato socialmente e politicamente; è un conservatore. Il potere confida in una pastorale aliena da ogni compromesso sociale, una pastorale spirituale e quindi asettica, disincarnata. Mons. Romero inizia il suo lavoro con passione.
LA NON-VITA CARCERARIA: IL SUICIDIO TRA LE SBARRE
"Quando hanno aperto la cella, era già tardi perché, con una corda sul collo freddo pendeva Miché […] lo avevan […] condannato…vent'anni in prigione a marcir…però adesso che lui s'è impiccato la porta gli devono aprir"
Difficile delimitare una disciplina o un ambito in cui iscrivere la densa e prolifica produzione intellettuale di Jean-Paul Sartre, filosofo, scrittore, drammaturgo, cri-tico letterario, biografo, saggista, giornalista e perfino sceneggiatore e paroliere. Difficile, ancor piú, identificare un genere in cui si esprimerebbe il " vero " Sartre.