Due “miserie” a confronto nel carteggio tra Elsa Morante e Tommaso Landolfi - articolo/recensione a "L'Amata. Lettere di e a Elsa Morante", a cura di D. Morante (available on: www.tommasolandolfi.net, official Web Site of Centro di Studi Tommaso Landolfi) (original) (raw)

"La melancolia amorosa di Tristano: letture moderne e antiche di una leggenda", in "Figure della melancolia Un fil noir tra filosofia, letteratura, scienza e arte", a cura di: Simonetta Bassi, Maria Antonella Galanti, Valentina Serio, Roma, Carocci, 2021.

La cultura occidentale è interamente percorsa dal fil noir della melancolia. Nozione proteiforme, forza oscura e potente nelle emozioni e nelle creazioni che genera, essa è tesa fra gli estremi del lutto, della tristezza, della paralisi, da un lato, e la spinta demonica, la vis generatrice e indagatrice, dall'altro. I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore Corso Vittorio Emanuele ii, 229 00186 Roma telefono 06 / 42 81 84 17 fax 06 / 42 74 79 31

IL POTERE MAFIOSO COME MITO NEGATIVO E FAVOLA “NERA” IN DUE ROMANZI DI LIVIA DE STEFANI, in Contronarrazioni. Il racconto del potere nella modernità letteraria, a cura di a cura di Elisabetta Mondello, Giorgio Nisini, Monica Venturini, Tomo II, Pisa, Ets, 2023, pp. 129- 136.

Contronarrazioni Il racconto del potere nella modernità letteraria Atti del XXII Convegno Internazionale della MOD 17-19 giugno 2021 a cura di Elisabetta Mondello, Giorgio Nisini, Monica Venturini, Tomo II, 2023

Il presente contributo esamina due romanzi di Livia De Stefani, La vigna di uve nere (1953) e La mafia alle mie spalle (1991), come esempi di rappresentazione del potere mafioso attraverso i modi del fantastico, con agganci al mito e alla tradizione popolare siciliana. Nelle opere suddette la narrazione del potere appare potenziata e definita in tutto il suo orrore proprio grazie al ricorso a linguaggi dichiaratamente non realistici, quindi sottratti al flusso della Storia. La mafia appare allora una struttura di potere eterna, acronica, contro la quale le azioni dei singoli incidono in misura minima.

Una finestra sul buio: note sull'immaginario della ferita in Tommaso Landolfi

UNA FINESTRA SUL BUIO: NOTE SULL'IMMAGINARIO DELLA FERITA IN TOMMASO LANDOLFI <<A fine wound is all I brought into the world; that was my sole endowment.>> Franz Kafka, A Country Doctor <<"Papà, papà, guarda che bel taglio!" E mostrava una ferita profonda all'avambraccio, una ferita di rasoio lunga e precisa; il sangue ne scorreva in abbondanza, ma il giovane sorrideva contento.>> Tommaso Landolfi, Il Mar delle blatte Verso la conclusione della sua Introduzione alla raccolta di saggi Le lunazioni del cuore, Idolina Landolfi menziona l'indimenticabile "taglio" di Roberto Coracaglina, protagonista del Mar delle Blatte, definendolo <> e <<tragica lacerazione da cui discende l'intera letteratura landolfiana>>, e caratterizza successivamente l'opera del padre come una <<letteratura in luogo di sangue […] come emorragia, perdita incessante di sé, fino al totale prosciugamento>>, costituita da <<parole-sangue [che] perdurano alle soglie>> 1 . Un concetto simile viene ribadito dalla studiosa almeno in un'altra occasione quando, definendo un possibile approccio per avvicinarsi alle pagine dello scrittore di Pico Farnese , suggerisce che bisogna <<tener conto di quel che sta "al di qua del foglio", dove s'intuisce una lacerazione acuta, una piaga aperta e sanguinante, non mai rimarginata>> ed ipotizza al contempo l'esistenza di una corrispondenza tra quelle che sono le note ferite "biografiche" del Nostro (dal lutto infantile per la perdita della madre, al trauma per lo sventramento e saccheggio della dimora natia, alla passione scialacquatrice per il gioco d'azzardo) 2 , e quelle metaforiche che ricompariranno metamorfizzate di volta in volta nella sua narrativa 3 . La ferita di Roberto, stavolta insieme alla << "fessura" violata di Rosalba>> nel racconto Morte del re di Francia è rievocata anche da Silvana Cirillo, nel suo saggio sulle Macchine celibi, a proposito di ciò che ella definisce il <> del linguaggio di Landolfi, costituito, nota la studiosa, dall' <<impennarsi della ferrea logica dell'assurdo in blocchi densi e "fisicissimi" di parole, in sondaggi profanatori e schizofrenici nel "profondo" del corpo e della psiche […] attraverso "buchi", "fessure", "ferite", che si insinuano nei muri, nei solai […], nei corpi.>> 4 .

Il caso e la fatalità nelle opere di Tommaso Landolfi

2006

In Landolfi il caso non esiste, oppure esiste solo come ideale o illusione, quando non e sostituito da una fatalita inesorabile, da cui si distingue solo perche non e scritto in anticipo. Percio, mentre Landolfi non affronta quasi mai direttamente, in modo sintetico, certe questioni concettuali come quelle della liberta e del determinismo, ma preferisce fare del caso un punto cardinale di una poetica che non espone se non en passant, la sua opera e probabilmente fra quelle piu tragiche della letteratura italiana del novecento. C’e quindi una sofferenza autentica, una vera ferita al cuore della scrittura landolfiana, sebbene questa sofferenza sia mascherata ed estetizzata

«O cameretta che già fosti un porto»: tanatologia tragica e alibi autoriali in «Menzogna e sortilegio» di Elsa Morante

«Aura. Rivista di letteratura e storia delle idee», 2023

Lo stile unico di Menzogna e sortilegio di Elsa Morante ha le sue radici non solo nelle letture freudiane dell'autrice, ma anche e soprattutto in una profonda comprensione dello statuto novecentesco della scrittura romanzesca e in un'altrettanto profonda riflessione attorno alla natura dei generi letterari e del significato della letteratura, oltre che del produrla. Sfruttando le categorie critiche di Giorgio Manganelli riguardo l'essenza della letteratura, un'analisi linguistica della seconda parte dell'introduzione del romanzo, Santi, Sultani e Gran Capitani in camera mia (S’annuncia il misterioso Alvaro) - dove le strategie di scrittura del romanzo sono spiegate esplicitamente a chi legge - può aiutare a sottolineare la natura di Menzogna e sortilegio come romanzo multi-genere sullo scrivere romanzi.

1958: Alibi di Elsa Morante e Croce e delizia di Sandro Penna. La costruzione di un canzoniere contemporaneo, in Saggi sulla poesia di Elsa Morante, a cura di G. Cascio, IIC Amsterdam, 2015.

In 1958 Elsa Morante published Alibi, a very important book to understand her work, beacause it shows the close links between prose and poetry. In the same year, Penna published Croce e Delizia, perhaps his first work where the links between poems and proses are so evident. Other points in common between these authors are the books Un po’ di febbre and Lo scialle andaluso, how Penna heself said. In the two writers there is a kind of “urgence” to create a contemporary “canzoniere” with fragments, poems several times reproposed, some parts directly rewritten. They show the relationship between poetry and narrative, through an intensive and original work.