Brenda Piselli, Metamorfosi dell’“Amphitruo” attraverso i secoli (original) (raw)

I santi padri di Amelia Rosselli. «Variazioni belliche» e l'avanguardia

2014

I padri di Amelia Rosselli sono molti, e quasi tutti rinnegati se non addirittura rimossi. Pier Paolo Pasolini, intanto, che attraverso un patrocinio critico ed editoriale di marca anti-avanguardistica complica il rapporto, che sarebbe stato altrimenti quasi naturale, con il Gruppo 63. Marcel Duchamp, poi, la cui rivoluzione estetica offre lo spunto cruciale per l’invenzione dello “spazio metrico”, del resto letteraria¬mente garantita dalle sperimentazioni e riflessioni sul verso dovute a Walt Whitman, Cesare Pavese e Charles Olson, tra gli altri. Infine William Shakespeare: alla sua opera l’io rosselliano attinge i fondamentali rispecchiamenti filiali con cui tentare di ricostruire la propria storia e la propria identità, compromesse da un’amnesia che contribuisce a fissare tanto l’affinità tra autore e soggetto quanto la loro irrimediabile separazione. L’arte e la letteratura, più che essere sintomo abnorme, servono qui in effetti da strumento di ricerca esistenziale, di ricostruzione. In questa, per la brama di riconoscersi, il soggetto finisce col fabbricare una storia di cui è fulcro a tal segno da rendere instabili al pari di sé i riscontri del reale, scoprendosi quale funzione del linguaggio piuttosto che quale individuo. Amelia Rosselli – parafrasando il Roland Barthes di quegli anni – nega così al lettore, definitivamente, la possibilità di vederla intrattenere con il suo libro il rapporto di antecedenza che un padre ha con il figlio, di considerarla insomma il passato di Variazioni belliche.

Le metamorfosi di Beatrice: per un ordinamento freudiano delle Rime

Tenzone, 2008

... Abbastanza chiaro, in questa prospettiva, è il senso delle frasi sarcastiche con cui Beatrice accoglie Dante nel paradiso terrestre (Purg. XXX 73-75): Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice. Come degnasti d'accedere al monte? non sapei tu che qui è l'uom felice? ...

“Trasposizioni”: I due mestieri di Amelia Rosselli

California Italian Studies, 2018

Begin at the beginning," the King said very gravely, "and go on till you come to the end: then stop." Lewis Carroll "Senza l' "addio" non si dà un cominciamento." Carmelo Bene "tutto ciò che ha un fine non ha fine." Amelia Rosselli Dopo infiniti tentativi di avvicinamento alla poesia di Amelia Rosselli, close reading e interpretazioni, vorremmo qui tracciare, anche per chiarirla a noi stessi, una sorta di sua biografia intellettuale nel quindicennio che va dal 1950 al '65: gli anni del suo apprendistato artistico tra musica e poesia, fino al prevalere della seconda. Sulla falsariga della Cronologia del Meridiano 1 e di tanti ottimi studi critici, prenderemo in considerazione un pezzo di storia della cultura italiana e internazionale che a nostro avviso può gettare luce sul suo fare: con alcune figure centrali che l'hanno incrociata e/o appassionata. A poco a poco quello che era stato il fine di Amelia-la musica, l'etnomusicologia e la teoria musicale, attraverso studi mai veramente successful e la costruzione di un complesso strumento musicale-si definì, metamorfizzandosi in un inizio: l'inizio di un'attività poetica ormai riconosciuta fra le maggiori del secolo scorso.

“e la bozza a bonissimo termine condusse”. Raffaello e il processo compositivo della Madonna del Baldacchino - 2023

RAFFAELLO A PESCIA UN EPISODIO RINASCIMENTALE, UN TERRITORIO, UNA CITTÀ, a cura di Emanuele Barletti e Anna Bisceglia, pp. 133-152, 2023

Nuove indagini alla Madonna del Baldacchino di Raffaello e rilettura di quelle del 1990, alla luce delle conoscenze sulla tecnica dell'artista raccolte in questi 33 anni presso l'Opificio delle Pietre Dure; e grazie alla nuova strumentazione tecnico-scientifica a disposizione. Alcuni spunti di rilettura dei documenti noti e prospettive di ricerca future.

Pirro Maria Gabbrielli tra i Fisiocritici e l'Arcadia - AdI 2019

Prima del processo napoletano agli ateisti, iniziato nel 1688 e durato nove anni, un clima di sospetto nei confronti dell’insegnamento della filosofia moderna si era già diffuso in varie città italiane. Questo clima ridusse sempre più gli spazi di una ricerca scientifica libera e capace di confrontarsi con il pensiero europeo ed indusse, se non costrinse i novatores a condurre più prudentemente i propri esperimenti in privato e a non pubblicare opere di letteratura che ad essi si ispirassero, affidando piuttosto tali materiali agli archivi delle Accademie. In questa situazione l’Arcadia di Giovan Mario Crescimbeni (1708), manifesto pastorale dell’Accademia, accoglie insospettabilmente temi, testi ed esperimenti legati alle istanze della filosofia democritica e per questo al tempo ancora inediti o sottoposti a censura. Tutto questo traspare con chiarezza da uno dei migliori ritratti di scienziati tra i non pochi che l’Arcadia presenta, quello di Pirro Maria Gabbrielli, Custode dell’Accademia Fisiocritica di Siena. Il profilo del Gabbrielli comprende una descrizione della sua ricca biblioteca, un ragguaglio sulle sue curiose invenzioni e un resoconto degli esperimenti condotti con la pompa pneumatica di Robert Boyle, strumento in grado di creare il vuoto che, al pari del microscopio e del telescopio, suscitò molto presto l’interesse dei sodalizi scientifici coevi e ispirò alcuni testi letterari sia in Arcadia che presso i Fisiocritici.